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COINCIDENZA DEGLI OPPOSTI

1.               Dio si rivela ai piccoli

– Hai dormito bene? Sei riposato?

– Sì, grazie.

– Allora ti senti di affrontare un argomento da vertigini?

– Mi stai tenendo in allenamento con le tue scoperte, una più inquietante dell’altra…

– Inquietante?

– Forse tu sei troppo immerso in questo mondo di luce al punto che non ti rendi conto dell’effetto che possono fare sugli altri le aperture improvvise di porte sigillate, dietro le quali si riteneva fossero solo errori, realtà insignificanti o comunque pericolose e prendere atto dei tesori di inaudita conoscenza.

– Veramente, so quello che si prova, perché ci sono passato anch’io, anzi cerco di conservarmi in questo atteggiamento di curiosità e di trepidazione, come un esploratore che s’inoltra in luoghi selvaggi, che non ha mai visto prima e sta attento a tutto. E ovunque ci possono essere sorprese da mozzare il fiato.

– Allora, oggi qual è l’argomento? Usciamo o stiamo qui accanto al caminetto?

– E’ meglio stare qui. Fuori fa freddo e abbiamo bisogno di molta concentrazione. Dunque partiamo ancora una volta da Dio. Dio è mistero per l’uomo: è mistero prima di rivelarsi, mentre si rivela e anche dopo.

– Un momento! Quando si rivela dovrebbe ‘svelarsi’ cioè farsi conoscere…

– Certo, è quello che intende fare, ma è proprio qui il problema di Dio: farsi conoscere’!

– Mi viene in mente il Prologo del Vangelo di Giovanni: Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18).

– E’ vero. Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo. Egli mediante la sua incarnazione si manifesta agli uomini e rivela se stesso, rivela il Padre e rivela anche l’uomo. Ma l’uomo accetta questa sua rivelazione? I suoi contemporanei l’hanno accettata?

– Alcuni sì, altri no.

– Chiediti: ‘Chi l’ha accettata?’.

– Soprattutto persone semplici, gente del popolo, pescatori.

– Per questo Gesù un giorno Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Lc 10,21-22).

– Ah, già! I piccoli.

– E a chi rimane nascosta la ‘Rivelazione’?

– Ai dotti e ai sapienti.

– Vedi, Dio si rivela… vuole rivelarsi, ha mandato anche il Figlio per questo… ma solo ‘i piccoli’ accolgono la sua rivelazione.

– Quindi essere dotti e sapienti è un ostacolo!


2.               La presunzione di vedere

– Senti ancora Gesù: “Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: ‘Siamo forse ciechi anche noi?’. Gesù rispose loro: ‘Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane” (Gv 9,39-41). Chi sono secondo Gesù ‘Quelli che vedono’?

– Sono coloro che credono di vedere.

– Infatti la loro ‘cecità’ è la ‘presunzione di vedere’. I Farisei avevano questa cecità. Presumevano di conoscere così bene Dio e il suo Messia che si opponevano decisamente a Gesù di Nazareth, perché non corrispondeva al Messia che avevano in testa loro, e perché rivelava di Dio cose che non si conciliavano con la loro concezione di Yahvè. Quindi la rivelazione di Gesù ‘li rende ciechi’.

– E’ terribile la presunzione di vedere, di capire, soprattutto se vissuta nei confronti di Dio!

– Ma guarda che questa ‘presunzione di vedere che è cecità’ è più diffusa di quanto crediamo. E può toccare anche noi. Abbiamo acquisito nozioni, concezioni, modi di ragionare che ci condizionano e non ce ne rendiamo neppure conto. Senti ancora Gesù che ci mette in guardia. Anzi leggilo tu.

– Volentieri: “La lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore” (Lc 11,34-35).  Un bell’avvertimento: ‘Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra’.

Dobbiamo passare al vaglio la nostra concezione di Dio senza paure o reticenze. Se le nostre convinzioni sono nella verità saranno confermate dalla Rivelazione e diventeranno più solide, se invece risulteranno difformi dalla Rivelazione cadranno, ma noi staremo in piedi, con una luce nuova. Sta scritto: “Chi fa la verità viene alla luce perché appaia che le sue opere sono fatte in Dio” (Gv 3,21).

– E’ una delle ragioni per cui sono qui.


3.               Dio: contraddizione, scandalo e paradosso

– Allora sappi questo: la verità di Dio è ‘mistero’ e nel momento che si rivela appare all’uomo come ‘contraddizione, scandalo e paradosso’. E noi parleremo proprio dello ‘scandalo’, della ‘contraddizione’ e del ‘paradosso’ che sono tre espressioni fondamentali del modo con cui Dio ama manifestarsi.

– Ho sempre pensato… anzi, mi hanno sempre insegnato che la fede è ragionevole, che la rivelazione è un sistema logico, dove tutto è chiaro. Ricordo che Giovanni Paolo II parlando con Vittorio Messori che gli chiedeva: “Perché la storia della salvezza è così complicata” rispondeva: “In realtà dobbiamo dire che essa è molto semplice! Ne possiamo dimostrare in modo diretto la profonda semplicità, come pure la mirabile logica interna…” (Varcare la soglia della Speranza, pag. 61).

– L’uomo non sopporta un Dio contraddittorio, scandaloso o paradossale e allora può arrivare a rifiutare in tutto o in parte ‘la rivelazione di Dio’ in nome della propria visione di Dio, oppure in nome di rivelazioni parziali di Dio assolutizzate e spesso in nome del proprio modo di sentire, derivante da tradizioni acquisite. Oppure c’è chi accoglie la ‘Rivelazione’ e la vuole comprendere con la sua ragione, e così la concettualizza, ne fa un sistema dalla ‘mirabile logica interna’.

– Ah, dunque contesti Giovanni Paolo II e la sua logica?

– Sì, perché è vittima della concezione patristica e scolastica che Dio si possa comprendere con la logica. E’ presunzione voler ‘dimostrare la logica della storia della salvezza’ così come è illusione pretendere di dimostrare l’esistenza di Dio!

– La ‘salvezza’ non possiamo conseguirla fabbricandoci un Dio ‘logico’ a nostro uso e consumo.

– Certo che no! La ‘salvezza’ viene dalla ‘conoscenza vera del Dio vero’. Dio è semplice, certo! La ‘salvezza’ è sicuramente semplice! Ma la rivelazione è sigillata. La rivelazione del mistero della salvezza e tutt’uno col mistero di Cristo, col mistero della creazione e della nuova nascita in Cristo per coloro che credono in Lui. Solo lo Spirito può togliere questo sigillo e lo fa con i piccoli. Paolo definisce la Croce di Cristo, attuazione della salvezza dell’uomo, ‘follia per i Gentili’. E chi erano i Gentili? Erano i greci che cercavano la verità mediante la riflessione razionale, quindi procedevano ‘a rigor di logica’.

– Se non serve la logica, come ha potuto un Papa, che possedeva senza dubbio una profonda conoscenza, parlare di ‘mirabile logica interna’?

– La ‘logica del Vangelo’, se vogliamo chiamarla così, ma in realtà è forzare i termini, è ‘logica paradossale’. Il Verbo incarnato e crocifisso è egli stesso paradossale, assurdo, illogico per la ‘logica razionale’.

– Ma se rinunciamo alla logica come possiamo capire la rivelazione di Dio? Che ci rimane?

– Cominciamo col rivolgerci alla Rivelazione in modo semplice, come un bambino che nulla sa e tutto deve e vuole apprendere. In altre parole: dobbiamo avere il coraggio di esaminare la nostra concezione di Dio al vaglio della Rivelazione, anzi, se fossimo davvero arditi dovremmo gettare via ogni concezione su Dio, perché se ubbidisce alle leggi della logica è sicuramente erronea, insidiosa e mentre ci illude di farci afferrare Dio, quasi di possederlo, ci allontana del tutto da Lui.


4.               Le leggi della logica

– Hai detto ‘Leggi della Logica’… e quali sono?

– La logica è discorsiva, si basa sulle parole, sui concetti e sulle proposizioni. Tutte le sue asserzioni devono fare i conti con due Principi: il ‘Principio d’identità’ e il ‘Principio di non-contraddizione’, formulati da Aristotele. Il ‘Principio di non-contraddizione’ afferma: ‘È impossibile che una qualità o attributo convenga e non convenga nello stesso modo e nello stesso tempo ad un ente’ ovvero ‘È necessario che ogni affermazione sia affermativa o negativa’. Il Principio è stato anche chiamato ‘Verità di Ragione’ che si esprime così: ‘A nessun ente o cosa conviene un predicato che la contraddica’. Questo l’ha precisato Kant.

– In sostanza io non posso dire ‘Il caminetto è acceso’ e al tempo stesso ‘Il caminetto è spento’.

– Non lo puoi dire. Se lo dicessi saresti un pazzo.

– E non potrei dire ‘La fiamma non sta bruciando’.

– Eh, no! Non lo puoi né dire né pensare, se hai la testa sul collo.

– E tu dici che io non posso applicare questo ‘Principio di non contraddizione’ a quello che rivela Gesù Cristo?

– Provaci. Ti faccio delle domande, forse ti risulterà più facile. Gesù Cristo è Dio?

– Sì, ‘Vero Dio’.

– Bravo. Gesù Cristo è uomo?

– Sì, ‘Vero Uomo’.

– Hai appena contraddetto il Principio, te ne sei accorto?

– Vero Dio, Vero Uomo… Allo stesso soggetto ho attribuito umanità e divinità, due realtà che logicamente non possono coincidere. Dio è Infinito, l’uomo è finito; Dio è Onnipotente, l’uomo è debole; Dio è Creatore, l’uomo è creatura…

– Ecco perché si dice che ‘Gesù Cristo, Vero Dio e Vero Uomo’ è un ‘grande mistero’ della fede.

– Ma noi possiamo dire, cioè enunciare, il mistero di Cristo Dio e Uomo…

– Lo puoi dire ma non puoi capirlo con la logica, non c’è nessuna possibilità di farlo e se ti ostini a volerlo capire finirai in una delle tante eresie cristologiche. La ragione logica non può tenere insieme due realtà opposte.

– Ma così si blocca l’intelligenza dell’uomo!

– No. Si blocca solo l’uso logico della ragione in un campo che non le compete. Ecco come dobbiamo diventare umili. Paolo ci ammonisce severamente e ha ragione. Leggi qui il suo monito.

“Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia. E ancora: Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani” (1 Cor 3,18-20).

– Mi piace il consiglio di Paolo: ‘Farsi stolto per diventare sapiente’. Bello! Fare ‘piazza pulita’ di quello che si sa, anzi si crede di sapere. Però non è facile!

– No, ma è l’unica via per aprirsi davvero alla conoscenza della verità rivelata.

– Hai detto che c’è anche il ‘Principio d’identità’. In che consiste?

– I due Principi sono collegati. Il Principio d’identità’ fissa la nozione di un ente, che è quanto dire il significato delle parole. Quando dici ‘uomo’ intendi ‘uomo’, se dici ‘cane’ devi sempre intendere ‘cane’. Non puoi dire che ‘uomo è cane’, oppure che ‘cane è uomo’. Detto in termini astratti: A è uguale ad A, B è uguale a B e così via.

– Quindi se dico ‘Dio è Dio’ non può essere ‘uomo’, e se dico ‘uomo è uomo’ non può essere ‘Dio’.

– Come vedi i due Principi in fondo dicono la stessa cosa. Uno si riferisce alla ‘nozione’ l’altro alla ‘proposizione’. Ma io voglio raccontarti come ho scoperto il ‘Principio di contraddizione’. E’ divertente ma penso anche molto utile.


5.               Il Principio di Contraddizione

– Vuoi dire il ‘Principio di non contraddizione’?

– No, hai capito bene. Ho detto ‘Principio di contraddizione’. E’ questo Principio che, a differenza dell’altro, regna sovrano nella ‘Rivelazione’.

– Quindi avresti scoperto un Principio che si oppone al Principio fondamentale della logica?

– Sì, ascolta. Ero in seminario. Quel giorno, tanti anni fa, avevo 22 anni, mi pare. Il nostro Rettore di Seminario era un uomo molto all’antica, un padre-padrone. Incarnava il Dio che dall’alto del Sinai proclama i comandamenti e vigila pronto a punire ogni disobbedienza. Un uomo imponente, Mons. Grigioni. Capelli bianchi, sopracciglia folte, vestito con la talare, sempre, sembrava un tronco di quercia. Un uomo tutto d’un pezzo. Ci tirava su con una severità inaudita. Purtroppo quella era la formazione dei futuri Sacerdoti. Io sono entrato in Seminario a 15 anni, insieme a tuo padre…

– Lui ha lasciato, tu invece hai resistito.

– Ma no, non pensarla in questi termini. La mia era un’autentica vocazione ed ero pronto a farmi spellare vivo per realizzarla. Lui, man mano che andavamo avanti, si rendeva conto che quella non era la sua chiamata. Forse ero stato io a indurlo a seguirmi. Eravamo amici strettissimi. E quando io gli ho confidato il mio desiderio… se lo è fatto venire pure lui. Ma la sua strada era un’altra, come poi si è visto. E’ arrivato fino al penultimo anno di liceo, poi ha lasciato. Ma ha continuato gli studi e poi… Laurea in Lettere Antiche. Non so come ha fatto!

– A dire il vero studia sempre, anche adesso che è in pensione. E poi c’eri tu a stimolarlo. ‘Hai letto questo? Hai letto quest’altro?’.


6.               Il libro proibito

– Sì, è vero. Volevo che continuasse a occuparsi anche di argomenti di fede per poter dialogare con lui. Ma torniamo a quell’episodio. Io leggevo di tutto. Anche i libri ‘proibiti’ Me li procuravo quando tornavo a casa. Li nascondevo nel sottofondo della valigia e poi li leggevo di nascosto. In quel periodo leggevo Baudelaire, ‘Les Fleurs du Mal’. Ero appassionato di poesia. E poi non mi è mai piaciuto essere irreggimentato. Mi consideravo abbastanza sveglio e intelligente da giudicare da me e quindi potevo leggere qualsiasi cosa. Un giorno ho dimenticato il libro sul tavolino in camera mia. Le nostre camere dovevano rimanere aperte. Il Rettore ogni tanto, a caso, ne ispezionava qualcuna. E quel giorno trovò il libro. Fui subito convocato. Dovevo dare spiegazioni. ‘Hai commesso un peccato!’ Ho osato replicare: ‘Monsignore, bisogna conoscere le cose del mondo per prepararci ad affrontarlo ed evangelizzarlo’. La sua replica mi agghiacciò: ‘Quindi per correggere un ubriacone devi diventarlo anche tu? Per indirizzare a Cristo un lussurioso devi abbandonarti alla lussuria? Presto confessati, ora qui, con me! Non puoi tenere un peccato del genere sulla coscienza!’ Non avevo altra scelta. Dentro ribollivo ma ho dovuto accusarmi del peccato di ‘aver letto Baudelaire’. ‘L’hai letto tutto? Anche le Poesie condannate?’. Nella confessione fatta bene bisogna dire la specie e il numero dei peccati mortali. Ma avevo un dilemma: la lettura del libro era un unico peccato mortale oppure ogni poesia letta era un peccato? Posi il problema al Rettore-Confessore che decretò si tratta d’un peccato mortale continuato. ‘Sei pentito ora che hai preso coscienza del male fatto?’ Per uscire dalla sua stretta dovetti ammettere che ero pentito, avrei riportato il libro a casa. ‘No, devi distruggerlo!’ fu la sentenza. E finì nella stufa della sala dove studiavamo. Baudelaire scaldò innocentemente per dieci minuti tutti i seminaristi. E ora la penitenza: ‘Ti aspetta il cortile. Non so da dove vengano tutte quelle cartacce ma ne è sempre infestato. Le raccoglierai una ad una e le butterai nel bidone della spazzatura. E’ un gesto punitivo simbolico. Non c’è bisogno che te lo spieghi. Inoltre dirai anche dieci Pater, Ave, Gloria’.


7.               Lo spazzino teologo

– E così sei finito a fare lo spazzino!

– Subito avevo una rabbia che trattenevo a stento. Tra l’altro mi attraversava la mente un dubbio: ‘Ma come fa il Rettore a sapere che in Baudelaire ci sono delle poesie condannate? Allora l’ha letto pure lui. Ha peccato pure lui!’. E se mi avesse detto che l’aveva fatto per conoscere, informarsi, non era la risposta che avevo dato io?

– Infatti, ed era una risposta sensata.

– Il cortile era vasto. C’erano effettivamente molte carte in quel cortile. Forse il vento le portava lì dalla strada. C’era sempre vento perché il seminario era vicino al mare. Mentre cominciavo a raccogliere le carte mi venivano in mente le poesie più belle di Baudelaire, che avevo imparato a memoria, e mi facevano compagnia. ‘La nature est un temple ou de vivant piliers…’. Però dovevo fare i conti col pentimento e l’accusa del peccato di lettura. Mi trovavo in una strana contraddizione. Mi vedevo davanti il volto austero e irato del Rettore che agitava il dito, immagine del Dio severo che punisce e al tempo stesso si andava delineando un altro volto, quello di Gesù. Dio giudice, Dio misericordioso. Come conciliare questi due opposti volti? Eppure è sempre lo stesso Dio! Poi mi vennero in mente altre immagini: Dio beato in Cielo e suo Figlio agonizzante sulla croce. Dio impassibile… Dio sofferente. E poi frasi di Gesù: ‘Vi do la mia pace’ e l’altra: ‘Non sono venuto a portare la pace ma la spada’.

– Espressioni contraddittorie…

– Stavo rincorrendo le carte con molto zelo. Sapevo che il Rettore mi stava spiando da qualche finestra e volevo stupirlo con la mia obbedienza. Ma mentre ubbidivo… stava facendosi strada in me una ribellione profonda nei riguardi di ogni interpretazione razionalista della Scrittura che distrugge la ‘Verità rivelata’ elaborando una Dottrina del tutto arbitraria. Il Rettore era anche il mio insegnante di Teologia Dogmatica. Tutto era chiaro e perfetto nel suo insegnamento basato su Tommaso D’Aquino, tutto correva a fil di logica. Ma la Rivelazione poteva davvero essere rinchiusa nei limiti della razionalità? Io ero insoddisfatto ed ero quello che faceva più domande. Il Rettore rispondeva fino a mettermi a tacere. Ma i miei dubbi rimanevano. Lui mi seppelliva di parole, era molto abile con la dialettica e quando non riusciva con le argomentazioni tirava fuori i ‘Dogmi’ o i ‘postulati apodittici’, a seconda dei casi.

– Incarnava il ‘Principio di autorità’ alla perfezione.

– Per questo era implacabile. Ma in quel momento ero solo con me stesso, ed ecco, all’improvviso mi venne in mente come un’intuizione, un’illuminazione. In Filosofia vale il ‘Principio di Non-Contraddizione’ ma la rivelazione biblica non ubbidisce a questo principio, perché non è frutto di ragionamenti umani ma di ‘Rivelazione di Dio’. Ed ecco mi stavo ponendo una domanda: ‘Dio non ubbidisce alla logica per capriccio o per necessità?’. Ecco il punto. Se doveva rivelare il mistero di se stesso non poteva farlo sulla base della logica: allora per Lui doveva valere un Principio contrario, e non per capriccio ma per necessità. Lì per lì lo chiamai ‘Principio di Contraddizione’.

– Il Rettore ha ispezionato il cortile per vedere se avevi compiuto a dovere la tua penitenza?

– Penso di sì, perché non mi disse niente. Ma io ero felice. Il gesto simbolico si era compiuto, ma con un significato diverso da quello imposto dal Rettore. Lui voleva farmi capire di togliere dalla mia vita di seminarista tutto ciò che, secondo lui, la sporcava, la inquinava. Io mentre sbarazzavo il cortile delle cartacce liberavo la mia mente dall’insegnamento razionalista, tomistico presentato come la teologia perfetta e la ‘Philosophia Perennis’. Da quel momento si aprì per me un orizzonte nuovo e gradualmente venni a conoscere molte cose.

– Come molte? Hai parlato del solo ‘Principio di Contraddizione’ che si oppone al ‘Principio di Non-Contraddizione’.

– Certo, ma quando scopri un Principio scoprì una verità che ne dischiude innumerevoli altre, per questo è un Principio. E infatti fu davvero il ‘principio’ di un modo nuovo di pensare e di accostarmi alla ‘Rivelazione biblica’! Da quel momento ogni volta che trovavo un’espressione significativa nella Bibbia mi davo da fare per trovare l’espressione contraria.

– Allora adesso puoi introdurmi a cogliere il mistero di Dio non in base al ‘Principio di non contraddizione’, come fanno i teologi razionalisti, ma usando il ‘Principio di contraddizione’?


8.               L’espressività dell’ossìmoro

– Sì, è lì che voglio arrivare. Ma prima voglio parlarti di una figura retorica del nostro linguaggio che si chiama ‘ossìmoro’. Forse la conosci già.

– Credo di sì. Mi sembra consista nell’accostare nella medesima espressione parole che esprimono concetti, qualità o realtà opposte o contrarie.

– Esatto. Il risultato che si vuole raggiungere è significare meglio la realtà che sfugge a delle connotazioni troppo rigide. Prendiamo ad esempio Hitler. Le sue teorie e le sue azioni erano quello di un pazzo, eppure ha saputo coinvolgere milioni di persone, dimostrando una straordinaria lucidità. Possiamo dire che era un ‘pazzo lucido’ per esprimere la strana commistione delle qualità che lo caratterizzavano.

– Ho capito. Quindi l’ossìmoro nasce dall’esigenza di esprimere fatti, situazioni, persone che sono particolari perché presentano aspetti contradditori o contrastanti.

– Vedi, la stessa etimologia della parola rivela il contrasto logico. E’ formata da due parole greche: ‘oksis’, che vuol dire ‘acuto’ e ‘moros’, che significa ‘sciocco’, da cui ‘oksymoron’ ovvero ‘acuto-sciocco’. Ecco il nostro ‘ossìmoro’. Si ricorre all’ossìmoro quando si vuole esprimere una realtà ambigua, non facilmente catalogabile. Comunque si tratta di fatti sperimentabili e chi ascolta si fa una certa idea di quello che s’intende dire.

– Quindi siamo nel campo dell’espressività linguistica.

– Appunto. Ora voglio dirti quanto è stato illuminante l’incontro con Nicola Cusano, un autore ‘sui generis’ che ha scritto opere di teologia, in particolare il libro la ‘Dotta ignoranza’.

– E’ un ossìmoro!

– Bravo. E infatti in questo libro illustra un Principio…

– Il Principio dell’ossimoro?

– Ma no, l’ossimoro è una figura retorica, non è un principio!


9.               La coincidenza degli opposti

– Allora il ‘Principio di Contraddizione’?

– Ecco, quello, e sai come lo chiama? ‘Coincidentia oppositorum’, ossia il ‘Principio della coincidenza degli opposti’. Questo Principio vale solo riferito ad aspetti sostanziali, ontologici quindi riguarda Dio, la misteriosa realtà di Dio, e di riflesso anche la creazione nella misura che è manifestazione di Dio. Quindi è applicabile anche a ciascuno di noi, come vedremo in seguito.

– Anche noi siamo coinvolti in questo sconcertante ‘Principio’?

– Sì, ma non t’inquietare perché viverlo è più semplice che pensarlo.

– Quello che mi dici mi tranquillizza.

– Bene. Vedi, la differenza tra ‘ossìmoro’ e ‘coincidentia oppositorum’ è questa: l’ossìmoro mette insieme qualità opposte con un artificio espressivo, mentre la ‘coincidenza degli opposti’ evidenzia la relazione di opposti che sono in realtà ‘Nomi di Dio’, che però, ‘a rigor di logica’ sono tra di loro del tutto inconciliabili. La coincidenza è razionalmente impossibile e incomprensibile. La nostra mentre non è in grado di compiere una sintesi razionale o logica dei due opposti.

– Ma allora perché si parla di ‘coincidenza’?

– La ‘coincidenza degli opposti’ avviene nella realtà di Dio. Solo Dio la conosce perché è Lui che l’attua in se stesso. In lui, misteriosamente per noi, i due opposti diventano una cosa sola.

– E’ quello che abbiamo detto a proposito di Gesù Cristo, ‘Vero Dio e Vero uomo’. Noi non possiamo capire come in lui possano coincidere la ‘realtà uomo’ e la ‘realtà Dio’, eppure lui attua questa ‘sintesi reale’.

– Vedo che hai capito e ne fai già l’applicazione.

– Dicevi che Cusano ti ha illuminato con la sua ‘Dotta Ignoranza’.

– Sì. Cusano mette in relazione la coppia di opposti ‘Massimo e Minimo’. Sono qualità o meglio ‘Nomi di Dio’. Dio è simultaneamente il ‘Massimo’, ciò di cui non può esserci nulla di maggiore (infinitamente grande) e il ‘Minimo’, ciò di cui non può esserci nulla di minore (infinitamente piccolo). Questa coincidenza di ‘Massimo e Minimo’ nell’Essere Divino è la sua ‘identità’ ed è del tutto inconcepibile: non può essere pensata. Il discorso si allarga a tutte le opposizioni e a tutte le contraddizioni ontologiche che in Dio si riducono ad unità. Dio è unità assoluta, di ogni ‘Coincidentia oppositorum’: ‘Massimo e Minimo’, ‘Creatore e Creatura’ e di ogni altra opposizione ontologica che passeremo in rassegna,


10.           Le vie e i pensieri di Dio

– Ma in che relazione sta questo ‘Principio’ con la ‘Sacra Scrittura’?

– La ‘Sacra Scrittura’ contiene la rivelazione di Nomi, Attributi e Attività di Dio che formano ‘coppie’ in opposizione o meglio in contrapposizione. Se applichi il ‘Principio di non-contraddizione’ della logica di Aristotele ti trovi in presenza di asserzioni contraddittorie, quindi illogiche, assurde, paradossali…

– C’è rischio di gettare discredito sulla ‘Rivelazione di Dio’ e quindi su Dio stesso. Perché Dio si esprime così?

– Non può farne a meno! Questo suo modo di esprimersi è un invito ad abbandonare la razionalità per accogliere il suo Mistero che è ‘sovra-razionale’ e non può essere circoscritto dal linguaggio, dalle parole, dai concetti o dai simboli, anche quelli utilizzati da Dio stesso nella Bibbia. Ti ho detto che Dio ha un grosso problema: farsi conoscere da chi non è Dio, particolarmente dall’uomo. Conoscere Dio significa ‘entrare nelle vie di Dio, pensare i pensieri di Dio’.

– Mi fai venire in mente Isaia, un passo famoso.

– Sì, eccolo, leggi pure.

“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8-9). Si capiscono allora le difficoltà di Dio a rivelarsi, soprattutto con le parole, con i discorsi che sono impostati sulla logica.

– E’ allora vedi che è necessario acquisire il metodo di Dio, la ‘Via di Dio’, che è la ‘Rivelazione di Sé’ fatta proprio in questo modo, ossia mediante affermazioni linguistiche in cui appaiono gli opposti. In caso contrario, abbiamo la tendenza a razionalizzare Dio, a fare della Rivelazione un sistema logico, in cui trova posto solo un certo tipo di attributi o qualità di Dio a discapito dei loro correlati opposti, e quindi a discapito della ‘visione sovrarazionale di Dio’.

– Nella Rivelazione vale dunque il ‘Principio di Contraddizione’?

– E’ uno dei Principi interpretativi o ermeneutici delle Sacre Scritture. Non è il solo. Ve ne sono altri e sono tutti molto interessanti. Ne parleremo presto, ed è urgente per poter penetrare a fondo la ‘Rivelazione Biblica’.

– Ma chi non è consapevole di questo ‘Principio’ può rimanere bloccato.

– E’ quello che vuole ottenere Dio. Ma ciò non deve essere causa di smarrimento. Bisogna arrivare a fidarsi più di Dio che della propria ragione. Tutto ciò che appare in contraddizione nella Bibbia trova in Dio pacificazione. Gli opposti, nella realtà di Dio, vengono a coincidere.

– Come può avvenire questo?

– Non lo possiamo sapere. Fa parte del ‘Mistero di Dio’. Ma è una certezza. E’ inutile che ci scervelliamo: la ragione non può far ‘coincidere gli opposti’. Questo è opera di Dio. La ragione può solo convincersi, mediante la Rivelazione stessa, che in Dio avviene proprio così. Dio rivela se stesso in modo contraddittorio per farci arrivare alla convinzione che egli è superiore alle nostre capacità razionali.

– Mi fai ritornare in mente quello che ha scritto Paolo ai Corinti ma vale per tutti noi: “Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio” (1Cor 3,18).

– Se veramente ‘diventiamo stolti per diventare sapienti’ conosceremo la ‘sapienza di Dio’.

– Come?

‘Diventando Dio’ potremo conoscere i ‘Segreti di Dio’ e particolarmente sapremo per esperienza diretta come in Dio avviene la ‘coincidenza degli opposti’.

– Ma questo avverrà solo quando saremo di là, faccia a faccia con Dio.

– No, comincia subito, qui. Già fin d’ora possiedi la natura di Dio, sei ‘Figlio di Dio’. Se vuoi un ‘Dio bambino’, che deve svilupparsi, crescere, prendere coscienza di sé. Il ‘Mistero di Dio’ ti riguarda intimamente, infatti ‘conoscere Dio’ coincide per te ormai con ‘conoscere te stesso’, ossia quello che sei diventato quando sei stato ‘generato da Dio’ nel tuo Battesimo.

– Quindi anche in me si realizza la ‘coincidenza degli opposti’!

– Sì. Ti sei già reso conto che il ‘Mistero di Cristo, Dio e Uomo’, è l’attuazione della coincidenza degli opposti. Ma anche tu sei uomo e Dio, anche in te gli opposti vengono a coincidere!

– E’ vero! Nel Battesimo sono diventato ‘Figlio di Dio’ e in me ‘Dio e Uomo’ trapassano l’uno nell’altro. Meravigliosa scoperta!

– Ci viene in aiuto Paolo. Leggi qui nella prima Lettera ai Corinti.

– Signorsì!

– Via, non farmi passare per un dispotico generale.

– Scherzavo e io leggo molto volentieri la Bibbia: “Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria”.

Sapienza divina… preordinata per noi!

– “Sta scritto infatti: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. Meraviglioso!

– Procedi.

“Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio” (1Cor 2,6-10). Vedi quindi che Dio vuole donarci la sua sapienza, ma è sapienza ‘misteriosa’. Dobbiamo riceverla da lui, dal suo Spirito che scruta le profondità di Dio.

– Ma dice che bisogna essere ‘perfetti’ per ricevere questa sapienza!

– San Paolo non intende che dobbiamo aver raggiunto il ‘culmine della perfezione’, saremmo già Dio. Si riferisce a coloro che non stanno dalla parte dei ‘dominatori di questo mondo’, ossia gli uomini arroganti e presuntuosi che sanno tutto e non hanno nulla da imparare, neppure da Dio, e conoscono così bene Dio che arrivano a crocifiggere il suo Cristo.


11.           Uomo naturale e spirituale

– Per questa sapienza dobbiamo dipendere dallo Spirito di Dio?

– Dipendere è una brutta parola. Dio ha cura di noi. Ci ha generati alla vita divina e come una madre…

– Lo Spirito è ‘come una madre’ o è realmente Madre?

– E’ Madre! E quale Madre premurosa si prende cura di noi per istruirci e guidarci nello sviluppo la nostra natura divina. Senti ancora San Paolo: “Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato” (1Cor 2,12).

– E’ lo Spirito, allora, che ci fa prendere coscienza di essere davvero ‘Figli di Dio’ e di vivere in noi stessi la ‘coincidentia oppositorum’.

– Sì, se sappiano trattenere la nostra ragione ‘linguistica e logica’ nel suo recinto, rendendola umile e impedendole ogni prevaricazione. Paolo ‘parla’ ispirato dallo Spirito e infatti va avanti così: “Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali”

Per ‘esprimere cose spirituali in termini spirituali’ bisogna proprio essere ispirato dallo Spirito!

Non solo per esprimerle ma anche per comprenderle. Ascolta: “L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L’uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo” (1Cor 2,13-16).

– L’uomo naturale quindi è l’uomo razionale, che pretende di capire il mistero di Dio, dell’uomo e del cosmo con la sua ragione. E ciò che non comprende lo etichetta come ‘follia’…

– Sì, Dio è folle per l’uomo naturale che si basa solo sulla ragione. Quindi Dio nel suo sforzo di rivelarsi all’uomo può essere giudicato dall’uomo un pazzo. Vedi la difficoltà che ha Dio? E la stessa difficoltà l’ha incontrata Gesù e la incontrano tuttora i discepoli di Gesù. Paolo è forse quello che la vive in modo più drammatico, perché è mandato ai Gentili che sono ‘sottili ragionatori’. Egli rivela queste difficoltà nelle sue Lettere, particolarmente nella Prima Lettera ai Corinzi.

– E’ forse la Lettera di Paolo che amo di più, insieme agli Efesini e al capitolo ottavo dei Romani.

– Allora leggiamo un brano dal primo capitolo. Ecco qua, leggi tu.

– Volentieri: “Cristo… mi ha mandato a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione” (1Cor 1,17-21). Noto che Paolo trova contraddizione tra il ‘discorso sapiente’ frutto della sapienza umana, sapienza del mondo e la ‘predicazione del Vangelo’ il cui centro è Cristo Crocifisso e Risorto.

– Eh, sì. La ‘parola della croce’ ossia la ‘predicazione del Vangelo’ è stoltezza per i sapienti di questo mondo, che con tutta  la loro sapienza non possono conoscere Dio. Vai avanti.

“E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1,22-25). Forte Paolo, eh? ‘Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini’!

– Vedi, nel suo discorso Paolo mette in evidenza la ‘stoltezza di Dio’ e anche la ‘debolezza di Dio’. Ma i nomi classici della divinità non sono invece Sapienza e Onnipotenza?

– Eh, già…

– Che razza di Dio è un ‘Dio debole e stolto’, e non solo, anche ‘pazzo’?

– Paolo però lo riscatta dicendo ‘ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini’ e anche ‘ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini’.

– Vedi come Dio appare sconcertante! E che ne dici di un Dio che è ‘scandalo’?

– Beh, effettivamente c’è un accumulo di strane anomalie: ‘Dio stolto, Dio debole, Dio scandalo’

– Vorrei potermi soffermarmi a lungo su ‘Dio-scandalo’, perché è molto istruttivo ma ora teniamo a fuoco il nostro argomento che è già molto laborioso. Una cosa alla volta. Purtroppo siamo limitati!

– Io sono più limitato di te.

– La tua giovane intelligenza ha grandi possibilità. I limiti sono quelli di ogni uomo.

– Grazie dell’incoraggiamento!


12.           Teologia affermativa e negativa

– Senti le definizioni di Dio che dà il ‘Compendio del Catechismo’ al N° 40: “Dio è l’Essere spirituale trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto”. Fine del discorso. Queste sono le qualità o prerogative di Dio. Come vedi non si accenna alla follia di Dio, né alla sua debolezza o impotenza.

– Il Catechismo presenta la dottrina ufficiale basata sulla teologia classica, come l’hai chiamata tu.

– E’ vero. Penso che tu sappia che ci sono due tendenze teologiche: la Teologia affermativa o catafatica e la Teologia negativa o apofatica.

– Ti confesso la mia ignoranza, non ne so niente.

– I teologi della prima scuola, i ‘Catafatici’, concepiscono Dio applicandogli al massimo grado proprietà o caratteristiche che si riscontrano nel mondo creato. Sono attributi che in parte possono essere ricavati dalla Sacra Scrittura. In questo modo la ‘teologia affermativa’ costruisce, è il caso di dirlo perché si tratta d’una costruzione umana, un discorso su Dio condivisibile anche dai filosofi.

– Ma non è quello che sostiene Paolo nella Lettera ai Romani?

– Bravo, leggiamolo un momento.

– L’ho trovato. Il passo a cui mi riferivo è questo: “Poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1, 19-21).

– Le perfezioni invisibili di Dio si possono dedurre a partire dalla perfezioni della creazione. Ma di questo parlava già l’Autore del Libro della Sapienza. Leggi qui.

Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l’artefice, pur considerandone le opere. Ma o il fuoco o il vento o l’aria sottile o la volta stellata o l’acqua impetuosa o i luminari del cielo considerarono come dèi, reggitori del mondo. Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro Signore, perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. Se sono colpiti dalla loro potenza e attività, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore (Sap 12,1-4).

– Bellezza, Potenza, Grandezza riscontrabile nella Creazione e quindi ‘per analogia’, ma esaltandole al massimo, si possono attribuire al Creatore.

– Ho capito il procedimento ‘catafatico’ che dice di Dio il meglio e il massimo.

– Bene. Passiamo agli ‘Apofatici’ che invece affermano che di Dio non possiamo dire niente perché non ne sappiamo niente. Dio è impensabile e ineffabile. Questi teologi, o mistici a dire il vero, arrivano a dire ‘Dio non è onnipotente, non è  onnisciente, non è onnipresente’ perché queste parole sono legate ad un’esperienza umana, mentre Dio nella sua realtà è talmente trascendente che nessuna parola può racchiuderlo, neanche quelle che Dio stesso usa nella sua Rivelazione. Per loro Dio viene a coincidere con il Nulla, ma non perché neghino Dio. Essi ritengono illusorio pensare di racchiudere Dio nel discorso e nelle parole.

– E tu di che scuola sei?

– Io osservo che i ‘Teologi dell’Apofatismo’ sono assai più rispettosi di Dio, non pretendono di appropriarsene, di dominarlo con il concetto, la parola e il linguaggio.

– Hai detto ‘Per loro Dio viene a coincidere con il Nulla’. Io credo che qui ci sia bisogno di una precisazione. Il ‘Nulla’ esiste veramente? Non è una contraddizione in termini?

– Sì, hai ragione.  ‘Dio e Nulla’ non sono due ‘opposti ontologici’ perché il ‘Nulla di Essere’ è impossibile. ‘Nulla’ è solo un concetto relativo, per cui è valida l’espressione: “Di Dio non possiamo dire nulla’ perché è un nulla riguardo semplicemente al ‘dire’.

– Ah, quindi il ‘Nulla ontologico’ non esiste. E io intendevo dire proprio quello che tu hai precisato. Grazie! Prendi atto che sto molto attento a quello che dici. Ora ti rifaccio la mia domanda: ‘Tu di che scuola sei? Catafatica o apofatica?’.

– Io sto con la rivelazione che utilizza, come ormai sai bene, il metodo del paradosso, tra cui la ‘coincidentia oppositorum’. La Bibbia afferma di Dio verità opposte e contraddittorie per indicare che il mistero di Dio è oltre le possibilità umane, sia affermative che negative, e la sintesi degli opposti avviene solo in Dio, non è realizzabile col nostro pensiero.

– Mi iscrivo alla tua scuola.

– Sei già iscritto… ma bisogna dimostrarlo nei fatti. Ora vorrei sciorinarti…

– Si dice del bucato!

– Sì. Stendiamo al sole tutti gli ‘attributi belli’ di Dio, quelli che piacciono ai teologi affermativi. Si sentono sicuri del fatto loro perché li ricavano perlopiù dalla Bibbia. Chi oserebbe contraddirli?

– Forse la Bibbia stessa.

– Sì, è vero, ma bisogna non scartare gli ‘attributi brutti’ di Dio, quelli che gli fanno fare brutta figura, quelli che sembrano esagerazioni, strane anomalie, contraddizioni.

– Ma non sono affatto ‘brutti’! Sono le qualità che più lo avvicinano a noi! Sono questi i veri ‘attributi belli’. Se c’è da preferire io scelgo questi.

– No, non c’è da preferire. Bisogna essere equilibrati e ricevere la ‘Rivelazione’ che Dio fa di se stesso con lealtà. Solo così potremo incamminarci sulla via della conoscenza del ‘Mistero di Dio’.

– Hai perfettamente ragione… mi sono lasciato un po’ andare catturato dalla ‘bellezza’ della ‘bruttezza di Dio’. Procediamo pure.


13.           Le coppie di Nomi opposti

– Apprezzo il tuo rientro nell’equilibrio, di cui c’è sempre assoluto bisogno, e ora andiamo avanti con ordine. Dunque, senti bene, prima di tutto ‘Dio è Dio’. Ricordi il ‘Principio d’identità’?

– Come no? Me lo hai spiegato con grande chiarezza. Il Principio d’identità’ stabilisce ciò che qualifica ogni ente. Uomo è uomo e cane è cane. Non posso dire ‘uomo è cane’‘cane è uomo’.

– Quindi per il ‘Principio d’identità’ solo ‘Dio è Dio’, sei d’accordo?

– Mi sembra ovvio.

– I Teologi Catafatici ci dicono, basandosi in parte sulla Scrittura e in parte sulla filosofia, che ‘Dio è Onnipotente, Dio è Onnisciente, Dio è Onnipresente, Dio è Trascendente, Dio è Personale, Dio è Impassibile’.‘ Questi i principali ma vi sono altri titoli che ti dirò tra poco.

– Che bella distesa di ‘nomi di Dio’ alla luce del sole! Mi ricordi mia madre. Mi portava con sé quando andava al lavatoio, lavava le lenzuola bianche e poi le metteva ad asciugare su uno stenditoio fatto da coppie di paletti collegati con un filo d’acciaio. Spesso c’era il vento, eravamo su un poggio che si affacciava sul mare e a me piaceva stare in mezzo alle lenzuola che il vento gonfiava e sventolava, facendole sbattere le une con le altre. Erano come vele fragorose. Lì in mezzo mi pareva di essere sulla tolda di un veliero e navigare in mezzo al mare con il vento in poppa.

– Anche noi siamo in navigazione, ma per viaggiare bene bisogna issare tutte le vele, che devono stare in coppia, le coppie di opposti. Per ora sto elencando i Nomi del Dio dei teologi razionalisti e dei filosofi… perlomeno di quelli che credono in Dio e lo fanno rientrare nei loro sistemi.

– E questo Dio, ormai l’ho capito bene, non è il tuo Dio.

– Non è il Dio della Bibbia, o meglio lo è e non lo è. Dalla Bibbia hanno estratto solo i nomi belli, razionalmente ‘comprensibili’ e accettabili. Mancano come puoi vedere i loro opposti.

– E nella Bibbia dici che ci sono davvero?

– Ci sono tutti, basta non rifiutarli. Basta cercarli e chi conosce l’esistenza della ‘Coincidenza degli opposti’ non fa fatica. Ovviamente bisogna conoscere la Bibbia. Ora ti farò degli esempi. Con un’avvertenza. L’applicazione del Principio può dare risultati sconcertanti, a tutta prima, ma con una corretta riflessione possono essere integrati in una visione generale di Dio misteriosa ma… molto equilibrata.

– Già, l’equilibrio! Ma non credi sia ora di passare ad esempi concreti? Penso che riuscirei a seguirti meglio.

– Che ne diresti se Dio fosse concepito in questo modo? ‘Dio Impotente, Dio Ignorante, Dio Assente, Dio Immanente, Dio Impersonale, Dio Sofferente’.

– Brr, mi hai fatto venire i brividi! Un Dio che sia combinato così mi sembra assai impoverito, debilitato, frustrato, menomato… Che me ne faccio di un Dio Impotente? Assente? Impersonale? Sofferente? Ecco forse solo il ‘Dio Immanente’ cioè a portata di mano, mi andrebbe bene, sempre che sia possibile davvero contattarlo.

– Vedi, quando ti ho sventagliato le qualità che la teologia tradizionale attribuisce a Dio non hai lamentato nessuna carenza. Un Dio ‘Onnipotente, Onnisciente, Trascendente, Personale, Impassibile’ in fondo ci tranquillizza perché è tutto ciò che noi non possiamo essere. Queste qualità ci sembrano ‘degne di Dio’ e non ci accorgiamo di configurare un Dio inesistente, irreale, astratto.

– E il ‘Dio reale’ allora com’è?

– Mettiamo insieme gli opposti e abbiamo Dio nella sua realtà e verità. Vuoi fare questo esercizio?

– Spero di essere all’altezza.

– Suvvia, si tratta di accoppiare i nomi dei due elenchi che ti ho fatto.

– Va bene, ci provo. Quindi metto insieme ‘Dio Onnipotente e Dio Impotente’?

– Sì. Questo è il Dio reale!

– Mi faccio coraggio e abbino ‘Dio Onniscente e Dio Ignorante’?

– Sì. Questo è il vero Dio.

– Oso e procedo…‘Dio Trascendente e Dio Immanente’?

– Sì. E’ proprio lui.

– E ora, continuando questo gioco assurdo, mi azzardo ad accoppiare ‘Dio Personale e Dio Impersonale’?

– Sì. Stai continuando a fare il ritratto di Dio, l’Essere Unico.

– Mi rimane da unire ‘Dio Impassibile e Dio Sofferente’ ma è uno sproposito troppo grande.

– Sì, è troppo per la Teologia Razionalista ma non è troppo per Dio. Ecco ora hai delineato Dio nella sua realtà che non è ovviamente comprensibile dalla logica umana. Gli ‘opposti’ coincidono realmente in Dio ma la nostra mente non può attuare una sintesi razionale. Siamo davanti al ‘Mistero di Dio’ e il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ ce lo evidenzia rispettandolo per quello che è, ‘Mistero’ appunto, il più grande Mistero, il ‘Mistero dell’Essere Unico’.

– Hai detto che ci sono altri nomi di Dio di cui si compiacciono teologi e filosofi. Vediamoli allora questi altri ‘Nomi di Dio’, sciorinali, sciorinali pure, stendili al sole.

– Vedo che ti stai facendo coraggio. Ti accontento subito. Eccoli: ‘Dio Massimo, Dio Inaccessibile, Dio Infinito, Dio Altissimo, Dio Immenso…’

– E anche di questi esistono i loro opposti nella Rivelazione?

– Sì, certamente: ‘Dio Minimo, Dio Accessibile, Dio Finito, Dio Limitato’. Se vuoi ingegnati ad abbinarli e avrai un altro scorcio dell’immenso panorama di Dio. Naturalmente poi ci incombe l’obbligo di verificare che effettivamente esistano questi ‘Opposti’ e che siano documentati dalla ‘Rivelazione’. Lo faremo dopo. Per ora limitiamoci ad abbinarli e a stupirci. Procedi pure a fare gli abbinamenti.

– Vediamo… ‘Dio Massimo e Dio Minimo’.

– Sì, certamente. Ricordi Cusano?

– Ah sì! Nicola Cusano. Procedo con ‘Dio Inaccessibile e Dio Accessibile’.

– E’ fatto così! Strano ma vero!

‘Dio Infinito e Dio Finito’… Resto molto perplesso.

– Se vai con la logica devi addirittura scandalizzarti.

‘Dio Altissimo e … Dio Bassissimo’. Interessante!

– Ricorda il ‘Massimo e il Minimo’, no?

– E infine ‘Dio Immenso e Dio Limitato’. Pazzesco!

– Questi abbinamenti richiedono una ricerca nella Scrittura per dimostrare che sono effettivamente rivelati o comunque deducibili dalla Rivelazione. La faremo per molte coppie in modo tale da verificare la validità del ‘Principio Coincidenza degli Opposti’.

– Va bene. E’ un’indagine molto interessante, davvero. Pur con dubbi e perplessità mi sto appassionando. Ci sono altri ‘Nomi di Dio’?

– Sì, certo. Un’infinità! Consideriamo anche questi apprezzati dai razionalisti. ‘Dio è il Primo, Dio è l’Eterno, Dio è Ricco, Dio è Creatore’. Vuoi esercitarti anche con questi? In questo caso trova tu gli opposti.

Accetto la sfida. ‘Dio è il Primo e Dio è l’Ultimo’. E’ vero, Gesù ha detto: “Io sono il Primo e l’Ultimo” (Ap 22,13).

Cominci a trovare anche i collegamenti con la Scrittura, bene.

‘Dio è l’Eterno…’. Ahi, mi sono inceppato. Qual è il suo opposto?

‘Dio è Temporale’ ossia si manifesta nel tempo, nella storia.

– Bene. Grazie dell’aiuto. E ora ‘Dio è Ricco e Dio è Povero’. Già, il ‘Povero Cristo’!

– Infatti:“Da ricco che era si è fatto povero…” (2Cor 8,9). Paolo ci viene in aiuto.

– E ora abbiamo ‘Dio Creatore…’, uhm, altra inceppatura. Quale può essere il suo opposto.

– Ma la ‘Creazione’ no?

‘Dio Creatore e Dio Creazione’. Si ripresenta questa meravigliosa e sconcertante verità: ‘Il Creatore si fa Creazione e quindi creatura’. E’ una verità troppo paradossale e, per quanto l’abbia già accolta, riesce sempre a sconvolgermi.

Ogni ‘Coincidenza degli opposti’ è paradossale, scandalosa, sconvolgente. Un teologo inorridirebbe davanti a tutte queste temerarie accoppiate.

Io non sono teologo ma rimango sconvolto lo stesso. Anche se per alcune coppie sono subito affiorate conferme della Scrittura queste ‘Coincidenze’ sembrano fatte apposta per scuotere, sovvertire, destabilizzare. Attendo con ansia le tue spiegazioni dettagliate sulla base della Rivelazione.

– Sì, dobbiamo necessariamente approfondire. Quello che abbiamo fatto finora è solo abbinare alle caratteristiche, normalmente riconosciute confacenti a Dio, le caratteristiche opposte, ritenute ovviamente non pertinenti.

– Ma la domanda, se permetti, è: ‘Le coppie degli ‘opposti’ che abbiamo formulato prospettano una visione di Dio rispondente alla Rivelazione?’. Ecco il punto.

– E proprio a questa domanda io intendo rispondere.

– Ed è ciò di cui io ho bisogno, mi fido di te e alcune cose le ho già intraviste ma dato il materiale incandescente … documentazioni, prove, analisi, verifiche sono necessarie.

– Ci sono ancora alcuni ‘Nomi di Dio’ che vorrei prendere in considerazione. Li ho lasciati per ultimi perché sono i più problematici e allarmanti.

– Lo sospettavo. Il supplizio non è ancora finito. Allora fuori questi ‘Nomi’. Dato che mi sembra di essermi un po’ irrobustito forse riuscirò a reggerli. E poi sei un lestofante… perché riesci sempre a stuzzicare la mia curiosità.

– Se non fossimo curiosi non saremmo neanche ricercatori. La curiosità è sete di conoscenza. Comunque eccoli: ‘Dio è Spirito, Dio è Amore,Dio èMisericordia, Dio è Gloria’.

Ah, quando me li hai presentati come allarmanti stavi scherzando, vero? Ma se sembrano i più pacifici e tranquillizzanti che ci siano! E poi sono anche i più noti!

– Cerca i loro opposti e vedrai…

– Ci provo. Dunque ‘Dio è Spirito…’, ohi, ohi. Sono già fermo. Ero troppo baldanzoso…

– Ti aiuto io. ‘Dio è Spirito e Dio è Materia’.

– Caspita! Avevi ragione… c’è di che preoccuparsi! Rimango di sasso… già la ‘materia’!

– Prova ad andare avanti. Le sorprese non sono finite.

‘Dio Amore…’, mi viene il suo opposto ma non mi sento di attribuirlo a Dio.

– Dillo e poi vediamo.

‘Dio è odio’. No, non è possibile! Dio è solo Amore, non può essere anche Odio. Odio un ‘Nome di Dio’? Non sia mai!

– Attenzione. Se tu dici: ‘Dio è Odio’ commetti un gravissimo errore. Dio non è Odio e non può essere Odio. Così come non può essere Materia. Questi Nomi, come tutti gli altri ‘Nomi di Dio’, non sono accettabili presi distintamente ma devono essere sempre necessariamente accoppiati con i loro ‘opposti’. Non dimenticarlo mai.

– Ah, così va bene. Mi hai tranquillizzato.

– Ma guarda che anche i ‘Nomi di Dio’ normalmente accolti, perché non suscitano in noi reazioni negative, se considerati isolati sono anch’essi erronei. Se tu dici: ‘Dio è Onnipotente’ commetti un errore così come se tu dicessi: ‘Dio è Impotente’.

– Quindi anche quando dico ‘Dio è Amore’ sbaglio perché avvallo una visione di Dio incompleta, difettosa… Ho capito bene?

– Sì, hai afferrato la caratteristica degli ‘Opposti Ontologici’. Allora diciamo pure ‘In Dio Amore e Odio coincidono’. Ma attenzione egli non odia nessuna creatura, non odia chi trasgredisce, non odia chi commette il male.

– Allora che cosa odia?

– Odia la trasgressione, odia ciò che rompe l’equilibrio, l’armonia dell’Essere Unico, cioè la sua propria armonia che è l’armonia universale che coinvolge tutti. Non si tratta di un odio distruttivo, negativo ma di un odio per le interferenze negative. Egli, anche quando odia ricerca sempre il bene delle sue creature e le preserva. Comunque, come tutte le ‘coincidenze’ non si può capire.

– Già, vanno accettate, perché rivelate.

– Il Libro della Sapienza illustra questo amore di Dio che risparmia e custodisce tutto ciò che ha creato. Ascoltalo: “Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita (Sap 11, 23-26).

– Hai detto che l’Essere Unico ama le sue creature sempre e comunque, qualsiasi azione facciano, buona o cattiva. Però non ama i comportamenti egoistici, distruttivi, ipocriti, falsi.

– Proprio così, e subito dopo ci spiega il motivo profondo di questo amore: Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore (Sap 12,1-2). Vedi, egli ama le sue creature fino al punto di condividere con loro il suo Spirito incorruttibile. E proprio per questo le risparmia, le conserva e mette in atto tutte le strategie opportune perché si rendano conto delle loro trasgressioni e ritornino alla verità e all’amore.

– Con queste spiegazioni ‘Dio Amore e Odio’ diventa più comprensibile.

– Nella Bibbia ci sono espressioni di quest’odio. Basterebbero le invettive di Gesù nei confronti degli Scribi e dei Farisei.

– Già. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti…” (Mt 23,13).

– Gesù ha tentato in tutti i modi di riportarli alla verità. Era odio verso di loro? No, era amore! Ma egli non poteva tollerare le loro distorsioni, la loro ipocrisia, la loro presunzione che li stava distruggendo. Ecco che cosa odiava!

– Mi stai aprendo gli occhi. Non bisogna avere paura delle parole ma bisogna cogliere il loro significato profondo. Comunque sia, mi rendo conto che queste ‘coincidenze degli opposti’ sono sempre più preoccupanti. Ma continuo a farmi coraggio perché voglio avanti. Ecco qua ‘Dio è Misericordia… Dio è Giustizia’. Questo abbinamento lo conoscevo già e mi ha sempre inquietato.

– Effettivamente ‘Misericordia e Giustizia’ fanno a pugni.

– Mi dici come fa Dio ad essere ‘Misericordioso’ continuando ad essere ‘Giusto’ e ad agire con ‘Giustizia’ elargendo la sua ‘Misericordia’?

– Per questo si tratta della ‘Coincidenza di due opposti’. E vieni all’ultima qualità di Dio la ‘Gloria’. Trova il suo opposto.

– Dunque, vediamo. ‘Dio è Gloria… Dio è Disonore’. E’ giusto?

‘Disonore’ è un’espressione un po’ troppo umana. Però si avvicina, sì, c’è una somiglianza. Il termine opposto a ‘Gloria’ è ‘Kenosi’.

Vale a dire? Ne abbiamo già parlato ma in questo caso… illuminami.

‘Kenosi’ significa ‘Autoriduzione’. La parola ‘Gloria’ indica la ‘pienezza di Dio’ mentre la ‘Kenosi’ è l’atto misterioso con cui ‘Dio si fa Creazione e creatura’. E in particolare esprime l’atto con cui il ‘Figlio di Dio’, autoriducendo la sua ‘Gloria’, si è fatto ‘Figlio dell’Uomo’.

– Quindi Cristo pur essendo sulla terra nella ‘Kenosi’ era immerso nella sua ‘Gloria’.

– Per la ‘Coincidenza degli Opposti’ dobbiamo crederlo, anche se per noi è un ‘Mistero’.

– Da approfondire, però!

– Sì, certamente, anche perché l’operazione della ‘Kenosi’ ossia l’Autoriduzione, è messa in atto dall’Essere Unico per compiere la sua Manifestazione, sia nella totalità della Creazione, vale a dire l’intero Universo visibile e invisibile, sia in ogni singola creatura, grande o piccola, anche quelle microscopiche e infinitesimali come gli atomi e le particelle atomiche.

– Anche i Neutrini?

– Sì, anche gli incredibili Neutrini che partono dal Sole o da lontanissime Stelle e attraversano l’intero pianeta come se non esistesse.

– La ‘Kenosi’ è tutta da scoprire ma da mantenere abbinata sempre alla ‘Gloria’, giusto?

– Ecco, molto bene. Vedo che hai imparato. Le coppie degli ‘Opposti Ontologici’ non devono mai essere separate perché ogni opposto preso a sé, come se l’altro non esistesse, è fuorviante.

– Starò attento!


14.           Coincidenze problematiche

– Abbiamo passato in rassegna molte le coppie o antinomie costitutive dell’Essere Unico. Per riassumere ribadisco che il primo termine di ogni coppia di opposti indica gli attributi di Dio che la teologia razionale riconosce. Esprimono un Dio che la logica può comprendere. Filosofi e teologi concordano su questa concezione di Dio. Essi ritengono solo questi attributi inerenti a Dio ed escludono i loro opposti, tranne qualche eccezione, considerandoli ‘assurdi’ anzi addirittura blasfemi in rapporto a Dio.

– Come facevo io, d’altronde.

– E anch’io, prima di scoprire questa profonda verità dell’Essere Unico. Proseguendo il riepilogo ho detto e ripeto che il secondo termine di ogni coppia non è applicabile a Dio separatamente dal suo opposto. E questo per rispettare il ‘Principio di non contraddizione’.

– Vale a dire: ‘Non si può di uno stesso oggetto o ente affermare una proprietà e il suo contrario’.

– Bravo! Tutti i termini opposti sono pertanto contradditori, scandalosi o folli: scandalosi per i credenti, contradditori per i filosofi, folli per la gente comune.

– Hai detto che ci sono però alcune eccezioni.

– Sì, è così. La teologia ne ha assunti alcuni perché sono così evidenti nella Sacra Scrittura che non ha potuto farne a meno. Tra poco li prenderemo in considerazione. Ma tutti gli altri, ribadisco, li rifiuta decisamente.

– Ti confesso che parecchi, per ora, li rifiuto anch’io.

– Ti capisco benissimo. Ma credo che cambierai idea quando li esamineremo in dettaglio basandoci sulla Scrittura.

– A quel punto penso che non farò resistenza. Sono aperto ad ogni visione nuova, soprattutto di Dio.

– Attingeremo dalla Rivelazione questa ‘visione nuova di Dio’, non temere, non sono fantasie mie. Vedi, se è assolutamente sbagliato avere una concezione di Dio basata solo sui secondi termini delle coppie, è altrettanto sbagliato ancorarsi sui primi, anche se per la ragione sono quelli sicuri. Infatti è la concezione teologica più accreditata di Dio.

– Ogni volta che apri bocca… riesci sempre a mettermi in subbuglio!

– Il vero Dio è sconvolgente per la ‘forma mentis’ umana.Il vero Dio concilia in Sé attributi opposti in una sintesi che per noi è inconcepibile. Dobbiamo allora aprirci alla Rivelazione. Dio si rivela ‘per quello che è’ e manifesta questi tratti contradditori. Ti ho già avvertito più volte.

– Come se bastasse avvertire! Hai altre coppie da propormi?

– Eccone alcune molto interessanti: ‘Dio Perfetto’ da collegare con ‘ Dio Imperfetto’, ‘Dio Buono’ da abbinare al suo opposto ‘Dio Inesorabile’ e infine ‘Dio Giudice’ il cui corrispettivo è ‘Dio Salvatore’. Che ne dici?

– Queste accoppiate sono una più problematica dell’altra. Cominciamo da ‘Dio Perfetto e Dio Imperfetto’. Vuoi forse azzardare l’idea che a Dio manchi qualcosa per essere ‘Perfetto’? No, non mi convince.

Eppure Dio è in un dinamismo continuo e procede per novità. Ad esempio la Creazione è un processo continuo e ciò che viene dopo non è ciò che c’era prima. Non ti sembra convincente quello che dico?

Sì, è abbastanza persuasivo. Mi dai da pensare e devo convenire che è vero: l’Essere Unico si trasforma, cambia, progredisce. Infatti nella natura assistiamo all’evoluzione che è un processo incessante.

– L’Essere Unico cambia pur rimanendo sempre lo stesso: ‘Immutabile e Mutevole’. Ecco un’altra ‘Coincidenza di Opposti’!

– Mi stai ubriacando con tutte queste ‘Coincidenze’ una più impressionante dell’altra. Però questa visione di Dio, cioè dell’Essere Unico, devo dire che mi affascina. Sono combattuto.

– Ci vuole il tempo per ripensare, assimilare e soprattutto verificare. E non può certo avvenire tutto in una conversazione.

– Sono pienamente d’accordo. Comunque andiamo avanti ed esaminiamo le altre coppie che mi hai proposto. ‘Dio buono’ mi sta proprio bene ma quel ‘Dio Inesorabile’ mi sembra un po’ cattivo, spietato o perlomeno impietoso. No, non lo condivido. ‘Dio Giudice’ invece mi sembra accettabile e c’è anche nella Scrittura.

‘Inesorabile’ non è che un modo diverso, sei vuoi più rigoroso, di esprimere ‘Dio Giudice’. Infatti ‘Inesorabile’ vuol dire che valuta se i comportamenti degli esseri umani sono in linea con la Legge dell’Amore, cioè la Legge dell’Essere. E lo fa con una valutazione giusta, severa quanto è necessario. E perché lo fa? Per richiamare coloro che hanno trasgredito. Siamo liberi ma dobbiamo sapere quali sono le conseguenze delle nostre azioni egoistiche.

‘Inesorabile’ per me vuole anche dire che condanna, non sente ragioni, né scuse, non fa sconti.

– Proprio così, ma ricorda che ‘Dio Inesorabile’ non ha senso senza il suo collegamento che è ‘Dio buono’, così come ‘Dio Giudice’ non è mai dissociato da ‘Dio Salvatore’.

– Allora alla fine prevale la ‘Bontà’ e si spalanca la via della ‘Salvezza’! Dio chiude un occhio, perdona ed è finita lì?

– No. Dio rimane ‘Giusto’ come deve essere in quanto ‘Giudice’, rimane ‘Inesorabile’ perché non concede facili assoluzioni o condoni, ma troverà il modo di far sì che chi ha sbagliato possa capire il suo errore, ravvedersi, pentirsi e avere altre possibilità di realizzare se stesso nella verità e nell’amore.

– Sarà, ma a me questo ‘Dio Inesorabile’ non sta comunque bene.

– Non ti sta bene perché continui a puntare la tua attenzione solo su questo aspetto. I due termini della coppia devi prenderli sempre insieme, mai isolarli l’uno dall’altro. Purtroppo i teologi ci hanno abituato ai primi termini, quelli razionali e tranquillizzanti, e hanno escluso i loro opposti effettivamente ‘paradossali’.

– Tra questi ce ne sono alcuni veramente sconvolgenti, anzi direi addirittura scioccanti.

– Non staccare mai l’opposto ‘inusuale’ da quello ‘usuale’. Devi tenerli sempre presenti tutti e due davanti a te e non prediligere nessuno dei due. Nessuno dei due è ‘Vero’ preso a sé, neanche la coppia è ‘vera’ in senso logico. La verità sta esclusivamente nella loro ‘coincidenza’ che è in atto realmente solo in Dio e non può avvenire nella tua testa, nella mia o in quella del più cervellone dei filosofi.

– Allora, se non posso capirli …come faccio ad accettarli?

– Devi solo riconoscere la validità del Principio e poi per ogni coppia trovare i riferimenti biblici. La Bibbia te li mette sotto gli occhi, a volte in modo molto evidente, invece in altri casi bisogna dedurli. Ora ti farò altri esempi e vedrai che tutto ti sarà più chiaro.

Me lo auguro perché per il momento sono ancora molto stordito.

– Mi piacerebbe poter esaminare tutte le coppie che ti ho presentato ma non è possibile. Lo faremo tra poco solo per alcune. Abbiamo già cominciato a farlo ma voglio essere più esauriente.

– Sì, te ne prego, non lasciarmi così disorientato.

– Una volta che capisci il Principio puoi trovare da te facilmente i riscontri biblici. Io ora mi limiterò ad alcune coppie. D’altra parte molti nomi sono quasi sinonimi o indicano prerogative molto simili di Dio. Ad esempio ‘Dio Altissimo’ è molto simile a ‘Dio Trascendente’ e anche a Dio Inaccessibile’. E questo vale anche per i loro opposti ‘Accessibile, Immanente, Bassissimo’.

– Ho capito che l’Essere Unico è una inesauribile riserva di coppie di opposti ontologici. Ora vai pure avanti e io ti aspetto al varco.

– Mi sembra che tu ti ostini a stare dalla parte dei teologi che io sto contestando. Sei formato sulla loro teologia e mi vedi come un attentatore alle tue solide basi, non è così? Ma non affannarti per aspettare me al varco della verifica. Aspetta la Bibbia. E’ lei che deve darti la conferma di queste coppie di opposti così ‘assurde’.

– D’accordo. L’ultima parola lasciamola alla Scrittura… rettamente intesa.

– Ovviamente. Ogni Rivelazione contenuta nella Scrittura va trovata, estratta e armonizzata con le altre, senza stiracchiature o forzature. E’ il mio metodo ed è anche il tuo, quindi stai sereno.

– Sì, certo, anzi scusami perché sembro diffidare di te mentre invece sai che mi fido. E’ solo la prospettiva che si presenta davanti a noi a destabilizzarmi, ma io voglio andare avanti e sono pronto a mettere in discussione tutto il mio bagaglio di cultura teologica e biblica. Procediamo!

– Molto bene. C’è una coppia, tra quelle che ho nominato che voglio trattare a parte. E’ il grande tema della ‘Impassibilità di Dio’. Secondo la teologia affermativa classica Dio non può soffrire. E invece secondo la Scrittura ‘Impassibilità e Sofferenza’ sono ‘opposti che coincidono’.

– Molto interessante. L’avevo notato, ma poi mi è passato di mente. Per ora non ti faccio domande, ma sta sicuro che quando affronterai questo argomento te le farò.

– Non è il caso che usi questo tono minaccioso. Vedrai che troveremo nella Scrittura tanti passi a sostegno di questa ‘anomala coincidenza’.


15.           Due coincidenze diventati dogmi

– Questo ‘Principio interpretativo della Coincidenza degli opposti’ che dovrebbe corrispondere alla realtà dell’Essere Unico mi sta dando le vertigini. Te lo confesso: mi sento sull’orlo di un precipizio.

– C’è una cosa che devi sapere. Dio ha rivelato la verità ‘coincidenza degli opposti’ in un modo evidente, sotto gli occhi tutti.

– Ah sì? E come ha fatto?

– Con l’incarnazione del Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, il Cristo. Lui è la manifestazione visibile, storica, che in Dio gli opposti coincidono. Infatti dovremo riferirci continuamente a lui, sia per trovare i riferimenti biblici, sia per mantenere ben fermi i due termini di ogni coppia.

– Allora possiamo cominciare da ‘Dio e Uomo’.

– Sì, Gesù Cristo è ‘Vero Dio e vero Uomo’: Coincidenza degli opposti! Per cui ‘Uomo’ è un ‘Nome di Dio’.

– Stupefacente!

– Sì, una verità abbagliante. ‘Uomo’ all’interno della coppia e l’opposto di ‘Dio’ e quindi i due termini ‘coincidono’.

– Davvero molto inquietante: ‘Uomo’ un ‘nome di Dio’! Ma se è così allora questo vale non solo per Cristo ma per ciascuno di noi!

– Esattamente. Ricordi quanto ci teneva Gesù al titolo di ‘Figlio dell’uomo’?

– Sì, lo utilizzava continuamente quando parlava di se stesso.

– Gesù è il ‘Figlio di Dio’ che si è fatto ‘Figlio dell’Uomo’. Ed ha potuto farlo proprio perché ‘Dio e Uomo’ coincidono ontologicamente, ‘Coincidenza degli opposti’.

– Sono sbalordito! No, di più: esterrefatto!

– Questa ‘Coincidenza’ il Magistero della Chiesa l’ha riconosciuta perché non poteva fare altrimenti. Nella Scrittura è troppo evidente. Inoltre stavano cominciando le cosiddette ‘eresie cristologiche’.

– Sì, le conosco. C’era chi riconosceva il Cristo ‘Figlio di Dio’ ma negava la sua vera umanità, e c’era chi non dubitava affatto dell’uomo in carne ed ossa ma confutava che fosse davvero Figlio di Dio.

– E fu così che questa ‘coppia’ è diventata una dogma, una verità indiscutibile: il ‘Dogma di Calcedonia’! In questo modo sono state bloccate le dispute cristologiche dei primi secoli: Gesù Cristo ‘Vero Dio e Vero uomo’. Ma non si sono resi conto che stabilendo questo dogma confermavano il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’.

– Toh, è vero!

– Per dirla tutta avevano già espresso la validità della ‘Coincidenza degli opposti’ con un altro pronunciamento estremamente importante e il primo in ordine di tempo.

– Ah, sì? Un altro Dogma?

– Vedi l’Essere Unico è ‘Uno e Molteplice’. Ad esempio la Creazione è la ‘Manifestazione della molteplicità di Dio’. Ma la Manifestazione primaria del mistero di ‘Dio Uno e Molteplice’ è…

– Ci sono! ‘Dio Uno e Trino’… non è così?

– Perfetto!

– Mi hai indicato la strada quando hai detto che è stato il primo pronunciamento dogmatico. Il famoso Concilio di Nicea voluto da Costantino in cui per la prima volta è stato dichiarato il ‘Figlio consustanziale al Padre’.

– E poiché lì non si è parlato dello Spirito Santo c’è voluto un altro Concilio, questa volta a…

– Costantinopoli! E con questi due Concili si è arrivati alla formulazione del Credo che i bravi cattolici tutte le domeniche proclamano nella Messa.

– L’Essere Unico è pertanto ‘Essere Uno ed Essere Trino’, esemplare ‘Coincidenza degli Opposti’. Trattandosi di Dogmi vengono accettati dai Teologi a scatola chiusa senza problemi ma è evidente che, anche in questo caso, il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ è rafforzato, direi addirittura autorevolmente ratificato.

– Non c’è dubbio che ‘Uno’ è opposto di ‘Trino’. Come può l’Essere Unico pretendere logicamente di dichiararsi ‘Uno’ e subito dopo volersi affermare come ‘Trino’? Trino vuol dire ‘Tre Persone’… La logica va a farsi benedire.

– Ecco, vada pure a farsi benedire direttamente da quell’Essere Uno e Trino che contesta. Ritorneremo a parlare dell’Essere Unico che è ‘Uno e Molteplice’ e scopriremo cose interessanti ricevendo conferme dalla Scrittura.


16.           Onnipotenza di Dio

– E ora che si fa?

– Ora vediamo di esaminare più in profondità, come ti avevo promesso, le coppie di opposti che ti ho presentato ma senza fornirti le dovute documentazioni scritturali. Vedrai che ci ricondurranno sempre al Cristo, come ti ho detto. Cominciamo da questa: ‘Dio Onnipotente e Dio impotente’. Che ne dici?

– Questa coppia l’abbiamo solo intravista, e rimane tutta da dimostrare come mi hai promesso: Scrittura alla mano.

– E’ quello che faremo ora.

– Bene. Ecco vedi, già mi sto mettendo tranquillo.

– Sì rilassati. In Dio bisogna anche lasciarsi andare, abbandonarsi. Non abbiamo nulla da temere.

– Questo lo dici tu. E il ‘timor di Dio’?

– Ma il ‘timor di Dio’ non è la paura. Indica il rispetto per il ‘Mistero di Dio’ in cui possiamo entrare anche senza capire, ma con fiducia e serenità, con la convinzione che veniamo dall’Essere Unico, siamo in lui e andiamo verso di lui.

– Bene allora parlami di lui.

– Dio è onnipotente: può tutto, nulla è impossibile a Dio. Il Dio di Abramo si chiamava ‘El-Shaddai’, l’Onnipotente. L’onnipotenza riguarda Dio nella sua Unità, ma ovviamente anche ogni Persona Divina è onnipotente.

– Esempi scritturali…

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Questa affermazione vale per Dio nella sua Unità ma implicitamente anche per Dio considerato come Trinità.

– Possiamo trovare espressioni relativa ad ogni singola Persona Divina?

– Ti accontento subito. Ecco come parla di Dio Padre: “Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per … farvi comprendere … qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,17-20).

– ‘Straordinaria grandezza della sua potenza’ mi sembra faccia risaltare bene la sua ‘onnipotenza’. E dell’onnipotenza del Figlio che si dice?

– Ecco un passo molto significativo: “Gesù, avvicinatosi, disse loro: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Mt 28,18).

‘Ogni potere’ esprime bene l’Onnipotenza. E dello Spirito?

– Paolo parla dello Spirito in questo modo: “La manifestazione dello Spirito e della sua potenza” (2 Cor 2,4). E’ ovvio che la potenza di Dio è ‘onnipotenza’ visto che nulla è impossibile a Dio.

– Bene. Mi hai convinto di ciò che sostanzialmente sapevo già, anche se non in modo così circostanziato e biblico.

– Vedi, su queste citazioni si può costruire una teologia che assolutizzi l’onnipotenza di Dio, come se Dio fosse solo ‘onnipotente’ e non presentasse anche l’aspetto enigmatico dell’impotenza.

– Li capisco. Che possiamo aspettarci da un ‘Dio impotente’?

– Eppure è proprio attraverso la sua ‘Impotenza’ che Dio manifesta ancor più la sua potenza. Sì, è vero, ‘l’Impotenza di Dio’ fa tremare i teologi razionalisti che fanno di tutto per negarla, e si precludono così la verità di Dio. Ma non è Dio che li ferma. Sono loro stessi che si bloccano perché vogliono basarsi solo sulla loro ragione.

– La ragione, questa preziosa facoltà che Dio stesso dona all’essere umano, invece che essere la via maestra che conduce a Dio è una strada sbarrata. Non è assurdo tutto questo?

– Dio non ha dato agli umani solo la ragione, li ha costituiti ‘spiriti individuali’ partecipando loro il suo stesso ‘Spirito’, ed è lo spirito la via maestra per andare a Dio. La ragione è un ottimo strumento di conoscenza ma ha i suoi limiti e deve arrivare a riconoscerli.

– Quindi questi filosofi e teologi che si ostinano a ‘capire Dio’ con la ragione perché è Dio che gliel’ha data… sbagliano alla grande. Si intestardiscono a usare la ragione, esaltandone i poteri, e tralasciano lo spirito che li porterebbe facilmente all’incontro con Dio.

– Nemmeno sanno che esiste lo spirito, questo è il loro maggiore handicap.

– La ragione è un dono prezioso ma il razionalismo è una malattia della ragione, purtroppo.

– Paolo dice dei filosofi antichi, ma vale anche per certi nostri teologi: “Essi sono inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti (Rm 1,21-22).

– Eh sì, questo è tipico dei filosofi saccenti e anche dei teologi presuntuosi; vantarsi della loro sapienza che è invece crassa ignoranza.

– Ancora Paolo: L’uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,14). Vedi che conferma quanto abbiamo appena detto.

– L’uomo naturale sarebbe l’uomo razionale, vero?

– Infatti. Vedi, la ragione, basandosi solo sui suoi ragionamenti, non può ‘carpire i segreti di Dio’, ma se riconosce i suoi limiti e si accosta alla Rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura può essere illuminata.

– Purché interpreti la ‘Rivelazione’ con ‘Criteri’ appropriati, naturalmente.

– Ed è quello che facciamo noi. Non diamo un calcio alla ragione, non la disprezziamo ma la valorizziamo facendola lavorare su ciò che Dio ha rivelato all’umanità.

– Dopo tutti questi chiarimenti vogliamo affrontare il tema della ‘Impotenza di Dio’?

– L’Impotenza di Dio si rivela in modo evidente in Cristo che con l’atto dello ‘spogliamento’ della sua ‘Gloria divina’ si è rinchiuso nel limite umano con tutte le conseguenze.

– E’ diventato ‘debole’ come noi, come ogni essere umano.

– Sì, ma ricorda che la sua debolezza non era disgiunta dalla potenza. Però prima di parlare di Gesù voglio mostrarti l’Impotenza che è connaturale all’Essere Unico.

– Mi stai dicendo che l’Essere Unico è Impotente in modo costitutivo? Vale a dire è Impotente… da sempre?

– Sì. E ora cercherò di illustrarti questo ‘Mistero’.

– Già, perché di ‘Mistero’ si tratta, lo credo bene!

– Ascoltami con attenzione. L’Essere Unico in sé è ‘Uno e Molteplice’. Orbene è proprio la sua stessa Molteplicità che è ‘Impotenza o Debolezza’. Egli, per manifestare la propria Molteplicità, ritrae la sua Onnipotenza. ‘Dio Creatore e Dio Creazione’, come sai, coincidono e la Creazione è in continua evoluzione per giungere alla piena divinizzazione, per cui deve passare dall’Impotenza all’Onnipotenza.

– Ti sto seguendo solo fino ad un certo punto. Ad esempio quale prova scritturale mi dai della ‘Molteplicità di Dio’? Che ‘Dio è Uno’ è detto varie volte ma ‘Dio Molteplice’ dove lo troviamo?

– Puoi leggere qui, questo punto del Libro della Sapienza?

– Se parla di ‘molteplicità’ lo leggo molto volentieri.

– Sarai accontentato.

– Bene: Nella Sapienza c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, senz’affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi” (Sap 7,22-23). Sono senza parole. Che potente rivelazione dell’Essere Unico! Infatti ‘Sapienza’ è uno dei ‘Nomi di Dio’! Ecco, Dio quale ‘Spirito Unico e Molteplice’, mi sta bene.

– Ritorneremo per una spiegazione più approfondita su ‘Dio Uno e Dio Molteplice’. Il ‘Molteplice’ che si dispiega nell’Universo è Dio, sia come ‘Totalità’ che come ogni singolo ‘ente’.

– Difficile da capire… e anche difficili da accettare.

– Ma non devi sforzarti di capirlo… devi solo accettarlo come un dato di fatto ‘rivelato’. Hai detto un attimo fa che ‘Spirito Unico e Molteplice’ ti stava bene. L’avevi capito? No. Lo rivelava il Libro della Sapienza. Quindi?

– Hai ragione. Ciò che riteniamo ‘rivelato’ è solo da acquisire non da capire, ne prendiamo atto come se lo avessimo capito. Ci fidiamo che sia così.

‘Capire che non si può capire’ è un atto razionale e non un ‘instupidimento fideistico’. Riconosciamo i limiti della ragione e accogliamo la testimonianza della Scrittura, non solo per una singola affermazione ma per più rivelazioni che si armonizzano e si confermano reciprocamente.

– Grazie, mi ha rincuorato… ho sempre paura di essere credulone.

– Per questo bisogna procedere con cautela come se camminassimo su un terreno minato. Quando avremo concluso la nostra ricerca avrai molti punti fermi su cui fondare le tue convinzioni, non preoccuparti. Ma ora andiamo avanti.

– D’accordo.

– Torniamo ora agli esseri umani che Dio crea ‘a sua somiglianza’ ( Gn 1,26), infatti li fa esistere comunicando il suo stesso essere a cui è congenita la ‘libertà’. Ora, a ben guardare, ‘libertà dell’uomo’ significa ‘diminuzione della libertà per Dio’. Dove l’uomo è libero Dio è impotente, vale a dire non può dirigerlo e sostituirsi a lui. Se lo facesse lo annienterebbe. E se lo annienta allora perché lo ha creato? Quindi Dio non può, e ovviamente non vuole, impedire ad ogni essere umano di pensare, sentire, amare, decidere, agire in base alla propria ‘libertà sovrana’.

– E’ questa allora è la ‘follìa del Creatore’. Spogliarsi di Sé per arricchire l’uomo. Ma deve avere uno straordinario motivo Dio per rendersi così ‘impotente’ rispetto ad ogni singolo essere umano.

– Sì, il motivo è portare alla piena divinizzazione l’Umanità che è parte della sua Molteplicità inespressa.

– Se è così, allora non è vero quanto dicono i teologi, cioè che Dio poteva fare a meno di creare. No, Dio doveva creare per ‘realizzare se stesso, la sua pienezza.

– Sì, è vero, e lo ha fatto per Sé e anche per le sue creature, perché come sai ‘Creatore e Creazione’ coincidono.

– Parlando della ‘follìa di Dio’ mi sembra di diventare folle anch’io. Sono discorsi davvero al limite!

– Devi sapere che per quanto sia follìa è ‘follia calcolata’. L’Essere Unico comunica se stesso, è vero, ma prende le sue precauzioni.

– Bene! Dio quale ‘folle metodico’ è per me più tranquillizzante. Mi ricorda Amleto quanto fingeva di essere pazzo e un cortigiano, perplesso, commentava tra sé: ‘C’è del metodo nella sua follìa’.

– Dio sicuramente ha strategie ancora più sottili di quelle di Amleto. Ora seguimi, ma stai ancor più all’erta. Il dinamismo insito nell’Essere Unico è la ‘donazione di sé’ echi riceve l’esistenza è animato dallo stesso identico dinamismo, ma essendo libero potrebbe anche agire in modo trasgressivo mediante ‘l’appropriazione di sé’.

– E in tal caso che gli accadrebbe?

– Ne subirebbe in se stesso le conseguenze negative.

– Insomma… un castigo divino.

– No, Dio non interviene a castigare perché tali conseguenze sono nell’ordine delle cose. Chi invece di vivere la ‘donazione di sé’ che è amore e servizio e sceglie la ‘appropriazione di sé’ che è egoismo ben presto si accorge di vivere in contraddizione con se stesso.

– L’egoismo non paga, anche se subito sembra appagare.

– La sua amara esperienza lo spingerà a cercare la vera via per realizzarsi e la troverà nell’assecondare il dinamismo di amore e donazione di sé insito nel suo essere.

– Quindi l’Essere Unico, lascia gli esseri umani in balìa della loro libertà perché è sicuro che non potranno perdersi in modo definitivo.

– Sì, è assolutamente sicuro ed è questa la ‘salvaguardia’ insita nell’essere che egli ha partecipato. Essi potranno commettere molti errori ma, alla fine delle loro peripezie, la loro ‘volontà’, mediante una scelta del tutto libera basata sulla convinzione interiore, arriverà a coincidere con la libertà di Dio.

– Ecco la ‘follìa calcolata’! Dio ci lascia liberi di sbagliare sapendo che, proprio attraverso la nostra esperienza, per ‘prove ed errori’ ci persuaderemo a fare finalmente la ‘scelta giusta’.

– E’ così. Vedi quindi come la scelta dell’Impotenza è la via per manifestare ancor più la sua Onnipotenza? La ‘Gloria’, di cui si è spogliato condividendola con gli esseri umani, gli viene restituita proprio attraverso quella libertà concessa a loro per i quali si era impoverito.

– Spettacolare! Grandioso!

– Il dinamismo della ‘donazione di sé’, che l’Essere Unico vive in quanto è il suo proprio dinamismo quando è messo in atto dalla creatura ha realizza la ‘reciprocità dell’amore’…

– Che è il massimo dell’amore! Fammelo dire con molta chiarezza, lo voglio scandire per imprimerlo bene nella mente: ‘Chi si dona all’Essere Unico gli restituisce la Gloria di cui si è spogliato ma al tempo stesso è glorificato insieme a lui’.

– Allargo ancor più l’orizzonte. Quello che abbiamo detto per ogni essere umano vale per tutte le creature, perché tutte sono il ‘Molteplice’ e tutte sono partecipi dell’Essere Unico. Ogni creatura nel suo ‘limite ontologico’ ha libertà di scelta e solo se agisce conformemente alla ‘donazione di sé’ può realizzarsi.

– Stai parlando di ogni essere vivente vale a dire tutti i vegetali e tutti gli animali? Stai dicendo davvero un’enormità del genere?

– Capisco che possa apparirti del tutto assurdo ma questa appunto è la ‘Creazione’. E in essa piante e animali operano per dare vita a nuove piante e nuovi animali, la vita continua, l’evoluzione universale si realizza, il Molteplice va nella direzione della ‘Divinizzazione’.

– Straordinario!

– Tutta la Creazione è pervasa dall’Essere Unico e dal suo dinamismo che è ‘amore e donazione di sé’, e questo vale per ogni essere umano e per ogni essere vivente che costituiscono, come ti ho detto, la ‘Molteplicità dell’Essere Unico’. Ritorneremo su questo tema di capitale importanza.

– E’ necessario perché voglio considerarlo in tutti i suoi aspetti.

– Lo faremo sicuramente perché mi sta molto a cuore.

– Anche a me, grazie!


17.           L’Impotenza di Cristo

– Ora vediamo l’Impotenza divina che si manifesta in Cristo. Possiamo chiamare l’Impotenza ‘debolezza’. Leggi che cosa dice Paolo, qui nella Prima ai Corinzi.

“Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”(1 Cor 1,23-25). Veramente bello anche se impressionante: ‘Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini!’

– Paolo sta parlando di Cristo Crocifisso e lo chiama: ‘debolezza di Dio’ ma poco prima lo ha chiamato ‘potenza di Dio’. Allora viene da chiedersi: Cristo è debole o potente? Dio Padre è debole o potente? Lo Spirito è debole o potente?’. La risposta la troviamo nella ‘coincidentia oppositorum’: Dio è ‘potente e debole’, anzi sintetizza nel suo mistero potenza e debolezza, e la debolezza, che sembra non convenire a Dio, è la ‘via paradossale’ per esprimere meglio la sua potenza.

– In Cristo gli opposti coincidono visibilmente…

– Per questo, a seconda di come lo si guarda o condizionati dai propri pregiudizi, si considera Gesù veramente Dio, e allora ‘forte’, oppure Gesù soltanto Uomo, e quindi ‘debole’. Senti come reagivano alcuni suoi contemporanei davanti a Gesù crocifisso. Leggi Matteo, qui.

“Quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: ‘Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!’. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: ‘Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio! (Mt 27,39-43). Una provocazione veramente perfida.

– Gesù è schernito nella sua debolezza e invitato a dare una prova della sua potenza come Figlio di Dio, come Re d’Israele.

– E’ ammirevole come egli subisca la derisione rimanendo fermo nella sua debolezza. La sua vera forza è rimanere debole e continuando a offrire se stesso fino alla fine, noncurante di tutti e di tutto!

– Vedo che stai applicando bene il Principio.

– Dio forte e debole nello stesso tempo mi affascina.


18.           Debolezza e forza dei Figli di Dio

– Sì, affascina anche me perché ci mostra la verità di Dio. Paolo vive un’esperienza simile. Leggi la sua testimonianza nella seconda lettera ai Corinzi. Eccola qui.

– Ah, è un passo che conosco bene: “Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: ‘Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza’. Impressionante!

Continua perché spiega ancor meglio la sua esperienza.

– “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor 12,7-10).

– Paolo vive la ‘Coincidenza degli Opposti’ che gli annuncia lo stesso Cristo: ‘La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza’.

E infatti usa un’espressione paradossale: ‘Quando sono debole, è allora che sono forte’.

– Paolo segue le orme di Cristo e nella Lettera ai Galati arriva a dire “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

– Allora con lui possiamo verificare che il Principio è valido non solo per Cristo ma anche per ciascuno di noi,

– Sì, nella misura in cui viviamo da Figli di Dio.

– Mi è venuta in mente l’agonia di Gesù nel Getsemani in cui si evidenzia la sua debolezza.

– Attenzione però…anche la sua forza!

– Già, quello che raccomanda ai discepoli vale anche per lui: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole (Mt 26,41).

– Gesù nel Getsemani è ‘pronto’ nel suo spirito ad affrontare la sua passione, possiamo dire è forte, ma al tempo stesso è debole e arriva al punto di pregare il Padre di fargli evitare quella tremenda prova: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39).

– Però qualcuno potrebbe obiettare che la debolezza di Cristo non coincide con la debolezza di Dio.

– Eh, no Gesù dice apertamente a Filippo: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse (Gv 14,9-11). Ogni atto di Cristo è compiuto e vissuto in ‘comunione ontologica’ col Padre e con la Madre Ruah.

– Quindi devo acquisire una volta per tutte che l’esperienza della ‘coincidenza degli opposti’ non è vissuta solo da Cristo, ma anche da Paolo e di conseguenza da ogni cristiano…

– Gesù è il pioniere, il prototipo, colui che apre la strada e vive per primo la divinità nell’umanità. E non fa questo solo per se stesso ma per dare inizio alla Nuova Umanità che è Divina. Per cui ogni ‘Figlio di Dio’, se vuole davvero essere tale deve vivere quello che ha vissuto Lui, e l’aspetto centrale è proprio questo: la ‘coincidenza degli opposti’. E, in questo caso, la coincidenza della coppia ‘Potenza-Impotenza’.

– Abbiamo parlato della ‘Potenza e Impotenza di Dio’, siamo passati alla ‘Potenza e Impotenza di Cristo’ e siamo approdati alla ‘Potenza e Impotenza’ nostra. Siamo davvero ‘a somiglianza di Dio’ (Gn 1,26) e aggiungo anche di Cristo!

– Le cose stanno proprio così. Leggi qui dove Paolo che parla per sé e per tutti.

“E Dio che disse: ‘Rifulga la luce dalle tenebre’, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi(2Cor 4, 6-7).

– Che te ne pare? Siamo ancora immersi nel limite umano, quindi nell’Impotenza ma già opera in noi la ‘potenza straordinaria di Dio’.

Sì, molto interessane. Vado avanti: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo (2Cor 4,6-10).

– La vita di Gesù Risorto si sta manifestando in noi perché procediamo verso la ‘Divinizzazione’ ossia la ‘Resurrezione’.

– Mentre leggevo mi veniva in mente quest’altra affermazione di Paolo: Tutto posso in colui che mi dà la forza (Fl 4,13).

– Ogni Figlio di Dio vive la dimensione della ‘debolezza’ ma è consapevole di avere in sé la ‘forza’, non solo umana, ma divina per affrontare ogni situazione in cui si trova. Anche situazioni estreme simili a quelle in cui si è trovato Gesù.

– E ora un’altra coppia.

– Vedi che fin qui il Principio della ‘Coincidenza degli Opposti’ è largamente dimostrato ‘Scritture alla mano’.


19.           Dio Personale e Impersonale

– Altroché, e mi sto appassionando. L’abisso mi attira, non mi fa più paura. Abisso vuol dire profondità.

– Basta non gettarsi a capofitto, ma scendere adagio adagio, con gradualità. Eccoci a considerare ora ‘Dio Personale e Dio Impersonale”. Trattando l’opposizione ‘Personale e Impersonale’ trattiamo anche l’altra opposizione ‘Dio Uno e Dio Trino’.

– Quando pensiamo al nostro Dio cristiano non abbiamo dubbi: è un Dio Personale. Sono persone il Padre, la Ruah e il Figlio.

– E nella sua unità… Dio è ‘persona’?

– Non ci ho mai pensato.

– Pensaci adesso. Può esistere una Persona formata da tre Persone?

– Mi metti in imbarazzo. No, non può.

– Dio è ‘impersonale’ nella sua Unità ed è ‘personale’ nella distinzione delle tre Persone, ossia nelle Relazioni: Dio-Padre, Dio-Madre, Dio-Figlio o Logos. Per la ‘coincidentia oppositorum’ possiamo dire che Dio è ‘impersonale e personale” ed è pertanto oltre ogni personalità e impersonalità. Questo è Dio nel suo mistero. Nota che nella Bibbia si parla del Padre, dello Spirito e di Cristo ma non si dice mai  che sono ‘persone’. Sono stati dapprima i Padri greci a elaborare il concetto di ‘ipostasi’ tradotto successivamente dai Padri latini con ‘persone’. Nel loro intento l’utilizzo di questo termine aveva lo scopo di indicare ‘distinzione e relazione’ ma non si sono accorti di aver ‘concettualizzato’ il mistero di Dio Uno-Trino. Infatti il ‘concetto di Persona’ applicato alla Divinità è un’operazione teologica che presenta anche degli inconvenienti.

– Dimmene uno.

– Il principale problema che crea l’uso della parola ‘Persona’ attribuito a Dio è il seguente: ‘Si offusca il fatto che ogni Persona è in realtà tutto Dio’. Per questo diventa preziosa l’applicazione del Principio della ‘coincidenza degli opposti’. Dobbiamo stare attenti a non concettualizzare Dio. Dio non si potrebbe neppure nominare. ‘Nullo homo ene dignu te mentovare’ diceva San Francesco nel suo Cantico di Frate Sole e teologi e  filosofi, con sfrontatezza e disinvoltura, applicano a Dio concetti che profanano il suo ‘Mistero’.

– Ma è lo stesso Cristo che rivela Dio Uno nella sua realtà di Padre, Figlio e Spirito Santo. Ecco il mandato di Cristo agli Apostoli alla conclusione del Vangelo di Matteo: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20).

– Le nomina, è vero, ma non dice che sono ‘persone’. Può essere utile vedere da dove proviene il termine ‘persona’. Deriva dal latino. Nella Roma antica con questo termine s’intendeva la maschera che gli attori del teatro indossavano per caratterizzare un soggetto particolare. In Grecia la parola ‘prosopon’ aveva lo stesso significato. Di conseguenze questo termine è diventato sinonimo di individuo e di carattere. Se vogliamo inoltrarci ulteriormente nell’etimologia di questa parola troviamo che dipende da ‘per-sonare’, in quanto nella maschera teatrale di legno la bocca era fatta in modo da rafforzare il suono della voce, in modo da potenziarla e farla rimbombare, quindi adatta a risuonare ossia a ‘personare’. Ma perché stai ridendo?

– Scusami, ma mi è venuta un’idea buffa e non sono riuscito a trattenermi.

– Fai ridere anche me. Di che si tratta?

– Ma è una stupidaggine, se insisti… eccola. Visto che col termine ‘persona’ che significa ‘maschera’ si è mancato di riguardo al ‘Mistero di Dio’ io, a mia volta, ho avuto un’immagine irriguardosa riguardo al Padre che con la faccia scolpita in un’espressione truce emette la sua voce utilizzando l’amplificazione di cui hai parlato. Ecco perché risulta dalla Scrittura che ogni volta che fa sentire dal cielo la sua voce è ‘tonitruonante’ e può terrorizzare chi la sente.

– Ah, ah… simpatica ironia! Ecco che cosa succede quando si vuole a tutti i costi imprigionare Dio nei nostri concetti…

– Dio così diventa una maschera minacciosa!

– Sai che sono maniaco dell’etimologia. Ebbene senti un po’. ‘Tonitruonante’ significa che riproduce il rumore del tuono. Per cui si diceva scherzosamente ‘Giove tonitruonante’. La parola deriva dal latino ‘tonitruonare’ col significato di ‘tuonare’ perché in latino ‘tonitrus’ è il ‘tuono’.

– Mi pare che anche in certi testi del Vecchio Testamento la voce di Yahvè venga paragonata, anzi direi proprio identificata, al tuono.

– Come no? “Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono” (Es 19,19). E tutti ne erano terrorizzati. E senti anche che dice questo Salmo: Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono, il Signore, sull’immensità delle acque” (Sal 28,3).

– Quindi non solo Giove era ‘tonitruonante’ ma anche Yahvè.

– E’ una concezione primitiva che attribuisce a Dio tutti i fenomeni che avvengono in cielo.

– Sai che mio nonno una volta mi ha spiegato da che cosa era provocato il tuono? Forse voleva farmi superare la paura di quei fragori improvvisi che mi scuotevano e allora, proprio durante un temporale in piena regola, mi ha raccontato questa storiella. La moglie del Diavolo era dispettosa e non aveva cucinato al marito le frittelle che gli piacevano tanto. Allora lui per darle una punizione esemplare l’ha ficcata in una botte, l’ha sigillata e la faceva rotolare su e giù tra le nuvole. E ogni volta che c’è il temporale si ripete la stessa storia. Che te ne pare? Ingegnosa no?

– Interessante il fatto che la fantasia popolare invece di Dio in cielo collochi il Diavolo con tanto di moglie bisbetica.

– Ma è solo il cielo atmosferico non il ‘Cielo dei Cieli’.

– Va beh, e dopo questo intervallo tra l’ironico e il faceto, torniamo al nostro argomento, che è molto serio.

– Ribadisco che per me il termine ‘persona’ è stato usato, a mio parere con poco riguardo, per caratterizzare le tre individualità di cui si compone la Divinità come se si trattasse di una rappresentazione teatrale. Tra l’altro le maschere avevano una espressione fissa, scolpita e poco realistica.

– Sì, è così. Per dirla tutta io non approvo neanche che gli esseri umani siano chiamati ‘persone’. Sono soggetti, sono individui, non sono maschere o caratteri.

– Se si pensa a che la ‘persona’ era una maschera, nient’altro che una maschera da commedia… anche a me non sembra adatto applicare questo termine ad un essere umano e neppure all’essere divino, tanto più che deve essere moltiplicato per tre.

– Per i ‘Tre’ sono state cercate denominazioni più appropriate come ‘sussistenze’ e ‘ipostasi’. Ma si tratta di parole filosofiche con cui si è tentato in qualche modo di indicare l’individualità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

– Ecco, hai detto bene: si è tentato.

– Infatti, secondo me sarebbe stato assai meglio fermarsi alle parole usate da Gesù. Però voglio precisare che Gesù non ha mai detto ‘Spirito Santo’ bensì Ruah, anzi ‘la Ruah’ che fa rivela l’aspetto femminile della Divinità come risulta dalle parole della Genesi: “E Dio disse: Facciamo l’umanità a nostra immagine, a nostra somiglianza… Dio creò gli esseri umani a sua immagine; a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò (Gn 1, 27). Quindi ‘immagine’ si riferisce al genere: maschio e femmina.

– La Divinità è pertanto maschile e femminile, giusto? Ma questa è una rivelazione che non è stata presa in considerazione nella formulazione del doma della Trinità in cui si parla di ‘Spirito Santo’ come se fosse un’entità maschile come il Padre e il Figlio!

– Dedicheremo alcune conversazioni a questo tema cruciale, non preoccuparti. Ora però torniamo agli opposti ‘Impersonale e Personale’.

– Va bene, ma ricordati che ci conto e per me la tua è una promessa.

– Ci tengo anch’io. Ho fatto delle scoperte molto interessanti e non vedo l’ora di condividerle ma dobbiamo andare gradualmente.

– Guarda come mi metto buono, tranquillo e paziente.

– Ammirevole! Nell’Antico Testamento si parla di ‘Dio Uno’ anche se vi sono qua e là delle anticipazioni, come ad esempio la specificazione di ‘maschile e femminile’.

– So che a volte viene usato il termine Elohim.

– Elohim è plurale della parola Eloah: quindi sembrerebbe un primo accenno alla pluralità contenuta nell’unità. Spesso è nominata ‘la Ruah di Dio’ che però tradotta con ‘Spirito di Dio’ perde il genere femminile. La presenza di Yahvè nelle peregrinazioni del popolo di Israele nel deserto è chiamata ‘Shekinà’, che è un termine femminile. Nei Salmi messianici è annunciato il Messia come Figlio.

– Tutte ambigue anticipazioni.

– Infatti gli Ebrei sono rimasti fermi, direi inchiodati al Monoteismo: ‘Adonai eloenu, Adonai Ehod’. E poiché Adonai sta per Yahvè essi ribadiscono nel loro credo il ‘Dio Uno’.

– Quindi il termine ‘persona’ applicato a Dio è del tutto inadatto. Lo contestiamo?

– Ma no, possiamo anche conservarlo però occorre ridimensionarlo e il modo migliore per farlo e tenerlo strettamente collegato col suo opposto, che è appunto ‘impersonale’.

– Bene, teniamoli insieme sapendo che la loro sintesi avviene in Dio.

– Gesù vive la sua relazione col Padre in questo modo: “Tu sei in me e io in te” (Gv 17,21) e aggiunge: “Voglio che anche coloro che mi seguono siano come noi una cosa sola” (Gv 17,22). Una ‘cosa sola’ vuol dire ‘Uno’. In questa unione ontologica del Figlio col Padre … entriamo anche noi!

– Però Gesù dicendo: ‘Io in te e tu in me’, finisce con annullare la distinzione individuale. I ‘Due’ diventano ‘Uno’.

Unità e distinzione caratterizzano la ‘coincidenza degli opposti’ e quindi il mistero dell’Essere Unico. D’altra parte sappiamo che non sono soltanto ‘Due’ ma ‘Tre’.

– Già, lo Spirito… anzi ‘la Ruah’!

– Il fatto che il Padre sia nel Figlio e il Figlio nel Padre non annulla la distinzione e rivela l’unità ontologica tra Padre e Figlio. E questa unità ontologica è pienamente condivisa con la Ruah. Dice Gesù ai discepoli: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi (Gv 14,16-17). Nel momento in cui Gesù parlava lo Spirito Santo, la Ruah, dimorava in Lui come il Padre.

– Per cui anche nei confronti della Ruah Gesù poteva dire quello che ha detto al Padre: ‘Tu in me e io in te’.

– Esattamente. Anche se non l’ha detto in modo esplicito lo ha fatto capire.


20.           Dio Uno e Molteplice

– E ora quale coppia affrontiamo?

– Direi questa: ‘Dio Uno e Dio Molteplice’. Ne abbiamo già parlato ma ora dobbiamo approfondire perché questi ‘opposti’ caratterizzano in modo molto significativo il ‘Mistero di Dio’.

– Usando il tuo metodo… ripartiamo dall’Essere Unico.

– Bene, ottima procedura.

– Sfido… è la tua e io la condivido in pieno. Dunque mi spieghi la differenza tra ‘Unico e Uno’? Perché è ‘Dio Uno’ che si contrappone a ‘Dio Molteplice’, vero?

– Esattamente. Voglio precisare che io invece usare l’espressione ‘Dio Unico’ preferisco ‘Essere Unico’ e sai perché?

– Domanda retorica… me lo devi dire tu, o stiamo qui fino a domani e oltre.

– Hai ragione. Anch’io utilizzavo la denominazione ‘Dio Unico’ ma un giorno ho capito che mentre ‘Unico’ andava bene la parola ‘Dio’ era ambigua. E la Creazione? Se dico ‘Dio’ escludo la ‘Creazione’, come se fossero due realtà differenti e quindi ci fossero due ‘esseri’, il Creatore e la Creazione. E allora ho optato per una parola che li tenesse insieme. E la parola ‘Essere’ mi è parsa la più adatta. Ecco come sono arrivato alla formula ‘Essere Unico’.

– Quindi ‘Essere’ non è semplicemente un sinonimo per ‘Dio’ ma implica una visione che include Dio e la Creazione, Dio e la Natura, Dio e l’Universo… Mi sembra una formula perfetta.

– Chiarito questo entriamo nel ‘mistero dell’Essere Unico’ e troviamo la prima ‘Coincidenza degli opposti ontologici’ ovvero ‘Dio Uno e Molteplice’.

– Quindi ‘Unico’ si riferisce al fatto che c’è solo lui e ogni ‘esistente’ ha origine da lui, mentre ‘Uno’ indica la sua unità interna che coincide con la sua ‘Molteplicità’.

– Prima di esaminare ‘Dio Uno e Molteplice’ ti propongo una carrellata su passi significativi dell’Antico Testamento. Il più importane che è diventato il credo Ebraico: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo(De 6,4).

– Signore traduce Adonai che sta per Yahvè, quindi ‘Yahvè è Uno’.

Ed ecco che cosa ci offre il Libro di Daniele: “Sappiano che tu sei il Signore, il Dio unico e glorioso su tutta la terra” (Dan 3,45).

– Qui però dice ‘Unico’ e non ‘Uno’.

– Gli Ebrei sia che usino la parola ‘Unico’ o la parola ‘Uno’ intendono non solo affermare Yahvè ma negare che esistano altri Dei. Mentre, come ti ho spiegato, per me ‘Unico’ riferito a ‘Essere’ qualifica Dio non solo nella sua ‘Unicità’ ma anche nella sua comunione ontologica con ogni esistente.

– Chiaro!

– Ed ecco il Profeta Malachia parlare di Dio Creatore: “Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri?” (Mal 2,10).

– Questo affermano i testi ebraici. E nel Nuovo Testamento ci sono passi in relazione al nostro argomento?

– Primo fra tutti questo in cui Gesù parla di sé e del Padre: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3).

– La rivelazione fatta da Gesù è molto eloquente ma a me è venuto un dubbio. Finora abbiamo parlato di ‘Dio Molteplice’ riferito genericamente a tutte le creature. Ma non ci sono solo dei viventi sulla terra, ci sono anche gli spiriti, Angeli e Demoni. E Paolo parla anche di Troni, Dominazioni, Principati e Potestà come di esseri spirituali molto elevati. Tutti questi esseri sono manifestazioni di ‘Dio Molteplice’?

– Certamente. Paolo ad un certo punto parla anche di ‘Dei’ e ne conferma l’esistenza. C’è un passo della lettera ai Corinti molto eloquente al riguardo, vedo di trovarlo. Eccolo… leggilo tu.

– Sono il tuo lettore preferito, a quanto pare. Va bene, obbedisco: “Quanto al mangiare le carni immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c’è che un Dio solo. E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui” (1Cor 8, 4-6). Paolo qui mi manda in confusione. Insomma, c’è un solo Dio o ci sono molti Dei? Si contraddice sfacciatamente, o no?

– Sì, se lo prendi alla lettera. Ma che cosa ha inteso dire? Ha voluto ribadire che ‘C’è che un Dio solo… dal quale tutto proviene’. I ‘cosiddetti Dei’ sono anch’essi creature provenienti da Dio. Il fatto che vengano chiamati e ritenuti ‘Dei’ nonsminuisce né ilPadre, ‘solo Dio’, né Gesù Cristo ‘solo Signore’.

– Come sempre sai fornirmi spiegazioni esaurienti e accettabili.

– Ed ecco ancora Paolo con la sua solita foga esclama: “Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani! Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi” (Rm 3,29-30).

– Ribadisce che ‘C’è un solo Dio’ degli Ebrei e dei Pagani, quindi per tutta l’umanità. Bene!

– E ora consideriamo quest’altro exploit di Paolo che rassicura tutti. Dio vuole salvare davvero tutti gli uomini. E se li vuole salverà io dico che li salverà: “Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,4-6).

– Credo che possa bastare. Abbiamo ampiamente documentato la verità scritturale che ‘Dio è Uno’. Io sono soddisfatto.

Io ancora no. Senti questa: “Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen” (1Tim 1,17).

– Invisibile ma abbondantemente manifestato come ‘Dio Molteplice’ e quindi ‘visibile’!

– Hai scovato un’altra ‘coincidenza di opposti’, bravo: ‘Dio invisibile e Dio Visibile’. E allora goditi quest’inno di Giuda Taddeo: “All’unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!” (Giuda 25).

– Ora passiamo a ‘Dio Molteplice’… qualche citazione anche a questo proposito ci vuole, no?

– E’ doveroso. Ma abbiamo già iniziato a farlo leggendo il Libro della Sapienza, ricordi? “Nella Sapienza c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice…” (Sap 7,21). Lo Spirito è Dio e qui vien detto che è al tempo stesso ‘Unico e Molteplice’!

– In effetti è una bella conferma del tuo Principio.

– Non chiamarlo mio. Se è un Principio nessuno deve appropriarsene e deve essere valido per tutti!

– E’ vero. Dommi, c’è un passo in cui vengono messi insieme ‘Uno e Molteplice’, due nomi così diametralmente opposti? Dato che non è un compito alla nostra portata, ma Dio può farlo, hai trovato nella Scrittura una qualche testimonianza in questo senso?

– Ebbene sì. Credo proprio di averla individuata e ora giudica tu. Vuoi leggerla tu stesso, è Paolo che scrive ai Romani e anche a noi.

– Se è la dimostrazione del ‘Principio’ lo faccio con molto piacere: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8,28-30).

– Io ho letto ora tu spiega. Ho intravisto ma ho bisogno della tua parola chiara.

– In questo passo si dice chiaramente che l’Unigenito, ossia l’Unico Figlio di Dio, il Verbo che si è fatto uomo, pur rimanendo Unigenito diventa ‘il Primogenito tra molti fratelli’. Come può logicamente l’Unigenito divenire ‘Uno fra Molti’? Eppure questa è la rivelazione di Dio. Questa rivelazione è contro il ‘Principio di non contraddizione’ certamente, ma rientra splendidamente nel “Principio della coincidenza degli opposti’!

– Sì, ed è davvero molto convincente!


21.           Dio Spirito e Materia

– E ora andiamo avanti e ti propongo un’altra coppia. Ti va ‘Dio Spirito e Dio Materia’?

– Una coppia di opposti facile facile, eh? Troverai davvero delle conferme nella Scrittura? Per lo ‘Spirito’ penso di sì, ma per la ‘Materia’? E’ una coppia che ‘scoppia’. Come fai a tenere insieme nell’Essere Unico ‘Spirito e Materia’? Come può la ‘Materia’ essere un ‘Nome di Dio’? Altro che Panteismo, tu finisci nel materialismo più spinto…

– Un momento. E’ materialista chi dice che la realtà è solo ‘Materia’. Io invece la considero nella sua unità con lo ‘Spirito’, è stravagante? Assurdo? Incredibile? Eppure ritrovo questa ‘Coincidenza degli opposti’ proprio nella Rivelazione.

– Scusami. Spero di non averti offeso. Mi meraviglia però che tu riesca a ricavarla dalla Rivelazione. Ti seguo con molto interesse… voglio assistere a questo prodigio. Sono la pecorella che si fida del pastore e spero che mi porti a brucare erba fresca.

– Sì, appena spuntata nel giardino di Dio. Dobbiamo nutrirci della Rivelazione di Dio, ma lo dobbiamo fare con semplicità, senza paure, senza schemi, senza pregiudizi. San Francesco usava dire ‘sine glossa’, ossia senza aggiungere nulla di tuo, ma cercando di cogliere, con l’aiuto dello Spirito, ciò che Dio vuole rivelare, anche se è sconcertante non poco, come questa ‘coppia di opposti’ che stiamo per affrontare.

– Dici bene: affrontare!

– A tutta prima questa opposizione sembra veramente inaccettabile. Eppure… verifichiamo, prima di scandalizzarci, che cosa dice la Rivelazione biblica. Cerchiamo prima i passi che dichiarano apertamente che Dio è Spirito. La forza dell’opposizione sta infatti nel tenere prima di tutto ben salda questa Verità. Ecco quello che ha rivelato Cristo: “È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,23-24).

‘Dio è spirito’. Questo è un punto fermo.

– Sì, ma non devi assolutizzarlo.

– E come si fa?

– Se dicessi o pensassi “Dio è solo spirito”, avresti già tradito la rivelazione che fa Cristo.

– Basta poco, vedo.

– Sì, ma è un ‘poco’ che annulla l’esistenza dell’altro termine della coppia.

– E’ vero.

– Cristo dice ‘Dio è solo spirito’ oppure dice ‘Dio è spirito’?

– Ho capito come si fa ad assolutizzare. Me lo avevi già detto: ritenere valido solo il primo termine delle varie coppie di opposti.

– E’ stato escogitato un altro modo per assolutizzare ‘Dio spirito’, e lo hanno messo in atto gli estrosi teologi cattolici. Sai come? Così: ‘Dio è puro spirito’. ‘Puro’ vuol dire che non ha nessun contatto con la materia, nessuna implicazione. E così hanno manipolato la rivelazione di Cristo e lo hanno tradito.

– Come in molti altri casi.

– Appunto. Riflettiamo ora alla Creazione, la cui caratteristica sensibile è quella di essere ‘materia’. L’apostolo Paolo esclama: “Il Figlio di Dio è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui (Col 1,15-17).Tutte le cose, quindi anche ciò che è materiale, ‘sussiste in Lui’. Sussiste significa che è in Lui e da Lui riceve l’essere, l’esistenza e la vita.

– Il Figlio di Dio, il Logos, ha quindi a che fare con la ‘Materia’ ancora prima della sua Incarnazione, già all’atto della Creazione. Effettivamente l’espressione ‘tutte le cose’ non dà luogo a dubbi, vuole dire ‘tutto ciò che esiste’ quindi l’Universo con tutte le sue nebulose, galassie, sistemi solari, stelle e pianeti come il nostro, in cui contempliamo l’atmosfera, il mare, le acque di laghi e di fiumi, le montagne, gli alberi, gli animali e gli esseri umani. Tutto questo ‘sussiste in lui’ ed è costituito quindi dal suo stesso essere. E’ lui che si è fatto e si fa continuamente Creazione! Mi arrendo davanti al dispiegamento dell’Essere Unico nella realtà della ‘Materia’

– Che è tutt’uno con lo ‘Spirito’, rammentalo. Non c’è ‘Spirito’ senza ‘Materia’‘Materia’ senza ‘Spirito’.

– Mi sta venendo in mente l’inizio del Libro della Genesi. Passami la Bibbia. Ecco qui: “In principio Dio creò il Cielo e la Terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1, 1-2). Senti, ‘Cielo e la Terra’ di cui è costituita la Creazione non corrispondono a ‘Spirito e Materia’?

– Sì, anch’io penso che si possa fare questo collegamento. Anche nel ‘Tao The Ching’ di Lao Tsè c’è una simile Rivelazione. Aspetta… ce l’ho qui. E’ proprio il primo poemetto dell’opera: “Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao, il nome che si può pronunciare non è l’eterno nome. Senza nome è l’inizio di Cielo e Terra, con il nome è l’origine delle innumerevoli creature’.

– Stupendo!

– La corrispondenza è notevole. Il ‘Tao senza nome’ è Dio nella sua indeterminatezza che si manifesta come ‘Cielo e Terra’, diciamo pure ‘Spirito e Materia’, che sono i Principi primordiali da cui hanno origine tutti gli esseri.

‘Cielo e Terra’ ovvero ‘Spirito e Materia’ sono i due ‘Principi primordiali’. Mi piace. Davvero molto stimolante!

– Tornando a Cristo, la sua Incarnazione mette in chiara evidenza questo legame e anzi lo perfeziona. Scrive Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,1-3). Cristo è il ‘Mediatore della Creazione’ che si svolge in lui. Per questo dopo la sua Resurrezione è il ‘Ricapitolatore della Creazione’.

– Già… ‘Mediatore e Ricapitolatore’.

– Eh sì. Leggi qui quello che scrive Paolo nella Lettera agli Efesini.

– Signorsì: “Il Padre ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (Ef 1,9-10).

– Cristo Risorto ha il compito di ‘ricapitolare in Sé tutte le cose’ (Ef 1,10). non ‘fuori di Sé’ ma in ‘Sé’. E come fa a ‘ricapitolarle’? Non è tanto semplice. Non può fare un fischio e ordinare l’adunata. C’è una lenta evoluzione in atto con cui si compie gradualmente la ‘divinizzazione di tutto ciò che esiste’. Lui ha cominciato, è il Prototipo, il Capostipite poi tocca agli esseri umani, a ciascuno di noi, seguirlo in quest’opera.

– Mi sembra che Paolo parli di questo in una sua lettera, ma non ricordo bene..

– Sì, è vero. Guarda, leggi qui, solo questi versetti.

“Tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre” (1Cor 15,22-24). Sì, era proprio questo che avevo in mente.

– Bisogna comprendere correttamente la Resurrezione di Cristo. Egli non torna in vita, come nel caso di Lazzaro. Egli muore veramente e nel suo corpo si compie una ‘trasformazione ontologica’. Egli divinizza la materia che lo costituisce. Paolo cerca di esprimere questa sconcertante meraviglia, possiamo dire che ‘straparla’ eppure dice la verità. Leggi.

È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà” (Col 2,10). Espressione veramente forte: in Cristo Risorto, ossia divinizzato in tutto il suo essere e quindi anche nel suo corpo materiale, ‘abita tutta la pienezza della divinità’.

– Dio ‘Spirito’ in Cristo è perfettamente unito, possiamo dire ‘in comunione’ con la ‘Materia’ che in lui è stata glorificata o divinizzata, senza perdere però la sua realtà, altrimenti il ‘Corpo di Cristo Risorto’ non sarebbe veramente il suo corpo umano glorificato.

– Sai che ti dico? Sei riuscito a persuadermi a colpi di Scrittura, colpi uno più eclatante dell’altro. Allora… adoriamo il Figlio di Dio, Gesù Cristo Risorto che è, incredibile ma vero, ‘Spirito e Materia’!

– E perché l’adorazione sia completa adoriamo anche il Padre che è ‘Spirito e Materia’. Ma anche la Ruah è ‘Spirito e Materia’. Quindi adoriamo l’Essere Unico, riconoscendo in esso il mistero meraviglioso della ‘Coincidenza di Spirito e Materia’.

– Amen! Eppure ancora mi chiedo: ‘Comunione di spirito e materia… ma come è possibile?’.

– Noi non possiamo comprendere come possano coincidere nell’Essere Unico gli opposti ontologici. Paolo prima di scrivere ‘È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità’, sapendo che di rivelare un mistero veramente spropositato avverte i Colossesi: Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Col 2,9). Paolo sa che sta rivelando una verità che né la filosofia, né la tradizione umana sono in grado di accettare e comprendere. Siamo davanti alla rivelazione del ‘Mistero di Dio’, che appare alla ragione dell’uomo contraddittorio. A chi dobbiamo dare fiducia? A Dio che rivela il mistero di Sé e di Suo Figlio e di tutta la Creazione… oppure alla nostra razionalità?

– Vorrei dare fiducia a Dio… ma devo dare anche fiducia a te che mi stai conducendo su sentieri nuovi e impervi…

– Gesù ha compiuto in se stesso la ‘Divinizzazione Integrale’. Per prima cosa ha recuperato la dimensione sconfinata del suo Spirito che aveva dovuto autoridurre per assumere la condizione umana. E questo è avvenuto al Giordano quando ha compiuto l’atto umano perfetto che consiste nella ‘Donazione Ontologica di sé’.

– Questa offerta totale è dunque la ‘perfezione umana’?

– Proprio così. Ritrovato lo ‘Spirito senza misura’ ha intrapreso la divinizzazione della sua anima umana e del suo corpo. La ‘Resurrezione’ è la prova che ha davvero conseguito la piena ‘Divinizzazione’. Egli ha rivelato e compiuto in sé il ‘Piano di Dio’ per ogni essere umano.

– Quindi anche per noi, se lo vogliamo è aperta la via della ‘Divinizzazione Integrale’.

– Certamente. Ma come abbiamo letto nella Lettera agli Efesini Cristo vuole fare ancora di più, cioè vuole ‘Ricapitolare ogni realtà esistente in sé’. Per compiere questa grandiosa opera deve far sì che tutto proceda verso la ‘Divinizzazione’. Tutto, ogni essere umano, ogni essere vivente, ogni animale, ogni vegetale e persino la realtà materiale. Questo sì che è un ‘grande mistero’. Lo esprime Paolo nella Lettera ai Romani, leggi per favore qui.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8, 9-23). Paolo ci offre una ‘personificazione’ della Creazione, rappresentandola impaziente, speranzosa, capace di gemere e di soffrire come una persona. Vorrei che tu andassi al nocciolo della questione: Che significa tutto questo.

– Vedi ‘la rivelazione dei Figli di Dio’ è la realizzazione del ‘Piano di Dio’ per l’umanità, questo piano è la ‘Divinizzazione’ quindi il superamento della mortalità o caducità. Paolo ci dice che tutte le creature soffrono perché questo processo non è ancora compiuto e d’altra parte soffriamo anche noi. Quella che Paolo chiama ‘redenzione del nostro corpo’ altro non è che la ‘Resurrezione’. Bene, tutti gli esseri sono proiettati verso questo obiettivo e quando avverrà per l’intera umanità allora presto coinvolgerà tutte le creature.

– Grazie! Ora penso di aver capito. Paolo nel suo linguaggio è complicato e spesso mi mette in imbarazzo. Ho sempre avuto delle difficoltà con lui. A volte dovevo rileggere una sua frase parecchie volte prima di riuscire a capirla.

– Sì, lo dice anche Pietro in una sua Lettera. Leggila per tua consolazione. Ecco qui il passo.

“La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina” (2Pt 3,15-16). Davvero consolante, grazie! Ma io sono ignorante o instabile?

– L’importante è non travisare le Scritture…

– Per non finire in rovina!

– Appunto. Ora vediamo come Gesù Cristo, essendo costituito ‘Signore della Creazione’ con la sua Resurrezione, esercita il potere di divinizzare due sostanze che fanno parte dell’ambiente natura: il pane e il vino.

– Stai parlando dell’Eucaristia.

– Esattamente. Leggi la narrazione di Luca, eccola qui.

 “Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione… Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: – Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me’. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: – Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi (Lc 22,14-20).

– Gesù prende del pane e del vino: materia solida e liquida di questa creazione e dice “Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue”. Noi andiamo a Messa e non ci meravigliamo che il Sacerdote, ripetendo il gesto di Cristo, pronunci queste parole. Ma davvero ‘pane e vino’ diventano ‘Corpo e Sangue di Cristo’?.

– Basta crederci, aver fede. Tant’è vero che subito dopo il Celebrante proclama: ‘Mistero della fede’! Per chi ci crede è vero, per chi non ci crede… no!

– Sì, è un grande mistero. Ma che cosa rivela a noi Gesù con questo duplice gesto?

– Che vuole darsi in dono a ciascuno di noi, diventare cibo spirituale…

– Certamente. Ma c’è di più.

– Trattandosi di un ‘Mistero’ capisco che possa esserci molto di più.

– Infatti. Allora alzando un po’ il velo che copre questo ‘Grande Mistero’ ti offro una mia intuizione. Vedi se produce in te una qualche risonanza.

– Sono col fiato sospeso.

– Fai un profondo respiro e ascolta. Questa è aria pura, credo venga direttamente dallo Spirito. Gesù rivela che la realtà materiale, creata da Lui e che sussiste in Lui, può essere trasfigurata ad un suo comando e diventare Lui, cioè il suo corpo, il suo sangue, la sua anima… la sua divinità. Egli toglie a quegli elementi materiali il ‘sigillo ontologico creaturale’.

– Avviene quella che i teologi chiamano ‘Transustanziazione’.

– No, non c‘è nessuna ‘Transustanziazione’. Pensa un momento a che cosa significa questa parola. Scomponiamola. ‘Trans’ in latino significa ‘aldi là, attraverso’. Il resto della parola deriva dal latino ‘substantia’ cioè ‘sostanza’. Quindi il prefisso ‘trans’ unito a ‘substantia’ vuole significare il passaggio totale della ‘sostanza del pane e del vino’ nella ‘sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo’. Insomma, quel che si afferma è che avviene un ‘mutamento di sostanza’. Alla base di questa convinzione c’è la concezione che esistano due sostanze, vale a dire due ‘esseri’: l’essere divino e l’essere creato. Siamo in presenza del ‘dualismo dell’Essere’. Ebbene, tutto questo ragionamento è annullato dalla ‘Verità dell’Essere Unico’!

– C’è un ‘Unico Essere’ per cui tutto ciò che esiste, la Creazione nel suo insieme, è partecipe dell’Unico Essere, anzi è ‘l’Essere Unico che si fa Creazione’. Questa lezione ormai l’ho imparata e questa verità l’ho fatta mia, come vedi.

– E allora non c’è nessun ‘passaggio di sostanza’ ma semplicemente Cristo toglie il ‘limite ontologico’ al pane e al vino che sono già lui, ma in una modalità ridotta a motivo della ‘Kenosi creaturale’.

– Meraviglioso!

– E poiché Cristo è uno col Padre e la Ruah, quel pane e quel vino, dopo le parole della Consacrazione, sono la stessa Trinità che si dona a noi come nutrimento. Siamo ‘Figli della Trinità’ alimentati dalla Trinità!

– Strabiliante! Incredibile… ma ci credo!

– E qui viene a proposito quello che abbiamo letto nella Lettera ai Colossesi: È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza”.

– Allora, fare la Comunione significa avere parte alla ‘pienezza di Dio’ nascosta in quel pane e in quel vino!

– Sì, e badiamo davvero che nessuno ci inganni e ci porti via la convinzione e la fede in un dono così prezioso. Ma come vedi, nell’ostia consacrata, si attua la ‘coincidentia oppositorum’ di spirito e materia, Cielo e Terra.

– Davvero questa ‘coincidentia oppositorum’ ha a che fare con la nostra vita, e Dio ce la offre come ‘pane e vino’. Nutrimento del nostro corpo, della nostra anima e del nostro spirito.

– Impegnati nella ‘Divinizzazione Integrale’.

– Nutrimento per i viandanti visto che siamo ‘in progress’.


22.           La Theosis

– Sei stanco? Andiamo avanti?

– Stanco lo sono, certo. Capisco perché stamattina mi hai chiesto se avevo dormito bene, se ero riposato. Siamo stati in casa ma mi hai fatto camminare sulle alte vette e su sentieri impraticabili, che ben pochi hanno percorso…

– I teologi della Chiesa Ortodossa hanno sempre privilegiato una teologia unita alla preghiera, alla contemplazione e soprattutto alla vita. Ecco il senso della cosiddetta ‘teologia apofatica’, di cui abbiamo parlato.

– Se ricordo bene la ‘teologia apofatica’ si basa sulla negazione della conoscenza di Dio considerato sfuggente ad ogni nome o qualità che possiamo attribuirgli.

– Infatti, in base all’etimologia in greco ‘apophatikos’ significa ‘negativo’ e ‘aphofasis’… negazione. Non viene negata l’esistenza di Dio ma la sua conoscibilità e soprattutto qualsiasi denominazione che possiamo attribuirgli.

– Gli ‘apofatici’ non hanno tutti i torti.

– Direi che hanno ragione nel condannare col loro atteggiamento la pretesa di esaurire la conoscenza della verità di Dio con la formulazione razionale di dogmi. L’apofatismo è una disposizione del credente che rifiuta di formarsi dei concetti su Dio, per cui rifiuta ogni teologia razionale, astratta che vuole adeguare i misteri di Dio al pensiero umano. La vera teologia ad un certo punto diventa mistica, perché per conoscere davvero Dio… bisogna diventarlo. Quindi si cerca il passaggio dalla teologia alla ‘theosis’.

‘Theosis’? Che significa?

– E’ la divinizzazione dell’essere umano. Dio ha fatto quello che ha fatto per portare ogni persona umana a diventare Dio. Ecco la ‘theosis’: una partecipazione piena. Torna la meravigliosa rivelazione di Paolo ma ora dobbiamo concentrarci sulla seconda parte “È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza”.

Già. ‘Voi avete in lui parte alla sua pienezza’. Mi chiedo però se questo ‘apofatismo’ non possa sconfinare nell’agnosticismo. Dio è inconoscibile, quindi non si può conoscere…

– Eh, no! L’agnostico afferma che non si può conoscere Dio e quindi assume un atteggiamento rinunciatario. L’apofatismo è l’atteggiamento dell’uomo umile che, pur essendo consapevole che il mistero di Dio non può essere  afferrato dalla ragione, non rinuncia a cercare l’unione con Dio. E’ per questa via che si attua la ‘deificazione’. Ciò che Dio rivela di sé si presenta alla ragione nella forma di antinomie, coppie di opposti, o frasi contraddittorie, assolutamente insolubili. Ma mentre il teologo razionalista presume di risolvere l’antinomia distruggendola, ad esempio spezzando le coppie di opposti e scegliendo solo uno dei termini, il teologo apofatico, lavora su di sé, sul proprio spirito per giungere alla contemplazione, ossia all’unione con la realtà di Dio in cui, appunto, gli opposti coincidono.

– Dicevi prima che non stavi dalla parte degli apofatici…

– Apprezzo il loro rispetto di Dio. Essi trattano Dio per quello che è. Ma è anche vero che Dio si rivela e nella sua rivelazione ci dona non solo delle antinomie, delle contraddizioni ma anche il suo Progetto e la via per seguirlo. Quindi dobbiamo diventare ‘interpreti della Rivelazione’ rispettando quello che non si può capire ma, al tempo stesso, aprendo la mente a ciò che è offerto dai Testimoni che hanno fatto ‘esperienza di Dio’.


23.           Kenosi e Gloria

– Con i vari esempi che hai fatto ritengo che tu abbia dimostrato a sufficienza la validità del ‘Principio della coincidenza degli opposti’. Però non mi dispiacerebbe che esaminassimo anche altre coppie, soprattutto quelle che appaiono molto provocatorie…

– Buona idea. E una di queste è proprio la coppia ‘Kenosi-Gloria’, perché tocca il dinamismo creativo dell’Essere Unico e merita un’ampia illustrazione. L’abbiamo già presa in considerazione trattando il tema della ‘Impotenza di Dio’.

Ricordo perfettamente. Cristo con lo ‘spogliamento della Gloria divina’ si è autolimitato nella condizione umana.

– Vediamo come Paolo ci rivela il ‘Mistero’ di questa ‘autoriduzione del Figlio di Dio’. Chiedo la tua collaborazione. Leggi quello che dice nella Lettera ai Filippesi.

– Leggere la Bibbia mi piace e mi tranquillizza. Tanto più se troviamo le conferme di questo eccentrico e irrazionale ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ che risulta uno dei tratti più caratteristici dell’Essere Unico.

– Allora… leggi o non leggi?

– Stavo attardandomi in una piccola considerazione autobiografica, tutto qui. Ora leggo, ma ti vedo un po’ impaziente.

– Scusami… il fatto è che c’è ancora parecchia strada davanti a noi.

– Prima che scenda la notte arriveremo, ne sono certo.

– Bene, mi piace il tuo ottimismo.

– Rincuorato… leggo: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fl 2,5-8). ‘Spogliò se stesso’? Che strano modo di esprimersi… Ma di che si è spogliato?

– Leggi tutto il brano e poi ti do la mia spiegazione.

– Grazie: “Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fl 2,9-11).

– L’espressione ‘spogliò se stesso’, che ti ha incuriosito, in greco è ‘kenosi’ il cui significato letterale è ‘si vuotò di se stesso’. Di che si è vuotato o spogliato? Non della sua divinità, certamente, ma della sua ‘Gloria’ che è la massima espressione della sua divinità. Egli ha autoridotto la sua ‘gloria’ fino a conseguire la dimensione umana, che ha anch’essa una propria ‘gloria’, poiché l’Essere che costituisce le creature non è altro che l’Essere Unico in una condizione limitata.

– Ti seguo a fatica. Stai dicendo che il ‘Figlio di Dio’ ha compiuto questa straordinaria operazione passando dalla ‘Gloria divina’ alla ‘Gloria umana’.

– Sì.

– Ma allora perché dice ‘Assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini’?

– Perché ha compiuto tutto questo per ‘servire’ l’umanità. Infatti il ‘Figlio di Dio’ non era geloso di questo suo privilegio ed ha voluto condividerlo con tutta l’Umanità, vale a dire con ogni essere umano. Capisci la straordinaria grandezza del suo gesto, la sua generosità?

– Capisco e non capisco questo passaggio dalla condizione divina alla condizione umana. E che cosa ha conservato della sua divinità?

– L’umanità!

– Mi stai prendendo in giro?

– No, è così. L’Essere Unico è chiamato così proprio perché, scusa il bisticcio di parola, c’è effettivamente un ‘Unico Essere’. E ogni essere umano è costituito da questo ‘Unico Essere’ ma in una condizione limitata che è appunto la condizione umana. Ebbene è questa condizione limitata che il Figlio di Dio ha conservato ‘spogliando se stesso’ della pienezza del suo Essere.

– Sono stordito ma comincio a capire.

– Sei stordito proprio perché cominci a renderti conto della eccezionale operazione compiuta in sé dal Figlio di Dio.

– Eh sì, credo sia proprio così. E ora, se non ti dispiace, continua a spiegarmi anche il seguito: Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce’.

– Paolo usa l’espressione ambigua ‘apparso’ da cui si potrebbe arguire che il Figlio di Dio non sia diventato veramente Figlio dell’Uomo ‘in carne ed ossa’. La verità è che egli non è ‘apparso in forma umana’ ma ‘si è fatto creatura umana’, come dice Giovanni nel Prologo ‘Si è fatto carne’ (Gv 1,14).

‘Carne’ vuol dire appunto essere umano vero, come hai detto tu ‘in carne e ossa’. Ma che significa ‘Umiliò se stesso’?

– Significa che gli ha compiuto un ulteriore ‘svuotamento di sé’.

– Ma che senso ha questo continuo svuotamento di sé, questa autoriduzione?

– Ha un senso profondissimo. Egli trovandosi nella condizione umana ha rinunciato anche alla ‘Gloria umana’ così come aveva rinunciato alla ‘Gloria divina’ e si è messo volontariamente e liberamente all’ultimo posto come l’ultimo degli uomini.

– Ecco l’umiliazione…

– Nessuno gliel’ha imposta, è stata una sua scelta compiuta per pura generosità allo scopo di attuare in se stesso, divenuto ‘Uomo’ la Legge fondamentale dell’Essere che è la ‘donazione ontologica di sé’, e conseguire così la perfezione del Padre, che è quanto dire la perfezione dell’Essere Unico.

– Rimango senza parole nel contemplare questa determinazione del Figlio di Dio divenuto Figlio dell’Uomo. E tutto questo lo ha fatto perché ‘non era geloso della sua condizione di Figlio di Dio’?

– Esatto, e voleva condividerla con tutti gli esseri umani per farli diventare ‘Figli di Dio’ come lui.

– Paolo dice ‘ubbidiente’ ma in realtà ‘ubbidiva a se stesso’.

– Sì, è così, considerato che è tutt’uno col Padre e con Ruah, la Madre. Leggi queste parole di Gesù riportate nel Vangelo di Giovanni.

“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio” (Gv 10,14-18).

– Le pecore siamo noi esseri umani e Gesù offre la vita per noi. Egli abbraccia in un’unica visione tutta l’umanità e vuole che tutti siano radunati in lui. L’espressione ‘Diventeranno un solo gregge e un solo pastore’ a volte è stata banalizzata in questo modo ‘Diventeranno un solo gregge guidato da un solo pastore’. No! Non è questo il senso!

– E qual è?

– Tutta l’umanità, in cui ogni ‘Figlio dell’Uomo’ diventerà ‘Figlio di Dio’, coinciderà alla fine con Cristo. L’Unigenito sarà il ‘Primogenito tra molti fratelli’ (Rm 8,). Pastore e gregge saranno ‘Uno’. Splendida ‘Coincidenza degli opposti’!

– Ma perché la morte di Croce? Perché scegliere di lasciarsi inchiodare sulla Croce come un ladro, uno schiavo, un reietto?

– Nella tua domanda c’è già la risposta. Il ladro, lo schiavo , il reietto sono gli ultimi della terra… e lui, nel suo spogliamento ha voluto identificarsi con gli ultimi perché nessuno credesse di essere escluso dalla sua immensa opera di salvezza che è la ‘Divinizzazione dell’Umanità’.

– Mi hai fatto venire in mente una frase lapidaria detta da Gesù, di quelle che ti rimangono scolpite nella mente sia per la loro brevità sia per il loro significato: Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). Egli si è umiliato, si è abbassato, si è spogliato ed è diventato l’ultimo degli uomini condividendo la sorte e la morte degli schiavi… e Dio l’ha esaltato.

– E infatti Paolo dice: ‘Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome’.

– ‘Per questo’… cosa?

– ‘Per questo’ significa per tutto quello che ha fatto ossia per il suo spogliamento mediante la ‘donazione ontologica di sé’ che è ‘donazione totale’.

Già, donazione progressiva fino a dare tutto di sé. Capisco.E qual è questo ‘Nome’ che gli è stato dato, definito ‘al di sopra di ogni altro nome’?

– Lo dice Paolo: ‘Gesù Cristo è il Signore’.

Tutto qui?

– Ti sembra poco perché non conosci il significato di ‘Signore’. Vedi, per gli Ebrei il nome ‘Yahvè’, rivelato a Mosè sul Sinai, era ‘impronunciabile’ e ogni volta che lo incontravano nella Scrittura lo sostituivano con ‘Adonai’ che significa appunto ‘Signore’. Quindi Paolo sta dicendo che a Gesù è dato il nome ‘Signore’, cioè ‘Adonai’ che sta al posto del nome di Dio, ‘Yahvè’.

– Ma il ‘Figlio di Dio’ prima di farsi uomo era tutt’uno col Padre, quindi era già Dio, era già Yahvè, non è una novità! Dopo tutto il suo straordinario iter di spogliamento e di donazione ha ricevuto il Nome che aveva già di diritto essendo ‘Figlio di Dio’! Continuo a non capire.

– Sì, Gesù essendo il Logos era Figlio di Dio, e quindi Dio a tutti gli effetti, ma con la sua Incarnazione culminata con la Morte e Resurrezione egli porta a compimento la ‘Divinizzazione’ di tutto il suo essere, ossia la ‘Divinizzazione Ontologica Integrale’, che coinvolge il suo Spirito, la sua Anima e il suo Corpo. Egli è tutto divino, ed è divino ‘in carne ed ossa’. Egli ha divinizzato la sua anima e il suo corpo che sono tutt’uno col suo Spirito di Figlio. Per cui il nome di Signore, ovvero Yahvè, gli viene attribuito in quanto Risorto, in quanto ‘Prototipo della Nuova Umanità Divinizzata’, capisci la differenza?

– Ecco perché Paolo mette in risalto l’omaggio che gli rende ogni essere umano, anzi l’intera Creazione: ‘Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre’.

– Sì, Egli è Yahvè della Nuova Creazione, colui che ‘Ricapitola in sé tutte le cose’, Colui che porta alla salvezza, cioè alla ‘Divinizzazione’, tutta l’Umanità, tutti gli esseri viventi. E l’intero Universo.

– Potenza della ‘Kenosi’! Tutto questo è stato possibile perché il ‘Figlio di Dio’ ha saputo rinunciare alla sua ‘Gloria’ affrontando ogni umiliazione e disonore, ogni amarezza e ogni disprezzo allo scopo di condurre tutti alla sua ‘Gloria’ di cui non solo non è mai stato geloso ma che ha voluto con grande generosità condividere in pienezza.

– Contemplando la ‘Kenosi di Dio’ che coincide con la sua ‘Gloria’ appaiono chiare, anzi folgoranti alcune coppie di opposti: ‘Dio Sapiente e Ignorante, Dio Ricco e Povero, Dio Signore e Servo, Dio Primo e Ultimo’. Queste ‘Coincidenze degli opposti’ riguardano tutta la Trinità, quindi anche il Padre e la Ruah Madre, tutto Dio, non solo il Figlio, ma nel Figlio di Dio fatto uomo sono particolarmente evidenti.


24.           Dio Sapiente e Ignorante

– Passiamole un momento in rassegna. Ti va?

– Certo e vedrai che è appassionante. Da ‘Ricco’ si è fatto ‘Povero’, da ‘Sapiente’ si è reso ‘Ignorante’, da ‘Signore’ è divenuto ‘Servo’ di tutti noi, da ‘Primo’ si è fatto ‘Ultimo’.

– Questo ‘coppie di opposti’, dato che si ricavano dalla Scrittura, mi sembra siano accettate da tutti.

– Ma non per questo sono meno ostiche alla ragione! E te ne accorgi subito se le applichi al Padre. Puoi dire tranquillamente che il Padre è ‘Sapiente e Ignorante’, cioè ‘sa tutto e non sa niente’? Finché lo dici del Figlio fatto uomo sembra plausibile, e comunque molti teologi non lo accettano lo stesso, ma se dici, applicando questa ‘Coincidenza degli opposti’ che ‘Dio Onnisciente’ e, simultaneamente, è ‘Ignorante’ susciterai scandalo e sdegno, e ti diranno che non hai capito niente di Dio e ti conviene startene zitto.

– Eh sì, hai ragione. Ma tu hai trovato nella Bibbia qualche passo che metta in evidenza la sconcertante ‘Ignoranza di Dio’.

– Sì, c’è un episodio che riguarda Abramo. Tu sai che Dio promise ad Abramo e a Sara che avrebbero concepito un figlio pur essendo molto avanzati negli anni.

– E’ forse la storia più nota della Bibbia. Dio mantenne la promessa e nacque Isacco.

– Quando Isacco diviene un giovane prestante ecco che Dio avanza una richiesta tremenda, del tutto in contrasto con la promessa che in Isacco Abramo avrebbe avuto una numerosa discendenza.

– Possiamo leggere la richiesta di Yahvè?

– Certo, è nel libro della Genesi. Ecco qui, leggi pure.

“Dio mise alla prova Abramo e gli disse: ‘Abramo, Abramo!’. Rispose: ‘Eccomi!’. Riprese: ‘Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò” (Gn 22,2-3). Agghiacciante questa richiesta per Abramo ma anche per noi.

– Abramo, se non fosse stato sicuro che chi gli stava dando questo comando era veramente Yahvè, non si sarebbe mosso. Ma Yahvè gli aveva parlato altre volte e lui non poteva dubitare che quella fosse davvero la sua voce.

– Quindi con la morte nel cuore… ubbidì. Ma come avrebbe potuto Yahvè mantenere la ‘promessa della discendenza’ se Isacco fosse stato davvero immolato in olocausto?

– Infatti. Abramo se lo sarà chiesto sicuramente. L’Autore della Lettera agli Ebrei ci offre una spiegazione interessane a questo proposito. Leggila, è qui.

Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: ‘In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome’. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo” (Ebr 11,17-19). Ah, davvero interessante! Abramo era pronto ad ubbidire ma era convinto che Yahvè avrebbe realizzato comunque la promessa della discendenza, per cui se Isacco fosse morto… sarebbe inevitabilmente tornato in vita, cioè ‘risorto dai morti’.

– E allora con trepidazione e angoscia, con tutta la sua fede e speranza egli partì con Isacco, salì sul monte, preparò l’altare con la legna e vi adagiò Isacco pronto ad eseguire il comando di Yahvè.

– E Isacco non si sarà ribellato?

– A quei tempi i figli non si sognavano neppure di non ubbidire ai genitori. Ma c’è una domanda che il figlio rivolge al Padre mentre salgono sul monte. Leggila.

“Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: ‘Padre mio!’. Rispose: ‘Eccomi, figlio mio’. Riprese: ‘Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?’. Abramo rispose: ‘Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!” (Gn 22,7-8). Impressionante questo dialogo da cui appare tutta la speranza di Abramo.

– Eh sì. Tutta la vita di Abramo è stata all’insegna della fede in Yahvè e nelle sue promesse che però tardavano a venire. Sarà utile leggere l’elogio che Paolo fa ad Abramo perché è una grande esempio per tutti noi. Ora lo cerco… eccolo!

– Sai maneggiare la Bibbia con una abilità portentosa! Complimenti!

– Che vuoi, è l’esperienza. Però non mi piace che tu dica ‘maneggiare’, sai non vorrei passare per un ‘maneggione della Bibbia’, cioè un ‘manipolatore’! Ce ne sono già tanti, anche troppi, soprattutto tra i Teologi.

– Ammiravo soltanto la tua maestria. Io per trovare un passo devo industriarmi assai, sfogliando avanti e indietro.

– Anche tu ti perfezionerai perché la Bibbia bisogna averla sulla punta delle dita come un pianista che suona Rachmaninov, che come sai è particolarmente arduo.

– M’impegnerò. Ora leggo: Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia” (Rm 4, 18-22). Mi ha sempre colpito l’espressione ‘sperando contro ogni speranza’.

Se Abramo ha dovuto sperare in questo modo, nella condizioni più avverse, ora, salendo il monte per offrire il figlio Isacco in olocausto, deve intensificare ulteriormente la sua ‘speranza’, la sua fiducia in Yahvè che risulta sempre più esigente, sempre più imprevedibile e anche… così incomprensibile.

– Mi viene in mente anche Giobbe che ha dovuto fidarsi di Dio senza capire il perché delle sue prove dato che sapeva di essere innocente.

– Eh sì. Yahvè, cioè l’Essere Unico. è ‘Mistero’ e non ci rimane altro da fare che ‘fidarci di lui senza capire’. E ora leggi il momento cruciale, qui.

Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: ‘Abramo, Abramo!’. Rispose: ‘Eccomi!’. L’angelo disse: ‘Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio (Gn 22,10-12).

– Ecco, dimmi, che cosa ti colpisce di questo passo?

– Intanto che Dio tiene Abramo in sospeso fino all’ultimo secondo. Una prova veramente all’ultimo respiro.

– Altro?

– Beh, veramente si parla di un Angelo ma in realtà è Yahvè che interviene, lo stesso Yahvè che gli ha chiesto di offrire Isacco.

– Nient’altro?

– Mi stai mettendo alla prova… Non saprei. Bocciami pure, non ho altre notazioni da fare.

– Yahvè dice: Ora so che tu temi Dio…’. Non ti sembra strano?

– Già! Ti avevo chiesto un passo su ‘Dio Ignorante’ e mi hai proposto questo. Incredibile! Yahvè dice ‘Ora so’. Ma allora non lo sapeva prima, non è l’Onnisciente… certe cose non le sa.

– O non lo vuole sapere… In questo caso Yahvè ha nascosto a se stesso l’esito della prova. Se avesse conosciuto in anticipo il comportamento di Abramo che motivo c’era di metterlo alla prova? Invece il Dio Unico che ci ha creati liberi ha deciso di imparare da noi le nostre scelte.

‘Ora so che tu temi Dio…’. Temi vuol dire ‘ami’. Infatti Abramo dà prova di amare Yahvè ‘con tutto il cuore, la mente e le forze’ (Dt 6,5), così come prescrive il Deuteronomio, anzi come esige il rapporto d’amore.

– Acquisito quindi il ‘Mistero dell’Ignoranza di Dio’ non dimentichiamoci che ‘Dio è sapiente’ e che in lui ‘Sapienza e Ignoranza’ costituiscono una ‘Coincidenza degli Opposti’.

– Quindi parlare semplicemente di ‘Onniscienza di Dio’ è sbagliato perché non prendiamo in considerazione che egli sceglie di essere ‘Ignorante’.

– Per cui la formula migliore e più rispettosa è ‘Dio Sapiente e Dio Ignorante’.

– E un esempio tratto dai Vangeli che riguardi Gesù, sapresti indicarmelo.

– Leggi qui. Chi cerca trova, l’ha detto lui. E’ Gesù che parla.

Io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me (Gv 12,49-50).

– Gesù nella sua ‘Kenosi’ si è spogliato della sua Gloria, quindi della sua Sapienza e per le esigenze della vita umana ha dovuto essere istruito da Giuseppe e Maria. Invece, per quanto riguarda la conoscenza della sua Identità e della la sua Missione dipendeva dal Padre, come appunto dichiara in ciò che hai letto.

– Guidato in tutto e per tutto dal Padre.

– A motivo della sua ‘Ignoranza’. Un giorno Gesù ha fatto anche questa dichiarazione: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8, 29).

– Gesù viveva in piena comunione col Padre che ne avvertiva la presenza, lo sentiva.

– Infatti. Ma ad un certo punto lo coglierà di sorpresa. Gesù è pronto ad affrontare la prova suprema della morte sulla Croce e, pur angosciato, è convinto che il Padre ‘non lo lascerà solo’, tanto più nel momento in cui sta compiendo l’atto supremo che corona la sua missione. Leggi ora questo passo.

“Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34)

– Se Gesù ha gridato in quel modo è perché si è sentito abbandonato. Non che il Padre lo abbia davvero lasciato solo, però non ha più dato segni della sua presenza. E questo Gesù non se l’aspettava, altrimenti non avrebbe gridato: ‘Perché mi hai abbandonato’.

– E’ vero! Quindi Gesù rivela di essere ignorante riguardo a ciò che può succedere, e addirittura può ingannarsi coltivando la certezza che il Padre si farà immancabilmente sentire.

– Una prova tremenda! Ma Gesù non si perde d’animo. Trovandosi in quel momento nel buio più completo, anche lui come Abramo ‘Spera contro ogni speranza’, crede nella vicinanza del Padre e continua ad amarlo con tutto se stesso e ne è prova quello che dice subito dopo: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46).

– Si sente abbandonato… ma si abbandona. Stupendo!


25.           Dio Primo e Ultimo, Ricco e Povero

– La rivelazione della ‘Kenosi’ come dinamica della manifestazione di Dio ci permette di allargare lo sguardo su altre ‘Coppie di opposti ontologici’, che ‘coincidono’. ‘Gloria e Kenosi’ devono essere tenute presenti insieme anche quando ci occupiamo dell’una o dell’altra.

– Allora esaminiamo queste altre ‘Coppie di Opposti’. L’Essere Unico è veramente inesauribile. Spero di non esaurirmi in questo lavoro che è appassionante ma è anche sfibrante perché mi fa passare da uno stupore all’altro. Spero francamente di reggere.

– Reggerai, reggerai perché la tua sete di conoscenza è inesauribile come la realtà dell’Essere Unico. Si corrispondono perfettamente e, se ‘umanamente parlando’ hai dei limiti, ricorda che quando sei stato battezzato Cristo ti ha comunicato il suo ‘Spirito senza misura’, ed è questa la forza propulsiva che ci manda avanti a esplorare ‘Colui che è senza misura’.

– Bellissimo. Mi hai rincuorato! Stavo ricadendo un po’ troppo nell’umano mentre in me sta già operando il divino.

– Possiamo affrontare tutte queste straordinarie ‘Coincidenze degli opposti’ dell’Essere Unico perché siamo noi stessi, tutti e due, misteriosa ‘Coincidenza di opposti ontologici’. Siamo ‘umani e divini’, ciascuno di noi come Cristo è ‘figlio dell’Uomo’ e ‘Figlio di Dio’. Allora, andiamo avanti?

– Dopo questo eloquente richiamo se ci fermassimo saremmo degli ingrati. Procediamo!

– Dice il Cristo Risorto in apertura del libro dell’Apocalisse: Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap 1,17-18) e alla conclusione ribadisce: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine” (Ap 22,13).

– Che significa ‘Primo e Ultimo’. Che abbraccia ogni cosa?

– Sì, vuol dire che ‘viene prima di tutto’ e quindi è l’origine di tutte le cose ed è anche la ‘destinazione’ di tutto ciò che esiste. Comunque riguarda anche l’abbassamento e l’innalzamento…

– Quindi la ‘Kenosi e la Gloria’.

– Esatto. Perché ‘Primo’ vuol dire anche ‘Eccelso’ e ‘Ultimo’ vuol dire anche ‘Miserevole’. E lo abbiamo ben esemplificato. Come vedi siamo in presenza di una nuova ‘Coincidenza degli Opposti’ confermata dalla Scrittura e dalle stesse parole di Cristo.

– Niente male come conferma. E’ quello che ti ho chiesto.

– Anche Paolo, a proposito di ‘Dio Ricco e Povero’ scrive ai Corinzi: “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9).

– Ecco il ‘Figlio di Dio’ che ‘non è geloso della sua uguaglianza con Dio’, della sua ‘ricchezza divina’ e vuole comunicarla anche a noi per ‘farci ricchi’ come lui. Ma se ‘si fa povero’ non è, mi par di capire, per rimanere povero ma per portarci a condividere la sua ricchezza.

-Sì, è così, ma bisogna riconoscere che la ‘povertà’ la vive veramente. La ‘Kenosi’ è reale, seria, sofferta. Non è una passeggiata turistica, non è una finzione, non è una sceneggiata. Purtroppo c’è chi è arrivato a svuotare la ‘Kenosi’ del suo valore reale.

– Insomma, invece di comprendere la ‘Kenosi’ come ‘reale svuotamento del Logos’ l’hanno svuotata del suo ‘reale significato’.

– Queste cose le sanno fare solo coloro che presumono di capire e spiegare tutto di Dio invece di accogliere la Rivelazione che viene da lui col dovuto rispetto, trattandosi del ‘Mistero’ che si manifesta rimanendo pur sempre in parte ‘velato’.

– A proposito in Teologia s’insegna che il Logos ha fatto tutto questo per noi, come atto di misericordia, ma lui, per se stesso non aveva bisogno né di creare, né di incarnarsi, né di spogliarsi della sua Gloria. Insomma, tutto in funzione nostra. Su questo vorrei che tu mi istruissi.

– E’ un grave errore. L’Essere Unico aveva l’esigenza di creare, di manifestare la sua inesauribile ricchezza, di incarnarsi, di entrare nella dimensione della ‘Kenosi’ per realizzare ‘per primo’ in se stesso il Progetto riguardante tutti noi, l’umanità, ma anche l’intera creazione.

– Perché?

– Ma proprio perché è l’Essere Unico che è Immanifesto e Manifesto, Creatore e Creazione. Egli in questo modo dispiega la pienezza del suo essere. La concezione teologica che hai illustrato prima nasce dall’errore del ‘Dualismo dell’Essere’, ovvero l’artificiale distinzione tra ‘Essere Increato’ ed ‘Essere Creato’. Secondo questa opinione l’Essere Creato non è affatto necessario e quindi potrebbe non esistere. Invece nella Verità dell’Essere Unico tutto è necessario e l’Essere Increato e l’Essere Creato sono un’unica realtà, appunto un Unico Essere.

– E ora spiegami perché il Logos deve essere necessariamente il primo a realizzare il ‘Progetto della Divinizzazione’ dell’umanità?

– Ma perché lui è l’Umanità, lui è ogni singolo essere umano. Il Logos si è fatto Creazione e Creatura. Quindi entra nella dimensione umana proprio per realizzare in sé il ‘Prototipo della Nuova Umanità divinizzata’. Si fa realmente essere umano e rivela ‘nei fatti e nella verità’ (1Gv 3,18) che il progetto a fattibile e ogni essere umano, seguendo lui e in comunione con lui, può conseguirlo.

– Hai risposto esaurientemente e come al solito brillantemente ai miei ‘perché’ un po’ insistenti e infantili. Grazie.

– I perché sono sempre ‘infantili’ perché esprimono sia l’ignoranza che il desiderio di capire, proprio dei piccoli che si trovano davanti alla realtà sconosciuta.

– E beato quel bambino che trova un adulto disposto a rispondere ai suoi perché! Non è sempre così, sai.

– Sì, lo so bene e per esperienza. Gli adulti non sanno o non conoscono la più elementare didattica oppure, ed è il caso più grave, non ritengono di perdere tempo a istruire i piccoli curiosi.

– Ma grazie a Dio io ho te che non solo sai ma vuoi farmi conoscere ciò che sai.

– So quello che so… ma anch’io ho i miei perché e non ho ancora trovato le risposte.

– Forse nessuno le sa.

– Già, spesso bisogna arrendersi davanti al ‘Mistero di Dio’!

– Eh sì. Ma prima di arrenderci… andiamo avanti e continua a istruirmi. Ora che facciamo?

– Ti propongo ancora un risvolto della ‘Kenosi’ molto interessante, la ‘Coincidenza di Signore e Servo’.

– Visto che sto imparando voglio fare due citazioni riguardo a questo argomento. Ce l’ho sulla punta delle dita, posso?

– Non fermerei giammai un impeto scritturale.

– Sì, puoi ben dirlo … scritturale ed esegetico.

– E allora… vai. Eccoti la Bibbia.

– Matteo ci regala questa perla: “Il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). Colui che è servito è il ‘Padrone’ cioè il ‘Signore’ e colui che è predisposto a soddisfare le sue necessità è il ‘Servo’.

– Ottima esegesi.

– E Luca quest’altra: “Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve (Lc 22,27). E così ha rimarcato il suo ruolo di ‘Servitore’ pur avendo pieno diritto di sedere a tavola in quanto ‘Signore’.

– Molto bene, ma non dimenticare che ‘Signore e Servo’ si applica all’Essere Unico, quindi tutta la Trinità. Anche il Padre è ‘Signore e Servo’ e la ‘Ruah, Madre’ è ‘Signora e Serva’. Lo vedremo trattando in modo più approfondito il ‘Mistero della Trinità’. Che cos’è la ‘Provvidenza di Dio’ se non la continua vigilanza e il servizio dell’Essere Unico sulle sue creature? Vale la pena di leggere attentamente quello che ha rivelato Gesù sulla ‘Provvidenza’. Ecco, leggi qui.

Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Mt 6,25-29). Dio si occupa degli uccelli del cielo e dei gigli dei campi.

– Eh sì! Quando diciamo ‘Natura’ dovremmo pensare che è l’Essere Unico che ‘si fa Creazione’ e ‘provvede al bene’ di tutte le sue creature.

Il Dinamismo dell’Essere Unico è la ‘Donazione di sé’. Questo donarsi è continuo e si esprime concretamente nel ‘servizio’. Per questo ‘Amare’ per l’Essere Unico significa ‘Servire’. Ma vai avanti. Ha già detto ‘Voi contate più di loro’… ma c’è dell’altro.

– “Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro del Cielo infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 6,30-34).

– Se l’Essere Unico provvede al benessere, alla crescita, allo sviluppo di tutte le sue creature anche le più piccole… che cosa è pronto a fare per noi, esseri umani?

– Rassicurante quello che dice: ‘Il Padre vostro del Cielo infatti sa che ne avete bisogno’.

Però, c’è una condizione da rispettare. Vedi gli uccelli e i gigli non si affannano, non si preoccupano… si abbandonano spontaneamente alla Provvidenza di Dio. Noi umani invece ci affanniamo, ci preoccupiamo, ci agitiamo come se la Provvidenza di Dio non ci fosse. Ed ecco perché Gesù ci richiama. Che cosa dobbiamo fare per assecondare la Provvidenza?

– Eh già, lo dice chiaramente. ‘Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia’.

E aggiunge: ‘Tutte queste cose vi saranno date in aggiunta’. Tutte le cose per cui ci affanniamo, ci arrabattiamo, ci preoccupiamo e spesso riusciamo a raggiungere a stento, il Padre è pronto a darcele se noi ‘‘Cerchiamo prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia’.

– Ma in concreto che significa ‘‘Cercare prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia’?

– E’ un appello alla nostra libertà e alla nostra intelligenza. E’ vero che per vivere bisogna nutrirsi, vestirsi, avere una casa… insomma avere almeno il necessario per vivere in modo confortevole. Ma perché siamo al mondo? Se per caso finora non l’abbiamo saputo Gesù Cristo è venuto a spiegarcelo, anzi a ‘rivelarcelo’. Siamo qui, su questa terra per realizzare la nostra ‘Divinizzazione Integrale’ cioè diventare Figli di Dio in Pienezza.

– Ecco il Regno di Dio!

– Gesù ci sta dando le indicazioni per la via più sicura. Noi ci affanniamo per rimanere in vita e lui ci prospetta la ‘pienezza della Vita’, che va oltre questa vita umana la quale prima o poi finirà.

– E affannandoci in questo modo perdiamo il Regno di Dio e finiamo col fare una vita di stenti.

– Io ho preso in parola Gesù e ho sempre cercato, per prima cosa, il ‘Regno di Dio’ in me e negli altri e ti assicuro che non mi è mai mancato nulla, anzi ho avuto molto di più di quello che avrei conseguito dandomi da fare il più possibile.

– Certo che bisogna lavorare per il Regno e non mettersi in panciolle dicendo che stiamo cercando il ‘Regno di Dio’ aspettando che la ‘Provvidenza di Dio’ lavori per noi.

– Sì, e il lavoro per il Regno è ‘Amare e servire’, esattamente quello che ha fatto Cristo, quello che fa il Padre e quello che fa la Madre Ruah.


26.           Dio Trascendente e Immanente

– Ci sono rimaste ancora parecchie ‘Coppie di Opposti’ da mettere sotto la lente d’ingrandimento e mi piacerebbe esaminarle, penso che mi sia molto utile.

– Sì certo, è utile anche a me. Vedi ci sono delle Coppie espresse con termini filosofici che non si trovano nella Sacra Scrittura. Bisogna quindi stabilire delle analogie.

– Puoi farmi degli esempi?

– Sì certo. Alcune di esse te le ho già elencate quando ho introdotto il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ dicendoti che avremmo trovato le conferme scritturali. Ad esempio ‘Trascendente e Immanente’ sono due parole che non trovi nella Bibbia eppure sono ritenuti Nomi confacenti a Dio.

– Altri?

Per Cusano come ti ho detto Dio è ‘Massimo e Minimo’. E poi ecco ‘Infinito e Finito’, ‘Assoluto e Relativo’, ‘Immobile e Mobile’ e anche ‘Perfetto e Imperfetto’ di cui abbiamo già parlato.

Un bel po’ di Nomi filosofici.

Usati anche dai Teologi, ma ovviamente non in coppia, tranne ‘Massimo e Minimo’ e anche ‘Trascendente e Immanente’.

Adesso con tutti questi nomi ho un po’ di confusione in testa. Hai detto che è possibile trovare delle analogie con Nomi presenti nella Scrittura, vero? E allora vediamo se è possibile.

– Benissimo. Cominciamo da ‘Trascendente e Immanente’. Nella Bibbia Dio viene chiamato ‘Inaccessibile’ e questo esprime la sua ‘Trascendenza’, sei d’accordo?

– Sì, ma bisogna trovare i passaggi biblici appropriati.

– Ecco, leggi qui. E’ la Lettera di Paolo a Timoteo.

Ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere” (1Tm 6,14-16). Dio, ‘beato ed unico sovrano’ è dichiarato ‘inaccessibile’. La parola ‘trascendente’ non è biblica e vuol indicare che Dio si trova ‘al di là della nostra esperienza’, ossia la trascende, e quindi non si può raggiungere.

– Collegare ‘inaccessibile’ e ‘trascendente’ mi sembra un’analogia convincente.

– Vediamo ora di verificare il suo opposto, cioè ‘Immanente’, termine anch’esso non biblico. Significa ‘che si trova qui’, dove siamo noi, per cui possiamo vederlo, toccarlo, farne esperienza. Beh, che ne dici? Abbiamo in Gesù Cristo la più valida conferma.

– Giusto! Più immanente di così: si è fatto uomo! Quindi Gesù è ‘Dio Immanente’. Anche se io e te non lo abbiamo visto c’è chi ha vissuto con lui e ci ha offerto la sua testimonianza.

– Però non dobbiamo trascurare il fatto che Dio è continuamente ‘immanente’. Anche nei testi dell’Ebraismo abbiamo delle ottime assicurazioni. Leggi ad esempio questa che si trova nel libro della Genesi.

Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa (Gn 28,10-12). La famosa ‘Scala di Giacobbe’! Ma che significato ha? Mi ha sempre incuriosito ma non ho mai trovato una spiegazione soddisfacente.

– Colleghiamo questo passo con quest’altro del Vangelo di Giovanni. Leggi qui.

– Bene, ma tengo il segno dell’altro perché non avevo finito di leggere.

– Ovvio, perché la conclusione dell’episodio è molto importante.

– Leggo: “Gesù visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: ‘Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità’. Natanaèle gli domandò: ‘Come mi conosci?’. Gli rispose Gesù: ‘Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico’. Gli replicò Natanaèle: ‘Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!’. Gli rispose Gesù: ‘Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!’. Poi gli disse: ‘In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo (Gv 1,47-51).

– Che relazione trovi tra la ‘Scala di Giacobbe’ e quello che dice Gesù riguardo a sé, visto che è il ‘Figlio dell’uomo’?

– Ho chiesto la spiegazione a te e devo darla io? Mi sopravvaluti…

– Utilizza le nozioni che sai. Parti sempre dalla verità dell’Essere Unico…

– Va bene, ci provo. L’Essere Unico ‘si è fatto Creazione’, quindi esiste un collegamento diretto tra la sua ‘Trascendenza’ e la sua ‘Immanenza’. Ecco la ‘scala’! E il Cristo è il Logos che ‘ha fatto in sé tutte le cose, tutte sussistono in lui’ per cui è lui stesso la ‘scala’.

– Molto bene. E gli ‘Angeli di Dio’ che salgono e scendono sulla scala di Giacobbe e sul Figlio dell’Uomo?

– Non saprei?

– Sono una figurazione di Dio stesso che mantiene un incessante collegamento con la sua Creazione rendendosi continuamente presente, cioè ‘immanente’. Gesù annuncia un evento che nessuno ha visto. Egli dice infatti ‘vedrete il cielo aperto e gli angeli salire e scendere sul Figlio dell’Uomo’. Però in tutta la sua vita pubblica Gesù ha compiuto opere in costante unione col Padre e la Ruah. In lui ‘Trascendenza e Immanenza’ per chi voleva vedere, erano visibili.

– Finalmente una spiegazione efficace. Grazie!

– Naturalmente è un’ipotesi, ma se l’hai sentita valida e soddisfacente ne sono contento.

– Riprendo la storia di Giacobbe: Ecco il Signore gli stava davanti e disse: ‘Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto’. Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: ‘Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo’. Ebbe timore e disse: ‘Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo” (Gn 28,13-17). Il Signore ‘immanente’!

– Infatti Giacobbe esclama: ‘Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo’. Noi dobbiamo essere consapevoli che abitiamo in Dio. Ricordi quello che Paolo disse all’Areopago di Atene?

– Come no? “In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28).

– Giacobbe ha fatto la scoperta che Dio abitava quel luogo ma poi Dio nel sogno gli ha detto: ‘Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai’. Dio è ovunque, la Creazione è il suo ‘habitat’, anzi è lui.

Ma perché dice anche: ‘Quanto è terribile questo luogo!’?

– Avverte la presenza di Dio non è un fatto solito, ordinario. Durante il sogno egli non ha avuto paura. Dio gli ha parlato e gli ha annunciato che la benedizione di Abramo sarebbe passata su di lui e la sua discendenza. E’ quando si è svegliato che ‘ebbe timore’. La sua emotività è stata scossa dopo il sogno proprio per la sua straordinarietà. Ma noi dobbiamo coltivare la consapevolezza della presenza di Dio sempre, qui e ora. Siamo immersi in Dio e Dio è in noi. Una convinzione di fede che non deve diventare abitudinaria ma riempirci di stupore ogni giorno, ogni momento.

– Prima parlavi di Gesù quale ‘presenza e immanenza di Dio’ sulla terra.

– Giovanni, che ha conosciuto Gesù, ci fornisce questa sua testimonianza. Leggila tu.

Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo” (1Gv 1,1-3).

– Ciò che era fin dal principio è il Dio ‘Trascendente e Inaccessibile’ che in Cristo, Verbo della Vita ‘fatto uomo’, si è reso ‘Accessibile e Immanente’, si è posto infatti a livello dell’uomo, di ogni essere umano.

– Eh sì, tu e Giovanni mi avete convinto. Dicevi che ci altri sono ‘Nomi di Dio’ affini a ‘Trascendente e Immanente’. Quali sono?

– Ad esempio ‘Altissimo’ significa in fondo così in alto che è ‘Inaccessibile’ e quindi ‘trascende’, tutto ciò che conosciamo. Il suo opposto è ‘Bassissimo’.

– E nella Scrittura?

– Il termine ‘Altissimo’ lo troviamo testuale invece per ‘Bassissimo’ dobbiamo andare per deduzione. A questo proposito voglio precisare che una volta acquisito il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ anche se non troviamo nella Scrittura uno dei due possiamo arguirlo o addirittura ipotizzarlo, perché nell’Essere Unico ad ogni Nome, che indica una sua particolarità ontologica, c’è sicuramente l’opposto. E comunque la realtà è la loro coincidenza.

– Allora ‘Altissimo’ è documentato?

– Questo ‘Nome di Dio’ è sulla bocca di tutti i personaggi dal  Libro della Genesi fino ai Profeti. In ebraico è ‘Eljon’. Fa la sua comparsa con Melchisedek. Leggi, leggi… è qui.

Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: – Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici” (Gn 14,18-20). Un Sacerdozio anteriore a quello di Aronne.

– Infatti. Ma lo ritroviamo anche nei libri del Nuovo Testamento. Ad esempio in questo passo che riporta le parole che l’Arcangelo Gabriele avrebbe detto a Maria.

“Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (Lc 1,35). Ma le ha dette queste parole o no? Tu mi pare l’hai messo in dubbio.

– Sì, forse le ha dette ma bisogna chiarire molte cose, lo faremo a suo tempo. Per ora basta sapere che Dio veniva chiamato ‘Altissimo’ anche dai cristiani.

– E ‘Bassissimo’ il suo opposto, dove lo troviamo?

– Non c’è. Ma quando abbiamo parlato della ‘Kenosi del Logos’ abbiamo constatato che si è progressiva abbassato dalla posizione divina a quella umana e infine è stato crocifisso come uno schiavo. L’ultimo degli uomini, quello che sta più in basso, e allora ecco dedotto il nome ‘Bassissimo’ che è opposto ad ‘Altissimo’. Ma la verità su Dio è la coincidenza dei due Nomi, ricordalo!

– Quindi contempliamo il mistero di Dio ‘Altissimo e Bassissimo’.

– Sì, non comprendiamo ma ‘contempliamo’!


27.           Le Cinque Vie di Tommaso

– Su, vediamo altre Coppie di Opposti.

– Ma sei insaziabile!

– Sei tu che mi stimoli a cercare perché mi spalanchi sempre nuovi scenari e io sto scoprendo le meraviglie insospettabili di Dio. Effettivamente il punto di vista della ‘Coincidenza degli opposti’ ci mette nella posizione migliore per cogliere le infinite sfaccettature, se posso chiamarle così, di questo immane ‘Mistero’ che è l’Essere Unico.

– D’accordo. Allora esaminiamo la denominazione ‘Dio Immobile’ e il suo opposto ‘Dio Mobile’.

Penso che ‘Immobile’ voglia dire che ‘non si muove’. Povero Dio condannato all’immobilità! Però ho una reminiscenza filosofica. La definizione di Dio ‘Motore Immobile’ è di Aristotele. Secondo lui Dio non si muove… ma muove tutto.

– Già. Definizione ripresa da Tommaso d’Aquino nelle sue ‘Cinque Vie’. per dimostrare razionalmente che Dio esiste. Ma non ha dimostrato proprio niente. Se l’esistenza di Dio si potesse davvero dimostrare razionalmente, sai che ti dico? di quel Dio simile ad un teorema di geometria non sapremmo che farcene. Ma il fatto grave è la pretesa del teologo razionalista di illudersi di poter ‘dimostrare l’esistenza di Dio’. Questo sì che è grave!

– So che ad un certo punto della sua vita, dopo una strana esperienza interiore, voleva bruciare tutto dicendo che le sue opere teologiche erano ‘tutta paglia’.

– Sì, è vero, Così raccontano. Fatto sta che non ha scritto più niente e poco dopo è andato a incontrarsi faccia a faccia con Dio.

– Che pretesa folle quella di voler dimostrare che Dio esiste!

– La verità è che non si può dimostrare l’esistenza di alcunché. Io e te, che pure siamo qui uno di fronte all’altro, non possiamo dimostrare di esistere… possiamo solo dire: ‘Guardami, sono qui’ e basta. Come si può pretendere di dimostrare che esiste Dio? E’ la follìa degli intelligenti.

– Allora niente ‘dimostrazioni’ ma ritorniamo alla ‘Rivelazione’. Dove possiamo ritrovare nella Scrittura l’affermazione che Dio è ‘Immobile’, fermo, statico?

– Non c’è da nessuna parte. Ma ecco che qui possiamo utilizzare il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’. Partiamo sempre dall’Essere Unico e sappiamo che lui ‘si è fatto Creazione’. Orbene nella Creazione tutto è mobile, tutto è movimento, tutto è dinamico. Ma la Creazione è la manifestazione di Dio, quindi ‘Dio Creazione’ è ‘Dio Mobile’.

– Ti seguo.

– Ecco, se c’è ‘Dio Mobile’ allora noi possiamo affermare che c’è sicuramente l’opposto, ossia ‘Dio Immobile’, e che l’Essere Unico è realmente la coincidenza di ‘Immobile e Mobile’.

– L’errore di Aristotele, e quindi di Tommaso, era quello di affermare semplicemente ‘Dio Immobile’, ma non riuscire a intravedere minimamente né la Creazione come ‘Dio Mobile’ e neppure immaginare che la realtà dell’Essere potesse seguire vie così irrazionali come la coincidenza di ‘Dio Immobile e Dio Mobile’.

– Visto che abbiamo chiamato in causa Tommaso consentimi una piccola digressione. Riflettevo giorni fa sulle ‘Cinque Vie’ che in nessun modo, come ti ho detto, dimostrano l’esistenza di Dio è ho avuto un’intuizione.

– E nessun ateo ha mai trovato Dio seguendo le ‘Cinque Vie’.

– Se crediamo in Dio ci crediamo… per altre vie. Ognuno ha il suo percorso di conoscenza con cui è arrivato a credere in Dio. Ecco che cosa mi è balenato in mente. Noi ricaviamo l’esistenza dell’Essere Unico dalla Rivelazione e non abbiamo nessuna pretesa di dimostrarla con le ‘Cinque Vie’ però esse ci offrono paradossalmente cinque ‘Coincidenze degli opposti’.

– Non riesco a seguirti.

– L’esercizio che abbiamo fatto poc’anzi cimentandoci con ‘Dio Immobile’ e ‘Dio Mobile’ esemplifica quello che sto cercando di dirti. Tommaso vede la mobilità delle creature e stabilisce che il Creatore sia stabile e immobile. Noi, sapendo che la Creazione è ‘Dio che si è fatto Creazione’ scopriamo che ‘Dio è Mobile’ e, applicando il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’, possiamo anche asserire che ‘Dio è Immobile’. Chiaro?

– Chiaro. La ‘Seconda via’ a che cosa si riferisce?

– In natura tutto quello che accade ha una causa per cui per Tommaso deve esistere la Causa Prima, l’Essere Incausato. Ma se Dio è ‘Creazione’ egli è sia ‘Dio Incausato’ che ‘Dio Causato’ e i due opposti in lui coincidono.

– Date le premesse è ovvio, anche se si tratta di termini fin troppo filosofici. Terza Via?

– Tommaso riflette al fatto che la Creazione ha avuto un inizio e allora, poiché è impossibile che si sia fatta da sé, deve esserci ‘Qualcuno’ che le ha dato l’avvio, questo Qualcuno è ovviamente Dio.

– Ma questa Via è simile alla precedente. Per noi è Dio che si fa Creazione per cui ‘Dio Creatore e Dio Creazione’ coincidono. Possiamo passare alla  Quarta Via?

– L’occhio acuto di Tommaso ha osservato che nel mondo vi sono creature che presentano ‘gradi di perfezione’ differenti, dalle meno perfette alle più perfette. Per cui, per induzione, arriva a stabilire che ci deve essere Uno che ha in sé ogni perfezione, e chi sarà mai? Ma Dio naturalmente!

– Ragionamento puerile per essere frutto di una grande mente. Ragionamento che non dimostra che esista questo Essere Perfetto, e chi non crede continua a non credere.

– Ripartendo dall’Essere Unico, in cui noi crediamo, e sapendo che ‘si è fatto Creazione’ possiamo affermare che la Creazione è ‘Dio Imperfetto’ perché orientato verso la perfezione ed è tutt’uno con ‘Dio Perfetto’. E la realtà dell’Essere Unico è che ‘Dio Perfetto’ e ‘Dio Imperfetto’ coincidono.

– E la Quinta Via?

– Direi che è la più paradossale e divertente, e la nostra interpretazione scombussolerebbe il povero Tommaso e il suo razionalismo.

– Ma lassù dove dovrebbe trovarsi ora avrà sicuramente ‘capito che non poteva capire’ scoprendo il grande valore della ‘Coincidenza degli Opposti’.

– Se veramente si trova in Dio sa come possono realmente coincidere gli ‘Opposti Ontologici’ nell’Essere Unico e allora beato lui! Ma torniamo alla Quinta Via che riguarda ‘l’argomento teleologico’ ovvero il Progetto di Dio. Per il nostro Tommaso che i suoi confratelli chiamavano ‘Bue Muto’ perché era un colosso e non parlava mai, le cose del mondo sembrano predisposte ad un fine secondo un Disegno, un Progetto. Ma se c’è un Progetto allora c’è il Progettista e non può che essere Dio.

– Posso cimentarmi io nell’interpretazione di questa ‘Quinta Via’?

– Ma certo! E se ci riesci vuol dire che hai fatto tu la mia intuizione.

– Ci provo. Questa argomentazione di Tommaso non persuade sicuramene gli atei, come tutte le altre. Però noi, convinti della realtà dell’Essere Unico, sappiamo che questo Progetto c’è e lo coinvolge talmente al punto che è il Primo a realizzarlo. Infatti in lui ‘Progettista e Progetto coincidono’.

– Centrato! Bravo. Ma qual è la ‘finalità’ per cui l’Essere Unico ha creato il mondo, ovvero ‘si è fatto mondo’?

– La ‘Divinizzazione del mondo’ a cominciare dalla ‘Divinizzazione degli esseri umani’.

– E chi ha realizzato per primo in se stesso il ‘Progetto di Divinizzazione’?

– Il Logos fatto uomo, Gesù Cristo in persona.

– Vedi fino a che punto ‘Dio Progettista’ e ‘Dio realizzatore del Progetto’ coincidono? E chi porterà alla ‘Divinizzazione’ l’intera Creazione?

– Sempre Lui, Cristo Risorto.

– Allora ringraziamo Tommaso e le sue ‘Cinque Vie’ che se falliscono in modo smaccato lo scopo per cui sono state escogitate, ovvero la dimostrazione dell’esistenza di Dio Immobile, Dio Incausato, Dio Creatore, Dio Perfetto e Dio abile Progettista sono state per noi un ottimo stimolo a ribadire che in Dio la ‘Coincidenza degli Opposti’ è la regola sovrana anche se per noi completamente incomprensibile.

– Capire di non poter capire è una grande conquista.


28.           Dio Immutabile e Mutevole

– Ora parliamo del ‘Dio Immutabile’.

– Ma abbiamo già parlato del ‘Dio Immobile’. Dire ‘Dio Immobile’ e dire ‘Dio Immutabile’ non significa la stessa cosa?

– No. ‘Immobile’ vuol dire che ‘non si muove’, sta sempre allo stesso posto mentre ‘Immutabile’ vuol dire che non cambia, non si trasforma.

– Sono ormai un po’ smaliziato quindi arguisco che non parleremo soltanto di ‘Dio Immutabile’ ma del suo immancabile opposto, ossia ‘Dio Mutabile’.

– Che però in italiano non si dice per cui diciamo ‘Dio Mutevole’.

– Ora c’incombe l’obbligo di trovare riferimenti scritturali per ‘Dio Immutabile’. Ci sono?

– Vediamone prima un paio negli Scritti ebraici. Ecco che cosa fa dire a Yahvè il profeta Malachia:Io sono il Signore, non cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine. Fin dai tempi dei vostri padri vi siete allontanati dai miei precetti, non li avete osservati. Ritornate a me e io tornerò a voi(Mal 3,6-7).

– Se non cambia è segno che è ‘Immutabile’, mi sembra una buona conferma.

– Egli rimane fedele a se stesso, fedele all’Alleanza con Abramo e i suoi discendenti per cui se loro dopo essersi allontanati ritornano a lui lo ritrovano com’era prima e pronto a ricominciare.

– Che Yahvè fosse ‘immutabile’ era per gli Ebrei una bella garanzia, direi una sicurezza, vero? E mi viene il sospetto che forse proprio per questo motivo si allontanavano da lui con una certa leggerezza. Altro passo?

– Quest’altro l’ho trovato nel Libro dell’Ecclesiaste. Un libro strano pieno di contraddizioni, di pessimismo, di amarezza. Comunque arriva a riconoscere la stabilità dell’operato di Dio. Ecco qua: “Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere” (Ecc 3,14). Se Dio fa cose ‘immutabili’ vuol dire che è ‘Immutabile’, che ne pensi?

– Direi che anche questa è una appropriata conferma. E nel Nuovo Testamento non hai trovato niente?

– Come no? E quello che ho trovato riguarda proprio Gesù Cristo e conferma che ‘Cristo è immutabile’ ma, al tempo stesso, anche che è ‘Mutevole’.

– Ah, interessante. Sentiamo.

Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Ebr 13,8).

– Ma qui afferma soltanto che Gesù Cristo è lo stesso, non cambia col passare del tempo, è ‘Immutabile’ ieri, oggi e per sempre. Come fai a dire che conferma anche la sua ‘Mutevolezza’?

– Cristo è sempre lui, certamente, la sua identità è stabile, egli è il ‘Figlio di Dio’ ma noi lo conosciamo in continuo cambiamento, perché questo vuol dire ‘mutevole’. Infatti, eccolo nella Trinità nella sua condizione di Logos, Figlio di Dio, ma poi diviene qui sulla terra ‘Figlio dell’Uomo’, pur non cessando di essere ‘Figlio di Dio’.

– Un bel cambiamento!

– E non è finita. Durante il suo iter terreno assistiamo alla sua progressiva divinizzazione fino all’offerta totale che si conclude con la sua morte, ma eccolo Risorto il terzo giorno e quindi ‘pienamente divinizzato’ anche nel suo Corpo. Infine ascende al Cielo per giungere alla destra del Padre. Certamente è sempre lui… ma in continua trasformazione! Eh, che ne dici?

– Mi hai spiazzato perché devo riconoscere che hai perfettamente ragione. Lui è ‘sempre lo stesso’… ma simultaneamente ‘sempre diverso’. ‘Immutabile e Mutevole’ una perfetta ‘Coincidenza degli Opposti’.


29.           Dio Impassibile e Compassionevole

– Ora affrontiamo un tema che ci costringerà a guerreggiare con i teologi.

– Ma lo facciamo in continuazione!

– Sarà una battaglia ‘all’ultimo sangue’, come si dice, perché sulla mia convinzione io non intendo arretrare d’un passo ed effettivamente mi trovo contro sia il ‘fior fiore dei teologi’, sia l’insegnamento tradizionale della Chiesa Cattolica più cieco e sordo del solito.

– Ma di che si tratta? Cominci a trasmettermi apprensione.

– Trasmetterti? Ma io sono calmissimo e anzi ti invito alla calma, perché bisogna tenere i nervi saldi ma distesi.

– Allora… questo argomento?

– Comincio col farti una domanda: ‘Secondo te Dio può soffrire sì o no?’ Domanda a bruciapelo e risposta rapida. Allora?

– Come Dio no, è impossibile, anzi ‘impassibile’. Come uomo, se guardiamo Gesù Cristo ha sofferto tutta la vita e sulla croce in modo lancinante.

– Hai ripetuto ‘paro paro’ quella che è la convinzione dei teologi cattolici e del Magistero Cattolico ed è una grossolana idiozia!

– Ma Dio Padre dei Cieli come può soffrire stando lassù? E lo Spirito, la Ruah Madre, può soffrire essendo Spirito? Comunque, sono prontissimo a ricredermi, se tu mi dai elementi scritturali.

– Il primo argomento ce l’offre direttamente Gesù in più occasioni. Vediamone un paio. Leggi qui, per cominciare.

“Gli disse Filippo: ‘Signore, mostraci il Padre e ci basta’. Gli rispose Gesù: ‘Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse” (Gv 14,8-11).

– Allora, che te ne pare? Ne abbiamo già parlato abbondantemente ma ora questa rivelazione ci è utile proprio per chiarire, una volta per tutte, il tema del ‘Dolore di Dio’. Certo è difficile pensare che Dio soffra se lo cacciamo o isoliamo lassù in un lontanissimo Cielo, ma Gesù ci dice: ‘Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me’. Questo significa una cosa sola che il Padre, quando egli si trovava sulla terra, era anche lui lì, tutt’uno col Figlio.

– Quindi viveva le sue vicissitudini, gioiva con lui e soffriva con lui. E’ evidente!

– Ci hai messo poco a convincerti.

– Le parole di Gesù sono talmente chiare che non lasciano dubbi. Anzi, le ho sentite anche accorate, come se fosse dispiaciuto della diffidenza dei discepoli ai quali stava parlano. E io voglio, da parte mia, rassicurarlo.

– Allora abbiamo già risolto il problema. Gesù soffriva quando si trovava nella condizione umana e il Padre soffriva insieme a lui. Tutto risolto!

– Uhm, credo di no. Il Padre soffriva direttamente, diciamo in se stesso, o per la sintonia col Figlio? E Gesù soffriva come essere umano o come Figlio di Dio? Sono tutti quesiti che dovremmo chiarire.

– Capisco le tue perplessità.

– E prima di tutto devi indicarmi almeno un passo della Scrittura da cui risulta la ‘Impassibilità di Dio’, anche se non viene usata espressamente la parola.

– Leggi questo versetto da Libro del Deuteronomio, è educativo.

– Qui?

– Sì.

Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede” (Dt 19,21). Ma è la  famosa ‘Legge del Taglione’!

– Per l’appunto. Conosci il proverbio: ‘Il medico pietoso fa la piaga purulenta’?

– Sì, certo.

– E secondo te che cosa significa?

– Che, quando è il caso, e si tratta di una necessità inevitabile, il medico deve intervenire senza lasciarsi prendere dalla pietà o compassione, e fare quel che c’è da fare per curare il paziente, nel caso anche amputare una gamba.

– Hai risposto come uno studente in medicina. Bravo! Però se Yahvè ordina di non avere compassione e di applicare senza titubanze o scrupoli la ‘Legge del Taglione’ vuol dire che anche lui non si lascia condizionare dalla compassione, non credi?

– Lo penso anch’io. Certo che la ‘Legge del Taglione’ è spietata!

-No, è giusta. Vuole evitare la ‘giustizia fai da te’, ovvero che la persona offesa agisca per conto suo. La Legge viene applicata dai Sacerdoti in modo equilibrato, senza superare la corrispondenza tra offesa e riparazione. Chi colpisce un suo simile e lo uccide sa che sarà ucciso, chi lo acceca ad un occhio sa che sarà accecato ad un occhio, chi dà un pugno e fa saltare un dente sa che gli sarà cavato un dente, chi taglia una mano sa che perderà una mano, e chi mette fuori uso un piede altrui sa che perderà il suo. Questa è giustizia. ‘Dura Lex, sed Lex’.

– Già… ‘Legge dura, ma Legge’. Quindi per applicare fedelmente la Legge bisogna essere ‘impassibili’ o almeno non lasciare che la compassione ci impedisca di operare secondo giustizia.

– Credo di averti fornito un esempio di quella che si chiama ‘Impassibilità di Dio’.

– Ma Gesù ha superato la ‘Legge del Taglione’ insegnando il perdono.

– Per perdonare bisogna forzarsi ad essere ‘impassibili’, cioè non farsi trascinare dalla passione, dallo spirito di vendetta, dal risentimento… Ha insegnato a lasciare la propria causa nelle mani di Dio. Ha insegnato la ‘Nemesi’ che è la coincidenza di ‘Giustizia e Misericordia’. Ma non siamo noi a metterla in atto, bensì l’Essere Unico. Te ne parlerò quando esamineremo i ‘Principi Interpretativi’ della Scrittura.

– Hai qualche altro esempio di ‘Impassibilità’ tratto dal Vecchio Testamento?

– Sì, i Profeti ci fanno comprendere il comportamento di Yahvè meglio dei Libri Storici. Secondo me in quei libri, elaborati in tempi successivi, ci sono molte cose inventate o accomodate da cui risulta un Yahvè spietato e crudele che non si fa scrupoli di ordinare l’uccisione di ‘uomini, donne, bambini e lattanti’ di una qualche etnìa che ostacola l’appropriazione da parte degli Ebrei della Terra di Canaan. Quella è solo spietatezza e crudeltà, indegna di Dio.

– Il famoso ‘Dio degli Eserciti’ che combatte con Israele.

– Questa del ‘Dio degli Eserciti’ è un’interpretazione completamente infondata. In realtà ‘Yahvè Sabaoth’ è il ‘Dio delle schiere’ ossia delle miriadi di creature che popolano la faccia della terra e tutte prendono vita da lui, il Creatore.

– Se Yahvè fosse davvero il ‘Dio degli Eserciti’ vorrebbe dire che sarebbe crudele, sanguinario, terribile come i guerrieri pronti a dilaniare i nemici. Brr, questo non è il mio Dio.

– E neppure il mio. Ma ci sono pagine intere nella Bibbia che grondano sangue, in cui si narra di stragi e carneficine ordinate da Yahvè, questo furibondo ‘Dio degli Eserciti’ che esce in battaglia con Israele. Viene presentato come un Dio ‘impassibile’ perché spietato, sanguinario, violento, feroce. Ma questa per me è una ‘Impassibilità falsa’ che non può essere fatta coincidere con la ‘Compassione Vera’.

Allora, offrimi dei testi da cui risulti la ‘Impassibilità Vera’ di Yahvè.

– Leggi qui, dal Libro del Profeta Ezechiele. E’ accaduto un fatto gravissimo: il Popolo di Israele si è allontanato da Yahvè e ognuno adora un suo Idolo.

“Mi condusse nell’atrio interno del tempio; ed ecco all’ingresso del tempio, fra il vestibolo e l’altare, circa venticinque uomini, con le spalle voltate al tempio e la faccia a oriente che, prostrati, adoravano il sole. Mi disse: ‘Hai visto, figlio dell’uomo? Come se fosse piccola cosa per la casa di Giuda, commettere simili empietà in questo luogo, hanno riempito il paese di violenze, per provocare la mia collera. Eccoli, vedi, che si portano il ramoscello sacro alle narici. Ebbene anch’io agirò con furore. Il mio occhio non s’impietosirà; non avrò compassione: manderanno alte grida ai miei orecchi, ma non li ascolterò (Ez 8,16-18). Yahvè è giustamente irato contro il suo popolo che gli ha voltato le spalle, adorando gli Dei. Ricordo il Primo Comandamento dato a Mosè.

– Leggilo, è qui nel Deuteronomio.

– Ah sì: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso” (Dt 5,6-9). Si capisce perché Yahvè è veramente irritato, anzi arrabbiato.

– E si capisce perché decida di non impietosirsi, di non avere compassione e di non ascoltare le loro grida quando metterà in atto la punizione, cioè la deportazione in Babilonia. Come dice il proverbio: ‘A mali estremi, estremi rimedi’. Leggi ancora Ezechiele, qui.

L’iniquità di Israele e di Giuda è enorme, la terra è coperta di sangue, la città è piena di violenza. Infatti vanno dicendo: Il Signore ha abbandonato il paese: il Signore non vede. Ebbene, neppure il mio occhio avrà compassione e non userò misericordia: farò ricadere sul loro capo le loro opere (Ez 9,9-10). Eh sì, hanno creduto di fare a loro piacimento ma ecco che ‘le loro opere inique Yahvè le farà ricadere su di loro’.

– E questa è semplice ‘Nemesi’, la ‘Giustizia di Dio’ che però è sempre congiunta alla ‘Misericordia’. E infatti la punizione non è fine a se stessa ma offre la possibilità del ravvedimento.

– Yahvè, anche se è arrabbiato deve rendersi insensibile a tutti i guai, le sofferenze, le prove, i disagi che Israele soffrirà quando sarà esiliato in terra straniere.

– Sì, ma essendo necessario vorrà con determinazione che sia così. Infatti in tempi successivi permetterà la distruzione del Tempio e della città di Gerusalemme, la deportazione dei capi del popolo in Babilonia e la desolazione in Giudea e in Israele. Però attraverso il Profeta preannuncia la conversione, il ritorno dall’esilio e anche una condizione eccellente. Se Dio permette il male è sempre in vista di un bene migliore! Leggi qui, sempre in Ezechiele.

“Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (Ez 36,24-28). Caspita! Un cuore nuovo, uno spirito nuovo … addirittura lo Spirito di Dio! Che meraviglia!

– Il Profeta annunzia la prospettiva di una grande benedizione per tutti coloro che hanno colto l’occasione dell’esilio per riscoprire un rapporto nuovo con Yahvè.

– Rapporto nuovo, vita nuova, cuore nuovo, spirito nuovo… Quante belle novità. Questa è la conferma che il ‘Dio Impassibile’ è il ‘Dio Compassionevole’!

– Prendiamo ora il caso di Giobbe. Dio permette che Satana lo metta a dura prova facendo morire i suoi figli, poi tutto il bestiame e infine procurandogli una grave malattia. E quando tutto questo accadeva Yahvè non ha mosso un dito, non è intervenuto, non ha parlato…

– Infatti ha lasciato il povero Giobbe nella desolazione, nell’abbandono, in balìa del giudizio degli amici che volevano convincerlo che, se gli accadevano tutti quei guai, era ovviamente a causa dei suoi peccati.

– Questo è il ‘Dio Impassibile’ che non si muove a compassione. Ma la prova era necessaria perché Yahvè voleva far fare a Giobbe un salto di qualità per potergli comunicare beni divini, spirituali e non solo gratificazioni legate alla dimensione terrena.

– Beh, questi esempi tratti dall’Antico Testamento sulla ‘Impassibilità di Dio’ mi bastano. Possiamo ora trovare dei passi che illustrino il ‘Dio Compassionevole’ nei due Testamenti?

– Sì certamente. Però dobbiamo risolvere prima di tutto il dubbio che riguarda Gesù. Egli è il ‘Figlio di Dio’ che si è fatto ‘Figlio dell’Uomo’ in tutto simile a noi. Il Dogma di Calcedonia afferma che egli è ‘Vero Dio e Vero Uomo’, ma tiene distinte quelle che chiama ‘le due Nature’.

‘Una Persona e due Nature’, il dogma recita così.

– Hai detto bene ‘recita’ perché si tratta solo di parole e di concetti del tutto inadeguati a esprimere il ‘Mistero di Cristo’. Noi sappiamo che non ci sono ‘due nature’, vale a dire ‘natura umana’ e ‘natura divina’ ma c’è un solo Essere, cioè l’Essere Unico. E le cosiddette ‘due nature’ sono sempre l’Essere Unico che è ontologicamente illimitato ma ha il potere di autoridursi per far esistere l’intera Creazione e ovviamente anche l’essere umano.

– Quindi una ‘Unica Natura’ ossia un ‘Unico Essere’. Il Dogma di Calcedonia è scalzato dalla ‘Coincidenza degli Opposti’. In Cristo umanità e divinità… coincidono per cui ‘Figlio dell’Uomo’ e ‘Figlio di Dio’ soffrono in quanto sono ‘Uno’.

– E anche il Padre soffre perché strettamente unito al Figlio. E non possiamo escludere la Ruah Madre, non credi?

– Quindi soffre tutta la Trinità! E soffre ‘da Dio’.

– Ma gioisce anche, perché sa soffrire ma anche gioire.

– Senti, ma prima che Gesù venisse sulla terra abbiamo nella Scrittura qualche rivelazione della sofferenza del Padre, di Ruah Madre e anche del Figlio?

– Intanto diciamo che l’attribuzione a Dio della ‘Impassibilità’ viene dalla Filosofia per cui quella parola nella Bibbia non la trovi. Invece qua e là ci sono testimonianze del suo rallegrarsi e gioire e anche del suo rattristarsi e patire. Insomma, Dio risulta sensibile e non indifferente a quello che accade alle sue creature, che siano colpevoli o innocenti.

– Allora ti chiedo di darmi indicazioni per la lettura. Dove leggo?

– Ora te lo dico ma c’è prima bisogno di una premessa. Per i Filosofi cosiddetti ‘Deisti’ Dio ha creato il mondo ma poi non se n’è più interessato. Nessun intervento successivo e neanche nessuna attenzione. Ecco, il Dio dei ‘Deisti’ è il ‘Dio Indifferente’ e quindi ovviamente ‘Impassibile’. Tutto il contrario dei ‘Teisti’ che credono in Dio Creatore ma anche nella sua Provvidenza, il suo continuo intervento in favore delle creature. Però, nonostante questo, nonostante l’attenzione e cura che ha per noi, secondo costoro che negano il ‘dolore di Dio, non partecipa direttamente alle nostre sofferenze e alle nostra gioie

– In questo Deisti e Teisti possono darsi la mano.

– Impossibile, perché non si sono mai potuti vedere, sono sempre stati dei terribili antagonisti.

– Voltaire forse era Deista, mi pare di ricordare.

– Sì, e ce l’aveva con la Chiesa Cattolica che per lui era l’incarnazione del peggior Teismo. Ma lasciamo perdere per ora le sue critiche, anche perché alcune le recupererò in seguito in quanto non hanno perso di valore.

– So aspettare.

– E c’è un’altra premessa. I passi che più rivelano la partecipazione alle vicende umane da parte di Dio vengono squalificati come ‘antropomorfismi’. Quindi non si tratterebbe di ‘Rivelazioni’ su come è fatto Dio ma di ‘proiezioni in Dio’ fatte dall’uomo.

– Mi viene in mente Feuerbach. Non è Dio che ha creato l’uomo ma l’uomo che ha costruito Dio proiettando in questo ente astratto tutti gli attributi umani in forma assolutizzata.

– Feuerbach voleva arrivare a negare l’esistenza di Dio, invece i teologi hanno tutto l’interesse a mantenere in vita Dio, perché altrimenti anche la loro funzione non avrebbe più senso,

– Già, si licenzierebbero da soli!

– Infatti, ma lo modellano a modo loro interpretando la Scrittura arbitrariamente. Essendo convinti della ‘Impassibilità di Dio’ quando nei Libri Ebraici o nei Libri Cristiani trovano espressioni che potrebbero attribuire a Dio passione, sentimenti, e soprattutto sofferenza, li considerano semplici ‘antropomorfismi’.

– Credo di aver capito. Beh, possiamo vederne alcuni per verificare se hanno ragione oppure torto?

– Come già ti ho fatto notare, sono soprattutto i Profeti che parlano a nome di Yahvè e trasmettono i suoi pensieri e anche i suoi sentimenti. Io chiedo ai Teologi e al Magistero cattolico: ‘Vi siete dati un gran daffare per definire il Dogma della Trinità in cui affermate l’unità e al tempo stesso l’individualità delle Tre Persone Divine. Ordunque, se Yahvè manifesta pensieri, sentimenti, emozioni, sofferenze invece di accoglierle per quello che sono, cioè espressioni della sua ‘Personalità’, le considerate proiezioni della nostra fantasia’? Non è paradossale tutto questo?

– Sono d’accordissimo. Ora mettimi sotto gli occhi un testo.

– Ecco qui il grande profeta Isaia che fa parlare Yahvè. E sono le prime parole del suo libro.

Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende” (Is 1, 2-3). E’ con tutta evidenza un’espressione accorata di Yahvè.

– C’è tutto l’amore del Padre e c’è il dispiacere di vedersi trattato così, addirittura con la ribellione.

– E allora è giustificato l’amaro paragone del popolo di Israele con il bue e l’asino… a favore di queste due bestie ubbidienti,

– La sofferenza di Yahvè è simile a quella di un Padre davanti all’ingratitudine dei suoi figli. Leggi ora Geremia, eccolo qui.

Non è forse Efraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza(Gr 31, 2). Caspita! Mi è venuta la pelle d’oca dall’emozione. Questi sono profondi sentimenti di un padre, dispiaciuto di dover rimproverare il figlio, ma sempre rivolto verso di lui con commozione e tenerezza.

– Ti sbagli! Dio è impassibile e queste sono sceneggiate imbastite dai Profeti per impressionare il Popolo e richiamarlo al rispetto di Yahvè e della sua Legge!

– Stai scherzando, vero?

– Stavo recitando la parte del buon Teologo cattolico.

– Ho temuto per un momento che fossi diventato cinico davanti a effusioni così commoventi.

– Se riteniamo che questi Testi Sacri ci trasmettano qualcosa di Dio non possiamo limitarci ad accogliere le parole nude e crude ma anche il modo come ci vengono comunicate. E il fatto che Dio si esprima attraverso i Profeti, persone scelte proprio per vivere in intimità con lui, io credo abbia lo scopo di farci sentire le vibrazioni della sua interiorità.

– E infatti dice ‘Le mie viscere si commuovono’. Yahvè non è solo Padre ma è anche Madre. Abbiamo la stupenda testimonianza del Libro della Genesi, misconosciuta dai Teologi ma rivelativa del ‘Mistero di Yahvè’ che è ‘Maschio e Femmina’. Nessuna meraviglia che attraverso i Profeti ci giunga la voce del Padre e anche la voce della Madre. E qui appunto sembra proprio la Madre a parlare. Leggi quest’altro brano non meno toccante.

Sion ha detto: ‘Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato’. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai (Is 49,14-15). Sì, è verissimo, qui Yahvè si manifesta come Madre. Le ‘viscere’ sono l’utero in cui il figlio si forma.

– E’ la Ruah Madre che parla e si paragona alle madri umane che sono la massima espressione dell’amore che diventa servizio, cura, premura. Ebbene, la Madre Divina garantisce di non ‘dimenticarsi mai dei suoi figli’. Quest’amore non può essere vissuto nell’impassibilità e i Profeti se ne fanno portatori e testimoni.

– Siamo in presenza di Yahvè Padre e Madre. E’ veramente una ‘Rivelazione’.

– Ora ti propongo un passo che troviamo nel Profeta Osea e ti sfido a capire se è il Padre o la Madre a parlare attraverso il Profeta. Leggi qui.

Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare (Os 11,3-4). Che immagini realistiche e coinvolgenti!

– Rispondi al mio quesito: Padre o Madre?

– Francamente potrebbero essere tutti e due. Sia il Padre che la Madre prendono per mano il figlio per aiutarlo a muovere i primi passi. Sia il Padre che la Madre, in un impeto di tenerezza, sollevano il figlio in alto e lo premono contro la guancia e sia il Padre che la Madre si chinano verso il figlio per imboccarlo.

– Superato l’esame. Leggi anche questo, sono pochi versi ma esprimono un dolore straziante. E il Profeta Michea che se ne fa interprete.

“Ascoltate, o monti, il processo del Signore e porgete l’orecchio, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore è in lite con il suo popolo, intenta causa con Israele. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che cosa ti ho contristato? Rispondimi (Michea 6,2-3). Sì, si avverte la delusione e la sofferenza di Yahvè che arriva a chiedere ‘Ma che male ti ho fatto?’ sapendo di aver fatto solo del bene al suo popolo, il quale però si comporta come se avesse ricevuto dei torti.

– Abbiamo potuto verificare, leggendo tre Profeti: Geremia, Isaia e Osea, l’amore di Yahvè per il Popolo di Israele. Un amore vissuto con commozione, tenerezza, compassione e che provoca anche dolore quando non è ricambiato ma al contrario è disprezzato o tradito. Possiamo dire che Yahvè è capace anche di sofferenza? Oppure vogliamo irrigidirlo in una ‘Impassibilità’ indifferente, gelida e allarmante?


30.           Sofferenza di Cristo e del Padre

– Parliamo ora della sofferenza di Cristo a cui partecipa anche il Padre.

– La ‘Compassione’ dell’Essere Unico comporta già la sofferenza.

– Eh sì, certamente. Per i primi cristiani, non ancora impastoiati nella teologia razionalista, la partecipazione del Padre alle sofferenze del Figlio non sollevava alcun problema. Tertulliano scriveva nel suo opuscolo ‘Contro Prasse’: “Se il Figlio ha patito, il Padre ha compatito. Come avrebbe potuto il Figlio patire senza che il Padre compatisse?”.

‘Compatire’ vuol proprio dire ‘patire insieme’.

– E la Madre? Non sto parlando di Maria ma della Madre Divina, la Ruah.

– L’intera Famiglia Divina prova compassione e sofferenza. Il Padre soffre da Padre, la Madre soffre da Madre e il Figlio soffre da Figlio ma ‘compartecipano’ tutti e tre della medesima sofferenza. Questo è indubbio! Perlomeno per noi. E comunque la Bibbia finora ci ha dato ragione. Sai perché nella tradizione cattolica ad un certo punto il ‘dolore di Dio’ è diventato un argomento ‘tabù’?

– Non saprei proprio e mi aspetto che me lo dica proprio tu. Anche perché ormai ti conosco e so che quando sollevi un problema è perché hai pronta la soluzione.

– Non sempre, ma in questo caso la risposta ce l’ho. Infatti devo parlarti dei ‘Patripassiani’.

– Strano nome… erano una ‘Setta’?

– Ma no, soltanto he su l’argomento della ‘Sofferenza di Dio’ avevano le loro idee.

– Giuste o sbagliate?

– Ora lo capirai da te stesso. Prima di tutto l’etimologia: dal latino ‘pater, patris’ che vuol dire appunto ‘padre’ unito a ‘passus’ che significa ‘ha sofferto’, quindi ‘Pater passus’ … il Padre ha sofferto.

– Un bel riconoscimento la capacità di soffrire del Padre.

– Certamente. Ma purtroppo hanno commesso l’errore di identificare il Figlio con il Padre fino al punto da far scomparire l’identità individuale di ciascuno affermando soltanto l’unità di Dio, per cui vennero chiamati ‘Monocratici’ e ovviamente furono combattuti, emarginati e condannati come eretici.

– La loro istanza iniziale però era giusta perché volevano negare l’indifferenza del Padre al dolore umano e soprattutto al dolore del proprio Figlio.

– Novaziano, teologo del III secolo, nel suo ‘Trattato sulla Trinità’ si spinge fino a scrivere queste parole, cito a memoria: “Il Cristo è Dio. Cristo è morto quindi Dio è morto. E’ Dio stesso che ha sofferto, è Dio che è stato crocifisso”.

Ha ragione, la penso come lui. Se Cristo è Dio tutto quello che gli accade coinvolge tutta la Trinità, è innegabile.

– Dovevo spiegarti perché non si è più parlato dopo la comparsa dei ‘Patripassiani’ del ‘dolore di Dio’. Vedi, il Cristianesimo si è diffuso nel mondo greco, infatti i quattro Vangeli sono scritti in greco, e si è ‘ellenizzato’, adattandosi a quella cultura di tipo razionale e filosofico. Per evitare errori grossolani, come i ‘Patripassiani’, si è preferito accantonare il ‘Dio sofferente’ perché avrebbe creato diffidenza e rifiuto da parte dei Greci. Invece riguardo ad un ‘Dio imperturbabile, trascendente, impassibile’, come il famoso ‘Motore Immobile’ di Aristotele, non avrebbero sollevato nessuna difficoltà.

– Invece di influenzare la cultura… il cristianesimo si è lasciato addomesticare dalla cultura.

– Eh, sì. I cosiddetti ‘Padri della Chiesa’ era persone di cultura greca e quindi imbevuti di filosofia. Poi sono subentrati i ‘Padri della Chiesa’ di cultura latina, tra cui ha primeggiato Agostino… e il Vangelo è stato ‘latinizzato’.

– Ellenizzato e latinizzato… che brutta fine. E tutto questo ad opera di ‘Padri della Chiesa’. Ma non aveva ammonito molto chiaramente Gesù che nessuno dei suoi discepoli avrebbe dovuto farsi chiamare ‘Padre’ o chiamare chicchessia ‘Padre’? Vogliamo leggerlo questo passo così preciso e così ignorato.

– Buona idea. Leggilo, è qui.

E non chiamate nessuno ‘padre’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo” (Mt 23,9). Chiaro no? E perché non se ne è tenuto alcun conto?

– Vuoi la mia risposta secca? La Chiesa è una costruzione del tutto umana. Non è Cristo che l’ha voluta e fondata, è opera e affare di uomini. E allora non c’è da stupirsi che coloro che l’hanno teorizzata e realizzata assumessero proprio il nome di ‘Padri della Chiesa’: fasulla la ‘Chiesa’ e fasulli questi ‘Padri’. Approfondiremo tutto questo, non preoccuparti, ma ho voluto farti questa anticipazione che spiega come tante cose dette esplicitamente da Gesù non sono state tenute in considerazione, anzi si è fatto l’esatto contrario.

– Si sono messi al posto di Cristo e pure del Padre!

– E la Chiesa è piena di Padri. Si chiamano così i Religiosi e si chiama così il Papa. Non è forse appellato ‘Santo Padre’? Non è solo ‘Vicario di Cristo’ ma in questo modo è ‘Vicario del Padre’ e il tutto con naturalezza ‘apostolica’. Questa è la ‘Chiesa’, caro mio!

– Che aspettiamo a smascherarla e a smontarla?

– E’ quello che stiamo facendo ma procediamo con calma e cognizione di causa.

– Ben venga la conoscenza su tutto ciò che nella Chiesa non è conforme a Cristo a cominciare dalla Chiesa stessa!

– Purtroppo le conseguenze di questo adattamento del Vangelo alla cultura greca e latina le subiamo ancora oggi. Ma sull’aspetto del ‘Dolore di Dio’ qualche teologo sta cominciando a sottrarsi all’andazzo secolare del Magistero Cattolico.

– E tra questi ci siamo pure noi… e se è il caso, alzeremo la voce.

– Ma non da Teologi. Io non voglio più esserlo e tu non lo sei mai stato. Siamo esploratori, anzi pionieri liberi di scorrazzare in lungo e in largo come ci pare e piace. Bello, no?

– Affascinante avventura che mi sta conquistando.

– Bene. Ora inoltriamoci nel ‘Mistero di Cristo’, delle sue gioie e dei suoi dolori che sono le gioie e i dolori del ‘Mistero della Trinità’. Anche qui ti metterò sotto gli occhi qualche passo significativo.

– Ormai sono così convinto che non ne avrei più bisogno.

– Ma è proficuo esaminare qualche testo perché ci aiuterà a capire meglio il nostro argomento. Gesù in varie occasioni ha manifestato ‘compassione’ per le persone afflitte, sofferenti, in difficoltà e la ‘compassione’ è un ‘patire insieme’, un partecipare al dolore degli altri non in modo distaccato ma provando in se stesso ‘dolore’. Vediamo qualche esempio. Leggi qui nel Vangelo di Matteo. Sono parole di Gesù. Nei Vangeli non sono più i Profeti che fanno parlare Yahvè ma è Gesù stesso che parla ed esprime tutta la Trinità.

Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada” (Mt 15,32). La compassione che ha provato è stata la molla per lo stupefacente miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

– Quindi dobbiamo prendere atto che la sua compassione non è un semplice sentimento ma molto di più. È il suo coinvolgimento pieno alla sofferenza e ai bisogni altrui che diventa servizio. Ci sono parecchi esempi di questa sua compassione. Ti propongo il Vangelo di Luca per sapere come Gesù viveva il rapporto con Gerusalemme. Leggi qui e senti quanto è accorato!

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! (Lc 13,34). Bella questa immagine della chioccia!

– Sì, una vera chioccia allarga le sue ali quando incombe un pericolo e i pulcini corrono verso di lei per rifugiarsi. Invece la gente d’Israele non ha affatto dimostrato la docilità di un pulcino ed è arrivata ad uccidere la chioccia! Hai sentito come è addolorato il suo lamento?

– Sì, amareggiato, sconfortato. Con tutto quello che ha fatto Gesù per offrire l’annuncio del meraviglioso piano di salvezza per loro e per tutta l’umanità!

– Eh, sì. Leggi ora qui il passo parallelo, sempre nel Vangelo di Luca.

“Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: – Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi”. (Lc 19,41). Questo pianto e il lamento di prima mi ricordano le parole di Yahvè riferite dai Profeti. C’è lo stesso amore, la stessa premura e la stessa amarezza nel trovare cuori ingrati e chiusi.

– Ricordi il Profeta Michea? ‘Popolo mio, che male ti ho fatto? In che cosa ti ho contristato? Rispondimi” (Mi 6,2-3). Ora leggi che cosa è accaduto a Gesù un giorno. Ce lo racconta Giovanni, ecco, parti da qui.

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola!”(Gv 10,27-30). Qui Gesù ribadisce la sua unità ontologica con il Padre.

– Sì, e proprio questa ‘rivelazione’ gli costerà cara. I giudei non riescono ad accettarla perché cozza con la loro fissazione su la verità del ‘Dio Uno’, assolutizzata a tal punto che diventa falsità.

– Vado avanti: I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù rispose loro: ‘Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?’. Gli risposero i Giudei: ‘Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio (Gv 10,31-33). Qui Gesù, pur vivendo un momento drammatico, riesce a fare dell’umorismo.

– Già, quelli sono lì con le pietre in mano pronti a scaraventargliele addosso e lui olimpico li guarda in faccia e dice: ‘Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?’. Sì, effettivamente rivela una prontezza di spirito non comune.

Yahvè per bocca del Profeta Michea chiedeva: ‘Che male vi ho fatto? e qui Gesù: ‘Per quale opera buona volete lapidarmi?’. Quei Giudei in realtà avrebbero lapidato Yahvè, cioè sia Gesù che il Padre. Infatti  Gesù aveva detto loro: ‘Io e il Padre siamo una cosa sola’.

– Ma per loro questa unità era ‘bestemmia’. Gesù non poteva rivelare loro la verità di Yahvè perché avevano assolutizzato la rivelazione ‘Yahvè è Uno’ e non intendevano accettare nessun’altra rivelazione da parte di Yahvè, soprattutto se si presentava nella dimensione umana come Gesù. Una situazione veramente paradossale, assurda, disarmante.

– Disarmante? Ma se avevano in mano le pietre per lapidarlo. Erano ‘armati’, pronto ad ucciderlo come ‘bestemmiatore’.

– Intendevo dire che la situazione era ‘disarmante’ ma loro erano ‘armati’. Vero! Abbiamo comunque assodato la verità che Padre e Figlio soffrono insieme, insieme sono respinti, insieme sono accolti, insieme sono amati, insieme sono odiati…

– E’ una verità allucinante ma è la verità che salta fuori dalla Bibbia.

– Ora rendiamoci conto dell’agonia di Gesù nel Getsemani descritta da Matteo nel suo Vangelo. Ecco, leggi da qui.

– Devo dire che non mi fai mancare il lavoro, eh?

– Sai che leggi bene, con voce chiara e le intonazioni giuste. Proprio un eccellente lettore come la Sacra Scrittura merita.

– Mi stai lisciando per continuare a sfruttarmi, o mi sbaglio?

– Sfruttarti? Che brutta parola! Io apprezzo molto di più la Bibbia quando è letta in modo appropriato. E poi la leggi anche per te, no?

– Sì, e la leggo volentieri sia per me che per te.

– Forza allora!

– “Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: ‘Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare’. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: ‘La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me’. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: ‘Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,36-39).

– Vedi come Gesù vive la sua esperienza in modo intenso, emotivo, drammatico e infatti ora che è vicino al momento suprema ‘prova tristezza e angoscia’. Arriva a dire: ‘La mia anima è triste fino alla morte’. Ebbene, sulla base di tutto quello che abbiamo detto, questi patimenti di Gesù sono anche i patimenti del Padre e della Madre Ruah. E’ tutta la Trinità che vive questo momento tremendo.

– Sì, lo penso anch’io. Ma mi è sorto un dubbio nel momento in cui Gesù si è rivolto al Padre chiedendogli: ‘Se è possibile, passi da me questo calice’. Ma se Padre e Figlio sono un tutt’uno perché il Figlio deve pregare il Padre di evitargli questa prova?

– La tua è un’osservazione giusta. Io la spiego così. E’ vero che sono ‘Uno’ ma nella libertà. Sono ‘Uno’ non in modo costrittivo ma perché vogliono essere uno. C’è una volontà comune del Padre e del Figlio in rapporto al ‘Piano di Divinizzazione’ che deve attuare in se stesso Gesù però manca l’ultimo passaggio. Il Figlio si trova nell’angoscia perché sa quello che deve affrontare, il supplizio della Crocifissione. Nella sua umanità la sua anima e il suo corpo non sono ancora ‘divinizzati’ e allora i sentimenti di angoscia, paura, tristezza che l’opprimono lo fanno straparlare. Ma egli è pronto a completare l’opera costi quello che costi. E Matteo con questo racconto vuole mettere in evidenza lo sforzo del Figlio e al tempo stesso la vicinanza del Padre che soffre con lui, ma stanno entrambi percorrendo un cammino inevitabile.

– Spiegazione complessa ma convincente.

– Cambiamo registro. Leggi qui quello che dice Gesù ai suoi discepoli. Siamo ai discorsi dell’Ultima Cena riportati da Giovanni.

– Ecco pronto il lettore: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,9-11). Ah, finalmente! Gesù provava anche gioia!

– Non solo la provava e la prova… ma ce la vuole trasmettere. E la gioia del Figlio è la gioia del Padre e di sicuro anche della Madre!

– Altro che ‘Dio Impassibile’!

– Eh, no… attenzione! Per il ‘Principio di Coincidenza degli Opposti’ egli è simultaneamente ‘Impassibile e Compassionevole’, non te lo scordare. E ora proprio di questo dobbiamo parlare.

– Mi sembra tanto una doccia fredda!

– Ma sappiamo che la ‘Verità dell’Essere Unico’ è la coincidenza misteriosa dei due opposti, per cui non va perduto nulla di quello che abbiamo constatato finora.

– Non ci rimane che arrenderci a cospetto dell’incomprensibilità dell’Essere Unico.

– E soprattutto non accusarlo di essere ‘Impassibile, distaccato, indifferente’ riguardo alle nostre vicende umane, anche se in certi momenti la tentazione può essere forte. E nemmeno dobbiamo crogiolarci nella certezza della sua ‘compassione’ fino al punto di comportarci in modo sregolato non avendo alcuna ‘compassione di lui’.

Già, gli esseri umani accusano Dio di essere indifferente ai loro guai e non si preoccupano minimamente del fatto che mettono in continuazione ‘nei guai’ proprio Dio vivendo in modo egoistico e strafottente.

– Perché si coltiva la convinzione sbagliata che Dio se ne stia beatamente adagiato nei Cieli e non sia per nulla toccato da quello che facciamo qui sulla terra, sia tra di noi che nei suoi confronti.

– Ben diverso sarebbe allora il nostro comportamento se sapessimo che lui, anzi tutta la Famiglia Divina, soffre e gioisce con noi e per noi.

– Credo proprio di sì.

– E allora questa nostra conversazione è preziosa e io mi impegnerò a far sì che la conoscano in tanti.

– A tempo opportuno. Ci sono molte altre verità che vorrei portare alla luce… Quando avrai il quadro completo allora farai quello che lui, l’Essere Unico, ti farà sentire nel cuore.

– Sì, ho ancora molte cose da imparare. Siamo solo all’inizio… accetto il tuo consiglio.


31.           Impassibilità di Cristo

Abbiamoanalizzato nell’Antico Testamento sia il ‘Dio Impassibile’ che il ‘Dio Compassionevole’, poi abbiamo verificato nel Nuovo Testamento quanto Gesù incarni il ‘Dio Compassionevole’ esprimendo anche la ‘Compassione del Padre e della Madre, Ruah’ con i quali è in ‘Unità Ontologica’. Ci rimane ancora da considerare il ‘Dio Impassibile’ che risulta dal comportamento e dalle parole di Gesù Cristo.

Mi stavo interrogando proprio su questo aspetto e francamente non mi veniva in mente niente. Gesù è buono e misericordioso, pronto ad accogliere tutti, a chinarsi su tutti, ad amare tutti…

– E’ vero ma, come ti dicevo, la sua ‘Compassione’ coincide con la sua ‘Impassibilità’ e ora lo vedremo. Bisogna stare attenti a non costruire di Gesù un’immagine edulcorata, sentimentale, sdolcinata. Gesù è spesso severo, rigoroso, esigente, inflessibile, in parola povere ‘non lo puoi comprare, né ingannare, né aggirare’. Ora lo vedrai.

– Di solito si contrappone il Dio dell’Antico Testamento così severo e implacabile con Gesù amorevole, compassionevole, accogliente. Ora me lo stai presentando come se fosse anche lui terribile al punto da incutere paura.

– Ti ho fatto notare che ad Yahvè sono stati attribuiti atteggiamenti spietati e anche crudeli per giustificare stragi, carneficine ed eccidi. Se è Yahvè che li ordina non c’è responsabilità in chi li compie, no?

– Comodo ripiego per fare quello che si vuole.

– C’è in quei Testi la presentazione di un ‘Dio Impassibile’ che è anche inesorabile, crudele, spietato. Questo è un Dio fasullo che confonde le idee sulla ‘Impassibilità vera’ che coincide con la ‘Compassione vera’. Te l’ho già spiegato.

– Sì, ne ho preso atto.

– Ora vediamo come in Cristo si esprime questa ‘Vera Impassibilità’ che è tutt’uno con la sua ‘Vera Compassione’. Chiaro?

– Tutto chiaro e lo sarà ancora di più quando comincerai a illustrare la tesi con degli esempi concreti tratti dai Vangeli.

– E’ quello che mi accingo a fare. Leggi qui, è il Vangelo di Matteo.

“Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: ‘Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio’. Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: ‘Esaudiscila, vedi come ci grida dietro’. Ma egli rispose: ‘Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele’. Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: ‘Signore, aiutami!’. Ed egli rispose: ‘Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini’. ‘È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni’. Allora Gesù le replicò: ‘Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri’. E da quell’istante sua figlia fu guarita” (Mt 15,21-28).

– Che te ne pare? Gesù non ascolta le grida di quella donna che invoca pietà per la figlia ‘tormentata da un demonio’. Ha già aiutato altri in quella condizione, ma ora non si ferma, non ascolta, non dice a quella povera donna ‘neanche una parola’. Eh, che ne dici?

– E’ irremovibile anche quando gli stessi discepoli lo implorano di esaudirla perché continua a seguirli gridando accorata.

– Egli si giustifica con una mezza verità: ‘Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele’. Ovvero: ‘Non rientra nella mia missione soccorrere una Cananea, quindi niente da fare’.

Davvero sembra il ‘Dio Impassibile’!

– Visto? Che ti dicevo? Se quella donna si fosse arresa davanti alla sua indifferenza Gesù non avrebbe fatto nulla per lei. Avrebbe tirato dritto. Ma io mi chiedo: ‘Perché allora ha sconfinato ‘dalle parti di Tiro e Sidone’ dove c’erano i Cananei’?

– Forse per aiutare solo qualche ‘pecora perduta della casa d’Israele’.

– Supponiamo che sia proprio così. Ma noi sappiamo che il Cristo è venuto per tutti e non solo per gli Israeliti che, in tal caso, sarebbero dei privilegiati. E lui lo sapeva benissimo. Per cui era sicuramente disponibile ad aiutare anche i Cananei che lo avessero accolto.

– E allora perché si è comportato così? Perché dice a quella donna implorante: ‘‘Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini’? Non dice ‘cani’, che sarebbe stata un’espressione di disprezzo, usa un diminutivo,ma denota ancora la sua intenzione di allontanarla da sé e di non venire incontro alla sua richiesta.

Vedi quanto rimane ‘impassibile’?

Però la donna lo incalza. E’ troppo disperata per la condizione della figlia, insiste, non si arrende, non si dà per vinta.

Ed è questo che Gesù vuole. La sua ‘Impassibilità’ è congiunta alla sua ‘Compassione’. Per muovere la sua ‘Compassione’ è però necessario che la donna si metta in gioco fino all’ultimo, non si arrenda anche davanti alle sue resistenze e ai suoi rifiuti.

– E infatti non si arrende e lo dimostra tenendogli testa: ‘Anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni’. Gesù le rifiuterà anche una sola briciola? Non è possibile!

A questo punto è Gesù ad arrendersi: ‘Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri’. E questa è l’espressione che Gesù usa spesso per mettere in evidenza come il miracolo, la guarigione, la liberazione non è solo opera sua ma avviene per il concorso di chi chiede il suo intervento. Ti svelo un segreto. Dagli ostinati rifiuti di Gesù sembra risultare che lui ‘non volesse’ soccorrere quella donna liberando la figlia, ma la realtà è un’altra: ‘Gesù non poteva agire’.

– Spiegami bene questa cosa.

– Quella donna voleva che Gesù compisse un’azione straordinaria. Si trattava di scacciare un Demonio che affliggeva la figlia. Per compiere questo era necessario che la donna desse a Gesù la massima fiducia, ossia credesse che veramente Gesù fosse in grado di compiere ciò che lei gli sta chiedendo.

– Ti seguo.

– Quando Gesù è andato a Nazareth dove tutti lo conoscevano, non ha potuto compiere nessun miracolo. E sai perché? Leggi qui. E’ il Vangelo di Marco.

Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?’. E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: ‘Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua’. E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6E si amareggiava per la loro incredulità” (Mc 6,3-6).

– Per loro era un semplice ‘carpentiere’ e non un ‘profeta’. Per questo non hanno creduto in lui, anzi si sono addirittura a scandalizzati.

– Per questo: ‘Non vi poté operare nessun prodigio’. Ho capito il motivo per cui Gesù è stato così duro con la Cananea. Voleva che lei arrivasse ad esprimere tutta la fiducia necessaria perché Gesù potesse operare il prodigio della liberazione della figlia.

– Mentre sembrava che Gesù ‘non volesse’ in realtà, finché lei non è arrivata ad esprimere la fede necessaria, egli ‘non poteva’. Questo è molto importante.

Ed ecco la liberazione o guarigione istantanea: ‘E da quell’istante sua figlia fu guarita’. E’ come se fosse scoppiata una scintilla.

– La potenza di Gesù si è incontrata con la fiducia in lui di quella madre disperata. E Gesù ha esercitato la sua ‘Impassibilità’ solo al fine di suscitare in quella donna l’atteggiamento giusto, necessario alla liberazione della figlia. Non bastava che gridasse, che supplicasse, che si gettasse in ginocchio… era necessario che credesse con tutta se stessa che la liberazione sarebbe avvenuta ed a quel punto è ‘scoccata la scintilla’ come hai detto tu.

– Questo fatto, realmente accaduto, mi sembra mostri chiaramente come ‘Impassibilità e Compassione’ siano strettamente congiunte e Gesù le esprima entrambe con grande efficacia.

– In questo caso la sua ‘Impassibilità’ è servita come premessa alla sua ‘Compassione’, ma non sempre Gesù ha ottenuto questo effetto. Con la Cananea, una ‘Pagana’, Gesù ha avuto più successo che con molti dei suoi. Lo dice chiaramente Giovanni nel suo Prologo: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11).

– L’episodio della Cananea e il comportamento dei compaesani di Gesù sono stati molto istruttivi. Puoi mettere in evidenza qualche episodio in cui Gesù non ha potuto esprimere la sua ‘Compassione’?

– Nel Vangelo di Giovanni sono narrati molti dialoghi di Gesù con i Giudei. Tra loro ci sono Scribi, Dottori della Legge, Farisei e anche Sadducei. Tutta gente diffidente nei confronti di Gesù. Egli oltre che compiere guarigioni e miracoli parla con loro, discute, cerca di farli riflettere… ma non c’è niente da fare. I loro cuori sono chiusi, le loro menti sono accecate dalla presunzione di sapere tutto su Yahvè e sul Messia che effettivamente stanno aspettando. E quindi giudicano Gesù un impostore e un bestemmiatore.

– E per questo motivo Gesù non può far niente per loro.

– Niente. Ma non perché ‘non voglia’… bensì perché ‘non può’, a motivo della loro ‘incredulità’ nei suoi confronti. Leggi qui nel Vangelo di Giovanni uno dei tentativi fatto da Gesù per accreditarsi presso i Giudei.

– Naturalmente fallito?

– Fallito!

“Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c’è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce” (Gv 5,31-33).

– Non hanno creduto a Giovanni e non hanno accolto Gesù. Eppure Giovanni era considerato da tutti un grande Profeta! Leggi il seguito.

– “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato (Gv 5,36). Già, le ‘opere’ cioè i miracoli, le guarigioni, le liberazioni!

– Tutto inutile per chi non vuole vedere, per chi non vuol sentire, per chi non vuol capire. E Gesù per loro non può fare altro che cercare di accreditarsi ma senza alcun successo. Leggiamo la conclusione dell’episodio del ‘Cieco nato’ a cui Gesù ha ridonato la vista. Il cieco una volta guarito è stato interrogato a lungo dai Giudei ed ha testimoniato a favore di Gesù ma alla fine lo hanno cacciato e insultato in malo modo. Leggi, leggi. Ecco, qui.

“Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: ‘Tu credi nel Figlio dell’uomo?’. Egli rispose: ‘E chi è, Signore, perché io creda in lui?’. Gli disse Gesù: ‘Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui’. Ed egli disse: ‘Io credo, Signore!’. E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: ‘Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi’. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: ‘Siamo forse ciechi anche noi?’. Gesù rispose loro: ‘Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane” (Gv 9,35-41).

– Vedi , il cieco ha creduto a Gesù quando, dopo avergli impiastricciato gli occhi di fango, lo ha mandato a lavarsi alla Piscina di Siloe. E alla fine, dopo tutti gli scontri avuti con i Giudei a cui ha tenuto testa, Gesù gli chiede un salto di qualità. Vuole portarlo a credere in lui come ‘Figlio dell’Uomo’ ovvero ‘Figlio di Dio’.

– L’ex-cieco gli si prostra innanzi e compie il suo atto di fede: ‘Io credo, Signore!’.

– E ‘Signore’ sta per Yahvè.

– Quindi non solo ha recuperato la vista ma ha conseguito la vista spirituale!

– Infatti. E invece i Farisei rimangono rigidi, irremovibili, ostinatamente chiusi però la frase detta da Gesù li insospettisce, per cui chiedono: ‘Siamo forse ciechi anche noi?’ e la risposta di Gesù, se la volessero capire, è inequivocabile: ‘Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”.

– Se la volessero capire… ma la loro ‘presunzione di vederci bene’ glielo impedisce.

– Non mi risulta che nel Vangelo di Giovanni Gesù abbia mai detto ai Giudei: ‘Guai a voi’, invece in altri due Vangeli se ne trovano a iosa. Giovanni ci offre il resoconto quasi giornalistico di lunghe diatribe, discussioni, contestazioni che non ci sono in Matteo e Luca, dove Gesù semplicemente e con durezza mette in guardia Scribi, Dottori della Legge, Farisei per le conseguenze dei loro comportamenti ostili e offensivi nei suoi confronti.

– Gesù dicendo: ‘Guai a voi’ li maledice, cioè augura loro disgrazie o accidenti vari?

– No, niente di tutto questo. Ti offro qualche esempio e poi ti spiego il significato di quel ‘Guai a voi’. Leggi che cosa riporta Matteo.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci (Mt 23,13). Grave questo, caspita!

– E’ evidente che Farisei e Scribi con il loro rifiuto di Gesù, essendo personaggi autorevoli, influenzavano la gente e la rendevano diffidente nei suoi confronti. Leggi ancora qui.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. (Mt 23,23). Bellissimo questo richiamo di Gesù alla giustizia, alla misericordia e alla fedeltà. Ecco perché li chiama ‘ipocriti’. Fingevano di osservare la Legge pagando le decime delle spezie e invece trasgredivano i valori essenziali.

– Leggi anche questo. Passiamo da Matteo a Luca. Qui Gesù ce l’ha con i ‘Dottori della Legge’.

– “Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! (Lc 11,46). Comodo eh? Severi con gli altri e accondiscendenti con se stessi!

– Leggi anche questo. Gesù ribadisce quello che abbiamo già letto in Matteo ma c’è una variazione, stai attento.

Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre”. (Lc 11,46). Eh sì! Qui Gesù parla dell’Amore di Dio, che è la ‘sostanza della Legge’!

– Bene. Ora l’ultimo ‘Guaio’ sempre da Luca.

– “Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito” (Lc 11,52). I ‘Dottori’ dovrebbero spiegare la Legge per dare al popolo la conoscenza. Qui Gesù li accusa di aver addirittura ‘tolto la chiave’ come se vi fosse una porta attraverso cui accedere alla ‘scienza’. Quindi hanno precluso a se stessi e agli altri la conoscenza. Un comportamento ignobile, indegno della loro mansione!

– Avevano il titolo di ‘Dottori’ ma erano ‘Ignoranti’, completamente ignoranti e infatti non hanno riconosciuto Gesù come Messia.

– Ora però devi spiegarmi che senso hanno tutti questi ‘Guai’ annunciati da Gesù. Sono fulmini e saette, maledizioni, annunci di disgrazie e di rovina per questi Scribi, Farisei, Dottori della Legge? Al giorno d’oggi, quando qualcuno dice ad un altro: ‘Guai a te’, gli fa una minaccia, vuol dire che gliela farà pagare appena possibile.

– No, Gesù non minaccia nessuno. Per lui la formula ‘Guai a voi’ significa semplicemente che i comportamenti che egli denuncia e rimprovera sono trasgressioni gravi alla Legge dell’Essere, non solo alla Legge di Mosè. E ogni trasgressione è uno squilibrio che deve necessariamente essere riequilibrato. E’ nell’ordine delle cose, nell’ordine dell’Essere. Non ci si può sottrarre.

– Allora possiamo dire che l’Essere Unico è ‘inesorabile’?

– Sì, certamente. Nessuno può farla franca, ma non c’è bisogno che scagli qualche saetta perché, come ti dicevo, ‘è nell’ordine delle cose’. L’Essere Unico è armonia, equilibrio, stabilità e ogni azione che viola questo ordine universale deve essere assolutamente corretta.

– Allora non c’è scampo? E l’Essere Unico che ‘la fa pagare’, è l’Essere Unico che, attraverso Gesù, promette che la farà pagare.

– No, Gesù vuole risvegliare la coscienza riguardo alla gravità delle azioni che Scribi, Dottori e Farisei compiono e ricorda loro che tutto quello che fanno avrà conseguenze pesanti per loro. A meno che prendano atto della verità che Gesù sta ricordando, si fermino, si assumano la responsabilità delle loro azioni, si pentano, riparino per quanto possibile al mal fatto e mal detto e soprattutto cambino vita, ritornando alla fedeltà a Yahvè, che è poi la fedeltà all’Essere Unico.

– Ecco perché Gesù continua a sbattere sulle loro facce impietrite e suoi loro cuori induriti la verità. E sembra davvero ‘Impassibile’.

Sembra? Direi che lo è veramente!

– Sì, hai ragione… lo è!

– Ed è così duro e ‘impassibile’ nella speranza che abbiano un sussulto di consapevolezza. Infatti finché non si ravvedono egli e non può fare niente per loro, cioè non può essere ‘Compassionevole’

– E con quegli Scribi, Farisei, Dottori della Legge, purtroppo è stato così.

– Ostinandosi a rimanere in quella condizione hanno fatto del gran male a se stessi, agli altri e hanno contratto un oneroso ‘debito’ con tutti e non solo, anche nei confronti dell’Essere Unico. Hai presente la ‘Preghiera del Padre Nostro’ insegnata da Gesù? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’.

– Quindi…‘Debiti’ anche nei confronti dell’Essere Unico?

– Certamente! Ogni squilibrio deve essere reintegrato, te l’ho detto. Chi commette atti trasgressivi colpisce se stesso, prima di tutto, poi gli altri e immancabilmente Dio, cioè l’Essere Unico. E’ un ‘debito’, anzi una serie di debiti… che devono essere saldati.

– Il perdono li salda?

– No, per saldarli bisogna riconoscerli, pentirsi, riparare e cambiare vita.

– E allora a che serve il perdono?

– Il perdono li cancella, come se non fossero mai avvenuti, ma può essere elargito solo quando la persona si è posta nella giusta posizione che ti ho appena illustrato.

– Ah! Non è un ‘condono’

– Infatti è un ‘perdono’ ma ha le sue leggi!

– E se uno muore così, senza aver fatto tutto questo.

– C’è l’altra vita…

– Dopo la morte… E dato che abbiamo escluso Purgatorio e Inferno eterno rimane l’Inferno Pedagogico per riflettere sul malfatto…e anche la ‘Reincarnazione’.

– Infatti, non basta pentirsi di tutte le azioni compiute contro la Legge dell’Essere, occorre anche rimediare e per farlo è necessario tornare qui dove si sono combinati i disastri.

– Hai ragione. Il ‘perdono’ che offre l’Essere Unico ha leggi e dinamiche che non possono venire aggirate.

– Vedi, l’Essere Unico è davvero ‘inesorabile’ ma, al tempo stesso, dà a tutti e sempre la possibilità di rimettersi sulla retta via e di produrre frutti degni della conversione.

– In fondo pur essendo rimasto ‘Impassibile’ quando queste persone erano in vita perché non poteva fare altro per loro che richiamarle alla loro responsabilità… risulta essere ‘Compassionevole’ perché offre comunque la possibilità di cambiare. Bellissimo!

– Bene. Abbiamo finito di esplorare, Scrittura alla mano, la validità della ‘Coincidenza degli Opposti’ di ‘Impassibilità e Compassione’ sia dell’Essere Unico e ovviamente anche di Gesù Cristo Sei soddisfatto?

– Più che soddisfatto ma, a dire il vero, anche un po’ esausto di questa impressionante carrellata. Grazie!


32.           Dio Eterno

– E ora è arrivato il momento di affrontare una ‘Coincidenza degli Opposti’ molto interessante e direi intrigante ‘Dio Eterno e Dio Tempo’.

– Immagino sia, oltre che intrigante, anche molto impegnativa.

– Sì, molto perché nella Bibbia Yahvè è detto ‘l’Eterno’ ma non risulta sia  chiamato anche ‘Tempo’.

– E allora… la ‘Coincidenza’ non è verificabile.

– Dato però che abbiamo confermato a più riprese il ‘Principio della Coincidenza degli Opposti’ riguardo all’Essere Unico, lo faremo anche ora. Intanto cominciamo a vagliare la Bibbia riguardo a ‘Dio Eterno’. Ci stai?

– Sai che sono appassionato alle verifiche Scritturali.

– Ecco, leggi quello che dice il Profeta Geremia.

– “Il Signore è il vero Dio, egli è Dio vivente e Re eterno (Ger 10,10). Qui Yahvè è presentato alla grande: Vero, Vivente, Eterno. Che vogliamo di più?

– E ora leggi quello che dice Baruch.

– “Io spero dall’Eterno la vostra salvezza. Una grande gioia mi viene dal Santo, per la misericordia che presto vi giungerà dall’Eterno vostro salvatore (Bar 4,22). L’Eterno è rivelato come ‘Salvatore’.

Infatti il nome Yeshua vuol dire ‘Yahvè salva’.

– Allora qui, secondo te, viene anticipata la venuta di Gesù quale Messia?

No, non credo proprio. Yahvè è detto ‘Salvatore’ perché salva Israele da tutti i guai in cui si caccia in continuazione, soprattutto con la sua infedeltà Andiamo avanti. Nel Libro del Profeta Daniele c’è l’episodio di Susanna ingiustamente accusata dai vecchioni che volevano possederla ma lei li ha respinti. Ed ecco la sua preghiera. Leggila qui.

Susanna ad alta voce esclamò: – Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me (Dn 13,42-43). Il titolo ‘Dio Eterno’ sulla bocca di Susanna, vergine ingiustamente accusata, risuona in modo cristallino e potente.

– E il ‘Dio Eterno’ ascolterà il suo grido e la salverà grazie all’intervento di Daniele che chiederà di interrogare separatamente i due anziani i quali si contraddiranno e così l’innocenza di Susanna sarà pienamente riscattata.

– Anch’io quando sarò in difficoltà invocherò l’Eterno visto che è così pronto a intervenire.

– L’Eterno si è manifestato nel Tempo e puoi chiamarlo Gesù Cristo.

– Ottima idea, invocherò l’Eterno Gesù Cristo!

– Vedi, in lui avviene la ‘Coincidenza’ del ‘Tempo’ con ‘l’Eterno. Egli è ‘l’Istante Eterno’. Ma sarà più chiaro quando parleremo dell’Essere Unico che diventa ‘Tempo’. E ora leggi che cosa dice Paolo alla chiusa della sua Lettera ai Romani.

– “A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell’Eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede, a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli. Amen” (Rm 16,25-27). L’Eterno Dio e Gesù Cristo qui sono strettamente uniti.

Abbiamo però constatato cheYahvè viene chiamato ‘Eterno’ sia nei testi ebraici che cristiani. Ma più spesso nella Scrittura troviamo l’espressione ‘in eterno’ per indicare non solo ‘chi è’ ma anche ‘quello che fa’. Possiamo allora usare un’espressione analoga per indicare il suo manifestarsi, il suo agire, il suo operare ‘nel tempo’, nella storia, lungo la lenta evoluzione dell’universo. Non ti pare? Ecco che potremo far coincidere le due espressioni che lo caratterizzano, cioè ‘in Eterno’ e ‘nel Tempo’. Ma lo vedremo dopo. Ora passiamo in rassegna alcuni passi dove viene usata l’espressione ‘in eterno’.

– Tu li cerchi e me li indichi e io li leggo. Come vedi sono sempre pronto.

– Ammirevole dedizione alla lettura della Scrittura. Bene. Leggi qui un versetto dell’Esodo. E’ la chiusura del canto che Mosè ha elevato dopo il passaggio del Mar Rosso.

Il Signore regna in eterno e per sempre!” (Es 15,18). Mosè aveva delle buone ragioni per esaltare Yahvè. Ho gettato l’occhio sull’inizio quando dice: “Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere” (Es 15,1).

– E ora abbiamo il libro di Tobia, qui.

-.“Benedetto Dio che vive in eterno il suo regno dura per tutti i secoli; Egli castiga e usa misericordia, fa scendere negli abissi della terra, fa risalire dalla Grande Perdizione e nulla sfugge alla sua mano” (Tob 13,2). Ma questa ‘Grande Perdizione’ è la ‘Reincarnazione’ oppure la ‘Resurrezione’?

– Gli Ebrei credono alla ‘Resurrezione Escatologica’ che secondo loro avverrebbe alla fine del mondo quando sarà instaurata la pace universale e ‘Il lupo pascolerà con l’agnello’ (Is ). Un generico ‘ritorno in vita’ che non ha niente a che fare con la ‘Resurrezione di Cristo’ che come ben sai consiste nella ‘Divinizzazione integrale’, che coinvolge anche del corpo.

– Però credevano anche nella possibilità della ‘Reincarnazione’.

– Sì, questo sì, anche se non ci sono pronunciamenti scritturali precisi e dobbiamo dedurla da alcune espressioni, come abbiamo fatto. Ricordi?

– Sì, certo, nella nostra conversazione su ‘L’Aldilà’.

Credo che qui Tobia si riferisca alla ‘Resurrezione Finale’. E ora ecco per noi un bel Salmo, leggi pure.

Con la sua forza domina in eterno, il suo occhio scruta le nazioni; i ribelli non rialzino la fronte” (Sal 65,7). Nessuno creda di farla franca visto che ‘domina in eterno’ e scruta tutti anche se lascia liberi pure di ribellarsi. Un’eternità un po’ minacciosa, non pare anche a te?

– L’eternità è eternità ma la sua giustizia è sempre unita alla misericordia. Ed ecco ora il versetto di un altro Salmo, qui.

“I miei giorni sono come ombra che declina e io come erba inaridisco. Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione” (Sal 101,13). E interessante il confronto tra la vita umana transitoria e il Signore che ‘rimane in eterno’.

– Nella prospettiva dell’Essere Unico è sempre lui che si fa ‘creatura’ ed è quindi ‘transitorio’, vive cioè ‘nel tempo’ ma senza perdere la sua prerogativa di essere ‘eterno’.

– Però il Salmista dimentica che il suo spirito è comunque eterno ed è ‘transitoria’ solo la vita che sta vivendo in quel momento.

– Giusto. E ora goditi questo bel Salmo che allarga l’orizzonte a tutta l’umanità.

– “Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno (Sal 116,1-2). Questo ‘noi’ non è riferito al solo popolo ebraico ma a tutti i popoli e a tutte le nazioni che sono amate dal Signore, l’Essere Unico. Bello! Un salmo breve, essenziale che non si perde in sproloqui e ha uno sguardo davvero universale. Raro nel Salterio, vero?

– Sì, e anticipa il Cristo che è veramente il ‘Signore di tutti’.

E ora che ci siamo pasciuti dell’Essere Unico in quanto ‘Eterno che dura in eterno’ che dobbiamo fare?


33.           Dio Tempo’

– Ora la nostra ricerca nella Scrittura ha lo scopo di trovare passi che rivelino la condizione temporale dell’Essere Unico. Non sarà facile. Non troveremo nulla di esplicito su ‘Dio Tempo’ ma faremo comunque delle scoperte interessanti, perché l’Essere Unico è ovviamente implicato nella dimensione del Tempo.

– Allora mettiamoci al lavoro. Mi hai incuriosito come al solito.

– La curiosità è il motore della conoscenza.

– Anche lo stupore, mi pare l’abbia detto Aristotele.

– Qualcuna l’ha azzeccata. Parlava di sé, evidentemente, della sua esperienza e non poteva sbagliare.

– Allora, da dove cominciamo?

– Cominciamo dall’Ecclesiaste, leggo io perché ho intenzione di saltare. Mi interessano solo l’inizio e la fine: Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire…Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica? Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio dal principio alla fine” (Ql 3,1.-11).

– Perché hai voluto cominciare dal Qoelet, questo autore così strampalato, pessimista e contradditorio?

– Perché nell’esordio del suo libro ci illustra ‘Tempo’ ed ‘Eternità’. Hai sentito? ‘Per ogni cosa c’è il suo tempoDio ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore’. Siamo nel ‘Tempo’, e questo lo apprendiamo dall’esperienza, ma il nostro cuore ci avverte che siamo anche partecipi della ‘Eternità.

– Per cui siamo ‘abitatori’ simultaneamente di ‘Tempo e Eternità’.

– Infatti, siamo ‘abitatori’ dell’Essere Unico che è ‘Tempo ed Eternità’. Acquisire la nozione del ‘Tempo’ è facile, infatti basta vivere, mentre diventare consapevoli della ‘Eternità’ non è così immediato, per cui Dio ha provveduto a istruire il nostro cuore, cioè il nostro spirito, che è immortale e non condizionato dalle limitazioni del ‘tempo umano’, istruendolo con la ‘nozione dell’Eternità’. E non dobbiamo mai ‘scordarcela’.

– Già, ‘scordarcela’… Parola che contiene in sé il ‘cuore’ o mi sbaglio?

– Come la parola ‘ricordare’ d’altra parte. Ricordare significa ‘aver presente nella memoria’. Ora i Latini ritenevano che il ‘cuore’ fosse la sede della memoria, per cui hanno composto la parola unendo il prefisso ‘re’ a ‘cordis’ che vuol dire ‘cuore’. E ‘scordare’ è composto a partire da ‘ricordare’ con il cambio del prefisso, ‘re’ diventa ‘s’ che esprime il valore contrario.

– Quindi ‘scordare’ vuol dire ‘non ricordare’ ma spesso non si tratta di un vero ‘non ricordo’. Può essere comodo fingere di ‘non ricordare’ di fronte agli altri e a volte anche davanti a se stesso.

– Sai quante persone ‘non ricordano’ la nozione di ‘eternità’ che Dio ha messo nel loro cuore? Dovrebbero fare una visitina nella loro interiorità profonda e scoprire la verità dell’Eternità, sia la propria che quella di Dio.

– L’Etimologia è straordinaria! Ci fa cogliere il significato delle parole risalendo alla loro origine. M’è venuto in mente che i francesi per dire ‘imparare a memoria’ dicono ‘par coeur’. Sanno che memoria e cuore sono collegati.

– Ora voglio soffermarmi su ciò che dice alla fine: ‘Dio ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio dal principio alla fine’. Quest’opera, che ha un inizio e una fine, è la Creazione che ha un suo sviluppo, quindi un suo ‘Tempo’ che è sempre coincidente con l’Eternità. Quest’opera è un mistero per noi impenetrabile. Non possiamo capirla, come dice il Qoelet, però ne possiamo ricevere la ‘Rivelazione’ da Dio stesso.

– Rivelazione parziale, ovviamente

– E ora cerchiamo di capire quando è cominciato il ‘Tempo’.

– Beh, azzardo un’ipotesi, in base a quello che abbiamo detto finora, il ‘Tempo’ non esiste a sé stante ma è inerente alla Creazione, diciamo pure all’Universo, per cui è cominciato quando è cominciata la Creazione e dato che la Creazione è continua… il ‘Tempo’ fluisce con essa e in essa. Ci ho azzeccato?

– Secondo me sì, ma ora te lo faccio confermare dalla Scrittura. Ecco qua l’inizio del Vangelo di Giovanni. Leggi pure.

In principio era il Logos, il Logos era presso Dio e il Logos era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (Gv 1,1-3).

– Ti prego di notare quella strana espressione: ‘In principio’ e tra poco ti dirò quello che ne penso. Ora leggi qui quello che c’è scritto nel Libro della Genesi.

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,1-2).

– Anche qui nota l’espressione ‘In principio’. E ora leggi ancora che dice Paolo nella Lettera ai Colossesi. Qui.

– “Il Figlio diletto… è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura. Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui (Col 1, 13-17). Ho letto tutto diligentemente e ora attendo che tu mi dica che significato ha per te l’espressione ‘In principio’.

– E’ semplice. L’Essere Unico non ha un ‘principio’ ossia un inizio. L’Essere Unico è, punto e basta. Per cui l’espressione ‘In principio’ si riferisce alla Creazione che ha avuto un ‘inizio’ ed avrà pure una ‘fine’, ossia giungerà alla pienezza o perfezione.

– Molto interessante. Ma Giovanni dice ‘In principio era il Logos…’ per cui sembra che il Logos, che è il ‘Figlio di Dio’ abbia avuto un ‘inizio’. Tant’è vero che Paolo dice ‘generato prima di ogni creatura’. Se è stato generato vuol dire che c’è stato ‘un prima’ e ‘un dopo’, non ti pare?

– No, nell’Essere Unico, che è Uno e Trino, il Figlio è presente ‘senza inizio’. L’Essere Unico è ‘Maschio e Femmina’ come dice la Scrittura riguardo alla creazione dell’Umanità: “Dio disse: ‘Facciamo l’umanità a nostra immagine, a nostra somiglianza’. Dio creò l’umanità a sua immagine; a immagine di Dio la creò; maschio e femmina li creò (Gn 1, 26-27). E la ‘Coppia Divina’ genera il Figlio, che la Scrittura chiama ‘Logos’ perché è la sua manifestazione. Ma tutto questo ‘è’ al di là del tempo, ovvero ‘ab aeterno’, cioè appartiene al mistero dell’Essere Unico in quanto ‘Eterno’.

– Quindi l’Essere Unico, Uno e Trino, ‘senza inizio’ decide che la Creazione abbia ‘inizio’, per questo nel Libro della Genesi è scritto ‘In principio Dio creò…’ e nel Vangelo di Giovanni è scritto: ‘In principio era il Logos e… tutto è stato fatto per mezzo di lui’.

– Ottima sintesi! E Paolo integra scrivendo : ‘Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui’. La Creazione si attua nel Logos, il Figlio di Dio, che è la ‘Manifestazione dell’Essere Unico’, manifestazione del Padre e della Madre, del Cielo e della Terra. L’inizio della Creazione è in lui, e in lui e anche la fine , perché egli la porterà al compimento.

– E se il ‘Tempo’ altro non è che lo svolgersi della Creazione dal suo inizio alla sua fine, allora il Logos, il Figlio di Dio, è il ‘Signore del Tempo’. Bello! Mi piace, anzi mi entusiasma.

– Paolo ai Colossesi rivela il ‘Mistero del Figlio’ con il suo bellissimo inno che è profetico. Forse mentre leggevi ti è sfuggita una sua puntualizzazione, che ora ti ricordo. E’ questa: ‘Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui’. Perché secondo te dice ‘In vista di lui’?

– Il Logos crea in se stesso l’Universo, anzi ‘si fa Creazione’, come mi hai ripetuto tu varie volte, e ad un certo punto si manifesta proprio nella dimensione umana, cioè ‘si fa uomo’ (Gv 1,13). Basta mi fermo qui.

– Ma hai già detto tutto. La Creazione è in lui, ma egli è anche nella Creazione. Infatti dice apertamente: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine (Ap 22,13). Il ‘Tempo’ è lo svolgersi della ‘Creazione’ che procede secondo un dinamismo evolutivo ed è finalizzata alla ‘Divinizzazione Integrale’.

– La Creazione ha non solo ‘una fine’ ma anche ‘un fine’.

– Il Logos è ‘il fine’ della Creazione. Da non confondere ‘la fine’, ossia la conclusione, il traguardo, con ‘il fine’ che è ‘il perché’ del suo esistere, la manifestazione della ‘Molteplicità dell’Essere Unico’.

– Che avviene gradualmente secondo un processo evolutivo. Possiamo riprendere un attimo l’inizio della Genesi? Vorrei rileggerlo: In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Ho avuto un’intuizione e ora spero di poterla condividere. L’Essere Unico ‘si fa creazione’ e questo lo vediamo nel Figlio in cui ‘tutto è stato fatto’. Ma mi sembra che nella Genesi si riveli anche il ruolo creativo del Padre e della Madre.

– In che modo?

– Dalla tua faccia capisco che tu lo sai già ma vuoi che io ti dica la mia intuizione fino in fondo. Ed eccola. Dio, Essere Unico, ‘si fa Cielo e Terra’. Il Cielo è la sua realtà maschile e la Terra la sua realtà femminile.

– E il Figlio?

– Secondo me è l’Acqua. La Triade della Creazione è ‘Cielo, Terra e Acqua’. L’Acqua è non solo simbolo della Vita ma è generatrice di vita. L’evoluzione della vita è cominciata nell’Acqua. Gesù parla di se stesso come ‘Acqua Viva’ alla Samaritana e invita ad andare da lui per ‘bere acqua viva’ che dà la Vita. Eh, che ne dici?

– Sono stupefatto! Non avrei saputo dire meglio. Certo anch’io avevo intuito questa profonda verità, ma tu hai saputo esprimerla brillantemente e anche con ricchezza di citazioni scritturali.

– E allora ‘Lo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque’ indica il coinvolgimento di tutta la Trinità nella Creazione per far scaturire la vita.

– Bello! Ora ti leggo a tratti e commento ciò che scrisse Paolo agli Efesini perché mostra chiaramente l’iter della Creazione, da quando ancora era un ‘Progetto di Dio’ presente nel Logos fino alla ‘Ricapitolazione finale in Cristo’. Ascolta: Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”. Che senso ha questa ‘benedizione’ quando ancora non c’era il mondo?

– Lo chiedi a me?

– E a chi? Siamo qui io e te!

– Credevo fosse una domanda retorica. Hai detto che avresti fatto tu il commento per cui… tocca a te.

– Suvvia, non farti pregare. Secondo me se rifletti sei in grado di rispondere.

– Vediamo… ‘Ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo’. Potrebbe significare che il Cristo, ovvero il Logos Figlio di Dio, è ‘Uno e Molti’, quindi la ‘Benedizione del Padre’ è la premessa per farci venire alla luce… Non so se sono riuscito.

– Sì, molto bene. Tutti noi, esseri umani esistiamo ‘ab aeterno’ nell’Unigenito Figlio di Dio, e questa ‘benedizione del Padre’ indica il suo amore. Come dirà Gesù: “Il Padre stesso vi ama” (Gv 16,27). Bene, andiamo avanti: “In lui, nel Figlio, ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà”.

– Il Padre ‘ci ha benedetti e scelti nel Figlio’ prima della creazione del mondo. Bellissimo!

– Vedi, anche se la Creazione ancora non ha avuto inizio già è presente ‘in Dio’ quale ‘Disegno di Dio’.

– Ed è un ‘disegno meraviglioso’ di cui abbiamo già parlato che mi riempie sempre di gratitudine: ‘Predestinati ad essere Figli di Dio’!

– Non ti disturba quell’aggettivo ‘adottivi’.

– Niente affatto perché so che Dio ci adotta, cioè ci fa diventare suoi figli, ‘generandoci’, e questo proprio per essere ‘ontologicamente’ come lui, cioè ‘santi e immacolati’.

Ti vedo pronto e acuto.

– Sto attento a quello che dici, acquisisco e ricordo.

– Mi congratulo e procedo: “E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto… Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito  per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1, 7-10). Coraggio, estrai tu ciò che ti sembra significativo di queste parole.

– Intanto direi che la ‘grazia che ci ha dato nel Figlio’ è proprio quello che ho appena detto, cioè ‘generarci Figli di Dio come l’Unigenito’. Questa è la ‘grazia’, cioè il dono della vita divina che svilupperemo in noi fino al compimento pieno, alla pienezza, espressa dalla parola ‘gloria’.

– Bene, complimenti. Sei un sottile commentatore… continua.

– Veniamo al ‘mistero della volontà di Dio’ ovvero dell’Essere Unico. Paolo riferisce tutto al Padre, ma spesso intende Dio nella sua totalità. E questo ‘mistero’ è il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose’. Il Logos è colui che ‘crea in se stesso’, ed è quindi il‘Mediatore della Creazione’e alla fine è anche il ‘Ricapitolatore della Creazione’.

– Mi ha sostituito degnamente. Ho solo da aggiungere che questo stupendo testo di Paolo mostra lo sviluppo dell’intera Creazione e quindi lo svolgimento del ‘Tempo’. Anzi, possiamo dire di più: è la prova della verità dell’Essere Tempo che è tutt’uno con l’Essere Eternità.

– Già, abbiamo tutto lo svolgimento, dalla realtà presente da sempre nel Logos, alla sua manifestazione sulla terra e poi al suo compimento alla fine dei tempi. Però devo dire che la parola ‘Ricapitolazione’ usata da Paolo non mi piace. Sembra un semplice ritorno alla origini.

– Sembra, ma non lo è, e Paolo lo sa benissimo. Gli esseri umani ritornano all’Essere Unico solo dopo aver compiuto la ‘Divinizzazione Integrale’ senza la quale non può esserci nessuna ‘Ricapitolazione in Cristo’. Si tratta infatti della ‘comunione ontologica’ che è possibile solo se ogni essere umano è entrato nella ‘Resurrezione di Cristo’ compiendo la propria ‘Resurrezione’.

– Sì, ho capito. Ma la parola non mi piace lo stesso.

– Le parole sono sempre inadeguate a esprimere pienamente il ‘mistero’ soprattutto quando si tratta del ‘Mistero dei Misteri’ cioè la ‘Glorificazione Universale’.

– Ecco, ‘Glorificazione’ già mi piace di più.

– E allora serviti di questo termine per esprimere quello che Gesù ha detto con una semplicità insuperabile: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi ‘Uno’, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano Uno come noi (Gv 17,21-22).

– E infatti usa la parola ‘Gloria’. Così mi piace.

– E ora voglio offrirti un argomento molto interessante per convalidare la realtà dell’Essere Unico nella suo manifestarsi come ‘Tempo’, ovvero svolgimento dinamico ed evolutivo.

– Bene. Più conferme scritturali riusciamo a raccogliere e più la ‘Coincidenza degli Opposti’ viene avvalorata. Dunque?

– Leggi come si presenta l’Essere Unico a Mosè. Qui.

Mosè disse a Dio: ‘Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?’. Dio disse a Mosè: ‘Io sono colui che sono!’. Poi disse: ‘Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi (Es 3,13-15).

– Yahvè significa appunto ‘Io sono’. Ma quando Yahvè dice ‘Io sono colui che sono’, sembra esprimere l’impossibilità di nominarsi. Comunque, secondo alcuni esperti di ebraismo l’espressione ‘Io Sono’ non deve essere intesa in modo statico ma dinamico perché significa anche ‘Io divento’.

– Interessante. Quindi Yahvè è sia ‘statico’ che ‘dinamico’. Una nuova ‘Coincidenza degli opposti’.

– Sì e a riprova ecco alcune espressioni che si trovano nell’Apocalisse di Giovanni. Leggo io perché si tratta di frasi brevi, lapidarie. Ecco la prima:

Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono” Ap 1,4). Come vedi l’Essere Unico viene enunciato in modo dinamico ‘Colui che è, che era e che viene’.

– Non c’è dubbio.

– Ed ecco un altro passo. Stavolta è proprio il Cristo che parla: “Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!” (Ap 1,8).

– Altra conferma, bene. E anche il riferimento all’alfabeto greco è probante perché si riferisce ad una realtà delimitata che ha un inizio e una fine, così come la Creazione, o meglio, il ‘farsi creazione’ dell’Essere Unico.

– C’è un altro passo misterioso che offre una ulteriore prova: “I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene! (Ap 4,8).

– Tre testimonianze mi sembrano più che sufficienti.

– Abbiamo verificato con la Scrittura alla mano che l’Essere Unico è simultaneamente e prodigiosamente ‘Essere Eterno’ ed ‘Essere Tempo’. Ovviamente come faccia a compiere questa sintesi reale in se stesso non possiamo capirlo con la nostra mente, con la logica e con la filosofia, però se crediamo alla ‘Rivelazione’ allora lo ‘sappiamo’, cioè ne abbiamo una conoscenza vera, sicura, inoppugnabile.

– E io ne sono pienamente convinto


34.           Excursus filosofico sul Tempo

– Ora ti propongo una escursione ovvero un ‘excursus’ su  quello che filosofi e teologi hanno escogitato sull’argomento ‘Tempo’. E proprio il principio della ‘Coincidenza degli Opposti’, che loro ignorano, ci aiuterà a mostrare la superficialità o inconsistenza o parzialità delle loro opinioni.

– Perché di opinioni o teorie si tratta, non di certezze.

– La Filosofia è ‘opinione’ e non ‘Rivelazione’. Diciamo subito che il ‘Tempo’ come entità astratta non esiste. Il ‘Tempo’ è in realtà un mistero collegato con il ‘Mistero dell’Essere’. Ma avventuriamoci in questo cammino filosofico e cominciamo da Aristotele ‘Ipse Dixit’ di tutti i tempi..

– Che dice il grande Filosofo?

– Aristotele nella sua ‘Fisica’ definisce il tempo ‘la misura del movimento secondo il prima e il dopo’. E forse è superfluo dire che questa concezione, come altre, è stata recepita e ritenuta valida dall’altro ‘Ipse Dixit’ che è il nostro benemerito Tommaso d’Aquino.

– Ma non è valida per te, immagino.

– Infatti. Questa concezione impoverisce il significato del ‘Tempo’ riducendolo al movimento. Non tiene conto di cambiamenti e trasformazioni che avvengono in natura e non dipendono dal movimento, ad esempio la crescita di una pianta.

– Eh già. Eppure il suo sviluppo ha un decorso, si svolge in quello che può essere chiamato ‘Tempo’.

– Inoltre Aristotele non tiene conto dell’interiorità e dei cambiamenti che avvengono nella persona umana che sono le idee, i sentimenti, i desideri.

– Ha trascurato un aspetto estremamente importante, perdinci!

– E infine non ha per nulla considerato il dinamismo dell’Universo nel suo insieme.

– Eppure, nonostante tutte queste limitazioni è riuscito a influenzare i pensatori venuti dopo di lui, soprattutto Tommaso d’Aquino che poi a sua volta avrà influenzato altri. Senti, ma tra i big dell’antichità c’è pure Platone. Lui non ha detto niente sul Tempo?

– Platone era un filosofo intuitivo è nel ‘Timeo’ ha formulato un concezione del Tempo molto interessante, direi poetica: ‘Il Tempo è l’immagine mobile dell’eternità’.

– Affascinante definizione… Potresti illustrarmela in modo più ampio?

– L’ha fatto lui, precisando che il Tempo, mediante il movimento regolare dei pianeti, il ciclo costante delle stagioni, la generazione continua degli esseri viventi, riproduce quella ‘immutabilità’ che è propria dell’Essere Eterno.

– Già: regolare, costante, continua… Quindi ha trovato una stretta corrispondenza tra Tempo ed Eternità, tra il flusso incessante dell’Universo e l’Essere Immutabile.

– Sì, un’intuizione geniale ma quello che non ha colto, oltre ciò che si ripete costantemente, è il dinamismo evolutivo dell’Universo, su cui poi ritorneremo.

– Stiamo spaziando alla grande nell’ambito della Metafisica, mi sembra.

– Lo facciamo però per prenderne le distanze, non te lo scordare. Perché il nostro punto fermo è l’Essere Unico, la sua incomprensibile ‘Coincidenza degli Opposti’ e il suo Dinamismo evolutivo che è finalizzato alla ‘Divinizzazione Universale’. Il ‘Tempo’ dobbiamo inquadrarlo in questa visione.

– Tempo ed Eternità, ovviamente.

– Immancabilmente. Ora voglio Parlarti di Parmenide e di Eraclito.

– Ma io li conosco! Li ho studiati e mi sono anche rimasti impressi proprio perché hanno teorizzato due visioni contrapposte della realtà: l’Essere e il Divenire. Più esattamente: ‘L’Essere è, il Non-Essere non è’, questo il motto lapidario di Parmenide. E’ per contro ecco ‘Panta Rei’ ovvero ‘Tutto scorre’ affermato da Eraclito: il Divenire.

– Bravo! Hai riassunto bene le due posizioni. Ora invece di vederle contrapposte io ti propongo di raccoglierle insieme e di considerarle nient’altro che due ‘Opposti che coincidono’ nell’Essere Unico.

– Quindi possiamo dire che l’Essere Unico racchiude in sé ‘Essere e Divenire’. Mi sembra evidente che la coppia corrisponde a ‘Eternità e Tempo’, giusto?

– Sono modi diversi di dire il ‘Mistero dell’Essere Unico’. Ma andiamo avanti e vediamo come la pensava Plotino che è passato dalla considerazione del ‘Tempo’ come qualcosa di misurabile esterno all’uomo, al ‘Tempo interiore’, cioè la riduzione del tempo alla coscienza.

– Ah, interessante. Si occupa di un aspetto che Aristotele ha bellamente trascurato.

– Secondo Plotino, e lo illustra nelle sue ‘Enneadi’, il ‘Tempo’ non esiste al di fuori dell’anima ma soltanto al suo interno e rappresenta il passaggio da uno stato interiore all’altro, quindi caratterizza il suo movimento evolutivo.

– Plotino sembra essere un fine psicologo.

– Ma oltre a parlare dell’anima umana Plotino ipotizzava l’esistenza all’Anima del Mondo che emana l’Universo e il Tempo interno ad esso.

– Fammi capire. Qui andiamo oltre la psicologia. ‘Anima del mondo’ è un’espressione ardita, che significa?

– Per Plotino l’Uno, che è l’Essere Originario, compie una prima emanazione di sé, cioè l’Intelletto e questi, a sua volta, emana l’Anima del Mondo che produce e governa il mondo. Fermiamoci qui.

– Quindi per Plotino tutto ciò che esiste, di conseguenza anche il Tempo, è interno all’Anima del Mondo? Una concezione del tempo tutta interiore, sia all’anima umana che all’Anima del Mondo.

– Sì, Plotino è il campione della ‘interiorità del tempo’ e la sua concezione è stata ripresa e sviluppata da Agostino in modo molto interessante nelle sue ‘Confessioni’. Ma prima di parlare di lui voglio illustrarti alcune mie considerazioni su Plotino. Come ti ho detto egli attua la riduzione del ‘Tempo’ alla coscienza, ossia alla vita dell’Anima sia dell’essere umano che dell’Universo.

– Hai detto che l’Universo è interno nell’Anima del Mondo quindi anch’esso è vita dell’Anima.

– Ma che cos’è l’Anima del Mondo? Ragioniamoci su per quanto possibile. L’Essere è Uno ed emana o crea in se stesso l’Anima del Mondo che contiene l’intero Universo. Ma allora l’Universo è la manifestazione dell’Uno, cioè di Dio e allora il Tempo nel suo sviluppo non è altro che il ‘Dinamismo di Dio’. Come vedi ci sono delle affinità con quanto abbiamo detto riguardo all’Essere Unico che ‘si fa Creazione’. Emanazione e creazione sono modalità analoghe, se però non cadiamo nell’errore del ‘Dualismo dell’Essere’.

– Infatti, che l’Essere Unico faccia scaturire da se stesso l’Universo per emanazione o per creazione è lo stesso, non cambia nulla.

– Se invece si crede che Dio crei ‘dal nulla’ allora creazione ed emanazione non sono più sinonimi.

– Chiaro! E Agostino che dice?

– Per lui il ‘Tempo’ è identificato con la vita stessa dell’anima…

– L’Anima del Mondo di Plotino?

– No, no. Agostino si occupa degli esseri umani, non ha una visione cosmica. E nel Libro XI delle Confessioni arriva a dire: “Non ci sono tre tempi, ossia passato, presente e futuro ma soltanto tre presenti: il presente del passato, il presente del presente e il presente del futuro”.

– Riduce il ‘Tempo’ alla consapevolezza che ne ha il soggetto umano. Un’interpretazione esclusivamente psicologica che non tiene conto del ‘Tempo Universale’, cioè il ‘Tempo’ come dimensione dell’Essere.

– Per Aristotele il tempo era ‘misurabile’, esterno. Riguardava la realtà colta nella sua oggettività. Poi si è fatta strada la concezione del ‘Tempo Interiore’ che in Agostino è diventato contenuto della coscienza individuale. Queste due visioni hanno dominato lo sviluppo della filosofia finché è arrivato Emmanuel Kant che ha ripristinato il tempo oggettivo sviluppando la concezione del Tempo come ‘successione causale’.

– Vale a dire?

– Per lui la successione temporale è successione di avvenimenti che sono effetti di cause. Il Tempo per lui è la semplice successione di eventi interpretabili come catene di cause-effetti.

– E secondo lui avrebbe sciolto il ‘Mistero del Tempo’?

– Kant pensava di avere risolto definitivamente tutti i problemi che affliggono l’umanità assetata di conoscenza con la sua originale Filosofia, ed effettivamente è riuscito ad influenzare in modo notevole i Filosofi venuti dopo di lui.

– Tu che ne pensi della ‘successione causale’?

– Partiamo sempre dall’Essere Unico che ‘si fa creazione’. E’ dunque all’interno dell’Essere Unico che la creazione si muove secondo un dinamismo che viene dall’Essere stesso. Per cui il ‘Tempo’ è il ‘Dinamismo Divino’ che anima tutte le creature. Quindi tutte le cause sono in realtà un’unica Causa. Il problema è sapere se questo dinamismo è finalizzato o privo di finalità.

– E tu che dici?

– Il mio pensiero è questo: l’Essere Unico si fa Creazione per esprimere la sua Molteplicità e portarla alla piena divinizzazione, alla piena manifestazione, per cui ritengo che ci sia davvero una finalità nel ‘Dinamismo Divino’.

– Lo penso anch’io. Se l’universo non ha una finalità perché allora assistiamo all’evoluzione per cui negli esseri viventi si procede dal più semplice ed elementare al più complesso ed elevato?

– Riguardo a Kant però dobbiamo parlare di quella che lui ha chiamato ‘Rivoluzione Copernicana’, perché effettivamente ha compiuto una rivoluzione nel processo conoscitivo.

– So che Copernico ha scoperto la terra gira intorno al sole e non viceversa, smontando il sistema dell’astronomo Tolomeo che poneva la Terra al centro, ‘Sistema geocentrico’ appunto.

– Copernico ha dimostrato che la realtà del sistema solare è ‘Eliocentrica’. E’ stata una rivoluzione che ha però stentato ad affermarsi nonostante fosse una realtà scientificamente provata.

– Eh sì, sono al corrente. La Gerarchia Cattolica si è dimostrata una paladina ad oltranza del ‘Sistema Geocentrico’ arrivando a perseguitare persino Galileo Galilei che la pensava come Copernico. Una vergogna!

– Ma torniamo a Kant. Il senso comune, fondato sull’esperienza, ha sempre ritenuto che la conoscenza della realtà avvenga attraverso i sensi corporei che forniscono le informazioni a cui la mente si adegua. Invece, secondo Kant, avviene il contrario.

– Vale a dire?

– Sono le condizioni ‘a priori’ presenti nella nostra mente che determinano la conoscenza del mondo. Insomma, come Copernico ha spodestato la terra dal centro dell’universo, ovvero del sistema solare, per riconoscere la centralità del sole, così Kant ha posto al centro dell’indagine conoscitiva il ‘soggetto’, che osserva e sperimenta, invece dell’oggetto, che è appunto la realtà esterna, l’universo stesso.

– Sarà anche una rivoluzione ma bisogna appurare se è vero, voglio dire se effettivamente le cose stanno come dice Kant. Più che una rivoluzione mi sembra una ‘usurpazione’. Copernico si basava sulla realtà astronomica… Kant su che si basa per affermare che le cose stanno così come le spiega lui?

– Qui è il punto. Si tratta di idee… arbitrarie come tutto il suo sistema filosofico. Comunque gli schemi a priori che condizionano le nostre esperienze sensoriali sono ‘spazio e tempo’. Non si tratta, secondo Kant, di determinazioni oggettive della realtà a cui la mente umana dovrebbe adeguarsi, ma spazio e tempo non sono altro che ‘schemi’ interni alla mente che condizionano le percezioni sensoriali. Per questo sono detti ‘a priori’.

– Già, perché precedono l’esperienza e la subordinano, la controllano.

– Andando nel dettaglio, il ‘tempo’ darebbe forma alla nostra esperienza interiore, mentre lo ‘spazio’ influenzerebbe la nostra esperienza esteriore.

– Quindi non solo i sensi fisici sono dominati da questi ‘a priori’ ma anche i nostri sensi interni.

– Tutto ciò che riguarda la nostra percezione della realtà sia esteriore che interiore.

– Per cui, secondo il nostro dotto filosofo spazio e tempo non esisterebbero fuori del soggetto e sarebbero soltanto ‘forme a priori della sensibilità umana’.

– Sì, una procedura dettata dalla mente che invece di acquisire… impone i suoi schemi.

– Se spazio e tempo non esistessero davvero allora il discorso dovrebbe essere esteso anche agli animali, anche loro sono dotati dei sensi e ne hanno anche più di noi. Prendiamo il mio gatto per esempio. Quando insegue una gatta mosso dai suoi istinti quella gatta c’è o non c’è? E’ lui che se la fabbrica con la sua mente felina?

– Kant non parla degli animali. Le ‘forme a priori’ dello Spazio e del Tempo sono solo nella mente degli esseri umani. Per cui, sai che ti dico, per il tuo gatto non essendo condizionato da ‘schemi mentali’ ma dal semplice istinto e dall’esperienza… per lui, ed è privilegiato, la gatta che insegue è vera e prima o poi la raggiungerà e si accoppieranno su qualche tetto sotto la luna piena, miagolando di felicità.

– In barba al filosofo degli schemi mentali.

– Lasciando il tuo gatto a spassarsela e tornando all’essere umano, se diamo retta a Kant la realtà è ‘fenomeno’, cioè ‘apparenza’ e con i nostri schemi la interpretiamo per cui diventa una proiezione della nostra mente.

– Insomma per Kant il mondo esiste o è una nostra creazione?

– Sì, esiste ed è un mistero irraggiungibile che chiama ‘Noumeno’. A noi appare come ‘fenomeno’ e lo interpretiamo condizionati dagli schemi mentali che sono ‘spazio, tempo e causa’. Ricordi che ti ho detto che per Kant la realtà non è altro che una ‘catena causale’? Ebbene la ‘causalità’ è un’altra delle ‘forme a priori’ che caratterizzano la mente e c’impongono l’ordinamento della realtà.

– Mi sembra un sistema molto astruso e complicato. Insomma la realtà c’è o non c’è?

– Sì, hai ragione. E’ un sistema complicato e astruso. Gli schemi mentali a priori hanno la funzione di ordinare il mondo che esiste intorno a noi, ma si tratta di un ‘cosmo potenziale’ che noi conosciamo secondo la nostra soggettività.

– Quindi ognuno se lo interpreta a modo suo.

– Ma no. Le ‘forme a priori’, pur essendo soggettive sono universali perché comuni a tutti gli esseri umani, e quindi alla fine ‘vediamo’, anzi ‘sperimentiamo’ tutti allo stesso modo.

– Io so che la realtà c’era prima che nascessi e ci sarà anche dopo, quando me ne andrò. E la realtà s’impone da se stessa, e tempo e spazio sono sue condizioni, misteriose quanto si vuole ma insite nella realtà stessa.

– Partendo dalla verità dell’Essere Unico tutte queste elucubrazioni di Kant crollano miseramente, come abbiamo visto.

– M’è venuta una strana idea e se Kant fosse qui tra noi vorrei porgli un quesito.

– Quale?

– Questo. Se lui ha accettato la concezione eliocentrica del sistema solare grazie a Copernico, al punto che ha voluto equipararsi a lui nella sua ‘rivoluzione copernica’ riguardante la conoscenza, vorrei chiedergli: ‘Ma davvero esiste nella realtà il sistema solare con il sole al centro e i pianeti che gli girano intorno o sei tu e ciascuno di noi che lo ‘spazializziamo’ e lo ‘temporizziamo’?

– Bella domanda. Il sistema solare occupa il suo spazio e tutto il movimento dei pianeti avviene in tempi rigorosi che non siamo noi a dettare. Bravo, hai colto nel segno!

– Salutiamo Kant lasciandolo là dove ora si trova. Una considerazione. Mi sembra che i Filosofi si siano costantemente trovati davanti al problema dell’oggettività o della soggettività del tempo. E chi ha optato per una soluzione e chi per l’altra.

– E’ stato Aristotele il primo che ha sollevato la questione e a modo suo l’ha risolta. Ricordi che la sua idea del Tempo era la possibilità di misurarlo? Ebbene nel suo libro della ‘Fisica’ dice che il tempo come misura non può esistere senza l’anima perché solo l’anima lo può misurare. Ma, diceva, è anche vero che il tempo come misura esiste indipendentemente dall’anima. Risolto il problema!

– Eh no, bisogna trovare una vera mediazione tra tempo oggettivo e tempo soggettivo, cioè tra l’accadere degli avvenimenti e la nostra presa di coscienza. C’è il rischio di fare del tempo una entità astratta, matematica oppure ridurlo alla realtà impalpabile della coscienza. Io ora sono più confuso di prima.

– Ogni filosofo ha detto la sua. Ho voluto darti un panorama sui filosofi che hanno offerto prospettive più significative. Ce ne sono ancora un paio, poi tiriamo le somme.

– Di chi mi parli ora?

– Bergson! Egli si oppone al ‘Tempo della Scienza’ che è quello misurabile perché per lui è ‘spazializzato’. Egli si concentra sul tempo vissuto come una corrente fluida in cui ogni momento trapassa nell’altro in una continuità ininterrotta che egli ha chiamato ‘durata’. Per lui il tempo è un continuo processo di creazione e quindi è novità, ma è anche conservazione integrale di tutto ciò che è stato, ovvero il passato.

– Un altro paladino della soggettività.

– E veniamo al più originale dei filosofi sulla questione del ‘Mistero del Tempo’. Mi riferisco ad Heidegger che ha scritto ‘Essere e Tempo’. Egli riduce il tempo alla possibilità, ossia alla progettazione che l’essere umano compie per pervenire a se stesso in base al proprio ‘poter essere’.

– Interessante. Il Tempo come progettazione individuale, sviluppo di tutte le proprie potenzialità.

– Infatti per Heidegger c’è il ‘Tempo autentico’ in cui l’essere umano, che lui chiama ‘Esserci’, ovvero l’esistente che è collocato ‘qui e ora’, realizza se stesso, e il ‘Tempo inautentico’ che è quello dell’esistenza banale in cui manca questo impegno di autorealizzazione di sé.

– Anche lui è un filosofo della soggettività ma mi sembra che si apra ad una collocazione nell’Essere molto ampia, direi cosmica.

– Interpretiamolo alla luce dell’Essere Unico. L’essere umano è ‘l’esserci’ che esiste per partecipazione dell’Essere Unico e il suo fine è sviluppare tutte le potenzialità presenti in lui per realizzarsi pienamente e tornare all’Essere Unico. Il Tempo allora è questo dinamismo in cui l’individuo si muove per libera scelta.

– Niente male questa visione dell’essere umano che liberamente persegue la sua realizzazione per confluire nell’Essere Unico. Ma siamo sicuri che questo fosse la sua autentica concezione o siamo noi che proiettiamo in lui la nostra?

– Infatti avevo detto: interpretiamolo alla luce dell’Essere Unico.

– Già, va bene, speriamo che Heidegger la pensasse proprio così. Tu mi avevi assicurato che, alla fine di questo ‘excursus’, che avremmo fatto una sintesi e io ne sento il bisogno perché mi hai sventagliato un panorama molto interessante ma anche molto complesso. Mi viene in mente il proverbio: ‘Tante teste, tante idee’. Ogni filosofo dice la sua e alla fine invece di avere chiarezza hai tanta confusione.

– Sarò monotono ma io riparto sempre da quello che per me è il caposaldo di qualsiasi ragionamento.

– Indovino… l’Essere Unico!

– Bravo… ma era facile. E allora dopo questa carrellata filosofica consideriamo questo impressionante ‘Paradosso del Tempo’. Dio è l’Unico Essere. Dio è Eterno per cui dovrebbe trovarsi, secondo la logica, ‘fuori del Tempo’. Ma l’Essere Unico è Creatore, anzi ‘si fa Creazione’, per cui tutto ciò che esiste è costituito dall’Essere Unico e ha in sé il dinamismo dell’Essere stesso. Ecco come Dio Eterno e atemporale diventa Signore del Tempo perché… è lui stesso il Tempo, ossia il ‘Dinamismo dell’Essere’.

– Dove lo trovi il filosofo che possa accettare la visione di Dio tutto al di fuori del Tempo che diventa egli stesso il Tempo?

– E’ questo il ‘Paradosso del Tempo’ basato sulla ‘Coincidenza degli Opposti’ che sono appunto ‘Tempo ed Eternità’ compresenti nel mistero dell’Essere Unico. Ecco il motivo per cui i filosofi si sono affannati alla per rinchiudere il Tempo nei loro schemi e chi ne ha colto l’aspetto oggettivo, chi quello soggettivo, chi entrambi gli aspetti ma non sono pervenuti ad una visione integrale che si attua appunto avendo ben chiara la consapevolezza dell’Essere Unico.

– L’hai chiamata ‘consapevolezza’ e non ‘concezione’ come sarebbe ovvio trattandosi di una formulazione mentale relativa alla realtà.

– No, per me è molto di più. La ‘Verità dell’Essere Unico’ è una scoperta o un’intuizione, anzi direi proprio un’ispirazione che nutre continuamente il mio spirito e lo illumina in modo sempre più ampio. Ecco perché ho parlato di ‘consapevolezza’.

– Forse riesco a capirti perché anche in me, da quando mi hai reso partecipe della ‘Verità dell’Essere Unico’, si è progressivamente insediata con naturalezza aprendomi alla conoscenza di me stesso, dell’universo e di Dio.

– E questo ci porta oltre la Filosofia, oltre la Metafisica…

– Eh sì. Per questo dicevi che ci stavamo occupando di Metafisica… ma per ‘prenderne le distanze’ e andare oltre. Chiaro. E ora che dici se lasciamo la Filosofia e torniamo all’esame della Scrittura.

– Ma il nostro ‘excursus’ ti è piaciuto?

– Sono un po’ frastornato, ma mi è servito perché il Principio della ‘Coincidenza degli Opposti’ è ancor più confermato.


35.           Dio Assoluto e Dio Relativo

– Abbiamo già visto che per alcune coppie usate in Teologia non troviamo passi scritturali, come ad esempio ‘Dio Massimo e Dio Minimo’ oppure ‘Dio Trascendente e Dio Immanente’. Lo stesso accadeanche per ‘Dio Assoluto e Dio Relativo’ e per ‘Dio Necessario e Dio Contingente’.

– Sono tutti termini propri della filosofia e della teologia razionalista.

– E’ vero, ma nella Scrittura possiamo trovare espressioni o significati equivalenti come già abbiamo visto per ‘Trascendente e Immanente’, ricordi? Ora possiamo accingerci a verificare se possiamo affrontare queste due coppie. Che ne dici?

– Mi sembra una sfida importante, sono pronto a collaborare.

– Eccoci davanti a due termini, il primo ‘Assoluto’ che Filosofi e Teologi usano tranquillamente e non costituisce per loro un problema e invece applicato a Dio e soprattutto all’Essere Unico è, secondo me, estremamente inappropriato. E l’altro ‘Relativo’

– Assoluto? Ma Filosofi e Teologi lo considerano un sinonimo di Dio. E’ un ‘aggettivo’ ma lo fanno diventare un ‘aggettivo sostantivato’ e quindi ci presentano il frutto del loro lavoro: ‘l’Assoluto’, concepito dalla loro mente.

– Sai che i ‘concetti’ sono una sfida maschilista nei confronti della donna?

– Ah sì? Fammi capire…

– Riflettiamo sul significato di ‘concepire’. Deriva dal latino ‘concipere’ e significa ‘accogliere in sé’. La donna accoglie il figlio e lo porta nel suo grembo per nove mesi e poi lo partorisce. Anche il termine ‘concetto’ deriva da ‘concipere’ ma è utilizzato per il pensiero, il quale è ‘concepito’ dalla mente.

– Molto interessante.

– Per cui il maschio, che da tempo immemorabile vuole trionfare sulla donna, è costretto a riconoscerle la capacità di ‘concepire figli’ ma riserva per sé l’esclusiva di ‘concepire pensieri’ ossia ‘concetti’, tra cui questo bel concetto di ‘Assoluto’ con cui i pensatori pretendono di definire Dio.

– Ora capisco la sfida maschilista.

– Considera la storia della Filosofia e vedi se ti viene in mente una Filosofa.

Ci riesci a ricordarne almeno una?

– No… forse Ipazia.

– Donna eccellente, studiosa ma era esperta di matematica, geometria e astronomia non filosofia.

– Certamente le donne hanno una capacità di pensare non inferiore agli uomini, eppure non hanno potuto affermarsi nell’ambito della Filosofia che i maschi hanno riservato a loro esclusivo dominio.

– Eh sì, maschilismo filosofico ad oltranza con l’aggravante che le donne, a detta sempre dei maschi, hanno poco cervello.

– E’ una stupidaggine ma l’epiteto ‘Testa di gallina’ l’ho sentito varie volte all’indirizzo di donne più intelligenti di chi le stava insultando.

– E questa esclusione è stata imposta anche nella Teologia. Ti viene in mente almeno una teologa?

– Qualche mistica che ha scritto le sue esperienze di Dio, sì, ma teologa proprio no, non mi risulta.

– Solo dopo il Concilio Vaticano II hanno ha fatto capolino qualche donna Teologa con idee anche molto originali e partendo da un’interpretazione della Bibbia di tipo femminista. Naturalmente Teologhe guardate con sospetto.

– Anche in Teologia si usano i ‘concetti’, prerogativa tradizionale dei maschi. Non parliamo poi dei posti di comando nella Chiesa preclusi del tutto alle donne!

– Ma torniamo al ‘concetto’. E sai che ti dico? Dio, anzi l’Essere Unico, non si può ingabbiare in un concetto, non può diventare la creazione di una mente umana. E mentre le madri concepiscono e partoriscono lodevolmente figli reali, questi presuntuosi Filosofi e Teologi, partoriscono fantasmi, illusioni che chiamano pomposamente pensieri, concetti e persino idee. Ma davanti al ‘Mistero di Dio’, tanto più considerato ‘Essere Unico’, sono soltanto aborti.

– Terribile! Quindi tu rifiuti ‘assolutamente’ il termine ‘Assoluto’ attribuito a Dio. Scusa il bisticcio di parole.

– Ora mi spiego. Vediamo il significato etimologico di ‘Assoluto’. Deriva dal latino ‘absolutus’ che a sua volta proviene dal verbo ‘absolvere’ col significato di liberare, sciogliere da qualunque legame, vincolo, restrizione. In Filosofia significa appunto ‘l’Essere in sé e per sé’ senza alcuna dipendenza o relazione con alcunché. Ti sembra che possa dirsi questo dell’Essere Unico?

– Eh no, assolutamente! L’Essere Unico, come ormai ho imparato a conoscerlo, è ‘Uno e Trino’ e anche ‘Uno e Molteplice’, insomma è tutto un intreccio di relazioni.

– Per questo motivo io rifiuto il termine ‘Assoluto’ ma, attenzione, lo rifiuto soltanto se viene inteso isolato, a sé stante. Mi capisci?

– Ah, lo vuoi mettere in relazione con il suo opposto che è ‘Relativo’! E’ così? Ci ho azzeccato?

– Proprio così. L’Essere Unico è ‘Assoluto’ nel senso che per la sua sussistenza non dipende da altri esseri, che infatti non esistono. Pertanto è autosufficiente in se stesso, ma non è sciolto o separato dalla sue creature, anzi, è lui stesso che si fa creatura! Quindi la ‘relazione’ è il suo dinamismo interno. Relazione è la vita della Famiglia Divina, relazione sono tutti i rapporti con le sue creature.

‘Relativo’ vuole dire che è in relazione, no?

– Infatti. ‘Relativo’ deriva dal latino ‘relativus’ che viene da ‘referre’ e significa ciò che ha relazione con altri e si usa appunto in contrapposizione ad ‘assoluto’, ossia privo di qualsiasi relazione.

– Ed ecco formata la coppia ‘Essere Assoluto ed Essere Relativo’ che è una ‘Coincidenza degli opposti’. Ma troviamo dei riferimenti nella Scrittura?

– Cimentiamoci nell’impresa. Nei testi ebraici la parola ‘assoluto’ è soltanto un aggettivo ed è usata esclusivamente per il Sabato in quanto prescrive il ‘riposo assoluto’. Ad esempio: Durante sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro di sabato sarà messo a morte” (Es 31,15). Per cui la trasformazione dell’aggettivo in sostantivo è solo dovuta ai Filosofi e ai Teologi.

– E l’altra, la sua opposta, ossia ‘Relativo’?

– No, niente da fare, soprattutto come sostantivo ‘il Relativo’.

– E allora? Non abbiamo riferimenti per cui ci conviene lasciar cadere questa coppia priva di qualsiasi aggancio alla Rivelazione,

– Sì, possiamo farlo, ma anche se non ha conferme scritturali occorre ribadire che quando chiunque usa semplicemente il termine ‘Assoluto’, riferito a Dio quale Essere Unico, commette un grave errore. Se proprio si vuole usarlo deve essere necessariamente accoppiato con il suo opposto, cioè ‘Relativo’.

– E’ chiaro e condivido.

– Vedi la concezione che i Deisti hanno di Dio è proprio quella dell’Assoluto. Ne abbiamo già parlato. Per loro Dio è l’Essere che ha creato tutto ciò che esiste, diciamo il Mondo, ma poi se ne tiene in disparte, slegato, indifferente a quello che succede quindi in nessun modo provvidente o interessato ai guai che possono capitare qui tra di noi.

– Beh, diciamo che è una concezione di Assoluto molto gretta e meschina? Non farebbero meglio questi Filosofi a negare l’esistenza di Dio piuttosto che ritenerlo esistente ma bloccato in una sua beato indifferenza?

– L’Assoluto così concepito, vale a dire del tutto libero, svincolato dall’universo ha commesso però la stranezza di avergli dato inizio. Perché l’avrebbe fatto? Quale vantaggio gliene ne veniva?

– Sì, veramente rimane del tutto inspiegabile un comportamento del genere soprattutto se chi ha agito così è addirittura Dio!

– Dato che questo ‘Assoluto’ è un Dio inventato credo che la sua genesi sia motivata dal fatto che questi Filosofi non volevano negare del tutto Dio ma al tempo stesso rifiutavano qualsiasi dogma della Chiesa Cattolica e quindi anche qualsiasi ‘Rivelazione’ vincolante.

– Beh, mi verrebbe da dire che un Dio Assoluto serviva splendidamente a loro per essere ‘Assoluti’, cioè sciolti da qualsiasi dogma o morale o autorità religiosa. Non sembra così anche a te?

– Ora che mi ci fai pensare penso tu abbia ragione. Voltaire, come tu sai, era ‘Deista’ e non voleva aver a che fare in nessun modo con la Chiesa Cattolica, la sua Teologia, i suoi Dogmi e anche la sua morale e ovviamente il suo Dio.

‘Assoluto’… sciolto da ogni costrizione cattolica. Geniale!


36.           Dio Necessario e Dio Contingente

– Vediamo di considerare ora la coppia ‘Dio Necessario e Dio Contingente’.

– Mi sa che anche questa è una bella gatta da pelare. Troviamo queste due parole nella Scrittura? Non credo proprio!

– Infatti, ma penso che sia opportuno considerarle perché Filosofi e Teologi ne fanno un uso abbondante, naturalmente tenendole distinte e quindi commettendo gravi errori.

– Allora vediamo di capire il significato di queste due parole in modo distinto e poi se possono ‘coincidere’. Però lascio a te la parola perché mi sembra un compito assai arduo.

– Cominciamo da ‘Necessario’ e vediamone l’etimologia. Viene dal latino ‘necessarius’ ed è un aggettivo. Significa essenziale, ciò di  cui non si può fare a meno, quindi indispensabile. Ed ecco che per i Filosofi ‘l’Essere Necessario’ è Dio, colui che è e non può non essere.

– E ‘contingente’ che significa?

– E l’esatto contrario di ‘Necessario’ e caratterizza ciò che è accessorio, casuale, accidentale, quindi ‘ciò che potrebbe essere come non essere’.

– Il ‘Necessario’ è ciò che ‘non può non essere’ e il ‘Contingente’ è ‘ciò che può essere come non essere’, quindi noi siamo irrimediabilmente ‘Contingenti’. Non c’eravamo, ci siamo per un po’ e poi non ci saremo più!

– Vacci piano. Ti ho detto che se teniamo i due termini staccati sono entrambi sbagliati.

– Quindi Dio per te non è l’Essere Necessario? Può anche lui ‘essere o non essere’.

– Non dico questo. Ricordi ciò che abbiamo condiviso riguardo all’Essere Unico quale ‘Uno e Molteplice’?

– Certamente.

– Ebbene, come abbiamo fatto in quel caso, dobbiamo riferire entrambi gli opposti all’Essere Unico e scoprirlo quale ‘Colui che è’, e pertanto non ha alcun senso che non sia, è un dato di fatto per giunta rivelato. Ma dobbiamo anche renderci conto che ogni realtà esistente, ogni individuo, ogni persona altro non è che l’Essere Necessario che si fa ‘creatura’. Per cui il ‘Molteplice dell’Essere Unico’ è necessario come la sua ‘Unità’.

– Stai dicendo che il termine ‘necessario’ vale simultaneamente per l’Essere nella sua Unità e per l’Essere nella molteplicità delle esistenze che hanno origine da lui. Beh, se le manifesta sono ‘necessarie’ quindi non casuali, accidentali o aleatorie. Bellissimo! Tutti necessari!

– Vedo che hai colto nel segno.

– Ma allora perché dobbiamo ancora usare il termine ‘contingente’?

– Semplicemente per farlo coincidere con ‘necessario’ e constatare che tutto ciò che a noi sembra casuale, accidentale, che potrebbe esserci come non esserci, in realtà c’è e deve esserci ed è indispensabile nell’esistenza dell’Essere Unico.

– Mi hai fatto venire in mente un mio zio, ora ‘buonanima’, che aveva una piccola fabbrica di pentole in acciaio inossidabile. Spesso andavo a trovarlo e mi piaceva vedere gli operai intenti a trasformare dei fogli di acciaio in pentole. Uno spettacolo! Conoscevo tutti i suoi operai e un giorno mi sono accorto che ne mancava uno. Ho chiesto allo zio sue notizie e lui pronto, con aria soddisfatta di chi si è tolto un peso: ‘Licenziato!’. Alla mia espressione meravigliata ha alzato un dito verso l’alto e ha sentenziato ridendo: ‘Caro mio, tutti utili ma nessuno indispensabile!’. Devo confessarti che ci rimasi male perché lo conoscevo come un buon operaio.

– A suo modo quel tuo zio era un filosofo, no?

– In un’altra occasione mentre giravo nella fabbrica ho notato che mancava un altro di quelli che conoscevo ed era stato sostituito da uno nuovo. Lo zio mi accompagnava nel mio giro, anche per mostrarmi i nuovi macchinari e i nuovi prodotti, e allora ho chiesto che ne era stato di Tonino. E anche questa volta ha sventolato il suo dito minaccioso e autoritario e mi ha ripetuto la sua sentenza: ‘Tutti utili, nessuno indispensabile, mio caro!’.

– Stavolta il ‘Mio caro’ l’ha messo in fondo. Tuo zio aveva di mira solo i suoi affari e non gliene importava niente delle persone, purtroppo. Meno male che l’Essere Unico non ci considera alla stregua di quel tuo zio fabbricante di pentole. Sai qual è la sentenza dell’Essere Unico considerato l’impresario della totalità dell’Universo? Riesci a indovinarla?

– Forse sì. Questa: ‘Tutti indispensabili’!

– Bravo! Proprio così: ‘Tutti indispensabili e per questo utili’ e lo dice alzando la mano come se giurasse e sorridendo, come all’inizio della Creazione quando ha contemplato la meravigliosa opera compiuta: ‘Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gn 1,31).

– Tutti buoni, tutti necessari, tutti indispensabili, tutti essenziali… è l’Essere Unico che manifesta se stesso e quindi non può che risultare così!

– Sì, nessuna creatura è superflua, nessuna creatura può esserci o non esserci, nessuna! Tutto ciò che esiste è parte integrante ed essenziale della manifestazione dell’Essere Unico. Se non fosse così vorrebbe dire che Dio fa cose inutili, insensate, illogiche.

– Mi piace il fatto di essere tutti ‘Necessari’ e quindi ‘Indispensabili’ Ma trovi qualche conferma nella Rivelazione? Mi sa di no.

– Nella Preghiera del Padre Nostro insegnata da Gesù c’è come sai la richiesta: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11). Una traduzione più precisa è questa: ‘Dacci oggi il nostro pane necessario. Infatti ‘oggi’ e ‘quotidiano’ risultano essere una ripetizione. ‘Pane necessario’ vuol dire il nutrimento senza il quale non è possibile rimanere in vita, e questo vale sia per la vita del corpo che per quella dello spirito. Non si parla di ‘Essere Necessario’ ma del ‘necessario per vivere’. Però chi ha creato tutto ciò che esiste e lo tiene in vita è l’Essere Unico, senza il quale nulla sarebbe. Non c’è la parola ma c’è l’azione.

– E per ‘contingente’ che mi dici?

– La Scrittura parla degli esseri umani come transitori, effimeri, passeggeri è vero, ma Cristo è venuta ad offrire la possibilità di diventare eterni mediante la trasformazione dello spirito, dell’anima e del corpo nella ‘Divinizzazione Integrale’. Quindi apre il passaggio dalla ‘contingenza’ alla ‘necessità’, che ne dici?

– Eh sì! Dobbiamo però anche in questo caso far coincidere ‘Essere Necessario ed Essere Contingente’ perché Creatore e Creature coincidono, sono un’unica realtà, un Unico Essere.

– Convinto? Abbiamo navigato un po’ nella terminologia filosofica e non abbiamo ancora terminato perché ora ci attende ancora una fatica, affrontare la coppia ‘Dio Infinito e Dio Finito’.


37.           Dio Infinito e Dio Finito

– Ok, dove leggo?

– Piano , piano… Il termine ‘Infinito’ non lo trovi nella Bibbia. Quindi l’Essere Unico non si rivela come ‘Dio Infinito’, però è anche vero che non si presenta neanche come ‘Dio Finito’

– Allora, dobbiamo concludere che Dio per la ‘Scrittura’ non è né ‘Infinito’‘Finito’. Abbandoniamo questi due opposti e occupiamoci di quelli che sono riscontrabili nella Bibbia, mi sembra la scelta migliore.

– Conclusione affrettata. Anche se non sono usate queste due esatte parole ci sono espressioni da cui possiamo dedurre sia il ‘Dio Infinito’ che, ed è ancora più arduo, il ‘Dio Finito’.

– Bene, allora mettiamoci al lavoro.

– Volevi partire subito dalla Scrittura? E sia! Molte volte la Scrittura parla di ‘Dio Grande’. Grande in realtà, riferito a Dio, equivale a ‘grandissimo’ perché nessuno è più grande di lui, e allora il superlativo assoluto di grande è ‘Massimo’ Egli è ‘Dio Massimo’.

– Per la ‘Coincidenza degli Opposti’ dobbiamo dire che egli è anche il ‘Dio Minimo’ e in lui ‘Massimo e Minimo coincidono’.

– Già, l’aveva detto Cusano, se ben ricordi.

– Per arrivare a riconoscere ‘Dio Massimo’ abbiamo fatto alcuni passaggi semantici… e per dichiarare ‘Dio Minimo’? Mi sembra che non ci sia un termine rivelato da cui partire.

– Lo cercheremo dopo. Intanto voglio farti notare la relazione tra ‘Dio Massimo’ e ‘Dio Infinito’. Nella sua grandezza Dio non ha confini, non ha  limiti… per cui non può che essere ‘Infinito’.

– E allora deve esserci il suo opposto, ovvero ‘Dio Finito’. Ma anche qui non so proprio come raccapezzarmi a trovarlo nella Scrittura.

– Vorrei metterti in guardia da una riduzione di ‘Dio Infinito’ allo Spazio, ossia ad una concezione di Dio che si estenda in tutte le direzioni. Infinito vuol dire che l’Essere Unico è infinito in tutto ciò che è, nel suoi molteplici aspetti, nelle sue qualità o attributi

– Potrei avere qualche esempio?

– Ad esempio uno dei termini con cui lo si suole caratterizzare è ‘Sommo’, ossia possiede ogni possibile perfezione nel grado più elevato… ma è ‘Sommo in tutto’ per cui viene chiamato anche ‘Ottimo’: ‘Somma Bontà’, ‘Somma Bellezza’, ‘Somma Verità’, ‘Somma Giustizia’

– Bontà, Bellezza, Verità, Giustizia non hanno il corrispettivo ontologico opposto. Cioè l’Essere Unico non è Cattiveria, Bruttezza, Falsità, Ingiustizia. Ho capito bene?

– Esattamente. Questi valori sono propri dell’Essere Unico e per essi non c’è ‘Coincidenza degli Opposti’.

– E ora leggi qui, nel Deuteronomio.

“Il Signore vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali” (Dt 10,17). Bella descrizione di Yahvè, mi piace. Dio così imparziale che non possiamo assolutamente ingraziarcelo con dei regali, neanche un cero in chiesa, eh?

– E ora leggi questo versetto dal Secondo Libro di Samuele.

– Prontissimo: Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi “(2Sm 7,22).

– Mi è piaciuto come l’hai pronunciato. Così si legge la Scrittura, con espressione e con passione. Ora ti offro l’occasione per esclamare con la tua bella voce l’incipit di un Salmo famoso. Leggi qui.

“O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza (Sal 8,2). Grande sulla terra ma anche grande sopra i Cieli. La sua grandezza ingloba ogni cosa!

– Gli fa eco il Salmo 69. Leggi, è molto bello.

“Gioia e allegrezza grande per quelli che ti cercano; dicano sempre: ‘Dio è grande’ quelli che amano la tua salvezza (Sal 69,5).

– Vedi, la ‘Salvezza’ è proprio il segno distintivo che esprime tutta la grandezza dell’Essere Unico, perché la ‘Salvezza’ è la partecipazione ad ogni essere umano della realtà ontologica divina. Sentiamo ora che ha da dirci Geremia. Qui dove punto il mio indice.

“Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile (Gr 32,17).

– Questa è una ‘rivelazione’ importante perché la ‘grandezza’ è espressa nella potenza per cui all’Essere Unico ‘nulla è impossibile’.

– Anche nel Nuovo Testamento Dio viene presentato come ‘Colui al quale tutto è possibile’, oppure ‘Colui per il quale nulla è impossibile’.

– Sì, questo esprime sia la sua ‘Onnipotenza’, che non ha limiti, sia la sua ‘Infinità’. Ce lo dice lo stesso Gesù e lo riporta Matteo. Ecco, qui.

“Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio’. I discepoli sbigottiti dicevano tra loro: ‘E chi mai si può salvare?’. Ma Gesù, guardandoli, disse: ‘Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio (Mc 10,24-27).

– Mi viene in mente la risposta che l’Arcangelo Gabriele ha dato a Maria perplessa davanti all’annuncio che sarebbe stata la Madre del Figlio di Dio: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

– Ora leggi qui nella Prima Lettera di Giovanni perché ci offrirà uno stimolo interessante per capire come la ‘grandezza’ di Dio sia ‘multiforme’.

– Giovanni lo leggo sempre molto volentieri: Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). Forte! Giovanni riesce sempre ad appassionarmi!

– La riflessione che intendevo fare è questa. Giovanni parla del ‘grande amore del Padre’. Ed è così grande che egli ci fa diventare realmente ‘Figli di Dio’. Amore Grande, Amore Infinito perché ci offre se stesso, ci offre l’Infinito!

– Dio è grande in tutto ma particolarmente è ‘grande nell’amore’!

– Amore infinito! Bene, dopo questa trasvolata sulla concezione dell’Infinito, io vorrei ancora soffermarmi sulla Scrittura, che è come un grandioso albero con innumerevoli rami, per trovare i passi più significativi che ci illustrino ‘Dio Finito’. Sei d’accordo? Penso che, a questo punto, questa verifica sia doverosa.

– D’accordissimo.

– Ma non pensare di trovare l’espressione ‘Dio Finito’ nella Bibbia. Però sapendo che la Creazione è in realtà ‘il suo farsi Creazione’ noi possiamo dedurre che l’Essere Unico, a cui tutti sono disposti a riconoscere il carattere di ‘Infinito’, facendosi Creazione si sia reso realmente ‘Finito’.

– Pur restando ‘Infinito’, ovviamente, quindi ‘Dio Infinito e Finito’.

– Esatto. L’esempio migliore ce l’offre Paolo nella sua Lettera ai Romani, ecco, leggi qui.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8,19-21).

– Riflettiamo. Prima di tutto sul significato del sostantivo ‘caducità’ che deriva dall’aggettivo ‘caduco’ e vuol dire ‘destinato a cadere o a cessare’. Ad esempio in Biologia si definisce ‘caduco’ un organo destinato naturalmente a cadere per essere sostituito da un altro organo.

– Mi hai fatto venire in mente i ‘denti da latte’ che sono ‘caduchi’ e infatti vengono poco alla volta sostituiti dai ‘denti permanenti’.

– Già, anch’essi ‘caduchi’ ma in un altro senso, perché possono cariarsi oppure perché con la vecchiaia diventiamo tutti sdentati. E questo a motivo della ‘caducità della vita umana’ che fa il suo corso.

– La ‘caducità’ è propria di tutto ciò che esiste. Tutto è destinato a perire, tutto è provvisorio, tutto labile, tutto effimero, tutto di breve durata, ahimè!

– Ed ecco Paolo con la sua sentenza: ‘La creazione è stata sottomessa alla caducità!’. E chi l’ha sottomessa? Abbiamo un bel pronome: ‘Colui’. Ora, l’unico che poteva ‘sottometterla alla caducità’, vale a dire costituirla come realtà provvisoria, fuggevole, effimera, è solo l’Essere Unico che ‘si è fatto creazione’.

– Per cui ‘se ha ritenuto di farsi Creazione caduca’ ci deve essere un buon motivo.

– E c’è! Ma prima vorrei puntare la nostra ‘riflessione’ su quello che Paolo dice subito dopo, riferito sempre alla Creazione, considerandola sottoposta alla ‘schiavitù della corruzione’.

– Sì, mi sono sembrate parole stonate, francamente. E mi sono detto: ‘Perché parlare della Creazione come di una realtà corrotta? Corruzione è un parola negativa. Forse Paolo si riferiva a quel famoso peccato che avrebbe devastato la Creazione?’.

– Anch’io disapprovo questa parola. Paolo ha in mente il ‘Peccato Originale’ che secondo lui avrebbe inquinato la Creazione, che era perfetta, buona, e doveva rimanere tale. Egli crede, a quanto pare, che per colpa dei cosiddetti ‘Progenitori’ siano iniziati i guai e quindi ‘corruzione e caducità’.

– Ma poiché i Progenitori non sono mai esistiti non c’è nessun Peccato Originale e quindi la caducità presente nella Creazione non è altro che un fatto naturale!

– Questa è la verità. E’ Dio che l’ha voluta così, è l’Essere Unico che ‘si è fatto creazione’ in questo modo e per un fine preciso. Non è una punizione o una conseguenza del fantomatico Peccato Originale.

– Ma Paolo è di tutt’altro avviso!

– Sì, anche nei capitoli precedenti di questa lettera e soprattutto nel capitolo quinto, leggi, leggi pure questo ‘errore madornale’ di Paolo, qui.

“Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rm 5,12). Che assurdità è mai questa! Anche supponendo che sia esistito Adamo e abbia peccato… che senso ha l’affermazione ‘la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato’. Ma il peccato è un fatto che riguarda la libertà personale!

Infatti è un errore colossale e grossolano di Paolo. Ha sbagliato lui, ha sbagliato Agostino d’Ippona che lo ha seguito prendendo le sue parole alla lettera, hanno sbagliato Padri della Chiesa, hanno sbagliato i membri della Gerarchia Cattolica, Papi e Vescovi, hanno sbagliato i Teologi e stanno sbagliando tutt’ora perché convalidano la ‘Dottrina del Peccato Originale’ incui quest’errore è stato dogmatizzato e cristallizzato.

– Terribile!

– Paolo ha fatto una lettura superficiale e letterale dei primi capitoli del Libro della Genesi e forse si è lasciato influenzare anche dal Libro della Sapienza, questo. Leggilo è stimolante ma insidioso.

“Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale” (Sap 1,12-15). Ma qui c’è scritto che ‘Dio ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte’. Quindi la morte che c’è effettivamente nel mondo non è effetto del ‘Peccato Originale’. E’ solo e unicamente un fatto naturale.

– Vedi, l’Autore sta disegnando il mondo idilliaco del Paradiso Terrestre dove Dio ha creato ‘tutto per l’esistenza’ e ‘non ha creato la morte’. Ma per lui è una visione fasulla, non naturalistica, simbolica che gli serve per annunciare poi il disastro avvenuto. Leggi ora qui, al capitolo secondo, e tra poco sarà evidente. Subito l’Autore espone le considerazioni degli empi, e poi dirà come la pensa lui, leggi.

“Gli empi dicono fra loro sragionando: – La nostra vita è breve e triste; non c’è rimedio, quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi. Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera” (Sap 2, 1-3). Dipingono un quadro allucinante della vita umana, amaro, pessimista, senza speranza.

– Sono ‘empi che sragionano’ ovviamente con la disapprovazione dell’Autore. Procedi.

“Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo e nessuno si ricorderà delle nostre opere. La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore. La nostra esistenza è il passare di un’ombra e non c’è ritorno alla nostra morte, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro (Sap 2, 1-5). Qui addirittura negano la ‘Reincarnazione’ mentre noi abbiamo appurato che questa concezione ha proprio nella Scrittura delle precise convalide.

– Sono le opinioni degli empi e questa è la loro empietà. Continua a leggere.

– “Gli empi la pensano così, ma si sbagliano; la loro malizia li ha accecati”. Ah, finalmente, l’autore prende posizione e ora ci rivelerà la verità!

– Purtroppo no, perché dirà cose vere e cose false. E bisogna prestare molta attenzione. Leggi… ma ‘in guardia’ perché chiederò il tuo discernimento.

– Ora sì che tremo e balbetto.

– Non scherzare e stai all’erta.

Non conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la santità, né credono alla ricompensa delle anime pure. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono” (2,21-24).

– Ecco, ora analizza. Ti chiedo un esercizio di discernimento puntuale, frase per frase.

– Sono alla tua scuola e mi sottopongo volentieri all’esperimento. Sono qui per imparare.

– Coraggio, affronta la prova.

– ‘Non conoscono i segreti di Dio’, questo è evidente dai loro discorsi, ma al tempo stesso hanno la presunzione di conoscere perfettamente il senso dell’esistenza.

– E’ così. Sono ciechi con la presunzione di vederci molto bene. Poveretti!

‘Non sperano salario per la santità, né credono alla ricompensa delle anime pure’. Non credono alla vita dopo la morte e non si aspettano alcuna ricompensa per cui non si impegnano per meritarsela. Anzi, pensano che la cosa migliore per loro sia fare tutto quello che vogliono perché tanto sono convinti che non dovranno rispondere delle loro malefatte.

Sono degli stupidi illusi.Fin qui bene ma era facile e ora viene il difficile.

– ‘Dio ha creato l’uomo per l’immortalità’. Sembra che ribadisca ciò che ha detto nel primo capitolo, ma se consideriamo la vita umana naturale è sbagliato. L’essere umano è mortale.

Condivido ma… c’è un ma…

– ‘Lo ha fatto a immagine della propria natura’. Se Dio è immortale anche l’essere umano dovrebbe essere immortale condividendo la ‘Natura di Dio’ cioè il suo ‘Essere’.

– Per cui…

Io penso che l’immortalità dell’essere umano riguardi nel tempo presente solo il suo ‘spirito’ ma non il suo corpo, che è appunto mortale.

Sono d’accordo, anche se questo non esclude che Dio voglia comunicare l’immortalità anche alla sua realtà corporea.

– Sì, ne abbiamo parlato a lungo nella nostra conversazione su ‘L’Aldilà’ e ormai per me sono verità acquisite e convalidate.

– E ora leggi quel che rimane… e dimmi che ne pensi.

– ‘Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo’. Balla colossale. Niente ‘Peccato Originale’, niente conseguenze… La morte presente in natura è un evento del tutto… ‘naturale’, per cui l’invidia del Diavolo non c’entra, forse riguarda altri aspetti.

– Solidale con te, ma… leggi ancora il finale.

– ‘Ne fanno esperienza coloro che gli appartengono’. Ah, allora qui è evidente che ‘morte’ non si riferisce alla morte fisica, cioè alla morte del corpo, ma alla condizione di chi si lascia ingannare dal Diavolo e arriva a trasgredire pensando che non gli accadrà nulla di male. Come gli ‘empi’ di cui sopra. Ecco, quella morte lì può essere prodotta dall’invidia del Diavolo.

– Interpretazione corretta la tua, ma ovviamente non quella di Paolo e di altri che hanno creduto di capire che ‘la morte fisica’ fosse entrata nel mondo naturale, che era stato creato da Dio immortale, senza malattia, vecchiaia e morte.

– Quindi non ‘caduco’!

– E invece la Creazione stessa e ogni creatura che si trova in essa è caduca, effimera, fugace, momentanea, provvisoria, temporanea, transitoria, passeggera, precaria, instabile, limitata… ecco appunto limitata! Perché la Creazione è ‘Dio Limite’!

– Quanti aggettivi per indicare il mondo e tutto quello che è nel mondo. Mi hai quasi stordito!

– Eh sì, tanti sinonimi e ognuno esprime una modalità della precarietà dell’esistenza con la prospettiva inesorabile della morte e l’incognita del dopo-morte. Ho voluto elencare tutti quelli che mi venivano in mente per mettere in evidenza quanto possa essere angosciante la consapevolezza del ‘limite’ se non si conoscono ‘i segreti di Dio’.

– Alcuni scrollano le spalle e cercano di distrarsi impegnandosi appassionatamente in questo o in quello, altri, come gli ‘empi’, pensano a spassarsela e irridono il problema… Altri hanno solo paura e cercano di non pensarci. Il vero problema è trovare una soluzione… anzi ‘la soluzione’!

– Per questo ti propongo di tornare a quello che ha scritto Paolo ai Romani, perché egli apre la prospettiva di un futuro per uscire dalla provvisorietà dell’esistenza.

– Se è così mi affretto a leggere: “Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo (Rm 8,12-23). Qui la Creazione sembra una donna che deve partorire. Metafora ardita, non credi? E che cosa deve partorire?

– La ‘Nuova Creazione’! Ecco perché la Creazione è transitoria e provvisoria, ma non significa che debba rimanere sempre così. Non si tratta di una condizione stabile e definitiva. No, niente affatto. Tutto nella Creazione si sta evolvendo e particolarmente gli esseri umani che dopo la Resurrezione di Cristo hanno ricevuto quella che Paolo chiama ‘le primizie dello Spirito’.

– Già, ‘lo spirito senza misura’ (Gv 3,34) che Gesù ha promesso e donato.

– Ma la prospettiva è quella della ‘Divinizzazione integrale’ la quale è stata promessa e di cui lo ‘Spirito senza misura’ è solo l’inizio, cioè la ‘primizia’.

Ecco perché c’è ancora da impegnarsi, patire e anche aspettare. Attendiamo di essere pienamente ‘Figli di Dio’, attendiamo la ‘redenzione del nostro corpo’ che avverrà nella ‘Resurrezione Finale’ quando ci troveremo nella dimensione della ‘Nuova Creazione’, quando ‘Dio sarà tutto in tutti’ (1 Cor 15,28).

– Sarà il trionfo del ‘Dio Infinito’ e del ‘Dio Finito’, ovvero della loro ‘coincidenza’ nella perfezione del compimento.

– Quella sarà la ‘Glorificazione dell’Essere Unico’ e la ‘Glorificazione di ogni creatura’ in lui. Credo che sia sufficiente quello che abbiamo scoperto accovacciati sui rami robusti della Scrittura, becchettando le bacche più saporite e scartando quelle avvizzite e prive di vita. Sei soddisfatto?


38.           Dio Presente e Dio Assente

– Soddisfatto sì, ma anche un po’ stanco. Questa nostra conversazione ha tutta l’aria di una cavalcata in luoghi inesplorati su destrieri focosi e abituati alla libertà, diciamo cavalli allo stato brado. Cavalcata appassionante ma anche molto impegnativa. Non credi sia giunto il momento di riposarci?

– Mi piace molto l’immagine di noi due liberi come cavalli bradi sulle sconfinate praterie che ci offre l’Essere Unico. Stupenda immagine! Ma anche quella degli uccellini sui rami della Scrittura a gustare bacche prelibate non era male!

– L’importante è essere liberi nella nostra ricerca della Verità. Questo è quello che conta. Liberi come uccelli, liberi come cavalli bradi, liberi!

– E ora ci aspetta solo di raggiungere il fiume, quello laggiù al limite della prateria, per contemplare lo scorrere della sua acqua limpida e cristallina. Anche lì potremo stupirci di come l’Essere Unico è ‘presente e assente’

– Ah, è questo l’ultimo tema che vuoi propormi?

– Capisco di averti sottoposto ad un lavoro molto impegnativo. Ho approfittato della tua inesausta curiosità ma ora non voglio esagerare. Anche perché nei prossimi giorni ci aspettano altre conversazioni su temi uno più interessante dell’altro.

– Sono qui per questo.

– Bene e ti vedo solerte, generoso, pronto, sveglio e me ne congratulo pur nella tua più che comprensibile stanchezza.

– E io mi congratulo con te che sei sempre così fresco e scintillante nonostante l’età e la stanchezza che non risparmia neppure te.

-Che vuoi? Sarà questione di allenamento. Non so chi ha detto: ‘Non ti fermi perché sei vecchio, ma sei vecchio perché ti fermi’. Siamo fatti per essere dinamici, la vita è dinamismo e allora continuiamo a dare il meglio di noi stessi e più ti spendi e più sei.

– Bene, dopo questa tua esortazione cavalchiamo fino al fiume che scorre là in fondo. Hai parlato del fiume ‘presente e assente’ o dell’Essere Unico o di tutti e due?

– L’acqua scorre nel fiume con impeto e va verso il mare. Il fiume è questo scorrere dell’acqua ma pur essendo sempre acqua… non è mai la stessa acqua. L’acqua che abbiamo appena visto è ora laggiù e tra poco non la vedremo più, ma sotto i nostri occhi ecco l’acqua che arriva fresca e potente!

– E’ una bella immagine dell’Essere Unico e del suo incessante dinamismo. Sempre presente ma sempre nuovo… Bello! Anche solo con l’immaginazione è valsa la pena correre fin qui.

– Come avrai capito l’ultima ‘Coincidenza degli Opposti’ che vorrei trattare è proprio questa: ‘Dio Presente e Dio Assente’. Eh, che ne dici? Ti stimola?

– Immensamente… e credo di farcela ad affrontare quest’ultima fatica. Ma invece che al galoppo… andiamo al trotto, eh?

– Come vuoi, va bene anche per me. Dunque, di solito si definisce Dio non solo ‘Presente’ ma ‘Onnipresente’ per affermare che egli è ‘presente ovunque e in ogni tempo’. Tu hai mai avvertito la presenza di Dio?

Francamente un volta, sì, ho fatto un’esperienza forte. In una ‘Veglia di Preghiera’ dopo che tutti erano andati a dormire e io mi sono trattenuto ancora un po’, ho sentito ad un certo punto e in modo distinto, forte la presenza dello Spirito in me. Credo di aver fatto l’esperienza annunciata da Gesù ai suoi discepoli sul Monte degli Ulivi, prima della sua ascensione: Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (At 1,8). Un’esperienza in cui, secondo me, si è davvero manifestata la presenza dello Spirito proprio mediante la ‘forza’, perché la sentivo in me, straordinariamente energica. Un forza che io non avrei saputo esprimere.

– Bello! Anch’io qualche volta ho sperimentato una presenza simile però come dolcezza, soavità, sconfinata ebbrezza.

– Modi diversi di un unico sentire.

– Lo Spirito è ‘Uno e Molteplice’ e non si smentisce mai. E, dimmi, l’Assenza, dico l’Assenza di Dio, l’hai provata qualche volta?

– Beh, quella ordinariamente, direi… sempre! Credo in Dio, credo che egli sia in me… ma sentirlo presente è un’altra cosa.

– Basandoci sulla nostra esperienza personale arriviamo dunque alla constatazione che Dio è Presente ed è Assente. E possiamo a volte arrivare a conoscere un’assenza che sembra addirittura ‘abbandono’. Ricordi il grido di Gesù sulla croce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?” che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Cristo stesso ha sperimentato l’assenza del Padre, il suo abbandono.

– Deve aver sofferto terribilmente l’Assenza di Dio… Ma ti rendi conto di quello che stiamo dicendo? Dio sperimenta l’Assenza di Dio! Non siamo al culmine del paradosso?

– Eppure è andata proprio così. Significa che anche il Figlio, qui sulla terra, ha vissuto fino in fondo la ‘Coincidentia Oppositorum’. Egli, qualche tempo prima, aveva detto: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite (Gv 8,28-29). Ed ecco che, nel momento in cui sta compiendo perfettamente la volontà del Padre, il Padre gli fa vivere l’esperienza della sua Assenza, l’Abbandono.

– Quindi è stata una sorpresa per lui, un’esperienza che non si aspettava?

– Evidentemente, altrimenti non avrebbe gridato: ‘Perché mi hai abbandonato?’. E’ vero che usa le parole di un salmo ma le fa sue perché vive una condizione umana, che altri hanno provato prima di lui. Ed è un’ulteriore prova, se mai ce ne fosse bisogno, della verità della sua umanità e della sua ‘Kenosi’.

– E’ vero. Il Padre non l’ha preavvisato che ‘non si sarebbe più fatto sentire’… ma perché si è comportato così? Doveva avere dei motivi ben gravi per farlo!

– Hai detto bene perché in realtà il Padre non l’ha realmente abbandonato, soltanto ‘non si è più fatto sentire’. Perché l’ha fatto? Pensaci… potresti trovare la risposta da solo.

– Gesù non sa ‘perché’ il Padre agisca così con lui e allora non gli rimane altro da fare che ‘fidarsi senza capire, senza sapere’, fidarsi al buio, pura fiducia, pura speranza. E’ così?

– E’ una prova suprema di fiducia, il massimo della fiducia che giustamente hai chiamato ‘speranza’ che è certezza incrollabile che tutto andrà bene. E infatti Gesù pur avvertendo l’abbandono del Padre non si perde d’animo. Dopo quel grido, dopo avere chiesto ‘perché’ e non aver ricevuto risposta egli compie l’atto supremo di fede, fiducia e amore: Padre, nelle tue mani abbandono il mio spirito (Lc 23,46).

– Abbandonato si abbandona… che splendida testimonianza di fiducia!

– E così c’insegna a vivere la ‘Coincidenza Oppositorum’. Dio è presente e assente: questa è la nostra fede. Quando sperimentiamo la sua presenza non ci dobbiamo esaltare, come se quello fosse l’unico modo di manifestarsi di Dio a noi. E quando, ahimé, proviamo il dramma della desolazione, dell’abbandono, dell’assenza di Dio, dobbiamo avere la certezza che Lui è ancora lì, in noi, a vivere la nostra vita, a soffrire con noi e a gioire con noi.

– Bene. Possiamo prendere la strada di casa?

– C’è ancora un aspetto riguardo alla ‘Presenza e Assenza di Dio’ che vorrei illustrarti. Ora possiamo procedere al passo. E dopo tutto quello che abbiamo detto, anzi ‘galoppato’, vedrai che questa ultima riflessione sarà di tutto riposo.

– Non so bene di che vuoi ancora parlare ma mi fido, quindi , nel mio piccolo, nei tuoi confronti ‘mi sto fidando al buio’. Piccolo esercizio di fiducia, eh che ne dici?

– Non è piccolo. La fiducia è sempre impegnativa e visto che è rivolta verso di me, te ne ringrazio.

– Mi hai fatto venire in mente una lezioncina sulla fede che fa al caso nostro. Userò il latino, forse sbagliando, nel caso correggimi. Nei manuali si parla di ‘fides qua creditur’, cioè ‘l’atto stesso di credere’ e di ‘fides quae creditur’ ossia ‘che cosa si crede’.

– Sì, certo, ho ben presente questa distinzione.

– Ma manca un terzo elemento che secondo me è il più importante e mi meraviglio che non sia stato preso in considerazione. Il tuo discorso sulla fiducia al buio me l’ha improvvisamente fatto venire alla mente.

– E qual è?

– Non so dirlo bene in latino, forse ‘fides qui creditur’, e riguarda il ‘Testimone’, ossia la persona ‘degna di fede’ che ci comunica ciò che ha sperimentato e di cui è in possesso per conoscenza diretta. Questo secondo me è l’aspetto fondamentale.

– E’ verissimo! Bravo. Io compio l’atto di fede in ciò che viene testimoniato in base alla fiducia che ho nel ‘Testimone’. E questo Testimone è una persona che è stata a contatto con Dio e ha ricevuto una ‘Rivelazione’ da lui. E’ il caso ad esempio di Abramo, di Mosè, Profeti.

– Se poi il Testimone verace è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, si capisce quanto sia importante la fede in ‘qui’ prioritaria rispetto al ‘qua’ e al ‘quae’.

– Certamente. Per Gesù ‘Colui in cui credere’ era il Padre suo. E Gesù ‘si fidava totalmente del Padre’, per cui ha accettato da lui qualsiasi comportamento, non ha smesso di credere e sperare in lui, anche se non lo avvertiva più. Il loro rapporto è ciò che esemplifica l’atto supremo di fiducia.

– Un esempio che dobbiamo seguire se vogliamo compiere un cammino di vera fiducia.

– Giusto. E ora affrontiamo queti queti quest’ultima particolarità del nostro sempre sorprendente ‘Essere Unico’, diamante luminoso dalle innumerevoli sfaccettature. Ultimo aspetto ma non ultimo in ordine d’importanza, lo vedrai.

– Sempre riesci a incuriosirmi.

– Voglio parlarti della ‘Assenza di Dio’ come ‘Nascondimento di Dio’.

– Se Dio è nascosto vuol dire che mentre a noi risulta assente e invece è presente ma rincantucciato da qualche parte. E perché si nasconde? Perchè dovrebbe nascondersi? Che cosa si prefigge nascondendosi?

– Ho detto ‘nascosto’ non ‘rincantucciato’ e non è la stessa cosa, perché non gioca ‘a nascondino’. Abbiamo visto nel caso di Gesù che il ‘Nascondersi del Padre’, ossia il suo non farsi sentire, era per farlo giungere alla fiducia estrema, assoluta, la fiducia vissuta nel buio totale. Però c’è un nascondersi di Dio, anzi dell’Essere Unico, che è costante, ordinario, esperienza comune a tutti noi. Ecco proprio di questo ora voglio parlarti.

– E io voglio ascoltarti perché mi sembra della massima importanza. Allora…perché Dio si nasconde?

– Dato che l’Essere Unico è paradossale ti dico già subito che egli ha un modo tutto suo di nascondersi.

– Ah, e qual è?

– Semplice e singolare, sorprendente ed eccezionale: Egli si nasconde… ‘sotto gli occhi di tutti’!

– Se le cose stanno come dici… direi che è addirittura inquietante!

– Stanno così perché Lui è fatto così… Ora cercheremo di capire il ‘come’ e il ‘perché’ e lo faremo per gradi.

– Ti seguo perché precederti è arduo.

– Procedi al mio fianco e andiamo. Per prima cosa consideriamo il ‘Dio Assente’ che possiamo anche chiamarlo ‘Dio Lontano’ o se vuoi ‘Dio Trascendente’. Per la verità ci sono altri titoli per qualificarlo in questa sua peculiarità: Invisibile, Irraggiungibile, Intangibile, Inavvicinabile… Ma tra tutti questi titoli gli si addice soprattutto ‘Dio Nascosto’ perché così lo definisce la Scrittura per bocca del Profeta Isaia. Leggi qui.

Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore” (Is 45,15). Dice ‘un’ ma dovrebbe dire ‘il’.

– Leggi anche da qui, poco più sotto.

Non sono forse io, Yahvè? Fuori di me non c’è altro Dio; Dio giusto e salvatore non c’è fuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n’è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la verità, una parola irrevocabile: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua (Is 45,21-23). Mi viene in mente quanto Paolo dice di Gesù, mi pare nella Lettera ai Filippesi.

– Sì, qui, eccola, leggi pure.

– Che prontezza! Sei abile a trovare i passi della Scrittura come un ladro esperto viola la combinazione di una cassaforte da svaligiare.

– Divertente! La Bibbia è una cassaforte piena di tesori e bisogna aprirla con criterio.

– E non parte l’allarme?

– Un buon ladro per prima cosa lo neutralizza. Lavoriamo in assoluta tranquillità. Leggi pure.

“Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Yahvè, a gloria di Dio Padre” (Fl 2,9-11).

– Bravo! Hai sostituito ‘Signore’ con ‘Yahvè’ perché questo è il ‘Nome al di sopra di ogni altro Nome’. Ed è così ‘al di sopra’ che per gli Ebrei era impronunciabile e lo sostituivano con ‘Adonai’, cioè ‘Signore’.

– Me l’hai insegnato tu e me lo sono ricordato.

– Torniamo al ‘Dio nascosto’ di Isaia. Una volta veniva citato in latino per dargli ancor più risonanza. Infatti la ‘Vulgata latina’ ha imperversato per secoli: ‘Vere tu es Deus absconditus’. E su ‘Deus absconditus’ hanno teorizzato esegeti e teologi, esagerando questo suo nascondimento. Ma nella stessa Bibbia avrebbero dovuto attingere anche un’altra verità. Leggi qui nel Deuteronomio che cosa dice Mosè al popolo.

“Quale grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (Dt 4,7). Certamente per loro è stato il ‘Dio Vicino’, finché lo hanno ascoltato e si sono lasciati guidare da lui mediante Mosè.

– Quindi bisogna guardarsi dalla tendenza ad enfatizzare sia la ‘lontananza’ che la ‘vicinanza’ di Dio. Il teologo Rudolf Otto è arrivato a chiamarlo il ‘Totalmente Altro’ per descrivere il ‘Numinoso’, ossia la ‘Divinità’.  Infatti ‘Numinoso’ deriva dal termine ‘Numen’ che i Romani attribuivano non a un Dio particolare bensì ad una Entità Unica, superiore, indefinita e potente.

– Ma che cosa ha voluto dire esattamente il teologo? ‘Totalmente altro’ dagli esseri umani? dal mondo? da tutto quello che conosciamo?

– Per lui ‘Totalmente Altro’ vuol radicalmente diverso da tutto ciò che è umano e cosmico.

–  Se intendeva questo era completamente fuori strada!

– Eh sì, perché il nostro ‘Essere Unico’ non è il ‘Totalmente altro’ pur essendo molto simile al ‘Numen’ dei latini. Egli è tutt’uno con la Creazione, anzi, lo abbiamo detto più volte, ‘si è fatto creazione’, di più ancora, ‘si fa continuamente creazione’ e ‘si fa anche ogni singola creatura’. Veramente questo è il grande mistero dell’Essere Unico Creatore e Creatura!

– Quindi è proprio questo il suo modo di ‘nascondersi’? Si nasconde nelle sue creature?

– Dobbiamo prendere atto che in realtà egli ‘si nasconde’ e ‘si rivela’. Possiamo dire che si ‘rivela nascondendosi’ oppure, se preferisci, che ‘si nasconde rivelandosi’.

– Sembra un gioco di parole.

– Ma non lo è. Siamo al limite dell’esprimibile. Questa realtà paradossale ma vera altro non è che la ‘Coincidenza degli Opposti’. L’Essere Unico è ‘Dio Presente e Dio Assente’, o se vuoi ‘Dio Manifesto e Dio Immanifesto’ o ancora ‘Dio Trascendente e Dio Immanente’. Sono tutte espressioni del suo ‘Nascondersi e Rivelarsi’.

– Ma mi puoi dire una buona volta ‘perché si nasconde’?

– La risposta che ti darò vale anche per la domanda che non hai fatto, ma è implicita: ‘Perché si rivela’?

– Adesso basta con i giochi di parole, gli indovinelli… voglio una risposta chiara e unica!

– Eccola. E’ una poesiola che ho composto abbagliato dalla luce che irradia dal ‘Mistero dell’Essere Unico’ in cui ho tentato di esprimere l’inesprimibile, e ora te la leggo affidandomi alla tua sensibilità e intuizione:

‘Dio si nasconde

perché vengano alla luce le sue creature.

Tutto ciò che esiste è manifestazione di Dio,

l’Essere Unico, che in ogni realtà

è visibile e nascosto.

Col suo nascondimento

manifesta la sua Molteplicità

coessenziale alla sua Unità.

Se Dio non si nascondesse

la sua Molteplicità non potrebbe apparire.

Ora sai che Dio non si nasconde per gioco,

non è un burlone e non si prende gioco di noi.

Dio si nasconde perché non può farne a meno

se vuole che tutte le creature,

che sono lui e sono in lui

vengano alla luce e si realizzino pienamente’.

Dio si nasconde perché … tu sia!

– Bellissima! Ecco perché poco fa hai detto: ‘Dio si nasconde sotto gli occhi di tutti’!

– Dio non può creare che nascondendosi, perché per l’Essere Unico ‘creare’ significa ‘farsi creazione’ cioè ‘Manifestarsi quale Molteplicità’.

– Va bene. Questo l’ho capito.

– Ma ora ci sono ancora tre aspetti da considerare riguardo al ‘Nascondimento di Dio’. Finora abbiamo preso in esame la ‘motivazione ontologica’. L’Essere Unico e gli innumerevoli Enti che scaturiscono da lui a cui comunica se stesso.

– Acquisito!

– Sappiamo che l’Essere Unico è ‘Presente e Assente’, ‘Evidente e Nascosto’. Ora prendiamo atto che nel rapporto con ogni singolo essere umano si comporta con stupefacente ‘discrezione’. Egli rimane in disparte, diciamo in ombra, senza alcuna invadenza, senza alcuna imposizione, senza appariscenza. Diciamo più ‘assente che presente’.

– E questo perché? Non sarebbe meglio che si facesse vedere così che tutti sarebbero persuasi della sua esistenza, crederebbero in lui e sicuramente lo ascolterebbero.

– Ecco il punto. Davvero tu vorresti un Dio ingombrante con gli occhi puntati su di te per vedere quello che fai e soprattutto per controllare se ti attieni alla sua Legge?

– Già, il motto terrificante ‘Dio ti vede’ sempre, ovunque tu sei, qualunque cosa fai. Mi ha sempre terrorizzato e ad un certo punto o tentato anche di infischiarmene senza riuscirci un granché.

– Vedi, la ‘Discrezione di Dio’ è la salvaguardia della nostra libertà. E’ vero che Dio è presente ma non è una presenza oppressiva che ci condiziona, è vero che ci vede ma non sta col fucile puntato. La sua ‘discrezione’ è tale che siamo perfettamente liberi e a nostro agio, alcuni poi diventano pure strafottenti o arrivano a negare qualsiasi presenza di Dio nella propria vita.

– Già, è così ‘discreto’ così ‘rispettoso’ di noi e della nostra libertà che possiamo arrivare a negare che esista.

– Bene, solo il ‘Dio Nascosto’, il ‘Dio Invisibile’, il ‘Dio Assente’ può instaurare con gli esseri umani un rapporto di vera parità. Ecco perché si nasconde: per non violare in alcun modo la nostra sacrosanta libertà!

– Ammirevole… e noi possiamo pestargli i piedi per la sua vicinanza senza neanche accorgercene.

– C’è ancora da comprendere ad ultimo un motivo per cui si nasconde. Lo dice Paolo nel suo discorso agli Ateniesi. Leggi qui.

“Per gli uomini Dio ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo(At 17,26). Cercare Dio ‘a tentoni’ come chi cammina in una stanza buia… Perché?

– In realtà la ricerca non avviene in una stanza buia ma nella ‘stanza dell’Essere’. Hai sentito? ‘In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo’ e c’è di più : ‘Di lui stirpe noi siamo’.

Ora che mi ci fai riflettere … ‘Siamo Figli di Dio che immersi in Dio cercano Dio’. Ma allora è impossibile non trovarlo.

– Certo! Purché ci mettiamo d’impegno a cercarlo. Senti che cosa ha detto Gesù al riguardo.

“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono! (Lc 11,9-13).

-Allora che ci ricavi da queste parole di Gesù?

– Gesù ci rassicura sulla ricerca di Dio. Dio vuole essere cercato non perché gli piace fare il prezioso, vuole essere supplicato o cose del genere. Lui lo fa per noi, per rispettarci. Egli è lì pronto ad accoglierci, è vicinissimo a noi ma non forzerà la porta per entrare, vuole che siamo noi ad aprire la porta, aprire la mente, aprire il cuore e accoglierlo. Dio non vuole in alcun modo imporsi, il rapporto con lui non deve essere all’insegna dell’obbligo, del dovere, della necessità ma è e non può essere altro che un rapporto d’amore e di rispetto reciproco all’insegna della gratuità.

– Per cui chi vuole trovarlo può farlo, chi non vuole trovarlo può farlo. Liberi di cercarlo ma anche liberi di non cercarlo. Non è meraviglioso? Vedi, è come per i ‘Miracoli’, cioè gli interventi prodigiosi di Dio. C’è chi crede che Dio possa fare miracoli e quindi Dio per lui fa il miracolo. C’è chi non crede che Dio possa fare miracoli e Dio non fa per lui alcun miracolo. Alla fine sono entrambi soddisfatti. Chi ci crede dice: ‘Vedi Dio fa i miracoli’. Chi non ci crede, tutto soddisfatto dice: ‘Vedi Dio non fa i miracoli’.

– Io ci credo, ma soprattutto io voglio continuare a cercare Dio, a cercarlo come Essere Unico e come Cristo e conoscerlo sempre meglio. E sono contento di farlo insieme a te.

– Abbiamo esaminato i tre motivi per cui Dio si nasconde. Sapresti riepilogarli?

– Come no? L’Essere Unico si nasconde per farci esistere perché siamo fatti di lui. ‘Motivo ontologico’. L’Essere Unico si nasconde per lasciarci liberi, per non condizionarci, per non metterci in imbarazzo sotto il suo controllo. ‘Motivo libertologico’… si dice?

– Credo che l’abbia inventato tu.

– Però rende l’idea. Infine l’Essere Unico si nasconde per essere cercato e così lo trova solo chi vuole davvero trovarlo. ‘Motivo esplorativo’!

– Bene esauriti i motivi per cui si nasconde vediamo ora che cosa fa lui per rendersi visibile e presente.

– E’ vero che l’Essere Unico, anche se è Mistero, escogita vie o forme di ‘Rivelazione di Sé’.

– Sì, ora le passeremo in rassegna, ma prima voglio evidenziare quali sono le difficoltà che deve affrontare Dio per ‘Rivelare se stesso’.

– Già, noi sappiamo cogliere le difficoltà nostra per conoscerlo, per avvicinarlo, per capire quello che fa e dimentichiamo che il primo a trovarsi in difficoltà per comunicare o rivelare se stesso … è proprio lui. Che paradosso!

– La ‘Verità di Dio’ che per l’essere umano è ‘Mistero’ è tale che chi non è Dio “non è in grado di portarne il peso” (Gv 16,12), come ha detto Gesù. E in ebraico il nome per indicare la ‘Gloria di Dio’ ossia la pienezza del suo essere è ‘Kabod’, che vuol dire appunto peso.

– Interessante. Dio è troppo pesante per noi, solo Dio può reggere il peso di se stesso.

– Le stesse parole umane che formano il nostro linguaggio non possono ‘portare il peso’ della Verità, cioè non sono in grado di esprimere l’Inesprimibile, l’Ineffabile.

– E allora non può parlarci.

– Sì, può parlarci ma non può ‘rivelarci pienamente se stesso’. E quando Dio decide, nella ‘pienezza dei tempi’ di manifestarsi ‘facendosi uomo’ ossia con la ‘Incarnazione del Logos’, i problemi della comunicazione invece di diminuire aumentano. Egli è rifiutato! Egli diventa ‘sasso d’inciampo e pietra dello scandalo’ (1Pt 2,6 ).

– Certo che non è agevole credere che lui, uomo come noi, sia Dio. Bisognerebbe avere chiara la ‘Coincidenza degli Opposti’ per cui ‘Dio e Uomo’ possono coincidere. Ma chi aveva questa conoscenza.

– Ecco il ‘peso della verità’ che non riguarda solo Dio ma anche l’essere umano e tutto ciò che esiste. Gesù doveva rivelarsi per quello che è vale a dire Figlio di Dio e, al tempo stesso, rivelare che ogni essere umano, che è già partecipe dell’Essere Unico, è predestinato a diventare Figlio di Dio come lui.

– Quindi egli ha rivelato la ‘Coincidenza degli Opposti’ manifestandola in se stesso e particolarmente la ‘Coincidenza di Dio e Uomo’.

– Non solo. Egli per primo ha attuato in se stesso il Progetto di Dio per l’umanità. Per questo motivo si è fatto essere umano ‘in carne ed ossa’ ed ha attuato in se stesso la ‘Divinizzazione Integrale’ coinvolgendo il suo spirito, la sua anima e il suo corpo.

– Dimmici niente!

– L’unica via perché l’essere umano conosca in modo diretto il ‘Mistero di Dio’ è diventare questo medesimo ‘Mistero’, cioè ‘diventare Dio’. Gesù dopo avere parlato del ‘peso della verità’ dice: “Quando verrà lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 15). Chi riceve lo Spirito?

– Modestamente… lo so: “Coloro che accolgono Cristo, così com’è nella sua verità di uomo e di Figlio di Dio, senza scandalizzarsi, senza lasciarsi condizionare da pregiudizi o false concezioni di Dio… bene, costoro sono generati da Dio e ricevono lo Spirito senza misura, per cui diventano Figli di Dio come Cristo’.

– Dio genera Dio. L’essere umano diventa Figlio di Dio ed è guidato alla conoscenza di tutta la verità in modo progressivo. Divenuto Dio può sopportare ‘il peso di Dio’.

– L’essere umano, divenuto Figlio di Dio, è lui stesso la realizzazione della ‘Coincidenza degli Opposti’!

– Riepiloghiamo le vie offerte all’essere umano per giungere alla ‘Conoscenza diretta di Dio’, conoscenza non basata sulle parole e, bada bene, neanche sulle ‘parole della Scrittura’ che contengono la ‘Rivelazione di Dio’. Io mi riferisco alla conoscenza diretta, immediata di Dio.

– Prima di tutto la ‘Creazione’. Dio ‘si fa creazione, si fa creatura’ per cui ogni realtà del mondo intorno a noi è ‘manifestazione di Dio’ e quindi siamo in relazione con Dio nella sua meravigliosa ‘Molteplicità’.

– Questo è il più semplice e immediato ‘contatto diretto con Dio’. Di solito la Creazione è considerata soltanto un riflesso di Dio, una produzione, cioè qualcosa che Dio ha fatto. E’ un errore! E lo troviamo pure nella Bibbia. Leggi qui, il Libro della Sapienza.

Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l’artefice, pur considerandone le opere Sap 13,1). Concezione sbagliata. Dio è considerato l’artefice per cui è distinto dalle sue opere, come lo scultore dalla statua. Ma noi abbiamo detto che ‘Dio Creatore e Dio Creazione coincidono’.

– E un ulteriore errore è quello di pensare che Dio abbia creato dal nulla. Errore gravissimo che allontana terribilmente Dio dalla sua Creazione.

– Se la Creazione chiamata anche Natura, non viene riconosciuta ‘Manifestazione di Dio’ ma semplicemente un ‘prodotto di Dio’ possiamo farne quello che vogliamo: sfruttarla, modificarla, saccheggiarla, inquinarla, devastarla e anche farla saltare in aria. In una parola ‘profanarla’!

– Ed è quello che abbiamo fatto, purtroppo. Ma già l’avevamo ‘profanata’ chiamandola ‘profana’, mentre è ‘sacra’ perché è ‘Dio che si manifesta’.

– Chi ha questa dissacrante concezione della natura si priva della prima e più immediata ‘Rivelazione di Dio’.

Passiamo alla seconda. Il Figlio di Dio si fa essere umano. Anche in questo caso il ‘Dio che si fa vicino’ viene profanato, insultato, considerato un impostore, trattato come un bestemmiatore e infine ucciso.

– Però c’è chi lo ha accolto quando era sulla terra e chi lo accoglie anche oggi.

– Sì, ma costoro lo accolgono veramente per quello che è? Tu pensi che i cosiddetti ‘Cristiani’ accolgano Gesù Cristo per quello che è?

– Penso di sì, voglio dire alcuni, certamente. Sia allora, coloro che lo seguivano e sono diventati suoi discepoli, sia nel corso di questi duemila anni. Credo di sì.

– Sì, è vero. E’ senz’altro così. Ma si tratta di persone semplici che hanno saputo accoglierlo senza arzigogolare, senza proiettare su Gesù i loro schemi, le loro teologie, le loro filosofie… Sono quelli di cui ha parlato Gesù ringraziando il Padre, leggi, leggi qui.

Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto”. Già, ‘i piccoli’… coloro che non hanno la presunzione di capire, di sapere tutto.

– Continua a leggere perché Gesù dice come avviene la vera conoscenza di lui e del Padre.

– “Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Lc 10,21-22). Solo nel contatto diretto con Cristo è possibile questa conoscenza. E lui vuole sicuramente donarcela, ma c’è quella inesorabile condizione a cui nessuno può sfuggire: essere piccoli o diventare piccoli.

– Gesù ha annunciato questa ‘conoscenza diretta di Dio’ in svariati modi. Ad esempio quando ha parlato con la Samaritana che gli chiedeva qual era il luogo migliore per ‘adorare Dio’. Leggi la risposa qui, Siamo nel Vangelo di Giovanni.

“E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,23-24).

– E l’adorazione è il rapporto più intimo, più diretto, più immediato che possa realizzarsi tra l’essere umano divenuto Figlio di Dio e il Padre, cioè l’Essere Unico. Lo dice bene Paolo, leggi.

“Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito (1Cor 6,17).

– Chiaro, no? Così avviene il contatto diretto del nostro spirito con lo Spirito di Dio, ovvero con ‘Dio Spirito’. Ma c’è di più. L’Essere Unico vuole farsi conoscere in modo integrale, esattamente com’è nella sua realtà piena, gloriosa. E allora dobbiamo ascoltare quello che scrive Giovanni, qui.

Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è (1Gv 3,1-2).

– Dio ci genera Figli di Dio. Questo avviene dapprima ‘nello Spirito’, mediante la trasformazione ontologica del nostro ‘spirito con misura’ nello ‘spirito senza misura’ che è appunto lo ‘Spirito del Figlio’. Da quel momento inizia la nostra crescita. Il nostro sviluppo di Figli di Dio che ha per fine la ‘Divinizzazione integrale’ dello Spirito, dell’Anima e del Corpo. Infine, con la Resurrezione ‘saremo simili a lui’ e a quel punto ‘lo vedremo così come egli è’. Vedi che soltanto diventando Dio in pienezza possiamo ‘vedere Dio’ cioè conoscerlo così come Egli conosce se stesso.

– Stupenda prospettiva… ma mi sta sorgendo un dubbio, un dubbio atroce e me lo devi subito sciogliere.

– Se posso.

– Devi! Il dubbio è questo. Ma a quel punto, quando lo vedremo così come egli è, faccia a faccia, perché saremo come lui… sparirà anche la ‘Coincidenza degli Opposti’. Sarà per noi solo il ‘Dio Manifesto’ e quindi non ci sarà più il ‘Dio Immanifesto’, ci sarà solo ‘Dio Visibile’ e non ci sarà più ‘Dio Invisibile’…Insomma, fine della Trascendenza, fine della Lontananza, fine della Inaccessibilità, fine della Inconoscibilità…

– Eh no, amico mio. Ti sbagli. La ‘Coincidenza degli Opposti’ è costituiva dell’Essere Unico e quindi non verrà mai meno. Quando saremo simili a lui, al punto di conoscerlo così com’è, saremo diventati noi stessi perfetta  ‘Coincidenza degli Opposti’. A quel punto vivremo in noi stessi il mistero dell’Essere Unico che ha una profondità inesauribile e ignota che continuamente si rende nota e manifesta. Sì, questo è il grande ‘Mistero dell’Essere Unico’. Egli non è statico ma dinamico, pur rimanendo sempre integro si rinnova in continuazione.

– Essere Unico inesauribile… Bellissimo, entusiasmante!

– L’Essere Unico è veramente inesauribile nella sua Unità e Molteplicità. Possiamo avere un piccolo assaggio della sua infinita inesauribilità guardando la natura intorno a noi. L’Essere procede per miriadi. Guarda quanti tipi di vegetali e quante differenze anche tra alberi della stessa specie. E questo vale anche per gli animali che sono di tantissime specie, e si sbizzarriscono in una varietà infinita. Infine… alza gli occhi al cielo stellato: stelle, sistemi solari, galassie, nebulose nello spazio sterminato… E questo è solo un piccolo assaggio.

– Stupefacente, certo. Ma vivere in questo modo non ci darà un senso di incompiutezza? Io pensavo che arrivati lì potremo finalmente dire: “Tutto è compiuto” (Gv 19,30) come Gesù quando ha finito la sua missione e goderci i finalmente risultato raggiunto. In fondo la Bibbia parla di ‘Riposo di Dio’. Non dico il ‘Riposo del sabato’ ma proprio il ‘riposo finale’.

– Sì, è vero. Ma è anche vero che Gesù ha detto: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5,17). E ti sembra che dopo aver detto sulla Croce ‘Tutto è compiuto’ Gesù abbia smesso di operare? Il suo operare è tutt’uno con il suo Essere, e sono inestinguibili, inesausti.

– E quindi ‘riposarsi e operare’ per Dio coincidono. Se è così non se ne viene mai fuori dalla ‘Coincidenza degli Opposti’.

-Eh sì, te l’ho detto: ‘E’ costitutiva’!

– E allora ‘lavoreremo riposandoci’ e ‘ci riposeremo operando’.

– Bravo, così va bene. Voglio applicare a te una frase che Gesù ha usato quando ha trovato uno che era in sintonia con lui: “Tu non sei lontano dal Regno di Dio” (Mc 12,34). E sai che gli aveva detto?

– Mi chiedi troppo. Ricordamelo tu.

– Ecco, leggi qui. Vangelo di Marco.

– “Dio è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Mc 12.32-33).

– E’ una bella dichiarazione. E’ la sintesi di Mosè e dei Profeti ed è su questo fondamento che Gesù ha annunziato il ‘Progetto di Dio’ per farci diventare ‘Dio in Dio’!

– Grazie del bell’apprezzamento. Comunque sia devo rassegnarmi all’inevitabilità della ‘Coincidenza degli Opposti’.

– No, non devi rassegnarti, devi prendere coscienza che tu sei la ‘Coincidenza degli Opposti’, visto che sei Figlio di Dio, anzi ‘sei Dio’!

– Che bellezza! Sì, hai ragione: ‘Divenuto Figlio sono nel Regno di Dio’!

– Bene. La nostra fatica per oggi è terminata e possiamo andare a tavola. Ci aspetta un buon pranzetto. Oggi ho chiamato una signora del paese, Adele, molto brava a preparare i piatti delle nostre parti. Cucina alla ligure, l’apprezzi vero?

– Mia madre è nata proprio qui vicino e ogni tanto anche lei cucina secondo le ricette di sua madre e anche di sua nonna. Sono proprio desideroso di assaporare quello che ha preparato Adele. Sarà qualcosa di gustoso e sostanzioso come il pranzo che mi hai servito tu con tutti i manicaretti infarciti di ‘Coincidenza degli opposti’.

– La cena che ci ha preparato Adele è appetitosa ma leggera e digeribilissima per cui non ci appesantiremo e dormiremo tranquilli e beati.

– Per quello cucinato da te… la digestione sarà laboriosa e soprattutto l’assimilazione sarà lenta.

– Ma non l’ho cucinato da solo, anche tu hai fatto la tua parte, non te lo scordare. E quindi un po’ l’hai già smaltito… è opera tua!

– Già, come aiuto cuoco.

– E il risultato del nostro menù è paradossale e inquietante… mentre farebbe gola a tanti amanti della Verità… potrebbe essere assai indigesto per altri attaccati ai loro pregiudizi. Ma con la gastronomia vale il detto ‘De gustibus non est disputandum’!