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LEGGE FONDAMENTALE DELL’ESSERE

1.               L’acqua vivente

– Bella! Davvero! Uno spettacolo grandioso!

– Hai visto che valeva la pena di venire fin qui? Una cascata d’acqua viva, spumeggiante, fragorosa, potente… io mi reco spesso qui. Quando ero solo arrivavo qui e stavo ore a guardarla. Sempre la stessa, sempre diversa. L’acqua è quanto di più bello ci sia al mondo. Aveva ragione San Francesco a chiamarla ‘sorella acqua’ e a darle titoli così significativi ‘umile et preziosa et casta’!

– Io sono un contemplativo del mare. Me ne vado tutto solo sulla spiaggia o sulla scogliera e guardo quella distesa d’acqua che si perde all’orizzonte, ascolto le onde contro gli scogli, assaporo la salsedine…

– E’ sempre lei, l’acqua, questa creatura cristallina che dà la vita. Senti come ne parla Lao Tsé:

“L’acqua si prodiga a servizio

di tutte le creature

senza pretendere per sé nulla

e tende ad occupare sempre i posti più bassi

che gli esseri umani detestano e rifuggono.

Ecco perché l’acqua è simile al Tao,

il Bene più alto che si abbassa per farsi servo di tutti”.

– Ma non parla solo dell’acqua. Parla di ben altro. Il Tao è Dio, secondo Lao Tsé, non è vero?

– Hai sentito quante analogie tra il Tao e l’acqua, diciamo pure… tra Dio e l’acqua? Vedi quest’acqua che scroscia e corre via arriverà al mare, quel mare che ti piace contemplare e, prima di arrivare laggiù, irriga e comunica la vita alle piante, agli animali e all’uomo. L’acqua è generosa, non trattiene nulla per sé, dona tutta se stessa a tutti ed è sempre in movimento. Dal mare evaporerà, formerà le nubi e cadrà sulla terra, alimentando i fiumi o i torrenti come questo. E’ una potenza dinamica sempre in azione.

– Bellezza! Potenza! Generosità! Quante doti!

– Sì, ma soprattutto umile e dedita al servizio per il bene di tutti. E Lao Tsé continua:

Ecco come imitare l’acqua e il Tao.

E’ bene edificare se stesso sul fondamento del Tao

come l’acqua che scorre sulla terra.

E’ bene educare se stessi

a discendere in profondità.

Nei rapporti con i propri simili

è bene dare.

Nello stabilire accordi è bene

attenersi alla parola data.

Nel governare è bene giudicare rettamente

e mantenere l’ordine con giustizia.

Nel trattare gli affari è bene

possedere competenza per incrementarli.

Quando si tratta di intervenire

è bene essere sempre pronti per cogliere il momento adatto.

In verità: non agire per cercare il tuo proprio interesse

evita ogni tipo di competizione e di affermazione di te

e sarai impeccabile come l’acqua e come il Tao”.

– L’acqua impeccabile come Dio? Ma può una creatura essere davvero ‘impeccabile’? – E’ impeccabile chi è se stesso, semplicemente, umilmente, senza finzioni, senza presunzione. E l’acqua è così, ubbidisce al dinamismo che la costituisce, dinamismo inscritto nel suo essere, dinamismo che è la sua legge.


2.    Legge e Libertà

– Allora oggi l’argomento di cui parliamo è l’acqua?

– L’acqua è la testimonianza di un mistero: la ‘Legge’!

– Ah, no! Qui mi stai tendendo una trappola. Mi porti davanti ad una cascata meravigliosa, dove l’acqua esprime il meglio di sé con tutta la forza, il fragore e la bellezza di cui è capace e poi… ti metti a parlare della ‘Legge’! Non possiamo farlo in un altro momento? Perché mi vuoi far passare dalla ‘libertà’ alla ‘costrizione’ in modo così brusco?

– Per te allora ‘Legge’ vuol dire ‘costrizione’?

– Se non ricordo male mi hai parlato delle tue esperienze in Seminario. Anche tu hai conosciuto le ‘imposizioni della Legge’, ti sei formato, anche se con le tue scappatelle, in base a quella disciplina. Ed era dura sì o no?

– Durissima, soprattutto perché s’imponeva dall’esterno. Tanto autoritaria e assoluta quanto estranea a me.

– Allora? Parliamo ancora di ‘Legge’?

– Sì, perché la ‘Legge’ di cui voglio parlarti è ‘Dio’! Hai presente la ‘coincidentia oppositorum’? I nomi opposti di Dio che esprimono il mistero di Dio? Ebbene qui c’è una nuova antinomia, due Nomi di Dio: ‘Libertà e Legge’.

– E in Dio convivono e coincidono?

– E’ quello che vorrei mostrarti… Allora ne possiamo parlare senza patemi d’animo? Vedrai che la libertà, la ‘nostra Libertà’, ne uscirà ‘liberata’, se così si può dire, e sarà se stessa, tutt’uno con la ‘Legge di Dio’.

– Sei astuto, come al solito. Mi prendi di sorpresa, fai di tutto per provocarmi. Va bene, sto al gioco, ma rimaniamo qui, vicino alla cascata, perché se mi dici qualcosa che non si armonizzi con la sua ‘gloriosa libertà’ la chiamerò a testimoniare contro di te.

– Non ce ne sarà bisogno. Allontaniamoci solo un poco. Potremo continuare a contemplarla ma non saremo disturbati dal suo fragore. Su questo masso c’è posto per due, ti va bene?

– Parlami allora di questa ‘Legge’ che è tutt’uno con la ‘Libertà’.


3.    I Due Comandamenti dell’Amore

– Partiamo allora dai ‘Comandamenti’. Un giorno un Dottore della Legge ha interrogato Gesù per metterlo alla prova. Ecco la sua domanda: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. E Gesù rispose:Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,35-40). Se parliamo di ‘Comandamenti’ parliamo di ‘Legge’. Come vedi Gesù riduce i ‘comandamenti’ a due, anzi a uno, e dice che tutti gli altri dipendono da questo.

– E’ un comandamento molto impegnativo, mi sembra! Amare Dio con tutto il proprio essere: questo è amore assoluto! E poi come è possibile che l’amore sia un comandamento? L’amore non dovrebbe essere libero, gratuito, spontaneo? Mi parlavi di libertà ma qui, per ora, la libertà appare sacrificata e tradita. E poi ‘amare prossimo’. Ma chi è il mio prossimo? Devo amare solo quelli che mi stanno vicini, la mia famiglia, i miei amici? Se mi isolo, come te che stai su questa montagna, il prossimo diventa un contadino, il pastore, il prete, il farmacista e qualche donnetta, che sono autosufficienti e non hanno certo bisogno di te. Anzi, forse sei tu che hai bisogno di loro. Il contadino ti porta le verdure, la donnetta le uova, il farmacista ti dà le medicine. E così fai poca fatica a ubbidire al… comandamento.

– Non sono qui per isolarmi, lo sai. E vado anche in città e altrove. E poi ho chiamato te e stiamo sempre insieme.

-Volevo solo provocarti! Ma allora… il tuo prossimo principale, per ora, sono io!


4.    Farsi prossimo

– Vedi, la domanda che mi hai fatto tu ora, un giorno un tale l’ha rivolta a Gesù: ‘Chi è il mio prossimo?’. Gesù ha risposto con la Parabola del Buon Samaritano. Vuoi leggerla tu, eccoti la mia Bibbia Tascabile.

– Viaggi sempre con la Bibbia appresso?

– Sempre no, ma quando esco con te la porto perché può venirci utile, come in questo caso. Allora, leggi sì o no?

– Ma certo e volentieri anche: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: ‘Chi ha avuto compassione di lui’. Gesù gli disse: Va’ e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,30-37).

– Gesù, come hai sentito, conclude la parabola con una domanda. ‘Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?’. Vedi come rovescia il significato della parola ‘prossimo’?

– E’ interessante che lo faccia dire a colui che lo ha interrogato.

– Infatti, il metodo di Gesù è quello di far prendere coscienza della verità. L’interrogante è diventato interrogato e risponde non alla sua domanda: ‘Chi è il mio prossimo?’ , ma a quella di Gesù: ‘Chi è stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?’. Risponde bene e Gesù lo invita a mettere in pratica quello che ha acquisito.

– Allora, ‘farsi prossimo’ diventa un ‘comandamento’. Alcuni obbediscono, altri no. Il Levita e il Sacerdote tirano dritto. Indifferenza, egoismo, paura? Non si sa. Certamente non ‘amano il prossimo’. Ma sono liberi sì o no? E allora possono anche tirare dritto!


5.    Gesù si fa prossimo

– Secondo te, Gesù è uno di quelli che si fermano o è uno di quelli che tirano dritto?

– Il Gesù dei Vangeli ovunque andava curava i malati, liberava gli indemoniati e confortava tutti. Perlomeno quelli che lo accoglievano e si fidavano di lui.

– Quindi ‘si faceva prossimo’ alla gente. E ‘quanto’ amava le persone?

– Beh, non saprei. Mi sembra molto.

– Ti faccio allora la domanda precisa: ‘Amava il prossimo suo come se stesso?’.

– Ho capito! Allora ti rispondo: Sì, certo, ‘Amava il prossimo suo come se stesso’ e a volte ‘più che se stesso’. Infatti mi viene in mente quello che ha detto ai suoi discepoli: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per coloro che ama” (Gv 15,13).

– Vedi, Gesù Cristo, che è Dio, è il primo ad adempiere il ‘comandamento’ che propone a noi! E lo mette in pratica in modo perfetto: dà se stesso, tutto se stesso, anche la propria vita.

– Sì, in questo risulta davvero ineccepibile!

– Gesù mette in guardia i suoi Discepoli nei confronti di certi Maestri che dicono ma non fanno: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito (Mt 23,2-4).

– C’è anche un’altra occasione in cui Gesù compie un servizio e poi dà il comando di fare come lui. Avviene all’Ultima Cena.

– Sì certo, la ‘lavanda dei piedi’. Ecco qui. E’ nel Capitolo 13 di Giovanni, vuoi leggere tu?

– E’ un episodio che mi affascina e ogni tanto lo rileggo. Per cui sono entusiasta di leggerlo un’ennesima volta:Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto….Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: – Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica (Gv 13,3-5;12-17).

– Vedi questo episodio illustra molto bene ciò che volevo evidenziare. Gesù esprime il suo amore nella forma del ‘servizio’. Lui, il Signore e Maestro ‘si fa servo’.

– Cioè ‘si fa prossimo’.

– E lo fa con naturalezza, con semplicità, puro e semplice servizio. Il servizio che potrebbe fare un servo. Si prende cura dei suoi discepoli, delle loro necessità. Avevano davvero i piedi sporchi… non come nelle nostre celebrazioni del Giovedì Santo in cui si raccomanda di lavarsi i piedi a casa e si compie un gesto del tutto simbolico.

– Promettente la conclusione di Gesù: ‘Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica’. Chi fa come lui sarà beato… cioè felice!

– Vedi che ‘farsi prossimo’ non è occasione di tristezza ma di gioia, gioia grande: beatitudine, felicità!

– Eppure anche Gesù usa un’espressione che non mi piace: ‘Dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri’.

– E perché non ti piace?

– Perché dice ‘dovete’, il comando è presentato come un ‘dovere’. Gesù compie un bel gesto e io ‘mi devo sforzare di imitarlo’, tanto più che mi ha detto che ‘devo’ farlo.

– Secondo te, Gesù fa quel gesto perché è un ‘dovere’ o perché esprime se stesso?

– Perché esprime se stesso.


6.    Gesù il Maestro che fa per primo ciò ordina

– E allora vedi che non devi spaventarti delle parole. Segui tutto quello che dice: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato”. Quando Gesù premette a quello che sta per annunciare l’espressione ‘in verità vi dico’ è segno che sta rivelando qualcosa di molto importante.

– E in questo caso di che si tratta?

– Sta dicendo che Lui è ‘come’ il Padre ‘che lo ha mandato’ infatti ne compie la volontà, e sta dicendo che ogni suo discepolo può giungere ad essere come lui. E la strada è quella dell’amore che si fa dono e servizio. Questo è Dio, questo è ogni ‘Figlio di Dio’, a cominciare dal ‘Logos fatto uomo”.

– Ho capito! L’amore vero è quello che si esprime nel servizio agli altri, all’umanità…

– Sì, ma Gesù adempie anche il primo comandamento: l’amore verso Dio. Gesù quando si trovava a tavola con i suoi Discepoli, in occasione di quella che è stata chiamata ‘l’Ultima Cena’, ad un certo punto ha detto queste parole: “Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato (Gv 14,28-31).

– Mi stai dicendo, se non ho capito male, che Cristo ubbidisce al comandamento della Legge di Dio: ‘Ama Dio con tutto il tuo essere e i prossimo tuo come te stesso’.

– Sì, è quello che volevo evidenziare. E puoi scorrere i Vangeli: non c’è comando, consiglio, raccomandazione che egli dia ai suoi discepoli che non sia il primo a metterlo in pratica. Vedi ad esempio le ‘Beatitudini’. Sono a portata di mano qui su questa preziosa Bibbia tascabile. Leggile ma fallo lentamente come se dovessimo sorseggiare un dolce liquore.

– Sì, è n metodo che mi piace: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3-10). Vuoi dire che Gesù sta facendo il ‘ritratto di se stesso’?

– Sì, proprio così. Queste ‘impegni’ sono vissuti da Gesù, prima di tutti gli altri. E’ lui il primo ‘povero in spirito’ completamente distaccato da tutto.

– Già: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20). Allora dobbiamo anche dire che Gesù è mite, lo dice lui stesso: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).

– Infatti. E Gesù ha una tale ‘fame e sete di giustizia’ che vuole ‘giustificare’, ossia ‘rendere giusti’, tutti gli esseri umani!

– E poi …Gesù è ‘misericordioso’. Lo dimostra il fatto che continuamente si occupa dei malati, degli indemoniati, degli emarginati… insomma di tutti quelli che incontra che hanno bisogno d’aiuto.

– Gesù è indubbiamente ‘puro di cuore’.

Ma che significa ‘puro di cuore’? Me lo sono sempre chiesto.

– Il ‘cuore’, come tu sai, è lo ‘spirito’ per cui ‘purezza di cuore’ significa avere lo spirito limpido, schietto, genuino come quello di un bambino. Per questo Gesù ha detto:“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3 ).E qui dice infatti che chi è ‘puro di cuore’ vedrà Dio.

– Allora possiamo proprio dire ‘Beato lui!’. Se non è ‘puro di cuore’ lui!

– Ma non dimenticare che Gesù sta parlando anche per noi. Ciascuno di noi può diventare ‘puro di cuore’ come lui.

– Andiamo avanti in questa analisi, mi sta appassionando. Abbiamo saltato la ‘Beatitudine degli afflitti’! Ma Gesù aveva sicuramente la ‘Beatitudine della gioia’ anche stando qui sulla terra.

– Sì, è come tu dici. Infatti ad un certo punto i quella Cena dice ai discepoli: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,10-11).

– Fammi capire in che può consistere la Beatitudine degli afflitti’ perché più ci penso… e più mi affliggo. Altro che ‘Beatitudine’. Come è possibile vivere la sofferenza come ‘Beatitudine’?

Gesù ha sperimentato l’afflizione in molti modi e in questa ‘Beatitudine’ egli si riferisce al ‘dolore innocente’ che riceverà immancabilmente la ‘consolazione di Dio’. Infatti egli con la straziante offerta di sé sulla Croce ha ottenuto la ‘piena divinizzazione’ della sua realtà umana.

– Veramente ci dà l’esempio in tutto!

– Te l’ho detto. Gesù è il ‘Maestro’ che fa lui per primo ciò che dice di fare a noi.

– Sì, me ne sto rendendo conto. Infatti, possiamo anche dire che è ‘il più grande operatore di Pace’. Se esistesse oggi sarebbe da ‘Premio Nobel’!

– Non credo perché, oggi come ieri, è ‘il più grande perseguitato: l’hanno messo in croce e ancora lo mettono in croce. Pascal diceva: ‘Cristo è in agonia fino alla fine del mondo’.

– Abbiamo appurato che egli dice quello che fa o fa quello che dice, ma mi viene un’osservazione ovvia da fare…lui riesce così bene in tutto perché è il ‘Figlio di Dio’!

– Nel ‘Discorso delle Beatitudini’ ha delineato il ritratto del ‘Figlio di Dio’, ma, come ti ho già detto e ora lo ribadisco, quello non riguarda solo se stesso ma ‘ogni figlio di Dio’ a cominciare da lui. Quindi, come vedi, non c’è comando che dia ai suoi discepoli che egli non lo attui per primo. Ricordi il ‘Criterio interpretativo Cristologico’?

– Certamente.

– Ebbene ora è il caso di applicarlo. Vuoi rievocarlo a puntino?

– Il ‘Criterio’ è questo: ‘Ciò che Cristo dice di Sé, è applicabile ad ogni suo discepolo che, avendolo accolto, è divenuto ‘Figlio di Dio’. L’ho rievocato bene?

– Alla perfezione. Per cui ora devi trarne le conseguenze.

– Gesù con il discorso delle Beatitudini fa il suo ritratto e il ritratto di ogni ‘Figlio di Do, quindi anche il mio ritratto.

– Molto bene. C’è una ‘Unica Legge’ alla quale Cristo ubbidisce.

– E se ubbidisce lui che è il Maestro dobbiamo ubbidire noi suoi discepoli.

– Ti sei accorto che hai detto ‘dobbiamo’?

– No, me ne accorgo adesso, ma finalmente ho capito che non si tratta dell’adempimento di un dovere, di una imposizione che mi viene dall’esterno ma è un impulso che mi viene da dentro perché sono come Cristo ‘Figlio di Dio’.

– Molto bene. E ora ti presento un’altra considerazione. Se Cristo, Figlio di Dio, ubbidisce alla Legge dell’Essere significa che Dio stesso ubbidisce a questa Legge, anzi è il primo ad ubbidire.

– Deve essere proprio così, anche se mi sembra un po’ strano: Dio ubbidirebbe alla sua stessa Legge, la Legge di Dio!

– Strano e paradossale ma è così!


7.    Monarchia umana non divina

– Un momento! Hai detto che Gesù ubbidisce al Padre e ne compie la volontà. Ma il Padre è libero dalla Legge, è lui che dà gli ordini a cui obbedisce anche il Figlio e ogni uomo che diviene Figlio. Ma il Padre deve essere superiore alla Legge, è lui che la promulga, la emana…

– Tu hai in mente la Monarchia assoluta umana. Il Monarca fa le leggi per i suoi sudditi, ma egli si considera al di sopra delle leggi. È un suo ‘privilegio’ che etimologicamente vuol dire ‘privo di legge’. Ma Dio non è un Monarca Assoluto. La Monarchia Assoluta legittimava se stessa autoproclamandosi di ‘diritto divino’, come se Dio stesso conferisse il potere al Monarca. Ma è un abuso, basato su una concezione sbagliata di Dio.

– Questa del ‘diritto divino’ dei sovrani è una favola per gonzi! Ne sono sempre stato convinto.

– Eppure questa ‘favola’ come la chiami tu è assai diffusa presso tutti i popoli di tutte le epoche. E anche Paolo ci casca. Infatti che scrive ai Romani? Te lo ricordi?

– Francamente no. Ma forse non lo ricordo perché non l’ho mai saputo.

– E allora ascoltiamo direttamente le sue parole, eccole qui, leggi pure.

– Ubbidisco soprattutto perché sono curioso: “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene (Rm 13,1-4).

– Allora, che te ne pare? Vedi che proprio Paolo offre ai Re e ai Governanti delle nazioni la giustificazione del loro ‘Diritto Divino’? Addirittura la convalida della ‘Investitura Divina’ di cui vanno fieri e consente loro di spadroneggiare in modo assoluto?

– Però! Questo è il Paolo più superficiale e pressapochista che mai. Queste sue affermazioni possono stare alla pari delle sue sparate sulle donne e sul sesso! Ma come si fa a dire ‘Non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio’. Eppure lui da ‘cittadino romano’ doveva sapere quanta corruzione, sopraffazione, prevaricazione c’era in giro nell’Impero… o voleva che nessuno potesse accusarlo di sobillare i cristiani contro l’autorità?

– Forse questa è l’ipotesi più verosimile. Oppure, chissà, aveva in mente un’autorità ideale! Gesù la pensava diversamente e infatti è entrato in conflitto con i capi religiosi del suo tempo.

– Infatti, stavo pensando proprio a questo. Cerca di salvarsi, come si dice ‘in corner’ dicendo alla fine che l’Autorità ‘è al servizio di Dio per il tuo bene’.

Quando mai? Certo a parole i Regnanti sembrano preoccupati del ‘bene dei loro sudditi’ ma nei fatti pensano unicamente al ‘loro bene’.

– Ecco perché con Paolo non bisogna mai abbassare la guardia. E’ troppo discontinuo. Guai a prendere per ‘oro colato’ tutto quello che dice come se fosse continuamente ispirato!

– Ormai ho imparato a vigilare.

– Tornando a Dio, il vero Dio ‘regna servendo le sue creature’, non spadroneggiando su di esse, come fanno i regnanti che dissanguano il popolo con le loro tasse. I Re di questo mondo si fanno servire e si fanno chiamare anche benefattori, come hai detto tu poco fa. Sentiamo Gesù come ne parla. Leggi qui.

– Molto volentieri perché mi piace come smaschera i potenti:“I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve (Lc 22,25-27).

– I Re ‘si fanno chiamare benefattori’ e non lo sono e Gesù prende lo spunto da questa normale situazione del mondo per raccomandare ‘Per voi però non sia così’. Ti sembra che il suo appello sia stato ascoltato e messo in pratica.

– Più che una raccomandazione o un appello penso che lui abbia voluto dare un ordine, un comandamento… O mi sbaglio?

– Sì, ha ragione. Eppure la Chiesa Cattolica lo ha ignorato del tutto e si è strutturata come una Monarchia? Il Papa è Re non solo perché c’era prima lo ‘Stato della Chiesa’ e ora lo ‘Stato Città del Vaticano’, il cosiddetto ‘Potere Temporale’, ma perché il Papa comanda tutti in modo assoluto. E anche i Vescovi, nelle loro Diocesi non sono ‘Regnanti assoluti’? Tranne l’obbligo di mantenere la comunione col Papa e la fedeltà alla Dottrina possono governare senza che nessuno li controlli.

– Hai detto bene ‘La Chiesa si è strutturata come una Monarchia’, ma non certo per mandato divino. Anzi la sua struttura è quella del Sacro Romano Impero: il Papa è l’Imperatore e i Vescovi i Regnanti Vassalli.

– Invece il compito dato da Dio è ‘pascere pecore e agnelli’… Ne riparleremo.

– Quindi ‘pascere’ vuol dire ‘servire’

– Torniamo a Dio, poi ci occuperemo degli uomini. Ne parleremo quando tratteremo i vari aspetti della cosiddetta ‘Chiesa Cattolica’. E ci vorranno parecchie conversazioni perché c’è molto da indagare, da chiarire, da smascherare e da contestare.

– Sì, non dobbiamo fermarci davanti a nessuna porta chiusa, nessun ‘segreto, di Stato’. Non ci sono zone ‘off limits’. Tutto deve essere portato alla luce del sole!

– Sto scoprendo di avere un alleato ancor più determinato di me nel perseguire la verità smascherando la menzogna.

– Più determinato di te non credo proprio. Mi basta esserlo quanto te. Torniamo ora a quello che stavi dicendo che mi interessa molto. Se Dio promana la Legge è il primo ad osservarla. Non solo Cristo quindi, in quanto uomo, ma Dio stesso, Dio Padre, anzi Dio Trinità?

– Sì, ma Dio ‘non primana la Legge’ come farebbe qualsiasi governante di questo mondo. Perché la ‘Legge’ è lui stesso, è il suo dinamismo, cioè la sua capacità imperturbabile e sovrabbondante di amare e di servire.

– Stupendo. Egli è ‘Legge a se stesso’!

– Sì, questa è la Verità dell’Essere Unico’. Gesù rivela una verità molto profonda e stupefacente: Al discepolo Filippo che gli chiedeva: “Signore, mostraci il Padre e ci basta” che cosa rispose Gesù?

– Ehi, non sono un libro stampato, non conosco tutta la Bibbia a memoria. Cerchiamo la risposta qui nella Bibbia, mi sembra sia il Vangelo di Giovanni, vero?

– Sì… ed eccolo qui. Leggi, leggi pure.

“Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” ( Gv 14,9-12).

‘Chi vede me vede il Padre’‘il Padre in me fa le sue opere’. Allora, che cosa ne possiamo dedurre?

– Che il Padre ubbidisce alla Legge dell’amore: ‘Amare Dio e amare il prossimo come se stesso’.

– Questo è il punto! In questa rivelazione Cristo mette in relazione il Padre, se stesso, e tutti coloro che credono in lui. Hai notato? E tutti possono compiere ‘le opere di Dio’, che sono poi l’adempimento della ‘Legge di Dio’, ossia l’amore.

– Quindi ciò che vediamo fare da Gesù possiamo leggerlo in trasparenza come rivelazione di ciò che fa il Padre.

– Sì,  anzi di ciò che ha sempre fatto il Padre, e ovviamente anche il Logos, ossia il Figlio di Dio prima di farsi uomo, e ovviamente anche la Ruah, la Madre Divina. La rivelazione di Cristo ci fa entrare così nel mistero di Dio Uno e Trino.

– Mi hai già parlato della Trinità come Famiglia Divina quando hai illustrato, a modo tuo, devo dire, l’atto creativo. – Sì, è vero. Ma ora voglio ritornarci, perché, vedi, i misteri di Dio si possono avvicinare gradualmente da varie angolazioni, e sono, come ben puoi capire, inesauribili. Ora, quindi cerchiamo di cogliere qualcosa della Trinità in rapporto alla Legge, questa Legge di cui abbiamo parlato, la ‘Legge dell’Essere’ altrimenti detta ‘Legge dell’amore’.


8.    Il Dio Sconosciuto

– Sempre sfiori l’argomento dello Spirito Santo che chiami ‘Ruah Madre’ e poi scivoli via. Non ho ancora capito se ne vuoi parlarne oppure no. Sempre che se ne possa parlare…

– Certo che te ne voglio parlare, e qualcosa si può ben dire, ma questo mistero è talmente importante e impegnativo che bisogna che ci dedichiamo un’intera giornata, e forse più. Per cui ti chiedo un’attesa…

– Un’attesa ‘paziente’…ma, a dire il vero, anche ‘impaziente’

– La ‘paziente-impaziente’ ricerca della verità che deve contraddistinguere il nostro cammino di ‘Figli di Dio’.

– Ma la Verità ce l’abbiamo già. E’ Cristo! Non dobbiamo più cercarla!

– Dimentichi che Gesù ai suoi discepoli ha detto… ecco, leggi qui.

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera (Gv 16,12-13).

– Vedi, Gesù ha detto molte cose, alcune di queste sono scritte nei Vangeli, testimoniate dai discepoli, ma uno dei compiti dello ‘Spirito di Verità’ è ‘guidarci alla verità tutta intera’. E allora, ecco il nostro cammino di Figli di Dio: ‘lasciarci guidare dallo Spirito di Verità per giungere gradualmente a questa pienezza di verità’.

– Questo ‘Spirito di Verità’ è lo ‘Spirito Santo’ ovvero quella che in Teologia viene chiamata la ‘Terza Persona della Trinità’, vero? Anche sulla conoscenza di questa ‘Terza Persona’… lo Spirito vuole condurci alla verità tutta intera?

– Sì, certamente, purché glielo permettiamo. Purtroppo, il Magistero della Chiesa Cattolica, ha compiuto ‘tre operazioni’ contro lo Spirito Santo.

– Addirittura tre?

– La prima è stata quella di ‘svuotarlo’ della sua dignità di Persona all’interno della Trinità. E di questo è responsabile direttamente il ‘grande Agostino d’Ippona’ e ovviamente tutti quelli che lo hanno pedissequamente seguito, fino ad oggi.

– Ma allora perché lo dici ‘grande’?

– E solo ironia, perché per il Magistero è sempre stato un gigante e infatti ha dominato i secoli come ‘Ipse dixit’.

– Ho sempre diffidato degli ‘Ipse dixit’

– Hai fatto bene e io pure. Continuiamo a diffidare. Agostino con un colpo di genio che lui ha addirittura attribuito ad una illuminazione ha finalmente capito chi è lo Spirito Santo.

– So di che osa parli, perché l’ho studiato. Lo Spirito Santo è l’Amore del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre.

– Già. E lui personalmente non è capace di amare? Ecco perché Agostino lo ha spersonalizzato.

– Ora che mi ci fai pensare… è proprio come dici. Che enormità!

– La ‘seconda operazione’ è stata quella di ignorarlo nella prassi della vita della Chiesa, svuotando quindi la sua missione.

– Ma se Papi e Vescovi sostengono di essere ispirati sempre dallo Spirito Santo in tutto quello che dicono e fanno?

– Balle! Infatti la ‘terza operazione’ è stata quella di non lasciarsi guidare veramente dallo Spirito Santo per comprendere i misteri di Dio espressi nelle Scritture e di guidarsi da soli, col loro comprendonio raziocinante, ossia, come dicono, la ‘ragione illuminata dalla fede’. Formula quanto mai ambigua e scivolosa.

– Povero Spirito Santo! Ecco perché è stato definito il ‘Dio sconosciuto’.

– Già, ‘sconosciuto’ ma anche ‘misconosciuto’.

– Non capisco bene la differenza.

– Vedi, se diciamo che lo ‘Spirito Santo è sconosciuto’ dai membri della Gerarchia ci limitiamo a constatare la loro ignoranza:‘Poverini non lo conoscono, non ne sanno niente, non sono stati capaci, non ce l’hanno fatta’. E così possiamo anche arrivare a scusarli come se fossero in buona fede.

– E invece se diciamo che da loro lo ‘Spirito Santo è misconosciuto’?

‘Misconoscere’ vuol dire ‘disconoscere’, ossia non voler riconoscere ciò che in realtà si conosce o si dovrebbe conoscere, vuol dire sconfessare, negare, anzi addirittura ‘rinnegare’. Capisci? Gesù ha parlato a lungo dello Spirito, lo ha promesso e lo ha comunicato. Ogni battezzato lo riceve e quindi i cosiddetti ‘cristiani’ dovrebbero essere ‘pieni di Spirito Santo’ come i Discepoli a Pentecoste e invece che è accaduto? Poco alla volta lo Spirito Santo è stato messo da parte, emarginato, ignorato. I membri della Gerarchia se ne sono appropriati, non ci sono riusciti ovviamente, perché lo Spirito è imprendibile, si dona ma nessuno può ghermirlo o fermarlo. Ma loro hanno fatto credere al popolo di essere comunque guidati dallo Spirito a motivo del loro ruolo. Ma in realtà hanno perduto il rapporto vero con lo Spirito.

– Ora ho capito la differenza tra ‘sconosciuto’ e ‘misconosciuto’. Sì, possiamo ben dire che per la Gerarchia si tratta di un ‘misconoscimento colpevole’.

– E naturalmente hanno condizionato il popolo che ha perduto così il contatto con lo Spirito Santo e chi è riuscito a coltivarlo è stato visto con sospetto fino al punto di essere accusato di eresia.

– Tutto questo è pazzesco!

– I ‘crimini’ contro lo Spirito Santo non sono solo i tre che ti ho esposto. Ce n’è uno ancor più grave, ma te ne parlerò a suo tempo, perché richiede un approfondimento scritturale molto dettagliato.

– Qualcosa mi hai già detto quando hai parlato della Ruah, ovvero della Madre Divina.

– Sì, soltanto accenni, ma trattandosi di una questione della massima importanza è assolutamente necessario che te la illustri bene, in tutti i suoi aspetti, intendo, e sulla base appunto della Scrittura, come è giusto e come piace a te.

– Ecco un altro motivo di attesa ‘paziente-impaziente’.

– E poi lo Spirito Santo è finito pure nelle barzellette, tipo: ‘Non si vive di Spirito Santo’. Mentre, ironia della sorte, se vogliamo vivere davvero dobbiamo vivere proprio di ‘Spirito Santo’! Abbiamo divagato un po’ e ora vediamo in che rapporto sta la Trinità con la Legge dell’amore.


9.    La Legge dell’Amore

– Ti seguo. Ma ti avverto che ogni tanto guardo la nostra cascata… Quell’acqua viva, gioiosa, potente, libera devi armonizzarla con la ‘Legge’ che hai chiamato ‘Legge dell’Essere’

– E possiamo chiamarla anche ‘Legge dell’Amore’!

– Mi sembrano in contraddizione ‘Legge’ e ‘Amore’… ma andiamo avanti ma vi tengo d’occhio, voglio dire tengo d’occhio te e la cascata.

– L’attenzione consapevole deve essere una delle caratteristiche del ‘ricercatore della verità’, quindi sono ben contento che tu vigili su te stesso e anche su di me. A volte si dice, ma è una formalità: ‘Se sbaglio correggimi’. Ma io te lo dico sinceramente. Uno solo è il Maestro, Gesù Cristo, e noi siamo tutti discepoli. Quindi, come ‘Discepoli della Verità’, andiamo avanti. Io, data anche l’età e le botte che ho preso, sono il ‘discepolo anziano’ e anziano non vuol dire vecchio ma ‘colui che si trova un po’ più avanti’… ma, posso sbagliare, come tutti. Un saggio ha detto: ‘Esperienza è il nome un po’ pomposo che diamo ai nostri errori’. Quindi da te, oltre che attenzione e anche accoglienza, mi aspetto, correzioni, critiche e contributi.

– Opposizione no?

– Certo, anche opposizione, purché sia motivata, certo.

– Allora ti seguo senza riserve ma libero di dire la mia e di criticarti.

– Bene! Andiamo avanti… anzi andiamo indietro nel tempo e saliamo sul Sinai insieme a Mosè. Dio su quel monte ha rivelato il Suo Nome. È una rivelazione straordinaria. “Dio disse a Mosè: ‘Io sono colui che sono!’. Poi disse: Dirai agli Israeliti: ‘Io Sono’ mi ha mandato a voi” (Es 3,14). Questa rivelazione di Dio è bellissima e apre la nostra mente sul mistero di Dio. Dio dicendo il suo nome ‘Io Sono’ rivela se stesso come ‘Essere’, anzi ‘l’Unico essere’, l’Essere che non ha inizio né fine, l’Essere che non riceve da altri l’Essere che lo costituisce.

– Stai dicendo che l’Essere è Uno e Originario.

– Sì, Dio è l’unico a poter dire ‘Io Sono’. Quindi ‘l’Essere è Unico’. E poiché c’è un solo Essere, c’è un’unica Vita, un’unica Sostanza, un unico Principio, un’unica Realtà.

– Mi stai introducendo nel ‘Monismo’… Sembra la via aperta per la Monarchia!

– La rivelazione che Dio fa di sé è progressiva ed è condizionata dalle parole. Per cui se assolutizziamo questa rivelazione di ‘Dio Uno’, cadiamo subito in errore.

– E’ quello che fanno gli Ebrei. Me l’hai spiegato quando hai condannato l’errore della ‘assolutizzazione’.

– Buona memoria.

– Essi credono al ‘Dio Uno’, perché lo ha detto lui stesso. Ma se è ‘Uno’ come può avere un figlio?

– Bravo! Di più: se ‘Dio è Dio’ come mai il ‘Figlio di Dio’ si presenta come ‘uomo’?

– Ecco perché quando Gesù dice di se stesso ‘Io sono’, ossia si attribuisce il ‘Nome di Dio’, ritenuto impronunciabile. vogliono ucciderlo come ‘bestemmiatore’ (Gv 8,58).

– Accogliamo allora la rivelazione di ‘Dio Uno’, ma non assolutizziamola come se Dio non avesse altro da comunicarci di Sé. La rivelazione sul ‘Mistero di Dio’ si amplia quando Dio, in un’altra occasione, rivela a Mosè altre sue caratteristiche: “Yahvè… misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Es 34,6). Vedi la rivelazione di Dio come ‘Essere’ non è completa, anche se potremmo dire che nell’Essere c’è tutto. Ma abbiamo bisogno di sapere se questo Essere è chiuso in se stesso o aperto.

– Beh, questo lo sappiamo: Dio ha creato, anzi crea…quindi è aperto.

– Appunto. Ma perché crea? Qual è il suo movente? Ed ecco allora questi altri ‘Nomi di Dio’ che ci mostrano qualcosa del mistero del suo Essere: Misericordia, Pietà, Grazia, Fedeltà… L’Unico Essere è così. Giovanni lo esprimerà con una sola parola: Amore! Puoi leggere qui? E’ un passo della sua Prima Lettera.

Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (1Gv 4,8-10).

– Un solo Essere, una sola Vita, una sola Sostanza, una sola Realtà… e aggiungo: un solo Amore!

– E allora Cristo è la manifestazione dell’Amore di Dio perché è venuto per ‘darci la Vita’.

‘Darci la vita’… giusto! Ma vedi, ‘amore’ è una parola ambigua. Può limitarsi a esprimere soltanto un sentimento più o meno intenso. Ma nel caso di Dio, poiché ‘Amore è il suo Nome’, c’è una stretta connessione con il suo Essere, cioè la sua Vita. Per questo motivo ‘amare’ per Dio significa ‘dare se stesso’, dare la ‘propria vita’. Vedi che lo dice chiaramente: “Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui”. Quale Vita? La sua Vita, la Vita di Dio, che è l’unica Vita. Vedi allora che il tuo timore che il ‘Dio Uno’ possa essere un Monarca dispotico, alla maniera dei Re della terra, non ha senso. Dio è Amore, ossia ‘Essere che si dona’.

– E il movente ? Perché lo fa?

– Ecco il punto! Il movente! Non c’è nessun altro movente oltre la sua stessa sovrabbondanza, il suo dinamismo costitutivo che è appunto la ‘donazione di Sé’. E’ un dinamismo connesso intimamente con il suo stesso Essere. Questo dinamismo è appunto l’Amore. L’Essere, l’Unico Essere, ha in sé l’esigenza di ‘sovrabbondare’ ossia di comunicare se stesso. E’ questa la sua Legge. Questo è Dio. E noi lo conosciamo infatti come Dio Creatore.

– Allora l’atto creativo non è altro che l’espressione della sua generosità: egli dona se stesso, la sua vita.

– Se Dio è Amore e ‘deve’ vivere il comandamento dell’amore che è ‘Ama Dio e il prossimo’ si trova in grande difficoltà. Dio … come può amare Dio? Se Dio fosse semplicemente Uno dovrebbe ‘amare se stesso’, ripiegarsi cioè in un amore a dir poco egoistico. Ma Dio è Trino, Dio è Famiglia. Ed ecco che allora il ‘dono di sé’ Dio lo attua prima di tutto al suo interno. Dono ‘ontologico’ misterioso ma reale con cui ogni Persona Divina si dona alle altre. Ne parleremo diffusamente a suo tempo… Ma torniamo alla creazione.


10.    La somiglianza con Dio

– Sarà meglio. Questa tua Trinità me la devi spiegare bene, prima o poi! Spiegami ora il ‘dono di Sé’ che attua l’Essere Unico nei confronti del creato.

– La Bibbia dice: “In principio Dio creò” (Gn 1,1). Creare è dare l’essere. Dove Dio ha preso l’essere che ha comunicato alle sue creature? In Principio c’era solo Lui… e anche ora, a dire il vero! Quindi l’Essere che ha comunicato l’ha preso da se stesso. Ha dato se stesso. Come già ti ho detto l’altra volta, il vero significato di ‘creazione dal nulla’ è questo: Dio per creare non si è servito di null’altro che di se stesso!

– Quindi Dio fa l’uomo rendendolo partecipe del suo stesso Essere: ecco perché l’uomo è “somigliante a Dio” (Gn 1,26). Somigliante nell’Essere che lo costituisce.

– Sì, si tratta di ‘somiglianza ontologica’ perché l’Essere è il medesimo, anche se nelle creature c’è un sigillo di misura. Dal Libro della Genesi risulta che l’atto creativo è Trinitario: “Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Gn 1,26). Tutta la Trinità è impegnata nella creazione dell’intero universo e dell’uomo. La Trinità è Famiglia e quando dice ‘facciamo l’uomo’ non intende il singolo uomo, e neppure solo il maschio, ma l’Umanità, ossia la Famiglia Umana.

– Dunque, tu dici che Dio nel creare ubbidisce a se stesso, al proprio dinamismo, al suo Essere che è Amore…

– Sì, la ‘Legge’ è Dio stesso. Vedi Dio è ‘paradossale’ e sfugge alla nostra razionalità. E’ paradossale in ciò che è e in ciò che manifesta di sé. Per cui anche la ‘Legge dell’Essere’ è paradossale…

– Paradossale vuol dire che fa a pugni con la nostra ragione?

– Vuol dire ‘incomprensibile’ per la ragione umana. La realtà di Dio non è ‘contro’ la ragione, ma si trova ‘oltre’ la ragione. C’è però il rischio che sia la ragione a mettersi ‘contro Dio’ nella pretesa di ingabbiarlo nei propri limiti che sono i ‘concetti’. Vedi, se Dio, per ipotesi assurda, non obbedisse alla ‘Legge’ che è tutt’uno con il suo ‘Essere’, anzi che è il suo ‘Essere’, sarebbe in contraddizione con se stesso . Per cui non sarebbe Dio, anzi non sarebbe affatto!

– Ma perché continui a chiamarla ‘Legge dell’Essere’? Mi sembra più appropriato ‘Legge dell’Amore’, dato che il comandamento di Dio riguarda l’amore: ‘Ama Dio, ama il prossimo’.

– La chiamo così perché questa denominazione mette in più chiara evidenza che il nome ‘Amore’ esprime in Dio la ‘donazione ontologica di sé’. La teologia classica riconosce l’Amore di Dio, perché è evidente da tutta la Scrittura, ma non ha colto la profondità di questo Amore, che è appunto il ‘dono di Sé’ inteso come ‘dono del proprio essere’. Il Vangelo di Giovanni è pieno di espressioni che riguardano ‘il dono della vita’. Ebbene la Vita è l’Essere stesso di Dio: Dio dà se stesso. Ha cominciato a farlo ‘con misura’, all’inizio, per mezzo del Logos, il Figlio di Dio, ma ora ‘in Cristo’ vuole comunicare la pienezza del proprio Essere, il che significa che vuole giungere a donarsi ‘senza misura’, dapprima nello spiritoe poi  nell’anima e nel corpo.

– Mi viene in mente che Gesù dice: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore” (Gv 10,11). Qui sembra che ‘offrire la vita’ sia limitato al fatto di morire per le pecore, morire per l’umanità. Non corrisponde a quello che dici tu.

– Prosegui e così potrai renderti conto che conferma quello che sto dicendo. Leggi qui.

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano” (Gv 10,27-28).

– Come vedi egli offre la sua vita, ossia muore per noi, per poterci comunicare la ‘vita eterna’, ossia la Vita, l’Unica Vita, la Vita di Dio.

– Già, ‘Vita di Dio’ vuol dire ‘Dio’.

– In questo discorso, poco prima, Gesù dice: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Questa ‘Vita Abbondante’ è la Vita Eterna, la Vita di Dio. Più spesso Gesù la chiama soltanto Vita, per il semplice motivo che, in realtà, c’è una sola Vita all’origine di ogni vita.

– E questo dono della Vita ha inizio con la Creazione?

– Esattamente! Dio vuole donare tutto se stesso, ma lo fa in modo graduale. Vorrei lasciare a te immaginare o capire perché agisca così.


11.    La follìa di Dio

– Se Dio dona se stesso, il suo stesso Essere, evidentemente si mette nei guai. Voglio dire: l’idea della creazione fatta da Dio fuori di sé, ‘ad extra’, usando un ‘essere’ confezionato apposta, è molto più tranquillizzante. Dio ama la sua creazione ma la guarda da lontano, è coinvolto certo, ma se ne sta al di fuori!

– Questo è il ‘Dio dei Deisti’, tanto per fare qualche nome: Diderot, Rousseau, ma anche Voltaire. Il ‘Deismo’ concepisce Dio al di fuori della natura o del mondo. Per cui per capire il mondo, decifrarlo, basta la scienza. Il ‘Dio dei Deisti’ è al di fuori dell’uomo, per cui basta la ragione per guidare l’uomo. Ma non è evidentemente il Dio rivelato in Cristo, non è il Dio Amore. Infatti il Dio rivelato da Gesù Cristo è dentro il mondo, dentro la natura e dentro l’uomo.

– E’ vero. Ma, purtroppo la concezione filosofica che pone ‘Dio al di fuori del mondo’ assomiglia alla concezione dei teologi razionalisti cattolici che collocano ‘il Mondo al di fuori di Dio’.

– Sì, il ‘Teismo’ si differenzia dal ‘Deismo’ perché ritiene che Dio si occupi del mondo dopo averlo creato. Quindi credono alla ‘Provvidenza di Dio’. Ma ‘Teismo’ e ‘Deismo’ concordano nel ritenere che Dio crei il mondo fuori di sé. Hai ragione, è così!

– E questo perché ‘Deisti’ e ‘Teisti’ non riconoscono la comunicazione da parte di Dio del suo stesso Essere, come invece sostieni tu.

– E tu da che parte stai? Con chi ti schieri? Hai davanti tre alternative… quale ti sembra la migliore?

– Credevo che dessi ormai per scontato che la penso come te.

– Bene, allora possiamo incamminarci insieme per vedere se riusciamo ad afferrare il senso della…‘follia di Dio’?

‘Follia’?

– Sì, non trovo una parola più adeguata. La ‘follìa di Dio’ comincia proprio con la ‘follìa della creazione’. Considerata dal punto di vista razionale la creazione come ‘Dono di Sé’ è pura follia. Invece il Dio concepito dalla ragione non è affatto pazzo. E’ un Dio molto equilibrato e distaccato, trascendente, impassibile, immutabile. Lasciamo questo Dio ai filosofi e ai teologi che invece di basarsi sulla rivelazione fanno della ‘teologia filosofica’.

– Non passa giorno che ti scagli contro questi teologi… ma anche tu sei teologo!

– Non più, e forse non lo sono mai stato, soprattutto se ti riferisci ai Teologi razionalisti. Sono un uomo in ricerca, non amo specializzarmi secondo un solo settore. Voglio, ma te l’ho già detto, che la mia ricerca sia onnicomprensiva. Passo dalle formiche alle stelle, da una goccia di rugiada all’oceano, dalla sofferenza dei pinguini alla sofferenza dell’uomo e di Dio…

– E non temi di disperderti ‘andando di palo in frasca’ come gli uccelli?

– No, perché il mio intento è unico. Cerco una cosa sola: ‘Cerco Dio in tutte le sue manifestazioni’! L’attività creatrice di Dio può sembrarci un evento lontano nel passato, mentre in realtà è continua e incessante.

– Eh sì, hai ragione, la Creazione è continua.

– Ammiriamo ora un’altra sua follia…

– Quale?

– Quella dell’Incarnazione. Non è follia quella del Logos di ‘farsi carne’ cioè ‘essere umano’? E non è follia la ‘croce’? Dio si fa uomo e accetta di morire per mano degli uomini sulla croce, supplizio infame? Ecco la ‘follìa dell’incarnazione’ ed ecco la ‘follìa della Croce’.!

– Già: chi glielo ha fatto fare?

– Questa è una bella domanda! Nessuno glielo ha fatto fare, nessuno può costringere l’Unico Essere a fare qualcosa, ma se lo fa, e l’ha fatto, è solo per un’esigenza insopprimibile che è in lui, nell’Essere stesso che lo costituisce. Un’esigenza che non può trattenere o soffocare, perché se lo facesse non sarebbe fedele e a se stesso. La verità è che Dio crea per amore e ubbidisce solo a se stesso.

– Paolo dice infatti: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1,23) e la stoltezza è follìa. Infatti poco dopo dice: “L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle” (1Cor 2,14).

– Grazie della collaborazione. Vedi quanto ti è stato utile imparare a memoria certi brani della Bibbia? Gesù ha detto: “Lo Spirito vi ricorderà ogni cosa” (Gv 16). Ma come fa a riportare alla memoria ciò che non è mai stato memorizzato? A proposito di Spirito Santo c’è ancora un’altra follia e poi, ‘dulcis in fundo’, c’è una follìa finale.

– Possiamo allora dire che la ‘follìa’ è il modo abituale di procedere di Dio?

– Sì, lo possiamo dire, ma dobbiamo ricordare che è ‘follìa per noi’. Per lui tutte queste follie, che poi sono un’unica follìa, sono il suo stesso Essere, la sua Vita. Siamo davanti alla ‘naturalezza del soprannaturale’. Paolo dopo aver parlato della stoltezza di Dio, quella che a noi appare follìa, dice: “Ma la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini” (1Cor 1,.25). Quando Amleto si finge pazzo il Ciambellano commenta tra sé: “C’è del metodo in questa follìa” e rimane perplesso. Davanti alla follìa di Dio dovremmo essere cauti e dire anche noi: ‘C’è del metodo in questa follìa di Dio’. Un ‘follìa con metodo’è una ben strana follìa!

– E allora ‘la follìa con metodo’ dello Spirito quale è?

– E’ la ‘follìa dell’Effusione’, che non è inferiore a quella della creazione e a quella dell’incarnazione. Leggeresti quello ha profetizzato Isaia?

Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza” (Is 32,15-17).

– Questa effusione è un grande intervento di Dio, una irruzione nella creazione. Un modo nuovo e inaudito di comunicarsi di Dio.

– E questo vale per ogni persona?

– Certamente. Ne ai la conferma se leggi un’altra profezia, quella di Gioele, che Pietro ricorda proprio il giorno di Pentecoste per spiegare quello che è avvenuto in lui e negli altri Discepoli riuniti nel Cenacolo. Qui.

Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno” (Atti 2,17-18). Ma perché questa ‘Effusione dello Spirito’ è follìa?


12.    Dio si autolimita

– La ‘follìa di Dio’ è il coinvolgimento di Sé in modo ontologico. Non ti scordare questo aspetto. Dio crea partecipando, ‘regalando’ il suo Essere a tutta la creazione.

– Questo l’ho capito bene e poiché è in contrasto con ciò che insegna il Magistero della Chiesa Cattolica… ogni volta che lo ribadisci mi fa bene.

– Io lo ribadisco perché bisogna partire sempre da questa innegabile ‘Verità’ per le nostre argomentazioni. E questo affinché siano sempre saldamente fondate.

– Condivido.

– L’Essere Unico comunica il suo Essere inizialmente ‘con misura’ e questa misura nell’uomo è ‘maggiore’ rispetto alle altre creature. Ma quando il ‘Figlio di Dio si fa uomo’ allora la partecipazione di Dio aumenta. Cristo manifesta e vive la ‘Coincidentia oppositorum’ in sé stesso. In lui Dio e Uomo sono ‘Uno’. Se con l’atto creativo Dio si è messo nei guai, diventando uomo si è messo in guai anche più grossi: ha infatti incontrato il disprezzo, il rifiuto, la condanna, la morte. La sua è pura follìa, se la consideriamo dal punto di vista umano.

– Umanamente parlando la vicenda di Gesù sembra addirittura un fallimento.

– Con quella che la Scrittura chiama ‘Effusione dello Spirito’ l’Essere Unico arriva a donarsi ‘senza misura’, quindi la sua partecipazione non è più soltanto ‘maggiore’ ma addirittura ‘massima’, perché comunica agli esseri umano la stessa ‘Vita di Dio’. Capisci ora la portata di questa follìa?

– Quindi la pazzìa consiste nel mettersi nelle mani degli uomini e di farlo sempre di più?

– Sì. Pensa che Dio è l’Essere ‘sovranamente libero’. Nel momento della Creazione in cui, per essere fedele a se stesso, ossia al dinamismo della donazione di Sé, egli partecipa il proprio Essere all’umanità, e quindi ad ogni uomo, accade un fatto singolare: ‘Dio non è più sovranamente libero’. Egli ha limitato la propria libertà.

– La famosa autolimitazione della ‘Kenosis’.

– Esattamente. E questo significa che dove tu sei libero, dove ogni essere umano è libero, Dio è prigioniero. E’ una rinuncia volontaria, ovviamente, ma sta di fatto che comunicando il proprio Essere agli uomini, gli comunica anche la libertà che è tutt’uno con il suo Essere. Nel loro limite ontologico essi sono liberi, sono sovrani. Sono in Dio, partecipi dell’Essere di Dio e possono agire.

– Liberi anche di trasgredire…

– Sì, dovrebbero assecondare il dinamismo proprio dell’Essere che li costituisce, cioè l’amore, e sarebbe meglio per loro e per tutti, ma possono anche contraddirlo. Come questo avvenga è un mistero. La Scrittura lo chiama ‘mistero dell’iniquità’.

– E del ‘mistero dell’iniquità’ ne parla Paolo.

– Sì, proprio Paolo usa questa espressione, ma la rivelazione del ‘mistero dell’iniquità’ è disseminata in tutta la Bibbia. Ne parleremo a suo tempo. Ora basta sapere che c’è e consiste nel contrapporsi alla Legge dell’Essere, alla Legge dell’Amore.

– Ma se donarsi comporta una sacrificio così grande da parte di Dio, torno a chiederti: ‘Ma chi gliel’ha fatto fare?’

– Non devi chiederti ‘chi’ ma ‘che cosa’. Non c’è un ‘chi’ all’infuori di lui che possa determinarlo o spingerlo. Il motivo è in Lui, cioè il motivo è Lui, il suo Essere che è Amore e l’Amore è dono di Sé, a qualunque costo. E sai che ti dico? Il prezzo che Dio pagherebbe se non amasse donandosi è molto più alto del prezzo che paga donandosi.

– Fammi capire.

– Se non amasse, per ipotesi assurda, contraddirebbe se stesso, si annullerebbe. Se Dio non amasse non sarebbe Dio, quindi.. non sarebbe affatto. Se invece Dio ama rimanendo fedele a se stesso vedrà i prodigi gloriosi dell’amore che si dona fino al sacrifico di Sé, che è l’oblazione massima.

– Ma allora è costretto… certo, non da altri, ma da se stesso!

– No, non è costrizione è la vera libertà: è il dispiegamento di sé, è la manifestazione di tutta la sua ricchezza e sovrabbondanza di Essere! E tutto questo donarsi permette a Dio di giungere alla ‘follia suprema’.

– Quale?

– Essere finalmente “Tutto in Tutti”(1Cor 15,28). È la ‘follia della donazione totale nella dimensione universale’, ecco possiamo davvero chiamarla ‘follìa cosmica’!

– Allora è la consegna senza più riserve, senza più salvaguardia!

– Non ci sarà più motivo di porre delle riserve, perché a quel punto, purtroppo ancora molto lontano, ogni uomo che avrà accolto il ‘Dono di Dio’, diventando lui stesso ‘Dono per Dio’ sarà ‘Uno’ con Dio.

– Forse ho capito perché Dio realizza questo grandioso disegno della donazione totale di Sé in modo graduale!

– Di’ pure.

– Penso abbia a che fare con l’uso che facciamo dell’Essere che lui ci consegna e ci affida. Vuole vedere che cosa ne facciamo. Se viviamo la Legge dell’Amore oppure no, se facciamo la cosa giusta o no, se amiamo come ama lui, oppure no.

– E’ proprio così. Complimenti! Egli vuole mettere alla prova coloro che ricevono il suo Essere. Dio preserva l’Essere che dona e lo fa in questo modo: comunica il proprio Essere ‘sigillato’, è il ‘sigillo creaturale’, ovvero una partecipazione di Sé ‘con misura’, in attesa di poter donare una partecipazione ‘senza misura’ dapprima mediante lo ‘Spirito senza misura’ che opera la divinizzazione dell’anima e del corpo, fino alla ‘resurrezione.

– Quindi la prova per gli esseri umani consiste nell’adempimento della ‘Legge dell’Essere’ cioè nel rispetto dell’Essere e del suo dinamismo?

–  Lì si gioca la nostra esistenza e il nostro accesso alla ‘pienezza di essere’. Gesù che ha detto: “Chi è fedele nel poco sarà fedele anche nel molto”? (Lc 19,17).

– Chi è fedele nell’essere limitato che gli è dato potrà accedere gradualmente alla pienezza. Bello! Grandioso! Così mi piace!


13.    Gesù rivela la Legge dell’ Essere

– Vedo che hai capito perfettamente. Il tuo entusiasmo riguardo alla conferma offerta dalla Rivelazione lo evidenzia. Bene. Ora vediamo come Gesù rivela la ‘Legge dell’Essere’. Lo fa in modo esplicito e direi in continuazione proprio perché si tratta di una verità fondamentale.

– Spesso Gesù dice: “Chi ha orecchi per intendere intenda” (Lc 8,8).

– Appunto. Chi apre bene le orecchie, soprattutto le ‘orecchie del cuore’ diventa veramente Discepolo di Gesù e coglie il senso profondo dei suoi insegnamenti e particolarmente questo che riguarda la ‘Legge dell’Essere’.

– Ma davvero lo dice in modo esplicito?

– Giudica tu stesso. Leggi qui.

– Ma è  un testo che abbiamo già esaminato riguardo ai ‘Criteri interpretativi’!

– Lo so, ma ogni volta che rileggiamo passi significativi come questo possiamo trovare significati più profondi.

– Va bene. Se lo dici tu mi fido: “Gesù disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 16,24-25). Mi sembra un gioco di parole…

– Ma non lo è. Però hai ragione. Gesù nasconde, diciamo così, la rivelazione della Legge che regola tutto ciò che esiste, compreso la vita stessa di Dio, in espressioni che appaiono enigmatiche ma diventano trasparenti, se viste nella giusta luce, o meglio, nella luce dello Spirito.

– Hai appena detto ‘lo dice in modo esplicito’ ma a quanto pare lo dice ‘in modo enigmatico’.

– Mi hai colto in flagrante contraddizione. Bravo! E’ vero. Ma la rivelazione di Gesù, e anche di tutta la Bibbia, è così. Nell’atto di rivelarsi Dio si vela. E’ il suo metodo! Stai attento perché ora io ti faccio un test.

– Ah, sei tu che vuoi prendere in castagna me? Ti brucia la mia osservazione, eh?

– No, credimi non è per questo. Ma voglio cogliere l’occasione per evidenziare un aspetto della ‘didattica rivelativa’ di Gesù.

– Allora mi sottopongo volentieri a questo ‘test didattico’. Mi fido di Gesù Maestro.

– Il test è una domanda: ‘Gesù, secondo te, parlava in Parabole per farsi capire da tutti o per non farsi capire?’

– Beh, visto che usava un linguaggio semplice e delle immagini prese dalla vita di tutti i giorni penso che volesse farsi capire. D’altra parte se parlava era per comunicare il suo messaggio, no?

– I discepoli un giorno gli hanno chiesto: “Ma perché parli in parabole?” e sai che cosa ha risposto?

– No, ho una lacuna… una delle tante.

– Allora leggi tu stesso la sua risposta. E’ nel Vangelo di Matteo.

“Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono (Mt 13,11-13).

– Che ne dici?

– Ma allora Gesù parlava in Parabole per non farsi capire? Mi sembra un comportamento assurdo. Ho sempre sentito i predicatori dire che Gesù parlava in questo modo semplice per farsi intendere dalle folle che lo seguivano formate da gente del popolo senza istruzione!

– Fai bene attenzione alla premessa. Dice ai suoi discepoli: “A voi è dato di conoscere i misteri del Regno dei Cieli, ma a loro non è dato”.

– Quindi Gesù farebbe delle preferenze: ai discepoli sì e agli altri no.

– No, Gesù non fa preferenze. La verità è un’altra. Solo coloro che diventano discepoli ‘possono conoscere i misteri del Regno’. Per cui per ‘capire quello che dice Gesù’ è necessario diventare discepoli, farsi discepoli, seguire il Maestro.

– Ma se uno sente il Maestro dire cose incomprensibili, come può convincersi a seguirlo?

– E’ vero. Ma Gesù non parla soltanto, agisce, compie le opere: miracoli, guarigioni, liberazioni, segni che solo chi ‘viene da Dio’ può compiere.

– Quindi Gesù fa gesti visibili e chiari ma parla in modo oscuro… Non capisco.

– Il suo parlare, più che oscuro, è sigillato, quindi ha la funzione di filtro per abbattere la presunzione degli uomini. Gesù vuole che le persone si fidino di lui, anche se non capiscono. Bastano i segni. Se lo seguono in modo umile e fiducioso allora egli potrà farli entrare nei ‘misteri’ del Regno di Dio!

– Ora ho capito. I presuntuosi, quelli che sanno già tutto, non si fanno discepoli e non capiscono, mentre i semplici, gli umili credono in Gesù, si fidano di lui.

– Ecco perché Gesù ha detto parlando col Padre: “Hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 25,21). Essere o farsi piccolo: ecco il segreto per conoscere Gesù e quello che va rivelando!

– Per comprendere la ‘Legge dell’Essere’ allora bisogna farsi piccoli.

– Sì, essere già piccoli o farsi piccoli, perché quelle frasi enigmatiche dai saccenti possono essere stravolte e interpretate in modo da vanificare la grande rivelazione che contengono.


14.    Ragionevolezza dell’atto di fede

– Vorrei che tu mi aiutassi a capire più in profondità il significato della massima lapidaria con cui, secondo te, Gesù ha rivelato la ‘Legge dell’Essere’. La rileggo: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16,24-25).

Questa è la mia spiegazione. Chi trattiene per sé la via ricevuta da Dio, appropriandosene secondo suoi progetti o fini egoistici, inevitabilmente la perderà. Chi invece lo ‘perde’, donandola a Dio, la troverà, ossia la possederà per sempre.

– E come è possibile donare la propria vita, il proprio essere a Dio?

– Con l’Amore, che non è un semplice sentimento ma si esprime nel concreto servizio nei confronti degli esseri umani, i nostri simili, e di tutte le creature che troviamo intorno a noi.

– Certo che suona veramente paradossale! L’opinione comune, direi quella più logica, è veramente all’opposto: ‘Quello che hai devi tenertelo ben stretto e semmai devi cercare di darti da fare per accrescerlo’. Sarà pure egoismo ma questa è la vita. Tutti cercano di guadagnare, accrescere la propria ricchezza, il proprio prestigio, il proprio potere. Così va il mondo!

– Sì, è vero. Questo è il paradosso fondamentale del Vangelo: per trovare la ‘Vita’, ossia la ‘Vita Eterna’ che è la ‘Vita di Dio’ bisogna ‘perdere’ la vita che abbiamo attualmente.

– Credo che tu mi debba spiegare bene, ma proprio bene, il significato di questo verbo ‘perdere’, perché se mi attengo al senso letterale io dico: ‘No, grazie, preferisco rimanere vivo così come sono. Come dice il proverbio:- Meglio un uovo oggi che una gallina domani’. Soprattutto se la gallina potrebbe essere una grande illusione’.

– Stai proprio ragionando terra a terra.

– No, sto ragionando con i piedi per terra. E sai che ti dico ancora: ‘Io lascerei ‘perdere’ del tutto questa proposta così enigmatica per non avventurarmi per una strada pericolosa e oscura’.

– Il ‘perdere’ va inteso come ‘distacco’. Gesù usa l’espressione ‘Chi vuol salvare la propria vita’. Questo ci fa riflettere. ‘Salvare’ significa illudersi di poterla trattenere per sempre, mentre sappiamo che la nostra vita è limitata nel tempo. Allora Gesù ci rivela che c’è un modo, in realtà l’unico modo, per conservarla ed è quello di immetterla nella sua Vita, unirsi a lui. Sembra un ‘perdere’ ma in realtà è un ‘guadagnare’, sembra un ‘morire’, ma in realtà è ‘vivere’ in modo pieno e durevole, perché si entra nella ‘Vita di Dio’ che è appunto ‘eterna’.

– Grazie di questo approfondimento. Ne avevo proprio bisogno. Ho voluto provocarti facendo la parte dello scettico ad oltranza perché volevo da te spiegazioni ancora più chiare di quelle che mi hai dato finora.

– Ah! Stavi recitando! E io che cominciavo a pensare che tutte quello che abbiamo condiviso finora fosse andato in fumo.

– Recitavo la parte di quelli che rifiutano Cristo e il suo Vangelo trovandolo troppo esigente, troppo lontano dalla vita di goni giorno e dalle giuste aspirazioni di chi vuole realizzare una vita piena e felice in questo mondo. Sono le obiezioni dei giovani come me, le sento fare dalle persone che frequento, amici e colleghi, gente normale che crede in Cristo, ma non certo il Cristo del Vangelo, soprattutto quando è così radicale.

– In realtà non conoscono né Cristo , né il Vangelo. Ti presento un errore in cui incorrono tutti i bravi cattolici. Tradizionalmente l’espressione ‘Vita Eterna’ è stata intesa come la vita futura in un ipotetico Paradiso. E’ completamente sbagliato! La ‘Vita eterna’ che Gesù offre non è la vita dopo la morte. Egli offre la ‘Vita Divina’ che comincia qui e ci fa vivere in modo pieno e anche felice.

– Bisogna davvero interpretare le parole che pronuncia Gesù utilizzando il ‘Criterio ontologico’. Gesù parla sempre dell’Essere, parla di ciò che è veramente fondamentale. Per cui dobbiamo stare ben attenti a non cadere vittime del senso letterale.

– Eh già. Se stiamo al senso letterale espressioni come ‘Per nascere ‘Figli di Dio’ bisogna morire’ oppure ‘Per salvarsi bisogna offrirsi totalmente’ sono veramente destabilizzanti. Insomma diciamolo chiaro e tondo: ‘Il Vangelo di Gesù Cristo urta contro la logica razionale e con la tendenza dell’uomo a realizzare la propria vita secondo le proprie naturali ambizioni’.

– Quindi il Vangelo è ‘paradossale’!

– Paradosso vuol dire ‘contro’ l’opinione comune che in greco è ‘doxa’.

– Ecco perché è ‘paradossale’ e viene rifiutato.

Paolo scriveva ai Galati: ‘Il Vangelo non è modellato sull’uomo” (Gal 1,11). Dio vuole invece modellare l’uomo sul Vangelo in base a questa ‘Legge fondamentale dell’Essere’ a cui Dio sesso ubbidisce, perché non è altro che l’amore.

– Ma allora come si fa a dimostrare la ‘ragionevolezza dell’atto di fede’? Se devo credere ad un ‘paradosso’ non compio un atto ‘ragionevole’. Accetto una verità che fa a pugni con la mia ragione!

– Questa è proprio una bella obiezione che ti fa onore. Vedi , il teologo, per quanto si affanni non può dimostrare la ‘ragionevolezza’ dei contenuti di fede, ossia della Rivelazione, perché la verità rivelata è superiore ad ogni pensare o dire umano, i concetti sono imperfetti e limitati, le parole imprecise e ambigue.

– Mi stai dando ragione…

– Certo. Però una cosa si può fare ed è questa: mostrare la ragionevolezza dell’atto di fede in Cristo e nei Testimoni di Cristo.

– Interessante. Non ‘fede nei contenuti dottrinali’ ma ‘fede in Gesù Cristo’. Ecco, questo è davvero ragionevole perché lui, la sua vita, quello che ha detto e fatto è convincente, almeno per me.

– Torniamo al discorso sulle parabole. Tu non le capisci, ma ti trovi davanti a uno che compie azioni che solo chi è mandato da Dio può compiere, e allora che fai? E’ ragionevole, è sensato, che tu arrivi a fidarti di lui. Puoi non farlo, ma se lo fai entri in relazione con lui, diventi discepolo e progressivamente comprenderai sempre di più. Gesù vuole comunicarti la sua stessa Vita, il suo stesso Spirito, allora, come Figlio di Dio potrai conoscere ‘per esperienza’ i misteri di Dio.

– Ecco perché te la prendi con i teologi razionalisti! Sono quelli che riducono la Rivelazione nel quadro della ragione, la rendono ragionevole, e così la possono ‘ragionare’ e poi cercano di propinare agli altri i ‘propri ragionamenti’.

– Ma non è più la Rivelazione! Purtroppo questo modo di procedere non è solo dei Teologi… è anche del Magistero, che dovrebbe interpretare la rivelazione solo sotto la guida dello Spirito. Dice di farlo ma non lo fa e il risultato sono i Dogmi!

– Torniamo allora alla nostra ‘Legge dell’Essere’.


15.    La beatitudine del Dare

– Paolo riferisce una espressione di Gesù, che non è riportata nei Vangeli: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35).In questa frase è racchiusa la ‘Legge dell’Essere’.

– Mi viene in mente che anche di questo abbiamo già parlato

– Sì, ma è utile ribadire vedrai. Dunque, sappiamo che è certamente una grande gioia ricevere l’Essere da Dio, ma solo quando questo essere è restituito con atto d’amore gratuito, si entra nella beatitudine piena di Dio: una gioia che rimane per sempre!

– La ‘Legge dell’Essere’ potrebbe essere chiamata allora  la ‘Legge della beatitudine del dare’.

– Sì, perché la donazione dell’Essere ricevuto a Colui che ce lo ha dato è l’unica via non solo per possederlo veramente ma anche per accrescerlo perché ci permette di entrare nella dimensione della ‘pienezza divina’.

– Com’è possibile?

– Sì, perché in questo modo ‘essere e avere’ vengono a coincidere come avviene nell’Essere Unico che vive per primo la Legge dell’Essere e quindi È e, in quanto si dona, Ha il proprio essere: lo possiede pienamente, sovranamente ed eternamente. Se per una assurda ipotesi l’Essere Unico decidesse di non donare più se stesso cesserebbe di ‘essere’, quindi non sarebbe e non avrebbe se stesso.

– Siamo al limite dell’esprimibile e io stento a seguirti.

– Io ricevo l’Essere che mi costituisce, dono questo mio Essere, ho la pienezza dell’Essere per sempre.

– Ricordo che avevi sintetizzato questo processo nella formula: ‘Sono… Dono… Ho’.

– Esattamente, e puoi anche esprimerlo così: ‘Sei… Dai… Hai’. E per l’Essere Unico diciamo: ‘E’ …Dà… Ha’.

– E’ evidente allora che c’è più gioia nel ‘dare’ che nel ‘ricevere’. Non che il ‘ricevere’ non dia gioia ma solo col ‘dare’ che si raggiunge il possesso definitivo dell’Essere e questo non può che divenire fonte di grandissima gioia!

– La tua gioia nasce dall’aver capito ancora meglio qual è la fonte della vera gioia. E questo rallegra anche me. In fondo gioisco per ché sono riuscito a ‘darti’ la conoscenza del ‘segreto dell’essere’.

– Sì, certo. Ma ancor maggiore è la gioia quando si attua il ‘dono ontologico di sé’ non è così?

– Sì, è proprio così!

– Dicevi che questa ‘Legge dell’Essere’ è espressa in molti modi. Me ne puoi illustrare altri.

– È molto eloquente a questo proposito la ‘Parabola dei Talenti’ interpretata in senso ontologico. Ne abbiamo già parlato ma te la ripresento per la ragione che ogni volta che rileggiamo un brano della Scrittura possiamo trovare profondità nuove e imprevedibili.

– Sì. è vero e sono d’accordo. Lo abbiamo verificato poco fa riflettendo sulle parole ‘paradossali’ di Gesù.

– Bene. In questa Parabola Gesù parla di un uomo, che poi si rivela ‘il Padrone di tutto’, il quale distribuisce ‘i suoi beni’ tra i suoi servi. Quest’uomo è Dio che rende gli uomini partecipi della propria Vita, del proprio Essere, cioè ‘i suoi beni’. Quando torna vuole verificare l’uso fatto di ciò che egli ha affidato ai servi. Coloro che gli presentano i talenti ricevuti e il ‘frutto’ ottenuto dal loro buon impiego si sentono dire: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darà autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21). Il ‘poco’ è l’essere comunicato all’uomo con l’atto creativo che come sappiamo è una misura dell’Essere di Dio. Il ‘molto’ è la partecipazione piena alla vita di Dio quindi è la “vita abbondante” (Gv 10,10). E questa pienezza è gioia, è la beatitudine di Dio, la beatitudine di chi non solo riceve l’essere ma lo dona.

– Hai spiegato a meraviglia ‘la gioia del dare’, ma ora parliamo anche di chi non fa fruttare i talenti…

– Sì. C’è il caso di colui che ha di Dio una visione falsificata e lo vede come un padrone duro che fa lavorare gli altri mentre Egli non fa nulla, non comprendendo il gesto di ‘donazione di Sé’ compiuto da Dio con l’atto creativo con cui addirittura si è spogliato del suo Essere per arricchire le creature. Questo tale si appropria dell’essere ricevuto, lo seppellisce e non lo mette in circolazione con atti d’amore e di servizio. Alla resa dei conti può tutt’al più restituire solo ciò che ha ricevuto. La sua vita è senza frutto, non è stato capace di alcun atto d’amore, ossia di utilizzare l’Essere ricevuto con un atto di donazione nel servizio a Dio e agli altri. Che si sente dire?

– Me lo ricordo, perché mi ha sempre fatto molta impressione: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 25,26‑30).


16.    La perdita dell’essere

– La conclusione della parabola racchiude la ‘Legge dell’Essere’. Chi ha ricevuto l’Essere se non lo mette a frutto restituendolo con atti d’amore-servizio agli altri… lo perde. È una perdita non di qualcosa ma dell’Essere che costituisce la persona. Chi si fa dono ‘ha’ veramente l’Essere che gli è stato comunicato, chi se ne appropria ‘non lo ha’. Ecco perché Gesù dice “A chi ha … a chi non ha”. Non basta ‘essere’… bisogna ‘essere amore’, cioè dono, come Dio, vale a dire rispettare la ‘Legge fondamentale dell’Essere’. La formula riassuntiva della Legge, come ho ribadito poco fa, è espressa dalla triade: ‘Sei, Dai, Hai’ e questa Legge vale per tutti, da Dio alla più umile persona di questo mondo e di ogni possibile mondo.

– Il ‘gettare fuori nelle tenebre’, me l’hai già un po’ spiegato parlando dell’Inferno non considerato ‘eterno’ ma provvisorio e, come lo ha chiamato ‘Pedagogico’. Qui ha qualche significato nuovo o diverso? Poco fa hai parlato di ‘perdita dell’essere’. Ma che significa? Cessare di esistere totalmente?

– La conseguenza per chi non si fa dono è ‘la perdita dell’Essere’ ma si tratta di perdita della vita che si sta vivendo.

 per chi si fa dono, invece, avendo superato la prova, nel rispetto della Legge dell’Essere che è l’amore, riceve la pienezza dell’Essere di Dio.

– Quindi ‘venir gettato fuori’ non significa perdita ‘ontologica’, che ridurrebbe allo stato di ‘non essere’. Quindi, attenzione! Questa conclusione per quanto sia drastica non coincide con la fine dell’esistenza!

– Vuoi dire che Dio darà altre occasioni, altre ‘chance,’ anche dopo la morte?

– Sì, ne abbiamo parlato e abbia visto che è necessaria la ‘Reincarnazione’ affinché tutti possano realizzare il loro sviluppo e giungere alla ‘Salvezza’ in modo libero e consapevole. Questa parabola si riferisce alla perdita di una preziosa occasione di vita ma non esclude che vi siano altre opportunità. Ecco perché c’è la prospettiva offerta dalla ‘Dottrina della Reincarnazione’.

– Questo della ‘Reincarnazione’ è un tema affascinante e più ci penso più lo riconosco valido perché prevede sia la possibilità di riparare i propri errori e le proprie trasgressioni alla Legge dell’Essere, sia per sviluppare pienamente le proprie potenzialità e, quel che più conta, crescere come ‘Figli di Dio’ fino alla perfezione. Sì, è una ‘Rivelazione’ che ci tranquillizza sulla giustizia di Dio e ci conforta perché ci assicura che l’Essere Unico ama tutti e vuole portare tutti alla ‘Divinizzazione’.

– Parli così bene della ‘Reincarnazione’ che quasi quasi mi stai convincendo della sua necessità!

– Ma tu già ci credi!

– Scherzavo, infatti, solo per far risaltare la tua bravura.

– Ah, allora vuol dire che ho imparato bene la lezione.

– A meraviglia! Ora, per convincerti ulteriormente riguardo alla ‘Legge dell’Essere’ voglio presentarti ancora qualche altro brano dei Vangeli.

– Ma a dire il vero sono già convinto.

– Lo so: ma vedrai che esaminare altre espressioni ci permetterà di acquisire altre sfaccettature di questa ‘Legge delle Leggi’, su cui ruota tutto il dinamismo di Dio e del Creato. Ecco qua un passo molto illuminante: “Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,38). Vedi la ‘Legge dell’Essere’ è la “Legge della donazione reciproca”. Tu hai ricevuto da Dio l’essere che possiedi, sei una creatura umana. Ma questo essere è già ‘essere divino’, sia pure misurato. Se tu assecondi il suo slancio e lo restituisci, o meglio, ne fai dono a Dio… che cosa accadrà? Vuoi che egli si lasci vincere in generosità? Vuoi che trattenga tutto per Sé? Non sia mai! Non sarebbe Dio! E infatti ecco che cosa fa: ti versa in seno, che è quanto dire nella tua intimità più profonda, nel tuo spirito, un dono ‘traboccante’, il dono pieno del suo Essere!

– Bellissimo! Avevi ragione. Questo passo mostra la circolarità del dono.

– Infatti la Legge può essere chiamata anche ‘Legge della Reciprocità’, oppure ‘Legge della Circolarità dell’Essere’ o anche con altri nomi, che poi ti dirò.


17.    La gratuità

– Altre citazioni?

– Ecco qui un passo molto lapidario, sono parole di Gesù. Vedi in quanti modi espone la Legge: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

– Bella! Questa la spiego io.

– Bene, di’ pure.

– Dio ci crea comunicandoci il suo Essere: è un dono gratuito, non meritato, pura generosità. Se noi vogliamo ‘amministrare’ nel modo migliore il dono ricevuto gratuitamente dobbiamo fare altrettanto, sia nei confronti di Dio, sia nei confronti di tutte le creature, e il nostro ‘dare’ deve essere assolutamente gratuito.

– Molto bene. Per questo motivo la ‘Legge dell’Essere’ può chiamarsi anche ‘Legge della gratuità’. Ora esaminiamo un altro passo. Pietro un giorno si è avvicinato a Gesù e gli ha chiesto: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Che cosa ha risposto Gesù?

– Lo ricordo ma vorrei leggerlo, posso?

– Ecco qui la Bibbia. Il passo è questo.

“In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna (Mc 10,28-30).

– Vedi qui, per chi compie l’offerta totale di sé, cioè l’adempimento della ‘Legge dell’Essere’, Gesù prospetta tre ricompense.

– Addirittura tre?

– Prima ricompensa: ‘cento volte tanto quello che hai lasciato’. Non si tratta di fare un calcolo aritmetico. E’ il confronto di due vite, una all’interno della ‘misura umana’, l’altra aperta alla ‘misura divina’. E questo avviene già in questa vita.

– La seconda ricompensa?

– Non è certo un augurio ma Gesù sa come vanno le cose. Per cui la seconda ricompensa riguarda ‘le persecuzioni’.

– Non sembra affatto una ricompensa! Mi sembra un inconveniente anzi, una punizione!

– No, ma appartiene all’ordine delle cose e Gesù vuole farci aprire gli occhi sulla realtà in modo da sapere in anticipo le prove a cui andiamo incontro.

– Così siamo un po’ preparati.

– Sì, e ci sarà utile. Vedi, se assecondi la ‘Legge dell’Essere’ vai secondo la corrente del dinamismo dell’Essere e quindi sei in armonia con Dio, ma vai ‘contro corrente’ rispetto al mondo. Il ‘mondo’ vive opponendosi alla ‘Legge dell’Essere’, segue una legge arbitraria che è la ‘Legge dell’egoismo’, che può dirsi anche ‘Legge dell’appropriazione’ o ‘Legge dell’ego’.

– Sembra più che una ‘Legge’ una ‘Controlegge’.

– Invece di armonizzarsi con il dinamismo dell’Essere Unico l’egoista procede secondo un proprio dinamismo e mentre crede di incrementare se stesso, di innalzarsi, di accrescere la sua grandezza e dignità sta preparando il proprio crollo e sarà salutare perché gli farà comprendere che stava perseguendo una illusione e non la verità

– Terza ricompensa? – La terza ricompensa è la promessa della ‘vita eterna’, ossia la Vita di Dio che dura per sempre. Come vedi l’ubbidienza alla ‘Legge dell’Essere’  non delude. La possiamo quindi chiamarla ‘Legge del puro dono di sé’, senza calcoli, senza riserve.


18.    La persecuzione

– Grandi promesse! Certo che tu di persecuzioni ne hai avuto! Devo dedurre che ha lasciato tutto per il Signore?

– Mi sono consacrato Sacerdote e ho fatto la gavetta come Aiuto Parroco e come Parroco. Mi sono laureato in Teologia e ho insegnato in una Facoltà Teologica di Roma per vari anni. Ho abbandonato questo posto prestigioso per coerenza con le mie convinzioni di fede. Ho rinunciato all’amore di una donna… Sai molti preti, quando sono delusi possono anche dare un calcio a tutto e rifarsi la vita. Io non l’ho fatto per coerenza, credo

– Coerenza? Ma se hai chiesto la riduzione allo stato laicale potevi benissimo sposarti, no?

– Hai ragione e allora devo spiegarmi meglio. Sì, ho amato una donna che per me era eccezionale, con cui c’era un’intesa, anzi un’armonia meravigliosa. Ma non era libera e io non volevo costruire la mia felicità sull’infelicità degli altri per cui non sono andato avanti. Ecco che cosa intendevo per ‘coerenza’. Poi quando non ero più Sacerdote l’ho ritrovata… ma te ne parlerò a suo tempo.

– Ah, ora capisco e ti ringrazio di questa tua confidenza.

– Ho lasciato la città e mi sono ritirato su questo monte a pregare, studiare e portare avanti, insieme con altri, il ‘rinnovamento del cristianesimo’, ed eccomi qua.

– Perseguitato lo sei. E il centuplo?

– Vedi, tu sei già un aspetto di questo centuplo. Io ho una gioia grandissima nell’averti qui, pronto ad ascoltarmi, a seguirmi, a contestarmi, ad accogliere il frutto delle mie ricerche. Il centuplo non è aritmetico, è pienezza.

– E la vita eterna? Tu sei un teologo desautorato mi sembra… e anche sospettato come eretico e non mi sembra che tu abbia intenzione di ritrattare!

– A dire il vero, mi sono allontanato spontaneamente dall’insegnamento in un Ateneo cattolico. Certo che se non lo avessi fatto per tempo mi sarebbe accaduto quello che è accaduto ad altri…

– Vale a dire ti avrebbero tolto l’incarico, la cattedra, la facoltà d’insegnare…

– Già, questa è la prassi: Boff, Franzoni, Kung… e molti altri

– Ma come eretico… ti salverai? Con tutti i disastri ecclesiali che hai combinato e le scomuniche che hai accumulato.. sei sicuro che ‘dopo’ avrai la Vita eterna?

– Non credo al valore delle scomuniche date da uomini, animati da tanto zelo, ma pronti a bruciare gli eretici in nome di Dio. E la vita eterna ce l’ho già. La vita eterna è la vita di Dio e io, me la sto già godendo. Mi basta mettermi a pregare, passeggiare su questi monti e mi sento immerso nella natura e, meraviglia! nella vita di Dio. L’unica vita che c’è: “I cieli e la terra sono pieni della sua gloria!”. Si salva chi adempie la ‘Legge dell’Essere’ e io cerco di farlo con tutto me stesso. Ecco tutto!

– Semplice e ammirevole, te lo devo proprio dire!

– Grazie. Ecco la semplicità è ciò che perseguo con tenacia e perseveranza perché c’è la raccomandazione di Gesù che mi sta sempre davanti: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Chiaro? – E questo vale anche per me.


19.    Il chicco che muore

– Voglio considerare un’ultima citazione. Gesù ha detto questo poco prima di offrire se stesso al Padre: “E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12,23-26).

– Perfetta esposizione della ‘Legge dell’Essere’, mi sembra.

– Direi…perfetta esecuzione della ‘Legge dell’Essere’ che possiamo chiamare la ‘Legge dell’offerta totale’: Gesù offre la sua vita, la perde, la consegna… e non solo, consegna tutto se stesso al Padre in una offerta tremenda e misteriosa, un’oblazione di atroce sofferenza, nell’abbandono di tutti, anche del Padre.

– Di questa sua offerta sulla Croce dovremo parlare. Hai detto bene ‘misteriosa’ ma spero che sia possibile decifrarla … ina qualche modo capirla, vero?

– Sì, lo faremo. Anche perché proseguendo il suo discorso ci dice: ‘Se uno mi vuol servire mi segua’. Capisci? Ci invita a mettere in pratica la ‘Legge dell’Amore’ come ha fatto lui, quindi fino all’offerta totale.

– Per questo dobbiamo capire per muoverci in modo consapevole.

– Intanto ci chiarisce che l’invito a seguirlo ha lo scopo di stare sempre con Lui e quindi essere onorato dal Padre.

– E l’onore del Padre in che consiste?

– Noi sappiamo qual è l’onore che il Padre riserva a tutti coloro che si mettono alla scuola del Figlio, lo seguono, ascoltano i suoi insegnamenti e li mettono in pratica. L’onore è farci diventare in tutto simili a Figlio.

– Hai notato che ogni tanto mi volgevo alla nostra cascata? Da quando siamo qui continua a scorrere impetuosa, vitale, generosa. L’acqua non fa nessuna fatica ad essere così potente, così cristallina, così … così…

– Vedo che ti mancano le parole. Ogni realtà è mistero. Le parole non bastano, non ce la fanno. L’acqua è se stessa ed ubbidisce alla ‘Legge dell’Essere’ con semplicità e spontaneità.

– Ecco: il problema nostro è la fatica, lo sforzo e questa Legge è pur sempre una Legge!

– Ascolta. Questa Legge sei tu. Ti ho detto che ‘Legge’ e ‘Dio’ sono Nomi dell’Unico Dio. La ‘Legge dell’Amore’ altro non è che il ‘Dono di sé’. L’essere che hai ricevuto ti muove nella giusta direzione… non hai che da assecondarlo!

– Ma mi hanno insegnato che dopo il ‘Peccato Originale’, l’uomo ha una inclinazione al male maggiore dell’inclinazione al bene. Per questo cade così sovente nel peccato che è appunto trasgressione alla ‘Legge dell’Essere’.

– Ti hanno insegnato delle baggianate, autentiche fesserie, ‘vere falsità’ se mi accetti l’ossìmoro. Nell’uomo l’inclinazione al bene è così genuina e spontanea che è tutt’uno con il suo essere. E’ l’inganno del male, che cerca di fermare il flusso spontaneo dell’amore, della donazione di sé, anzi cerca di deviarlo verso appropriazioni egoistiche.

– Ma il ‘Peccato Originale’?

– Ne parleremo presto di questo peccato, Bibbia alla mano.

– Allora, anche su questo, pazientiamo…

– Non per molto. Sarà l’oggetto della nostra prossima conversazione.

– Questa sì che è una bella notizia.


20.    Il giogo soave

– Ma già fin d’ora sappi che l’essere che hai ricevuto ha tutte le potenzialità per muoversi nella giusta direzione che è quella dell’amore, della donazione e del bene. Leggi tu stesso quello che dice Gesù, qui nel Vangelo di Matteo.

“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero (Mt 11,28-30).

– La ‘Legge dell’Essere’ è il giogo di Gesù e infatti egli stesso vi si sottopone. E’ un giogo, certamente, una disciplina, una Legge … ma è un giogo dolce, un carico leggero.

– Sai che mi hai alleggerito il cuore? Ho sempre avuto una prevenzione nei confronti della ‘Legge di Dio’. Ma tu me l’hai presentata per quello che è: una gioia! Grazie.

– E ora leggi quello che dice Giovanni nella sua Prima Lettera che Agostino ha chiamato ‘La lettera dell’Amore’.

“Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi (1 Gv 5,2-3).

– Possiamo obiettare: ‘Gesù è Gesù… invece noi…’. Ma questa è la testimonianza di uno come noi, certamente un ‘Figlio di Dio’, ma lo siamo divenuti anche noi.

– E’ vero, ‘i suoi comandamenti non sono gravosi’ anche per noi, proprio in quanto siamo ‘Figli di Dio’..

– Vivendo la Legge tu sei te stesso. E quando ti opponi al dinamismo dell’amore che devi fare molta fatica perché stai andando contro te stesso.

– Sembra che sia più facile peccare!

– No, è solo una facilità apparente: è più difficile, più faticosa una vita di peccato, cioè una vita vissuta nell’egoismo, in contrasto con la ‘Legge dell’Essere’. Devi vedere non il singolo atto ma l’insieme della vita dell’egoista: è un inferno!

– Già, l’Inferno pedagogico già in vita, e se non impariamo la lezione ci aspetta l’Inferno Pedagogico dopo la morte! Penso che tu abbia proprio ragione.

– Ora voglio riassumerti le varie sfaccettature di questa meravigliosa Legge che ho chiamato in vari modi, ognuno dei quali mette in evidenza un aspetto. Ma capisci che questa Legge è l’Essere stesso, per cui non è concettualizzabile in modo rigido, assoluto. Si può solo intravederla quel tanto che basta per diventare consapevoli di questo dinamismo che scaturisce dall’Essere Unico e anche dal nostro stesso essere. Si tratta di viverla!

– Provo io a riassumere le varie enunciazioni di questa Legge, tutte molto suggestive. Dunque… vediamo. Beh, intanto l’hai chiamata ‘Legge di Dio’, specificando che Legge è uno dei nomi di Dio, per cui Dio è la sua stessa Legge. Ed è il primo che la mette in pratica e lo fa ‘vivendosi’!

– Bene! Dio non ordina nulla a noi se non lo fa lui stesso per primo. Ce lo ha dimostrato ampiamente Cristo nella sua vita su questa terra, ma vale anche per Dio nella sua Unità e nella sua realtà Trinitaria.

– Hai detto che è la ‘Legge delle Leggi’ perché è Dio stesso e quindi contiene in sé ogni Legge che non è altro che la sua esplicitazione nelle varie dimensioni dell’esistenza. Poi hai detto che è la ‘Legge dell’Amore’… ma bisogna precisare che cosa significa Amore. Amore è uno dei tanti Nomi di Dio, anche se forse è il più eloquente. Dio ama donando se stesso, non qualcosa di Sé, ma il suo stesso Essere, quindi si tratta del ‘dono ontologico di Sé’ che inizia con la Creazione e giunge al culmine nella Nuova Creazione, in cui si attua la pienezza del Dono. Beh, a pensarci anche ‘Dono’ è un nome di Dio, no? Non ha detto Gesù alla Samaritana: Se tu conoscessi il Dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stesso gliene avresti chiesto” (Gv 4,10)

– E’ proprio così. Infatti l’ho chiamata anche ‘Legge del puro dono di sé’. Ed è proprio quello che fa Dio!

– E poiché vuole arrivare a donarsi completamente l’hai specificata come ‘Legge dell’offerta totale’. Ma il titolo che hai detto di preferire èLegge dell’Essere’ perché evidenzia l’identità tra ‘ciò che l’Essere è’ e ‘ciò che l’Essere fa’.

– E l’Essere nell’atto di donarsi è felice, gode perché esprime se stesso, ecco la  ‘Legge della beatitudine del dare’.

– Ma non solo lui è beato nel dare. Noi siamo costituiti col suo medesimo essere, per cui anche noi possiamo sperimentare questa Beatitudine.

– Ecco allora la Reciprocità…

‘Legge della Reciprocità che altro non è che la ‘Legge della Circolarità dell’Essere’. Chi trattiene l’Essere lo perde, e lo ha veramente solo chi lo dona, anzi lo possiede veramente proprio nell’atto stesso di donarlo.

– E’ il segreto della ‘Legge della donazione reciproca’, il massimo della beatitudine vissuta dalle Tre Persone divine, ma anche noi possiamo entrare in questo straordinario Circolo dell’Amore…

– Amore pieno, generoso, spontaneo e gratuiti: ecco il titolo di ‘Legge della gratuità’! E con questa mi sembra che le abbiamo passate in rassegna proprio tutte! Ma certo si potrebbero trovare altri titoli che metterebbero in evidenza altri aspetti…

– Tutti questi titoli non esauriscono il Mistero dell’Essere… sono solo piccole finestre che ci lasciano intravedere qualche sprazzo di questa grande Luce, Vita, Bellezza, Realtà… Vedi quante parole possiamo tirare fuori nel tentativo di afferrarlo, ma guai a noi se fosse afferrabile dalle nostre parole! Non sarebbe più lui! Dobbiamo accogliere il suo Mistero. La sua imprendibilità è per noi una garanzia che si tratta davvero dell’Essere Unico, quello che di solito chiamiamo Dio.

– Imprendibile… irraggiungibile… con la nostra mente, i nostri concetti, i nostri termini… ma possiamo entrare in contatto con lui perché siamo in Lui, il nostro essere è il suo Essere!

– Sì, l’Essere si lascia ‘prendere’, per così dire, solo da chi gli si dona restituendosi con atto d’amore.

– Quindi soltanto da chi mette in pratica le ‘Legge fondamentale dell’Essere’ che è appunto l’Amore inteso quale ‘Donazione ontologica di sé’.

– Ecco capirlo razionalmente no, non possiamo… ma viverlo integralmente, questo sì!

– Grazie! Io ho sempre avuto un grande timore della ‘Legge’ e tu sei riuscito a farmi innamorare di questa meravigliosa Legge’ che è tutt’uno con l’Essere di Dio e con il mio Essere. Che posso dirti? Grazie e ancora grazie!


21.    Dio: acqua che scorre

– Torniamo allora all’acqua, che ti stava tanto a cuore. Ti ripeto ciò che dice Lao Tsé, questa volta con qualche aggiunta integrativa:

“E’ bene edificare se stesso sul fondamento del Tao

come l’acqua che scorre sulla terra.

E’ bene educare se stessi a discendere in profondità,

come l’acqua che riempie ogni cavità.

Nei rapporti con i propri simili

è bene dare generosamente

come l’acqua che è al servizio di tutti.

Nello stabilire accordi è bene essere leali

e attenersi alla parola data

come l’acqua che è sempre fedele a se stessa.

Nel governare è bene giudicare rettamente

e mantenere l’ordine con giustizia

come l’acqua che distribuisce se stessa a tutti

secondo le loro esigenze.

 Nel trattare gli affari è bene possedere competenza

per incrementarli e farli prosperare

come l’acqua che è efficace in tutto ciò che fa.

Quando si tratta di intervenire

è bene essere sempre pronti per cogliere il momento adatto

come l’acqua che affluisce dove c’è bisogno.

In verità: non agire per cercare il tuo proprio interesse

evita ogni tipo di competizione e di affermazione di te

e sarai impeccabile come l’acqua e come il Tao”.

Vedi che ho mantenuto la promessa? La ‘Legge dell’Essere’ corrisponde alla vita dell’acqua. Tu puoi vivere come quest’acqua, essere sorgente come quest’acqua.

– Ricordo quello che Gesù ha detto alla Samaritana: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,13-14).

– Sì, Gesù comunicandoti il suo ‘Essere pieno’ ti fa diventare ‘Sorgente’. Potrai adempiere sovranamente la ‘Legge dell’Essere’, potrai amare in modo libero, spontaneo, generoso, sovrabbondante come una sorgente di montagna. Anzi di più. Leggi ancora Giovanni che cosa dice.

“Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7,37-39).

– L’acqua è la ‘Natura Divina’, lo Spirito Santo che è Dio stesso, ti comunica questa ‘Natura’ e sarai ‘Sorgente’ e diverrai ‘Fiume’! Non dovrai sforzarti di esserlo, lo sarai, purché tu accolga il ‘Dono’ diventerai tu stesso ‘Dono’! – Mi hai stordito!


22.    Giudizio sulla Legge dell’Essere

– Per far comprendere meglio che cosa significhi rispettare la ‘Legge dell’Essere per dare frutto’ Gesù parla del ‘Giudizio Finale. Eccolo qui, leggilo ci farà bene anche se lo conosciamo già. E’ uno dei passi più famosi del Vangelo di Matteo. Ah, ti avverto… non condivido tutto, poi ti dirò.

“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra (Mt 25,31-33). Non so tu ma a me questa divisione in ‘pecore e capri’ non piace. Sarà una metafora ma i ‘capri’ meritano rispetto come le ‘pecore’.

– Le pecore sono proverbialmente miti e docili e invece le capre sono testarde e anche ribelli. La parola ‘capricci’ viene proprio da capre cocciute. Comunque sono d’accordo perché qui la divisione è molto seria. Prosegui pure.

“Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-36).

– Ora Gesù spiega il motivo di quella grande separazione a destra e a sinistra. Questi di destra sono ‘benedetti e riceveranno in eredità il Regno’. Ma attenzione, si tratta di un ‘Regno preparato per loro fin dalla fondazione del mondo’. Ohi ohi… qui si profila la ‘predestinazione’, ti sei accorto?

– Sì, così sembra. Però mette in evidenza che costoro hanno compiuto un ‘servizio’, cioè sono venuti incontro alle sue necessità: ‘fame, sete, ospitalità, nudità, malattia e prigione’.

– Il ‘Figlio dell’Uomo’, che qui viene anche chiamato ‘Re’, e non ha erto bisogno di tutta questa assistenza. Vediamo se c’è una spiegazione esauriente. Leggi pure.

Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,37-40).

– Hai notato? Non dice: ‘E’ come se l’aveste fatto a me’ ma dice: ‘L’avete fatto a me’. Ora vorrei che mi spiegassi, sulla base di quanto abbiamo già condiviso, il senso di questa espressione che ha un evidente valenza ‘ontologica’.

– Dicendo questo già mi metti sulla giusta strada. Il ‘Figlio dell’Uomo’ è il Cristo e in lui, in quanto Logos, Figlio Unigenito di Cristo c’è il ‘Mistero della Unità e Molteplicità’. Egli è ‘Uno e Molti’ per cui ogni essere umano è veramente, cioè ‘ontologicamente’ lui stesso, e quindi prendersi cura di chi ha bisogno significa prendersi cura di lui.

– Benissimo. E la cosa interessante è che coloro che si sono dati da fare generosamente per venire incontro ai bisogni di quelli che Cristo chiama ‘i miei fratelli più piccoli’, non avevano la consapevolezza di accudire lo stesso ‘Figlio di Dio’ nella sua ‘Molteplicità’. Essi adempivano semplicemente la ‘Legge dell’Essere’ che è ‘Amore fatto servizio’.

– E ora però devo leggere le dolenti note che riguardano i ‘capri’ Leggo?

– Certo, certo e faremo delle considerazioni anche su di loro.

Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato” (Mt 25,41-43). Ecco, questi sono ‘maledetti’, quindi ‘capri maledetti’. Vedi come la metafora dei capri se la poteva evitare?

– Sì, povere bestie! E per me è inaccettabile la destinazione a cui sono avviati questi disgraziati. Vedi, se esiste davvero un ‘Fuoco eterno’, se questo supplizio l’ha preparato Dio, e chi altri avrebbe potuto prepararlo? Io non lo accetto! Non accetto questa visione di Dio. Per me Dio non è così.

– E neanch’io!

– Che Dio prepari il ‘Regno’ quale luogo di benedizione e lo faccia già fin dalla ‘fondazione del mondo’ va molto bene. E’ in linea con la sua bontà sostanziale, il suo amore, la sua giustizia e misericordia. Ma che egli abbia preparato anche un ‘Fuoco eterno’ sia per il Diavolo che per i suoi Angeli e anche per questi ‘capri’, che poi sarebbero esseri umani che non hanno rispettato la ‘Legge dell’Essere’ infischiandosi dei bisogni dei propri simili e quindi dei bisogni del ‘Figlio di Dio’… beh, a me questo non va bene.

– E mette in grande disagio anche me. Soprattutto dopo quanto abbiamo detto e ridetto sull’Inferno nella nostra prima e memorabile conversazione.

– Inoltre anche in questo caso sembra che ci sia una sorta di ‘Predestinazione’ all’Inferno altrimenti perché sarebbe stato preparato in anticipo? Finisci di leggere e poi faremo altri commenti.

“Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me (Mt 25,44-45).

Ormai sappiamo che ogni ‘fratello più piccolo’ è lo stesso ‘Figlio di Dio’ e quindi queste omissioni di servizio sono gravissime. E anche se costoro non avevano alcuna cognizione che rifiutarsi di servire i propri simili significava rifiutarsi di servire Dio… la punizione cade inesorabile su di loro. E allora? Conclusione finale?

E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna (Mt 25,46).

– Assolutamente inammissibile!

– Tu allora oseresti contestare Gesù Cristo in persona?

– No, non contesto il vero Gesù Cristo ma contesto il ‘Cristo di Matteo’ che, non solo in questo caso ma anche in altri, ha ben poco a che vedere con il vero Cristo.

– Ora devi spiegarmi più dettagliatamente perché.

– Solo Matteo conia l’espressione ‘Fuoco Eterno’ per caratterizzare il luogo in cui sono destinati coloro che si ribellano a Dio e trasgrediscono la Legge dell’Essere, ossia rifiutano di servire i loro simili in necessità. Ed è proprio questo aggettivo ‘eterno’ che non mi sta bene, e te l’ho già detto e ripetuto più volte.

– Sì, lo ricordo bene e sono in pieno accordo con te. E’ giusto che siano puniti i trasgressori ma la punizione deve essere ‘pedagogica’ e offrire la possibilità del ravvedimento e della riparazione.

– Quindi in questa Parabola abbiamo una verità sacrosanta, bellissima, una vera e propria ‘Rivelazione’ del ‘Mistero del Logos’ che è, come hai ricordato tu, ‘Uno e Molti’. Ma d’altra parte abbiamo una squallida concezione di Dio come punitore implacabile che prepara in anticipo il ‘Fuoco Eterno’ per tutti i futuri trasgressori, già previsti peraltro, ai quali non ha intenzione di offrire alcuna occasione di ravvedimento quindi alcuna speranza.

– Consoliamoci parlando di coloro che hanno dato da mangiare e da bere, hanno confortato e assistito, in una parola hanno servito con i mezzi di cui disponevano, il ‘Signore nei suoi fratelli più piccoli’. Essi diventano partecipi della ‘sua gioia’ che poi è la ‘Vita Eterna’. Questa sì che è una giusta ricompensa.

– Alla quale tutti prima o poi, nell’arco di una vita o di più vite, devono arrivare superando ogni forma di egoismo e aprendosi alle necessità degli altri: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7).

– Coloro che hanno servito i propri simili in necessità rimangono sorpresi che il Re li benedica per averlo assistito.

– E infatti gli chiedono: ‘Ma quando mai abbiamo fatto tutte queste cose a Te?’ La risposta è illuminante: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

– Amare Dio e amare gli uomini, sono un’unica cosa. I due Comandamenti sono un solo Comandamento.

– Infatti. E prima o poi tutti gli esseri umani devono pervenire alla consapevolezza che ‘Amare Dio’ e ‘Amare i propri simili’ coincidono. Comunque, se anche uno non lo sa, ciò che importa e che ami i propri simili e li serva, li aiuti e abbia compassione di loro. Questa è la prova che ‘Ama Dio’, mentre illudersi di ‘Amare Dio’ ma non avere misericordia verso i propri simili… non assicura nessuna garanzia. Non è vero amore! E’ solo ipocrisia!

– Eh sì, questa è una grande lezione!

– L’essere ricevuto si dona con atti gratuiti d’amore reale, ovvero servizio amorevole agli altri, perché ciascuno è partecipe dell’Essere e della Vita di Dio. È Dio visibile, in carne e ossa vicino a te. Se tu ti chiudi in te stesso ritenendo che ciò che hai basti solo per te e trattieni la tua vita e il tuo essere, vieni meno alla ‘Legge dell’Essere’: ciò che è trattenuto è già perso, se tu lo doni ce l’hai davvero!

– Mi viene in mente una passo dalla Prima lettera di Giovanni, ecco, ce l’ho già sotto gli occhi. Posso leggerlo?

– Ma certamente, se l’hai è segno che è importante. Che ha detto Gesù? “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14,26). Leggi, leggi pure.

“Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: ‘Io amo Dio’, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello” (1Gv 4,19-21). Significativo eh?

– Dio i fratelli non li aveva e se li è, per così dire, inventati. Questo è il grande segreto di Dio che E, o meglio ‘continua ad essere, perché si fa dono. E da che ‘gli altri’ non ci sono li crea, cioè li chiama all’esistenza ‘traendoli da Sé’ per donare loro se stesso!

– Torniamo vicini alla cascata, ora la sento ancora più sorella! E me la voglio godere in un modo nuovo, pensando che la sua irrompente vitalità è la sua  ‘Legge’ ed è anzi la ‘Legge dell’Essere’ che si esprime e manifesta in tutte le molteplici forme e vite di questo meraviglioso universo!

– Eh, sì: ‘sorella acqua’! San Francesco aveva compreso e sapeva amare Dio, amare i suoi simili, amare gli animali e amare ogni creatura!