1. Lavorare per il Regno di Dio
– Oggi è arrivato finalmente il momento che affronteremo i ‘Criteri Interpretativi’ che mi aiuteranno a cogliere l’essenza della ‘Rivelazione di Dio’ in questa meravigliosa e inquietante biblioteca che si chiama ‘Bibbia’?
– Devo per prima cosa chiederti scusa di tutti gli argomenti che lascio in sospeso, via via che le nostre conversazioni procedono…
– E sono già parecchi!
– Lo so, ma vedi è inevitabile perché non si può dire tutto contemporaneamente. Preferisco seguire un filone e trattarlo in modo esauriente, si fa per dire, perché ogni argomento è inesauribile, ma insomma arrivare a trattarlo in ampiezza e profondità, piuttosto che accennare a tanti argomenti ma rimanere in superficie.
– Sì, il metodo mi piace, ma devo dirti francamente che rimango sempre affamato di conoscenza su ciò che rimandi e non vedo l’ora che certi temi, per me estremamente importanti, arriviamo a prenderli, per così dire, ‘di petto’. Spero che alla fine niente di ciò che abbiamo tralasciato o rimandato rimanga inesplorato.
– Ti ho chiamato qui per questo. Sono io che ho bisogno di vuotare il sacco, di dirti ciò che ho scoperto lungo tutti questi anni, particolarmente da quando vivo qui, su queste montagne, in quest’isolamento. E spero che la salute mi regga!
– Nonostante la tua età sei vigoroso e quando andiamo in passeggiata apprezzo la tua agilità e anzi mi stupisce.
– Che vuoi? Aria buona! Cibo semplice e sano! Vita tranquilla… sono tutti ingredienti di vita lunga.
– Anche aprirti e comunicare con me credo che faccia bene alla tua salute. Quindi non affliggerti con pensieri negativi. Tu hai bisogno di parlare e io ho bisogno di ascoltare, di capire, di trovare risposte ai miei molti perché. E quindi andiamo avanti serenamente, da buoni amici, perché ormai siamo diventati amici.
– Sì, e mi fa molto piacere. Però tu non sei qui solo per te stesso, questo lo sai, vero?
– Che intendi dire?
– Vedi, io ti ho detto all’inizio di queste nostre conversazioni che io ho molte cose da comunicarti, anzi da condividere con te. Queste mie scoperte, lo dico con la modestia necessaria ma so quello che dico, possono rivoluzionare la teologia, la filosofia e ovviamente la dottrina della Chiesa Cattolica. Non è bene che vadano perdute. Non è bene per la Chiesa, non è bene per l’Umanità. Se quello che ti dirò in tutto o in parte lo vorrai condividere, magari sviluppare, e trasmettere al mondo, farai un servizio a tutti coloro che sono alla ‘ricerca della verità’. Il mio è un contributo che credo utile, prezioso, valido. Tu puoi fare molto per l’Umanità e per il ‘Regno di Dio’, te l’ho già detto, ma lo ripeto ora con ancor più convinzione.
– Riconosco sinceramente, basandomi su quello che abbiamo condiviso finora, che mi hai aperto orizzonti nuovi, profondità davvero insospettate e sono ansioso di poterle condividere anch’io con i miei amici più cari, soprattutto quelli che so in ricerca della conoscenza di se stessi e di Dio o della Verità, come me.
– Quando le nostre conversazioni saranno finite quello che potrai fare ti sarà più chiaro.
– Ma quanti anni hai? Parli come uno che sta per andarsene!
– Porto a spasso i miei 88 anni.
– Una bella età, ma francamente non li dimostri.
– Mi sono ripreso quassù con l’aria buona, le passeggiate, la sana alimentazione e un po’ di ginnastica, ma ho avuto delle vicissitudini ospedaliere, un intervento serio però ora, per ‘fortuna’ anzi per ‘grazia di Dio’, va tutto bene.
– A che età sei diventato prete?
– Avevo 27 anni. Tre anni dopo ho concluso il Dottorato in Teologia e ho iniziato come Docente in un Ateneo Cattolico…
– Che materia insegnavi?
– Subito Storia della Chiesa, poi Dogmatica ed Esegetica Biblica.
– So che hai scritto vari libri.
– Erano libri tranquilli, per studiosi, non davano fastidio a nessuno. Ma intanto si andavano delineando nella mia mente molti dubbi su certe impostazioni dogmatiche, sulle formulazioni infallibili e ‘irreformabili’ che la Chiesa Cattolica è andata sviluppando nel corso dei secoli. Capivo che nell’Esegesi Biblica molte cose dovevano essere riviste. Insomma ho scritto un libro che fece un certo scalpore e mi attirò l’attenzione del Santo Uffizio. Ma di questo ti parlerò in un altro momento, d’accordo?
Navigazione Rapida dei Paragrafi
- Lavorare per il Regno di Dio
- Il grande criterio dell’amore di Dio
- Scontri con la Dottrina della Chiesa
- Il Criterio Ontologico
- La Legge dell’Essere
- L’obolo della vedova
- Perdere per guadagnare
- La povertà in spirito
- La grande gioia del dare
- La Parabola dei Talenti
- Immagine e somiglianza
- La chiave interpretativa cristologica
- Il criterio messo in pratica
- Diventare sorgente come Cristo
- Dal servo ai servi
- La comunione con Cristo
- Perfetti come il Padre
- Cristo è la primizia
- Il Criterio d’interpretazione trinitario
- Criterio Triadico
- Il Criterio ‘Coincidentia oppositorum’
- Criterio della Theosis
- Ol Criterio della ‘Kenosis’
- Il Criterio della ‘Nemesis’
- Lo Scandalo del Male
- Criterio della Reincarnazione
- Criterio della Totalità
- Criterio della ineffabilità
- Criterio della messa in pratica
- Criterio dell’apertura a rivelazioni extra-bibliche
- Il metodo-storico-critico
- Il ‘Criterio letterale’
- Approcci settoriali
- Criteri interpretativi dannosi
- Rassegna dei Criteri interpretativi
2. Il grande criterio dell’amore di Dio
– Come vuoi tu. Affrontiamo allora questi preziosi ‘Criteri Interpretativi’?
– Sì, partiamo. Il primo grande criterio è l’Amore di Dio. Ti ho già detto che la ‘Rivelazione’ che Dio fa di se stesso, ed è contenuta nella Bibbia, può essere compresa solo col suo aiuto. Bisogna quindi chiedere allo Spirito di Dio che “ci guidi alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Poiché Dio è ‘Amore’, se si vuole ‘comprendere Dio nel suo essere e nel suo agire’ è necessario vederlo attraverso questa visuale o prospettiva. Tutto quello che Dio fa, dice, rivela di Sé deve essere inteso alla luce dell’Amore. Ecco, in fondo, l’unico grande criterio interpretativo della Rivelazione.
– Avevi parlato di vari criteri.
– Certo, ma è importante ricondurre tutto all’Amore di Dio. Dio è l’Unico essere e si è rivelato a Mosè col nome Yahvè che si traduce con ‘Io Sono’. Ecco, questa è una delle ‘Auto-rivelazioni di Dio’. Questo nome rivela che Dio è l’Essere. Bada bene non ‘un essere tra gli altri’, ma l’Unico Essere e infatti non ce ne sono altri. Egli è l’Unico in quanto non deriva il proprio essere da nessun altro, anzi è lui che elargisce se stesso sue alle creature. Egli è da sempre e per sempre, oltre ogni determinazione temporale. Nessun altro può attribuirsi questo nome perché nessun altro è ‘da se stesso’. Ogni ‘realtà’ esiste in quanto riceve il proprio essere da Yahvè, Unico Essere, Unico Dio.
– E’ il Credo degli Ebrei: “Ascolta Israele: Adonai Eloenu, Adonai Ehad! Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo” (Dt 6,4).
– Sì. Essi proclamano l’unicità di Dio. Adorare Dio significa proprio questo: riconoscere che Lui è l’Unico Essere che non deriva da altri, ma possiede l’essere in se stesso e da se stesso.
– Dio ‘Unico Essere’… ma l’Amore?
– Hai ragione. L’auto-rivelazione di Dio come Essere non è completa. E, infatti, in un’altra circostanza Yahvè introduce ulteriormente Mosè, e anche noi, nel mistero del suo Essere: “Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato” (Es 34, 5-6).
– Ecco il Dio-Amore!
– Dio si rivela come Amore e Amore nella sua espressione più piena: Amore-Misericordia, Amore-Compassione, Amore-Dono. Dio è Amore fedele, Amore che perdona. L’Amore di Dio altro non è che la sua Bontà: Dio è buono! L’Essere Unico, Amore e Bontà, si dona e si manifesta con la Creazione.
– Ma come si lega questo con la Scrittura?
– Dio è Amore e tutto ciò che fa è ‘Amore’, per cui anche le ‘Sacre Scritture’, in ciò che contengono di ‘Rivelazione’, ci fanno conoscere l’amore di Dio che si esprime nella creazione, nella storia dell’umanità, nella provvidenza nei confronti del popolo ebraico, ovviamente anche di tutti i popoli e dell’umanità intera. Così ‘l’Incarnazione del Logos’ è atto d’Amore di Dio, la ‘Morte e Resurrezione di Cristo’ è atto d’Amore di Dio e la ‘Effusione dello Spirito di Dio’ è ancora atto d’amore di Dio, ‘Dio Uno e Trino’. Tutto è espressione dell’Amore di Dio e allora il ‘Criterio Interpretativo Primario’ è proprio l’Amore di Dio.
– Mi sembra un criterio semplice da applicare.
– Sì, lo è, ma mentre lo applicherai ti accorgerai che questo criterio si scontra con molte interpretazioni della Bibbia che sono diventate dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica e sovente anche ‘Dogmi’!
3. Scontri con la Dottrina della Chiesa
– Ma non è possibile visto che si tratta dell’Amore di Dio! Anche per la Chiesa Cattolica l’Amore di Dio è il fondamento di ogni discorso su Dio. Puoi farmi qualche esempio di questi ‘scontri’?
– Certo, esaminiamo l’atto creativo di Dio. Dio elargisce il proprio essere alle sue creature. Egli crea in se stesso, donando se stesso. Paolo lo enuncia sull’Areopago di Atene. Ecco una sintesi: “Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, Signore del cielo e della terra … dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli non è lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo” (At 17,24-28).
– Se ‘in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo’ è evidente che la Creazione è in Dio: Dio quindi ‘crea in se stesso’. La creazione è l’atto d’Amore di Dio, atto con cui ‘dona il suo Essere’. Ne abbiamo parlato qualche giorno fa. Lo ricordo bene perché mi aveva fatto molta impressione questo cambiamento di prospettiva. Adesso capisco perché hai detto che il ‘Criterio interpretativo dell’amore di Dio’ si scontra con le concezioni dottrinali tradizionali.
– Paolo conferma tutto questo. Ecco che cosa ha scritto ai Colossesi: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui (il Logos, Figlio di Dio) e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col 1,16-17). E se tutte le cose esistenti ‘sussistono nel Figlio’ allora è evidente che ricevono l’essere da Lui.
– Vorrei sapere come tu interpreti l’espressione ‘per mezzo di lui’. Sembra che il Figlio di Dio abbia un ruolo strumentale in ordine alla Creazione.
– L’espressione è ambigua ma è illuminata dalla successiva ‘tutte le cose sussistono in lui’. Per cui è evidente che il Logos non è un semplice strumento della Creazione e non è neppure ‘causa efficiente’, come uno scultore che agisce su un blocco di marmo per modellarlo. Niente di tutto questo! Il Logos, Figlio di Dio, in unione col Padre e la Ruah-Madre, crea in se stesso, donando il proprio essere alle sue creature. Ecco perché tutto quello che fa Dio ‘è molto buono’ (Gn 2,31). Tutto quello che crea è partecipe del suo essere che è Amore e Bontà.
– Qualche altro ‘scontro frontale’ con la Dottrina della Chiesa? Mi sto appassionando!
– Eh sì! Anche la concezione dell’Inferno ‘eterno’ cozza contro il ‘Criterio interpretativo dell’Amore di Dio’. Anche di questo abbiamo già parlato. Se Dio è Amore, e crea per amore le sue creature, non può esserci un ‘Inferno Eterno’, ossia una condizione in cui uomini e diavoli continuino a odiare Dio, fissati per sempre in una sofferenza atroce. Queste persone sarebbero in Dio, perché tutto esiste in Dio, e avrebbero, il che è assurdo, una qualità divina, cioè l’eternità! In fondo è la concezione del Manicheismo che crede in due ‘Principi Eterni’, il Bene e il Male!
– Vedo la validità del ‘Principio interpretativo dell’Amore di Dio’. Se lo si abbandona si può arrivare a concezioni insensate e contrarie alla Rivelazione. Però nei Vangeli lo stesso Gesù parla di ‘eternità dell’Inferno’.
– Dimmi una citazione.
– Subito. La più famosa credo sia quella che riguarda il Giudizio finale: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25,41).
– Ammiro la tua prontezza nel citare la Scrittura.
– Te l’ho detto che molte brani li ho imparati a memoria
– E questo è uno di quelli.
– Sì, proprio perché parla dell’Inferno. Già nella nostra prima conversazione ti ho informato che l’Inferno è stato la mia ossessione.
– E ora?
– Dopo quello che tu mi hai detto sono tranquillo. Ma vedi mi risuonano certe espressioni che sembrano convalidare la dottrina cattolica dell’Inferno. Come spieghi quello che ha detto Gesù con il tuo ‘Criterio dell’Amore di Dio’ che è inconciliabile con l’esistenza eterna dell’Inferno?
– Io dico che la parola ‘eterno’ ha senso soltanto se riferita a Dio. Dio è eterno perché è al di fuori del tempo: non ha avuto inizio, né avrà mai fine. Egli è Dio, l’Essere Unico. L’inferno non è certamente ‘coeterno’ a Dio e non può essere senza fine.
– Già. Se fosse coeterno esisterebbe già dall’inizio, da sempre. Assurdo!
– Ma è assurdo che esista anche alla fine. Quindi l’espressione indica l’ipotesi di una scelta definitiva. Chi si ostina a trasgredire la Legge coessenziale dell’Essere, che è appunto l’Amore, in sostanza rifiuta l’Essere stesso e a rigore dovrebbe perderlo e quindi venirne privato per sempre. Diciamo che una scelta del genere sarebbe ‘una scelta per l’eternità’. Tutto qui.
– Ma è solo un’ipotesi. Non è possibile fare una simile scelta per l’eternità!
– Appunto. Il Magistero Cattolico, succube del letteralismo, lo ritiene possibile, e commette un gravissimo errore! Semmai la vera scelta per la creatura umana è tra Essere e Non-Essere, non tra ‘star bene’ in Dio o ‘star male’ in Dio. E comunque, tale scelta può esprimersi solo dopo aver acquisito la differenza che c’è tra ‘accettare l’Essere’ e ‘rifiutare l’Essere’. Ma proprio perché Dio è amore io sono convinto, e te ne ho parlato nella nostra prima conversazione, che saprà mettere in atto strategie tali da far comprendere a tutti che la piena realizzazione di sé che dà la vera felicità, si compie solo nell’Essere. E quando una persona afferra questa verità non può che scegliere l’Essere, la Vita, la Pienezza, l’Amore! Questo, secondo me, intendeva dire Gesù quando ha annunciato: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
– Mi hai fatto venire in mente il dubbio di Amleto: “Essere o non essere? Questo è il problema!”.
– Sì, questo è il problema! E la soluzione è l’Essere stesso, l’Essere Unico che saprà ricapitolare ogni realtà esistente in sé, nella Nuova Creazione.
– Allora mi hai ulteriormente persuaso riguardo alla necessità di abolire l’Inferno Eterno! Vorrei ora verificare ancora uno scontro tra questo fondamentale ‘Criterio’ e la ‘Dottrina della Chiesa Cattolica’!
– Volentieri, ma bisogna toccare un altro tema delicato.
– Ormai sono pronto, apriamo pure tutta le porte!
– La coercizione della libertà degli uomini. Dio è Amore che ci crea liberi per un libero atto d’amore nei suoi confronti. La Chiesa Cattolica, lungo i secoli, ha costretto migliaia di persone a farsi cattoliche o a rimanere cattoliche sotto la minaccia delle armi, della pena di morte, della tortura, della pressione psicologica, di maltrattamenti. Hanno tradotto e interpretato la famosa parabola del banchetto in modo contrario all’amore. ‘Compelle intrare’ non vuol dire ‘costringi ad entrare’. Gesù non può dare un ordine del genere, non era certo questo il senso che lui attribuiva all’invito generale alle ‘Nozze’, che poi indicano la ‘Comunione con lui’! Ce lo assicura il ‘Criterio interpretativo dell’Amore’. Se la Chiesa Cattolica avesse applicato questo sovrano criterio interpretativo non avrebbe mai usato la violenza per costringere ad abbracciare la fede cattolica.
– Possiamo leggere tutta la Parabola?
– Ma certo. Eccola, leggila tu. Ce ne sono due narrazioni ma quella che nella versione latina aveva l’espressione ‘compelle intrare’ tradotta con ‘costringili a entrare’ è quella di Luca. L’altra è di Matteo. Leggi.
– “Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all’unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: ‘Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi’. Il servo disse: ‘Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto’. Il padrone allora disse al servo: ‘Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia’. Perché vi dico: ‘Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena” (Lc 14,16-24).
– E’ evidente che il ‘Padrone di casa’ è il Signore che vuole che il maggior numero di persone accolga il suo invito. Che ne sarà di coloro che hanno accampato delle scuse e non lo hanno accettato?
– Sembra che la conseguenza del loro rifiuto sia ‘non assaggeranno la mia cena’.
– E io mi chiedo: ‘Questo vale per sempre’? Non potranno avere un ripensamento? Non saranno offerte lo altre occasione, altri inviti?
– Beh, se applichiamo il ‘Criterio dell’Amore’ … io penso che Dio, l’Essere Unico, che non si arrende mai davanti ai nostri rifiuti, tornerà alla carica finché la spunterà, ma ovviamente rispettando sempre la libertà di tutti.
– Ecco, quindi nessuna ‘costrizione’ ma al tempo stesso nessun atteggiamento di condanna definitiva. Bene. Io leggerei anche la versione di Matteo, perché presenta degli aspetti interessanti. Ti va?
– Come no? Aspetta che la cerco, eccola: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città” (Mt 22,2-7). Caspita, qui la situazione è molto più drammatica, anzi tragica. Coloro che sono stati invitati arrivano al punto di uccidere i servi.
– Il riferimento è ai profeti e allo stesso Gesù Cristo. Chi uccide viene ucciso. Sembra una vendetta, ma è semplicemente la Nemesi, la Giustizia di Dio.
– Beh, speriamo che anche per loro ci siano altre possibilità.
– Certamente. La Nemesi è sempre congiunta alla Misericordia. Te ne parlerò perché è un ‘Criterio interpretativo’. Comunque anche qui ci sorregge il ‘Criterio dell’Amore’.
– Rassicurante…vado avanti: “Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali” (Mt 22,8-10). Buoni e cattivi? Vuol dire che Dio non fa differenza? Li vuole tutti al suo Banchetto? Quindi c’è salvezza per tutti!
– Sì, ma la salvezza non è una sanatoria universale. I ‘cattivi’ che accettano l’invito non devono semplicemente pensare di approfittarne senza nessun impegno di miglioramento. Infatti, vediamo che succede…
– “Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. (Mt 22,11-14). Ci sono alcune cose da chiarire.
– Lo credo bene! Qui l’Inferno torna a presentarsi come un terribile spauracchio, ‘tenebre’ e anche ‘pianto e stridore di denti’.
– Per prima cosa c’è da chiedersi che cos’è questo ‘abito nuziale’. San Giovanni della Croce ritiene che sia la ‘carità’. Ottima interpretazione. L’invito, e d’invito si tratta, è per tutti ma chi lo accoglie deve predisporsi adeguatamente. Se è chiamato dall’Amore… non può che corrispondere con l’Amore.
– Comportamento veramente disdicevole.
– Il fatto è che se Dio ha fatto l’invito a tutti, è perché vuole salvare tutti. Ma quel tale ha pensato che di un invito così generoso poteva soltanto approfittarsene e basta. E invece l’amore ha le sue esigenze ed egli era in grado di mettersi ‘il vestito più bello’, ossia ricambiare amore con amore e non l’ha fatto.
– Si è presentato con spavalderia ed è stato trattato come meritava.
– Sì, per quella volta, affinché impari la lezione. Ma non è stato cacciato all’Inferno Eterno, che non esiste. Si tratta di quello che abbiamo chiamato, se ben ricordi, ‘Inferno Pedagogico’. E quando avrà un’altra opportunità, un altro invito, invece di fare l’approfittatore sta sicuro che farà tesoro della lezione e risponderà all’Amore con l’Amore.
– Ancora una cosa. Quella sentenza così sibillina ‘Molti sono chiamati, ma pochi eletti’ sembra contraddire del tutto il meraviglioso ‘Criterio dell’Amore’. Come la spieghi? Quei ‘pochi eletti’ sarebbero quelli che si salvano? E gli altri?
– Hai detto bene ‘sentenza sibillina’ e proprio perché ha questa caratteristica non può averla detta Gesù, perlomeno così come è riportata. Il significato letterale è inaccettabile.
– Mi stai dicendo che Matteo ha messo in bocca parole che non ha pronunciato?
– Può essere, non è da escludere. Confrontiamo intanto le due versioni. Luca fa dire a Gesù: ‘Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena”. Matteo ci fa sapere che la punizione per coloro che hanno rifiutato l’invito e ucciso i servi è stata la loro uccisione e la distruzione delle loro città. E’ la Nemesi: ‘Chi uccide viene ucciso’.
– Ma allora per costoro che hanno fatto un uso così sbagliato della loro libertà e della loro vita come potrà operare l’Amore di Dio?
– La Giustizia Divina è sempre congiunta con la Misericordia per cui potranno riscattarsi se verrà data loro un’altra occasione di vita. E infatti, se ricordi, nella nostra conversazione sull’Aldilà abbiamo prospettato l’esigenza della ‘Reincarnazione’.
– Già, solo in una nuova vita è possibile rimediare agli errori commessi e accogliere l’invito alla Cena, ossia entrare in comunione con Dio.
– Ma questi sono i primi invitati. Matteo si concentra poi su chi non si è presentato con l’abito di nozze che per ordine del Signore è ‘stato legato mani e piedi e gettate fuori nelle tenebre dove c’è pianto e stridore di denti.
Quindi assistiamo a punizioni diverse in base ai vari comportamenti. E questo mi sembra giusto. Invece la frase finale di Matteo è ambigua.
– Ecco, fammi capire.
– Vedi, Gesù è venuto a salvare tutta l’umanità, tutti gli esseri umani e non soltanto ‘molti’. Quindi non è degno di lui dire: ‘Molti sono i chiamati’, dovrebbe dire: ‘Tutti sono chiamati’. Ma se l’inizio della frase non può essergli attribuito, allora neanche la sua conclusione. Chi sarebbero questi ‘pochi eletti’? Gesù, venuto per salvare tutti, sarebbe soddisfatto di salvare ‘pochi eletti’? No! E’ inammissibile.
– Mi piacciono le tue considerazioni e le trovo giuste, tanto più che crollano davanti al ‘Criterio Interpretativo dell’Amore’. E così acquisisco che non tutto quello che nei Vangeli è riferito a Gesù… è autentico, quello che gli viene attribuito non c’è l’assoluta garanzia che l’abbia veramente detto o fatto.
– Ecco l’importanza di non fermarsi mai al semplice senso letterale ma è necessario interpretare i Testi Sacri usando ‘Criteri’ adeguati’ come quelli che sto illustrandoti.
4. Il Criterio Ontologico
– Bene. Mi basta. Dicevi che ci sono altri criteri…
– All’interno di quest’unico criterio onnicomprensivo ve ne sono altri, che lo esplicitano in quanto sono i vari aspetti dell’Amore di Dio. La chiave interpretativa che ‘apre’ il ‘Mistero dell’Essere’ possiamo chiamarla ‘chiave ontologica’ perché ‘ontos’ in greco significa ‘essere’. In che consiste? Se si vuole comprendere nel modo più profondo possibile ciò che Cristo rivela è necessario interpretarlo sempre in rapporto all’Essere, cioè all’Essere Unico e alle sue particolari manifestazioni, ovvero ogni realtà esistente.
– Questo criterio interpretativo come lo chiami?
– ‘Criterio interpretativo Ontologico’. Lo abbiamo già utilizzato con la Parabola del Figliol Prodigo, ricordi? Ma ora ti farò un esempio e vedrai che lo comprenderai ancor più profondamente. Gesù ha detto: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11,9). Come puoi vedere Gesù non dice ‘che cosa chiedere’, che cosa cercare, a quale porta bussare…
– E’ vero!
– Gesù continua: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?” (Lc 11,10). Fa degli esempi relativi al nutrimento. Pane, pesce, uovo sono alimenti che sfamano, perché l’uomo ha bisogno di mangiare. E l’esempio riguarda il rapporto padre-figlio. Ogni padre umano sa provvedere al proprio figlio dandogli cose buone, che possano davvero nutrirlo e farlo crescere. Ed ecco la conclusione: “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,9-13). Gesù non precisa in un primo momento che cosa chiedere e, spesso, questo passo è interpretato come un incoraggiamento a chiedere ‘qualsiasi cosa’ di cui si ritiene aver bisogno. Ma bisogna leggere tutto il discorso perché solo in fondo c’è la chiave per interpretarlo correttamente.
– La domanda da porsi allora è proprio questa:‘Che cosa chiedere?’.
– Esatto! E di tutte le cosa possibili Gesù ne indica solo una: lo ‘Spirito Santo’!
– Perché?
– Perché ricevere lo ‘Spirito Santo’ significa ricevere il ‘Dono di Dio’, ossia l’Essere stesso di Dio che ci rende Figli di Dio. Gesù quindi ci assicura che il Padre darà lo Spirito, che è poi lo ‘Spirito della Trinità’, a coloro che glielo chiederanno. Se chiediamo ‘Dio’ siamo sicuri di essere esauditi, se chiediamo ‘qualcosa’ l’esaudimento non è certo. Il motivo è evidente: Dio ci ha creati per potersi donare a noi, per cui ci darà solo ciò che favorisce il raggiungimento di questo scopo.
– Quella di Gesù è dunque un’esortazione a ‘chiedere Dio’, niente di meno! – La verità è che siamo stati creati per “conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, ed essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,19).
– Però, sarò duro di comprendonio, ma non capisco bene la relazione con il ‘Criterio interpretativo Ontologico’.
– Torniamo a quello che dice Gesù:‘Il Padre darà lo Spirito a coloro che glielo chiedono’. Ciò che costituisce l’uomo è l’Essere di Dio che egli riceve ‘con misura’ in quanto persona umana, e ciò che lo nutre e lo fa crescere fino alla dimensione divina altro non è che… l’Essere stesso di Dio, che Gesù chiama ‘Spirito’. Quindi vedi che siamo nella ‘ontologia’, stiamo parlando dell’essere dell’uomo e dell’Essere di Dio che diventano una ‘cosa sola’, un ‘Essere solo’. Ma voglio farti un esempio che ti farà comprendere meglio questo criterio interpretativo.
– Sì, fammelo capire bene. È molto interessante, ma qualcosa mi sfugge.
5. La Legge dell’Essere
– Consideriamo un’altra massima di Gesù: “Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata in grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,38). Ora applichiamo la ‘chiave ontologica’. Ti faccio una domanda: ‘Gesù dice che cosa dare’?
– No. In effetti non dice che cosa dare, ma non dice neanche che cosa viene ricevuto.
– Ed è proprio qui il punto. Questo brano può essere interpretato in vari modi a seconda di che cosa si risponde alla domanda:‘Che cosa si dà e che cosa si riceve?’. L’interpretazione più superficiale potrebbe riferirsi alle elemosine. Dai un soldo ad un povero e riceverai la tua ricompensa. Ma invece l’interpretazione più profonda è proprio quella ‘ontologica’. Dare che cosa? Il ‘proprio essere’, ossia l’essere umano che possediamo, darlo con atto di donazione spontanea, gratuita, generosa, totale. Che cosa riceveremo in cambio? L’Essere stesso di Dio espresso da queste parole ‘una buona misura, pigiata, scossa e traboccante’. E’ la ‘vita abbondante’ che Gesù è venuto a portare agli uomini: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
– Possiamo collegare questo ‘Date e vi sarà dato’ con ‘Chiedete e vi sarà dato’?
– Certamente. L’interpretazione ontologica è ancora più evidente se si nota che ciò che è dato in cambio è ‘versato in grembo’ che è quanto dire ‘nel cuore’, al centro del proprio essere, nella profondità dello spirito umano che riceve così lo ‘Spirito senza misura’.
– Già, ‘Il Padre darà lo Spirito…’
– Bravo! E che ‘Spirito’ darà? Giovanni Battista lo ha precisato: “Colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura” (Gv 3,34).
– Però l’espressione ‘con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio’ sembra contraddire il fatto che si riceve più di quanto si dà.
– Sembra… ma se vai in profondità il significato è che a ‘Dono totale di sé’ da parte dell’uomo corrisponde ‘Dono totale di sé’ da parte di Dio. E il Dono che si riceve è il massimo dono possibile perché è Dio stesso. Infatti c’è un passo parallelo che dice: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più” (Mc 4,24).
– Questa frase lapidaria di Gesù altro non è che una esortazione ad ubbidire alla ‘Legge dell’Essere’ mediante il ‘dono di sé’ che permette di accogliere la pienezza del ‘Dono di Dio’! Ho afferrato il ‘Criterio ontologico’?
6. L’obolo della vedova
– Sì, e la prova è che stai collegando le idee. Ora voglio farti un altro esempio con un fatto realmente accaduto. “Un giorno Gesù sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12,41-44).
– ‘Dare tutto’ significa donare la vita, ‘donare l’essere’. Quella povera vedova ‘ha dato tutto quello che aveva per vivere’.
– Ormai stai andando avanti da solo. E’ così! Gesù vuole insegnare la ‘Legge fondamentale dell’Essere’ che è ‘farsi dono’ e coglie l’occasione preziosa offerta da una povera, semplice donna. Una vedova, cioè una donna che mancava del sostegno del marito e quindi viveva una vita di povertà, ma ha dimostrato di possedere un cuore grande. Ecco l’adempimento perfetto della ‘Legge dell’Essere’: farsi dono, donare se stesso.
– I ricchi gettavano molte monete, ma era il loro superfluo. Il loro dono non coinvolgeva la loro vita e il loro essere. Non era neanche un dono: perdere il superfluo non li impoveriva. In fondo era ‘fingere di dare’. E chi non dà non riceve. ‘Con la misura con cui misuriamo il nostro dono, cioè il dono di noi stessi, Dio misura il suo’.
– Dio non vuole che gli diamo ‘qualcosa di noi’ vuole che gli diamo tutto! Ma se ci pensi bene questa altro non è che l’esigenza dell’amore. Quando due persone si amano veramente il loro donarsi reciproco è totale. Poi forse non riescono a perseverare in questa donazione assoluta, ma chi ama persegue proprio questo.
– Quindi Dio è esigente perché l’Amore è esigente.
– Proprio così.
– Mi stupisce constatare il modo di rivelare che ha Gesù. Egli prende cose piccole, che passano inosservate, cose di nessun conto per aprirci la mente al grande mistero dell’esistenza, a ciò che costituisce il fondamento dell’Essere, che è l’Amore, ma non come un semplice sentimento, per quanto grande, ma come il ‘Dinamismo dell’Essere’, la ‘Legge’ che lo regola! Mio Dio… sono cose da capogiro!
– Hai detto che Gesù ‘prende cose piccole’… ma a dire il vero non sono piccole. Sono insignificanti per noi che siamo superficiali ma quelle cose piccole sono ‘grandi’. La povera vedova è certamente una donna di nessun conto, dal punto di vista sociale, economico, politico… Invece è capace del gesto fondamentale, più elevato e sublime che l’essere umano possa compiere: dare se stessa a Dio, donarsi al suo Creatore!
– Stai dicendo che Gesù ci fa scoprire la ‘grandezza delle cose piccole’!
– Eh sì. Il ‘piccolo’ e il ‘grande’ dipendono da chi sa vedere. Un ‘cuore avaro’, anche quando fa gesti di grande generosità, è piccolo, un ‘cuore generoso’ anche se fa apparentemente un piccolo gesto – due spiccioli! – è grande!
– Una bella lezione!
7. Perdere per guadagnare
– A questo proposito voglio che analizziamo insieme uno degli insegnamenti più sconcertanti di Gesù. Ascolta attentamente: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?” (Mt 16,24-26). La tendenza umana, istintiva è basata su una convinzione: ‘Per possedere bisogna trattenere’. Questa convinzione è la norma di vita del mondo, una ‘filosofia’ che spinge al possesso, all’appropriazione, all’accumulo.
– L’espressione ‘guadagnare il mondo intero’ può sembrare esagerata, ma mette bene in risalto il carattere illimitato del desiderio di possesso, la brama di avere. Quella che hai chiamato ‘convinzione’ e solo una ‘illusione’.
– Sì, un’illusione a cui seguirà una bruciante delusione. La ‘Legge dell’Essere’ è basata su una grande verità che però appare un illogico paradosso. Il discorso di Gesù si può parafrasare in questo modo: ‘Per possedere veramente e per sempre bisogna smettere di trattenere, di aggrapparsi alle cose e alle persone e a se stessi. Per possedere la propria vita bisogna perderla mettendola nelle mani di Cristo’. E chi ha il coraggio di fare questo adempie perfettamente la ‘Legge dell’Essere’ e quindi riceve l’Essere di Dio.
– Hai interpretato le parole di Gesù secondo il ‘Criterio ontologico’ ma vedo che c’entra anche il ‘Criterio dell’Amore’.
– La ‘Legge dell’Amore’ è detta anche ‘Legge dell’Essere’ per evidenziarne il significato ontologico. Qui non si tratta di amore sentimentale, ma di un amore che diventa dono, servizio, in cui tutto l’essere della persona è messo in gioco, quindi nulla è trattenuto. Se l’essere umano, costituito da Dio col dono gratuito di Sé, non asseconda la ‘Legge della Donazione’ inscritta in lui e instaura invece la ‘Legge dell’Appropriazione’, ossia l’egoismo, perderà se stesso.
– Ci sono! Se l’essere, ricevuto come dono gratuito da Dio, viene restituito a Dio con atto d’amore altrettanto gratuito, è ‘salvato’ perché immesso nella vita stessa di Dio. Ecco il senso di quel rebus: ‘Date e vi sarà dato’!
– Vedo che ormai te la cavi bene nell’applicare questi criteri. Passiamo ad un altro esempio. Questo insegnamento di Gesù è basilare e voglio che tu veda in quanti modi viene ‘rivelato’ nella Bibbia, particolarmente nel Nuovo Testamento.
– Sono tutt’orecchi!
– ‘Chi ha orecchi per intendere intenda’, eh?
– La fede viene dall’udire… e dall’udire bene.
8. La povertà in spirito
– Già, e allora ascolta: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3).
– E’ forse una delle espressioni più celebri di Gesù.
– Bene, Applichiamo la ‘chiave ontologica’ a questa Beatitudine. Ci sono i ‘poveri’, ossia coloro che non hanno niente o ben poco, stentano a vivere e ci sono i ‘poveri in spirito’. La differenza qual è?
– Posso tentare di dirla?
– Certamente.
– Per me è questa: i poveri sono coloro che vivono in situazioni che non hanno scelto ma sono costretti a subire mentre i ‘poveri in spirito’ sono coloro che hanno scelto ‘volontariamente’ la povertà e si sono spogliati di ogni cosa.
– Giusto. Ma che cosa li ha spinti a fare questo passo?
– Mi sembra un gesto di libertà del loro spirito, ecco perché sono ‘poveri in spirito’.
– Te la sei sbrogliata bene. Essi hanno lasciato ogni avere per entrare nel ‘Regno dei cieli’ o ‘Regno di Dio’. La loro scelta è un atto di spogliamento per Dio: si sono spogliati di tutto, anche di se stessi, cioè del proprio essere, donandosi completamente a Dio. Ecco la ragione per cui sono proclamati ‘Beati’ dallo stesso Gesù.
– Ed è quello che ha fatto lui: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20).
– Bravo! Gesù è il ‘povero in spirito’. Paolo lo sapeva bene: “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). Infatti il ‘Regno dei Cieli’ è questo ‘povero’, sì; Cristo stesso è il ‘Regno dei Cieli’. Anche qui la ‘chiave ontologica’ ci permette d’interpretare ciò che dice Gesù nel modo più profondo. La ‘povertà in spirito’ è la donazione del proprio essere ed è la condizione per una comunione piena con Dio, infatti, nota bene che cosa dice: ‘Di essi, cioè dei poveri… è il Regno dei Cieli’. Non dice ‘I poveri abiteranno il Regno dei Cieli’, ma dice che saranno proprio loro il ‘Regno dei Cieli. Come se il Regno fosse costituito dall’essere delle persone che si donano totalmente a Dio, si restituiscono a Lui con atto d’amore. Il Regno è fatto da tutti loro in Dio.
9. La grande gioia del dare
– Questo ‘Criterio interpretativo ontologico’ vale per tutta la Bibbia?
– Certo, ma è ovvio che in certi passi la sua efficacia appare più che in altri. Te ne voglio citare ancora uno. Paolo, nel salutare gli anziani della Comunità di Efeso ricordò loro un detto di Gesù che non è riportato dai Vangeli: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Anche questa massima può essere interpretata in base al ‘criterio ontologico’.
– Già, si parla anche qui di ‘dare e ricevere’, ma non si dice che cosa…
– Paolo lo precisa, a dire il vero. Infatti, dice poco prima: “Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (At 20,34-35).
Il ‘dare’ può essere inteso come offrire aiuto, soccorso, conforto, quindi servire gli altri. Sono molteplici le modalità del ‘dare’ purché si tratti sempre di una donazione gratuita. Prima abbiamo parlato della ‘donazione totale a Dio’. Ma questa è tutt’uno con la ‘donazione agli altri’ come servizio. Gesù si dona tutto al Padre, ed è il ‘Servo di Yahvè’, ma simultaneamente si dona all’Umanità diventando il ‘Servo di tutti’.
– ‘Servo di Yahvè’ e ‘Servo dell’Umanità’. Mi viene in mente che interrogato sul più grande comandamento ha detto: ‘Ama Dio con tutto te stesso’ e poi ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ha spiegato che ‘il secondo è simile al primo’ (Lc 10,27). Lui ha fatto così!
– Ma ora applichiamo il ‘principio ontologico’ al detto di Gesù riferito da Paolo. Egli non dice che il ricevere non sia fonte di gioia. Infatti per l’uomo ricevere l’essere è una gioia grandissima: è questo il modo di entrare nella vita, di esistere. Ma Gesù dice che c’è una gioia più grande: ‘donare se stesso’ cioè ‘donare la propria vita’ in definitiva ‘donare l’essere ricevuto’. Perché la gioia è più grande? Qui è racchiusa, ancora una volta la ‘Legge fondamentale dell’Essere’, che è l’amore. Chi riceve vorrebbe conservare ciò che ha ricevuto, conservarlo per sempre e se possibile accrescerlo. Ma la dinamica inscritta nell’Essere stesso, è quella di ‘farsi dono’. Solo così l’essere ricevuto confluisce nell’Essere, diventa una cosa sola con Lui ed entra nella pienezza di vita e di gioia.
– Quindi: ‘C’è gioia nel ricevere l’essere, ma c’è ancora più gioia nel dare l’essere… perché è la via per possederlo veramente’.
– Sì, è così. Hai afferrato perfettamente il senso di questa rivelazione, perché di una grande rivelazione si tratta. Questa è la dinamica della ‘Legge dell’Essere’ e il ‘Criterio ontologico’ la mette in chiara evidenza. Utilizziamolo per interpretare queste parole di Gesù. Vedi la ‘Legge dell’Essere’ potrebbe venire sintetizzata in questo modo: ‘Sei… dai…hai’.
– Ah, che formula interessante! ‘Sei’ quindi possiedi l’essere che ti costituisce… ‘Dai’ ossia offri il tuo essere come servizio a Dio e ai tuoi simili… ‘Hai’ perché hai seguito la via paradossale di donare il tuo essere per averlo per sempre. Bello, mi piace: ‘Sei… Dai… Hai!’.
– In Dio… Essere e Avere coincidono perché Egli è ‘Essere che si dona incessantemente’.
– Mi è venuto un dubbio e vorrei farti una domanda, anche se forse rallenterò la tua esposizione.
– Dimmi pure.
– Che accade a chi vuol stare a crogiolarsi oziosamente nella ‘Beatitudine del ricevere’ rifiutando la faticosa, anche se promettente, ‘Beatitudine del dare’? Detto in altri termini: ‘E’ possibile rifiutarsi di dare?’ E’ possibile rifiutare di ‘farsi dono’ sia a Dio che ai nostri simili?’
– Sì, è possibile, e te ne ho parlato poco fa. Rifiutando la ‘Legge della Donazione’ possiamo instaurare ‘Legge dell’Appropriazione’. Possiamo diventare egoisti impegnando tutte le nostre capacità per impossessarci di tutto quello su cui possiamo mettere le mani, pronti a strumentalizzare gli altri invece che servirli nelle loro necessità, capaci solo di far girare il mondo intorno a noi…
– Gran brutta cosa l’egocentrismo! E la via della grettezza, dell’avarizia, della chiusura agli altri.
– E poiché il nostro esistere è nell’Essere, il cui dinamismo è appunto la ‘donazione di sé’, dobbiamo sapere quali sono le conseguenze di una scelta così dissennata e disarmonica.
– Immagino conseguenze oltremodo negative.
– E sì, perché chi si illude di poter agire così sta agendo contro se stesso, sta lavorando per la propria distruzione nell’illusione di diventare sempre più grande, sempre più potente, sempre più importante.
– E’ meglio che mi illustri queste conseguenze.
10. La Parabola dei Talenti
– C’è una Parabola di Gesù che spiega quello che hai chiesto, la famosa ‘Parabola dei Talenti’ e mentre la leggo applico via via il ‘criterio ontologico’, così facciamo prima: “Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni”. Quest’uomo è Dio, ‘Essere Unico’ che condivide il suo essere, ‘i suoi beni’, con le sue creature.
– Già ‘Dio crea dando se stesso’, anzi facendosi lui stesso Creazione.
– Bene, metti a profitto ciò che abbiamo condiviso. “A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì”. Dio offre i suoi beni e parte, cioè esce di scena, lasciando completamente libere le creature di operare con i talenti ricevuti.
– Liberi di dare e liberi di prendere, a quanto pare.
– Eh sì. Ora vediamo che fanno: “Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due”. Costoro hanno agito facendo proprio il Dinamismo dell’Essere e hanno prodotto molto frutto.
– Si sono dati da fare nel modo migliore.
– Ma non tutti sono stati così accorti e giudiziosi: “Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone”. Nota il comportamento di costui. Egli riceve il talento ma si rifiuta di farlo fruttificare. Poi capiremo il perché.
– Se non fa fruttare il talento a che gli serve?
– “Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro”. Il ‘molto tempo’ significa che il Signore lascia tutta la possibilità di operare senza stare con il fiato sul collo. “Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Da quello che dice Gesù si capisce il ‘valore di test’ della consegna dei talenti. Chi è fedele nel poco merita di ricevere il molto. Il ‘criterio ontologico’ ci dice che si tratta del ‘poco di essere’ e ‘molto di essere’. La misura limitata di essere che è data alla creatura è sufficiente per valutare se essa ubbidirà alla ‘Legge dell’Essere’ e se agirà in conformità con amore-servizio.
– Quindi agire in conformità al dinamismo dell’Essere è la via migliore per realizzare se stesso!
– Proprio così. “Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Il fatto si ripete per precisare che non importa quanto abbiamo ricevuto purché lo facciamo fruttare in modo corrispondente.
– E che è accaduto a quello della buca?
– “Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco qui il tuo”. Invece di apprezzare il fatto che il Signore si è eclissato per lasciarlo libero di agire, il servo gliene fa un rimprovero. Sì, è vero che Dio sparisce, ma se lo fa è solo per lasciarci padroni della nostra vita e alle prese con le esigenze dell’Essere che ci costituisce, il cui dinamismo è l’Amore come donazione-servizio. Chi non comprende questo grande valore non comprende il senso dell’esistenza, non comprende il valore della responsabilità.
– Siamo liberi per compiere scelte responsabili. Già, questa è la nostra dignità. Per questo Dio non interferisce in quello che decidiamo.
– Ma ovviamente alla fine c’è una resa dei conti. Ed ecco che il Signore ora esprime il suo giudizio sul cattivo comportamento di costui: “Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse”. Il Signore usa due titoli molto gravi ‘malvagio’ che significa chi fa un uso trasgressivo della libertà e poi ‘infingardo’ che significa ‘inerte, inattivo in modo gravemente irresponsabile’. Infatti aveva lodato gli altri due definendoli ‘fedeli’. Questo servo manca della fedeltà all’Essere che lo costituisce ed è lo stesso essere di Dio, e quindi non corrisponde al ‘dono’ con il ‘dono’.
– Lasciato nel pieno possesso della sua libertà ha agito da irresponsabile.
– Ed ecco le conseguenze del suo operato, che è quanto dire della sua vita: “Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
– Caspita! Ma applicando il ‘criterio ontologico’ il comando ‘toglietegli il talento’ significa ‘toglietegli l’essere’!
– No, infatti il secondo comando è: “Il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre” quindi continua ad esistere anche se in una condizione che possiamo definire ‘pedagogica’. E’ ‘l’Inferno pedagogico’ di cui abbiamo parlato. Ha rifiutato l’Essere, perché rifiutarne il dinamismo è rifiutare l’Essere, ha rifiutato di servire, di amare, di mettere a frutto la sua esistenza. La sua vita è stata infruttuosa, inutile, infatti viene detto ‘servo fannullone’ cioè uno che non ha fatto niente mentre era in grado di farlo. E le tenebre in cui è gettato sono spiacevoli assai: “Là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 25-14-20).
– Anche se non è l’Inferno Eterno mi sembra che questo ‘Inferno Pedagogico’ non sia una passeggiata! Avrà altre occasioni di vita, altre ‘chances’?
– Le avrà, certo che le avrà, e allora, dopo aver imparato dal suo errore, si darà da fare e imposterà la sua vita nel ‘dono di sé’ perché questo è quanto di meglio possa fare chi vuole crescere, evolversi ed essere introdotto nel ‘molto’ che attende chi è ‘fedele nel poco’.
– Stai riferendoti alla ‘Reincarnazione’ vero?
– Sì, infatti. Se non ammettiamo la possibilità della ‘Reincarnazione’ questo poveraccio è spacciato. Comunque, ritorneremo ancora a parlare della ‘Reincarnazione’, stai tranquillo. E’ un argomento da trattare con calma e in modo ampio.
– Ci conto. Intanto la lezione l’ho imparata io e personalmente cercherò di rispettare la ‘Legge dell’Essere’ che è Amore-servizio.
– Ma non soltanto perché trasgredirla ci attira guai impressionanti, anche se dobbiamo prenderne coscienza. Il vero movente del consenso alla ‘Legge dell’Essere’ parte dal nostro spirito nella convinzione che è quanto di più nobile, bello, entusiasmante possiamo fare per onorare la nostra dignità di esseri umani e per incrementare la nostra crescita come Figli di Dio.
– Sì, ho parlato pensando alle conseguenze dolorose ma è molto meglio apprezzare la positività dell’ubbidienza a questa Legge che ci chiama a vivere l’amore vero ed è fonte di gioia.
– Volevo farti una domanda. Non ti ha colpito la frase lapidaria ed enigmatica di Gesù: ‘Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha’?
– Veramente sì, volevo chiederti spiegazioni ma poi siamo andati oltre. ‘A chi ha’… Che cosa ha? L’essere? Allora potrebbe significare che chi rispetta l’essere è pronto per riceverne in abbondanza. Mentre ‘chi non ha’ indicherebbe chi non rispetta il dinamismo dell’essere… Ma sono un po’ confuso!
– Vedi, l’Essere che ti costituisce lo ricevi ‘in prova’, non è definitivo. Dipende da come lo vivi. Dio pone una salvaguardia, cioè vuole vedere se farai buon uso oppure no della libertà che hai. Entra nel possesso definitivo dell’Essere solo chi supera la prova: ha ricevuto ed è stato capace di dare. Chi invece, dopo aver ricevuto, ha trattenuto non dando nulla, per il momento non ha superato la prova e viene addirittura privato dell’essere!
– Intendi dire che viene privato di ‘quella vita’ ma poi ne otterrà un’altra dove potrà rifarsi, come abbiamo detto,
– Sì, è come dici tu. Sei più preciso di me.
– Certo che l’Essere è… inesorabile!
– E’ l’amore che è inesorabile.
– D’ora in poi mi eserciterò ad applicare il ‘Criterio ontologico’ ad altri passi della Scrittura e poi ti sottoporrò il frutto delle mie ricerche, d’accordo? Vedo che è estremamente importante e rivelativo!
– Il ‘criterio’ è fatto apposta per essere applicato e per far scoprire le profondità della Rivelazione. Ora possiamo introdurci in una ulteriore profondità.
– Ulteriore?
11. Immagine e somiglianza
– Sì, perché il nuovo ‘Criterio’ che sto per presentarti ci aiuta a scendere ancor più in profondità. E’ il ‘Criterio interpretativo cristologico’. Ma per comprenderlo bene bisogna avere di Cristo una corretta visuale.
– E io, secondo te, non ce l’ho?
– Non offenderti. Tu sai molte cose e conosci Cristo, ma la teologia su cui ti sei formato deve essere riesaminata in modo critico. Non sempre corrisponde al Cristo dei Vangeli. Alcuni ‘dogmi cristologici’, così come sono stati formulati nei vari Concili, sono fuorvianti. E poi ce ne sono anche parecchi addirittura… sbagliati.
– Va bene. Parlami… del ‘tuo’ Gesù Cristo.
– A dire il vero, spero che non sia il ‘mio’ Gesù Cristo. La ricerca che ho svolto in tutti questi anni non aveva lo scopo di realizzare ‘un mio Gesù Cristo’ ma al contrario avvicinarmi il più possibile al ‘Cristo della Scrittura’, al ‘Cristo dei Vangeli’. Se ci sono riuscito lo valuterai dopo avermi ascoltato.
– Ti chiedo scusa. Non volevo irritarti. E’ che mi sono sentito punto sul vivo: tu demolisci il ‘mio Gesù Cristo’, lo ammetto, un po’ scolastico, e io volevo gettare il sospetto sul Cristo che presenti tu.
– Libero di farlo. Ma lo farai dopo.
– Puoi scommetterci… Ma ora, da buon discepolo, ti ascolto.
– “In Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,2-3). Gesù Cristo si rivela ‘Figlio Unigenito del Padre’, e al tempo stesso rivela il ‘Mistero dell’uomo’, creato, dalla Trinità, nel Figlio. Cristo risponde alla domanda che l’uomo pone a se stesso: ‘Io chi sono?’ che è quanto chiedere: ‘Chi è l’uomo?’. L’uomo è stato fatto “per mezzo del Logos” (Gv 1, 3) ed è costituito dall’Essere stesso di Dio.
– Questo lo abbiamo già condiviso, più volte.
– Era necessario ribadirlo e ora possiamo andare avanti. Il Libro della Genesi mostra Dio che fa esistere l’uomo comunicandogli il suo ‘soffio’ cioè Se stesso, il suo Spirito: “Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7). Questo testo è importante perché ci rivela che l’uomo è ‘spirito’ perché costituito dall’essere stesso di Dio che è ‘Spirito’, in ebraico ‘Ruah’ e ‘Ruah Elhoim’. Ma l’uomo partecipa dell’essere di Dio in duplice modo. Per capirlo dobbiamo leggere l’altro testo sulla creazione dell’uomo: “Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,26-27).
– Mi sono sempre chiesto se le due parole ‘immagine’ e ‘somiglianza’ siano sinonimi e comunque esprimano in due modi diversi la stessa cosa, oppure no.
– Sto per esaudire la tua richiesta. Dire che l’essere umano è ‘a somiglianza di Dio’: significa rivelare che è ‘simile a Dio’ perché Dio, per costituirlo nell’esistenza, gli comunica il suo stesso Essere. I Padri Greci Ortodossi parlano addirittura di ‘uguaglianza con Dio’. Uguaglianza nell’Essere, uguaglianza sostanziale.
– Ah, bene! Se siamo ‘simili a Dio’ vuol dire che si tratta di una ‘somiglianza ontologica’, giusto?
– Esatto, l’Essere è unico e noi, in quanto creature, ne siamo partecipi nel nostro limite.
– Spiegata la ‘somiglianza’ ora rimane da chiarire che cosa vuol dire ‘immagine’, perché a questo punto non mi sembra siano la stessa cosa.
– Infatti, si tratta di due realtà differenti. Che significa ‘Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò’? Intanto precisiamo che invece del termine ‘uomo’ dobbiamo porre quello di ‘umanità’. Dio ha creato l’umanità. Ora il nucleo di base dell’umanità è la la coppia maschio e femmina, che sono ‘fecondi’, cioè capaci di generare figli a loro simili diventando così padre e madre.
– Ma allora la ‘coppia umana’ è immagine della ‘Coppia Divina’! In Dio c’è il Maschio e c’è la Femmina. Questo è sconvolgente ma è scritto così!
– Sì, la Scrittura ci offre questa straordinaria rivelazione. La ‘famiglia umana’ è ‘a immagine’ della ‘Famiglia Divina’, e questa Famiglia è la Trinità.
– Possiamo approfondire il significato della Trinità come famiglia?
– No, quest’argomento lo tratteremo a parte: è troppo delicato, profondo, importante… ci dedicheremo una giornata intera.
– Ma stiamo già parlando della Trinità parlando del Figlio.
– E’ vero, ma ora voglio parlare di Lui in rapporto a noi. Rispondi a questa domanda: ‘Perché il Figlio di Dio si fa uomo’?
– Per salvarci! Paolo dice: “Il Figlio di Dio non voleva considerare un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio” (Fl 2,6). Infatti il suo desiderio è quello di farci condividere la sua gioia di essere figlio di Dio!
– Hai risposto molto bene. Il Figlio di Dio “si fa carne” (Gv 1,14) per offrire all’essere umano la partecipazione totale, piena dell’Essere di Dio, che Egli per primo vive nella sua realtà d’uomo in carne e ossa. Gesù ha il compito di rivelare di essere il Figlio di Dio, l’Unigenito, e al tempo stesso che ogni uomo è predestinato da Dio a diventare, ‘Figlio, di Dio’ come lui, in modo totale.
– Hai detto che il Cristo vive ‘per primo’ nella dimensione umana la ‘partecipazione totale all’essere di Dio’?
– Sì, hai capito bene. Non si tratta di una partecipazione spirituale ma integrale. La Resurrezione rivela che il ‘Figlio di Dio’ si fa è fatto ‘Figlio dell’uomo’ per divinizzare l’essere umano anche nella sua dimensione corporea.
– Divinizzare quindi anche il corpo, la materia?
– La rivelazione è tutt’uno con la sua attuazione: ‘Il Figlio di Dio si fa uomo per fare l’uomo Dio’, e lo fa…cominciando da se stesso divenuto vero uomo. La sua Resurrezione è il compimento della comunicazione della divinità all’uomo: ‘Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio’. La citazione è di Sant’Atanasio di Alessandria e si trova al N° 460 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
12. La chiave interpretativa cristologica
– Hai detto: ‘La rivelazione è tutt’uno con la sua attuazione’ quindi Cristo rivela ciò che compie… in se stesso.
– Proprio così. E quello che rivela in se stesso vale anche per noi! Ecco la ‘Chiave Interpretativa Cristologica’. Vedi, la chiave interpretativa non è altro che l’applicazione di una verità…
– Quale verità?
– Questa: ‘Il Logos si fa uomo per fare l’uomo Dio’. La ‘Chiave Interpretativa Cristologica’ consente di cogliere, nella rivelazione di Cristo, il ritratto del ‘Figlio di Dio’, dell’Unico Figlio di Dio, quindi anche di ogni essere umano divenuto ‘Figlio di Dio’.
– Quindi, in pratica…?
– La chiave è questa: ciò che Cristo dice di Sé, è applicabile ad ogni suo discepolo che, avendolo accolto, è divenuto ‘Figlio di Dio’. Ad esempio, Gesù dice di sé: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12) e, rivolto ai suoi discepoli, dice: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). Come puoi constatare c’è perfetta corrispondenza.
– Infatti. Non dice ‘Io sono la luce… e voi siete dei lumicini’. Usa la stessa parola ‘luce’. Nel ‘credo’ per indicare l’identità del Figlio uguale al Padre professiamo che egli è ‘Luce da Luce’.
– Esattamente! Ma questa è il ‘Chiave Interpretativa Trinitaria’ che ti esporrò tre poco ed è analoga alla ‘Chiave Interpretativa Cristologica’.
– Questa chiave o criterio interpretativo mi affascina. Voglio capirlo bene, spiegamelo offrendomi soprattutto degli esempi.
– Vedi, oltre ciò che Cristo dice di sé, dai Vangeli risulta ciò che lui fa, le opere che compie. In esse si manifestano le sue capacità, le sue virtù e i suoi carismi. Per cui, anche in questo modo rivela tutto ciò che ogni ‘Figlio di Dio’ possiede per agire e compiere le ‘opere di Dio’ come ha fatto Lui.
– Mi hai fatto venire in mente che ai suoi discepoli dice: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” (Gv 14,12). E’ così vero che i discepoli possono compiere le opere del Figlio di Dio che Gesù assicura che ‘ne faranno addirittura di più grandi’. Mi sono sempre chiesto il significato di questa espressione. Possibile che i discepoli siano più potenti del Maestro?
– No, non è possibile. Non è questo il senso. Se ricordi Gesù ha detto loro: “Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone” (Mt 10,24-25).
– Quindi?
– Nota la spiegazione che Gesù aggiunge alla fine.
– Vale a dire: “Perché… io vado al Padre”?
– Eh sì! Sta parlando della sua Resurrezione. Gesù risorto dirà: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,18-20). Gesù Risorto è più potente di Gesù prima della sua morte. E’ nella Resurrezione che è costituito ‘Signore’. E poiché, come sai, con questa parola si indica Yahvè, ciò significa che Cristo Risorto ha conseguito la piena divinizzazione di tutto il suo essere e quindi può comunicare ai suoi discepoli una potenza più grande.
– Ecco i carismi che si manifestano in Pietro, in Filippo, in Paolo e in tutti i santi nel corso dei secoli.
– Tu hai detto ‘carismi che si manifestano nei santi’ come se fossero una prerogativa di chi ha raggiunto un alto grado di perfezione. Gesù dice che ‘i suoi discepoli compiranno le opere che lui compie’, perché si tratta del servizio a cui sono abilitati i ‘Figli di Dio’ proprio in quanto ‘Figli di Dio’. Ed è proprio l’esercizio di questi doni e carismi che li fa crescere come ‘Figli di Dio’ e li rende sempre più simili a Cristo. Attualmente nel ‘Movimento Carismatico’, sorto nel 1967 e diffuso rapidamente in tutto il mondo, tutti i fedeli, anche i semplici laici, manifestano carismi straordinari, come il ‘dono delle lingue’, il ‘carisma di guarigione’, il ‘carisma dei miracoli’…
– Stai rovesciando l’opinione comune! I carismi possono esercitarli i cristiani comuni, quindi non sono riservati ai santi.
– Ma chi sono i cristiani comuni? Non sono i ‘Figli di Dio’? Non sono in comunione con Cristo? Il vero problema è che non lo sanno. Vedi, quando poco fa ti dicevo che tutto dipende dalla visuale che si ha di Cristo, intendevo proprio questo. Si crede in Cristo come l’unico ‘Figlio di Dio’, ma non si conosce la sua volontà di far diventare tutti gli esseri umani, uomini e donne, ‘Figli di Dio’ come lui!
– Già, è vero.
– E non sapendo questa verità… come si può credere di poter fare le sue opere? Ecco l’intoppo, ecco la situazione paradossale dei cristiani!
– Comincio a capire l’importanza del ‘Criterio Cristologico’ usandolo nell’interpretazione dei Vangeli.
– Non vale solo per i Vangeli ma per tutta la Bibbia.
– Sì, giusto. Usandolo per l’interpretazione della Bibbia si prende coscienza di essere ‘Figli di Dio’ come Cristo. Lui stesso lo ha rivelato!
– Lo rivela in tre modi. Due li abbiamo già detti e ora vediamo il terzo modo.
– Dunque, fammi ricordare. Il primo modo è questo: ‘Ciò che Cristo dice di Sé è applicabile ad ogni suo discepolo’. Il secondo modo è: ‘Ciò che Cristo fa, cioè le opere che compie, rivelano ciò che ogni Figlio di Dio può compiere’.
– Hai riassunto bene. C’è un terzo modo con cui Cristo esprime il ‘Criterio Cristologico’, ed è questo: ciò che Cristo dice ai suoi discepoli in forma di ‘comando’ compone il ritratto del ‘Figlio di Dio ’ed è applicabile prima di tutto a lui stesso. Infatti Gesù in quanto Maestro è il primo ad osservare e vivere ciò che comanda.
– Interessante. E’ il procedimento inverso. Nel primo modo Cristo parla di sé e ciò è applicabile ai discepoli. Invece in questo caso Cristo parla dei discepoli e tratteggia il ritratto del perfetto ‘Figli di Dio’.
– Cristo, in se stesso e mediante i suoi insegnamenti, delinea il ritratto del ‘Figlio di Dio’, il cosiddetto ‘Identikit’, sia quando rivela espressamente se stesso, sia quando espone le caratteristiche del vero discepolo, che è quanto dire di ogni essere umano nato dallo Spirito come ‘Figlio di Dio’.
– Stiamo parlando, mi sembra, della ‘Imitazione di Cristo’, cioè lo sforzo che ogni discepolo, deve fare per adeguarsi a Lui, essere come lui, fare come Lui.
– No, niente di più sbagliato! Il discepolo, cioè colui che da “Dio è stato generato” (Gv 1,13) divenendo ‘Figlio di Dio’ non deve cadere nell’errore di ‘imitare Cristo’ compiendo degli sforzi umani.
– Ma non dobbiamo impegnarci a seguire Cristo facendo del nostro meglio?
– Sì, ma non in questo modo. La vera ‘Imitazione di Cristo’ non è la riproduzione nell’essere umano della vita e della condotta di Cristo. Questo è ‘volontarismo’ a volte anche eroico, ma sterile e pericoloso.
– E allora che dobbiamo fare?
– Gesù di Nazareth è vero uomo, certamente, ma è ‘Figlio di Dio fatto uomo’. La sua divinità è indisgiungibile dalla sua umanità. Per cui la conformità a Cristo è possibile soltanto perché Dio ‘genera’ coloro che si fanno suoi discepoli e li rende ‘Figli di Dio nell’Unigenito Figlio’, che diventa così “il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,29). Per questo non abbiamo bisogno di ‘Imitare Cristo’ perché siamo diventati ‘Cristo in Cristo’, per cui dobbiamo semplicemente crescere come Figli di Dio mettendo in atto tutte le risorse divine che sono in noi.
– Divenuti ‘Figli di Dio’ come Cristo lo imitiamo perché siamo in grado di vivere da Figli di Dio come lui. Ho capito bene?
– Sì, è quindi ti chiara ora la differenza tra una ‘imitazione di Cristo’ basata su sforzi umani e una ‘imitazione di Cristo’ che scaturisce dall’essere come lui?
– Eh sì, e c’è davvero una grande differenza!
– Possiamo ora riepilogare tutta la ricchezza rivelativa del ‘Principio Cristologico’. Il ritratto del ‘Figlio di Dio’ è rivelato: Primo, da ciò che Cristo mostra di sé. Secondo, da ciò che dice di Sé. Terzo dai comandi che dà ai discepoli.
– Un ‘Identikit’ completo, non c’è che dire.
– E aggiungo anche dalla rivelazione diretta del Padre e dalla testimonianza dei Profeti, di Giovanni Battista e degli stessi discepoli. Queste testimonianze le troviamo tutte nella Bibbia.
– Quindi secondo te c’è corrispondenza piena tra Cristo, il ‘Primogenito’, e i suoi fratelli?
– Sì, ciò che è rivelato di Cristo è applicabile ad ogni ‘Figlio di Dio’, ma… attenzione, tranne ovviamente la sua fondamentale prerogativa di ‘Unigenito’ e ‘Capo della Nuova Creazione’.
– Questo mi sembra ovvio. Ma esclusa questa prerogativa non ci sono altre differenze?
– No. Tieni conto che a volte ciò che Cristo dice riguardo ai discepoli non lo troviamo in altri passi espressamente riferito a Lui, ma il ‘Criterio’ ci permette di affermare di Cristo anche ciò che il Vangelo non dice. Altre volte, Cristo dice di sé delle caratteristiche che nessun passo riconosce esplicitamente ai discepoli. Ma l’applicazione del ‘Criterio’ ci permette di enucleare la rivelazione anche là dove manca l’espressione letterale.
– Nell’esempio che hai fatto della ‘luce del mondo’ Gesù è esplicito per sé e per i discepoli.
– Esatto. Ma, ripeto, non sempre queste corrispondenze sono dichiarate. Il ‘Criterio Interpretativo Cristologico’ ci permette di conoscere anche ciò che non è espresso in modo evidente. Ti faccio un esempio. Gesù dice ai discepoli: “Voi siete il sale della terra” (Mt 5,13). Gesù non dice mai di sé “Io sono il sale della terra”. Dobbiamo allora ritenere che solo i discepoli siano ‘sale della terra’ e Gesù no?
– Non può essere!
– Appunto. Abbiamo applicato il ‘Criterio Cristologico’ e possiamo scrivere un tratto ‘plausibile e coerente’ del Vangelo che non risulta scritto. Vuoi ora esercitarti ad applicare questo criterio?
– Volentieri. Dato che è nuovo per me è meglio consolidarlo con la pratica.
– Ben detto.
13. Il criterio messo in pratica
– Allora, da dove cominciamo?
– Direi, per prima cosa ricerchiamo le corrispondenze già evidenziate da Gesù stesso. Ce ne sono molte. Tu conosci bene la Bibbia e soprattutto i Vangeli. Io ti dirò un versetto in cui Gesù dice qualcosa di sé e tu cercherai un’espressione di Gesù corrispondente ma riferita ai discepoli.
– Bene. E’ una specie di gara. Poi potremo fare l’inverso.
– Certamente. Allora, vediamo… Gesù disse: “Come il Padre ha mandato me…”
– Questo è facile, basta continuare la frase: “… anch’io mando voi” (Gv 20,21).
– Sì, è facile, ma mostra con chiarezza la verità su cui si fonda il ‘Criterio Cristologico’: ciò che vale per il Figlio Unigenito, divenuto Primogenito, vale per ogni suo fratello. Il ‘Figlio di Dio’ è stato mandato dal Padre per rivelare e attuare il disegno eterno di Dio, ebbene tutti coloro che accolgono Cristo e diventano suoi discepoli, vengono “generati da Dio” (Gv 1,12) e sono abilitati a compiere la stessa missione del Figlio. A dire il vero nella buona e nella cattiva sorte. Infatti, Gesù disse: “Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa…”
– Anche questo è facile, basta proseguire: “…quanto più i suoi familiari!” (Mt 10,25).
– Bravo, come al solito. La tua prontezza non mi sorprende più. Vogliamo ora fare qualche altra bella citazione? Ascolta, Gesù disse: “Io sono il buon Pastore” (Gv 10,11)
– Vediamo… Lui è il Pastore ma anche noi, come lui, siamo chiamati ad essere pastori. Ecco, Gesù dice a Pietro: “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,16), quindi intende abilitarlo al ruolo di pastore e infatti sarà pastore tra gli apostoli e dovunque andrà.
– Vedo che te la cavi bene con le corrispondenze, ma ora andiamo più nel difficile. Nel Vangelo di Matteo, dopo il Battesimo di Giovanni e il Battesimo dall’alto “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1). Allora?
– Qui si parla di ‘guida dello Spirito’.
– Gesù si è lasciato guidare dallo Spirito per tutta la sua vita… quindi?
– Ecco la corrispondenza: “Lo Spirito vi guiderà alla pienezza della verità” (Gv 16,13).
– Bello ma non è una corrispondenza esatta. Ci vorrebbe un passo che parli di ‘guida dello Spirito’ per ogni aspetto del vivere.
– Ci sono! Lettera ai Romani di San Paolo: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8,14)!
– Eh, sì! Lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio caratterizza la vita dei ‘Figli di Dio’. Tutto ciò che Gesù diceva o faceva aveva origine dalla comunione con lo Spirito. Ai suoi discepoli ha detto: “Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,19-20). Applichiamo il ‘Criterio Cristologico’: ciò che dice ai discepoli di fare, lui lo fa per primo. Ne deduciamo che ‘in Gesù parlava lo Spirito del Padre suo’. Ma c’è di più. In Luca, passo parallelo, Gesù dice anche: “Io stesso vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere” (Lc 21,15).
– Sto entrando in confusione sul significato di ‘Spirito’. Senti un po’, ma quando si parla dello ‘Spirito Santo’ di chi si sta parlando? Poco fa hai citato un versetto in cui Gesù rivela ‘Lo Spirito del Padre parla in voi’, subito dopo hai fatto un’altra citazione, in cui Gesù dice: ‘Io stesso vi darò lingua e sapienza’. Mi sembra che il Magistero ritenga che lo Spirito sia la ‘Terza Persona della Trinità’. Allora, tu puoi illuminarmi?
– Dio è ‘Spirito’ nella sua unità. Il Padre è ‘Spirito’. Il Figlio è ‘Spirito’ e anche la Ruah Madre è ‘Spirito’. Per cui l’espressione ‘Spirito Santo’ indica Dio nella sua unità, anche se talvolta viene posta in rilievo l’azione dell’uno, dell’altro o dell’altra. Ma tra poco con il ‘Criterio Interpretativo Trinitario’ chiariremo tutto.
– Te ne sono grato perché ritengo che si tratti d’una delucidazione importante.
– Torniamo a Gesù che si lasciava guidare dallo ‘Spirito’.
– Già, di quale ‘Spirito’ si trattava?
– Prima di tutto il suo stesso ‘Spirito’ che egli aveva sottoposto all’autolimitazione, che Paolo chiama ‘Kenosis’, per poter diventare essere umano vero, autentico, reale. Ma con il suo ‘Spirito’ egli era in comunione con lo ‘Spirito’ del Padre e della Madre che lo sostenevano, anche perché egli, dopo il Battesimo al Giordano, era pur sempre nel suo cammino di divinizzazione, quindi ‘non sapeva tutto’ e ‘non poteva tutto’.
– Niente ‘onniscienza’ quindi e niente ‘onnipotenza’.
– Infatti…
– Eppure Gesù, in molte occasioni, ha parlato in modo tale da far ammutolire i suoi avversari. Ricordo in particolare quando gli hanno chiesto, dopo la cacciata dei mercanti dal Tempio: “Ma tu con quale autorità fai queste cose?”
– Egli ha sempre saputo fronteggiare i suoi avversari con abilità, non c’è che dire. Infatti, ecco come gestisce la provocazione: “Vi farò anch’io una domanda e voi rispondetemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?’ Allora essi discutevano tra loro: ‘Se diciamo dal cielo risponderà: Perché non gli avete creduto?’. E se diciamo ‘dagli uomini’, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta. Risposero quindi di non saperlo. E Gesù disse loro: Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose” (Lc 20,1-7).
– E li ha lasciati con un palmo di naso!
– La stessa abilità o, meglio, ispirazione l’ha avuta quando gli Scribi e i sommi Sacerdoti gli hanno mandato dei sicari perché si fingessero persone oneste per coglierlo in fallo, in modo da poterlo denunciare all’autorità romana. La domanda tranello era particolarmente insidiosa: ‘E’ lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?’. Se rispondeva ‘sì’ potevano accusarlo di collaborazionismo con i Romani, e quindi si sarebbe screditato davanti ai Giudei, se rispondeva ‘no’ potevano riferire la sua risposta alle autorità imperiali e sarebbe stato considerato un sobillatore. Ma ecco la guida dello Spirito: “Mostratemi un denaro; di chi è l’immagine e l’iscrizione? Risposero: Di Cesare…”. Ricordi che cosa disse allora di Gesù?
– Come no? “Ed egli disse: Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Lc 20,22-24). Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, interdetti della sua risposta, tacquero
– Ma torniamo ai discepoli. Abbiamo detto che ‘lasciarsi guidare dallo Spirito caratterizza la vita dei Figli di Dio’ ed essi avranno quindi la capacità di rispondere in modo sapiente ai loro avversari, come Gesù. Ed ecco Pietro e Giovanni, dopo la Pentecoste, acquistano una franchezza straordinaria davanti a Scribi, Anziani, Capi del popolo, Sommi Sacerdoti che ordinano loro “di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù” (At 4,18). Ricordi anche in questo caso quale risposta diedero?
– Come no? E’ una risposta famosa: “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,19). E quelli hanno dovuto lasciarli in libertà.
– E il Diacono Stefano? Faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero alcuni della sinagoga dei ‘liberti’, comprendente ebrei di Cirene, Alessandria, della Cilicia e dell’Asia, e volevano disputare con Stefano. Gli Atti degli Apostoli ci dicono chiaramente: “Non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava” (At 6,10).
– Sì, questo è ciò che accadeva a Gesù e che Gesù aveva preannunciato sarebbe accaduto anche ai suoi discepoli.
– Proprio così: “Io stesso vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere”.
– Mi sto convincendo sempre più della validità del ‘Criterio Cristologico’!
14. Diventare sorgente come Cristo
– Ora voglio farti una citazione che parla di Gesù in modo molto profondo. Dice quello che è in se stesso ed è da lì che scaturisce la sua missione. Gesù ha detto: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv 7,38). Cristo è la Sorgente, sorgente d’acqua viva. Non ti fa venire in mente niente?
– Questo lo ha detto il grande giorno della Festa a Gerusalemme.
– Ma poi che cosa ha aggiunto?
– Fammi ricordare… Dunque: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”.
– E che cosa intendeva rivelare?
– Lo dice lo stesso Giovanni: “Disse questo riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7,37- 38).
– Bene. Ricordi anche quello che ha detto alla Samaritana?
– Sì, ma non saprei citarlo a memoria.
– Allora leggilo, è qui.
– Grazie: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,13-14).
– Hai colto ciò che dice Gesù ? C’è racchiusa qui una rivelazione molto importante.
– Mi sembra che ciò che devo capire riguarda la ‘sorgente’ e ‘il fiume’… ma francamente questo linguaggio metaforico mi disorienta, non saprei.
– La chiave ce la offre l’interpretazione ontologica. Lui è la ‘Sorgente’, infatti ‘Dio è sorgente di ogni cosa’. Da lui scaturisce come acqua viva lo Spirito e chi crede in lui, chi beve lui, diventa anch’egli ‘Sorgente’ e può comunicare anch’egli lo Spirito, la realtà divina vivente!
– Fammi capire bene. Stai dicendo Cristo è ‘Sorgente’ e chi beve da lui diventa ‘Sorgente’?
– Sì. Ora se permetti vorrei correggere una concezione sbagliata. Tanti bravi cristiani, che lavorano con impegno e solerzia per il Regno di Dio, dicono: ‘Noi siamo i canali della grazia di Dio’. Hai mai sentito un’espressione del genere?
– Molte volte. Assomiglia ad un’altra: ‘Siamo strumenti nelle mani di Dio. E anche: ‘Dio usaci come tuoi strumenti’.
– Già. C’è un errore di fondo. Il ‘Criterio Cristologico’ ci consente di abbattere questa mentalità. Dio non usa nessuno. Gli uomini non sono strumenti né passivi né attivi nelle mani di Dio! Gesù dà l’Acqua Viva che è la Vita stessa di Dio che sgorga da lui. Come diventano ‘Figli di Dio’ gli esseri umani? Per generazione! Dio li ‘genera’ così come ha generato il Figlio Unigenito. E allora ‘Dio genera Dio’. Perciò tutti i ‘Figli di Dio’, dal Primogenito ai suoi Fratelli sono ‘Sorgente Divina’ di Vita, Amore, Luce… Non sono ‘strumenti’ ma sono ‘Dio in azione’!
– Ecco perché Gesù dice: “Beva chi crede in me e dal suo intimo scaturiranno fiumi d’acqua viva” (Gv 7, 39). E’ la comunicazione della stessa Vita di Dio e chi riceve questa Vita… può a sua volta comunicarla!
– Può, anzi… deve!
– Già, non si può trattenere l’Acqua Viva che è l’Essere dinamico di Dio.
– Vedi dunque quanto è illuminante questo criterio?
– Davvero molto! Andiamo avanti. Ci sto prendendo gusto.
15. Dal servo ai servi
– Ti citerò un’istruzione che Gesù ha comunicato ai suoi discepoli. E tu dovrai invece trovare un’espressione riferita a lui direttamente. Il comando è questo: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,43-44).
– Già, il servizio! E’ facile: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mt 20,28). E veramente Gesù è il servo di tutti. Si è spogliato della sua gloria per farsi uno di noi e si è messo all’ultimo posto.
– Bene! Trova ora quest’altra corrispondenza. Gesù viene interrogato da Pietro: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?” Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,21-22).
– E’ il perdono totale. Perdonare sempre, perdonare tutti. Il momento più grande di questo perdono mi sembra che Gesù lo viva sulla croce: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
– Bravo. E ora che mi proponi per questa raccomandazione di Gesù? “Non opponetevi al malvagio” (Mt 5,39).
– “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello” (Is 53,7).
– L’hai preso da Isaia perché il ‘ritratto del Figlio di Dio’ è delineato anche nell’Antico Testamento, soprattutto nei Profeti e nei Salmi. Sai che ci sono i ‘Salmi Messianici’?
– Sì, certo e allora possiamo dire tranquillamente che se questi Salmi parlano di Cristo, il Messia, allora possiamo riferirli ad ogni Figlio di Dio.
– E’ così. Ovviamente salvaguardando ciò che è proprio di Cristo Capo e del Logos quale Unigenito del Padre. Coraggio, ancora un po’ di esercizio: “Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione” (Lc 6,12).
– Qua bisogna ricordare i consigli dati da Gesù riguardo alla nostra preghiera. E quello che si adatta a pennello mi sembra questo: “Prega il Padre tuo nel segreto” (Mt 6,6).
– Rimaniamo ancora sul tema della preghiera. Gesù nell’Orto degli Ulivi si gettò a terra e pregava. “Diceva: Abbà, Padre!” (Mc 14,35-36).
– Gesù insegna la sua stessa preghiera: “Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli…” (Mt 6,9). In aramaico Padre è ‘Abbà’.
– Infatti Paolo dice ai Romani ma vale anche per noi: “Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà. Padre!” (Rm 815).
– Figli ‘adottivi’ che chiamano Dio ‘Abbà’ come il Figlio Unigenito che è generato da Dio… non è troppo ardito? Nella Messa quando il Sacerdote introduce la recita del Padre Nostro dice: “Obbedienti al comando del Salvatore osiamo dire…”
– Già, ‘Osiamo’, come se fosse una confidenza eccessiva. Ma non è così. Ricordi che abbiamo detto che Dio ci adotta ‘generandoci’? E questa è la prova che siamo davvero ‘Figli di Dio’ come l’Unigenito e che possiamo rivolgerci a lui con le sue stesse espressioni e chiamarlo ‘Abbà, Padre’.
– E’ un’altra conferma del criterio che stiamo usando.
– Le citazioni che ci permettono di evidenziare la validità del criterio sono molte, ma non è il caso di cercarle tutte. Ora abbiamo giocato un po’. Se vuoi puoi continuare la ricerca da solo.
– Vuoi interrompere proprio adesso che mi stava appassionando?
16. La comunione con Cristo
– Va bene. Andiamo avanti ancora un po’. Effettivamente ci sono ancora alcune citazioni illuminanti che è bene evidenziare. Ad esempio, Gesù parlando di sé ha detto: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mc 11,29).
– “Beati i miti perché erediteranno la terra” (Mt 5). Mite il maestro e miti i discepoli, è la mitezza del Figlio di Dio.
– Gesù disse: “Se il mondo vi odia…” (Gv 15,18)
– Continua:“…sappiate che prima di voi ha odiato me” (Gv 15,18).
– Eh, sì, condividiamo la stessa sorte, nel male e nel bene. Ora, dopo i guai che ha passato lui e passiamo noi, voglio citarti il bene: “Come tu Padre sei in me e io in te…”
– “…siano anch’essi in noi una cosa sola”! (Gv 7,21).
– Qui dobbiamo fare una riflessione. La preghiera di Gesù non è fatta dal ‘Figlio di Dio’ prima di incarnarsi, ma nella situazione umana in cui si trova. E dice: ‘Tu Padre sei in me e io in te’. Sei… evidenzia la comunione tra il Figlio e il Padre in quel preciso momento!
– E’ il ‘Figlio di Dio’ fatto uomo che si trova in ‘comunione ontologica’ col Padre.
– Hai detto bene ‘comunione ontologica’. Per questo egli usa per sé il presente, mentre per i discepoli e per tutti gli uomini che crederanno in loro usa il congiuntivo dicendo ‘siano’, perché il suo desiderio deve ancora realizzarsi.
– E questa sua volontà non è altro che il ‘Piano di Dio’ per l’umanità!
– Sì, infatti. E la preghiera di Gesù è esaudita man mano che gli uomini credono in lui, diventano ‘Figli di Dio’ come lui e possono allora essere ‘uno’ con Dio, perché solo Dio può comunicare con Dio, solo Dio può vivere la comunione perfetta con Dio.
– Come la vive Cristo, ed è la comunione che Cristo nella sua Preghiera al Padre chiede per noi, ben sapendo che è esattamente il Progetto di Dio. Questa corrispondenza è meravigliosa!
– Voglio farti ancora due citazioni, non per convincerti, né per entusiasmarti…
– Ormai lo sono già.
– Lo vedo e mi fa piacere. Voglio mostrarti ulteriormente come il ‘Principio Cristologico’ ci permette di considerare la grandezza del destino di ogni creatura umana: divenire realmente ‘Figlio di Dio’ in Cristo, identità di natura, qualità, prerogative, virtù, poteri e carismi. Ascolta che cosa dice ancora: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio… e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27).
– Ah, mi hai battuto sul tempo. Hai completato tu la citazione.
– Ormai eravamo fuori gara. Ma non dubito che avresti azzeccato anche questa. Vedi, ciò che dice Gesù è straordinario. Lui, essendo il Figlio, può conoscere il Padre, ma egli non vuole tenere solo per sé questa ricchezza, vuole dividerla con noi. Per rivelarci il Padre non si limita a parlarci del Padre, anche perché non basterebbe. Egli ci fa diventare ‘Figli’ come lui e così possiamo entrare in un rapporto diretto col Padre e conoscerlo ‘faccia a faccia’.
– Fantastico!
– Direi…realistico!
– Già, si tratta di ‘realtà’, hai ragione, ma è tanto fuori del comune che non ho trovato espressione migliore.
17. Perfetti come il Padre
– Sai dirmi nel Vangelo di Matteo con quale frase lapidaria Gesù conclude il famoso ‘Discorso della Montagna’?
– “Siate perfetti come il Padre” (Mt 5,48). E’ una frase che mi è scolpita dentro per la sua grandezza. Ma è davvero possibile? Ho sentito una volta un predicatore affermare con tanta sicurezza che si tratta di un’espressione colorita usata da Gesù per indicare semplicemente una direzione che ovviamente, diceva lui, non potrà mai essere raggiunta. L’uomo è l’uomo e Dio è Dio. C’è tra noi e lui un abisso incolmabile! Ma devo dire che non mi ha convinto.
– Hai fatto bene a non lasciarti abbindolare. Dopo tutto quello che abbiamo detto sul ‘Criterio Cristologico’ ti pare che Gesù, impegnato nella sua divinizzazione integrale per essere in tutto ‘perfetto come il Padre’, ci inganni indicandoci una meta per noi irraggiungibile?
– E vero. Quel sacerdote diceva che Gesù ha detto così solo per incoraggiarci… ma a dire il vero, sapere che non potrò mai essere perfetto come Dio, non mi incoraggia affatto, anzi mi scoraggia. Vuol dire che non sarò mai ‘Figlio di Dio’ veramente!
– Allora ascolta che cosa scrive l’evangelista Giovanni: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro” (1Gv 3,1-3). Siamo ‘realmente’ figli di Dio, non è un semplice appellativo, un modo di dire.
– D’altra parte se lo vedremo ‘faccia a faccia’ dovremo necessariamente essere Dio come lui. Solo Dio vede Dio!
– Paolo aveva le idee molto chiare in proposito. Egli ha pregato il Padre per gli Efesini, e per noi, proprio perché la nostra perfezione non si fermi a metà strada: “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19).
– ‘Ricolmi di tutta la pienezza di Dio’. Mi sembra che non ci possa essere un’espressione più esplicita di questa per dire che Dio ci vuole dare tutto se stesso!
– E come se non bastasse aggiunge. “A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Ef 3,20-21).
– Amen in ebraico vuol dire ‘E’ vero! Tutto quello che ho detto è pura verità’.
– Se Dio non mette limiti al ‘dono di sé’ … perché dobbiamo metterli noi?
– Gesù, attraverso la sua vicenda terrena come Figlio dell’uomo, ha raggiunto la ‘perfezione del Padre’?
– Lo sappiamo per certo:“Gesù Cristo, pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Ebr 5,8).
– Riassumendo: egli ci dice ‘Siate perfetti come il Padre’ e la Scrittura ci assicura che Lui è diventato ‘perfetto come il Padre’ quindi noi, per il ‘Principio Cristologico’ possiamo, se lo vogliamo, diventare ‘perfetti come il Padre’. E’ giusto?
– Hai ancora bisogno della mia conferma?
– In effetti no!
18. Cristo è la primizia
– La conferma migliore ci viene dalla ‘Resurrezione di Cristo’.
– In che senso?
– Gesù ha annunciato alcune volte la propria ‘Resurrezione’. Leggine una per tutte, ecco qua, dal Vangelo di Luca.
– “Tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà” (Lc 18,32-33). E infatti è Risorto!
– Oltre che della propria ‘Resurrezione’ Gesù ha parlato anche della ‘Resurrezione’ come prospettiva per tutti. Vorrei che leggessimo un altro brano dal Vangelo di Luca. E’ la risposta ad un quesito dei Sadducei che non credevano alla Risurrezione. Ascoltiamo quello che Gesù disse in quell’occasione.
– “Coloro che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui” (Lc 20,34-38). Però questo è un discorso generico sulla Resurrezione. La Resurrezione è intesa come ‘non morire’. Ma il quesito è:‘Gli uomini possono risorgere come è risorto Cristo?’.
– Allora c’è un quesito precedente a quello: “Qual è il senso specifico della Resurrezione di Gesù?”
– Hai ragione. Gesù non è semplicemente tornato in vita, come ad esempio Lazzaro o la figlia di Giairo.
– Infatti la ‘Resurrezione di Gesù’ consiste nella ‘divinizzazione della sua umanità’ e quindi del suo spirito, della sua anima e del suo corpo, che vengono trasformati fino alla piena divinizzazione. Allora la domanda che ti pongo è: “Io e te, e in generale tutti coloro che accolgono Cristo, vivremo l’evento di questa Resurrezione?”
– Temo che sia una domanda trabocchetto…
– Sì, lo è…
– Fammi pensare… Poco fa abbiamo letto quello che Gesù ha detto ai Sadducei: “Coloro che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio’. Francamente mi sembra un discorso un po’ generico e confuso. Quelli che sono ‘giudicati degni dell’altro mondo’ sono ‘uguali agli angeli’ oppure ‘uguali a Gesù’? Gesù dichiara: ‘essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio’. Quindi che c’entra il paragone con gli Angeli? E’ un discorso un po’ pasticciato, non credi?
– Sono d’accordo. Troviamo qualche passaggio più esplicito.
– Gesù ha detto qualcosa di più preciso a proposito della nostra Resurrezione?
– Sì e no. Ad esempio: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,1-3).
Non parla esplicitamente di Resurrezione nostra, ma è certo che per stare dove sta lui, con il suo corpo glorificato, dobbiamo avere un corpo come il suo.
– Un momento. Al buon ladrone dice: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43).
– Tu credi che il ladrone sia morto e subito ‘risuscitato’? Ma se neanche Gesù è risuscitato quel giorno stesso! In questo caso ‘Paradiso’ significa trovarsi con il suo spirito in comunione con Cristo, ma niente di più.
– Senti: tagliamo la testa al toro e applichiamo il ‘Principio Cristologico’: se Gesù è risorto anche noi risorgeremo allo stesso modo e avremo un corpo glorioso come il suo e potremo vivere in comunione con Lui, il Padre e la Madre nella nuova Creazione, con tutti quelli che si salveranno!
– Era proprio lì che volevo arrivassi. Anche se Cristo non afferma esplicitamente una verità relativa a noi, basta che l’affermi per se stesso e vale anche per noi. Lui è risorto e allora è certo che anche noi risorgeremo? La sua resurrezione è la divinizzazione dell’uomo anche nella sua corporeità? E allora anche noi avremo un corpo divinizzato.
– Paolo parla di ‘Resurrezione’!
– Certamente. Se allarghiamo la visuale oltre i quattro Vangeli troviamo proprio in lui delle espressioni piuttosto esplicite. Ecco un discorso appassionato di Paolo, sulla ‘Resurrezione di Cristo’ e sulla nostra, nella Prima lettera ai Corinti: “Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto”.
– Ragionamento elementare e conferma del ‘Criterio’…
– Continua: “Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”.
– Se Cristo è ‘Primizia’ vuol dire che dopo la sua ‘Resurrezione’ c’è la nostra!
– Sì, è proprio così! “Tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre” (1 Cor 15,12-24).
– Interessante. Mette in stretta correlazione la ‘Resurrezione di Cristo’ con la ‘Resurrezione nostra’ e viceversa la nostra con quella di Cristo…
– Chi risorge? Dal momento che il ‘Logos si è fatto carne’ il suo destino si è legato saldamento a quello di tutti noi. Ciò che accade a lui, Dio-Uomo… accade ad ogni essere umano divenuto Uomo-Dio. Ovviamente si può rifiutare l’unione con Cristo e quindi la partecipazione alla sua gloria, ma ciò che conta è che Cristo risorgendo ha reso possibile la Resurrezione che è la ‘Divinizzazione di ogni essere umano’.
– Abbiamo esemplificato abbondantemente il ‘Criterio Interpretativo Cristologico’ ora direi che è giunto il momento di passare ad altro. Mi parlavi di altri criteri d’interpretazione…
19. Il Criterio d’interpretazione trinitario
– Sì, come ti avevo annunciato, ora voglio illustrarti il ‘Criterio Interpretativo Trinitario’. Un criterio prezioso per comprendere la Bibbia e per estrarne la ‘Rivelazione di Dio’, soprattutto per quello che dice di ‘Se stesso’. Poiché ‘Dio Uno-Trino’ è origine di tutte le cose, più conosciamo il ‘Mistero Trinitario’ e più ci avviciniamo anche al ‘Mistero della creazione’ e al ‘Mistero dell’uomo’.
– Ti ascolto con trepidazione. Tutto ciò che introduce nel ‘Mistero di Dio’ mi affascina.
– Per il momento ti farò solo alcuni accenni perché intendo sviluppare la spiegazione di questo criterio interpretativo quando parleremo della Trinità.
– Lassù, su quella montagna di cui mi hai parlato?
– Sì, lassù. Sarà il nostro Sinai anzi il nostro Tabor. Dunque brevemente: dobbiamo prendere atto che Cristo ha molti compiti ardui. Uno di questi è la rivelazione di se stesso come ‘Figlio di Dio’. Perché, secondo te, questo compito è così impegnativo?
– Penso perché si trovava in ambiente ebraico. Gli Ebrei erano rigidamente monoteisti: un Dio solo, Yahvè.
– Hai risposto bene. Dio si era rivelato come ‘Uno’ ai Patriarchi e a Mosè e aveva salvaguardato questa rivelazione da tutte le deviazioni idolatriche e politeiste. Ma la rivelazione di ‘Dio Uno’ non esaurisce il mistero e la ricchezza di Dio. Cristo ha dunque la missione di rivelare questo meraviglioso segreto dell’intimità di Dio: ‘Dio ha un Figlio’! Ma ciò che è ancor più sconcertante e che questo Figlio si presenta nella dimensione umana come ‘Figlio dell’uomo’.
– Si può capire la difficoltà che ha incontrato Cristo nel presentare la sua identità, ma vorrei spezzare una lancia in favore dei Giudei. Non era certo facile per loro acquisire questa rivelazione che sembrava distruggere tutto quello in cui avevano fino ad allora creduto.
– Sì, condivido. La ‘Missione di Cristo’ nel rivelare il ‘Mistero di Dio’ è però ancora più ardua di quanto abbiamo detto finora! Infatti egli ha il compito di presentare ‘Dio’ quale ‘Famiglia Divina’, introducendo anche la ‘Ruah-Madre’ che è, a pieno titolo, ‘Una dei Tre’.
– Per i Giudei doveva essere altrettanto ‘choccante’ accettare l’idea che il Figlio oltre ad un Padre avesse anche una Madre!
– Per questo motivo Gesù non ne parla esplicitamente. Egli quando ne parla la nomina ‘la Ruah’ e non ovviamente ‘Spirito Santo’ come avviene nei Vangeli. E la ‘Rivelazione di Ruah’, che è la realtà femminile di Dio ed ‘Madre’, non la pone in evidenza, anche se si possono rintracciarne accenni qua e là. Ne parleremo diffusamente a suo tempo.
– Eh sì, questo è un aspetto per me preoccupante e ho bisogno che tu me lo esponga dettagliatamente ma, te lo dico subito, non è detto che lo accetti.
– Sei e rimani libero davanti a ciò che io ti prospetto. La tua è sana diffidenza e io l’apprezzo.
– Direi prudenza più che diffidenza.
– Sì, la prudenza è un atteggiamento più rispettoso e te me sono grato. Bene, ora procederei a illustrare il ‘Criterio Interpretativo Trinitario’. Abbiamo detto che la chiave interpretativa fondamentale è l’amore: ‘Dio Trinità è amore che si dona’. Ogni Persona Divina è ‘donazione di Sé’, sia all’interno della Trinità, sia all’esterno, anche se di fatto non esiste nulla che sia esterno a Dio. Infatti tutto è in Dio, tutto partecipa dell’Essere di Dio perché ‘Dio crea donando se stesso’.
– Mi stai disorientando. Quindi il ‘criterio’ qual è?
– Il ‘Principio Ermeneutico Trinitario’ ci consente di conoscere il ‘Mistero di Dio Uno-Trino’ a partire da Cristo ed è fondato su questa verità: data l’uguaglianza delle Tre Persone, ognuna delle quali è Dio, ciò che è rivelato di una è estensibile alle altre. A volte è detto in modo esplicito e si può trovare nelle Sacre Scritture, a volte no. Per cui, applicando questo ‘Criterio’ possiamo ampliare la ‘Rivelazione su Dio’ in modo legittimo e con risultati sorprendenti.
– Mi sembra un criterio simile a quello ‘cristologico’.
– Infatti lo è. In quel criterio la corrispondenza è tra Cristo e noi, in questo caso invece la relazione è tra le tre Persone della Trinità. Ci sono però da osservare due cautele. La prima è questa: ‘Ogni Persona è uguale alle altre ma attua ogni attività nel modo suo proprio’. La seconda: ‘Bisogna tener conto delle differenze connesse a ciò che è proprio di ciascuna Persona’. Solo il Padre è Padre, solo la Madre è Madre e solo il Figlio è Figlio.
– Bello, mi piace! Certo che dovresti farmi almeno un esempio, in attesa di una panoramica.
– Niente gara per ora, ma preparati perché poi dovrai trovare tu le corrispondenze. Cominciamo da un aspetto di Dio da contemplare sia nella sua unità che nella realtà di ogni Persona. Dio è chiamato ‘Il Dio vivente’.
– C’è un salmo celebre che lo proclama: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sl 41,3).
– Bene, questo è Dio. Ma ora vediamo le singole Persone. Ecco il Padre: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57).
– Ma non si parla solo del Padre!
– Certo. Il ‘Criterio Trinitario’ riserva anche una meravigliosa sorpresa, ci torniamo tra poco, ma intanto osserva l’espressione: ‘Il Padre ha la vita’.
– Prendo atto.
– E poi Gesù parla di sé: ‘Io vivo per il Padre’. Qui la relazione la stabilisce lo stesso Gesù, per cui non c’è problema. Ma come vedi non è nominato lo Spirito o se vuoi ‘la Ruah’.
– Proprio così.
– Ma noi sappiamo che “È lo Spirito che dà la vita” (Gv 6,63), e ce lo rivela espressamente Gesù. E se dà la vita vuol dire che è ‘il Vivente’, cioè possiede la Vita.
– Quindi il ‘Dio Uno è il Vivente’ e ogni Persona possiede la Vita e la dona.
– Vedi che è semplice applicare il criterio, ma bisogna fare attenzione perché la Bibbia non sempre rivela in modo esplicito gli attributi delle ‘Tre Persone’, per cui l’applicazione del criterio ci consente di dire anche ciò che le sacre Scritture non esprimono con dichiarazioni precise.
– Come nel caso del ‘Criterio Cristologico’.
– Esatto. E ora ti faccio un esempio. “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre” (1 Gv 1,5). Qui si parla del Padre. La parola Dio a volte indica il Dio uno, a volte solo il Padre.
– A Gesù ci penso io: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
– Bravo! E lo Spirito?
– Per lo Spirito non mi viene in mente niente.
– Perché nella Bibbia non c’è un’espressione esplicita al riguardo, ma noi possiamo dire con sicurezza, cioè senza tema di errore: ‘Lo Spirito è luce’ applicando il ‘Criterio Interpretativo Trinitario’. Chiaro?
– Chiaro, chiaro. E la sorpresa?
– Nel passo del Vangelo di Giovanni che ho citato prima tu hai notato che Gesù parla del Padre, di se stesso e anche di noi. Infatti dice: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57). Colui che mangia di me vivrà per me. Chi segue Gesù, chi lo accoglie, chi crede in lui e si nutre della sua vita diventa anch’egli ‘vivente’ della stessa vita di Dio. Quindi la ‘sorpresa’ è che ciò che è detto della Trinità è estensibile ad ogni ‘Figlio di Dio’, per la stretta relazione tra Cristo e ogni discepolo divenuto ‘Cristo’.
– Questo lo approfondiremo… lassù, sperando che non ci vengano le vertigini!
– Ma vedi, non è un auto-innalzamento che noi facciamo, è la rivelazione di Dio nella sua autenticità. Ovviamente l’uso di questi criteri interpretativi deve svolgersi ‘sotto la guida dello Spirito’ che ci guida ‘alla verità tutta intera’ (Gv 16, 13).
– Conosciamo ‘Dio’ lasciandoci guidare da ‘Dio’.
– E così e non c’è altra via, se ci pensi bene!
20. Criterio Triadico
– E ora voglio esporti un criterio interpretativo tra i più singolari, che può aiutarci a comprendere la Scrittura ma anche a conoscere la realtà in cui viviamo.
– Interessante. Come lo hai chiamato?
– ‘Criterio interpretativo Triadico’. Ecco di che si tratta. L’Essere Unico Uno-trino, si manifesta nella ‘Molteplicità degli Esseri’ secondo tre dimensioni: ‘Spirito, Anima e Corpo’.
– Stai dicendo che ‘Spirito, Anima e Corpo’ caratterizzano tutto ciò che esiste? Ma è assurdo! Questo puoi dirlo degli esseri umani ma non puoi estenderlo agli animali, alle piante, insomma… a tutto ciò che esiste.
– Se l’Essere Unico si manifesta nella Creazione è perché ‘si fa Creazione’. Creatore e Creazione coincidono per cui esiste tra di loro una corrispondenza ontologica. E’ una delle tante ‘Coincidenze degli opposti’ che sono sconcertanti e sfuggono alla logica ma esprimono magnificamente il ‘Mistero dell’Essere’.
– Hai detto bene: sconcertanti.
– Partiamo dall’Essere Umano che consiste in tre dimensioni: ‘Spirito, Anima e Corpo’. Questa verità ce la insegna Paolo che scrive ai Tessalonicesi:“Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Ts 5,23).
– Paolo si sta rivolgendo a degli esseri umani non a tutti gli esseri viventi.
– Sì certo. Intanto, dobbiamo prendere atto che il cristianesimo subendo gli influssi della filosofia greca, soprattutto aristotelica, ha esaltato l’anima, o ‘psiché’, e le sue capacità razionali, mentre ha negato allo spirito la sua specificità riducendolo ad un attributo dell’anima.
– ‘L’uomo è un animale ragionevole’, già! Aristotele con la sua autorevolezza domina i secoli, anzi i millenni.
– Col risultato che nell’ambito del Cristianesimo l’essere umano è stato ridotto a due dimensioni, ‘anima e corpo’. L’anima è stata denominata ‘anima razionale’ o anche ‘anima spirituale’ ma dello ‘spirito’, quale facoltà primaria che costituisce l’identità più profonda dell’essere umano, non si è più parlato. E questa riduzione alla bidimensionalità è stata oltremodo deleteria e causa di problemi a non finire.
– Io sono convinto che ogni soggetto umano sia dotato dello ‘spirito’ con cui può comunicare con Dio che è Spirito. Sono convinto che abbia un’anima che ha poteri razionali, sensibilità, consapevolezza e volontà. E ovviamente prendo atto anche della corporeità e delle sue straordinarie prerogative.
– Ti ringrazio di questa ampia confessione. E devo dirti che se tu non possedessi questa convinzione io non potrei comunicarti molte mie intuizioni, scoperte e ispirazioni. Ma ora dobbiamo ampliare questa conoscenza basilare e vedere se la ‘triplice dimensione’ appartiene solo agli esseri umani o se invece è una prerogativa di tutti gli esseri viventi.
– Ti seguo con attenzione e molto interesse, anche se un po’… titubante.
– Prima di tutto una precisazione sulla parola ‘anima’, su cui purtroppo c’è molta ambiguità e confusione. L’anima è distinta dallo spirito pur essendoci tra di loro stretta relazione. Lo rivela chiaramente l’autore della Lettera agli Ebrei: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebr 4,12).
– Questa è una bella conferma che riconosce valore e dignità sia all’anima che allo spirito.
– Certamente e ne prendiamo atto. L’anima non è qualcosa di evanescente ma una struttura costituita da energia sottile, e questa energia non è fisica e neppure spirituale. E’ un’energia da scoprire. E’ l’energia che trasmetteva Gesù quando imponeva le mani sui malati, oppure quando qualcuno lo toccava con fiducia. Hai presente la guarigione della Emoroissa?
– Come no? E’ un episodio famoso!
– Eccolo qui, leggilo per favore.
– “Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno. Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò. Gesù disse:‘Chi mi ha toccato?’. Mentre tutti negavano, Pietro disse: ‘Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia’. Ma Gesù disse: ‘Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me’. Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l’aveva toccato, e come era stata subito guarita. Egli le disse: ‘Figlia, la tua fede ti ha salvata, va’ in pace!” (Lc 8,42-48). Gesù era una riserva di energia!
– Tutti noi lo siamo, anche se in Gesù sicuramente questa energia era altamente potenziata. L’episodio è interessante perché mette in evidenza che Gesù non ha pregato per quella donna, anzi era impegnato a districarsi tra la folla che lo stringeva da ogni parte per andare alla casa di Giairo dove si trovava la figlia dodicenne gravemente ammalata.
– Il fatto è accaduto quindi solo perché quella donna lo ha toccato in un modo particolare, cioè con tanta fiducia in lui.
– Gesù glielo riconosce e le dice: ‘Figlia, la tua fede ti ha salvata’. Ma egli dice anche: ‘Ho sentito che una forza è uscita da me’. Bene, questa forza, questa energia non è ‘energia fisica’ e non è neppure ‘energia spirituale’. E’ l’energia sottile che costituisce l’anima. E il suo equilibrio produce la salute nel corpo che si trova immerso in essa.
– Quindi vi sono, o vi sarebbero, tre energie costituite rispettivamente del corpo, dell’anima e dello spirito.
– Sì, e in realtà tutti noi le impieghiamo, le sperimentiamo e possiamo diventarne consapevoli. Queste tre energie non costituiscono però soltanto delle entità individuali ma costituiscono l’intero universo, cosmo o Creazione. Vale a dire tutta la natura, tutti gli esseri viventi. Sono la manifestazione dell’Essere Unico che ‘si fa creazione’. Pertanto ciò che si riscontra in un ‘essere vivente’ lo ritroviamo in ‘ogni essere vivente’ ovviamente ‘mutatis mutandis’, ovvero ‘cambiando le cose che sono da cambiare’, ma la proporzione esiste.
– Sto intravedendo qualcosa ma ho bisogno di ulteriori spiegazioni.
– Vedi, l’essere umano costituisce il vertice dell’evoluzione per cui in esso appaiono con maggiore evidenza, oltre la ‘dimensione corporea’ che è la più evidente, anche la ‘dimensione psichica’ e la ‘dimensione spirituale’, ma poiché tutta la realtà, e in particolare ogni essere vivente, è la ‘manifestazione dell’Essere Unico’ queste due dimensioni si ritrovano necessariamente anche nei vegetali e negli animali.
– Beh, che gli animali abbiano un’anima… ci sono persone che lo sostengono.
– Sì, lo so ma mi chiedo: “Quando dicono ‘anima’ che cosa intendono esattamente”?
– Ad esempio, chi ha un cane sa che è intelligente, capisce, è sensibile, capace di vita di relazione… insomma. Anzi arrivano ad elogiarne i sentimenti, l’affettuosità, la fedeltà.
– E queste qualità, secondo te, sono ‘qualità dell’anima’?
– Mi sembra di sì.
– Tu pensi che un gatto, un cane, un cavallo siano ‘consapevoli’?
– Mm, la ‘consapevolezza’ mi sembra una prerogativa umana… non animale:
– Mi sapresti dire che cosa intendi per consapevolezza?
– Essere presente a se stesso, sapere chi sei, dove sei, che cosa stai facendo, che cosa vuoi…
– Ben detto. E secondo te un cane non è presente a se stesso? Non sa dov’è? Non sa che cosa sta facendo? Non sa quello che vuole o non vuole?
– Beh, sì. Mi stai mettendo in difficoltà. Evidentemente una certa consapevolezza ce l’ha anche il cane e ovviamente anche il gatto e quindi i vari animali, sia domestici che selvatici. Però non hai detto che il cane ‘Sa chi è’. Ecco, questa consapevolezza mi sembra esclusiva dell’essere umano.
– Infatti, avevo detto ‘mutatis mutandis’. Ogni essere vivente è ‘corpo, anima e spirito’ in modo proporzionato al suo ‘limite ontologico’, il limite che lo caratterizza. Ora, certi atteggiamenti di un cane, la sintonia che riescono a stabilire col padrone, certe finezze che sa esprimere nella vita di relazione sembrano davvero indicare non solo capacità psichiche, quindi l’anima, ma molto di più, cioè lo spirito.
– Ah, quindi ribadisci che gli animali, secondo te, hanno non solo l’anima ma anche lo spirito?
– Sì, proprio così. Ma ovviamente occorre sempre precisare che ogni essere vivente è perfetto nel suo ‘limite ontologico’, e proprio perché è un limite non può superarlo. Di un cane si può arrivare a dire: ‘Gli manca solo la parola’. Vero, e la parola non può averla, anche se si fa capire come se l’avesse. E chi ha avuto confidenza con altri animali come i gatti, i cavalli, gli elefanti ha sperimentato che è proprio così. Anche a loro: ‘Manca solo la parola’.
– Continui a stupirmi… ma ancora rimango perplesso!
– Quello che sto dicendo vale per tutta la Creazione per cui dovremmo aprirci al riconoscimento di ‘spirito, anima e corpo’ nella dimensione della cosiddetta materia, nelle piante, negli animali e ovviamente nell’uomo.
– Le particelle atomiche hanno un’anima? Uno spirito? Hai deciso di farmi uscire di testa?
– Sto solo applicando il ‘Principio Triadico’ ma confesso candidamente di non sapere come possa essere possibile e che cosa significhi tutto questo per ciò che costituisce la materia. Però sta di fatto che la ‘materia’ è un mistero e sfugge ad ogni dotta definizione sia scientifica che filosofica. L’Essere Unico è ‘Massimo e Minimo’, ossia ‘Grandezza Infinita’ e ‘Piccolezza infinita’ e si manifesta tra questi due opposti nell’infinita gamma di tutti le creature nei loro limiti ontologici.
– Quindi anche negli atomi?
– Gli atomi costituiscono gli elementi naturali della realtà e, se applichiamo anche a loro il ‘Criterio Triadico’, arriviamo a dire che esistono misteriosamente perché sono, nel loro limite ontologico, ‘spirito, anima e corpo’. Non saprei dire come… ma deve essere così.
– Manifestazione dell’Essere Unico che si esprime sia nelle galassie sia negli atomi. Roba da capogiro. Francamente rimango assai perplesso.
– E fai bene. Siamo davanti al Mistero e sappiamo che non possiamo capirlo, ma solo intravederlo basandoci su ciò che lo stesso Mistero rivela di sé.
– Forse solo i poeti riescono a intuire il ‘Mistero dell’Essere’ che diventa mistero della terra, dell’acqua, dell’aria… la loro bellezza, il loro fascino. Già, lo ‘spirito della materia’ e anche ‘l’anima delle cose’. Sono soltanto poeti o anche profeti di una verità profonda?
– Spesso profeti. Ma consideriamo ora gli ‘esseri viventi’ con i quali riusciamo ad entrare in rapporto.
– E infatti mi chiedo: ‘Le piante hanno un’anima’?
– E io ti rispondo: ‘Non solo hanno l’anima ma anche lo spirito’!
– E terribilmente azzardato quello che affermi! Roba da far inorridire i Filosofi che procedono al lume della ragione ma anche tutti i Teologi per non parlare dell’intero Magistero Gerarchico.
– I Teologi sono arrivati a negare addirittura che l’essere umano sia ‘spirito’ oltre che ‘anima e corpo’, preferendo, come ti ho detto, seguire Aristotele invece della Scrittura, come possiamo sperare che si convincano che gli animali hanno un’anima e che abbiano anche lo spirito?
– E a maggior ragione, ‘a fortiori’ come dicono loro, prendere in considerazione la follia di attribuire l’anima e nientemeno lo spirito alle piante. Pretendi troppo, non ti pare?
– Sto semplicemente continuando ad applicare il ‘Principio interpretativo Triadico’. Ascolta che rivelazione assurda si trova nella Scrittura. E’ nel Libro della Sapienza: “Il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose” (Sap 12,1). Che ne dici? Lo ‘Spirito incorruttibile’ è lo Spirito dell’Essere Unico che non se ne sta in una remota e distaccata ‘Trascendenza’ ma è tutt’uno con la Creazione e le Creature, anzi, come ti ho detto e ora ti ripeto ‘Si è fatto e si fa continuamente Creazione’.
– Certo se ammetto la ‘Verità dell’Essere Unico che si fa Creazione’ allora devo concludere che tutta la realtà esistente è ‘Spirito, Anima e Corpo’, così come mi hai illustrato. Però devo rifletterci. Le piante hanno un’anima! Le piante hanno uno spirito! Incredibile!
– I biologi stanno facendo scoperte interessanti riguardo ai vegetali. Non solo i vegetali hanno i nostri cinque sensi per cui sono sensibili alla luce, al suono, al contatto con la realtà, agli odori e ai sapori ma hanno molti altri sensi con cui si orientano alla ricerca di acqua, sostanze minerali, ossigeno. Emettono segnali di pericolo, reagiscono ai predatori, comunicano tra di loro… Scoperte veramente interessanti e appassionanti.
– Ci sono persone che riescono ad entrare in sintonia con le piante, si dice che abbiano i ‘pollici verdi’. E sembra che le piante, trattate con amore, stiano bene.
– Senti le perplessità di un autore Biblico dell’Antico Testamento su uomini e animali. Leggi qui, scuotiti e collabora.
– “Riguardo ai figli dell’uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti” (Eccl 3,18-19).
– Vedi, ‘C’è un solo soffio vitale per tutti’ e questo ‘soffio’ è lo ‘spirito’, in ebraico ‘ruah’.
– Vado avanti: “Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?” (Eccl 3,19-21). Mi sembra che questo Autore più che ‘Rivelazioni’ esprima le sue perplessità.
– Sì, pare anche a me. Ma la verità è che c’è un unico Mistero che è il Mistero della Vita che coinvolge tutti gli esseri viventi. Lo ‘Spirito di Dio’ è presente in ogni realtà. Tutto è ‘Manifestazione dell’Essere Unico’ e dovremmo riscoprire la sacralità del mondo, della natura, del cosmo. E il ‘Criterio Triadico’ può aiutarci non solo ad ‘interpretare la Scrittura’, come ti dicevo, ma anche ad ‘interpretare la Natura’ in modo da accostarci ad ogni aspetto della realtà cogliendone le dimensioni più profonde, oltre ciò che è visibile. E potremmo fare scoperte interessanti contemplando i prodigi della realtà intorno a noi: gli animali, le piante e anche ciò che sembra inanimato come le rocce, l’acqua, l’aria… Tutto è permeato, direi impregnato dell’Essere Unico, tutto lo manifesta, tutto lo esprime!
– Ma Gesù sugli animali non ha detto niente, almeno che io ricordi.
– Noi non conosciamo tutto quello che lui ha detto. Dai Vangeli risultano solo due simpatiche notazioni che riguardano gli uccelli. Senti questa: “Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio” (Lc 12,6). Bello no?
– Dio si ricorda di ogni passerotto… bellissimo. Vuol dire che sono preziosi ai suoi occhi!
– E senti quest’altra: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6,26). E’ vero che precisa che tra uccelli ed esseri umani c’è un’importante differenza ma il Padre si occupa anche di loro.
– Certo che Gesù avrebbe potuto dire qualcosa di più sugli animali, tanto più che anche ai suoi tempi i Leviti continuavano a macellarne in grande quantità secondo le prescrizioni della Torah. Se gli animali hanno un’anima, anzi anche uno spirito, non avrebbe dovuto prenderne le difese? Invece niente, neanche una parola!
– Mi hai fatto venire in mente che i Profeti hanno più volte condannato la pratica dei sacrifici animali sconfessando che fossero stati ordinati da Dio.
Ecco ad esempio Osea che riferisce le parole di Yahvè: “Li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti” (Os 5-6).
– Eppure con l’olocausto la vittima era interamente offerta a Dio.
– Ma chi offriva un animale a bruciare quanto amore aveva per Dio e soprattutto per i propri simili? E quanto rispetto aveva per la povera bestia condannata al rogo?
– Già. Si pensava d’ingraziarsi Dio con culti esteriori mentre egli ha sempre guardato al cuore.
– Leggi qui quello che dice Isaia, proprio all’inizio del suo libro.
– “Che m’importa dei vostri sacrifici senza numero? – dice il Signore. ‘Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco”. Elenca tutti gli animali che continuamente venivano offerti al tempio.
– Infatti e dichiara apertamente di non gradire tutta quella macelleria.
– “Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue” (Is 1,11-1). Attraverso Isaia Yahvè parla molto chiaro.
– La mani degli Israeliti grondano sangue umano e sangue di animali innocenti. Yahvè non ha mai ordinato sacrifici di animali. I Profeti smentiscono apertamente quanto è prescritto dal libro dell’Esodo, dal Levitico e dal Deuteronomio.
– Procedo: “Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova” (Is 1,6-17).
– Yahvè, attraverso il profeta, richiama all’osservanza della pura Legge dell’Essere che parla dell’amore espresso nel servizio, nella cura, nell’attenzione a tutti coloro che sono nella necessità.
– Lasciando in pace gli animali.
– Gesù, quando ha cacciato i mercanti dal Tempio si è comportato come un antico Profeta nel riprovare il mercato che si svolgeva là e secondo me intendeva anche condannare tutti quei sacrifici di animali.
– Già.
– Leggi qui dal Vangelo di Marco.
– “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti ?Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!” (Mc 11,17). Interessante questo richiamo. ‘Casa di preghiera’ e non ‘macello di animali’ e poi l’estensione a tutte le genti. Gesù è venuto per tutti.
– I traffici mercantili riguardavano il cambio delle monete perché non si potevano usare quelle romane per comprare gli animali destinati ai sacrifici. Ma poi come in tutti i mercati si svolgevano speculazioni e truffe. Per questo Gesù usa la parola ‘ladroni’. Ma l’accusa è soprattutto rivolta verso i Leviti e i Sacerdoti che aveva autorizzato tutto questo. Infatti Gesù dice: ‘La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti.Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!’. Quindi quella che dovrebbe essere Casa di Preghiera è un mattatoio. La riprovazione riguarda il perdurare di sacrifici decisi dagli uomini e attribuiti alla volontà di Dio.
– Mi sta ronzando in testa da un po’ uno degli episodi più sconcertanti che ha Gesù come protagonista. In base a quello che mi hai detto riguardo alle piante le mie perplessità aumentano.
– A che cosa ti riferisci?
– Alla maledizione che Gesù ha lanciato su quel povero albero di fichi!
– Leggiamo insieme il passo. Prendiamo il Vangelo di Marco, ecco qui.
– “La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: ‘Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti’. E i discepoli l’udirono” (Mc 11,12-14). Ecco, quello che più trovo assurdo in questa vicenda e la puntualizzazione ‘Non era infatti quella la stagione dei fichi’. Insomma, Gesù si arrabbia con un fico che ha solo foglie perché non è la stagione dei fichi? Ma ti sembra possibile? E si arrabbia a tal punto che lo maledice con quella formula terribile: ‘Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti’. Insomma ne decreta la morte con una spietatezza inaudita!
– Leggi anche il seguito, poco dopo, e poi ti dirò che cosa ne penso.
– Va bene, ma tu devi sciogliermi questo dubbio che mi perseguita da anni: “La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: ‘Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato’. Gesù allora disse loro: ‘Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11,20-24). Ecco, ora tocca a te. Aspetto una spiegazione illuminante!
– Spero. Vedi, i Quattro Vangeli riferiscono detti e fatti che la tradizione orale attribuisce a Gesù. Ho detto ‘attribuisce’ per cui è compito di chi interpreta distinguere il vero dal falso, le leggende dalla realtà, le invenzioni dalla verità. In questo caso io ritengo che Gesù non abbia maledetto il fico perché lui non maledice nessuno. Non è il Creatore di tutto ciò che esiste? Tanto più che ‘non era la stagione dei fichi’. Non aveva proprio motivo di pretendere da quel povero fico l’impossibile.
– Quindi non l’ha fatto.
– No.
– Quello che dici mi tranquillizza. Preferisco pensare che l’autore del Vangelo abbia creduto ad una leggenda che circolava e l’abbia riportata con una certa leggerezza piuttosto che trovarmi davanti ad un Gesù assurdo e spietato.
– Un giorno Gesù ha raccontato una parabola, eccola qui, leggila.
– “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13,6-7).
– Ecco, vedi, Gesù ragionava così. Il fico improduttivo non si maledice ma gli si dà l’opportunità di riscattarsi e di riprendere a fare frutti. Questo per me è il Gesù vero.
– Ed è il Gesù che piace anche a me.
– Quanto all’insegnamento che Gesù dà ai discepoli sull’importanza della convinzione di fede rimane efficace anche senza la ‘maledizione del fico’. Per dimostrare la validità di quello che diceva avrebbe dovuto forse ordinare effettivamente al monte di gettarsi nel mare? Suvvia! Gesù compie atti positivi e non negativi o distruttivi!
– Mi hai convinto. Però tu hai detto che Gesù non maledice nessuno. A me è venuto in mente un passo da cui risulta invece il contrario.
– So il passo a cui ti riferisci. Prendilo e leggilo. Poi lo commentiamo.
– Mi aspetto soprattutto il tuo commento. Eccolo qui: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra” (Mt 25,31-33). Ecco, per me Gesù non aveva alcun bisogno di attribuire a quelli di destra il nome di pecore e a quelli di sinistra il nome di capri, bastava si limitasse a dire ‘Separerà gli uni dagli altri’.
– Infatti, denominando ‘capri’ quelli di sinistra ha gettato discredito immotivato su queste bestie, che poi sono state ulteriormente disprezzate con l’accrescitivo ‘caproni’. Da questa attribuzione ne è venuto il loro abbinamento ai Diavoli e addirittura lo stesso Satana viene rappresentato come un enorme caprone ritto sulle zampe posteriori.
– Sia le capre che i capri sono creature di Dio, e non meritano questa ingiustizia e infatti Gesù non può averla compiuta. Sei d’accordo?
– Precisazione che condivido ma ora continua a leggere.
– “Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,34-40). Qui però c’è un grande insegnamento. Gesù afferma la sua immedesimazione con tutti coloro che soffrono e dice: ‘L’avete fatto a me’. Bello e profondo, vero?
– Condivido il tuo entusiasmo ma dobbiamo leggere fino in fondo.
– “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli”. Ecco, hai sentito? Qui c’è una maledizione in piena regola, non puoi negarla!
– Non nego che sia scritta lì, certo. Ma io nego che Gesù l’abbia lanciata. Prosegui pure.
– “Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt 25,41-45). Allora, che mi dici? Gesù rimprovera tutti coloro che hanno chiuso il loro cuore davanti ai bisogni dei sofferenti e quindi lo hanno chiuso a lui. Non sei d’accordo?
– D’accordissimo. E’ giusto che siano puniti per la loro indifferenza ma Gesù non li maledice in quel modo cacciandoli nell’inferno eterno. Ricordi tutto quello che abbiamo detto riguardo all’eternità dell’Inferno?
– Sì, ‘Inferno pedagogico’ per un certo tempo ma non ‘Inferno eterno’.
– Ecco, allora la maledizione attribuita a Gesù, a mio parere, non l’ha mai detta né mai la dirà. Leggi l’ultima frase.
– Ah sì, eccola: “E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25,46).
– Inferno eterno… supplizio eterno… Gesù non parla così, anche se chi ha vissuto con il cuore chiuso dovrà imparare ad aprirlo. Per me, lo ribadisco, c’è sola la prospettiva dell’Inferno Pedagogico. L’Inferno Eterno non fa parte dell’insegnamento autentico di Gesù, per cui dico che gli è stato attribuito di sana pianta oppure interpretando malamente ciò che ha effettivamente detto. Soddisfatto?
– Sì, a questo punto mi arrendo. Mi sono venuti in mente tutti i discorsi fatti sull’Aldilà. Però ho ancora un problema e questa volta riguarda gli animali. E’ mai possibile che Gesù abbia autorizzato gli ‘spiriti’ che affliggevano l’indemoniato Geraseno a trasferirsi in un’intera mandria di porci?
– Leggiamo l’episodio e poi ti dirò.
– “Giunsero all’altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: ‘Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!’. Gli diceva infatti: ‘Esci, spirito immondo, da quest’uomo!’. E gli domandò: ‘Come ti chiami?’. ‘Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti’. E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione” (Mc 5,1-10).
– Gli ‘spiriti immondi’ contrariamente a quanto si crede, non sono ‘diavoli’ ma ‘spiriti umani’ che dopo il distacco dal corpo fisico rimangono legati ai luoghi dove hanno vissuto. In certi casi riescono a insediarsi in persone viventi come nel caso di questo povero Geraseno.
– Una possessione multipla. Addirittura una ‘Legione’!
– Sempre che abbia detto la verità.
– Ma lo ha interrogato Gesù!
– Va bene. Supponiamo che questo dialogo sia avvenuto e che quegli spiriti abbiano detto la verità. Continua a leggere.
– “Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: ‘Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi’. Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto” (Mc 5,11-14).
– Sai perché ho messo in dubbio che il dialogo sia veramente avvenuto? Proprio per la richiesta degli spirito immondi che Gesù avrebbe soddisfatto.
Perché i porci, bestie innocue e innocenti, avrebbero dovuto essere invasi da quegli spiriti immondi? Ti sembra possibile che Gesù sia arrivato ad autorizzare una tale ingiustizia?
– Beh, i porci per gli Ebrei erano considerati animali immondi.
– Per gli Ebrei, ma non per Gesù che pur essendo Ebreo è anche il Creatore di tutto ciò che esiste e tutto ciò che esiste è buono.
– Quindi, secondo te, Gesù non ha dato nessuna autorizzazione.
– Penso proprio di no. E inoltre che senso ha che gli spiriti chiedano di potersi trasferire nei porci se poi appena insediati li fanno morire e quindi rimangono nuovamente senza dimora?
– Quindi?
– Io ritengo che la storia dei duemila spiriti immondi che fanno morire duemila porci con tanto di concessione di Gesù sia tutta un’invenzione per dimostrare maldestramente la potenza di Cristo!
– A questo punto, dopo le tue spiegazioni, lo credo anch’io.
– Finisci la lettura.
– “Giunti che furono da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: ‘Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato’. Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati” (Mc 5,15-20). Ecco un indemoniato trasformato in un apostolo. Questo è bello, no?
– Come vedi bisogna non prendere i Vangeli per oro colato. Insieme all’oro possono trovarsi altre sostanze che non hanno la stessa nobiltà e lo sesso valore..
– Ho appreso la lezione.
– E ora voglio ricordare io un episodio che mostra l’attenzione di Gesù verso il mondo degli animali. Gesù giunge alla vista di Gerusalemme e piange sulla città perché è addolorato da tutti coloro che lo respingono. Leggi qui.
–“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!” (Lc 13,34).
– Bello l’esempio della chioccia che protegge i suoi pulcini sotto le sue ali. Una volta ho assistito a questo spettacolo quando mi trovavo nella cascina di mio nonna. Un’espressione di amore, cura, dedizione. Bellissima.
– Anche Gesù ha assistito a questa stupendo esempio di amore e vorrebbe compierlo lui stesso a favore degli abitanti di Gerusalemme, anzi di tutti gli Ebrei… ma non è stato possibile. I pulcini sono docili, sanno che le ali della madre sono la loro protezione e il loro rifugio ma i contemporanei di Gesù non lo riconoscono come loro salvatore e infatti lo rifiutano e stanno per ucciderlo, come hanno fatto già con i Profeti.
– Già quei Profeti che condannano i sacrifici degli animali.
– A proposito, c’è un salmo che ha sempre creato a esegeti e teologi sia ebrei, sia cattolici sia protestanti. Sentilo, te lo leggo io: “Signore, la tua grazia è nel cielo, la tua fedeltà fino alle nubi; la tua giustizia è come i monti più alti, il tuo giudizio come il grande abisso: uomini e bestie tu salvi, Signore” (Sal 35,6-7). E’ proprio della giustizia di Dio salvare non solo gli uomini, gli esseri umani, ma anche le bestie. Straordinario, no?
– Direi proprio di sì.
– E dato che l’espressione ‘salvi’ è sconcertante già nel momento di tradurre il testo si sono tentate delle varianti usando termini più sfumati. Ed ecco allora invece di ‘salvi’ espressioni come ‘porti soccorso’ oppure ‘proteggi’. Mentre ‘salvi’ vuol dire che Yahvè vuole condurre ogni essere vivente, quindi anche gli animali, ad un destino di pienezza di vita, ossia di salvezza. D’altra parte la Scrittura ci informa di una meravigliosa Alleanza tra Yahvè e Noè, che riguarda sia uomini che animali.
– Interessante!
– Leggi qui e ammira la bontà di Dio.
– “Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: ‘Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con i vostri discendenti dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra” (Gn 9,8-11). L’Alleanza tra Dio e tutti i viventi, esseri umani e animali. Stupendo
– Vai avanti.
– “Dio disse: ‘Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e noi ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L’arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra” (Gn 9,12-16). Alleanza eterna vuol dire che non finisce mai, ed è stabilita con precisione: ‘tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne’. Sono estasiato. Non ho mai letto questi testi in modo così accurato e ti ringrazio di avermene offerto l’opportunità.
– Ed ora facciamo un volo ampio e arriviamo a Paolo e alla sua Lettera ai Romani. Anche lì troviamo una visuale aperta a tutta la creazione quindi comprensiva di esseri umani e animali, tutti i viventi. Leggi da qui.
– “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,19-23). Ho letto ma ho bisogno di qualche delucidazione.
– La Creazione è tutto ciò che esiste, è l’Essere Unico che ‘si fa incessantemente Creazione’ e quindi, stupisciti pure, ‘si fa anche ogni singola ogni creatura’.
– Pieno di stupore sto entrando gradualmente in questo ordine di idee…
– L’Universo è in continua evoluzione e procede inesorabilmente verso la ‘Divinizzazione integrale’. Paolo parla di ‘schiavitù della corruzione’ per indicare il ‘limite ontologico’ di ogni creatura sottoposta alla caducità. Ma ecco che c’è la prospettiva di giungere alla ‘libertà della gloria dei Figli di Dio’. E’ la prospettiva della Resurrezione che Cristo ha attuato in sé e che vuole estendere ad ogni essere umano. E non solo. Tutta la Creazione ‘geme e soffre nelle doglie del parto’ perché aspira alla salvezza, ossia alla divinizzazione. Questa speranza non verrà delusa né per gli esseri umani, né per gli animali, né per i vegetali, né per ogni realtà esistente. Avverrà una straordinaria ‘Palingenesi’ ossia la ‘Divinizzazione universale’.
– Meraviglioso!
– Dobbiamo scoprire la sacralità della Creazione, la sacralità di ogni creatura, in cui si manifesta l’Essere Unico che è ‘Uno e Molteplice’. Dobbiamo imparare a contemplare e ammirare tutto ciò che ci circonda vivendo la Legge dell’Essere che ci spinge ad amare tutto e tutti, soprattutto le creature più piccole e indifese, tutti coloro che hanno bisogno di cura, premura, attenzione. In primo luogo gli esseri umani, certamente, ma dobbiamo anche amare e rispettare gli animali domestici e selvatici. Dobbiamo apprezzare e amare le piante dei nostri giardini e dei prati ma anche le intere foreste, i mari, i fiumi, le montagne… Tutto ciò che esiste è sacro perché manifestazione dell’Essere Unico nella sua triplice dimensione di ‘spirito, anima e corpo’.
– Mi hai fatto venire in mente san Francesco che sentiva e viveva la ‘fraternità con tutte le creature’. Credo che avesse compreso la sacralità del creato di cui hai appena parlato.
– Evidentemente, e ci sono molti episodi che descrivono il suo rapporto con animali di tutti i tipi con cui entrava in piena sintonia: allodole, pesci, leprotti, il lupo e tanti altri. Ma non è solo poesia. Egli sicuramente sentiva e sapeva che ogni essere vivente è ‘manifestazione dell’Essere Unico’ ed è costituito da ‘spirito, anima e corpo’.
– Questo ‘Principio Triadico’ è davvero sconcertante ma devo riconoscere che è una chiave per entrare più in profondità nel Mistero dell’Universo. Grazie!
– Una volta acquisito il ‘Criterio’ starà a te utilizzarlo sia per ‘interpretare la Scrittura’ sia per ‘interpretare la Natura’ in modo da muoverti in essa col pieno rispetto di tutte le meravigliose creature con cui l’Essere Unico manifesta la sua inesauribile Molteplicità.
21. Il Criterio ‘Coincidentia oppositorum’
– I ‘Criteri interpretativi’ che mi hai illustrato finora sono uno più entusiasmante dell’altro. E ora quale ‘Criterio’ mi proponi?
– Uno strumento fondamentale e importantissimo per interpretare correttamente le Sacre Scritture è il ‘Criterio della Coincidenza degli Opposti’ fondato sulla constatazione che in Dio gli ‘opposti ontologici’ coincidono.
– Ma di questo ne abbiamo già parlato a lungo nella nostra precedente conversazione. Mi hai quasi stordito con questo ‘Principio’ quando me lo hai illustrato in tutti i suoi numerosi aspetti. E’ stato come un terremoto, ma mi è stato veramente molto utile.
. Il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ ci fa entrare nel ‘Mistero dell’Essere Unico’ e anche se non siamo in grado di capire come gli ‘opposti’ possano coincidere ci mette in guardia da un rischio n cui a dire il vero incorrono sia i filosofi che i teologi.
– E io ho capito qual è questo rischio. Schierarsi decisamente in favore di un opposto considerandolo valido e negando invece valore all’altro. Eh sì, la storia della teologia ci offre innumerevoli esempi di lotte acerrime tra sostenitori di un opposto contro i sostenitori del suo opposto!
– Ma chi accoglie la verità di questo ‘Principio’ riconoscendolo costituivo dell’Essere Unico è al riparo da questi errori grossolani.
– Ricordo che con quel Principio abbiamo passato in rassegna i nomi di Dio e, fatto sorprendente per me, tu li hai sistemati in coppie di opposti. E poiché la Bibbia rivela effettivamente la presenza in Dio di qualità o modi di essere antagonisti abbiamo attinto conferme a piene mani.
– Vedo che ricordi bene e questo mi riempie di gioia. Sai, mi fa piacere che tu registri le nostre conversazioni, ma ciò a cui tengo particolarmente e che tu registri con il tuo cuore quello che viene fuori nei nostri dialoghi. Il registratore non perde una parola di quello che dico, ma è solo uno strumento, sofisticato finché si vuole, ma un semplice strumento. Tu sei un ‘essere umano’, anzi no, di più, un ‘Figlio di Dio’ che va prendendo sempre più coscienza della sua altissima dignità.
– Grazie a te.
– Grazie soprattutto allo Spirito che ci guida passo dopo passo. Il compito che ci attende ora è quello di utilizzare il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ trasformandolo da realtà ontologica dell’Essere Unico a criterio operativo per interpretare la Rivelazione contenuta nella Scrittura.
– Ho detto che la ‘Coincidenza degli Opposti’ è la realtà dell’Essere Unico per cui conoscendola diventa anche un ‘Principio Interpretativo’. E’ chiaro ora?
– Sì, credo di sì. Ma lo capirò meglio se entriamo nel vivo della ricerca.
– Bene. Ricordi qualche coppia dei nomi di Dio?
– Qualcuna? Mi si sono stampate tutte nel cervello perché sono passato di stupore in stupore.
– Ottimo, e allora dimmene una.
– Vediamo: ‘Dio Uno-Dio Trino’. Così entriamo subito nel mistero indecifrabile della Trinità.
– E poi? Che altri Nomi ti vengono in mente?
– ‘Dio Unico-Dio Molteplice’.
– Ancora.
– ‘Dio Impassibile-Dio Sofferente’. Questa sì che mi ha colpito. E ancora ‘Dio Onnisciente-Dio Ignorante’: una coppia inquietante. Dio ignorante… come è possibile! Eppure mi hai convinto con passi della Scrittura.
– Ti aiuto a ricordarne altri: ‘Dio Onnipotente-Impotente, Onnipresente-Assente, Dio Trascendente-Immanente’…
– E anche: ‘Dio Personale-Dio Impersonale’ e poi, il più sorprendente di tutti, ‘ Dio Spirito-Dio Materia’. Veramente Dio è infinito, tutto è in Lui, e Lui e in tutto.
– Hai detto ‘Dio è infinito’ ma ti sei dimenticato che anche in questo caso c’è l’opposto.
– Cioè?
– ‘Dio è Infinito’ ma anche ‘finito’!
– E già. E’ vero. Ognuna di queste coppie è strana e paradossale.
– Eppure proprio lì è nascosto il segreto di Dio, anzi i suoi molti segreti!
– Mi è piaciuto ‘contemplare’, sì, contemplare perché non si può certo dire ‘capire’ una coppia che non sarebbe stata gradita al mio professore di Filosofia: ‘Dio Immobile-Dio Dinamico’. Secondo la logica Dio o si muove o sta fermo, una delle due, non c’è altra possibilità. E invece con la Scrittura diciamo che ‘sta fermo eppur si muove’ anche se noi non possiamo capire come fa.
– Ricordi altre ‘Divine Coppie’?
– Ce ne sono tante, tutte da incubo per i razionalisti. Eccole qua. Mi sembra di essere un prestigiatore che tira fuori delle sorprese dal cappello cilindrico. Non voglio essere irriverente, stiamo parlando di Dio. Ma con queste coppie di opposti bisogna dire che Dio è anche divertente. Eccole qua: ‘Dio Massimo e Dio Minimo, Dio Altissimo e Dio Bassissimo…Dio Inaccessibile e Dio Accessibile’…
– Ricordi bene ciò che abbiamo detto a proposito delle ‘Coppie di opposti’?
– Credo di sì. Dopo la nostra conversazione sul ‘Principio della coincidenza degli opposti’ ho verificato attentamente i passi della Scrittura che avevi citato riguardo alle coppie e ho riflettuto molto. Effettivamente se applichiamo il ‘Principio di non-contraddizione’ della logica di Aristotele constatiamo che la Bibbia è piena di affermazioni contraddittorie perché del tutto illogiche e assurde.
– Perché Dio, per rivelare se stesso, usa questo metodo? Perché rivela Nomi, Attributi e Attività che formano ‘Coppie in contrapposizione’?
– Tu me lo chiedi? Ti do la risposta che hai dato a me: ‘Perché non può farne a meno’! Il Mistero del suo Essere non può venir espresso mediante il linguaggio umano. Per conoscere Dio è necessario essere Dio. Questo è l’insegnamento di fondo che vuole darci Dio e quindi è necessario accettare questo metodo di Dio, che è la ‘Rivelazione di Sé’ con affermazioni di ‘Nomi e Opposti’.
– Nomi… ma anche aggettivi.
– Sono due modalità grammaticali di esprimere lo stesso concetto. Se dico ad esempio ‘Onnipotenza di Dio’ oppure ‘Dio Onnipotente’ si tratta sempre della stessa caratteristica, non credi?
– E’ vero.
– Bene. Allora riconosciamo che, a causa dei nostri limiti, a noi appare che in Dio una molteplice ‘compresenza di opposti ontologici’. Non preferiamo l’uno o l’altro per non fare della rivelazione un sistema razionale, in cui prevalgono certi attributi di Dio a discapito dei loro opposti. Accettiamo che Dio sia ‘sovra-razionale’ e quindi oltre la ‘Logica’.
– Mi sembra che il ‘Criterium coincidentia oppositorum’ sia un criterio umile, rispettoso dell’Essere Unico e del suo mistero e al tempo stesso sia anche uno strumento formidabile per gettare uno sguardo nella sua intimità, voglio dire nella sua inesauribile profondità.
– Però dopo aver fatto quest’ampia rassegna è necessario ribadire la verità che ‘in Dio non ci sono opposti’ perché Dio opera in Sé una meravigliosa ‘sintesi reale’, quindi né razionale, né logica.
– Chi nega la validità di questo ‘Principio’ dovrebbe trovarsi in grave difficoltà nella comprensione della ‘Rivelazione’.
– Sì, l’hai detto e io ne so qualcosa, perché il mio primo approccio alla Bibbia è stato ‘razionalista’. Anzi, no, a dire il vero, subito sono stato addirittura ‘fondamentalista’, cioè uno di quelli che rimangono impastoiati nella ‘lettera’, ma ero però poco più che un ragazzo. Poi, come ti dicevo, sono divenuto ‘razionalista’ e dibattevo tra me, ricordo, il tema ‘Giustizia e Misericordia’. Mi chiedevo:‘Ma come fa Dio a essere giusto e al tempo stesso misericordioso senza annullare la sua giustizia?’.
– E allora come fa ad essere ‘Dio Assoluto’ e simultaneamente ‘Relativo’? Come fa ad essere ‘Dio Infinito’ e ‘Finito’? Anche queste coppie abbiamo contemplato e verificato nella Scrittura.
– Troviamo certe espressioni nella Bibbia a cui abbiamo fatto l’abitudine, leggiamo ed accettiamo senza riflettere, ma se ci fermassimo anche solo un attimo di certo rimarremmo allibiti. Ad esempio, davanti a coppie come queste: ‘Dio Primo e Ultimo, Dio Ricco e Povero, Dio Signore e Servo’ che pensare? Eppure sono tutti Nomi che la Scrittura riferisce a Dio.
– Mi è venuta in mente una coppia di opposti che sperimentiamo spesso: ‘Dio Onnipresente e Dio Assente’. ‘Onnipresente’ vuol dire presente ovunque e in ogni tempo, ma ‘assente’ vuol dire che non si trova da nessuna parte, al punto che quando si va in crisi si dice: ‘Non c’è’. Oggi sono in parecchi a dirlo…
– Eh, sì. Hanno scelto uno dei due opposti dimenticando l’altro. Per credere in Dio e fidarsi di Lui dobbiamo superare gli ostacoli che la nostra mente ci pone davanti, con i suoi ragionamenti così apparentemente sensati e accogliere il principio del tutto paradossale della ‘Coincidentia oppositorum’.
– Confesso di aver trovato alcune coppie che mi hanno destabilizzato, come ‘Dio Buono e Dio Inesorabile’ e anche ‘Dio Salvatore e Dio Giudice’. Dio così buono viene presentato, in certi passaggi della Bibbia, come un Dio spietato e vendicativo.
– Attenzione che non tutto nella Bibbia è ‘Rivelazione di Dio’! C’è bisogno di ribadirlo sempre. Che Dio sia ‘inesorabile’, perché questa è l’esigenza dell’Amore, è vero ma Dio non è né spietato né vendicativo! Siamo noi che interpretiamo a modo nostro, secondo schemi umani, e quindi antropomorfici, l’essere e l’agire di Dio. Tra poco quando ti illustrerò il ‘Criterio Interpretativo della Nemesis’ sarà tutto chiaro.
– Sì, ho bisogno di avere precise delucidazioni su questo punto, perché certi tratti antropomorfici di Dio, soprattutto del Dio del Vecchio Testamento, non mi sono mai andati giù, come ad esempio, l’Ira di Dio.
– Spero di soddisfare la tua esigenza. Comunque ciò che possiamo concludere è che la ‘Verità di Dio’ risplende nell’unificazione degli opposti che si attua in Lui e che noi, esseri umani, non possiamo comprendere.
– Ciò equivale a fidarsi della ‘Rivelazione’ che Dio fa di Sé.
– O ci fidiamo di noi o ci fidiamo di Lui. Ma per prima cosa dobbiamo anche chiederci ‘Chi tra noi e Dio è… Dio?’ Lui o noi? E’ assurdo ma spesso ci mettiamo al posto di Dio o al di sopra di Dio, senza neanche accorgercene! C’è comunque una coppia di opposti che mette letteralmente in ginocchio la nostra razionalità.
– Veramente tutte queste coppie mettono in ginocchio la nostra presunzione razionale e la nostra logica. E già che siamo in ginocchio adoriamo Dio nel ‘Sacro Mistero del suo Essere’.
– E’ una buona cosa. Questa coppia, dato che le altre ci mettono in ginocchio, ci stende addirittura a terra, sai nell’atteggiamento della prosternazione, che viene usata nelle consacrazioni solenni dai Sacerdoti o dei Vescovi. E’ un gesto di grande umiltà e consegna a Dio.
– Mi stai rendendo impaziente. Di quale coppia si tratta?
– Eccola: ‘Dio Gloria e Dio Kenosi’. La massima manifestazione di Dio, cioè la sua ‘Gloria’ e il suo massimo spogliamento, la ‘Kenosis’, lo svuotamento della sua Divinità e Maestà. Ebbene queste due realtà sono due facce della stessa medaglia e in Dio coincidono!
– E’ come vedere con un solo sguardo Cristo Crocifisso e Cristo Risorto.
– Ottimo esempio… ma è per noi impossibile. Ecco a che cosa serve questo criterio. Ci mantiene umili, perché dobbiamo riconoscere che Dio, nel suo mistero, anche quando si rivela rimane sempre incomprensibile. Se conserviamo questa consapevolezza possiamo entrare in comunione con Dio e allora sarà lui stesso a introdurci nei suoi misteri. Il vero Dio concilia in Sé gli opposti ontologici in una sintesi che per noi è inconcepibile. Dobbiamo allora aprirci alla ‘Rivelazione’. Dio si rivela ‘per quello che è’ e manifesta quindi aspetti contradditori, paradossali o scandalosi che ci appaiono tali solo a causa dei nostri limiti mentali,
– E per un utilizzo pratico del ‘Principio’ che cosa consigli ad un ‘principiante’ come me?
– Simpatico il gioco di parole. Due consigli pratici. Primo, quando trovi un’affermazione nella Scrittura che rivela un Nome di Dio, datti da fare e cerca il suo termine opposto. E quando l’hai trovato tieni i due termini sempre insieme e non formulare pensieri o conclusioni che preferiscano l’uno o l’altro.
– Ne farò tesoro. E l’altro?
– Eccolo. Dio è l’Unico Essere. Le coppie di opposti stanno ad indicare che egli abbraccia tutti gli estremi e nulla è fuori di lui. Ogni coppia ti mette di fronte ad un aspetto di questa verità. Più che ragionare… contempla e passerai dalla dimensione razionale a quella spirituale. E’ lì che Dio vuole condurti perché con il tuo spirito puoi entrare in comunione reale con Dio che è Spirito.
– Grazie! Mi serve molto che tu, oltre i principi teorici, mi dia anche istruzioni pratiche. Abbiamo finito per oggi?
– Non ancora. Vorrei fare un piccolo riepilogo dei criteri interpretativi che abbiamo sviluppato fino a questo punto. Che ne dici?
– Volentieri. Dunque, prima di tutto il ‘Grande principio dell’Amore’ collegato al ‘Criterio ontologico’ e alla ‘Legge dell’Essere’, quindi il ‘Criterio Cristologico’. Poi hai esposto il ‘Criterio Trinitario’ e l’ultimo di cui stiamo parlando ora è il ‘Criterio della Coincidenza degli opposti’. Abbiamo già un bell’equipaggiamento per introdurci nella Sacra Scrittura ed esplorarne i segreti, non credi?
– Ce ne sono parecchi altri e tutti della massima importanza, per cui per il momento è meglio aspettare.
– Ma se questi ‘Criteri Interpretativi’ sono troppi alla fine non c’è il rischio di andare in confusione?
– No, perché non devi utilizzarli tutti insieme ma scegliere di volta in volta il ‘Criterio’ più adatto. E’ più semplice di quello che immagini.
– Il problema sarà allora individuare il ‘Criterio’ giusto.
– Lo capirai affrontando i vari testi perché solo usando il ‘Criterio’ adatto ne verrai a capo.
– Ah, tranquillizzante risposta.
– I ‘Criteri interpretativi’ più importanti che ci rimangono, da esaminare sono il ‘Criterio interpretativo della Theosis’, il ‘Criterio interpretativo della Kenosis’, poi il ‘Criterio interpretativo della Nemesis’ e inoltre il ‘Criterio interpretativo della Totalità’.
– Niente male. E’ un bel corredo. Allora diamoci da fare!
– Ce ne sono anche alcuni altri te li esporrò al momento opportuno.
– Sono ansioso di conoscerli tutti.
– E io sono impaziente di esporteli uno ad uno ma dobbiamo procedere con calma perché si tratta di ‘Criteri’ estremamente delicati e precisi che devono essere compresi alla perfezione per applicarli con altrettanta perfezione.
– Ti seguirò con grande attenzione.
22. Criterio della Theosis
– Intendo ora presentarti il ‘Criterio Interpretativo della Theosis’.
– ‘Theosis’? Già, me ne hai parlato nella nostra conversazione sul ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’. Ma non hai una parola più semplice, magari italiana? Questa è greca, o mi sbaglio.
– Sì, ma insisto ad usarla perché è propria della Tradizione Ortodossa la quale interpreta il ‘Progetto di Dio’ nei confronti degli esseri umani come ‘Theosis’ vale a dire reale ‘Divinizzazione’, mentre nell’ambito della Chiesa Cattolica questa convinzione non c’è, anzi è contrastata.
– Parliamo allora della ‘Theosis’ ma in realtà ne abbiamo già parlato.
– Sì, ma ora la consideriamo quale ‘Criterio Interpretativo’. Però devo prima ribadire una grande verità sui ‘Criteri interpretativi’. Non si tratta di ‘Criteri’ elaborati al di fuori della Scrittura sulla base di concezioni teologiche o filosofiche. Non derivano da una ‘precomprensione’ per accostarsi al testo biblico. No, niente di tutto questo. I ‘Criteri’ sono desunti dalla Bibbia stessa. E ‘da lì che li ricaviamo e quindi possiamo dire che sono parte integrante della ‘Rivelazione’.
– Lo avevi già detto ma ribadirlo è molto utile.
– Poco fa è stato evidente con il ‘Criterio della Coincidenza degli Opposti’. Gli ‘opposti’ nell’Essere Unico coincidono realmente e quindi il ‘Criterio Interpretativo’ che ne ricaviamo consiste nel cercare e verificare questa loro continua ‘coincidenza’. Sono stato chiaro?
– Chiarissimo. Dicevi che il Magistero Cattolico non ha recepito il ‘Disegno della Divinizzazione’ e anzi lo ha contrastato arrivando a negarlo. Ma non hanno letto la Scrittura?
– Ma la Scrittura non basta leggerla, bisogna anche capirla. E i Padri greci e latini si sono accostati alla Bibbia saturi di cultura filosofica che dava loro l’illusione di essere preparati culturalmente a capire tutto… non hanno capito niente! E questo perché? Non si ponevano in modo semplice, umile, attento per entrare davvero in sintonia con il messaggio di Cristo, che aveva detto: “Ti benedico Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).
– Fammi un esempio.
– Si sono incaponiti ritenendo reale i racconti della Genesi riguardo ad Adamo ed Eva, il loro cosiddetto ‘Peccato Originale’ e le sue conseguenze. Invece di partire da Gesù Cristo, che li avrebbe illuminati, sono partiti da lì e le conseguenze sono state devastanti.
– Ma del ‘Peccato Originale’ è lo stesso Paolo che ne parla. E’ stato lui il primo a interpretarlo come un evento reale, o mi sbaglio?
– Sì, e poiché le sue Lettere sono state collocate nella Scrittura, si è ritenuto che fossero sempre ispirate da Dio e tutto quello che ha scritto è stato preso per ‘oro colato’ mentre erano solo sue opinioni del tutto arbitrarie. E poi i Padri greci e latini hanno fatto il resto.
– Se viene negata la ‘Divinizzazione’ che rimane del ‘Disegno di Dio’?
– Poiché si riteneva che nell’Eden Adamo ed Eva vivessero una vita felice, e fossero immuni da malattia e morte, ebbene la ‘salvezza’ offerta da Cristo consisterebbe nel ripristino delle condizioni originarie, anteriori al peccato. Questo farebbe la cosiddetta ‘grazia santificante’. Chi crede in Cristo viene riportato in quella beata condizione e alla fine otterrebbe anche una ‘Resurrezione corporea’ non ben precisata. Ma tutto questo dentro la dimensione umana, per quanto restaurata, abbellita, riportata in armonia col Creatore.
– Mi vengono in mente le nozioni di ‘Natura’ e di ‘Grazia’ che ho appreso studiando il Catechismo. E’ un linguaggio che non mi ha mai convinto.
– Parleremo a lungo di questa malsana concezione che ha impestato la tradizione Cattolica e dura tutt’ora. Lo faremo ‘ad abundantia’ e con i documenti alla mano, ma per ora lasciamo perdere. Bastano questi accenni, perché io desidero introdurti nell’autentico messaggio del ‘Piano di Dio’ che ci illumina sulla ‘Divinizzazione’ che ci viene offerta in Cristo. Procediamo, sei d’accordo?
– D’accordissimo, e dato che il ‘Progetto di Dio’ per l’umanità è la ‘Divinizzazione’ noi abbiamo il compito di ricercare e interpretare i passi che nella Scrittura confermano questa stupenda verità. Giusto?
– Molto bene. E allora approfondiamo i passi della Scrittura relativi alla ‘Rivelazione della Divinizzazione’ e vediamo di mettere in pratica il ‘Criterio Interpretativo’ corrispondente.
– La Rivelazione ci schiude il ‘Mistero dell’Essere Unico’ e i Criteri ci aiutano a scoprirla e a metterla in chiara evidenza.
– Vedo che sei pronto a seguirmi. Bene. La ‘Divinizzazione’ è il fine della Creazione e, a dire il vero, non riguarda solo l’umanità, ma tutti gli esseri creati. La ‘Divinizzazione’ Gesù Cristo l’ha realizzata in se stesso, nella sua umanità, e possono realizzarla tutti coloro che aderiscono a Cristo e ricevono da lui il ‘potere di diventare Figli di Dio’ (Gv 1,12) per giungere, attraverso un processo graduale, alla pienezza della ‘Resurrezione’.
– Allora cerchiamo i testi che illustrino questa verità in modo da applicare il nostro ‘Criterio’ e verificarne la validità.
– Ti propongo uno dei passi più famosi a questo riguardo ed è utile tenere sempre a mente, leggi qui, è il Prologo del Vangelo di Giovanni.
– “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1, 12-13). ‘Generati da Dio’… mi sembra più che giusto perché ‘Dio genera Dio’.
– Infatti, e per rendere ancor più palese che si tratta di una ‘generazione divina’ e non umana, Giovanni insiste nel dire: ‘non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo…’
– Quindi tutti gli esseri umani che accolgono Cristo ricevono il ‘potere di diventare Figli di Dio’ a partire propria da questa nuova nascita operata da Dio stesso. Meraviglioso! Ma chi crede in Cristo non può avere dubbi perché è detto, anzi rivelato, in modo esplicito, chiaro, lampante!
– Eppure, come ti dicevo, il Magistero Cattolico, appoggiandosi alla Tradizione, ai Padri e ai suoi fidati teologi è arrivato a vanificare questa ‘Rivelazione’ riducendo l’espressione ‘Figli di Dio’ ad una semplice analogia, un’immagine, una inconsistente metafora.
– Allora diamoci da fare per cercare altri passi. Dobbiamo seppellire questi oltraggi alla ‘Rivelazione’ sotto un cumulo di limpide e indubitabili affermazioni della Scrittura.
– Ne basteranno solo alcune, anche se sono molte. Vedi, mentre Giovanni è molto preciso nell’esporre questo splendido ‘Disegno di Dio’ Paolo usa un linguaggio ambiguo che ha favorito l’interpretazione annacquata di cui ti parlavo. Per convincertene… leggi qui, l’esordio della Prima Lettera agli Efesini.
– “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1,3-6).
– Hai colto l’ambiguità?
– Mi ha disturbato come avessi ricevuto un ceffone in pieno viso l’espressione ‘figli adottivi’. Ma allora se, secondo Paolo, diventiamo ‘Figli per adozione’ non siamo veramente ‘generati da Dio’!
– Mentre la ‘generazione divina’ è un atto che ci costituisce ‘Figli di Dio’ in modo ‘ontologico’ l’adozione è un atto di condiscendenza, di bontà per cui diventiamo solo formalmente ‘Figli di Dio’.
– Ho notato però che Paolo si contraddice apertamente. Che senso ha affermare: ‘Il Padre ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo’ se poi invece di ‘generarci’ si limita ad ‘adottarci? E’ tutta qui la ‘pienezza di benedizioni’? Ho ragione?
– Ora capisci perché il Magistero ha scelto di basarsi su Paolo e la sua ambiguità e ha messo praticamente da parte la ‘rivelazione’ di Giovanni. Alla Gerarchia non fa comodo che i cristiani, soprattutto i cattolici, siano consapevoli di essere realmente ‘Figli di Dio’. No, proprio no. Meglio ‘smorzare la Rivelazione’, attutirla, sfumarla, fino a renderla innocua e mantenere i fedeli nella umile condizione di essere solo ‘pecore’ intruppate dai ‘Pastori’.
– Il che vuol dire annullare il ‘Disegno di Dio’ della ‘Divinizzazione’.
– Eh già. Vedi quindi quanto è importante conoscere questo ‘Criterio interpretativo’? Se lo conosciamo e lo usiamo come si deve nessuno potrà più defraudarci di questa grandiosa verità, che Dio ci ha rivelato in Cristo, vale a dire che possiamo veramente diventare ‘Figli di Dio’ come lui.
– Ed è proprio per questo che ‘Il Padre ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo’.
– Ecco qui un altro passo esplicito di Giovanni, leggi, leggi. E’ dalla sua Prima Lettera.
– “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,1-2). Questo sì che mi piace!
– Che cosa ti fa così esultare?
– Non solo siamo chiamati Figli di Dio ma ‘lo siamo realmente’! Realmente è un parola chiarissima. Dio, nel suo grande amore, non fa le cose a metà. Non ci prospetta la ‘Divinizzazione’ per farcene assaggiare un pezzettino. No. Il vero Dio è generoso, munifico, sovrabbondante nel suo donarsi. E Giovanni ce lo rivela in modo inequivocabile usando le parole giuste come questo avverbio ‘realmente’ che unito a ‘siamo’ esprime magnificamente la condizione dei ‘Figli di Dio’.
– E ovvio però che dobbiamo crescere, svilupparci raggiungere la ‘perfezione del Padre’. Infatti si tratta di un ‘Processo di Divinizzazione’, ma ciò che è importante ribadire, e lo ricaviamo dalla Scrittura, è che questo ‘Processo’ culmina nella vera e reale somiglianza al Padre, quindi ‘somiglianza ontologica’.
– E infatti dice: ‘Saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è’. Simili a Dio al punto di vederlo faccia a faccia. E solo ‘Dio può vedere Dio’. Non è magnifico? E vogliono toglierci questa certezza? Ma come leggono la Bibbia questi saccenti?
– In natura avviene il ‘processo di umanizzazione’. Gli esseri umani generano figli che sono già in tutto ‘umani’ ma devono sviluppare tutte le loro potenzialità per diventare maturi.
– Quindi ‘Processo di umanizzazione’ e ‘Processo di Divinizzazione’ sono due dinamiche analoghe. Il primo per diventare pienamente ‘esseri umani’, il secondo per diventare pienamente ‘esseri divini’, ovvero ‘Figli di Dio, che è quanto dire ‘Dio’, sì, Dio in senso ontologico.
– Eh sì! Hai afferrato il concetto. Anche i ‘Figli di Dio’ che sono appunto ‘nati da Dio’ devono svilupparsi fino alla piena maturità, alla perfezione. Ce lo dice lo stesso Gesù. Leggi qui, in Matteo.
– “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro dei Cieli” (Mt 5,43-48).
– Chiaro? Dobbiamo imparare dal Padre, e ovviamente dallo stesso Gesù, a vivere da ‘Figli di Dio’ ad esempio ‘amando i nostri nemici’ che richiede davvero risorse divine. Perché dobbiamo impegnarci su questo arduo cammino? Dove siamo diretti? La destinazione è diventare ‘perfetti come il Padre dei Cieli’. Ecco la meta da raggiungere: la ‘Piena Divinizzazione’.
– Dai, mostrami qualche altro passaggio da cui risulti apertamente la volontà di Dio di farci essere come lui.
– Come avrai già capito è Giovanni l’evangelista più esplicito al riguardo. Ad esempio quando ci mette al corrente dell’incontro tra Gesù e Nicodemo… Leggi qui. Siamo al capitolo terzo del Vangelo di Giovanni.
– “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito”(Gv 3,5-6).
– Eh, che ne dici?
– Qui si parla di ‘nascere da acqua e Spirito’ per entrare nel Regno di Dio. Ed è evidente che per entrare nel ‘Regno di Dio’ è necessario ‘essere Dio’ o, come è il caso delle creature umane, ‘diventare Dio’.
– Infatti, come nel Prologo viene messo a confronto la ‘nascita secondo la carne’, ossia la nascita di creature umane, e la ‘nascita dallo Spirito’ che è Dio. E non c’è affermazione più limpida di questa: ‘Quel che è nato dallo Spirito è Spirito’. Dubbi?
– Come è possibile dubitare? D’altra parte io ero già convinto volevo solo crogiolarmi nella Scrittura come in un nido da cui presto prendere il volo. Hai altro da offrirmi?
– Il Vangelo di Giovanni è pieno di questa rivelazione. Ecco leggi qui. E’ la preghiera di Gesù al Padre. Qui hai un grande stimolo a crogiolarti e se vuoi anche inebriarti nella prospettiva della ‘divinizzazione’.
– “Padre, non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17,20-23). Quasi non riuscivo ad andare avanti nella lettura perché mi sono commosso nel sentire quanto è accorato Gesù nel rivolgersi al Padre per tutti noi. Bellissimo! Entusiasmante!
– Se interpretiamo le parole di Gesù con il ‘Criterio Ontologico’ appare distintamente che Gesù sta pregando il Padre sulla base del ‘Disegno’, che egli conosce bene, di ‘unità ontologica’ tra la Trinità e tutta l’Umanità. Basterebbero queste parole: ‘Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola’.
– Già ‘una cosa sola’ cioè ‘Uno’.
– E quest’altra: ‘Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità’. Sta parlando dell’Essere Unico in cui, alla fine, Creatore e Creazione costituiranno un’unica divina realtà armonica.
– Più mi fai gustare questo cibo divino e più mi viene fame. Hai altro da offrirmi?
– Sì, ma leggo io. Ascolta. E’ una perla che si trova nella Prima Lettera di Giovanni: “Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio” (Gv 3,9). Che te ne pare?
– Nascendo da Dio siamo così divini da essere nella beata condizione di ‘non più peccare’. Fantastico!
– Realistico, vuoi dire…
– Fantasticamente realistico!
– Così va bene.
– Mi è venuto un atroce dubbio. Mi chiedo:‘Ma Paolo queste cose non le sapeva?’
– Certo che le sapeva. Solo che lui, come abbiamo visto, è spesso contradditorio e anche astruso, e un po’ complicato. Però anche lui manifesta in alcuni passi una conoscenza precisa e profonda della ‘Divinizzazione’.
– Qualche esempio per convincermi?
– Sì, leggi qui. Lettera agli Efesini.
– Ah, la stessa in cui parla di ‘figli adottivi’.
– La stessa, appunto. Vedi che è contradditorio?
– “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19).
– Che ne dici?
– Se ‘essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio’ vuol dire ‘essere ontologicamente Figli di Dio’ mi sta bene.
– Non sei ancora persuaso, eh?
– Potrebbe essere più esplicito. Ad esempio, non trovi strana l’espressione: ‘Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori’? Si tratta di una ‘inabitazione ontologica’ oppure sentimentale, affettiva, devozionale?
– Eh sì, potrebbe essere intesa in questo modo. Allora leggi qui, parla di se stesso. E nella Lettera ai Galati.
– Vediamo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20).
– Allora?
– Se dice:‘Non sono più io che vivo , ma Cristo vive in me’… che ne è stato di lui? E’ scomparso?
– No, vuole dire che egli è ‘tutt’uno’ con Cristo. Leggi anche questo e credo che ora Paolo ti convincerà.
– Va bene, leggiamo: “Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo” (Col 1,27-28).
– Se ognuno di noi diventa ‘perfetto in Cristo’ siamo veramente ‘Figli di Dio’, non ti pare?
– Mi chiedo che cos’è questa ‘gloria’ nella quale sperare?
– La Gloria è la pienezza, e indica proprio il raggiungimento della ‘perfezione di Cristo’.
– Non hai altri testi più, come dire, inequivocabili?
– Ma sei ostinato, pero! Leggi quello che Paolo scriveva ai Corinti nella sua Seconda Lettera.
–“Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2Cor 3, 17-18).
– Me lo commenti tu?
– L’azione dello Spirito del Signore ci trasforma ‘di gloria in gloria’ fino al conseguimento della stessa ‘gloria del Signore’ ossia la ‘perfezione di Cristo’. E la ‘perfezione di Cristo’ coincide con la ‘perfezione del Padre’. Cristo vuole condurci proprio a questo e, infatti, come abbiamo visto, ce lo ha detto apertamente nel passo di Matteo che abbiamo letto: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48).
– Mi sorge spontanea una domanda: “Come mai ciò che intende fare per noi, il suo Progetto, ce lo offre mediante una esortazione?”
– Vale a dire?
– Mi ha colpito quel ‘Siate perfetti’.
– Secondo me il motivo è questo: Egli ti dona se stesso nella forma del “seme divino” (1Gv 3,9), ma il suo sviluppo devi desiderarlo con tutto te stesso. Non è un dinamismo automatico, ma un dinamismo intelligente, consapevole, volontario. E’ il dinamismo proprio della natura divina che è in te ed è diventata la tua natura. Per seguire le orme di Gesù Cristo che ha aperto una strada nuova come un ‘Pioniere’ (Ebr 12,2), dobbiamo concentrare la nostra attenzione sullo ‘Spirito senza misura’ che è appunto lo ‘Spirito di Cristo’ e costituisce ormai il nostro Nucleo Divino.
– Ho capito. Dal momento che Cristo ci comunica il suo Spirito, ha inizio per ciascuno di noi il ‘processo della divinizzazione’. Dobbiamo conoscere lo Spirito di Cristo per assecondarne il dinamismo di crescita, evitando di bloccarlo.
– Ma conoscere lo Spirito di Cristo equivale a dire conoscere la ‘nostra propria divinità’. Siamo realmente Figli di Dio perché il nostro ‘Spirito umano’ è stato liberato dal suo limite ontologico ed è divenuto lo ‘Spirito di Cristo’.
– Prima avevi detto che questo ‘Progetto di Dio’ non riguarda solo l’umanità ma tutta la Creazione.
– Eh sì, e nel quadro del ‘Progetto di Divinizzazione’ si comprende allora l’Evoluzione del mondo anzi di tutto l’Universo, evoluzione scoperta dalla Scienza a cominciare da Charles Darwin. L’Essere Unico non è statico ma dinamico, quindi è in continua attività che consiste nel manifestarsi, nel rivelarsi, nell’evolvere secondo la ‘Legge dell’Essere’ che è Amore quale donazione di sé e servizio.
– Stai facendo coincidere ‘Evoluzione’ con ‘Divinizzazione’, o mi sbaglio?
– Sì. l’Evoluzione universale è finalizzata alla Divinizzazione. Ovviamente gli scienziati non la pensano così. Per loro l’Evoluzione avviene in modo casuale e non è finalizzata. Ma se accogliendo la Verità dell’Essere Unico e il suo ‘farsi Creazione’ allora nulla è casuale e tutto è orientato verso la ‘pienezza di essere’ quale è appunto la ‘Divinizzazione’.
– Un gran lavoro per tutti!
– Gesù ha detto: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero…In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa” (Gv 5,17.19).
– E le creature… stanno con le mani in mano? Se dobbiamo provvedere alla nostra crescita dobbiamo darci da fare, no?
– Infatti tutte le creature operano e concorrono all’evoluzione universale finalizzata alla Divinizzazione di tutta la Creazione in vista della Nuova Creazione.
– L’evoluzione quindi consiste nella trasformazione progressiva di tutte le creature.
– Eh sì, e ribadisco che l’Evoluzione non è affatto casuale, come ritiene la ‘Teoria dell’Evoluzione’, ma avviene secondo la dinamica propria dell’Essere Unico ed è finalizzata. A questa Evoluzione ognuno partecipa sia operando in se stesso sia agendo nel mondo. Leggi quello che ha detto Gesù e lo riferisce Matteo.
– Ubbidisco: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (M5,14-16). Per far risplendere la luce che è in noi come ‘Figli di Dio’ dobbiamo agire e operare da ‘Figli Di Dio’.
– La nostra crescita o evoluzione o divinizzazione avviene proprio così. E ora leggi quel bel passo dove Paolo amplia l’orizzonte e contempla tutta la Creazione, l’intero universo.
– “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,19-23). Bel passo. Lo conoscevo, ne abbiamo già parlato.
– Sì, tutta la Creazione, ogni singola creatura ‘nutre la speranza’ di entrare nella dimensione della ‘Nuova Creazione’ in cui tutto sarà ‘divinizzato’ e “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28).
– Bene, mi sembra che abbiamo verificato ampiamente il ‘Criterio della Divinizzazione’. Io poi, per conto mio, mi divertirò a cercare altri passi, altre conferme.
– Ce ne sono tantissime altre, potrai veramente raccogliere un lauto bottino.
23. Il Criterio della ‘Kenosis’
– Quale altro ‘Criterio’ si profila ora all’orizzonte?
-Abbiamo già esaminato la coppia ‘Gloria e Kenosis’, una delle più sconcertanti ‘Coincidenze degli Opposti’. Ora la ‘Kenosis’ la utilizziamo come ‘Criterio’ per interpretare la Scrittura e scoprirne i tesori.
– La coppia ‘Gloria e Kenosis’ mi ha parecchio dato da pensare. Offre un punto di vista veramente appassionante e sovverte le concezioni tradizionali riguardo a Dio, aprendo la conoscenza dell’Essere Unico.
– Conoscere questo ‘Principio interpretativo’ consente di accedere ad uno dei più stupefacenti segreti dell’Essere Unico.
– Sono ancora turbato. Come è possibile che l’Essere Unico ceda se stesso, il suo essere e anche la sua ‘Sovranità’ per arricchirne le sue creature!
– Lo so, è paradossale, assurdo, insensato e illogico ma… secondo la nostra logica. Sta di fatto che è proprio quello che avviene, dobbiamo prenderne coscienza! E’ il ‘dinamismo dell’Essere Unico’.
– Riprendiamo allora il discorso sulla ‘Kenosis’ e mostrami come può diventare un ‘Principio interpretativo’.
– Questa ‘cessione’, che io preferisco chiamare ‘donazione ontologica di sé’, avviene in vari modi, tutti ‘folli’, se li giudichiamo dal nostro punto di vista.
– Sono pronto a contemplare la variegata follìa dell’Essere Unico.
– La prima modalità possiamo chiamarla ‘Kenosis creativa’ perché con un’operazione assolutamente misteriosa e inconcepibile… l’Essere Unico ‘si fa Creazione’.
– E fa inorridire Teologi, Esegeti, Vescovi, Papi e forse anche molti filosofi!
– Sì, certo, ma non lo fa per scandalizzarli. Il suo modo di procedere risulta scandaloso per chi si è confezionato un’idea di Dio completamente artefatta. Lo stesso Gesù diceva: “Beato chi non si scandalizza di me” (Mt 11,6).
– La concezione comune è che ‘Dio fa la Creazione’ e non che ‘Dio si fa Creazione’, e c’è una bella differenza!
– Lo so. Però se accetti il ‘Criterio della Kenosis’ puoi accostarti con stupore alla Creazione, cioè all’intero Universo, e guardarla con occhi nuovi per scoprirne non solo la bellezza, la potenza, la sconfinata ampiezza ma soprattutto la ‘Sacralità’. Sei davanti alla ‘Manifestazione dell’Essere Unico’.
– Mi sento molto coinvolto… Altra modalità?
– Prima di esporti le altre modalità credo sia opportuno soffermarci ancora sul ‘farsi Creazione’ dell’Essere Unico. Perché l’Essere Unico, che è ‘Universale e Particolare’, si fa ‘Creazione e Creatura’. Egli si fa ogni singola creatura secondo una ‘gerarchia degli esseri’ che va dalla massima alla minima manifestazione di Sé.
– Gerarchia degli esseri…
– Come già ti ho spiegato la ‘Kenosis’ è il potere che l’Essere Unico esercita per ‘autoridurre se stesso’ secondo un’infinita gamma di variazioni. Per manifestare ogni creatura, che egli racchiude in sé nella sua ricchezza infinita, egli nasconde tutto il suo essere, possiamo dire la sua Gloria, in modo che appaia quell’unico ente. Ecco il suo modo di procedere per ‘farsi creatura’.
– Nasconde tutto di sé tranne ciò che mostra, cioè la singola creatura. E tutto ciò che nasconde di sé in realtà rimane unito a ciò che mostra.
– Ecco, detto con le nostre parole povere e inadeguate, in che consiste il ‘Mistero della Kenosis’. Vedi, possiamo dire che ogni ente, cioè ogni realtà esistente, è un ‘Simbolo’ dell’Essere Unico. Ma, attenzione, non in quanto immagine o segno che rimanda a lui, no, non in questo senso. E per capire di che si tratta bisogna riandare al significato etimologico della parola simbolo.
– Ormai mi hai assuefatto a questo tuo modo di procedere e lo trovo affascinante e assolutamente didattico. Quindi sono in attesa.
– Simbolo in greco è ‘symbolon’ e deriva da ‘symballo’ e ha il significato di ‘metto insieme’. Infatti ‘ballo’ vuol dire ‘getto’ e ‘syn’ insieme.
– Metto insieme che cosa?
– Nell’antica Grecia vigeva la tradizione di spezzare in modo irregolare un oggetto in due parti. Poteva essere una medaglia, una moneta, un pezzo di cuoio. Le due parti venivano custodite da due persone diverse e servivano come strumento di riconoscimento. Il simbolo era quindi l’intero ricomposto facendo combaciare i due frammenti. Chiaro?
– Fin qui sì… ma come colleghi tutto questo all’Essere Unico e al suo farsi creatura?
– L’Essere Unico, con la misteriosa operazione che abbiamo chiamato ‘Kenosis’, si trasforma in ‘simbolo’ costituito dalla creatura in cui si manifesta e da tutto ciò che in lui rimane immanifesto. Le due realtà combaciano perfettamente, sono un’unica realtà e anche se noi vediamo solo l’ente che appartiene alla Creazione visibile sappiamo che è tutt’uno con l’Essere Unico invisibile.
– Ogni creatura è ‘kenosis’ dell’Essere Unico ed è ontologicamente unita a lui. Se posso fare un’applicazione a me stesso in quanto essere umano io sono l’Essere Unico in una modalità di autoriduzione e sono però immerso in lui.
– Questa è la realtà in cui si trova ogni creatura.
– Stupefacente! Ora svelami, se ci sono, le altre modalità.
– Perché, metti in dubbio che ce ne siano altre?
– No, no, nessun dubbio, è che sono un po’ frastornato. Qui stiamo facendo un lavoro grandioso ma anche destrutturante, lo ammetterai. Allora?
– Ti presento ora la ‘Kenosis Soteriologica’ ovvero l’Essere Unico ‘si fa creatura umana’: è il Cristo.
– Che parolone! ‘Soteriologica’… non ne hai una più comprensibile?
– ‘Soter’ in greco significa ‘salvezza’.
– E allora chiamiamola ‘Kenosis Salvatrice’ no?
– Sono d’accordo. Il Logos si fa ‘creatura umana’. Ne abbiamo parlato a lungo e la ragione è appunto quella di offrire la ‘salvezza’ ad ogni essere umano. E la ‘Salvezza’, come sai, è il superamento del limite ontologico umano per entrare nella dimensione divina.
– La ‘Divinizzazione’!
– Che non è altro che la ‘Glorificazione’ perché ‘Gloria e Kenosis’ sono una coppia di opposti che coincidono.
– Altre modalità?
– Sì, ne conosco ancora una che non è meno impressionante delle altre due e la chiamo ‘Kenosis divinizzatrice’.
– E perché questa dicitura?
– Il Logos, divenuto essere umano, ha realizzato la propria divinizzazione e nella sua condizione di ‘Risorto’ si fa misteriosamente nutrimento per gli esseri umani che vogliono seguirlo per realizzare in se stessi il ‘Progetto della Divinizzazione’.
– Ah, ci sono, Gesù Risorto ‘si fa pane e vino’.
-E non ti sembra ‘Kenosis’ questa? Più nascosto di così… eppure presente! E in quel pane e in quel vino non è nascosto solo Cristo, ma anche il Padre e la Madre Ruah, tutta la Famiglia Divina. Non è un prodigio ineguagliabile?
– Un prodigio… da mangiare e bere. Davvero singolare!
– Dio, Essere Unico, è sovranamente libero e quindi la sua libertà non è sottoposta a nessun condizionamento ma lui stesso, se vuole, ‘può limitare la sua libertà’, può imporsi delle condizioni.
– E’ vero, questa è veramente libertà senza limiti!
– Sì, l’Essere Unico è così libero che può fare anche questo e se lo fa significa che questo è il modo migliore di esercitare la sua libertà. E non è un’invenzione mia, né una trovata escogitata da qualche teologo fantasioso. Questa ‘estrema libertà’ dell’Essere Unico ce la illustra Paolo. Contempliamo ancora una volta questo mistero nella rivelazione che ci presenta la ‘Kenosis del Logos’, l’Unigenito Figlio di Dio. Leggi quello che ha scritto Paolo ai Filippesi.
– Già, e questo passo l’abbiamo già letto e commentato, ma se lo riproponi e per cavarci fuori qualcosa di nuovo. Si fa così con la Scrittura, non è vero?
– Sì, più la leggi e la mediti più trovi i suoi tesori nascosti. Coraggio, leggi.
-“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fl 2,5-11). Commenta tu, per favore.
– ‘Spogliò se stesso’ nell’originale greco la parola usata è ‘kenosis’ che significa più precisamente ‘svuotò se stesso’. Ma di che cosa si è privato il ‘Figlio di Dio’ per ‘farsi vero uomo’? Questo è il punto!
– Non si è privato della sua ‘Natura Divina’. Infatti non ha cessato di essere Dio altrimenti non potremmo dire che ‘Dio si è fatto uomo’.
– Sì, infatti. Per incarnarsi il ‘Figlio di Dio’ ha rinunciato alla pienezza della sua ‘Gloria Divina’ che non ha misura, non ha limiti, per ‘autoridursi nel limite umano’ e divenire così ‘vero essere umano’ simile in tutto a noi.
– ‘Si è fatto creatura’. E’ un fatto incredibile che il ‘Figlio di Dio’ compia un atto del genere. E’ assurdo. Possiamo accettarlo solo perché è rivelato.
– Questa ‘Kenosis del Logos’ i dotti esegeti e teologi si sono sforzati di capirla facendola rientrare nella loro logica. Per cui hanno tradotto l’espressione ‘Il Verbo vuotò se stesso’ in questo modo: ‘Il Verbo si esinanì’ utilizzando il termine ‘esinanirsi’ che significa ‘annichilirsi’. Parola astrusa, inutile, difficile e anche sbagliata, Perché il ‘Figlio di Dio’ non si è ‘annichilito’, ossia ridotto al nulla.
– La ‘Kenosis’, come me l’hai spiegata tu, consiste nella ‘autoriduzione’ e non nell’annichilimento.
– Infatti il ‘Logos non si è annichilito’ o annientato. Egli autoriducendosi alla condizione umana, ha nascosto a se stesso la pienezza della sua Gloria Divina. Ma l’essere umano non è ‘un nulla’ bensì è l’espressione massima dell’Essere Unico sulla terra ed è il vertice dell’Evoluzione.
– Quindi il ‘Figlio di Dio’ si è autolimitato nella dimensione umana che è il ‘vertice della Creazione’.
– Rileggiamo Giovanni. Ecco quello che rivela: “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,12). Dobbiamo prestare la massima attenzione alle parole che usa. L’incarnazione di Cristo è racchiusa nell’espressione: ‘si è fatto’. Perché il ‘Figlio di Dio’ ha compiuto questa operazione misteriosa?
– Lo ha fatto per Amore dell’Umanità…
– Sì, è vero, e quest’amore è il Dinamismo dell’Essere, la sua Legge ossia la ‘Donazione ontologica di sé’, la Donazione del suo stesso Essere. Torniamo ancora al bellissimo inno di Paolo.
– Mi piace quello che dice Paolo: Il Figlio di Dio ‘Non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio’. Se non è geloso della sua divinità vuol dire che desidera condividerla con noi.
– Sì, sono parole che chiariscono qual è stato lo scopo che il ‘Figlio di Dio’ si è prefisso con l’atto della ‘Kenosis’, ed è proprio questo: ‘Rendere gli esseri umani partecipi della sua stessa divinità’. Egli vuole far diventare gli ‘esseri umani’ in tutto simili a lui, cioè ‘esseri divini’ ovvero ‘Figli di Dio’ come lui.
– Allora, non si può proprio dire che sia geloso della sua divinità e la voglia tenere tutta per sé in modo esclusivo, anzi!
– Egli infatti vuole condividerla ed è pronto a qualsiasi sofferenza, difficoltà, sforzo pur di realizzare questo meraviglioso progetto. Solo una grande motivazione può spingerlo a questo. Motivazione che Paolo chiama ‘sentimento’ e invita ad imitarlo: ‘Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù’’.
– Allora questo ‘sentire profondo di Gesù’ altro non è che l’Amore quale Donazione di Sé. Ma è così importante per il Figlio di Dio… donare se stesso?
– Evidentemente sì, perché Amare è il dinamismo del suo Essere e se non amasse sarebbe in contraddizione con se stesso. Non sia mai! Sarebbe… la sua rovina e ovviamente anche la nostra!
– Capisco. E questo spiega la sua ‘Kenosis Creativa’ e la ‘Kenosis Soteriologica’, pardon ‘Salvatrice’, e la ‘Kenosis Divinizzatrice’. E’ sempre il suo Amore in azione in modo generoso, gratuito, pieno, totale!
– Come ti ho detto e ribadisco, essendo la ‘Kenosis’ una modalità del dinamismo di Dio, vale anche come ‘Criterio d’interpretazione’ della Rivelazione contenuta della Scrittura. Sì, perché sapere che l’Essere Unico agisce così, e lo fa in modo sistematico, ci illumina riguardo alla Creazione, all’Incarnazione e alla Divinizzazione.
– Dato che hai parlato di ‘Kenosis Creativa’… questo significa che la ‘Kenosis del Figlio’, rivelata da molti passi della Scrittura, è in realtà anteriore all’Incarnazione.
– Eh sì, vedo che sei molto bravo nelle deduzioni. Infatti, la ‘Kenosis’ comincia con la Creazione e impegna l’Essere Unico ‘in toto’, quindi oltre il Figlio anche Dio Padre e la Ruah Madre. Per cui possiamo affacciarci su una sorprendente ‘Verità dell’Essere Unico’ cioè la ‘Kenosis della Trinità’. Leggi questo passaggio dal Prologo del Vangelo di Giovanni. Vedi, anche se leggiamo e rileggiamo gli stessi testi ne ricaviamo sempre verità nuove.
– “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,1-3).
– La Creazione è un atto dell’Essere Unico e avviene con la sua ‘Autoriduzione’: questa è la ‘Kenosis della Trinità’ che realizza in se stessa l’Intera Creazione condividendo il proprio Essere, l’Unico Essere che esiste, riducendo la propria libertà e ponendo a se stesso dei limiti. Tutto ciò sembra del tutto assurdo per la nostra mentalità razionale ma questa è la ‘Verità dell’Essere Unico’ rivelata da lui stesso!
– Assurdo lo è ma dopo che ci siamo introdotti nel ‘Mistero dell’Essere’ con tutta quella straordinaria gamma della ‘Coincidenza degli Opposti’ so che l’Essere Unico è ‘Infinito e Finito’ e quindi ‘Creatore e Creazione’.
– Se tutto questo ci sembra assurdo dipende dal fatto che senza rendercene ben conto siamo diventati tutti un po’ aristotelici, imbevuti di razionalismo e catechizzati dalla Teologia razionalista.
– In Dio Trinità, come hai appena detto, ma mi piace ripeterlo, contempliamo la coincidenza di ‘Illimitato e limitato’, ‘Infinito e Finito’, e quindi, in barba ai Teologi saccenti, anche ‘Creatore e Creatura’.
– E’ la verità della ‘Coincidenza degli opposti’.
– Questa verità è scandalosa, lo ammetto, e può scatenare reazioni di rifiuto e di condanna, accuse di eresia e minacce di scomunica, ma noi non possiamo tacere ciò che appare limpidamente dalla ‘Rivelazione stessa’! L’Essere Unico non crea fuori di sé ma in sé perché ‘si fa egli stesso Creazione’, per cui ecco la ineluttabile, incontrovertibile, sorprendente e paradossale coincidenza degli opposti: ‘Dio Creatore e Creatura’!
– Più parli e più mi rendo conto della verità di ciò che dici ma anche dell’enorme distanza tra questa interpretazione e la concezione del Magistero Cattolico per cui Dio è il Creatore esterno alla Creazione, vale a dire la ‘Causa Efficiente’ che ‘non trae da Sé’ tutto ciò che vuol far esistere ma lo crea ‘dal nulla’, con quella infelice formula presuntuosa ‘ex nihilo’!
– Ripartiamo dal passo della Rivelazione che per me è stato illuminante riguardo alla ‘Kenosis’ che si trova nel Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,12).
– Il Vangelo di Giovanni è un’inesauribile miniera d’oro che ci fa conoscere il Logos al punto da poter entrare in un rapporto d’intimità con lui. Sì, e più leggi questo Vangelo e più il Figlio di Dio ti appare in tutta la sua grandezza e splendore!
– Se crediamo che ‘il Logos’, Figlio di Dio, abbia potuto ‘farsi carne’, ossia diventare un ‘Essere creato’ come ciascuno di noi, possiamo benissimo accettare l’idea che Dio, Essere Unico, ‘si faccia Creazione’. Si tratta della medesima operazione divina, la ‘Kenosis’ appunto.
– E’ un ragionamento… ma non c’è bisogno di essere un genio della Teologia per pensarlo e riconoscerne la validità.
– Sì, un ragionamento che potrebbe fare anche un bambino perché fondato su una ‘verità rivelata’. Accettata quella… il resto viene da sé.
– E se uno non l’accetta?
– Può farlo liberamente ma in questo modo si esclude dalla conoscenza che offre la Rivelazione.
– Eh, già.
– Allora, procediamo. Il Logos ha compiuto una ‘Autoriduzione di sé’ rinunciando alla sua ‘Gloria’ ovvero alla ‘Pienezza delle sue prerogative divine’. Ma se il Logos ha potuto compiere questa ‘Autoriduzione del suo essere’ per ‘farsi uomo’ significa che ‘l’essere dell’uomo altro non è che lo stesso essere del Logos in una condizione limitata’. Questa è la verità che ci viene rivelata dalla Scrittura!
– Caspita! Stai dicendo che l’essere umano era già, per così dire, nascosto anzi presente nel Logos! E non solo un essere umano, ma tutti gli esseri umani, l’intera umanità!
– L’abbiamo già letto ma rileggiamo l’inizio della Lettera agli Efesini. Eccola qua.
– “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,3-5).
– In sintesi: ‘Il Padre ci ha benedetti in Cristo, ci ha scelti prima della creazione del mondo e ci ha predestinati ad essere suoi figli’. Non c’eravamo, anzi neppure il mondo c’era… eppure c’eravamo, eccome!
– Meraviglioso!
– Ed ecco il momento creativo vero e proprio. L’Essere Unico, sovranamente libero, si autolimita nella sua libertà per farci essere liberi e capaci, a nostra volta, di amare come lui ama, vale a dire di attuare la ‘donazione ontologica di sé’.
– Ma perché questo avvenga noi dobbiamo ‘dare noi stessi’ come ha fatto lui, con Amore che diventa donazione e servizio.
– Proprio così! Questo significa vivere la ‘Legge dell’Essere’ che è inscritta nell’Essere che ci costituisce, ci fa esistere e ci fa sentire l’esigenza di amare.
– Ed è questa la via per conseguire la ‘Pienezza dell’Essere’, diventando ‘Dio in Dio’, ovvero ‘Figli nel Figlio’.
– E’ la via di Cristo che ha appunto detto “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 12).
– Bene. Allora, tirando le somme, possiamo affermare che la ‘Kenosi dell’Essere Unico’, quindi del Figlio, del Padre e della Madre Divini, è una rivelazione contenuta nella Scrittura, per cui diventa per noi uno dei ‘Criteri Interpretativi’ che ci consentono di ‘interpretare Dio con Dio’, vale a dire conoscere sempre meglio l’Essere Unico attenendosi a ciò che ha rivelato di Sé.
– Stupendo ‘Criterio Interpretativo’. E’ una chiave per scoprire i ‘segreti di Dio’!
– Ed ecco ora un’applicazione. Ho detto che l’Essere Unico non crea fuori di sé ma in Sé e ‘si fa egli stesso Creazione e Creatura’.
– Sì, l’hai detto e l’ho capito bene e sono pure convinto che sia effettivamente così.
– E allora prendi atto che ogni realtà esistente, sia grande sia piccola, è costituita dall’Unico Essere. Tutta la realtà altro non è che l’Unico Essere che manifesta la sua Molteplicità autoriducendosi nel ‘limite ontologico’ proprio di ogni creatura.
– Ma non è troppo azzardato? Non potremmo essere accusati di ‘Panteismo’, ossia la concezione che afferma ‘Tutto è Dio’?
– No, perché noi diciamo che l’Essere Unico è sia tutto ciò che è ‘Creato’ ma anche tutto ciò che è ‘Increato’. Questo è il ‘Tutto’ veramente onnicomprensivo e non semplicemente il tutto della Creazione.
– Potremmo essere accusati di ‘Panenteismo’, ovvero coloro che affermano che ‘Tutto è in Dio’.
– E vada per il ‘Panenteismo’ se vuole appunto dire che tutto ciò che esiste è in Dio. Ma ciò che io sostengo è molto di più e molto meglio perché è il ‘farsi creazione e creatura di Dio’. E per comprenderlo è necessario riconoscere l’Essere Unico, la sua meravigliosa ‘Donazione Ontologica di sé’ e la capacità di ‘autolimitarsi’ proprio per ‘farsi tutto a tutti’ (1Cor 9,22).
-Vedo che sei ben equipaggiato contro tutte le possibili critiche e obiezioni.
– Le mie non sono improvvisazioni ma scoperte riflettute, meditate, verificate e continuamente messe alla prova.
– Per questo sono convincenti.
– Vedi, un buon cattolico, crede che sull’altare durante la Messa nel momento della consacrazione il Pane e il Vino diventino ‘Corpo e Sangue di Cristo’.
– E’ così, anche se c’è chi dubita.
– Atteniamoci a chi lo crede. Ebbene siamo in presenza della ‘Kenosis divinizzatrice’ di cui ti ho parlato. Non è sconvolgente? Il Figlio di Dio, che è l’Essere Unico ‘si fa pane e vino’ per nutrire l’Umanità di se stesso, dopo aver conseguito la Resurrezione che è la ‘pienezza della divinizzazione’ che ha coinvolto spirito, anima e corpo di Cristo. Tutto questo è razionale? Tutto questo è comprensibile? Tutto questo è normale?
– Non è razionale, non è comprensibile ma è entrato normalmente nella fede e nella pratica cattolica.
– Bene, se non ci scandalizziamo di questa ‘Kenosis’ allora non dovremmo scandalizzarci neppure della ‘Kenosis Creativa’ e della ‘Kenosis Soteriologica’ perché è sempre la stessa modalità propria dell’Essere Unico di ‘autoridurre se stesso’ mostrandosi e al tempo stesso nascondendosi.
– E io ci credo e userò questa meraviglioso ‘Criterio Interpretativo’!
24. Il Criterio della ‘Nemesis’
– Bene. Passiamo ad un altro ‘Criterio Interpretativo’ e anche qui avrai modo di meravigliarti, forse anche di sbigottirti. Sai che cos’è la ‘Nemesis’?
– La ‘Nemesis’ per i Greci era la ‘Dea della Giustizia’.
– Risposta esatta. I Greci personificavano gli attributi divini e quindi per loro la ‘Giustizia di Dio’ era ‘Nemesis’ la ‘Dea della Giustizia’. E gli appassionati di etimologia, come me, sanno che deriva da ‘Nemo’ che vuol dire ‘distribuisco’ vale a dire: ‘Ho il potere di ristabilire l’equilibrio’.
– Bella questa analogia tra ‘giustizia’ ed ‘equilibrio’!
– Infatti la ‘Nemesi’ è la garanzia che gli squilibri saranno ‘riequilibrati’, e questo deve avvenire necessariamente e inesorabilmente nella vita delle persone, delle famiglie e in generale nell’ambito storico-politico-sociale, possiamo dire nell’intera umanità, anzi addirittura nell’universo, di più ancora nello stesso Essere Unico.
– Oilalà! Quindi riguarda tutto ciò che esiste e lo stesso Essere Unico che fa esistere tutto. Ma lui, dico l’Essere Unico, dovrebbe sempre essere equilibrato, no?
– Sì e no. Possiamo introdurre una nuova ‘Coincidenza degli Opposti’ ossia la coppia ‘Equilibrio e Squilibrio’ perché l’Essere Unico ‘si è fatto Creazione’ e quindi da quel momento sono presenti in lui esseri umani liberi i quali proprio perché liberi possono compiere atti di squilibrio che si ripercuotono nello stesso Essere Unico.
– Impressionante. Sono veramente sbigottito.
– Questo ti fa capire la portata universale della ‘Nemesis’. Ma anche senza scomodare Dio o l’Essere Unico in ambito sociale si parla di ‘Nemesi storica’ per indicare che attraverso le alterne vicende della storia si constata che le ingiustizie, le prepotenze, le prevaricazioni sono alla fine inesorabilmente stroncate e non possono permanere.
– Quindi ‘Nemesi storica’ come punitrice di ogni sorta di abuso di potere, di dittatura, di tirannide.
– Se dai un’occhiata panoramica alla storia anche solo nel secolo precedente verifichi che tutti coloro che si sono innalzati sono stati abbattuti.
– E’ quanto ha detto Gesù: “Chi si innalza sarà abbassato” (Mt 23,12).
– Esattamente, e si riferiva sicuramente alla ‘Nemesis’. Ma la ‘Nemesi storica’ non si manifesta solo nelle vicende dei popoli o delle nazioni. Vale anche per la vita delle persone.
– Quindi anche nell’ambito familiare.
– Certamente. Ovunque ci siano rapporti tra persone in cui possono scatenarsi tutte le dinamiche dell’egoismo, quindi ogni forma di violenza, sopraffazione, appropriazione, dominio e via dicendo. Per tutti questi comportamenti messi in atto come se non si dovesse rendere conto a nessuno, con tracotanza e spavalderia… ebbene la ‘Nemesi storica’ provvede a ristabilire gli equilibri, anche se lentamente, progressivamente.
– Quindi l’egocentrismo è punito, la tirannide è detronizzata, i prepotenti sono abbattuti. Giustizia è fatta!
– A volte c’è chi non aspetta che la ‘Nemesi storica’ faccia il suo corso perché ha fretta e allora intraprende la scorciatoia della ‘Vendetta’. Ecco, questa è la ‘Giustizia fai da te’ che dà l’illusione di ottenere in tempi brevi giustizia e invece complica le situazioni e ne crea altre, che a loro volta dovranno essere riequilibrate.
– Ma nella Grecia antica c’era anche un’altra parola per la giustizia, vero? Ora non mi sta venendo in mente.
– Sì. E’ la ‘Diké’ e riguarda la ‘Giustizia Umana’. Infatti ogni società è organizzata in modo da arrestare coloro che commettono atti d’ingiustizia in base alle leggi, ci sono i tribunali e anche le prigioni. Questa è appunto la ‘Giustizia Umana’ che però presenta molte incognite, molte insufficienze e a volte i colpevoli di gravi reati la fanno franca perché corrompono i giudici o pagano fior di avvocati che sanno tirarla per le lunghe fino alla scadenza dei termini in cui il reato è perseguibile…
– Già, la ‘Prescrizione’!
– Appunto! Ma per la ‘Nemesi Storica’ che è tutt’uno con la ‘Nemesis Divina’ non c’è la ‘Prescrizione’ e ‘tutti i nodi devono venire al pettine’, non c’è scampo. La ‘Nemesis’ è inesorabile!
– Non riesci a spaventarmi perché io so che la ‘Nemesis’ sta in coppia con la ‘Misericordia’. Coincidenza degli opposti!
– E’ vero e sono contento che te ne ricordi, ma la ‘Misericordia di Dio’ non annulla la ‘Giustizia di Dio’, per cui chi commette ingiustizie deve risponderne… Ma andiamo con ordine.
– Volevo solo fare il furbetto
– L’ho capito. Tornando alla ‘Diké’ credo saprai il tentativo fatto dal filosofo tedesco Leibniz, tentativo tutto umano di ‘giustificare Dio’.
– Sì, l’ho studiato anche se lo ricordo vagamente. Mi pare che abbia anche coniato un termine filosofico appropriato, un neologismo.
– La cosiddetta ‘Teodicea’ composta col termine ‘Theos’ che vuol dire ‘Dio’ e ‘diké’ vale a dire ‘giustizia’. E quindi ‘Teodicea’ significa ‘Giustificazione di Dio’. Naturalmente è un compito tutto umano per tentare di risolvere il problema della sussistenza del male nel mondo nonostante che Dio sia ritenuto buono e provvidente.
– E c’è riuscito Leibniz nel suo intento?
– Né lui né altri dopo di lui. E questo perché non sapevano nulla dell’Essere Unico, cioè partivano da una falsa concezione di Dio.
– Allora tu hai trovato la soluzione? Hai formulato una ‘Teodicea’ valida?
– Ne parliamo dopo… ricordamelo. Ma per ora posso dirti che la ‘Nemesis’ è la ‘salvaguardia dell’Essere Unico’, e ora mi accingo a sviluppare questo tema così importante e delicato. Sei pronto?
– Prontissimo nel senso di curioso quanto basta e speranzoso di capirci qualcosa, ma dato che tu sei un ottimo insegnante…
– E tu un ottimo allievo…
– Grazie! E allora ce la faremo. Dunque?
– Consideriamo la ‘Nemesis’ in quanto ‘Giustizia di Dio’. Vedi, questo aspetto dell’Essere Unico spesso lo si agita come uno spauracchio per causare paura e lo si presenta come ‘Ira e Vendetta di Dio’. E così ciò che dovrebbe rassicurarci diventa una minaccia terrorizzante.
– Ah, quindi la conoscenza della ‘Nemesis’ dovrebbe rassicurarci?
– Certamente! E’ vero che è la ‘salvaguardia dell’Essere Unico’ ma è anche la nostra ‘salvaguardia’ perché siamo tutt’uno con l’Essere Unico.
– Ma questo vale anche quando commettiamo delle ingiustizie?
– Eh sì. Perché tutte le ingiustizie contro gli altri sono prima di tutto ingiustizie contro noi stessi e ovviamente contro l’Essere Unico. Ed ecco la necessità della ‘Nemesis’ con la sua funzione equilibratrice.
– Bene, bene… sono sempre più assetato di conoscere quest’aspetto così ‘tranquillizzante’ dell’Essere Unico.
– Riflettiamo allora sulla ‘Nemesis’. L’Essere Unico crea impegnando il suo Essere anzi, come abbiamo visto, ‘facendosi egli stesso Creazione’. In questo modo si consegna, per così dire, nelle mani delle sue creature e particolarmente degli esseri umani che, avendo la libertà di scegliere, possono arrecare danni notevoli a se stessi, a tutti gli altri e all’intera Creazione, e quindi allo stesso ‘Essere Unico’.
– Ecco perché le ingiustizie che una persona commette hanno un raggio d’azione così ampio!
– Infatti. Trasgredendo il dinamismo fondamentale dell’Essere che è ‘amore, donazione, servizio’ e quindi rispetto, solidarietà, vicinanza, gli esseri umani possono causare sofferenze innumerevoli, strumentalizzare gli altri, dominarli, ucciderli… in una parola ‘odiarli’ colpendoli nella loro dignità e nei loro diritti. E se sono colpite le ‘creature’ e colpito anche l’Essere Unico che ‘si è fatto creatura’.
– Per questo motivo l’odio per le creature diventa così inevitabilmente ‘odio per Dio’.
– Eh sì, ‘odiare le creature’ coincide con ‘odiare Dio’. Per tutto questo l’Essere Unico ha posto la salvaguardia della ‘Nemesi’.
– Perché usi questa parola ‘salvaguardia’?
– ‘Salvaguardare’ significa difendere un bene, un diritto, un interesse da qualsiasi appropriazione indebita, qualsiasi usurpazione. Quindi per l’Essere Unico ‘salvaguardarsi’ vuol dire difendersi, tutelarsi, proteggersi, cautelarsi nei confronti delle sue creature, angeliche e umane soprattutto, le quali, essendo libere, possono ‘abusare’, cioè usare male l’essere ricevuto, l’essere che li costituisce ed è lo stesso essere compartecipato dall’Essere Unico. Capisci ora l’importanza capitale di questa ‘salvaguardia’?
– Perfettamente. Io farei lo stesso.
– Questa salvaguardia fondamentale dell’Essere Unico è detta ‘Nemesis’ perché è ‘Giustizia insita nell’Essere stesso’. A motivo della ‘Nemesi’ nessuna creatura può appropriarsi di se stessa o di altre creature se non se non in modi limitati, cioè parziali nel modo, nel tempo e nello spazio.
– C’è un bel proverbio che dice: ‘Dio lascia fare ma non strafare’.
– La saggezza popolare queste cose le sa. E di ogni abuso, violenza, rapina, appropriazione, vale a dire di ogni azione compiuta in spregio della ‘Legge dell’Essere’ si dovrà rendere conto. Le nostre azioni negative costituiscono il nostro ‘demerito’, mentre ovviamente ogni azione compiuta nel rispetto della ‘Legge dell’Essere’ costituisce il ‘merito’.
– Merito e demerito… Tutte le nostre azioni vengono pesate, vagliate, esaminate e soprattutto ricordate.
– Sono scritte in noi, nel nostro spirito, perché ogni azione ci modella, ci plasma migliorandoci o peggiorandoci. Tutto è inciso in noi e il nostro spirito, che è il ‘testimone di noi stessi’ della nostra vita e sa come abbiamo vissuto e come viviamo. Tutto ciò che consapevolmente e liberamente abbiamo compiuto è registrato nel nostro Spirito
– E quindi nessuno può nascondersi a se stesso. Possiamo nasconderci agli altri ma non a noi stessi.
– E non possiamo nasconderci neppure all’Essere Unico che però non ci sorveglia come un gendarme, stando fuori di noi. No, il suo modo di sorvegliarci è sorprendente e avviene attraverso noi stessi, cioè tramite il nostro spirito, che è appunto la nostra coscienza.
– E’ vero!
– Basta conoscere un po’ la Storia dell’umanità e anche la storia delle singole persone per constatare l’assoluta verità di questa Legge che, come ti ho detto, è chiamata ‘Nemesi Storica’, perché si realizza nel tempo, ma io preferisco qualificarla ‘Nemesi dell’Essere’ per mettere in evidenza il suo valore ontologico universale.
– E vada per la ‘Nemesi dell’Essere’!
– Chi vive in modo ‘egocentrico’ sancisce, per quanto è in suo potere, la ‘frammentazione dell’Essere’. Questo modo di vivere è una gravissima trasgressione perché turba l’Essere Unico nella sua unità. Infatti l’Essere Unico, lo dice il nome stesso, è unitario, pur nella distinzione delle singole individualità.
– Tenendo ben ferma la verità dell’Essere Unico si capiscono tante cose!
– Chi si trova in questa situazione esistenziale è ‘contro l’Essere’ e non può rimanere in questo stato. Non c’è stabilità per lui, non c’è durata. Presto crollerà.
– Ecco come funziona la ‘Salvaguardia’. E’ insita nell’Essere stesso che è partecipato, quindi è costitutiva.
– La ‘Nemesis dell’Essere’ assicura che tutti coloro che esercitano il potere in modo dispotico sono destinati a fallire. Possono avere un momento di gloria, ma cadranno inevitabilmente in disgrazia e la loro fine sarà ingloriosa: saranno destituiti e qualora si siano macchiati di crimini saranno imprigionati, uccisi, giustiziati… a meno che non si fermino e, rendendosi conto di ciò che hanno, fatto si pentano e cambino vita. Ma questo avviene raramente perché questi ‘dittatori’ alla fine precipitano nel ‘delirio di onnipotenza’ che fa loro perdere il contatto con la realtà.
– Mi viene in mente che nel ‘Magnificat’ è esposta la ‘Legge della Nemesi’. Posso leggerla?
– Fai pure. E’ una valida conferma.
– “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi” (Lc 2,51-52). Questa è ‘Nemesis’ bella e buona!
– In tutta la Scrittura sono disseminati insegnamenti preziosi su questa Legge. Ne ha parlato anche Gesù in varie circostanze ma la più significativa è legata ad un evento drammatico che si è svolto nell’Orto degli Ulivi la notte in cui è stato arrestato. Leggi qui, è nel Vangelo di Matteo.
– “Uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada” (Mt 26,51-52).
– Qui Gesù con una formula lapidaria rivela la ‘Nemesis dell’Essere’ come una Legge ineluttabile: ‘Tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada’.
– Qui si parla di ‘uno’ ma io so che era Pietro, vero?
– Sì, questo ‘uno’ era Pietro che spesso appare impulsivo. Dal Vangelo di Giovanni ricaviamo altri dettagli dell’episodio. Leggi pure.
– “Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco” (Gv 18,10). Ahi ahi, per Pietro si mette male.
– Luca nel suo Vangelo completa il quadro e c’informa che Gesù è intervenuto subito per rimettere le cose a posto. Ecco come ha fatto: “Gesù toccandogli l’orecchio, lo guarì” (Lc 22,51). Il gesto di Gesù risponde perfettamente alla ‘Legge della Nemesi’. Infatti, Gesù per riequilibrare il danno fisico provocato da Pietro e sottrarlo così alle conseguenze ineluttabili del suo gesto sconsiderato, fa ritornare le cose come se nulla fosse accaduto. Quindi in quel caso la ‘Nemesis’ per Pietro non ha ‘luogo a procedere’. Ma c’è stato bisogno addirittura di un ‘miracolo’!
– Normalmente Dio non interviene con questa rapidità e soprattutto con un prodigio istantaneo a sistemare gli ‘squilibri’ che produciamo con la nostra condotta dissennata.
– Sì, certo. La ‘prassi’ è un’altra. Bisogna prendere coscienza di ciò che si è compiuto, dispiacersene perché si è trattato di un fatto grave, chiedere perdono alla persone eventualmente offese, chiedere perdono all’Essere Unico che è stato colpito anche lui, riparare per quanto è possibile e soprattutto cambiare vita regolandosi con la Legge dell’Essere.
– E chi non segue questa procedura? Chi se ne infischia?
– Non avendo fatto nulla di tutto quello che ti ho elencato vuol dire che interverrà la ‘Nemesis dell’Essere’ secondo la propria strategia e pedagogia, affinché rientri in se stesso, rifletta e cambi. Ma chi recalcitra, chi rifiuta la correzione, sperimenterà una punizione ‘Degna di Dio’ e può essere anche molto pesante, secondo il proverbio: ‘A mali estremi… estremi rimedi’, il tutto ovviamente in funzione pedagogica e nella prospettiva della ‘salvezza’.
– Meglio non fare niente di male ma nel caso accettare subito la correzione senza intestardirsi su strade sbagliate.
– Proposito saggio… ma pochi lo mettono in pratica, perché sotto sotto si pensa sempre di riuscire a farla franca. Ed ecco alcune espressioni lapidarie che illustrano l’inesorabilità della ‘Nemesis’. Le ho preparate e quindi per fare in fretta le leggo io. Sono tutte breve, appunto, come un proverbio. Ascolta figliolo e lasciati istruire dalla saggezza degli antichi che mette insieme rivelazione ed esperienza. Ecco la prima: “Chi scava una fossa ci casca dentro e chi disfà un muro è morso da una serpe” (Eccl 10,8). Interessante, vero?
– Agghiacciante perché molto vera!
– E senti quest’altra, che addirittura riguarda l’errore che può compiere un intero popolo guidato da un capo folle: “Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata, nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede” (Sal 9,16).
– Mi è venuta in mente la famosa ‘Guerra Lampo’ con cui Hitler si prefiggeva di impadronirsi dell’Europa ed è caduto lui e il suo popolo nella fossa, e si è impigliato lui e il suo popolo nella rete!
– Se chi ha in mano le sorti dei popoli conoscesse la inesorabilità della ‘Nemesis’ forse eviterebbe azioni arrischiate, violenze e soprusi. Ma chi raggiunge il potere si ritiene forte e invincibile e dopo l’ebbrezza di un momento va a rotoli inevitabilmente. E’ la ‘Nemesis’!
– Capisco sempre meglio che cosa vuol dire ‘inesorabile’.
– Ecco ora leggi tu e un brano più lungo che riprende le cose dette e le integra in un discorso completo.
– “Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla testa, e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra. Chi scava una fossa vi cadrà dentro, chi tende un laccio vi resterà preso. Il male si riverserà su chi lo fa, egli non saprà neppure da dove gli venga” (Sir 27,25-27).
– Questa è una descrizione senza mezzi termini di ciò che accade a chi se ne infischia della ‘Legge dell’Essere’ e pensa di fare qualsiasi cosa… perché tanto non gli accadrà nulla. Ma non c’è bisogno che Dio, l’Essere Unico, scagli dall’alto i suoi fulmini o intervenga direttamente, perché la ‘Nemesi’ è inscritta nell’Essere stesso e agisce inesorabilmente. E questo è espresso molto bene nel finale: ‘Il male si riverserà su chi lo fa e non saprà neppure da dove gli venga’.
– Sì, è proprio così! E la notazione ‘non saprà neppure da dove gli venga’
mi sembra sottolinei molto efficacemente che compiendo una cattiva azione contro qualcuno arriverà inevitabilmente il contraccolpo in modo imprevedibile, impensabile, imponderabile.
– Attenzione a non confondere la ‘Nemesi’ che è ‘Giustizia’ con la ‘Vendetta’, anche se a volte addirittura nella stessa Bibbia c’è confusione dei termini.
– Puoi farmi qualche esempio?
– Certo, leggi qui la raccomandazione di Paolo.
“Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore” (Rm 12,19).
– Qui evidentemente ‘vendetta’ sta per ‘giustizia’. E bisogna precisare che la ‘Nemesi’, per quanto sia inesorabile, offre sempre una speranza, quindi è pedagogica ed è unita alla ‘Misericordia’. Questa è la differenza tra ‘Vendetta’ e ‘Nemesi’: la ‘Nemesi’ è sempre unita alla ‘Misericordia’ ed è pedagogica affinché chi ha sbagliato possa emendarsi.
– Ma a volte nella Bibbia si parla di ‘Vendetta Divina’. Vendetta pura e semplice.
– Sì è vero. A volte nella stessa Bibbia si parla impropriamente di ‘vendetta divina’. Ma Dio è giusto, non vendicativo. E per la ‘Coincidenza degli opposti’ la sua giustizia e tutt’uno con la ‘misericordia’. Noi non possiamo capire come ‘Giustizia e Misericordia’ in Dio, Essere Unico, possano addirittura coincidere, ma è così.
– Questo l’ho capito bene: la ‘Nemesis’, è ‘pedagogica’.
– Ci insegna l’assoluta necessità dell’equilibrio nell’Essere Unico. E questo ‘equilibrio’ può essere chiamato anche ‘pace’ oppure ‘armonia’.
– Infatti, Gesù è venuto a stabilire la ‘pace’ e il suo primo saluto dopo la Resurrezione è appunto ‘Pace a voi’.
– La lezione della ‘Nemesi’ la possiamo imparare a nostre spese constatando il fatto che, se facciamo qualcosa contro gli altri, alla fine si ritorce su noi stessi. Ma possiamo anche imparare da quello che accade agli altri. Possiamo imparare dalla storia esaminando la vita di personaggi famosi, osservando il loro ‘iter’ e la conclusione.
– Già, se prendiamo in considerazione grandi personaggi come Cesare, Napoleone, Hitler, Mussolini, Stalin… c’è molto da imparare!
– Ma possiamo anche guardare intorno a noi, nella vita quotidiana, nei vari ambiti sociali e nel mondo della politica la parabola ascendente e discendente di tanti capoccia, di tanti Demagoghi, di tanti furbetti! Basta saper attendere e la ‘Nemesi’ implacabile si abbatterà su di loro e buon per loro se impareranno la lezione!
– Quindi non c’è bisogno che Dio scateni i suoi fulmini, non c’è bisogno di un suo intervento diretto ed esplicito.
– No, perché la ‘Nemesi’ è inscritta nell’Essere Unico e perciò è insita nel creato. Pertanto dobbiamo prendere atto che ‘è nell’ordine delle cose’. Voglio ora illustrarti un altro aspetto della ‘Nemesi’ quale ‘Salvaguardia dell’Essere’.
– Questa verità è così rilevante che più me la spieghi e meglio è.
– Bene, allora ascolta. L’Essere Unico vuole ‘donarsi totalmente’ ma lo fa… sapientemente, e perciò si tutela. E per tutelarsi si comunica gradualmente verificando come le creature libere si comportino in rapporto all’Essere che hanno ricevuto e al suo fondamentale dinamismo che è la ‘Legge dell’Essere’.
– Ecco perché siamo creature ‘limitate’. Il ‘limite’ c’impedisce di produrre disastri ‘illimitati’, scusa il bisticcio di parole.
– Ma è proprio così. Di disastri ne possiamo combinare tanti e la storia umana è piena di ogni tipo di nefandezza, piena di violenze e di guerre, di stragi e di stermini, di distruzioni e di immani sconvolgimenti… ma tutto questo si svolge entro il limite umano. Pensa se non ci fosse!
– Scusami. ma preferisco non pensarci. Però di tutto il ‘male’ messo in atto dagli esseri umani mi darai una spiegazione, vero? Perché l’Essere Unico, pur mettendo il limite, ne permette così tanto?
– Sì, te lo prometto. La famosa ‘Parabola dei Talenti’, che abbiamo esaminato quando ti spiegavo il ‘Principio interpretativo Ontologico’, illustra questa progressione comunicazione, ossia il passaggio dal poco al molto.
– Si ricordo bene la tua interpretazione.
– Vedi, nell’Essere Unico tutto ciò che esiste è in ‘Rapporto di Interdipendenza’. Tutte le creature sono interdipendenti. Le cose esistono in relazione e dipendenza le une dalle altre e tutto nell’Essere tende all’equilibrio. Se si creano degli eccessi la natura provvede a far ritornare tutto in uno stato di quiete.
Già ti ho detto che la relazione tra ‘Equilibrio’ e ‘Giustizia’ mi affascina e la trovo straordinariamente esplicativa.
– L’Equilibrio non è assenza di energie o forze ma è la giusta compensazione tra forze complementari o contrarie. Quando tutto è tranquillo significa che nessuna forza prevale.
– Quindi l’equilibrio è uno stato di quiete perché le forze diverse si compensano tra di loro.
– Equilibrio deriva dal latino ‘equilibrium’ composto da ‘aequus’ che vuol dire ‘uguale’ e ‘libra’ che significa ‘bilancia’. Quindi richiama l’immagine dei due piatti della bilancia in perfetto equilibrio, sullo stesso livello. Ed è anche l’immagine tradizionale della ‘Giustizia’.
– Natura o Creazione tendono a equilibrare tutte le forze, tutte le energie.
– Come ti ho detto è lo stesso Essere Unico che tende a ritrovare sempre il perfetto equilibrio.
– Più che giusto. M’intendo un po’ di architettura. L’Equilibrio è la conveniente disposizione delle parti di una struttura in modo da garantirne una posizione stabile, ferma, solida, sicura. E questo non vale solo in architettura, ma può essere applicato tutte le opere dell’Uomo e anche alla stessa Persona.
– In Biologia si studia il ‘Principio omeostatico’ che stabilisce la condizione interna di equilibrio degli organismi animali e assicura una normale attività biologica delle cellule, dei tessuti, degli organi e degli apparati. Ad esempio, è questa funzione omeostatica naturale che mantiene la temperatura corporea intorno ai 37 gradi con la sudorazione e altri accorgimenti.
– Architettura, biologia, morale, spiritualità… tutto deve rispettare la ‘Legge dell’Equilibrio’, vero?
– Sì, tutto, proprio tutto. E ogni ‘Figlio di Dio’, se vuol vivere la Vita di Dio, deve rimanere in costante equilibrio, evitando ogni eccesso. E in questo modo evita di compiere azioni contro se stesso, contro gli altri, contro la natura.
– Purtroppo l’Umanità sta devastando il pianeta terra con il saccheggio delle risorse, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra. La distruzione di intere foreste, la cementificazione selvaggia, il consumismo… L’ecologia ci avverte che andando avanti così avremo dei contraccolpi dalla natura stessa. Per cui c’è da aspettarsi un reazione da parte delle forze naturali per ristabilire l’equilibrio.
– Non è la ‘vendetta’ del pianeta ma è la ‘Nemesi’, cioè la giustizia. Cataclismi, terremoti, frane, inondazioni non sono solo una ‘fatalità’, ma sempre più spesso sono il risultato dei danni provocati da dissennate attività umane o da inadempienze colpevoli.
– Allora si tratta di eventi pedagogici da cui dovremmo trarre la grande lezione della necessità di rispettare l’equilibrio della natura, che è l’equilibrio dell’Essere Unico e che, in definitiva, è il nostro equilibrio.
– Ecco, con questa carrellata abbiamo esaminato l’Essere Unico che è regolato dall’equilibrio e per coloro che lo infrangono ecco pronta la ‘Nemesis’ che ì ‘Giustizia e Misericordia’.
– Un panorama terrificante ed edificante perché persuade a rispettare questo meraviglioso ‘Equilibrio dell’Essere’ in noi stessi, negli altri, nella Natura e in Dio.
– La ‘Nemesi’ è quindi per noi un ‘Criterio Interpretativo’ della Rivelazione contenuta nella Bibbia. In base a questo Criterio possiamo distinguere la vera ‘Giustizia di Dio’ dalla ‘Vendetta Umana’ e anche da interpretazioni distorte della stessa ‘Giustizia Divina’ come abbiamo constatato in alcuni dei passi biblici citati.
— E soprattutto lasciarci istruire per non incorrere nella inesorabilità della Nemesis.
– I ‘Criteri’ ci servono per conoscere l’Essere Unico attraverso la sua stessa ‘Rivelazione’.
25. Lo Scandalo del Male
– Grazie allora per avermi fatto acquisire questo prezioso strumento. Ma ora devi mantenere la promessa. Perché l’Essere Unico dà un così grande libertà di compiere il male, cioè di trasgredire alla sua ‘Legge’?
– Forse ti sentirai deluso, perché ho in serbo una sorpresa per te…
– Sorpresa?
– Non sarò io a darti l’agognata spiegazione ma… sarai tu stesso!
– Ecco, temevo che tu ti sottraessi a questa incombenza lasciandomi a mani vuote ed è proprio accaduto così. Sì, sono deluso!
– Ma io non intendo lasciarti a mani vuote! Ti ho detto che tu stesso affronterai il problema della ‘Teodicea’ e troverai la soluzione e naturalmente io sarò al tuo fianco per darti una mano.
– Davvero pensi che, laddove non sono riusciti grandi filosofi come Leibniz, possa sciogliere l’enigma un pivellino come me che non è né filosofo, né teologo.
– Che tu non sia né l’uno Né l’altro non è la tua disgrazia ma la tua fortuna così non calpesterai le solite strade già battute e che si sono rivelate inconcludenti. Allora, se ti fidi di me, io ti indirizzerò ma sarai tu a elaborare una spiegazione plausibile, ovviamente all’interno dei limiti umani.
– E’ un grande azzardo ma visto che insisti avrai buone ragioni e quindi… incamminiamoci.
– Bene. Il nostro punto di partenza anche in questo caso è la ‘Verità dell’Essere Unico’ quindi non parliamo del Dio concepito dai dotti filosofi e teologi come l’Ente Supremo separato dalla Creazione ovvero Colui che, secondo loro, avrebbe creato ‘dal nulla’ tutto ciò che esiste. Ed è proprio questo punto di partenza, come ti dicevo, che ha pregiudicato qualsiasi ricerca.
– Noi invece partiamo dall’Essere Unico. Ho capito. Ci sto.
– E allora vai.
– Quindi non ci preoccupiamo di ‘Giustificare Dio’ perché ‘Dio’ è una concezione del tutto umana.
– Bene!
– E non abbiamo neppure bisogno di ‘giustificare l’Essere Unico’ perché si giustifica da sé, basta considerare il suo rapporto con la Creazione.
– Ottimo inizio. E qual è, secondo te, questo rapporto?
– L’Essere Unico ‘si fa Creazione’ e non solo in senso universale ma ‘si fa ogni creatura’. In questo modo ‘tutto ciò che esiste è lui’, sia pure in una sua ‘limitazione ontologica’.
– I Teologi dicono che Dio non aveva bisogno di creare ma lo ha fatto ‘per noi’ con un atto di benevolenza. Tu che dici?
– In base a quanto abbiamo esplorato dell’Essere Unico, esaminando numerose ‘Coppie di Opposti’ che nell’Essere Unico misteriosamente coincidono, noi ci siamo imbattuti nella sua ‘Unità e Molteplicità’. L’essere Unico è ‘Uno e Molteplice’ e per lui ‘creare’ significa esprimere o manifestare quello che è, ossia la sua ‘Molteplicità’. Pertanto creare è essenziale all’Essere Unico, è il suo stesso dinamismo, la sua vitalità e lo fa in continuazione. Per cui dire che avrebbe potuto non farlo oppure che lo ha fatto semplicemente per noi, a nostro unico profitto, è un gravissimo errore.
– Fin qui sono pienamente d’accordo con te. Ora però c’è il cosiddetto ‘scandalo del male’. Se l’Essere Unico è buono, e addirittura tutto ciò che esiste è ‘lui fatto Creazione’, da dove salterebbe fuori il ‘male’ che c’è nel mondo e ce n’è tanto, proprio tanto.
– Io contesto l’espressione ‘male’ perché è un termine astratto a cui non corrisponde nulla di reale, cioè nulla di ontologico. Nell’Essere Unico non c’è la coppia ‘Bene e Male’. L’Essere Unico è ‘il Bene’ non c’è nessuna realtà che possa essere qualificata come ‘il Male’.
– Allora niente ‘male’ in astratto ma in concreto il male c’è e che cos’è?
– Dobbiamo parlare della ‘libertà’. L’Essere Unico è libero e poiché comunica il suo essere alle sue creature anch’esse sono libere. E qui c’è l’aspetto cruciale!
– Che relazione c’è tra la ‘libertà’ e quello che viene chiamato ‘male’?
– Intanto bisogna precisare che se il male non esiste in astratto, e non ha quindi nessuna valenza ontologica, ha però una sua realtà e consiste nella ‘trasgressione dalla Legge dell’Essere’.
– Quindi ‘male’ in quanto ‘trasgressione’.
– Sì, è ovviamente può trasgredire chi è libero di farlo. Tra le creature possono trasgredire in modo consapevole e volontario ci sono gli Angeli, che appartengono alla ‘Creazione invisibile’ e gli Esseri umani, cioè noi.
– E allora, visto che è possibile trasgredire e commettere disastri a non finire… perché l’Essere Unico ha scelto di costituire Angeli e Umani in una condizione in cui sono liberi di combinare guai a sé e agli altri?
– Ma l’Essere Unico non ha fatto una scelta tra tanti possibili mondi come se li dovesse inventare lui. L’Essere Unico non ha fatto altro che manifestare se stesso, la sua Molteplicità che è tutt’uno con la sua Unità. Non ha fatto la Creazione ma ‘si è fatto Creazione’ che pertanto è costituita del suo stesso essere che è appunto libero.
– Ma l’Essere Unico pur essendo libero… non trasgredisce la sua stessa Legge, che è appunto l’Amore, inteso come donazione di Sé e Servizio.
– Non la trasgredisce perché sceglie di non trasgredirla perché sa che facendolo andrebbe contro se stesso!
– E invece gli esseri umani sono liberi e trasgrediscono, e così pure gli Angeli.
– Le loro trasgressioni sono frutto di ignoranza, stupidità, presunzione e diventano la causa degli squilibri della Creazione e addirittura degli squilibri nell’Essere Unico.
– Ohi ohi, se diciamo che c’è lo ‘scandalo dal male nella Creazione’ ora dobbiamo fronteggiare uno scandalo assai più mostruoso, direi gigantesco… ‘lo scandalo del Male nell’Essere Unico’!
– Eh sì, la Creazione è nell’Essere Unico, la Creazione è l’Essere Unico e quindi la trasgressione compiuta dalla creature si ripercuote anche nell’Essere Unico.
– Terribile! Sei convinto di quello che stai dicendo?
– Non ho fatto altro che applicare tutto quello che abbiamo condiviso finora riguardo all’Essere Unico.
– Va bene. Ora però dobbiamo capire perché l’Essere Unico non impedisca le trasgressioni che producono così gravi danni e sofferenze a tutti, lui compreso. E dobbiamo anche capire che cosa fa per rimediare a tutti questi disastri, tenendo conto che sono gli esseri umani e diabolici che li compiono nell’esercizio della loro libertà sovrana.
– Va bene. Tento di andare avanti. Per prima cosa vorrei dire che se l’Essere Unico manifesta se stesso in quanto Molteplice vuol dire che è una necessità che deriva dalla sua costituzione ontologica. Per realizzare pienamente se stesso non può far altro che manifestarsi. E se ‘si fa Creatore e creature’ significa che c’è un ‘piano grandioso’, una finalità imprescindibile che costituirà un bene straordinario di fronte a cui tutti i disastri, le sofferenze, diciamo pure il ‘male’ compiuto con le trasgressioni. Quando la finalità inscritta nel ‘Molteplice’ sarà raggiunta allora tutto questo penare e soffrire apparirà davvero poca cosa!
– Insomma un ‘grandissimo bene’ a fronte di un ‘male esagerato’, ma in proporzione inferiore, anche se al momento ci appare estremamente grave.
– Strano e paradossale… ma è così. E mi viene in mente un frase di Paolo che so a memoria. La conoscerai certamente: “Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18). Sofferenze causate appunto dalle conseguenze negative delle trasgressioni nostre e altrui.
– E qual è questo ‘piano grandioso’?
– Non può che essere la ‘Divinizzazione Universale e Integrale’!
– Allora ne vale veramente la pena! E adesso faccio anch’io una citazione sempre dalla Lettera ai Romani di Paolo: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28). I due brani collegati ci aprono un grande futuro e ci rassicurano che sia le trasgressioni sia le loro conseguenze, cioè quello che di solito chiamiamo ‘male’, non è fine a se stesso perché ‘concorre al bene’ di tutti noi. E’ assurdo… ma è così.
– Ora dovrei capire e spiegare perché l’Essere Unico non intervenga a fermare coloro che stanno commettendo delle trasgressioni.
– Eh sì, se lo chiedono tutti. Secondo te perché? Non sarebbe meglio impedire che si tutti questi esseri liberi si facciano del male e lo facciano ad altri? E lo stesso Essere Unico non potrebbe così evitare di essere coinvolto negli squilibri provocati dalla trasgressioni?
– Intanto prendiamo atto che l’Essere Unico di fatto non interviene a bloccare chi sta compiendo una trasgressione. Perché non intervenga ha spiegazione è semplice. Se intervenisse a impedire le azioni di chi trasgredisce lo distruggerebbe perché lo violerebbe nella sua libertà, tutto qui. E’ una considerazione elementare alla portata di tutti. L’Essere Unico questo non lo fa e non lo farà mai.
– E allora che succede? Nessuna reazione? Nessuna strategia alternativa?
– Già, tu fai l’ingenuo per stimolare le mie spiegazioni ma certamente sai già la risposta. Comunque per me la soluzione è questa. L’Essere Unico non interviene e non autorizza ma si riserva di intervenire dopo che è compiuta ogni singola trasgressione, e questa è la ‘Nemesis’.
– Mi sembra una buona risposta, ma come funziona?
– La ‘Nemesis’ è la salvaguardia dell’Essere Unico e agisce in ogni singola persona che è libera in quanto ‘spirito individuale’. E’ vero che chiunque di noi può trasgredire la ‘Legge dell’Essere’ ma siamo consapevole di farlo e dopo aver trasgredito ne sperimentiamo le conseguenze in noi stessi e anche fuori noi. Ecco la strategia, anzi direi la pedagogia che rende possibile il ritorno alla fedeltà alla Legge dell’Essere per tornare ad impegnarci nel ‘Processo di Divinizzazione’.
– Quindi, amico mio, la trasgressione sembra essere un ingrediente del processo di Divinizzazione personale?
– Eh sì, in fondo impariamo ‘per prove ed errori’. Ecco quindi la mia spiegazione che non è ‘Giustificazione dell’Essere Unico’ ma semplicemente comprensione del suo modo di procedere per realizzare se stesso in quanto Molteplicità. Smettiamola quindi di prendercela con lui per i ‘mali nel mondo’ perché è in nostro potere non farli accadere e anche farli cessare. Fare in modo che non ne avvengano nuovi con nuove trasgressioni ed estinguendo quelle già accadute con la consapevolezza, il pentimento e la decisione di essere fedeli alla Legge dell’Essere.
– Bravo! Hai superato brillantemente la prova. Questa spiegazione mi sembra convincente. Potrebbe non esserlo per altri ma per me lo è, soprattutto perché fondata sulla verità dell’Essere Unico.
26. Criterio della Reincarnazione
– E ora che si fa? Ci sono altri interessanti ‘Criteri interpretativi’?
– Sì, c’è un ‘Criterio’ che riguarda un argomento di cui abbiamo parlato nella nostra prima conversazione, quella su ‘L’Aldilà’, sto parlando della ‘Reincarnazione’
– Beh, devo dire che mi hai convinto. E’ la più convincente spiegazione di come possa avvenire che tutti, dico tutti gli esseri umani, possano davvero giungere alla decisione di accogliere il ‘Progetto della Divinizzazione’ e lo realizzino in sé nella fedeltà alla ‘Legge dell’Essere’. E’ necessaria una lenta evoluzione per cui una vita non basta, per cui la prospettiva di avere molte ‘chances’ di vita è la soluzione più adeguata.
– Ho cercato di trasmetterti la mia convinzione riguardo al modo di agire dell’Essere Unico che vuole davvero che tutti si salvino.
– E ci sei riuscito. Ma ora vorrei ulteriormente approfondire l’argomento perché ci saranno altri aspetti interessanti da prendere in considerazione.
– Sì, naturalmente. L’obiettivo che mi prefiggo ora è ricavare dalla ‘Reincarnazione’, che fa parte della dinamica evolutiva dell’Essere Unico, un ‘Criterio Interpretativo’ che possa aiutarci a cogliere nella Scrittura quanto è rivelata al riguardo.
– Bene, servirà sicuramente a me ma potrebbe favorire la persuasione di tutti coloro che sono ancora perplessi, soprattutto tra i Cattolici a cui la ‘Reincarnazione’ è presentata dalla Gerarchia come una dottrina assolutamente erronea che si oppone alla ‘Resurrezione’.
– Allora affrontiamo l’argomento con obiettività. Gesù ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Ma come è possibile per ogni essere umano raggiungere la ‘perfezione’ che Gesù prospetta? Come è possibile conseguire questa perfezione divina? E’ solo una mèta teorica che non potremo mai raggiungere ed è proposta soltanto per stimolarci a dare il massimo?
– No, se fosse così sarebbe una presa in giro e otterrebbe il risultato di scoraggiarci perché troppo alta e perché troppo breve il tempo a disposizione e troppo poche le occasioni per essere istruiti riguardo al ‘Piano di Dio’.
– Quindi occorre ritenere che l’Essere Unico saprà escogitare innumerevoli strategie per offrire a tutti molte opportunità nel corso della loro vita…per convincerli che la ‘Comunione’ con lui è l’unica via per la realizzazione piena di sé e quindi per conseguire la vera felicità a cui tutti, in fondo, aspirano.
– Sì, ma una vita, l’abbiamo detto, non basta. Se ci guardiamo intorno vediamo gli esseri umani più intenti a trasgredire la ‘Legge dell’Essere’ che ad assecondarla.
– La perdita dei valori essenziali che costituiscono la dignità umana è sempre più dilagante. Ognuno vive come gli pare. Come potranno tutte queste persone così disorientate, incattivite, egoiste realizzare nel corso di questa vita la propria ‘Divinizzazione’?
– E’ inconcepibile!
– Ed ecco la necessità della ‘Reincarnazione’ Ecco perché l’Essere Unico elargisce a ciascuno più occasioni di vita.
– Per questo la ‘Reincarnazione’ mi è diventata comprensibile e la ritengo ammissibile e ragionevole e quindi ‘convincente’.
– Quindi la prima ragione per cui la ‘Reincarnazione’ è necessaria è per rendere effettivamente possibile a ciascuno di arrivare ad aderire al progetto che l’Essere Unico ha formulato per tutti, senza riserve e preclusioni, cioè la ‘salvezza universale’, attuata mediante la ‘Divinizzazione’.
– Si sono d’accordo. Dato che il fine di ogni essere vivente è quello della ‘Divinizzazione’ occorre che ogni individuo possa conseguirlo, perché questo ‘Piano di Dio’ non esclude nessuno. “Dio vuole che tu gli uomini siano salvati” (1 Tm 2,4 ).
– Ma c’è un secondo motivo per cui la ‘Reincarnazione’ è necessaria, ed è il ‘riequilibrio’ degli effetti negativi delle proprie trasgressioni.
– Questo l’abbiamo visto trattando il tema della ‘Nemesis’. Ogni trasgressione produce in chi la compie, e nell’Essere Unico, uno squilibrio che deve essere rimediato per ritornare alla normalità.
– Abbiamo eliminato l’Inferno Eterno ma abbiamo conservato il cosiddetto ‘Inferno Pedagogico’ quale condizione in cui riflettere alla vita passata maturando la convinzione della necessità di rimediare agli squilibri prodotti.
– Sì, ricordo bene quell’Inferno provvisorio in cui si soffrono gli effetti delle proprie trasgressioni ma ci si prepara al riscatto in una vita successiva.
– Ecco, queste sono le due ragioni per cui la ‘Reincarnazione’ è necessaria e imprescindibile. E penso sia importante che le approfondiamo un po’.
– Quindi se riconosciamo l’importanza della ‘Reincarnazione’ abbiamo un ulteriore criterio per interpretare la Scrittura.
– Esattamente.
– C’è poi una terza ragione che riguarda la ‘Reincarnazione’ nella prospettiva universale, cosmica. E anche questa dovremo esaminare.
– Di quale ‘Reincarnazione’ stai parlando? Non ti seguo.
– Vedi, la dinamica della ‘Reincarnazione’ non è circoscritta agli esseri umani ma riguarda tutti gli esseri viventi il cui nucleo vitale essenziale è lo spirito individuale. Sto parlando del mondo vegetale e animale espressione della ‘Molteplicità dell’Essere Unico’. Ebbene, anche per queste creature vige la necessità della ‘Reincarnazione’ che più giustamente potrebbe dirsi ‘Trasmigrazione delle anime’ oppure, ancor meglio ‘Trasmigrazione degli spiriti individuali’, vale a dire il ritorno di uno spirito in una nuova dimensione corporea che può essere quella di un vegetale, di un animale oppure la realtà umana.
– Io conosco la ‘Metempsicosi’ di Platone
– Quella parola è sinonimo di ‘Reincarnazione’. Ma della ‘Trasmigrazione degli spiriti’ ho intenzione di parlartene quando tratteremo il tema della Evoluzione Universale per cui ora è prematuro e potrebbe confonderti le idee. Torniamo alla ‘Reincarnazione’ che riguarda gli esseri umani,
– Sì, preferisco per ora. Dunque la ‘Reincarnazione’ è necessaria. Serve sia per riequilibrare, in una nuova occasione di vita, ciò che abbiamo fatto di negativo, sia per impegnarci consapevolmente nel diventare ‘Figli di Dio’ nello spirito, nell’anima e nel corpo.
– La convinzione della necessità della ‘Reincarnazione’ la ritroviamo in tutte le civiltà e quindi in tutte le Religioni e viene presentata come una ‘verità rivelata’, infatti è esposta nei ‘Testi Sacri’ dell’Induismo, del Taoismo, del Buddismo e anche dell’Islamismo, soprattutto tra I Sufi, gli Alwiti, i Drusi e gli Ismailiti. Ma è diffusa anche tra le popolazioni che non hanno ‘Libri Sacri’ come gli Aborigeni Australiani, gli Arunda, e tra i popoli che vivono nelle zone subsahariane come gli Yoruba, i Bantu e gli Zulù.
– Insomma la ‘Reincarnazione’ è una credenza davvero universale.
– Se poi diamo un’occhiata al passato ad esempio nel mondo ellenico ecco che ritroviamo la convinzione della necessità della Reincarnazione in Empedocle, Orfeo e quindi in tutta la Tradizione Orfica, Pitagora e infine Platone, appunto che la chiama ‘Metempsicosi’.
– E’ una straordinaria conferma della verità e del valore di questa importantissima dottrina o teoria. Ma ora vorrei che esaminassimo le ‘Sacre Scritture’ contenute nella Bibbia per verificare se qui la ‘Reincarnazione’ è offerta come ‘Rivelazione’, diversamente non potremmo acquisirla come ‘Criterio Interpretativo’ visto che la condizione è che ogni ‘Criterio’ sia ricavabile proprio dalla Scrittura.
– Più che giusto. E voglio rassicurarti che effettivamente nella Scrittura ci sono parecchi passaggi che autorizzano a credere nella dinamica della ‘Reincarnazione’.
– Bene, vediamoli.
– Il più importante ci viene da Gesù Cristo in persona.
– Nientemeno!
– Eh sì, ed è l’elogio che Gesù fa a Giovanni Battista riconoscendolo come la Reincarnazione del Profeta Elia. Leggi qui, lo riporta Matteo.
– “I discepoli gli domandarono: ‘Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?’. Ed egli rispose: ‘Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro’. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista” (Mt 17,10-13).
– Se Giovanni il Battista era Elia, come rivela Gesù, allora è evidente che questo è stato possibile soltanto con un ritorno dello ‘Spirito di Elia’ nella condizione umana avvenuto mediante una nuova generazione umana. E se questo è stato possibile in un caso… vuol dire che la ‘Reincarnazione’ è la regola riguardante tutti gli esseri umani, quindi l’Umanità.
– Ma perché gli Scribi dicevano che doveva tornare Elia? Vuol dire che già loro credevano nella possibilità della ‘Reincarnazione’.
– Infatti, perché tra gli ebrei era una convinzione diffusa. Leggi ora Malachia che ha anticipato profeticamente il ritorno di Elia.
– “Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull’Oreb, statuti e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio” (Malachia 3,22-24).
– Parole dure, minacciose, tipiche dei Profeti comunque Malachia parla anche della funzione di Elia nella sua nuova condizione umana: ‘Convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri’. E con questa espressione si riferisce al rispetto della Legge di Mosè e alla pace tra le generazioni. Leggi ora quello che l’Angelo dice a Zaccaria quando gli appare nel tempio.
– “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,13-17). Piena corrispondenza tra la ‘Profezia di Malachia’ e l’annuncio dell’Angelo.
– E anche piena corrispondenza con la condotta di Giovanni che invita il popolo alla conversione dicendo: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Lc 3,4)
– Dobbiamo prendere atto che veramente Giovanni è Elia, ed è tornato nascendo di nuovo esattamente come nasce ogni essere umano. Perfetta ‘Reincarnazione’!
– Vedi, l’Angelo dice: “Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia” (Lc 1,17). Infatti è lo ‘spirito della persona’ che si reincarna perché è immortale, mentre l’anima è una struttura energetica in cui è immerso il corpo. E anima e corpo diventano polvere, cioè ritornano nell’habitat terrestre. Ma ad ogni ‘reincarnazione’ la realtà ‘psicofisica’ è nuova e viene dalla generazione umana.
– Grazie della bella ed esauriente spiegazione. Coloro che rifiutano l’idea della ‘Reincarnazione’ dicendo ‘Non sono più io’ dovrebbero ricredersi perché il nucleo essenziale della persona che è lo ‘spirito individuale’ ritorna ad ogni ‘Reincarnazione’.
– Gesù aveva già precedentemente rivelato la vera personalità del cugino Giovanni. Leggi qui, è ancora Matteo.
– “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda” (Mt 11,11-14). Un bellissimo elogio di Giovanni il Battista!
– Ed è interessante che Gesù dica ‘Se lo volete accettare’ perché per quanto gli Ebrei, lo abbiamo visto, credessero alla ‘Reincarnazione’ riconoscere che Giovanni fosse davvero Elia voleva dire accogliere la sua esortazione a convertirsi, ma soprattutto riconoscere che Gesù era il Messia, perché lo stesso Giovanni lo aveva autorevolmente affermato.
– Da queste letture ricaviamo che Giovanni era veramente un ‘essere umano’ perché ‘nato da donna’, ed era veramente Elia perché era stato profetizzato il suo ritorno e Gesù lo aveva autenticato.
– Ora che sei convinto voglio provare a destabilizzarti proponendoti la lettura di quest’altro brano tratto dal Vangelo di Giovanni e poi ti chiederò che ne pensi.
– Che razza di prova è? Prima aspetti che sia del tutto convinto e poi vuoi mettere in crisi la mia convinzione? Insomma, a che gioco stai giocando? Ti vuoi divertire con me?
– Ma no… è semplicemente un mezzo per rafforzarti in ciò che credi anche… se ti darò da pensare. Su, coraggio, leggi qui. Leggi tutto il brano e poi ne parliamo.
– “E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo:‘Chi sei tu?’. Egli confessò e non negò, e confessò:‘Io non sono il Cristo’. Allora gli chiesero: ‘Che cosa dunque? Sei Elia?’. Rispose: ‘Non lo sono’. Chiedono a Giovanni ‘Sei tu il Profeta?’. Rispose:‘No’. Gli dissero dunque:‘Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?’. Rispose:‘Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia’. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero:‘Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?’. Giovanni rispose loro:‘Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo’. Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando” (Gv 1,19-28).
– Perplesso?
– Eh sì, e parecchio anche. Perché mai Giovanni ha negato di essere Elia? Insomma, quando deve testimoniare di se stesso davanti agli inviati dei Farisei… egli li mette del tutto fuori strada. Perché un comportamento del genere. Forse perché non era davvero Elia?
– Prima di formulare conclusioni affrettate leggi l’intero passo di Isaia a cui si riferisce Giovanni. Eccolo qui.
– “Una voce grida: – Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato” (Isaia 40, 3-5).
– Ma perché Giovanni non fa nessun riferimento a Malachia e invece cita Isaia?
– Ti consiglio di partire dal fatto che Giovanni non sta mentendo e prova a trovare tu una spiegazione al suo diniego di essere Elia.
– Sempre compiti ardui, eh? Va be’, provo. Ho notato che, anche se nega di essere Elia, sia citando di Isaia che con quanto aggiunge subito dopo, egli espone esattamente la sua funzione di ‘Precursore’ del Messia, ossia di colui che deve preparare un ‘popolo ben disposto all’arrivo del Signore’ e alla rivelazione della sua Gloria.
– Hai fatto una giusta osservazione. Giovanni veniva interrogato da inviati dei Farisei, che lo osteggiavano apertamente non riconoscendolo quale profeta inviato da Dio.
– Sì, lo so. I Farisei gli facevano apertamente guerra.
– E perché mai? Ma per il semplice motivo che se lo avessero ascoltato avrebbero dovuto cambiare vita!
– E’ vero!
– Quindi lui a parole dice di non essere Elia perché vuole che siano loro a giudicare se lo è o non lo è basandosi sul suo comportamento, su quello che dice e che fa. Vuole farli riflettere e per questo cita Isaia e poi aggiunge: ‘In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete’ e li prepara alla manifestazione di Gesù quale Messia.
– Ah, ora è tutto chiaro, ora capisco! Una saggia strategia! Bene, ti dirò mi hai convinto. Ma mi rimane una curiosità. A chi si riferiscono gli inviati dei Farisei quando chiedono a Giovanni:‘Sei tu il Profeta?’. Chi è questo ‘Profeta’?
– Per sapere chi è devi leggere il Deuteronomio, eccolo qui. E’ un discorso di Mosè rivolto al popolo.
– “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: Che io non oda più la voce del Signore mio Dio e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia. Il Signore mi rispose: Quello che hanno detto, va bene; io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto” (Dt 18,15-19).
– Queste parole tradizionalmente sono state interpretate dagli Ebrei come un annuncio della figura del Messia. E come hai visto Giovanni nega recisamente di essere il Cristo, cioè il Messia, e nega di essere il Profeta.
– E dice il vero. Però nega pure di essere Elia, ma si tratta di una ‘bugia strategica’.
– Bene. Ora leggi questo brano dal Vangelo di Matteo che per me è illuminante.
– “Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli:‘La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?’. Risposero: ‘Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti’. Disse loro:‘Voi chi dite che io sia?’. Rispose Simon Pietro:‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’. E Gesù:‘Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,13-16).
– E ora ti faccio una domanda che ti costringe a riflettere. Perché Gesù chiede ai discepoli: ‘La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo’ cioè lui? Perché non chiede invece: ‘Che cosa la gente dice di me’?
– Forse perché Gesù sapeva che la gente lo identificava con personaggi autorevoli del passato e infatti discepoli offrono una panoramica delle credenze popolari.
– D’accordo, ma perché Gesù chiede espressamente: ‘La gente chi dice che io sia’?
– Dimmelo tu.
– Considera la domanda che fa subito dopo a loro.
– ‘Voi chi dite che io sia?’.
– Quindi?
– Quindi vuol sapere se anche loro sono convinti che lui sia un personaggio del passato che è tornato in vita, si è ‘reincarnato’.
– Esattamente. Se la gente pensava così ciò significa riteneva possibile la ‘Reincarnazione’, non credi.
– Già, è vero.
– Gesù non nega la possibilità della ‘Reincarnazione’, ma poiché egli non è un essere umano ‘reincarnato’ bensì ‘il Figlio di Dio fatto uomo’ vuole che sia chiara e netta la differenza tra sé e Giovanni Battista, che è invece la reincarnazione di Elia e anche tra sé e qualsiasi personaggio del passato.
– Già. E infatti Pietro dichiara: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’.
– E per ribadire che il riconoscimento della sua vera identità non viene soltanto da considerazioni umane ma ha bisogno di una convalida dall’alto, ecco che Gesù dice:‘Beato te, Simone, perché te l’ha rivelato il Padre mio che sta nei cieli’.
– Dopo questa autorevole conferma della ‘Reincarnazione’ il ‘Principio interpretativo’ è sufficientemente, anzi ampiamente documentato da tutti i passi scritturali e possiamo passare ad altro.
– Sei soddisfatto?
– Sì, molto. Presumo che ci siano comunque altri passi che possono convalidarlo, vero?
– Sì, e starà a te cercarli, usando appunto questo importante ‘Criterio’. Ma prima di passare ad altro credo di doverti sottoporre ad un altro tentativo di destabilizzazione.
– Un altro? Ma non è necessario. Sono convinto … punto e basta.
– Convinto? Bene, allora non hai nulla da temere. Leggi qui, è una breve frase della Lettera agli Ebrei.
– Va bene, lo farò ‘obtorto collo’ e così sarai accontentato: “E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio…” (Ebr 9,27). Ohibò!
– Sorpreso? Che te ne pare?
– Che me ne pare? Dico che ti stai prendendo gioco di me. Prima mi fornisci tutti i passi scritturali che mi convincono della verità della ‘Reincarnazione’ e poi all’ultimo, quando meno me l’aspetto, ecco la doccia fredda di questo passo… Sono veramente rintronato. E ora che devo fare? Annullo la mia convinzione riguardo alla ‘Reincarnazione’, convinzione raggiunta mediante un’attenta riflessione di passi della Scrittura molto eloquenti, oppure rimango fermo e trovo una spiegazione soddisfacente di questo passo in apparente contraddizione con gli altri?
– No, apparente no. E’ in contraddizione bella e buona.
– E allora? Ma io guardando il tuo viso, di cui ho imparato a cogliere le espressioni, colgo una sfumatura di ironia, anzi no, di beffarda astuzia per cui mi sta serpeggiando l’idea che tu abbia sfornato questo passo inquietante proprio adesso, quando io sono ormai del tutto persuaso, non per destabilizzarmi ma per consolidarmi ancor più nella certezza faticosamente acquisita. Mi sbaglio?
– Non ti sbagli, però devo anticiparti un nuovo ‘Criterio Interpretativo’ che ti illustrerò meglio in seguito, perché è tutto da dimostrare. Per ora lo accenno soltanto.
– Sono in trepidazione, come vedi, perché voglio sbaragliare i dubbi che stanno emergendo.
– Sì, eccolo qui. Si tratta del ‘Criterio interpretativo della Totalità’. Questo ‘Criterio’ mette in guardia dall’assolutizzare un solo versetto, riguardo ad un certo argomento, ma di collocarlo nel contesto generale della Scrittura.
– Quindi quel versetto della Lettera agli Ebrei dobbiamo collocarlo accanto a tutti quelli che abbiamo esaminato riguardo alla ‘Reincarnazione’, ho capito bene?
– Sì, dobbiamo procedere proprio così. E poiché tutti quei passi affermano la verità della ‘Reincarnazione’ e questo invece la nega, dobbiamo giungere alla conclusione che è non può trattarsi di una ‘Verità Rivelata’. L’autore di quella Lettera non fa altro che esporre una sua opinione, che come tale non è il caso di prendere in alcuna considerazione.
– Ah, interessante. E chi è l’autore della Lettera agli Ebrei?
– Non si sa. Un tempo veniva attribuita a Paolo, ma poi gli studiosi si sono resi conto che non poteva essere lui. Comunque in quella Lettera ci sono molte affermazioni inaccettabili che affronteremo più in là.
– Quindi servendoci del ‘Criterio della Totalità’ possiamo tranquillamente lasciamo giudicare inammissibile e anomala l’affermazione di questo Autore.
– Dalla Sacra Scrittura dobbiamo estrarre solo ‘Rivelazioni sicure’ ed è quello che abbiamo fatto riguardo alla ‘Reincarnazione’. Questa è solo un’opinione e la lasciamo cadere. Tu pensa che il Magistero Cattolico si basa su quest’unico versetto per negare la ‘Reincarnazione’ e capisci l’importanza del ‘Criterio della Totalità’ che impedisce di cadere nel ‘letteralismo’ assolutizzando qua e là espressioni che possono favoriscono la propria tesi.
– Bene, sono ulteriormente e definitivamente convinto della verità della ‘Reincarnazione’ rivelata dalla Scrittura. Grazie di quest’ultimo tentativo di destabilizzazione perfettamente ‘non riuscito’. E ora… passiamo ad altro
27. Criterio della Totalità
– E ora parliamo del ‘Principio’ più ampio, profondo e onnicomprensivo con cui possiamo e dobbiamo affrontare la Bibbia.
– Bene, avremo così una visione d’assieme per essere garantiti di non ‘prendere lucciole per lanterne’.
– Che è l’errore in cui si può incorrere più facilmente leggendo la Bibbia.
– Quindi questo ‘Principio’ così importante come lo chiami?
– Ah, non l’hai ancora capito?
– Non dirmi che è il ‘Principio della Totalità’?
– E invece lo è.
– Ma prima dicevi: ‘Ora non te lo posso spiegare, vedremo dopo, al momento giusto’. Insomma, sembrava che accennassi a un tempo ben più posticipato.
– E invece ecco che è arrivato il momento di illustrartelo. Contento?
– Non vedevo l’ora e mi ero rassegnato. Bene, eccomi qua.
– La Bibbia è un monumento culturale di grande valore. In essa sono contenute notizie, conoscenze, dati relativi a varie civiltà, popoli, contesti culturali, luoghi geografici, usi e costumi… insomma una miniera di notizie. Ma ciò che vi è di più importante nella Bibbia è il ‘filone d’oro della Rivelazione’ in essa contenuto.
– Veramente questo l’hai già detto e ribadito. Lo ripeti forse perché è la premessa di qualche nuova notazione?
– Dobbiamo considerare l’insieme dei testi biblici, coglierli nella loro unità e l’elemento che li unifica è l’ispirazione divina. Per cui, se si vuole cogliere la ‘Rivelazione’ è necessario leggere ogni singolo versetto nel contesto del libro a cui appartiene e al tempo stesso nel contesto di tutta la Bibbia. Questo metodo è stato chiamato ‘Metodo o esegesi canonica’ e si sforza di considerare la Scrittura come un tutto unico.
– Perché hai detto ‘si sforza’?
– Complimenti. Vedo che stai attento anche ai minimi particolari. Ho detto così perché bisogna, secondo me, evitare forzature. Il ‘Canone biblico’ è stato formato in modo arbitrario. L’assunzione di tutti i Libri ebraici è stata fatta con criteri che non offrivano garanzia d’infallibilità. Per cui assolutizzare il Canone e considerarlo ‘un tutto unico’ è un grave errore. Allora chiamare un’esegesi ‘canonica’ perché vuole abbracciare tutti i libri della Bibbia e considerarli come un’unica entità, può creare dei problemi. Soprattutto se si mettono sullo stesso piano e valore i libri dell’Antico Testamento e del Nuovo.
– E allora, che fare? Mentre mi presenti il metodo canonico me lo smonti… rimango disorientato!
– Io preferisco parlare di ‘Criterio interpretativo della totalità’.
– Quindi occorre avere una visione globale o totale della Bibbia?
– Certamente. La Bibbia non è un trattato e i singoli argomenti non sono svolti in modo sistematico. Per cui quando si vuol conoscere, in modo esauriente, ciò che la Bibbia rivela su un tema è necessario esaminare ogni libro estraendone i passi relativi. Soltanto da una visione d’assieme è possibile acquisire una conoscenza organica e formulare un’interpretazione di largo respiro. Ovviamente i singoli brani devono essere interpretati alla luce dei vari ‘Criteri interpretativi’.
– Coloro che redigono manuali di ‘Teologia biblica’ fanno proprio questo lavoro.
– Sì, ma lo fanno a modo loro. Io penso che ciascuno dovrebbe impegnarsi in una propria ricerca, che è anche scoperta personale, mediante il contatto diretto con la Bibbia. Prova a farlo con un argomento, utilizzando i vari principi. Sai qual è la tendenza contraria al ‘Principio della totalità’?
– Non ne ho idea.
-Pensaci… non è difficile.
-Potrebbe essere quella di raccogliere soltanto i passi che danno ragione alla propria interpretazione o idea.
– Azzeccato! Questo è uno dei tanti modi per ‘manipolare la Bibbia’ e farle dire quello che vogliamo e non lasciarle dire quello che dice. Forza, prenditi un argomento e vai a fare la tua ricerca.
– Facciamolo insieme, almeno per un argomento.
– La tecnologia moderna ci viene in aiuto. Nel mio Personal Computer io ho una Bibbia. Se chiedo di farmi una ricerca in pochi secondi ho tutti i passi che trattano l’argomento scelto, li stampo e possono esaminarli, meditarli, collegarli. Ovviamente lo stesso tema può essere approfondito ricercando varie parole che hanno un significato attinente. Puoi ricercare anche quelle.
– Che argomento consigli?
– Devi dirlo tu.
– ‘Scrittura’! Stiamo parlando dell’interpretazione della Scrittura e allora… vediamo che dice la Scrittura della ‘Scrittura’.
– Buona idea. Ricerchiamo allora questa parola, metto qui nella casella della ricerca ‘Scrittura’ e schiaccio il pulsante. Ovviamente bisognerebbe provare anche con altre parole come ‘Sacra Scrittura’ o anche ‘Rivelazione’ e ‘Parola di Dio’. Ecco qua la schermata, guarda: 44 citazioni.
– Caspita!
– Ora si tratta di dare una prima scorsa evidenziando le più significative per poi esaminarle una ad una mediante i criteri interpretativi che conosci.
– Cominciamo allora da questa: “Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole” (Es 32,16). Le ‘Tavole della Legge’ scritte da Dio sul monte Sinai. Ecco la prima Scrittura.
– Ma le ‘Tavole’ le avrà davvero scritte direttamente Dio? Oppure si tratta di un linguaggio metaforico o simbolico?
– Può essere semplicemente un modo molto espressivo per dire che i comandamenti vengono da Dio. Ora leggi qui “La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri” (Mt 21,13). Ricordi l’episodio a cui si riferisce?
– Come no? La cacciata dei mercanti dal tempio fatta da Gesù.
– Vedi, per Gesù ciò che la ‘Scrittura’ dice, e lui fedelmente riporta, è detto da Dio e diventa per lui un preciso riferimento per l’azione.
– Ma questo vale solo per questo passaggio della Scrittura, ed eventualmente per altri citati espressamente da Gesù in altre occasioni, non per tutti i libri del Canone Ebraico.
– Osservazione giusta. E di questa citazione che mi dici? Gesù disse: “Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo” (Mc 12,10).
– Qui la Scrittura parla del Messia, scartato dagli uomini ma eletto da Dio come pietra angolare della Nuova Creazione.
– Vedi, come la Scrittura è rivelativa? Gesù a Nazareth, dopo aver letto il libro di Isaia nel punto in cui dice: “Lo Spirito del Signore è su di me… disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4,21). Gesù compiendo ciò che la Scrittura dice riguardo al Messia sperava di accreditarsi presso il popolo, ma non ha avuto molto successo.
– L’episodio è accaduto proprio a Nazareth dove i suoi compaesani lo hanno spinto fin sull’orlo di una rupe e volevano gettarlo giù.
– Eh sì. D’altra parte lui sapeva di dover affrontare la diffidenza di quella gente che lo conosceva semplicemente come il figlio di Giuseppe il falegname. E infatti quell’occasione disse: “Nessun profeta è bene accetto in patria” (Lc 4,24).
– Quindi si aspettava il loro rifiuto eppure c’è andato lo stesso.
– La sua missione era quella di annunciare a tutti la ‘Buona Notizia’ ossia il ‘Vangelo’ ed esporre il ‘Piano di Dio’ per la ‘Salvezza dell’Umanità’ ossia la ‘Divinizzazione’. Egli non esclude nessuno perché è venuto per tutti. Chi lo rifiutava allora e lo rifiuta oggi… si esclude da sé.
– Ricordo la famosa ‘Parabola del Seminatore’ che sparge il suo seme ovunque anche nei posti più inadatti alla semina come la strada, i rovi, i sassi.
– Sono tutte metafore di persone che non accolgono veramente il messaggio del Vangelo. Ed ecco qui un’altra citazione. Poco prima di essere preso e messo a morte tra i due ladroni dice ai discepoli: “Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine” (Lc 22,37).
– Gesù continua a interpretare la sua esistenza in base alle anticipazioni profetiche della Scrittura per avvalorare la sua identità di Messia.
– Proprio così. Infatti, senti quello che scrive Giovanni: “Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù” (Gv 2,22). Il Messia è profetizzato nella Scrittura e corrisponde a tutto ciò che dice e fa Gesù.
– E questa precisa correlazione convince i discepoli in quali ‘credono in lui e nella Scrittura’.
– Questa è una delle funzioni della ‘Scrittura’: portarci a credere in Dio e in quello che dice per poi applicarlo alla vita cioè… viverlo.
– Mi rendo conto che, di citazione in citazione, si va delineando il significato della parola ‘Scrittura’.
– Come ti avevo detto. Ovviamente devi leggere i vari passi e meditarli collegandoli. Leggi ora questo passo in cui Gesù usa la Scrittura, lo fa a modo suo e non convince i Giudei, ma intanto se ne avvale per ribadire la sua identità di Figlio di Dio, che è in una misteriosa relazione con l’identità di ogni essere umano. Leggi vedrai che c’è molto da imparare.
– “I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: ‘’Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?”.
– Qui non posso fare a meno di farti notare come Gesù, in un momento così drammatico in cui è addirittura minacciato di morte, rimane imperturbabile e anzi dimostra anche un sorprendente senso dell’umorismo. Vai avanti.
– “Gli risposero i Giudei: ‘Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio’. Rispose loro Gesù: ‘Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se la Scrittura ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: Tu bestemmi perché ho detto: Sono figlio di Dio?” (Gv 10,34-36).
– Coloro a cui è rivolta la Parola di Dio sono ‘Dei’. Questa è una grande rivelazione, non ti sembra? Ma anche l’affermazione che la Scrittura non può essere annullata è molto importante.
– Sì, mi piace questa difesa che Cristo fa della ‘Scrittura’ e particolarmente il passo che lui cita in cui è rivelata la dignità di ogni persona a cui Dio si rivolge.
– Il riferimento lo troviamo in un salmo di Asaf che riferisce le parole di Yahvè: “Io ho detto: – Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo” (Sal 82,6). Ed è, come ti dicevo, una rivelazione importante perché evidenzia la grande dignità di ogni essere umano, che è già ‘Figlio di Dio’ perché partecipe dello stesso essere di Dio. E noi sappiamo che potrà divenire pienamente ‘Figlio di Dio’ allo stesso modo di Cristo.
– Ma i Giudei, per quanto si avvalga della Scrittura, rifiutano la Rivelazione che egli fa di se stesso in quanto ‘Figlio di Dio’ e infatti lo accusano: ‘Tu, che sei uomo, ti fai Dio’. E anche la Scrittura dice che ogni uomo è Figlio di Dio… non serve a niente.
– Gesù è ben consapevole del loro rifiuto, ma non può far altro che proporre questa ‘Rivelazione’ perché è il ‘Piano di Dio’, non ce n’è un altro. E come vedi lo fa anche quando rischia la vita e proprio per questo sarà condannato a morte.
– Infatti vorrebbero mettergli le mani addosso e lapidarlo. Continuo a leggere: “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre’. Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani” (Gv 10,37-39).
– Gesù in più occasioni si avvale della Scrittura per farsi riconoscere come il Messia annunciato, ma non è compreso anche perché in quelle anticipazioni profetiche non si dice chiaramente che il Messia è il ‘Figlio di Dio fatto uomo’, e non si dice che il Regno di Dio non consiste nella restaurazione del Regno d’Israele ma è in realtà una ‘Nuova Creazione’.
– Quindi i rifiuti e le perplessità dei Giudei hanno una loro fondatezza.
– Sì. Però è anche vero che i contemporanei di Gesù avevano la possibilità di vedere le sue opere e di ascoltare i suoi insegnamenti e quindi giudicarlo per quello che faceva e diceva. Leggi qui, e osserva come la morte di Gesù ha sconcertato i suoi Discepoli, pur essendo stata annunciata da lui più volte. E’ l’episodio dei due che da Gerusalemme vanno ad Emmaus e sono afflitti per la morte di Gesù e non si accorgono che proprio lui, ormai ‘Risorto’, li raggiunge e si accompagna con loro. Leggi pure.
– “Ed egli disse loro: ‘Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?’. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,25).
– Questa è la prova che invece di guardare la realtà spesso proiettiamo su di essa le nostre aspettative. Ed è proprio l’errore in cui sono incorsi quei due discepoli.
– E quindi si sono meritati l’appellativo di ‘Sciocchi e tardi di cuore’.
– Ma anche gli altri discepoli non erano da meno. Ti basti che quaranta giorni dopo la Resurrezione di Gesù nel momento in cui lui sta per ascendere al Cielo gli chiedono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1,6).
– Ancora non avevano capito niente del ‘Regno di Dio’ annunciato da Gesù!
– Leggi la risposta di Gesù.
– “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,7-8).
– ‘Testimoni di Cristo’, ecco la missione dei Discepoli e questo vuol dire ‘Testimoni’ del suo Vangelo, di tutto ciò che ha detto e fatto e che loro hanno visto e udito. Ed è proprio dalla loro testimonianza che hanno preso corpo le ‘Scritture’ che poi saranno dette ‘Nuovo Testamento’.
– Allora dovremmo cercare anche la parola ‘Testimonianza’ considerato che è così attinente alla parola ‘Scrittura’.
– Sì, potrebbe essere una ricerca molto fruttuosa. Ma ora leggi quello che dice Paolo sull’utilità della Scrittura: “Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tm 3-16).
– Ho dei dubbi su quel ‘tutta’. Sappiamo che nella Scrittura non tutto è ispirato, non tutto è ‘Rivelazione di Dio’, non tutto è davvero edificante.
– Sì, hai ragione. Quelle parole sono di Paolo che è sempre assolutista nel suo esprimersi. Diciamo che nella Scrittura troviamo molti insegnamenti, soprattutto quelli che vengono impartiti da Cristo, che sono ‘formativi’ e ci indirizzano a vivere ‘secondo giustizia’ e soprattutto ci aprono al conseguimento della ‘completezza’-
– Ma questa completezza consiste semplicemente nel diventare ‘Uomo di Dio’ oppure ‘Figlio di Dio’ come Cristo?
– Sì, qui Paolo non lo dice ma altrove più volte. Ora, visto che hai colto il collegamento tra ‘Scrittura’ e ‘Testimonianza’, leggi che cosa dice Giovanni nel suo Vangelo riguardo a Giovanni Battista.
– Molto volentieri: “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce” (Gv 1,6-8).
– La testimonianza di Giovanni riguardo a Gesù era molto importante perché egli era ritenuto un Profeta dal popolo. Leggi anche la ‘Testimonianza’ esplicita che offre a Gesù dopo averlo Battezzato.
– “Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,32-34).
– La sua ‘Testimonianza’ è stata efficace al punto che alcuni suoi discepoli da quel momento diventarono Discepoli di Gesù. Ma Gesù si avvale anche, come abbiamo già visto, delle Scritture proprio come un’autorevole ‘Testimonianza’ su di lui. Senti quello che dice.
– “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza” (Gv 5,39). Eh già, ma le Scritture devono essere interpretate in modo corretto e a quanto pare loro le interpretavano in modo distorto. Quali ‘Criteri Interpretativi’ possedevano?
– Gli interpreti erano i ‘Dottori della Legge’ ma si erano costruiti un’idea tutta loro del Messia che era agli antipodi di Gesù. Leggi qui, uno scontro tra Gesù e i Giudei. E’ molto interessante.
– “I Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: ‘Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente’. Gesù rispose loro: ‘Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza” (Gv 10, 24-25).
– La ‘Testimonianza delle Opere’ era determinante e spesso Gesù si riferisce al loro grande valore, ma il proverbio dice: ‘Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire’…
– E anche: ‘Non c’è peggio cieco di chi non vuol vedere’!
– Infatti. E i Giudei, soprattutto i Farisei, i Dottori della Legge, gli Scribi e i Sommi Sacerdoti si erano resi ciechi e sordi riguardo a Gesù e lo giudicavano in base ai loro pregiudizi. Ecco come Gesù ribadisce la missione dei Discepoli come ‘Testimonianza’. E’ ancora il Vangelo di Giovanni.
“Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio” (Gv 15,26-27).
– Infatti i Discepoli, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, divennero veri Testimoni, coraggiosi e intrepidi. Ne abbiamo conferma dagli Atti degli Apostoli.
– “Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia” (Atti 4,33). Avevano visto Gesù dopo la sua Resurrezione erano in grado di testimoniare questo evento così straordinario. E a quanto pare erano convincenti.
– E ora diamo un’occhiata all’impegno di ‘Testimonianza di Paolo’, questo ‘Tredicesimo Apostolo’. Sono parole sue riportate dagli Atti.
– “Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio” (At 20,24).
– Abbiamo considerato la relazione tra ‘Scrittura’ e ‘Testimonianza’. Ora vediamo il suo valore di ‘Rivelazione’. Leggiamo quello che scriveva Paolo ai Romani.
“A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell’eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede, a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli. Amen” (Rm 16,25-27). Qui si parla del ‘Vangelo’ come ‘Rivelazione del mistero’.
– Infatti Gesù Cristo ha rivelato il ‘Mistero di Dio’ che, come ormai sappiamo, è il ‘Progetto di Dio’ per far diventare ogni essere umano ‘Figlio di Dio’. Ma non si tratta soltanto della ‘Divinizzazione spirituale’ perché Gesù ha conseguito la ‘Resurrezione’ che è ‘Divinizzazione integrale’ in cui sono pienamente coinvolti spirito, anima e corpo. Questa è la ‘Rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni’ ed è così sconvolgente che è stata travisata dagli stessi cristiani e in particolare dai cattolici.
– Riducendola ad una immortalità dell’essere umano simile a quella di cui avrebbero goduto Adamo ed Eva se non avessero peccato.
– Bravo! E’ purtroppo proprio così. Dio rivela il suo meraviglioso ‘Progetto’ è molti lo rifiutano e chi l’accoglie lo altera fino a distruggerlo. C’è una follia più grande? Ed ecco che Paolo dopo aver rivelato agli Efesini la volontà di Dio dice che prega per loro perché siano davvero illuminati. E ce n’è davvero bisogno! Leggi qui.
– “Io avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1, 15-20)
– Abbiamo preso in considerazione ‘Scrittura, Testimonianza e Rivelazione’ ma sicuramente nella Bibbia esiste anche l’espressione ‘Parola di Dio’ o mi sbaglio?
– Sì, certo e abbondantemente anche. Ma limitiamoci al Nuovo Testamento e anche qui mettiamo in evidenza i passi più significativi, poi tu, per conto tuo, avrai modo di esaminare anche gli altri. E’ ovvio che per essere scrupolosi applicando il ‘Criterio di Totalità’ dovremmo prendere in considerazione tutti i passi biblici che trattano l’argomento. Ma alcuni sono ripetitivi. E noi per il momento esaminiamo i più importanti. Leggi qui, questo è molto significativo perché riguarda Gesù.
– “Egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Cita un passo del Vecchio Testamento. Dice infatti: ‘Sta scritto’.
– Sì, è un passo del Deuteronomio, leggilo pure, eccolo. E’ un ammonimento di Mosè al popolo perché rifletta su quello che Yahvè gli ha insegnato nel deserto.
– “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Deut 8,2-3). Un bell’insegnamento! Dobbiamo fidarci di Dio che non ci abbandona mai. E Gesù ci ha dato l’esempio.
– E ora leggiamo la spiegazione che Gesù offre ai discepoli e a noi della sua parabola del Seminatore, di cui abbiamo parlato prima.
– “Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza” (Lc 8,11-15).
– Gesù mette in evidenza quattro comportamenti riguardo alla ‘Parola di Dio’ e li caratterizza così bene che non c’è da aggiungere altro. Leggi ora questo episodio e poi dimmi che ne pensi.
– “Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: ‘Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti’. Ma egli rispose: ‘Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,19-21).
– Allora?
– Ascoltare e soprattutto mettere in pratica, questo è quello che devono fare i Discepoli se vogliono essere ‘Figli di Dio’ come Gesù e quindi suoi fratelli non per legami di sangue ma per vera somiglianza ontologica.
– Bravissimo. Ha parlato come un libro stampato, sono ammirato! E allora meriti un premio… leggi la raccomandazione di Paolo ai Calossesi.
– “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali” (Col 3,16). Qui non si parla di ‘Parola di Dio’ ma di ‘Parola di Cristo’.
– Perché non fa differenza. E ora ecco una precisazione di Paolo ai Tessalonicesi che con la sua predicazione si è fatto portatore della ‘Parola di Dio’.
– “Noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete” (1Ts 2,13). Ti dirò che con Paolo ho imparato a stare attento distinguendo ciò che veramente è ‘Parola di Dio’ nei suoi insegnamenti e ciò che invece è frutto delle sue interpretazioni. Giusto?
– Giustissimo. Sto molto attento anch’io. E ora concludiamo questa carrellata con una bella descrizione di ciò che fa la ‘Parola di Dio’ quando è usata bene. Leggi, leggi… è molto educativo.
– “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebr 4,12). Bella definizione! E dovrebbe chiudere la bocca a tutti coloro che negano lo ‘spirito’ riducendo gli esseri umani alla duplice dimensione di ‘anima e corpo’.
– No, purtroppo la ‘Parola di Dio’ non chiude la bocca dei saccenti tant’è vero che proprio il Magistero Cattolico ha formulato la concezione dell’essere umano formato di ‘anima e corpo’ infischiandosene di quanto scritto nella Lettera agli Ebrei e in molti altri passaggi della Scrittura.
– Allora dirò: ‘Beato chi fa tesoro della Parola di Dio’! Abbiamo finito?
– No di certo. La ricerca potrebbe continuare: Leggendo e meditando i vari passi si amplia nella tua mente la conoscenza dell’argomento, in questo caso la ‘Scrittura’. Puoi cercare anche altre parole collegate come Legge, Profeti, Tradizione, Libri… e così, pian piano, puoi giungere alla visione totale di ciò che la Bibbia dice di questo tema o argomento.
– Ma è un compito vasto, lungo, da certosino!
– Non devi farlo in un giorno.
– Per me ci vuole tutta la vita!
– La ‘Scrittura’ racchiude tesori preziosi. Se ti interessano non lesinerai il tempo e gli sforzi. E ti assicuro che ne vale la pena, farai scoperte interessanti, ne sono sicuro. Ma ricorda di applicare i vari criteri interpretativi e di chiedere sempre la guida dello ‘Spirito di Dio’ cioè ‘Dio’ che conosce la ‘Scrittura’ meglio di qualunque altro.
– Sfido, l’ha scritta lui!
– Tutta?
– Diciamo… quanto basta.
– E conosce anche i difetti?
– Sicuramente e se glielo chiederai… ti metterà in guardia. Intanto questi ‘Criteri Interpretativi’ se li userai bene ti preserveranno da gravi errori e ti consentiranno una visuale rischiarata e proficua.
28. Criterio della ineffabilità
– E ora, qual altro ‘Criterio Interpretativo’ vuoi propormi?
– Il ‘Criterio Interpretativo della Ineffabilità’… ti dice niente.
– Ineffabile vuol dire che non si può esprimere, non si può dire, non se ne può parlare…
– Eh sì! Questo ‘Criterio’ ci rende ben consapevoli dell’impossibilità della ‘Rivelazione linguistica’, ossia attraverso le parole e il linguaggio, del ‘Mistero di Dio’, cioè il ‘Mistero dell’Essere Unico’, il ‘Mistero di Dio Uno e Trino’ e quindi di ogni ‘Mistero’.
– Col nostro ‘excursus’ riguardo alla ‘Parola di Dio’ abbiamo preso atto che Dio parla, Dio si rivela, dice molte cose di Sé, manda suo Figlio, manda lo Spirito per illuminarci e ispirarci… ora mi parli di ‘ineffabilità’ e mi sembra di ricevere una doccia fredda. Insomma, Dio si rivela oppure no?
– Certamente Dio si rivela, ma quando lo fa servendosi di parole umane la sua ‘Rivelazione’ risente di tutti i limiti del nostro linguaggio. Ma, se ci pensi, anche noi quando dobbiamo esprimere i nostri sentimenti, ci accorgiamo che le parole non riescono a manifestare veramente quello che stiamo provando. Ecco perché Dante parlando dell’amore ha detto: ‘Intender non lo può chi non lo prova’.
– Ora ho capito. Quello che stai dicendo quindi riconosce alla ‘Parola di Dio’ riportata nella Bibbia un valore limitato, circoscritto, inadeguato ad esprimere tutto il ‘Mistero di Dio’.
– Sì, e questa consapevolezza ci preserva dal rischio di assolutizzare la Scrittura nel suo insieme, e anche i singoli versetti, come ‘Parola di Dio’, come se la ‘Rivelazione’ non arrivasse a noi attraverso varie mediazioni linguistiche e culturali.
– Soprattutto per i limiti del linguaggio.
– La validità di questo ‘Criterio’ deriva dalla impossibilità della ‘Rivelazione linguistica’ di esprimere il Mistero dell’Essere Unico. Le lingue originali della Bibbia sono l’ebraico, l’aramaico e il greco. Noi leggiamo la Bibbia nelle traduzioni in lingua italiana.
– E le ‘traduzioni’ spesso sono ‘interpretazioni’ quando non addirittura ‘tradimenti’ del significato originale.
– Sì, spesso è così, a volte in buona fede e altre anche in malafede. Leggere la Scrittura è il primo passo ma dobbiamo essere consapevoli di ciò che ha detto Gesù: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita” (Gv 6,63). E san Paolo scriveva ai Corinzi: “La lettera uccide, lo Spirito dà vita” (2 Cor 3,6).
– Non basta leggere… bisogna capire. Quindi per evitare errori d’interpretazione ecco che i ‘Criteri Interpretativi’ che mi hai insegnato non solo sono utili ma direi indispensabili.
– Compreso questo che ci ricorda la ‘Ineffabilità del Mistero di Dio’. L’ineffabilità riguarda però solo le parole perché l’Essere Unico ha tanti modi per rivelarsi ed esprimersi sia nella Creazione sia dentro di noi, e dobbiamo imparare a conoscerli.
29. Criterio della messa in pratica
– E ora… che si fa? Ci sono altri ‘Criteri’?
– Eh, sì. E ce n’è uno importantissimo che chiamerei il ‘Criterio della messa in pratica’ perché capisce veramente il messaggio di Gesù solo chi lo mette in pratica.
– E’ una constatazione semplice ma assolutamente vera.
– Gesù ha detto: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24) e ha aggiunto: “Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia” (Mt 7,26). Vedi quindi che sul ‘mettere in pratica’ gli insegnamenti di Gesù si gioca la nostra vita, il nostro futuro, la nostra dignità e il nostro destino di ‘Figli di Dio’.
– Eh sì, prendere su serio tutti gli insegnamenti di Gesù è veramente una necessità ma ‘metterli in pratica’ non è cosa da poco.
– E’ l’unica via , non ce n’è un’altra. Possiamo anche sapere tutti i Vangeli a memoria ma l’unico Vangelo che conta per noi è quello che entra a far parte della nostra vita. Il resto è cultura che diventa spesso saccenteria. Se vogliamo che la nostra esistenza poggi su un solido fondamento dobbiamo costruirla sulla ‘roccia’ che è Cristo possiamo farlo solo mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Se la costruiamo sulla sabbia ossia sulla nostra presunzione ci accade quello che Gesù ha pronosticato: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande” (Mt 7,27).
– Già, ‘grande rovina’!
– Ti racconto un episodio che credo possa illustrarti bene che cosa accade quando si conosce bene la Bibbia ma non se ne mette in pratica neanche una parola. Anni fa andai a trovare un parente che era ricoverato in una Clinica Psichiatrica per un grave esaurimento nervoso. Egli, stando lì, aveva conosciuto una ragazza ricoverata per crisi d’identità e fobìe varie. Me la presentò e m’intrattenni con lei. Sapendo che ero un prete volle trattare con me argomenti religiosi. Io l’assecondai. Mi accorsi che era molto ben preparata. Conosceva la Bibbia e citava a memoria interi versetti con molta disinvoltura. Ma quando io facevo qualche obiezione ai suoi ragionamenti perché non li condividevo aveva la risposta pronta e mi sciorinava altre citazioni con cui troncava ogni mia opinione diversa dalla sua.
– Una ragazza preparata. Ma la fede in Cristo non l’aiutava nei suoi problemi di natura ‘psichiatrica’?
– Quale fede? Lei candidamente ad un certo punto mi disse che non credeva in niente, che Gesù Cristo non si sa neppure se sia esistito, e che gli scritti riferiti a lui non sono altro che opera di fantasia.
– Eppure li conosceva bene.
– Infatti. Allora le ho chiesto dove aveva imparato a conoscere la Bibbia.
– Già, dove? Era autodidatta?
– Niente affatto. Aveva frequentato a Milano l’Università Cattolica che nel ‘curriculum degli studi’ esigeva la frequenza ad alcuni Corsi di Sacra Scrittura. Era Corsi obbligatori non facoltativi e lei, per necessità e anche curiosità, li aveva seguiti conseguendo anche risultati molto brillanti. Ma atea era entrata ed ancor più atea ne era uscita.
– Una storia impressionante e paradossale davvero!
– Allora presi una decisione. Quando andai altre volte a trovare quel mio parente e mi imbattevo in lei mi trattenevo a conversare con lei di tutto… tranne che della Bibbia. Parlavamo della natura, del valore dell’amicizia, dell’importanza di trovare la propria collocazione sociale… e così via. E in tante cose ci intendevamo ma io mi guardavo bene di cadere in qualsiasi accenno alla fede, alle Scritture, a Cristo.
– L’hai più vista?
– No, mi hanno riferito che stava lunghi periodi fuori dell’Ospedale ma poi rientrava, non riusciva a trovare un punto fermo, non riusciva a risolvere la sua fragilità psichica e tutta la sua cultura religiosa non solo era inutile ma era un ostacolo a conoscere veramente Gesù!
– Una storia triste ma molto istruttiva per me almeno. Non basta conoscere gli insegnamenti di Gesù bisogna davvero farli propri!
– Leggi ora la conclusione dell’episodio della ‘Lavanda dei Piedi’ che Gesù ha fatto ai suoi discepoli. Ci sarà utile.
– “Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: – Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13,12-17).
– Gesù lava i piedi ai discepoli come farebbe un servo. Piedi sporchi perché allora le calzature erano aperte e camminando si impolveravano. Un servizio umile, semplice. E oltre questo servizio Gesù fa molti altri servizi a loro e a tutti quelli che incontrava. Leggi qui.
– “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,25-27). Servire! Ecco l’esempio continuo che ci offre Gesù.
– E leggi ancora questo.
– “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).
– Gesù è il primo che mette in pratica i suoi insegnamenti. Ed è il primo che vive pienamente la Legge dell’Essere che è ‘amore che diventa servizio’.
– Mi ha colpito la frase di Gesù rivolta ai discepoli: ‘Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica’ e ho fatto una riflessione.
– Sono curioso di sentirla.
– Il semplice conoscere gli insegnamenti di Gesù sicuramente è fonte di gioia. Ma soltanto se li mettiamo in pratica conosceremo la ‘Beatitudine’!
– Bravo! Ottima considerazione. E infatti Gesù inizia il suo discorso della Montagna con le famose ‘Beatitudini’, tutte forme d’impegno e di servizio, che tratteggiano il ritratto del ‘Figlio di Dio’ in continua attività.
– Insomma, è fondamentale vivere la ‘Rivelazione’, realizzare il Disegno dell’Essere Unico che Cristo ci ha comunicato e ha per primo messo in pratica.
– Gesù Cristo mette in pratica la Legge dell’Essere. L’ha fatto stando qui sulla terra, sotto gli occhi di tutti, ma lo ha sempre fatto anche come Logos. Infatti L’Essere Unico è il primo che mette in pratica la Legge dell’Essere.
– Molto stimolante, direi avvincente.
– Esemplifico. Prendiamo i due Comandamenti dati da Yahvè a Mosè e ribaditi da Cristo: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37-39). Ebbene l’Essere Unico ama se stesso in quanto Famiglia Divina, cioè il Padre, la Madre e Figlio si amano reciprocamente per qui possiamo dire: ‘Dio … ama Dio’.
– E il Prossimo?
– Il Prossimo sono le sue creature che egli ‘ama come se stesso’ infatti le crea, anzi ‘si fa creatura’! E il suo scopo è comunicare loro la sua stessa vita divina. Le ama sì o no? Le serve sì o no?
– Amore perfetto! Servizio perfetto!
– E allora mettiamo in pratica gli insegnamenti di Gesù che sono basati sulla Legge dell’Essere e incamminiamoci perché dobbiamo diventare perfetti come Gesù, perfetti come il Padre e anche perfetti come la Madre!
30. Criterio dell’apertura a rivelazioni extra-bibliche
– Suvvia. Mi hai elettrizzato per cui sono pronto a seguirti se hai qualche altro criterio da propormi che può esserci utile nel comprendere più a fondo la ‘Rivelazione’.
– Quale ‘Rivelazione’?
– Come quale? Ma la ‘Rivelazione contenuta nella Bibbia’, ovviamente.
– E non ti interessano altre ‘Rivelazioni’?
– Se ci fossero… ben vengano.
– Ci sono, e proprio di queste voglio parlarti. Perché se crediamo che Dio sia ‘Buono, Generoso, Provvidente’ dobbiamo ritenere che sia così con tutti gli esseri umani che si trovano sulla faccia della terra, e non solo quelli presenti ora, ma anche quelli del passato e del futuro.
– Sono d’accordo. Se Dio è Buono… anzi dato che Dio è Buono è buono con tutti ed è per tutti.
– E allora diamo un’occhiata in giro, voglio dire nel mondo. Ovunque troviamo popoli e civiltà che custodiscono ‘Testi Sacri’ su cui fondano le loro Religioni, ovunque ci sono ‘Tradizioni’ ce si perdono nella notte dei tempi e tramandano valori ed esperienze che hanno a che fare con il ‘mistero divino’, ovunque troviamo verità e norme morali simili a quelli della ‘Rivelazione biblica’.
– Stai presentandomi un nuovo ‘Criterio’.
– Sì, ma stavolta non riguarda solo l’interpretazione della Bibbia ma l’interpretazione dei Testi Sacri di tutte le Religioni, quindi chiamiamolo il ‘Criterio dell’apertura alle rivelazioni extra-bibliche’.
– Uhm, molto interessante e promettente.
– E l’ampliamento della visuale a tutte le ‘Rivelazioni’ che possiamo ritrovare in tutte le altre civiltà ci permetterà di comprendere ancor meglio la nostra ‘Rivelazione’ e soprattutto di ridimensionarla.
– Bene, sono pronto.
– Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13). C’è chi in ambito cattolico sostiene che la Rivelazione da parte dell’Essere Unico sia finita, ossia che non abbia più niente da dirci perché ormai ha già detto tutto in Cristo.
– Ma è lo stesso Cristo a contraddire questa concezione con le parole che hai appena letto. La ‘Rivelazione’ da parte di Dio è progressiva e continua.
– Infatti. L’Essere Unico ha bisogno di rivelare ancora molte cose di Sé, ma non può finché non ci siano in noi le condizioni per ascoltarle, capirle e farle nostre.
– Bisogna riuscire a ‘portarne il peso’.
– Quella concezione sbagliata nasce dall’Autorità Ecclesiale la quale ha bisogno che il cosiddetto ‘Sacro Deposito’ sia concluso perché su questo può stabilire il suo dominio, mentre se dovesse accrescersi ne perderebbe il controllo. E quali sarebbero le fonti da cui potrebbero provenire ‘Nuove Rivelazioni’?
– I Profeti? Come in passato accadeva nel popolo ebraico.
– Ma allora accanto all’Autorità dei Vescovi e del Papa bisognerebbe far posto all’autorità dei Profeti! Il che, ovviamente, destabilizzerebbe l’autorità della Gerarchia che pretende di essere l’unica legittimata a interpretare la ‘Rivelazione Divina’. Chiaro?
– Fin troppo!
– Ma torniamo all’apertura di orizzonte su tutte le Tradizioni Religiose. Poiché l’Essere Unico si è rivelato sempre presso tutti i popoli, tutte le culture, le civiltà e le Religioni, il ‘Criterio’ di cui parliamo consente di verificare queste fonti per trovare corrispondenze, analogie, somiglianze quando non addirittura vere e proprie coincidenze. Per cui è il ‘Criterio’ con cui possiamo attuare la massima apertura all’Essere Unico che si è rivelato, si rivela e si rivelerà.
– Ed è uno stimolo a conoscere i Testi Sacri delle varie Religioni cercando in esse ciò che è ‘Rivelazione’.
– E poiché ogni autentica ‘Rivelazione’ proviene dall’unica ‘fonte’ che è ‘l’Essere Unico’ si troverà in analogia e corrispondenza con tutte le altre ‘Rivelazioni’ conservate nelle Tradizioni di tutti i popoli.
– Stupendo!
– Il Concilio Vaticano II nella Dichiarazione su ‘La relazione della chiesa con le religioni non cristiane’, documento denominato ‘Nostra Aetatae’ del 28 ottobre 1965, arriva a dire: “Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei La Chiesa Cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini” (NE n.1c).
– Un bel riconoscimento. Però non dice ciò che nelle altre Religioni considera ‘vero e santo’.
– Ecco, questo dovremmo scoprirlo noi, proprio utilizzando questo nostro ‘Criterio’. La ‘Verità’ è il Logos e quindi nelle varie Religioni e nei loro Libri Sacri troveremo non solo ‘un raggio’ della sua ‘Luce’, ma molti raggi, cioè molta luce.
– Una ricerca affascinante.
– Io un po’ l’ho fatta e mi è servita molto.
– Voglio farla anch’io, magari con te.
– La faremo. Nel Decreto sull’attività Missionaria della Chiesa denominato ‘Ad Gentes’ troviamo un’altra affermazione interessante: “I cristiani debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare i germi del Verbo, che in essi si nascondono” (AG, N°11b)
– Qui abbiamo il riconoscimento dell’esistenza dei ‘germi del Verbo’, quindi ‘semi di verità’? Ma questi semi si saranno anche sviluppati producendo alberi e dando frutto, non pensi?
– Sì, e in parte io l’ho già verificato. Prendiamo ad esempio la concezione della ‘Reincarnazione’ di cui abbiamo parlato. In tutte le Religioni, pur con alcune differenze, si crede alla necessità dello ‘Spirito individuale’ di vivere più vite nella dimensione umana per poter rimediare agli errori o peccati commessi e soprattutto per potersi evolvere verso la perfezione. E’ una verità, no? Ebbene, il Magistero Cattolico, che pure dice: ‘La Chiesa Cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni’, rifiuta totalmente la ‘Reincarnazione’.
– Quindi, quando passa dalle dichiarazioni teoriche o astratte alla concretezza di ciò che può essere ‘vero’ nelle varie Religioni… ecco che casca l’asino.
– Già, l’asino proverbialmente indica chi è lento di comprendonio. L’asino vero in realtà è intelligente e astuto. Beh, qui la Gerarchia ci fa la figura dell’asino proverbiale.
– Questo nostro ‘Criterio’…
– ‘Nostro’! Hai fatto presto a farlo tuo!
– Sì, mi piace e mi appassiona e voglio dedicarmi a trovare nei ‘Testi Sacri’
delle varie Religioni tutto ciò che è ‘Rivelato’ e proviene quindi dall’Alto, dal Logos stesso, che semina ovunque la sua ‘Luce’ nel cuore di ogni essere umano, ne cuore di ogni popolo e nel cuore di ogni civiltà.
31. Il metodo-storico-critico
– Bene. Ora parliamo di un criterio che ha un’importanza basilare ed è di aiuto all’uso degli altri criteri, possiamo senz’altro dire che è indispensabile per lo studio della Bibbia. Più che un criterio e un metodo: il ‘Metodo storico-critico’, l’unico che consente l’esame ‘scientifico’ dei testi antichi, ovviamente non solo della Bibbia ma di ogni testo scritto e tramandato.
– Quindi vale anche per i Libri Sacri delle altre tradizioni religiose?
– Certamente. Vale per ogni documento che è giunto a noi dalle antiche civiltà.
– Questo metodo lo conosco abbastanza bene. Mentre i criteri interpretativi che mi hai fatto conoscere finora erano nuovi per me, questo è il metodo che normalmente viene insegnato nelle scuole, e come tu sai io ho studiato non solo Filosofia ma anche un po’ di Teologia.
– Bene. Infatti io te lo accenno soltanto, cercando di mettere in luce il valore e i vantaggi, ma anche i limiti e le insidie.
– Insidie?
– Ce ne sono parecchie. Per questo prima ho voluto offrirti una panoramica dei criteri che ci permettono di estrarre dalla Bibbia la ‘Rivelazione di Dio’. Infatti il ‘Metodo storico-critico’ non è in grado di dirci nulla in proposito. Offre solo tutta una serie di aiuti per stabilire l’autenticità dei documenti, il periodo in cui sono stati redatti, gli eventuali autori umani, la lingua usata. Per fare questo utilizza varie scienze: storiografia, filologia, archeologia, linguistica, semantica…
– Per questo si dice che è un metodo ‘storico’.
– Infatti studia la portata storica dei testi originali della Bibbia e cerca di chiarire i processi di produzione delle varie opere. Tali processi sono spesso complessi e di lunga durata. I Libri della Bibbia sono connessi a particolari epoche storiche, a situazioni precise e chi scriveva si rivolgeva a categorie di ascoltatori o lettori della sua epoca.
– E perché si dice ‘critico’?
– Dovresti spiegarmelo tu. Hai detto che lo conosci.
– Già. Deformazione professionale del discepolo. Mi sono abituato a fare le domande e ad attendere le risposte.
– Dunque?
– Mi sembra che tu l’abbia già detto. Il metodo è ‘critico’ perché opera, con l’aiuto di criteri e metodi scientifici il più possibile obiettivi, per analizzare ogni testo in ognuna delle sue fasi di elaborazione, in modo da coglierne il significato più sicuro. Diciamo che il suo obiettivo è individuare il senso letterale o linguistico espresso dall’autore o redattore. Il ‘Metodo-storico critico’ studia il testo biblico come qualsiasi altro testo giunto a noi dall’antichità, come fatto umano, redatto da uomini. E’ proprio grazie a questa obiettività scientifica, con tutte le incertezze e lacune inevitabili, che l’esegeta riceve il materiale su cui esercitare la sua lettura ermeneutica.
– E a quel punto ecco che diventano preziosi i ‘Criteri’ di cui abbiamo parlato!
– Proprio così.
– E le insidie?
– La prima è la pretesa di assoluta scientificità e obiettività. Noi non dobbiamo assolutizzare niente. Quindi anche l’utilizzo di procedimenti scientifici non permette di raggiungere risultati assoluti. Diciamo che offre delle garanzie di veridicità, può fornire anche alcune nozioni certe, ma non risolve tutti i problemi o gli enigmi. L’obiettività è connessa alla scientificità. Il metodo scientifico è gestito da uno studioso o da un gruppo che hanno le loro opinioni, i loro desideri, i loro limiti, quando non addirittura i loro pregiudizi, che anche ‘inconsciamente’ possono influire sulla ricerca.
– Che finisce col non essere più tanto obiettiva né scientifica. Altre insidie?
– Il ‘Metodo-storico critico’ costituisce la base per possibili traduzioni nelle varie lingue, ma come hai detto prima tu, ‘Traduttore spesso è sinonimo di traditore’. Ecco un’altra insidia. La critica testuale può consentire una traduzione rispettosa e corretta. Il senso letterale è importante e deve essere ben tenuto presente dai traduttori, affinché nel passaggio da una lingua all’altra non s’infiltrino idee personali. A volte l’errore è fatto in buona fede, per ignoranza dei vari significati di una parola o di un modo di dire. Altre volte la traduzione è alterata in modo intenzionale. Questo è il caso ad esempio dei Testimoni di Geova che hanno chiamato la loro interpretazione della Bibbia ‘Traduzione del nuovo mondo delle Sacre Scritture’ e hanno tradotto liberamente la Bibbia adattandola alle loro concezioni religiose. Un unico esempio. Quando nei Vangeli trovano il termine ‘mondo’ essi traducono con ‘sistema malvagio’.
32. Il ‘Criterio letterale’
– Quindi il metodo storico-critico è quello che consente, con sufficiente sicurezza, di appropriarsi del ‘senso letterale’ dei testi scritturali?
– Sì, è il metodo migliore e offre un aiuto, direi indispensabile, per questo scopo. Il ‘senso letterale’ è importante e possiamo farlo assurgere alla dignità di ‘Criterio interpretativo’.
– Abbiamo quindi il ‘Criterio Letterale’. Bene. Deriva ovviamente dal ‘Criterio storico-critico’ ma è giusto metterlo in evidenza perché ha una sua specificità.
– Quando si legge la Bibbia bisogna prima di tutto attenersi al testo. Qualunque interpretazione non può prescindere dal testo. Ogni altro senso interpretativo deve fare i conti con il ‘senso letterale’ che indica ciò che gli autori hanno inteso riferire. Il documento del Concilio Vaticano II ‘Dei Verbum’ lo dice chiaramente: “Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole”.
– Il metodo storico-critico può cogliere solo ciò ‘l’agiografo o scrittore sacro ha inteso dire’ ma non può stabilire ciò che ‘Dio ha voluto manifestare’.
– Certo, uscirebbe dalla sue competenze. Dice ancora: “Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione”.
– Tenere conto dei ‘generi letterari’ è veramente molto importante. Se il linguaggio è poetico può usare, ad esempio la metafora, che non deve essere intesa in senso reale. Credo che il ‘fondamentalismo’ non tenga conto a sufficienza dei ‘generi letterari’ della Bibbia.
-Sì, lo credo anch’io. Lasciami ora concludere la citazione, così posso posare questo librone con tutti gli atti del Concilio Vaticano II: “È necessario dunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso”.
– Dovrebbe tenere in debito conto questa cautela chi assolutizza la Bibbia come Parola di Dio!
– Non ho finito: “Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l’autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani” (Dei Verbum N° 12).
– Sembra davvero assai difficile che il ‘messaggio’ che Dio vuole far giungere all’umanità riesca ad emergere con tutte queste limitazioni.
– Il ‘Metodo-storico critico’ intanto mette in evidenza tutti questi aspetti, e compie un lavoro utilissimo. Dopodiché si devono mettere in atto altri metodi e criteri, cioè i vari ‘Criteri Interpretativi’ che ormai conosci bene, se si vuole arrivare a cogliere ‘La rivelazione di Dio’ contenuta nei libri che compongono la Bibbia.
– Eh sì, un lavoro prezioso e indispensabile!
– Per questo ho preferito parlarne dopo aver illustrato i molteplici ‘Criteri Interpretativi’ che aiutano a cogliere la sostanza della Rivelazione. Però dobbiamo anche conoscere i limiti del ‘Metodo storico-critico’. Il primo limite è quello relativo alla ricostruzione del passato. Lo studioso deve arrivare a individuare, con tutta la chiarezza possibile, il senso che quella parola, espressione o simbolo aveva nell’epoca storica in cui è stato redatto un testo.
– Vale a dire deve capire quello che l’autore in quel preciso momento storico intendeva dire?
– Certamente. Ma il fatto è che ‘in ciò che intendeva dire’ e anche ‘nel modo come lo ha detto’ è nascosto il messaggio che Dio vuole trasmettere non solo a lui o ai suoi contemporanei, ma anche a noi.
– Ah, ho capito! Il ‘Metodo-storico critico’ è rivolto al passato, infatti è storico, ma non è in grado di cogliere ciò che è trans-storico nella Sacra Scrittura e che ha senso anche per noi.
– Se il ‘Metodo-storico critico’ volesse sforzarsi di rendere quella parola attuale andrebbe fuori dalle sue competenze.
– Già, è l’esegeta, cioè l’interprete, che ha il compito arduo ricercare il valore perenne della rivelazione.
33. Approcci settoriali
– Abbiamo pertanto visto il valore e i limiti di questo metodo, che non deve essere né snobbato, né enfatizzato. Ora voglio fare un rapida carrellata su ‘Approcci settoriali della Bibbia’ che rivelano un certo interesse. Questi ‘approcci’, sono modi di considerare la Bibbia da un certo angolo visuale, quindi il ‘Criterio interpretativo’ che utilizzano non è desunto dalla Bibbia, ma si tratta di un ‘Criterio’ esterno. E di questa peculiarità bisogna tenere conto.
– Quindi già in partenza scelgono un limite ristretto e per giunta uno strumento inadeguato.
– Sì, e possono anche assolutizzare la loro visuale come l’unica, o la più importante e significativa.
– Andiamo sul terreno concreto.
– La religione è un fatto sociale. Dio parla ad un Gruppo o a un Popolo attraverso il Profeta, il Condottiero o il Sacerdote, le tre grandi figure sociali. Allora scienze come l’antropologia culturale, la sociologia e la psicologia possono contribuire a comprendere meglio i fatti riferiti dai testi e gli stessi testi.
– Sono contributi e devono restare tali, immagino, perché se si volesse interpretare la Sacra Scrittura solo come un fenomeno sociologico o psicologico, si perderebbe completamente il senso profondo che è la ‘Rivelazione’.
– Infatti l’approccio sociologico, antropologico e psicologico pur fornendo utili indicazioni e sottolineature perdono di vista il valore ‘rivelativo’ della Scritture. Molto interessante invece è ‘l’approccio femminista’ che ha dato origine a diverse ermeneutiche bibliche femministe.
– Mi hai già aperto gli occhi sulla preponderanza del maschilismo patriarcale nella Bibbia.
– Certo, l’ambito culturale ebraico era maschilista e la Chiesa cattolica, non ha fatto proprio l’atteggiamento contro corrente di Cristo, e ha proseguito secondo quella linea. Le teologhe femministe, attraverso una metodologia acuta, scaltra e direi tipicamente femminile riescono a recuperare la dignità della donna e il suo ruolo nella Bibbia e particolarmente nei Vangeli, in base al comportamento di Gesù con le donne.
– La Chiesa Cattolica accoglie questa ermeneutica femminista?
– Sì e no. C’è chi riconosce i contributi positivi offerti dall’esegesi femminista e chi li rifiuta. La donna è particolarmente sensibile a tutto ciò che nella Bibbia è espressione di maschilismo e tende a giustificare, o a sancire come diritto divino, il dominio dell’uomo sulla donna.
– Si capisce allora la resistenza della Chiesa Cattolica che ha una ‘gerarchia’ formata da soli maschi!
– Hai messo il dito nella piaga. Di questo, cioè del ruolo della donna nell’umanità e nella Chiesa parleremo a lungo. Ma prima, caro mio, bisogna riscattare il ‘Principio femminile’ in Dio. Se non si fa questa rivoluzione teologica, la dignità della donna non sarà mai pienamente riconosciuta, riscattata e valorizzata secondo giustizia e verità.
– Sono impaziente di trattare questo tema. Me lo fai sospirare… Su quel monte dove mi hai promesso che andremo un giorno… faremo la rivoluzione?
– Sì, io e te, a cospetto del Cielo e della Terra!
– Come dice Isaia: “Udite o cieli; ascolta o terra!” (Is 1,2).
– Ma tu poi dovrai portare a tutti questo messaggio rivoluzionario.
– Non senza averlo ricevuto, accettato, assimilato anzi metabolizzato…
– Ne hai tutto il diritto. Vedrai che andremo lassù presto e non te ne pentirai.
34. Criteri interpretativi dannosi
– Ora, per concludere, vorrei passare in rassegna sette ‘Criteri interpretativi dannosi’.
– Dannosi?
– Sì, dannosi, nocivi, tossici! Chi li utilizza si illude di comprendere la Scrittura e invece commette errori madornali finendo con l’attribuire a Dio ciò che la sua mente a concepito. Diciamo pure che sono sette forme sacrileghe di utilizzo della Bibbia.
– Se le cose stanno così è importantissimo conoscere queste sette insidie non meno dei ‘Criteri’ che ci aiutano a decifrare la ‘Rivelazione’. Ti ascolto.
– Il primo è il ‘Criterio letteralistico’ che è stato teorizzato dai ‘Fondamentalisti’ ma è usato da tanti sprovveduti lettori della Bibbia.
– Ma che s’intende per ‘Fondamentalismo’?
– Il ‘Fondamentalismo’ è un movimento sorto nella Chiesa Battista nei primi del Novecento. La sua caratteristica è l’affermazione del valore letterale del testo della Bibbia che è considerato un testo che narra fatti realmente accaduti nel modo esatto in cui sono descritti. I fondamentalisti rifiutano qualsiasi analisi o critica testuale. Inoltre i fondamentalisti attribuiscono pari valore a tutti i libri della Bibbia senza fare distinzione tra Antico e Nuovo Testamento.
– Questo Movimento ha avuto una larga diffusione?
– Sì, notevole nel mondo delle Chiese Protestanti. Grazie anche ad un Petroliere pieno di soldi che ha finanziato la pubblicazione di libri fondamentalisti che furono inviati per posta gratuitamente a migliaia di Pastori protestanti istruendoli in modo che potessero ribattere a chi seguiva il ‘Modernismo’ che in quel periodo stava sviluppando il ‘Metodo storico-critico’.
– Di cui abbiamo parlato.
– Sì, quello, che era osteggiato fortemente dalle Chiese Protestanti non meno che dalla Chiesa Cattolica. Il termine ‘fondamentalista’ in seguito si è diffuso nell’uso comune e identifica coloro che sostengono l’interpretazione letterale dei testi sacri. In ambito cattolico è fondamentalista non solo chi interpreta letteralmente la Bibbia ma chi aderisce acriticamente alla Tradizione e alla dogmatica.
– Vediamo qualche esempio?
– Se nel Vangelo c’è Scritto che ‘per il Regno dei Cieli bisogna farsi eunuchi’ c’è chi ha deciso di evirarsi, come ha fatto realmente Origene.
– Che dire allora quando Gesù dice: “Se il tuo occhio ti scandalizza… cavalo e gettalo via da te”? L’interpretazione letterale che non tiene conto delle iperboli, delle metafore, dei significati traslati o simbolici può essere altamente pericolosa.
– E lo è. Attenzione quindi al ‘letteralismo’ che fa dire alla Bibbia ciò che si vuole appellandosi al fatto che ‘è scritto così’. Guai a chi interpreta la Bibbia basandosi sul solo significato letterale.
– E benedetti tutti i ‘Criteri interpretativi’ che mi hai illustrato che ci tengono alla larga da ogni ‘letteralismo’ o ‘fondamentalismo’!
– Un altro aspetto del ‘letteralismo’ è la ‘dogmatizzazione’ di ciò che è stato interpretato basandosi sul senso letterale della Scrittura. E’ estremamente pericoloso ‘assolutizzare’ anche un solo versetto della Bibbia. Equivale a impedire a Dio di continuare a rivelarsi. Ciò che di volta in volta comprendiamo è vero e valido se ci apre ad ulteriori illuminazioni.
– Bene, ti ringrazio di queste spiegazioni. Passiamo ad un altro ‘Criterio dannoso’. Hai detto che ce ne sono addirittura ‘sette’.
– Sì, avanti il prossimo! Questo lo chiamerei ‘Criterio razionalista’ E se il ‘Letteralismo’ è l’errore in cui incorrono le persone semplici, poco o nulla istruite, il ‘Razionalismo’ è la trappola in cui incappano le persone colte e soprattutto quelle che hanno la testa piena di Filosofia e Teologia.
– Già più volte nelle nostre conversazioni abbiamo bollato questi saputelli tanto istruiti quanto ignoranti di una vera conoscenza di Dio e delle Scritture.
– L’errore principale di questi ‘Razionalisti’ è quello di voler applicare la ‘logica’ alla ‘Rivelazione’ per cui arrivano a distruggerla trasformandola in un sistema filosofico-teologico.
– Se la ‘Rivelazione’ non è comprensibile mediante la ‘logica’ non significa che sia ‘illogica’, vero?
– Diciamo che si tratta della ‘Rivelazione’ del ‘Mistero’ ossia di realtà irraggiungibili direttamente dalle capacità conoscitive umane, quindi ‘sovralogiche’. Possiamo accettare o rifiutare ma dobbiamo stare attenti a non manipolarle per renderle accettabili.
– Fammi almeno un esempio.
– Tu credi che Gesù di Nazareth sia veramente il ‘Figlio di Dio’ che si è fatto essere umano?
– Sì, ci credo.
– Perché? Voglio dire ci sei arrivato col ragionamento dimostrando a te stesso che Gesù è veramente il ‘Figlio di Dio’?
– No, ho acquisito i dati offerti dai Libri del Nuovo Testamento che per me sono le testimonianze di chi lo ha conosciuto e ha visto quello che ha fatto, ha udito quello che ha detto. I Discepoli lo hanno visto morire sulla croce e poi lo hanno visto Risorto…
– Testimonianze in cui hai creduto.
– Sì, ma anche discorsi, insegnamenti che mi hanno aperto scenari sulla conoscenza di me stesso e anche del mondo. Discorsi persuasivi. E soprattutto l’amore vissuto con atti di compassione, servizio, rispetto, attenzione. Ecco, tutto qui.
– Sì, ma anche questo è stato testimoniato. Tu non sei stato contemporaneo di Gesù.
– E’ vero. E mi hanno persuaso anche le testimonianze di tutti coloro in questi duemila anni che seguendo gli insegnamenti di Gesù hanno vissuto una vita esemplare e hanno dato anche segni potenti come quelli che compiva Gesù.
– Anche questi testimoniati. Non sei stato contemporaneo di nessun Santo come san Francesco o Caterina da Siena.
– E’ vero. Ma tutto questo mi ha convinto che Gesù è quello che ha detto di essere e quindi sono entrato in rapporto con lui, un rapporto intimo, a volte anche profondo.
– Suggestione?
– No, credo proprio di no.
– Vedi, c’è chi ha messo in dubbio che Gesù sia veramente Figlio di Dio, abbia fatto miracoli, sia Risorto, sia attualmente vivo e presente… Tutto questo non è logico. Però si può arrivare ad ammettere che la sua morale fosse positiva, istruttiva, edificante, un valido esempio di umanità degna di rispetto e ammirazione. Tutto questo è logico.
– Sì, lo so, c’è chi non riconosce Gesù quale Figlio di Dio ma lo considera un uomo buono, eccellente…
– E si costruisce razionalmente un suo ‘Cristo’ ma il ‘Cristo dei Vangeli’ che per noi è l’unico ‘Vero Cristo’ è annullato. Tutto questo fa il razionalismo applicato alla Scrittura e se ti piace… accomodati.
– Per carità. Preferisco semplicemente ‘credere’ anche se non voglio cadere neanche nel ‘letteralismo’ e le Scritture le voglio esaminare ‘cum grano salis’, che sono poi i ‘criteri interpretativi’ nei quali mi hai introdotto!
– Bene. Adesso smontiamo un altro ‘Criterio’ erroneo.
– Quale?
– Il cosiddetto ‘Senso accomodatizio’.
– Per quanto ne so ‘accomodare’ significa ‘adattare’… ma applicato alla Sacra Scrittura che senso può avere? E’ un modo serio d’interpretarla? Dobbiamo essere noi ad ‘adattarci’ a quello che la Scrittura realmente dice o dobbiamo ‘adattarla’ alle nostre esigenze o visuali?
– Hai centrato il punto. Vedi, il ‘senso accomodatizio’ non è affatto un ‘senso’ che appartiene alla Scrittura. E’ un senso che si attribuisce alla Scrittura secondo una elementare modalità analogica. Questo senso può essere più o meno vero, più o meno appropriato secondo l’intenzione e anche la cultura di chi lo applica. In certi casi è un vero e proprio abuso con cui si vuol veicolare una propria idea mediante il supporto della Scrittura, come se veramente da essa venisse un effettivo sostegno a quello che si sta affermando.
– Ora è il caso che tu mi faccia qualche esempio, vero?
– I passi della Scrittura si maneggiano in modo arbitrario piegandoli ad una propria tesi che non ha reale riscontro nella Scrittura. Ad esempio l’episodio di ‘Gesù che cammina sulle acque’ viene interpretato come la situazione in cui ci troviamo a vivere e dobbiamo tenerci a galla per cercare di non essere sommersi dalle tempeste col rischio di andare a fondo.
– Non c’entra nulla con l’episodio reale riportato dal Vangelo.
– Infatti, lo si usa come una metafora ma il senso di quell’episodio è un altro e riguarda la nostra fiducia in Cristo quando dobbiamo affrontare situazioni superiori alle nostre reali capacità. Se ci fidiamo di lui, se teniamo fisso lo sguardo in lui allora la nostra fiducia e la sua potenza operano il miracolo. Questo c’insegna quell’episodio. Riguarda il Pietro umano che un po’ crede in Cristo e un po’ no. Leggi l’episodio, qui in Matteo.
– “Pietro gli disse: ‘Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque’. Ed egli disse: ‘Vieni!’. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: ‘Signore, salvami!’. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14,28-31).
– Vedi come Gesù lo rimprovera? L’episodio riguarda dunque la fiducia in Cristo. Interpretarlo semplicemente come un barcamenarsi nelle situazioni del mondo per non affogare è una ‘accomodazione’ veramente puerile che tradisce il senso profondo. Ti pare?
– Mi pare sì!
– Il ‘senso accomodatizio’ ha fatto scorrere come si dice, fiumi d’inchiostro, tra difensori e accaniti accusatori. Quando si cade nel ‘senso accomodatizio’? Quando le parole della Scrittura vengono applicate a cose o situazioni diverse da quelle che l’autore voleva significare. Quindi il ‘senso accomodatizio’ è una strategia per sostituire le proprie idee alla ‘Rivelazione divina’. E perciò si configura un vero e proprio tradimento della Sacra Scrittura.
– Insomma, si prende la Scrittura e ci si accomoda dentro accomodandola a se stesso, a ciò che uno pensa. Comodo questo ‘senso accomodatizio’, eh!
– Ti piace giocare con le parole ma in realtà è proprio così.
– Vedi, spesso gli autori di dotti libri di ascetica o mistica continuano a offrire citazioni bibliche in appoggio a quello che vanno dicendo, per avvalorare i loro discorsi. Ma spesso si tratta di citazioni fatte usando il ‘senso accomodatizio’.
– Mi viene in mente che talvolta nella stessa Bibbia troviamo questo metodo ‘accomodatizio’ quando si citano passi dell’Antico Testamento applicandoli nel Nuovo.
– Sì, è vero. Paolo, ad esempio, applica alla diffusione del messaggio evangelico su tutta la terra un passo del Salmo 18 , ove invece si parla del suono dei cieli annunzianti la gloria di Dio.
– Posso leggere il testo di Paolo?
– Sì, certo, dobbiamo documentarci con precisione scritturale. Più che giusto. E’ un passo della Lettera ai Romani, qui.
– “Non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia:‘Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?’. La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt’altro: ‘Per tutta la terra è corsa la loro voce e fino ai confini del mondo le loro parole” (Rm 10, 16-18).
– E il Salmo?
– Sì, ora leggi il Salmo, è qui.
– “I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono. Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola” (Sal 18,2-5).
– Come vedi si parla della ‘Gloria di Dio’ e non dell’Annuncio del Vangelo.
– Però, se permetti, una certa analogia c’è. Possiamo dire che qui c’è un buon uso del ‘senso accomodatizio’.
– Sì, hai ragione perché veramente il ‘Vangelo’, che è il Progetto di Dio per la ‘Divinizzazione dell’Umanità’, è veramente la manifestazione della Gloria di Dio.
– Allora, bravo Paolo!
– Queste ‘accomodazioni’ venivano fatte in abbondanza dai Padri della Chiesa e le troviamo spesso nella Liturgia della Chiesa Cattolica. E non sempre sono così ‘analogiche’ come quella riscontrata in Paolo. E a mio parere abbiamo alcuni esempi di accomodazioni forzate compiute da Matteo nel suo Vangelo. Questa è la più eloquente di tutte:
– “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati’. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,20-25).
– Questo passo famoso è un’astuta acrobazia ‘accomodatizia’ del nostro buon Matteo. Egli spesso nel suo Vangelo introduce varie citazioni con la formula ‘Questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta’. Ma questo è il testo più rocambolesco perché per accreditare il concepimento di Gesù in modo miracoloso, senza che Maria e Giuseppe avessero un reale rapporto sessuale, come ogni coppia di sposi, ecco che Matteo si avvale di Isaia, che parla di una ‘Vergine che concepirà un figlio il cui nome sarà Emmanuele’.
– Quindi metti in dubbio il concepimento di Gesù ad opera dello Spirito Santo?
– Per il momento dico solo che il testo di Isaia non giustifica l’uso che ne fa Matteo. Leggilo tu stesso. Eccolo qui.
– “Il Signore parlò ancora ad Acaz: ‘Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto’. Ma Acaz rispose: ‘Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore’. Isaia disse: “Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene. Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, saranno devastati i regni di cui temi i due re. Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni di benedizione quali non vennero da quando Efraim si staccò da Giuda” (Is 14,10-17).
– La profezia di Isaia riguarda un momento storico preciso in cui Yahvè, tramite il Profeta Isaia, annuncia un periodo di prosperità per il Regno di Giuda in quel momento minacciato da Re di Samaria e Damasco, ecco i due Re temuti da Acaz. La vergine è una donna normale, appena sposata, e il bambino che nascerà da lei, anche se avrà il nome ‘Emmanuele’, che significa ‘Dio con Noi’, non è un bambino prodigio. Indica semplicemente che Yahvè sta per beneficare il Regno di Giuda la cui capitale è Gerusalemme.
– Quindi il nostro Matteo si è abbandonato ad una ‘accomodazione’ libera quanto mai.
– Voleva ad ogni costo accreditare Gesù come inviato dal Cielo, e quindi concepito senza intervento umano, soprattutto maschile, ma direttamente dallo Spirito Santo.
– Sono perplesso. Stai intaccando un ‘Dogma’ importantissimo per il Magistero Cattolico. Nientemeno il ‘Dogma del concepimento di Gesù’ dalla Vergine Maria.
– Sì, ma per il momento non dirò altro. In una nostra futura conversazione approfondiremo in modo preciso ed esaustivo l’argomento. Te lo prometto.
– Mi plachi solo con questa promessa e te ne ringrazio perché ci tengo assolutamente. Ma allora a questo punto mi sorge la domanda: ‘L’accomodazione è lecita o no? Si può fare o non si deve mai fare?’.
– C’è l’uso moderato, corretto e c’è l’abuso. In ogni caso bisogna chiarire che non si tratta di ‘interpretazione corretta’ ma di semplice e arbitrario adattamento. Il caso di Paolo aveva una giustificazione, e l’hai trovata tu stesso, il caso di Matteo proprio no, si tratta di una vera stiracchiatura.
– Beh, me ne sono reso conto.
– Ti racconto un simpatico aneddoto della vita di Francesco di Sales. Egli era malato e un medico voleva propinargli una medicina a suo dire miracolosa. Francesco gli chiese spiegazioni più dettagliate ma il medico si trincerò dietro il suo sapere dicendo in latino: ‘Quod ego facio, tu nescis modo, scies postea’, che si trova nella Scrittura. Sono parola di Gesù a Pietro che non voleva farsi lavare i piedi dal Maestro: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo” (Gv 13,7). Beh, quel medico saccente stava utilizzando a suo modo il ‘senso accomodatizio’ e fu aspramente rimproverato da Francesco.
– Certo, quel medico si paragonava addirittura a Gesù Cristo nell’atto di compiere un gesto di grande valore simbolico, ossia l’amore che diventa servizio, anche il più umile.
– Gli Oratori sacri dai pulpiti si lasciavano andare ad estrose accomodazioni per cui nel Concilio di Trento è stato formulato un Decreto nella Sessione IV per disciplinare l’Uso dei Libri Sacri. Aspetta. Ti leggo il Passo del Concilio di Trento che tratta l’argomento. Ho il testo a portata di mano.
– Tu hai sempre pronto quello che serve. Ormai ci sto facendo l’abitudine.
– Ascolta, ascolta parla l’autorità della Chiesa Gerarchica riunita in Concilio a Trento: “Il Sacrosanto, ecumenico e generale Concilio Tridentino, legittimamente riunito nello Spirito santo… per reprimere gli ingegni troppo saccenti, dichiara che nessuno, basandosi sulla propria saggezza, negli argomenti di fede e di costumi, che riguardano la dottrina cristiana, piegando la sacra Scrittura secondo i propri modi di vedere, osi interpretarla contro il senso che ha (sempre) ritenuto e ritiene la Santa Madre Chiesa, alla quale spetta di giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle Sacre Scritture o anche contro l’unanime consenso dei padri, anche se queste interpretazioni non dovessero esser mai pubblicate. Chi contravvenisse sia denunciato dagli ordinari e punito secondo il diritto”. Interessante vero?
– Moltissimo. Ma questo provvedimento riguarda l’interpretazione libera della Sacra Scrittura che la Gerarchia reprime riaffermando che soltanto alla Santa Madre Chiesa ‘spetta di giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle Sacre Scritture’. Non si riferisce in particolare alle forzature del ‘senso accomodatizio’.
– E’ vero. Ma ho voluto leggerlo a mo’ d’introduzione per evidenziare la severità del Concilio di Trento. I Padri conciliari non scherzano e parlano di ‘denunce e punizioni’. Ora leggi tu.
– “Volendo infine reprimere il temerario uso, per cui parole ed espressioni della Sacra Scrittura vengono adattate e contorte a significare cose profane, volgari, favolose, vane, adulazioni, detrazioni, superstizioni, incantesimi empi e diabolici, divinazioni, sortilegi, libelli diffamatori, il concilio comanda ed ordina per togliere di mezzo questo irriverente disprezzo, ed anche perché in avvenire nessuno osi servirsi, in qualsiasi modo, delle parole della Sacra Scrittura per indicare simili cose, che tutti i corruttori e violatori della Parola di Dio, siano puniti dai vescovi secondo il diritto o la discrezione dei vescovi stessi”.
– Se i Vescovi arrivano a dire quelle cose significa che veramente si faceva all’interno della Chiesa, a opera di Predicatori estremamente liberi, un uso davvero improprio delle parole della Scrittura.
– Caspita! Erano accomodamenti addirittura blasfemi, empi, diabolici.
– Tutto è represso, tutti condannati, soprattutto le libertà che si erano prese i Predicatori Protestanti.
– E, alla fin fine, sono ammesse solo le ‘accomodazioni’ dei Padri e quelle inserite nella Liturgia.
– Esatto. E ora possiamo passare ad un altro ‘Criterio erroneo’.
– Vale a dire? Che c’è ora all’orizzonte?
– Chiamerei questo il ‘Criterio Assolutista’ perché blocca la ‘Rivelazione’
su ciò che Dio ha detto come se non dovesse più dire altro.
– Un esempio?
– Eccolo. Nella Scrittura si trova la ‘Rivelazione: ‘Dio è Uno’.
– Vero. Ora ti mostro la mia perizia… Ecco trovato il passo: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,4-5). Eh, che ne dici? Sono diventato bravo?
– Eccellente… ma vuoi gareggiare con me?
– No, solo imitarti come posso.
– E’ vero che il ‘Signore è Uno’…ma Dio è anche ‘Trinità’ e Gesù è venuto proprio a rivelare questo ‘Mistero’. E che gli è accaduto?
– I Giudei ‘assolutisti’ lo hanno un bestemmiatore perché ha attentato all’Unità di Yahvè.
– Vedo che hai capito. Ecco in che consiste il ‘criterio assolutista’. Impedisce a Dio di rivelarsi progressivamente, senza contraddirsi ma presentando la ‘verità’ di se stesso, anzi la ‘realtà’ di se stesso.
– Un altro esempietto ce l’hai?
– Sì. Gesù ha detto: “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,24). Verissimo ma…
– Continuo io. ‘Dio è Spirito’ ma Cristo si è fatto essere umano in carne e ossa e ha ‘divinizzato’ la sua corporeità, ossia la ‘materia del suo corpo’ per cui Gesù Cristo che è Dio e ‘Spirito e Materia’. Allora? Ho detto bene?
– Hai contestato il ‘Criterio assolutista’ in modo impeccabile.
– Quindi non dobbiamo mai ‘assolutizzare, nessuna ‘Rivelazione’ della Scrittura, nessuna espressione, nessuna parola… tutto deve essere interpretato secondo i vari ‘Criteri Interpretativi’ ma il risultato a cui si perviene, per quanto convincente, non deve essere assolutizzato, mai!
– Acquisito!
– Bene e così posso introdurti in un ulteriore ‘Criterio Erroneo’ che deriva espressamente da quello che abbiamo appena denunciato e io chiamerei ‘Criterio Dogmatico’.
– Forse sto intuendo dove mi vuoi portare.
– Vedi, con il ‘Criterio Dogmatico’ si fabbricano i ‘Dogmi’ che sono l’offesa più grande che si possa fare alla Sacra Scrittura.
– Davvero? E pensare che per la Chiesa Cattolica sono punti fermi e imprescindibili, principi teologici irremovibili e irrinunciabili per la difesa dei quali si è pronti a dare battaglia, giudicare gli eretici e anche mandarli a morte.
– Ecco, proprio questo generano i ‘Dogmi’ e quindi dimostrano di essere erronei in radice qualsiasi cosa vogliano affermare.
– Ma i ‘Dogmi’ sono tratti dalla Scrittura.
– Certo, con il procedimento ispirato dal ‘Criterio erroneo dogmatico’! Si desumono in modo del tutto arbitrario affermazioni della Scrittura facendole diventare dogmi, espressi in un linguaggio teologico o filosofico che altera e tradisce, la ‘Rivelazione’ che è sempre apertura parziale sul ‘Mistero di Dio’.
– Un esempio, per pietà!
– Eccolo. Parliamo del ‘Dogma del Peccato Originale’ che ha avuto la sua genesi a partire da Paolo che ha interpretato in modo ‘letterale’ i primi capitoli del Libro della Genesi e li ha assolutizzati a modo suo arrivando a dire che ‘In Adamo tutti hanno peccato’ con gravi conseguenze. Il resto lo ha fatto Agostino seguito da altri e poi il tutto è stato teorizzato in modo definitivo nel Concilio di Trento formulando il Dogma.
– Quindi prima ‘letteralismo’ applicato alla Scrittura, poi l’assolutizzazione e infine la ‘dogmatizzazione’.
– Eh sì, questo è stato l’iter è come vedi gli errori interpretativi possono formare una catena. Ovviamente fissare un ‘Dogma’ è l’errore più grave perché da lì possono derivare conseguenze estremamente nefaste. Come appunto è avvenuto con la ‘Dottrina del Peccato Originale’,
– Un ‘Dogma’ fondato su un fatto inesistente? Allucinante!
– E questo è soltanto ‘Uno’ dei ‘Dogmi’ elaborati dal Magistero Cattolico.
– Forse il più devastante…
– Tutti i Dogmi della Chiesa Cattolica sono devastanti perché sono basati su interpretazioni della Scrittura opinabili, inoltre sono formulati in un linguaggio greco o latino con termini tratti dalla filosofia e costituiscono un tradimento vero e proprio della Rivelazione.
– Sostituiscono alla ‘Verità di Dio’ la propria ‘Verità’ che in realtà è menzogna. Davvero un gran tradimento!
– Comunque li passeremo in rassegna e li smonteremo uno ad uno, Scrittura alla mano, ovviamente interpretata con i nostri ‘Criteri’.
– E ora che mi proponi? Sembra che i ‘Criteri’ per formulare interpretazioni erronee della Scrittura siano di più dei ‘Criteri’ corretti e validi!
– Ancora due soltanto. Ti presento il ‘Criterio Anacronistico’ e se conosci il significato di ‘anacronistico’ avrai già capito di che si tratta.
– E’ ‘anacronista’ chi attribuisce un fatto ad un’epoca diversa in cui è effettivamente avvenuto. Ma è ‘anacronistico’ anche chi vive in contrasto stridente col tempo in cui vive. Insomma, è una pessima collocazione nel ‘tempo’ che in greco si dice ‘khronos’.
– Sembri un dizionario ben confezionato. Ora applica il concetto all’interpretazione della Scrittura e hai fatto tutto da te.
– Vediamo. Se ritengo valide disposizioni che si trovano nella Thorà, ossia la Legge ebraica, e quindi mi impegno ad applicarle ai giorni nostri come se fossero comandamenti che Dio mi dà … direi che sono anacronistico alla grande. Ho detto bene?
– Puntuale! Nella Bibbia ci sono sia nei testi dell’Antico Testamento che in quelli del Nuovo ‘Rivelazioni’ che hanno n valore universale e intramontabile, purché siano interpretate rettamente. Ci ne sono invece leggi, disposizioni, precetti, usi e costumi che sono circoscritti all’epoca in cui sono stati formulati. Il ‘letteralismo’ in questo caso colpisce ancora perché ritiene che tutto sia Parola di Dio e quindi sempre attuale, valida per ogni tempo e luogo.
– Letteralismo e assolutismo quindi portano in certi casi all’anacronismo.
– Vedi anche qui si va di errore in errore. Il ‘Criterio Anacronistico’ consiste nel leggere i Testi dell’Antico e del Nuovo Testamento come se avessero valore, così come sono, al giorno d’oggi senza tener conto dell’attuale realtà umana. E questo atteggiamento è un errore che grave che genera errori di comportamento deleteri e a volte tragici.
– Tragici? Muore qualcuno?
– Eh sì, i Testimoni di Geova sono contrari alle ‘Trasfusioni’ perché nella Bibbia c’è scritto di ‘non toccare il sangue’. E a causa di questo loro atteggiamento c’è chi non riceve le necessarie cure e purtroppo muore. Leggi qui.
– “Perciò ho detto agli Israeliti: Nessuno tra voi mangerà il sangue, neppure lo straniero che soggiorna fra voi mangerà sangue. Se uno qualunque degli Israeliti o degli stranieri che soggiornano fra di loro prende alla caccia un animale o un uccello che si può mangiare, ne deve spargere il sangue e coprirlo di terra; perché la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto sua vita; perciò ho ordinato agli Israeliti: Non mangerete sangue di alcuna specie di essere vivente, perché il sangue è la vita d’ogni carne; chiunque ne mangerà sarà eliminato” (Lv 17,12-14).
– Il testo dice ‘mangiare il sangue’ come nutrimento per cui anche le ‘trasfusioni’ costituiscono un nutrimento ed ecco che applicando alla lettera in modo anacronistico questa disposizione attribuita a Yahvè, che loro chiamano Geova, rifiutano le trasfusioni e muoiono.
– E la Chiesa Cattolica? Non è ‘anacronistica’ con l’uso per duemila anni del Latino in tutte le Cerimonie liturgiche? Con tutti quei paludamenti di Vescovi e Papi?
– Sì, la Chiesa Cattolica è anacronistica anche sull’interpretazione della Scrittura. E Paolo qui domina alla grande perché certi atteggiamenti maschilisti e patriarcali che lui ha incarnato, poiché li ha autorevolmente trasformati in disposizioni è bastato dare loro un valore assoluto, sempre valido nel tempo, e il gioco è fatto. Leggi quello che scriveva ai Corinzi.
– “Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea” (1Cor 14,34-35).
– Paolo rispettava la situazione maschilista della sua epoca. Chi volesse applicare questa regola oggi nella Chiesa commetterebbe un’azione gravemente lesiva della dignità della donna e del tutto ‘anacronistica’.
– Purtroppo nella Chiesa Cattolica questo criterio ha imperato a lungo quasi fino ai nostri giorni e ha causato danni anche tragici non inferiori a quelli commessi dall’anacronismo della ‘proibizione del sangue’.
– E ora amico mio preparati al gran finale, perché viene in scena il ‘Criterio Diabolico’ con cui interpretare la Scrittura e ovviamente non lo fa solo il Diavolo, ma tutti quelli che si lasciano ingannare dalle sue astuzie.
– Stai dicendo che il Diavolo conosce la Scrittura e la interpreta a modo suo per i suoi fini, che non sono certamente buoni. E’ così?
– Sì, purtroppo. Il Diavolo si è presentato da Gesù nel deserto e utilizzando brani della Scrittura ha tentato di fargli lo sgambetto. Egli si faceva forte dicendo: ‘Sta Scritto…’. Ma Gesù ha reagito ‘colpo su colpo’ rispondendo alle sue citazioni, usate subdolamente, con passi della Scrittura e in questo modo gli ha chiuso la bocca. In particolare leggiamo una tentazione perché è interessante. Qui, in Matteo.
– “Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: – Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: ‘Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede’. Gesù gli rispose: – Sta scritto anche: ‘Non tentare il Signore Dio tuo” (Mt 4,5-7).
– Visto la trappola?
– Buttarsi per verificare se veramente il Padre si sarebbe preso cura di lui significava non fidarsi. Per questo Gesù ha ribattuto con una parola della Scrittura. Così possiamo fare anche noi… quando siamo messi alla prova.
– Eccellente interpretazione.
– Abbiamo visto che certi autori del Nuovo Testamento, come Matteo, utilizzando la formula ‘Sta scritto’ oppure ‘Come aveva detto il Profeta’ hanno accomodato la Scrittura alle loro idee. Quindi anche il Diavolo è esperto di ‘manipolazione accomodatizia’.
– Sì, ma fa anche molto di più. Perché può essere proprio lui a far cadere anche negli altri errori d’interpretazione come ‘letteralismo’, ‘assolutizzazione’, ‘dogmatizzazione’ e anche ‘anacronismo’. Ma poi lui si riserva metodi ancora più raffinati e astuti. Perché il suo scopo è distruggere la ‘Rivelazione’ e particolarmente Gesù Cristo che ha portato all’umanità il ‘Grande Progetto della Divinizzazione’. Egli ne ha parlato e lo ha vissuto facendosi essere umano. Leggi come ci mette in guardia Giovanni nella sua prima lettera.
“Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo” (1Gv 4,1-3).
– Vedi, ‘riconoscere che Gesù è veramente venuto nella carne’ significa accoglierlo per quello che è, ossia Figlio di Dio e simultaneamente Figlio dell’Uomo, ossia concreta e visibile ‘Coincidenza degli Opposti’. In Cristo umanità e divinità coincidono. E questa coincidenza Gesù l’ha portata alle estreme conseguenze con la sua Resurrezione, che è appunto la ‘divinizzazione del corpo’. E quello che ha compiuto in sé vale per ciascuno di noi. Capisci l’importanza di riconoscere che veramente Cristo si è incarnato?
– Sì, e io infatti lo riconosco.
– Ma nel corso di questi duemila anni molti non l’hanno riconosciuto. E anche oggi ci sono teologi che non credono che il Figlio di Dio si sia effettivamente ‘incarnato’, ossia si sia fatto essere umano in ‘carne e ossa’. Ebbene, la loro interpretazione di Cristo è di tipo diabolico, lo vogliano accettare oppure no.
– Dobbiamo davvero vigilare che nella nostra mente non entrino influssi diabolici tali che ci impediscano di cogliere la Rivelazione nella sua autenticità e verità. Sì, ho capito, mi è tutto chiaro. E ora… abbiamo finito?
35. Rassegna dei Criteri interpretativi
– Ci rimane un’ultima fatica ma, tranquillo, sarà una passeggiata. Abbiamo esaminato 16 ‘Criteri Interpretativi’, vogliamo passarli brevemente in rassegna?
– E chi lo deve fare? Io o tu?
– Sarebbe meglio lo facessi tu e io ti darò una mano.
– Proverò.
– Se invece di ‘proverò’ dici ‘riuscirò’ andrà meglio. Coraggio!
– Il criterio più importante è il ‘Criterio interpretativo dell’Amore’ e se lo applichiamo a tutto quello che troviamo nella Sacra Scrittura possiamo stabilire, di volta in volta, se siamo in presenza di una vera ‘Rivelazione’ oppure no.
-Già, ma che s’intende con la parola ‘Amore’?
– L’Amore è il dinamismo stesso dell’Essere Unico, cioè di Dio, e consiste nella ‘donazione ontologica di sé’. Secondo questo dinamismo l’Essere Unico si fa ‘Creazione’ e si pone a servizio delle sue creature.
– Il fatto che l’Essere Unico sia ‘Amore’ lo caratterizza come realtà dinamica. Questo dinamismo, se ben ricordi, l’abbiamo chiamato ‘Legge dell’Essere’ perché è uno stile, un modo di procedere costante, inesorabile a cui nessuno può sottrarsi senza cadere in contraddizione con se stesso.
– Infatti, si chiama ‘Legge dell’Essere’ perché riguarda l’Essere Unico nella sua Unità e Molteplicità. Anche se, a motivo della libertà possono essere compiute azioni contrarie alla ‘Legge dell’Essere’, queste non possono durare, non hanno successo che per un breve momento… e chi ha trasgredito deve rientrare e rientrerà alla fine in modo libero e convinto.
– Bene. Esposizione sintetica e precisa. Passiamo al ‘Criterio interpretativo Ontologico’.
– Questo ‘Criterio’ ci permette d’interpretare ogni passo della Scrittura riferendolo sempre alla ‘dimensione ontologica’, ovverossia relativa all’Essere Unico. Se lo applichiamo riusciamo a cogliere la massima profondità della ‘Rivelazione’ contenuta nella Scrittura, ossia l’aspetto ‘ontologico’.
– Stai procedendo con molta disinvoltura.
– Ed ora abbiamo il ‘Criterio interpretativo Cristologico’ che ci permette di cogliere in ciò che Gesù dice di sé, il suo ritratto e quindi anche il nostro, in quanto ‘Figli di Dio’ come lui.
– Bene e che mi dici del ‘Criterio Interpretativo Trinitario’?
– Facile facile. Questo Criterio ci illumina sulla Famiglia Divina. Tutto quello che si dice di una Persona Divina vale anche per le altre due, tranne ovviamente la differenza di ruolo.
– Ottimamente.
– C’è poi il ‘Criterio Interpretativo Triadico’ che ci aiuta a guardare tutta la realtà quale mistero di ‘Unità e Triadicità’ dello spirito, dell’anima e del corpo a tutti i livelli dell’esistenza. E se lo faremo ne scopriremo delle belle!
– Un po’ l’abbiamo fatto ma ognuno deve poi continuare ad applicarlo da sé per valutare in profondità ogni realtà e ogni circostanza.
– Ora arriva il ‘Criterio Interpretativo Coincidenza degli Opposti’ che mi è piaciuto tantissimo e mi ha aperto uno sterminato orizzonte. E’ la ‘prova provata’ che non possiamo ‘capire Dio’. Bellissimo! Questo Criterio rispetta il ‘Mistero dell’Essere Unico’, mettendone in evidenza la straordinaria ricchezza, per cui tutti gli opposti ontologici sono meravigliosamente coincidenti. Paradossale! Illogico! Ma terribilmente reale. Qui filosofi e teologi fanno uno spettacolare capitombolo… e gli sta bene! Non si può essere presuntuosi e saccenti davanti al ‘Mistero dell’Essere Unico’!
– Quanto entusiasmo!
– Sì, è anche giustificato perché questo ‘Criterio’ è per me illuminante al massimo.
– E ora voglio vedere se ricordi bene i tre ‘Criteri’ che abbiamo definito con nomi tratti dal greco. Li ricordi?
– Come no? ‘Theosis, Kenosis e Nemesis’! Sono stati per me tutti e tre sorprendenti, anzi sconvolgenti, perché mi hanno illuminato sul modo di procedere dell’Essere Unico e al tempo stesso sulla possibilità d’interpretarlo.
– Dunque, cominciamo. ‘Criterio interpretativo della Theosis’, che mi dici?
– Questo Criterio evidenzia il ‘Progetto di Dio’ su tutta la Creazione e particolarmente sull’Umanità e ogni singolo essere umano, cioè la ‘Divinizzazione Integrale’. Ecco il fine a cui tendiamo tutti quanti, nessuno escluso, e ognuno con i suoi tempi e i suoi modi. Bello! Bellissimo!
– E che mi dici del ‘Criterio interpretativo della Kenosis’?
– Questo ‘Criterio’, desunto dalla Scrittura come tutti gli altri, fa comprendere il modo con cui l’Essere Unico manifesta se stesso a tutti i livelli e secondo innumerevoli gradualità. E’ la meravigliosa ‘autoriduzione di Sé’, ossia della sua ‘Gloria’ vale a dire della pienezza del suo Essere. Ed egli in questo modo esprime la sua ‘Molteplicità’ che è altrettanto vera quanto la sua ‘Unità’. Sono rimasto affascinato, anzi abbagliato, da questo suo modo di rivelarsi e velarsi. D’altra parte proprio Gesù ci ha mostrato il grande valore della ‘Kenosis’ facendosi uno di noi in tutto e per tutto, quindi ‘autoriducendosi nel limite umano’ pur rimanendo il Figlio di Dio.
– E ora, ahi ahi, dobbiamo parlare del ‘Criterio Interpretativo della Nemesis’. Te la senti?
– Ci riuscirò… va bene così? Questo ‘Criterio’ da una parte ci tranquillizza perché ci assicura che c’è la ‘Giustizia di Dio’ ma è sempre unita alla ‘Misericordia di Dio’, dall’altra però ci mette in guardia perché c’è nell’Essere Unico un’imprescindibile e inderogabile esigenza di equilibrio e chi causa squilibri o li rimedia al più presto o subirà conseguenze inevitabili.
– E se lo squilibrio che è stato causato è notevole le conseguenze saranno proporzionate. Sì, dobbiamo veramente muoverci con cautela e rispetto verso noi stessi, gli altri, la natura e quindi l’Essere Unico!
– Se tutti fossero davvero consapevoli della ‘Nemesis’ forse sarebbero più prudenti nelle loro scelte ed eviterebbero comportamenti avventati.
– E ora c’è il ‘Criterio interpretativo della Reincarnazione’, non te lo scordare, eh?
– Niente affatto. Ci tengo tantissimo anche perché è il più contrastato dal Magistero Cattolico e bisogna tirar fuori le unghie e puntare i piedi per utilizzarlo. Ma abbiamo visto che nella Sacra Scrittura ci sono parecchi testi che lo incoraggiano. E poi è un ‘Criterio’ importantissimo perché apre alla giustizia e alla speranza.
– Sì, il tema della Reincarnazione ci permette di relazionarci con le altre Tradizioni Religiose perché lo contemplano praticamente tutte.
– E ora il bellissimo ed emozionante ‘Criterio Interpretativo della Totalità’, semplice a dirsi, ma laborioso da mettere in pratica, però assolutamente necessario se vogliamo davvero sapere che cosa la Scrittura rivela ‘in toto’ su qualsiasi argomento.
– Vai a gonfie vele. E del ‘Criterio Interpretativo della Ineffabilità’ hai qualcosa da dire?
– Simpatico gioco di parole. Il ‘Criterio’ in sé non è ‘ineffabile’ ma mette in chiara evidenza che ‘Dio è ineffabile’. Questo ‘Criterio’ ci riporta continuamente alla nostra dimensione umana con tutti i suoi limiti. Anche se l’Essere Unico volesse dirci tutto di Sé non potrebbe farlo perché il linguaggio non può esprimere il ‘Mistero’. E allora dobbiamo sempre tener conto di questo limite senza enfatizzare e assolutizzare quello che Dio rivela perché è necessariamente condizionato dal mezzo inadeguato della parola.
– E ora c’è da dire qualcosa sul ‘Criterio della Messa in Pratica’ che è importante quanto quello dell’Amore, secondo me. Perché se l’Amore è vero quando si esprime con gesti concreti, reali, atti di dono e servizio… beh, la ‘messa in pratica’ degli insegnamenti di Dio, e particolarmente di Gesù, è sostanzialmente la ‘pratica dell’amore’, amore vero, amore che diventa servizio.
– Ehi, dovevo spiegarlo io e invece, con la scusa d’introdurlo, lo hai spiegato tu e io non ho più niente da aggiungere tranne il fatto che… più che un ‘Criterio interpretativo’ mi sembra un ‘Criterio esecutivo’.
– Ma no, è anche interpretativo perché è necessario per prima cosa esaminare la Scrittura per capire bene che cosa si deve mettere in pratica.
– Beh, sì, hai ragione. E ora spiego io il ‘Criterio dell’apertura a rivelazioni extra-bibliche’ che mi ha appassionato tantissimo e infatti voglio dedicarmi allo studio dei Testi Sacri di tutte le Tradizioni del mondo, passate e presenti.
– Lodevole intenzione… ma sappi che ti ci vorrà una vita.
– Ma ne vale la pena. E ora il ‘Criterio storico-critico’ lo lascio a te.
– Perché mai? Devi dire qualcosa anche su quello, guarda che è importante!
– Sì, è vero. Ma in fondo è anche il più ovvio e poi dato che la Chiesa Cattolica lo accetta tranquillamente…
– Ora lo accetta. Devi però ricordare le grandi battaglie fatte da Ernesto Bonaiuti e dai cultori del Modernismo su questo ‘Criterio’ che ora a noi appare scontato. Ci sono state persecuzioni terribili di uomini eccellenti. La Gerarchia era terrorizzata perché si sentiva mancare il terreno sotto i piedi. Pio X ha scritto una Enciclica per stroncare il Modernismo e instaurare una specie di Inquisizione, la ‘Pascendi Dominicis Gregis’. A te oggi sembra tutto normale e tranquillo perché questo ‘Criterio’ l’ha sdoganato dal Concilio Vaticano II… ma è stata una vera conquista.
– Se è così… allora lo apprezzerò ancora di più. Ma prima non mi avevi detto tutte queste cose.
– Andavamo di fretta…
– Allora, abbiamo finito?
– Rimane il ‘Criterio Letterale’, forse te lo stavi scordando.
– Francamente è quello che mi ha emozionato di meno ma ne riconosco l’importanza. Sì, bisogna partire da quello che c’è scritto nei vari Libri. E’ vero che fermarsi alla ‘lettera’ può portare a interpretazioni assurde, ma anche non tener conto del significato letterale, del senso grammaticale e logico di una frase, di tutte le sfumature di significato che vanno dal senso traslato alla metafora, dei vari valori simbolici, dei generi letterali… Sì, bisogna tener conto del ‘senso letterale’ proprio per permettersi di usare gli altri ‘Criteri interpretativi’.
– Bene.
– Quest’ultima galoppata mi ha fatto sudare, letteralmente, e mi ha anche messo appetito. Oggi che si mangia?
– Andremo al Ristorante qua vicino e pranzeremo con due miei amici che voglio presentarti. Uno, teologo della vecchia scuola è rimasto a Tommaso d’Aquino, e l’altro è ultra-progressista. E’ uno spasso sentirli discutere, accapigliarsi, contestarsi a vicenda.
– E tu? Tra loro due che cosa rappresenti?
– Dimmelo tu, ormai un po’ mi conosci.
– Tu per me sei un ricercatore inesausto che sa trovare il buono anche in ciò che sembra cattivo e smascherare il cattivo che vuole pavoneggiarsi come buono.
– Definizione divertente ma… provvisoria. Saprai di me sempre di più man mano che andremo avanti nelle nostre conversazioni. Intanto andiamo a goderci lo spasso di due mondi teologici in conflitto di collisione.
– Purché non ci rovinino la digestione.
– Ma no, tutto si svolgerà in amicizia perché tra l’altro sono fratelli, ma veramente ‘fratelli di sangue’, e si vogliono un bene dell’anima. Andiamo!