1. Passeggiata in silenzio
– Da più di un’ora camminiamo in silenzio in questo magnifico bosco e possiamo guardare, ascoltare e contemplare…
– Sì. C’è molto da vedere, molto da sentire.
– Avverti l’odore del muschio? Gusti la frescura di quest’ombra e il venticello che fa muovere le fronde e l’erba, ti accarezza il viso e le mani? E questa luce che scende dall’alto? E poi tutti questi uccelli che volano tra i rami e si richiamano, ognuno con il proprio linguaggio? Bello, vero?
– Sì, molto bello, molto stimolante e riposante al tempo stesso. Hai avuto una bella pensata a proporre questa passeggiata per alleggerire la nostra mente sempre alle prese con argomenti… uno più pesante dell’altro.
– Se dici questo, allora, quando ti svelerò il motivo di questa nostra camminata, penserai che ti ho giocato un tiro mancino.
– Ah, devo pensare che non è proprio una mattinata spensierata… ma un lavoro?
– Veramente ci tengo a precisare che la passeggiata che stiamo facendo in questo bosco, così gratificante, è parte integrante della conversazione che voglio intraprendere con te.
– ‘Intraprendere’ è una parola impegnativa! Comincio a preoccuparmi. Dai, dimmi, di che si tratta?
– E’ presto detto. Voglio parlare del ‘Mistero del Dio Vivente’, voglio parlare di questo ‘Dio sconcertante’, ma volevo farlo in un ambiente religioso, l’unico veramente adatto.
– Ma allora avremmo dovuto andare in qualche Santuario, in una bella Chiesa, in una Basilica.
– Ecco qui la nostra basilica! Guarda che colonne maestose ha questo tempio! Sono faggi monumentali che intrecciano i loro rami e costruiscono una volta da cui trapelano i raggi del sole. Se dobbiamo parlare del ‘Dio Vivente’ il luogo più adatto è la sua natura e particolarmente un bosco come questo, dove c’è uno splendido rigoglìo di vita.
Navigazione Rapida dei Paragrafi
- Passeggiata in silenzio
- Le Corrispondenze di Baudelaire
- Liturgia della creazione
- Persuadere o convincere
- Presunzione antropocentrica
- Per se stesso o per altri?
- La fotosintesi clorofilliana
- Il senso del tutto
- Un materialista religioso
- Gloria del castagno e gloria di Dio
- La luce naturale della ragione
- Le vie della conoscenza affermativa
- Il Principio di Analogia
- La via negativa o apofatica
- La ricerca della Sapienza per la vita
- Le Religioni orientali
- Incontro con i Testimoni
- Rientro nella Chiesa Cattolica
- Le strade sbagliate
- Il perdurare della Chiesa nel tempo
- Diventare un buon cattolico
- L’Essere Unico
2. Le Corrispondenze di Baudelaire
– Mi fai venire in mente Baudelaire. Una poesia che ho imparato a memoria in francese perché è così musicale.
– Sapresti recitarla ora, qui?
– Con vero piacere! Eccola: “La nature est un temple où de vivants piliers laissent parfois sortir de confuses paroles; l’homme y passe à travers des forets de symboles qui l’observent avec des regards familiers…”. Baudelaire, un ‘poeta maledetto’ ma capace di cogliere il respiro e la bellezza della natura.
– Come no? E’ un ‘mistico della natura’ e ha saputo percepire anche il respiro di Dio nella natura. Forse ti sorprenderà ma conosco anch’io questo sonetto… e continua così: “Comme de longs échos qui de loin confondent dans une ténébreuse e profonde unité, vaste comme la nuit e comme la clarté, les parfums, les couleurs et les sons se repondent”. Stiamo vivendo la ‘sostanza’ di questa lirica: suoni, profumo, colori e la presenza di queste piante secolari…
– Intorno a noi faggi imponenti, querce gigantesche, castagni millenari, noccioli, abeti altissimi e poi arbusti di tutti i tipi e il sottobosco di erbe e fiori. E tutto costituisce una ‘profonda unità’ come dice il poeta. Hai ragione, è uno spettacolo, un’esplosione di energia e di vitalità!
– E anche un’esplosione di ‘spirito’, stanne certo! Come si conclude questo meraviglioso canto della natura? Ricordi?
– Come no? “Il y a des parfums … ayant l’expansion de choses infinies, come l’ambre, le musc, le benjoin et l’encense, qui chantent les transports de l’esprit et des sens”.
– Che finale! Sembra il primo movimento della Nona di Beethoven quando tutti gli strumenti dell’orchestra celebrano la potenza della vita! Ti dicevo che Baudelaire è stato capace di avvertire il ‘respiro di Dio’. Senti le parole che usa come sanno di Dio: ‘l’expansion des choses infinies’. Chi, se non Dio si espande all’infinito?E poi ‘les transports de l’esprit’. Lo spirito dell’essere umano si sente una cosa sola con il tutto e si solleva al di sopra di se stesso, perché questo è il significato dei ‘transports’.
– A dire il vero, dice ‘les transports de l’esprit et des sens’, quindi è spirituale ma anche sensuale. Baudelaire è anche il poeta della sensualità. – Ma non si tratta di realtà antagoniste! E in particolare in questa poesia è evidente che ha di mira l’essere umano nella sua integrità che è simultaneamente e inscindibilmente ‘spirito e corpo’, ed è tutto pienamente coinvolto e ‘trasportato’. E’ un grave errore tenere separati lo ‘spirito’ e i ‘sensi’. Così si viviseziona la persona umana e se ne perde la vitalità di tutto il suo essere.
3. Liturgia della creazione
– Quindi tutta la natura può essere filtrata dallo spirito dell’uomo e diventare poesia e musica. E’ così che la realtà ‘materiale’ diventa ‘spirito’?
– No. Lo diventa solo perché lo è già. Questo passaggio è possibile perché la cosiddetta ‘materia’ è già, all’origine, tutt’uno con lo ‘spirito’. In questo bosco si sta celebrando la ‘liturgia del creato’ che è la vita e si sta celebrando Dio, il ‘Vivente che dà la vita’. A proposito, conosci il significato etimologico di ‘liturgia’?
– Francamente no. Significa, credo, celebrazione religiosa?
– In un certo senso. Ma il significato preciso è molto interessante. Dal greco ‘leiturgìa’ da ‘leiton’ il ‘luogo dell’attività del popolo’ formato da ‘laos’ che vuol dire ‘popolo’ ed ‘ergon’ che significa ‘opera, lavoro’. Per la Bibbia dei Settanta, che ha attuato il passaggio dall’ebraico al greco, ‘laos’ è il ‘popolo di Dio’ ed ‘ergon’ allora è divenuto il ‘servizio’ a Dio. Per cui con ‘liturgia’ significhiamo ormai gli atti di culto che il Popolo di Dio compie nel Tempio. Ma se per ‘laos’ intendiamo ‘tutte le creature’ allora la ‘creazione’ è il luogo più appropriato dove esse compiono l’opera di celebrare la Vita e il Vivente che la elargisce. Ecco la liturgia intorno a noi, liturgia nella quale siamo immersi e alla quale ci possiamo unire.
– Affascinante spiegazione. Tu hai appena detto, e mi sono reso conto che devo prestare molta attenzione a quello che dici ‘en passant’, che ‘materia e spirito sono una cosa sola’. Credo che questo tu me lo debba spiegare per bene e anche dimostrare, perché mi sembra una tua concezione assai azzardata e, scusami se te lo dico, anche arbitraria. In tutti i casi‘cozza’con almeno duemila anni di teologia e anche di filosofia! – Veramente quello che ti vado esponendo in queste nostre conversazioni ‘cozza’ in continuazione con la Teologia Cattolica, quindi non dovresti più meravigliarti di questo nuovo ‘cozzo’. E ce ne saranno altri. Comunque sia, non so se riuscirò a ‘dimostrare’ con un percorso logico quello che ho affermato, ma ti porterò tutti gli argomenti a favore che sono riuscito ad accumulare e spero che bastino a persuaderti.
4. Persuadere o convincere
– Persuadermi o convincermi?
– E’ vero, c’è distinzione. Non a caso ho detto ‘persuaderti’. ‘Convincere’ significa ‘vincere’, e se tu ti arrendi alla ‘forza’ dei miei ragionamenti sei vinto! Tu stimoli il mio ‘genio filologico’. Convincere etimologicamente vuol dire ‘legare in vincoli’ quindi ‘costringere’ in base a prove stringenti, innegabili. Invece ‘persuadere’ è un metodo dolce, non costrittivo e quindi non basato su dimostrazioni logiche rigorose. Deriva dal latino ‘suadere’ e vuol dire ‘consigliare’ ed è connesso con ‘suavis’ che si dice di ciò che è ‘grato, piacevole, attraente’. Nel caso nostro si tratta di una ‘comunicazione da spirito a spirito’. I miei sono i ‘consigli di un amico’. Io mi dirigo al tuo cuore e non intendo affatto impormi. Ti offro ciò che credo di aver scoperto e te lo dono come una testimonianza. Tu ascolta e valuta e senti se c’è ‘una eco’ in te di quello che ti sto rivelando. Non ti rivelo Dio, ti rivelo quello che ho imparato alla scuola di Dio, della Natura, della Vita e dell’Uomo. Se ti persuade può diventare tuo e può essere un modo o una via per conoscere qualcosa di questo mistero insondabile che chiamiamo Dio, ma sarebbe meglio non dargli alcun nome.
– In effetti mi sono già reso conto che questo è il tuo metodo. Ma proprio perché è rispettoso della mia libertà ha il potere di attrarre. Però, attrazione può anche voler dire ‘seduzione’ e di soavità in soavità si può arrivare al ‘plagio’.
– Eh no! Tu non sei proprio il tipo da lasciarti plagiare e d’altra parte io non ho nessuna intenzione di farlo. E’ più facile plagiare con ragionamenti logici o pseudologici che non col metodo della persuasione. Ma noi non stiamo procedendo ‘a fil di logica’ anche se usiamo l’intelligenza e la Rivelazione. A questo proposito è valida la raccomandazione di Paolo ai Tessalonicesi: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono” (1 Ts 5,19-21).
– Teologo no, profeta sì?
– Come teologo sono un fallito e come profeta… Mah! Il ‘teologo’ è uno che studia Dio. ‘Logos’ vuol dire ‘ragione’, quindi il teologo è uno che studia Dio con metodi razionali. Niente di più pericoloso e inadatto. Gesù ha detto che i ‘Misteri di Dio’ sono nascosti ai ‘sapienti e agli intelligenti’ e sono rivelati ai ‘piccoli’. Ecco, io voglio con tutto me stesso essere un ‘piccolo’. Spero che Dio mi si riveli e non mi sforzo di studiarlo. Forse mi si è già un po’ rivelato. Ti trasmetto queste mie, come possiamo definirle, intuizioni? ispirazioni? illuminazioni? Chiamale come vuoi. Tu cerca di ‘non disprezzare’ ciò che ti dico, ascolta, discerni ossia valuta… e tieni ciò che a te sembra buono. Ecco tutto! Sono profeta? Decidilo tu!
5. Presunzione antropocentrica
– Intanto mi stai facendo guardare la natura intorno a noi con occhi nuovi. Già prima, mentre camminavamo in silenzio assaporavo tutta questa bellezza, questa ricchezza di forme, di colori, di suoni, di profumi… e mi chiedevo, veramente me lo sono ‘sempre’ chiesto: ‘Ma da dove viene tutto questo? Come mai esiste? Perché?’. C’è lo stupore ma c’è anche il turbamento per l’enigma di tutto questa realtà splendida, questa, vorrei dire, ‘esagerazione di vita’! Mi diceva il mio professore di religione che ‘tutto il creato è fatto per l’uomo’, è in funzione dell’uomo. Questa spiegazione ‘antropocentrica’ non mi ha mai convinto. Se noi oggi non fossimo passati per questo sentiero, come si potrebbe dire che ‘questo bosco è in funzione nostra’? Tutti questi esseri vivono la loro vita anche se noi non ci occupiamo di loro, anche se non ne sappiamo nulla. E questo vale per tutto il globo terrestre, per ogni foresta o prateria, montagna o fondo marino. Quante zone sono inesplorate! E quando l’uomo ancora non era presente sulla terra, tutti gli animali e le piante di quel periodo erano anch’essi in funzione dell’uomo? Possiamo davvero dire che non avevano vita a sé, non perseguivano i loro obiettivi di sopravvivenza, di procreazione, di sviluppo, di evoluzione?
– Mi hai persuaso… l’antropocentrismo è una presunzione umana.
– Non prendermi in giro. Non ti ho persuaso, anche tu la pensavi già così.
– Hai ragione, scherzavo. Ma anch’io con te ‘sfondo delle porte aperte’ perché finisco col dirti cose che tu, sotto sotto, sentivi e pensavi già. Mi hai fatto venire in mente una barzelletta di Pierino che è molto divertente e riguarda proprio questa idea che tutto ciò che esiste sia in funzione dell’uomo. Perché il melo fa le mele? Perché l’uomo possa mangiarle. Che stupidaggine! Dunque, la barzelletta. La maestra assegna questo tema: ‘Che cosa ci dà il maiale?’. Tutti i bambini a capo chino lo svolgono e consegnano. La maestra legge i vari componimenti ed è tutta soddisfatta, finché arriva a quello di Pierino e rimane esterrefatta. Che cosa ha scritto? Ecco il suo svolgimento: “Il maiale per l’appunto non ci dà un bel niente”. La maestra è scandalizzata, anche perché nei giorni precedenti si era prodigata a spiegare tutto quello che riguarda l’allevamento dei maiali e i prodotti che se ne ricavano. Chiama Pierino e gli chiede: ‘Come mai hai scritto che il maiale non ci dà niente? Non ti ricordi più tutto quello che abbiamo detto? Il maiale ci dà la carne, i prosciutti, i vari tipi di insaccati, la cotenna, le setole…’. Pierino guarda la maestra, scuote il capo e poi tutto rammaricato dice: “Maestra, il maiale non ci dà proprio niente, siamo noi che gli prendiamo tutto!”
– Ah, ah! Divertente! Divertente e istruttiva. Pierino nelle sue barzellette a volte è discolo, ma a volte è saggio.
– La saggezza dei bambini! In un salmo è espressa una profonda verità: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (Sal 8, 3). Il fatto è che la ‘verità’, una volta che ci imbattiamo in essa, ci dà spesso l’impressione di un ‘déja vu’, come se l’avessimo sempre saputa. Bene. Ma se annulliamo la concezione ‘antropocentrica’ bisogna capire qual è il vero centro di tutta questa vitalità, perché è vero che ogni essere vive secondo una propria dinamica, ma è all’interno di un intreccio di relazioni, fa parte di un tutto. Dobbiamo interrogarci sul senso di questo ‘tutto’ ed è proprio quello che facevi tu passeggiando in un silenzio ‘contemplativo e meditabondo’. Allora, dove troveremo la risposta a questa nostra domanda?
6. Per se stesso o per altri?
– C’è un altro aspetto che riguarda l’antropocentrismo che mi lascia molto perplesso e vorrei che ne tenessimo conto.
– Tiralo fuori subito perché è bene sgombrare il campo da ogni interferenza se dobbiamo aprire una pista nuova.
– Ecco qua. La Teologia Cattolica afferma: “L’uomo è l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa” (Gaudium et Spes N° 23d). Che dobbiamo pensare? Che tutte le altre creature Dio non le ha volute per se stesse, ma sono in funzione di qualcun altro? Io non accetto questa impostazione. L’espressione è comunque ambigua anche riferita all’uomo. E’ vero che l’uomo è ‘per se stesso’, ma la sua vita ha senso soltanto in relazione a Dio, al cosmo, e anche alle altre creature. C’è nel creato un’imprescindibile ‘interdipendenza vitale’. E questo vale per ogni creatura. Anzi deve valere per tutto il creato, il quale quindi esiste sia ‘per se stesso’ che ‘in relazione con Dio’. Che ne dici?
– Anch’io rifiuto questa impostazione che pone una netta linea di demarcazione tra l’uomo e le altre creature. Il Salmo 8, che ho citato prima, deve essere rettamente interpretato, altrimenti può indurre a credere che tutto sia in funzione dell’uomo, quale presunto e presuntuoso ‘Re del creato’ con un illimitato potere su tutto: “Mio Dio… che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare” (Sal 8,5-9). Queste espressioni sono profetiche perché riferite a Cristo nella sua umanità di Risorto. Cristo Risorto infatti ha rivelato ai discepoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18).
– Il Cristo risorto è divenuto perciò il ‘Signore del Creato’?
– Come Figlio di Dio lo era già. Infatti: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Gv 1,3). Ma egli con la sua Incarnazione e Resurrezione è diventato ‘Signore del creato’ in un modo nuovo, inaudito: Questa conquista della Signoria la espone chiaramente Paolo nella Lettera ai Filippesi, che ti prego di leggere.
– Volentieri: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fl 2,5-11).
– La Signoria il Figlio di Dio la conquista per l’umanità ‘facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce’, ed è divenuto Signore in quanto si è fatto servo di tutte le creature, di tutta la creazione visibile e invisibile, espressa dalla formula ‘cielo e terra’. Quindi c’è, come vedi, interdipendenza tra divenire ‘Signore delle creature’ ed essere ‘Servitore delle creature’ perché arrivino a conseguire la pienezza di se stesse.
– Ma l’esegesi cattolica attribuisce questa ‘Signoria sul creato’ all’uomo nel suo capostipite, cioè Adamo.
– Adamo non è mai esistito. Non ci fu mai un tempo in cui l’umanità avesse questo dominio sul mondo. Non bisogna confondere ciò che è conquista di Cristo per l’Umanità e viene alla fine dell’Evoluzione umana, nella ‘pienezza dei tempi’, con ciò che è detto in modo profetico come anticipazione dell’umanità perfetta in Cristo e quindi divina.
– Quindi è sbagliata la formula ‘L’uomo è l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa’.
– Completamente sbagliata. La verità è che ogni creatura è voluta da Dio ‘per se stessa’, ma proprio essendo ‘per se stessa’ è simultaneamente ‘per gli altri’ in base alla Legge meravigliosa inscritta nell’Essere che è la ‘donazione di sé’ e la esprimerei in questa formula: ‘Ognuno è tanto più se stesso quanto più si fa dono per gli altri’. Questa Legge è così vera che vale per lo stesso Essere Originario! Infatti Dio, Essere Unico ‘è per se stesso’ e simultaneamente ‘per gli altri’. La fedeltà a se stesso lo porta a donarsi incessantemente a tutte le sue creature. Questa, amico mio, è una grande verità. Questo è il più grande segreto di Dio e, ogni volta che lo considero, sono sempre pieno di stupore, come la prima volta che mi è balenato nella mente…anzi nel cuore. Sì, te lo ripeto, questo è il più grande segreto di Dio, cioè dell’Essere Unico!
– Bellissimo! Mi piace che‘essere per se stesso’ ed ‘essere per gli altri’siano le due facce della stessa medaglia e non possa darsi l’uno senza l’altro!
7. La fotosintesi clorofilliana
– Voglio esemplificarti questa Legge con un ‘prodigio’ che è straordinariamente diffuso e del tutto comune per cui nessuno ci fa caso.
– Possibile? Un prodigio che passa inosservato?
– Sì, purtroppo è così. Il prodigio è la ‘vita dei vegetali’ che da milioni di anni germogliano sulla terra. In essi avviene la ‘trasmutazione chimica’ che ha per nome ‘fotosintesi clorofilliana’.
– Ho dei vaghi ricordi di scuola. Al Liceo avevo una Professoressa di Scienze Naturali che era appassionata alla sua materia e sapeva attirare il nostro interesse sui fenomeni della natura. Lei ci ha parlato varie volte di questa funzione della clorofilla nelle foglie degli alberi, ma che tutto questo possa avere attinenza con Dio, la ‘Legge dell’Essere’ e la vita morale, non riesco neppure a immaginarlo!
– Allora seguimi con attenzione. Guarda questo castagno millenario davanti a noi. Ha un tronco così enorme che ci vogliono tre uomini per abbracciarlo. Potrebbe avere millecinquecento anni. Eppure, guarda come è rigoglioso. Dal suo ceppo partono tronchi già molto sviluppati, belli, slanciati e salgono verso la luce. C’è un rapporto strettissimo tra gli alberi e la luce. Hanno bisogno del sole, lo sentono lo cercano. Così come hanno bisogno dell’acqua e riescono a percepirla e assorbirla.
– Sensibilità all’acqua e alla luce: idrotropismo e fototropismo. Le piante sono in grado di avvertire la presenza di acqua e di luce e di muoversi per cercarle. Mi stai facendo venire in mente le nozioni di botanica.
– Osserva quanti rami, quante belle foglie larghe e lanceolate espone alla luce del sole. In questa stagione si stanno formando i ricci, li vedi tra il fogliame? Lì dentro ci sono le castagne che sono il frutto dove è nascosto il germe vitale che contiene il ‘DNA del castagno’, il programma biologico per lo sviluppo di nuove piante. Tutto questo lavoro avviene perché la vita continui e possa evolversi.
– E’ davvero uno spettacolo!
– E guarda quanti castagni ci sono intorno, vecchi e giovani, ma tutti prosperosi e tutti al lavoro. Che stanno facendo? Crescono, si sviluppano, si consolidano sempre più fino ad esprimere il massimo della loro potenzialità. Questo castagno vive per se stesso, per auto-realizzarsi. Si chiamano infatti ‘piante autotrofiche’. Ma ‘essere se stesso’ significa al tempo stesso ‘essere per gli altri’, per gli innumerevoli ‘figli’ che nascono da lui, un fiume di vitalità individuale, che fa parte del grandioso flusso evolutivo.
– Allora questo discorso vale anche per la coppia umana. Un uomo e una donna si amano, si sposano, si congiungono sessualmente e dalla loro unione nascono uno o più figli. Mentre essi ‘realizzano se stessi’, sono a servizio della vita dei figli e quindi della specie umana che si evolve.
– C’è un’unica grande vita che è la Creazione ed è la Vita di Dio!
– La Creazione… Vita di Dio?
– Ti sorprende? La Creazione è ‘Essere Unico che si fa Creazione’… Di questo ‘Mistero’ ti ho già parlato ma sarà necessario riprenderlo e approfondirlo. già su questo torneremo.
– Ogni volta che lo accenni sento uno scossone come se quello che dici urtasse solide cognizioni acquisite da tempo. Sì, ho bisogno di entrare pienamente in questo ‘Mistero’ che riguarda l’unità tra Dio e la sua Creazione.
– Lo faremo, stai tranquillo.
– Ecco, appunto, ho bisogno di essere tranquillizzato proprio riguardo a questa destabilizzante ‘Verità’.
– E’ bello che tu faccia coincidere ‘Mistero e Verità’ e io aggiungerei anche ‘Realtà’. Ecco, questo è l’Essere Unico. ?Mistero, Verità, Realtà’.
– Dio… Essere Unico!
– No, ti sbagli. Devi partire da quello che abbiamo chiamato ‘Essere Unico’… e scoprire che è simultaneamente ‘Dio e Creazione’.
– E la ‘Creazione’ altro non sarebbe che il suo ‘farsi Creazione’?
– Sì. Chiaro?
– Vorrei dirti di sì ma sono ancora confuso.
– Non ti preoccupare e andiamo avanti, vedrai che tutto diventerà sempre più chiaro man mano che andiamo avanti.
– Lo spero e lo voglio.
– Veniamo ora alla ‘fotosintesi clorofilliana’ che ci mostra come la ‘Legge dell’Essere’ sia alla base del dinamismo evolutivo. La fotosintesi è uno dei pilastri su cui è fondata la vita sulla terra. Senza di essa i vegetali non potrebbero esistere. Ma se non ci fossero vegetali non ci sarebbero neppure gli animali ‘vegetariani’, tra cui gli esseri umani, per i quali i vegetali costituiscono un alimento insostituibile.
– Già, le erbe delle praterie, i cereali come il grano, il riso, l’avena, l’orzo, i legumi, gli ortaggi, gli alberi da frutto…
– Se gli animali erbivori non disponessero del prezioso alimento vegetale che li nutre non potrebbero esserci neppure gli altri animali, cioè i carnivori. Questo vale sia sulla terra che nelle acque dei fiumi e del mare. Tutto questo pullulare di vita è legato alla ‘fotosintesi clorofilliana’. Te ne rendi conto? Il lavoro silenzioso, invisibile delle foglie e delle erbe è fondamentale alla vita su questo nostro pianeta.
– Hai detto che i vegetali si sviluppano e realizzano se stessi ma alla fine sono mangiati dagli animali. Qui ricompare la strumentalizzazione. Allora i vegetali sono in funzione degli animali?
– No, c’è una grande e meravigliosa collaborazione. I vegetali sono rigogliosi e anche se ‘divorati’ non sono distrutti. Pensa ai ruminanti. E’ vero che brucano l’erba. Ma non distruggono il cespite per cui la pianta continua a vivere e può crescere ancora. Le piante poi hanno imparato a proteggersi dalla voracità degli animali affinché non li mangino fino a distruggerli. Si difendono con le spine, innalzandosi da terra o con innumerevoli strategie.
– Mi viene in mente un interessante servizio di ‘Super Quark’ sulle giraffe. Gli alberi hanno sviluppato fronde sempre più alte e le giraffe hanno allungato il collo per raggiungerle, ma ad un certo punto le piante si sono alleate con le formiche: le ospitano sui rami e offrono loro umori dolci e nutrienti che gli alberi emettono. Quando arriva la giraffa le formiche la infastidiscono infilandosi nelle narici e pizzicandola e la costringono così ad allontanarsi.
– Espediente ingegnoso! Chissà come sono arrivate piante e formiche a organizzare questa strategia! Ci sono molte forme di simbiosi e di collaborazione. Bisogna anche dire che gli animali concimano la terra. Le sostanze che si disciolgono nell’acqua sono sali minerali che vengono nuovamente assorbiti dalle piante. E’ quello che viene chiamato il ‘ciclo dell’azoto’. Ma ora voglio spiegarti in dettaglio la ‘fotosintesi clorofilliana’, questo straordinario complesso di reazioni chimiche che si verificano in tutte le parti verdi delle piante, provviste cioè di clorofilla.
– Parola composta da ‘chloro’ che vuol dire ‘verde’ e ‘phyillon’ che vuol dire ‘foglia’. Anch’io so un po’ di etimologia.
– Bravo! La clorofilla è una ‘porfirina’, sostanza chimica contenente magnesio e legata ad una proteina. L’unione clorofilla-proteina è detta ‘cloroplastina’ e si trova nelle cellule delle foglie. La clorofilla può trarre dall’atmosfera anidride carbonica e ridurla nei suoi due componenti, ossigeno e carbonio. L’ossigeno viene subito liberato nell’aria…
– Ecco perché fa bene stare vicino alle piante! C’è tanto ossigeno!
– Eh sì, sono loro che riforniscono di ossigeno la nostra atmosfera e lo prendono dal prodotto di scarto della nostra respirazione. Noi infatti inaliamo ossigeno ed espiriamo anidride carbonica.
– Già, gli esseri umani e gli animali sono i produttori di anidride carbonica. Ma il carbonio a che serve?
– Il carbonio viene combinato con le sostanze che la pianta ha assorbito dal terreno, cioè i sali minerali disciolti nell’acqua. Il primo prodotto della sintesi è ‘amido’ sotto forma di grani insolubili in acqua che non possono essere assorbiti dalla pianta per nutrirla. Attraverso altri processi chimici l’amido viene trasformato in ‘glucosio’, cioè ‘zucchero solubile’. Questo a sua volta, combinandosi con le sostanze presenti nella linfa grezza, che la pianta ha assorbito dal terreno e ha fatto risalire fino alle foglie, dà origine alle sostanze organiche che sono carboidrati, proteine, lipidi adatti alla nutrizione delle cellule del vegetale che le ha prodotte.
– Quindi ogni vegetale compie tutto questo gran lavoro per nutrire le proprie cellule e così crescere, fortificarsi ed essere pronto a procreare. Insomma, ogni vegetale lavora per sé e per la sua specie.
– Proprio qui è il punto. Mentre fa questo per sé, lavora per tutti e fa del bene a tutti.
– Osserva questa singola foglia. E’ una laboratorio vivente di cellule al lavoro. I ‘cloroplasti’ infattisi trovano nel citoplasma della cellula. Ebbene questa foglia fa la sua parte di lavoro e man mano che compie la fotosintesi nutre se stessa, si espande, cresce. Più cresce e più svolge lavoro ma ciò che produce va oltre le sue necessità e quindi lo mette a disposizione di tutta la pianta.
– Un laboratorio di chimica… ma anche un ‘istituto di carità’ vista la sua generosità di donazione.
– Tutto questo fogliame può servire a nutrire gli animali, così come altre parti della pianta: foglie, cortecce, frutti. Ma dato che gli animali respirano, hanno bisogno di ossigeno in continuazione e le piante, come ti ho detto, utilizzano l’anidride carbonica liberando l’ossigeno che viene messo a disposizione di tutti. Quanto più le piante lavorano per sé tanto più lavorano anche per gli altri!
– Tutto questo però è ‘automatico’, cioè non viene compiuto in modo consapevole, volontario e quindi non rientra nel ‘comportamento morale’.
– Non è volontario e consapevole, quindi non è ‘morale’ come il comportamento umano, però sta di fatto che tutta la natura, poiché scaturisce dall’Essere Unico, è in piena sintonia con la ‘Legge dell’Essere’ che è la ‘donazione di sé’ e quindi possiamo dire che ‘la natura è etica’ e non conosce egoismo.
– Natura… ‘naturalmente etica’, sorprendente!
– Per ‘donarti’ devi ‘possederti’. Ed allora ogni individuo, sia esso vegetale, animale o umano, deve nascere, crescere, svilupparsi e, via via che sviluppa se stesso, sarà sempre più utile a sé e agli altri.
– Certo è interessante che uno dei ‘pilastri’ su cui è fondata la vita della terra, cioè questa benedetta ‘fotosintesi’, abbia un duplice valore: da una parte salvaguarda l’individuo che non è quindi strumentalizzato, e dall’altra lo rende collaboratore di tutto il processo evolutivo con la sua forza vitale!
– C’è da dire che anche le piante respirano, per cui assorbono un po’ dell’ossigeno che producono. Ma il lavoro che fanno con la ‘fotosintesi clorofilliana’ è tale che producono molto più ossigeno di quello che consumano e lo mettono a disposizione di tutti gli esseri viventi.
– Mi sembra che vivano in modo elementare il precetto: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’. Non si può amare gli altri se non si ama se stesso. Non possiamo servire gli altri se non ci rafforziamo nella nostra individualità per mettere queste energie a disposizione.
– Le piante sono esseri viventi e ‘dove c’è vita c’è più di quello che si vede’. L’essere umano è vivente e oltre il corpo ha un’anima formata da energie sottili, ma oltre l’anima ha uno spirito, anzi… ‘è uno spirito’. Anche gli animali sono esseri viventi e posseggono quindi un’anima e uno spirito.
– Alt! Hai detto che gli animali hanno uno spirito… oltre l’anima? Non ti sembra di aver esagerato?
– Gli animali sono assai più simili a noi di quanto crediamo, nella nostra tracotanza di ‘umani’. Ribadisco che secondo me hanno uno spirito, anche se ancora non è giunto alla consapevolezza piena come la nostra. Anzi, ti dirò di più. Anche i vegetali, alberi e arbusti, cespugli o erbe, hanno ‘anima e spirito’anzi sono ‘anima e spirito’. Dove c’è vita c’è lo spirito perché tutto ciò che esiste è formato dall’Unico Essere che è il ‘Dio vivente che dà la sua vita’.
8. Il senso del tutto
– Non discuto per ora, ma hai fatto affermazioni ‘enormi’che dobbiamo al più presto approfondire e soprattutto avvalorare con ‘Rivelazioni’ che si trovano nella Sacra Scrittura.
– Lo faremo parlando dell’evoluzione, un argomento che mi sta molto a cuore. Bene, allora dobbiamo ora trovare il senso del tutto, di tutta questa prorompente vitalità ed energia, dell’intera creazione che in questo bosco estivo ci appare in tutto il suo splendore. E forse può aiutarci l’autore del Libro della Sapienza che ora ti metto sotto gli occhi e ti chiedo di leggere con la tua bella voce.
– Grazie del complimento: “Tu Signore ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose” (Sap 11,24-26 e 12,1).
– Che te ne pare?
– Questo brano della Scrittura afferma che se qualcosa sussiste significa che Dio la ama. E proprio perché lo ama gli conferisce la sua dignità, il suo valore, per cui è evidente che non è semplicemente in funzione di qualcun altro o qualcos’altro.
– Allora, possiamo riscattare tutte le creature e affermare che Dio le ha volute per se stesse?
– Sì, è evidente. Inoltre, vorrei anche dire che se è vero che ‘lo spirito incorruttibile di Dio è in tutte le cose’, l’enormità che hai detto prima, cioè che anche le piante e gli animali, oltre il corpo e l’anima, hanno uno spirito… sembra trovare una valida conferma.
– In che senso?
– Lo ‘Spirito di Dio’ come può essere presente in ogni realtà umana, animale o vegetale? La mia intuizione è che si manifesti secondo ‘limitazioni differenti’, quindi come ‘spirito umano’ nell’uomo, come ‘spirito animale’ in ogni animale e come ‘spirito vegetale’ in ogni organismo vegetale.
– Considerazione interessante e anche molto ardita, te ne rendi conto?
– Mi è venuta così… un’intuizione azzardata, lo ammetto.
– Per uno che poco fa sembrava scandalizzarsi per le affermazioni ‘enormi’ che facevo… lascia che sia io ora a sorprendermi, anche se mi compiaccio.
– Forse mi lascio influenzare da te più di quanto mi renda conto.
– No, non sono io a influenzarti, sei tu che stai intravedendo orizzonti nuovi. Ma torniamo al discorso delle creature in funzione dell’uomo. Vorrei precisare che non sono neanche, bada bene, in funzione di Dio. Se così fosse l’atteggiamento di Dio non sarebbe amore perché ‘strumentalizzerebbe’ le creature in funzione sua. L’amore è invece dono e servizio. Dio si pone al servizio della dignità ed esistenza di ogni creatura. Questo è il significato dell’espressione: ‘Tu Signore ami tutte le cose esistenti’. L’amore di Dio è una cosa seria perché Dio è pienamente coinvolto nella sua creazione.
– Infatti dice che lo ‘spirito incorruttibile di Dio’ è in tutte le cose. Questo vuol dire che siamo circondati da Dio, siamo in Dio e Dio è in noi. Tutta questa realtà che ci circonda è immersa in Dio. Allora c’è davvero un mistero nella materia! La materia non è solo materia, come dicevi prima tu…
– Vedo che ti stai convincendo da solo! Il creato che a noi appare come realtà materiale, corporea, è ‘epifania di Dio’, è Dio che si manifesta. Chi non sa adorare Dio qui non lo saprà adorare neppure in Chiesa. Che cosa ha risposto Gesù alla Samaritana che gli chiedeva quale era il luogo giusto per adorare Dio, il Tempio di Garizim oppure il Tempio di Gerusalemme? Ecco le sue parole, leggile tu stesso.
– “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,21). ‘Adorare in spirito e verità’… chissà che cosa intendeva dire veramente Gesù?
– Quando Gesù è morto sulla croce, in quel preciso momento è accaduto un fatto straordinario, che deve far riflettere, soprattutto se lo si collega con quello che ha detto alla Samaritana.
– Che cosa è accaduto? Si è fatto buio su tutta la terra…
– Sì, ma è accaduto anche questo: “Il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo” (Mt 27,51). Sai che cos’era il velo del tempio?
– Sì, lo so. Era il velo che separava il ‘Santo’ dal ‘Santo dei Santi’, dove c’era l’Arca dell’Alleanza e la presenza del Signore.
– Dal momento che Cristo è morto sulla croce quel luogo non doveva più essere considerato la dimora di Yahvè! Questo è il messaggio. Da quel momento il tempio è Cristo e ogni Figlio di Dio! E immersi nella natura noi comunichiamo con il nostro spirito e con lo Spirito di Dio! Questo è così vero che anche un ateo materialista può avvertirlo, e non di passaggio, ma come esperienza forte, chiara al punto di esprimerla in poesia o musica.
9. Un materialista religioso
– Vuoi citare di nuovo Baudelaire?
– No, sto pensando a Giacomo Leopardi che considerava la natura più ‘matrigna’ che ‘madre’ perché illude, promette ma non mantiene, come ha scritto nella poesia ‘A Silvia’. Ecco il suo grido angosciato: “Ah Natura, natura… perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?”. Ingobbito dall’eccessivo studio, con un corpo sgraziato e fragile, sfortunato nella vita e nell’amore… Leopardi era divenuto pessimista e materialista, ma il suo spirito è rimasto aperto e sensibile alla bellezza e a Dio. In realtà era ateo ma ecco come fa esperienza di Dio. Conosci la lirica ‘L’Infinito’?
– E’ una delle poesie di Leopardi che preferisco.
– Allora, la saprai a memoria come me. Prova a recitarla. Sediamoci su questi sassi. Vedi, siamo circondati da questi alberi che ci fanno siepe intorno. Siamo perciò in una situazione simile a quella di Leopardi sul suo colle preferito.
– “Sempre caro mi fu quest’ermo colle e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste fronde io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando, e mi sovviene l’eterno e le morte stagioni e la presente e viva e il suon di lei. E in quest’immensità s’annega il pensier mio e naufragar m’è dolce in questo mare”.
– Ecco le espressioni con cui indica l’infinito: ‘interminati spazi… infinito silenzio… l’eterno… quest’immensità’. Non sono parole che richiamo Dio? E se anche intende parlare solo della natura la rende ‘interminata, infinita, eterna, immensa’, una natura con connotati che normalmente si attribuiscono a Dio.
– Qualcuno potrebbe dire che si tratta di un tributo di Leopardi al ‘Panteismo’.
– Panteismo vuol dire che ‘tutto è Dio’? Beh, per un materialista è già un bel passo avanti. Ma in Leopardi c’è di più. Egli intravede, con la sua sensibilità spirituale, che con l’infinito si può entrare in relazione. Intanto nota che una siepe gli toglie la vista ‘dell’ultimo orizzonte’ ed egli questo infinito se lo immagina con il pensiero, dice infatti: ‘interminati spazi … io nel pensier mi fingo’. Si tratta pertanto dell’esperienza interiore dell’infinito. Qui entra in gioco lo spirito dell’essere umano, non solo la natura come spazio esterno all’uomo. Questa ‘finzione’ dell’infinito è così realistica che quasi lo destabilizza al punto che ‘per poco il cor non si spaura’. Il ‘cor’ è l’intimo, lo spirito.
– Mi sembri un esperto critico letterario. Non ho mai sentito nessuno analizzare questa poesia in modo così profondo, parola per parola.
– Sarà che mi piace la poesia lirica che esprime tanto con poche parole e immagini. Dunque, ecco che Leopardi arriva a fare un paragone che ricorda quello che Gesù ha detto a Nicodemo. Sente il vento stormire tra le fronde e collega il silenzio dell’infinito a questa voce. Gesù infatti ha detto: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gc 3,8).
– Hai ragione: Leopardi è sensibile allo ‘Spirito di Dio’ che è tutt’uno con la natura, lo intuisce e per questo è un grande poeta! Con questa esperienza va oltre le sue stesse convinzioni razionali.
-Lo ‘spirito dell’uomo’ è oltre la ragione ed è sensibile allo ‘Spirito di Dio’ presente nella creazione. Ma l’esperienza del nostro amico Giacomo arriva al segno supremo: ‘E in quest’immensità s’annega il pensier mio’. Questo ‘annegamento nell’immensità’ esprime la comunione che si realizza tra lui e l’infinito. Vedi quanto è religioso, visto che religione indica proprio il ‘legare insieme’ l’uomo e Dio.
– E il naufragio?
– E’ un naufragio ‘dolce’, un’esperienza di abbandono in cui sperimenta la pace e la sintonia con la vita universale e il Vivente. Forse se qualche suo contemporaneo leggendo la sua poesia gli avesse detto che aveva espresso un’esperienza ‘religiosa’ Leopardi avrebbe detto: ‘Non hai capito niente’, perché in realtà egli riesce a parlare di Dio senza neppure pensare a Dio, senza nominarlo. E’ il Dio impersonale, non meno vero del Dio personale che egli rifiutava. E ora vorrei parlarti proprio di questo mistero di Dio nella sua Unità che non può certo dirsi ‘Personale’. Sai come si chiama il colle preferito di Leopardi?
– Non ne ho la minima idea…
– Tabor, un colle vicino a Recanati.
– Come il monte in cui Gesù si è mostrato ai discepoli in modo trasfigurato. Allora vuol dire che anche il Leopardi, cupo e pessimista, quando saliva sul suo Tabor si ‘trasfigurava’! Interessante analogia.
10. Gloria del castagno e gloria di Dio
– Mentre siamo qui davanti a questo splendido castagno millenario voglio illustrarti il ‘Principio cardine’ per comprendere la relazione tra Dio, ‘Essere Unico’ e la sua ‘Unica Creazione’. Questo principio l’ho chiamato ‘Principio Ontologico’ perché riguarda l’Essere, che in greco si dice ‘ontos’ ed è il participio presente di ‘éimì’ che significa ‘sono’. L’Essere rivelato da Gesù è ‘Uno-Trino’, ma ora vorrei considerarlo nella sua ‘Unità’. La sua realtà trinitaria la considereremo più tardi… se ‘sopravvivremo’ alla contemplazione dell’Uno.
– Mi spaventi! E’ pericoloso parlare di Dio?
– Ho scherzato! Ma è pur vero che il comandamento ‘Non nominare il nome di Dio invano’ ci vuole mettere in guardia dal parlare tranquillamente di Dio, nominarlo e ragionare su di Lui come se parlassimo del tempo. Con la parola ‘Dio’ si può costruire qualsiasi tipo di frase e dire tutto quello che ci passa per la testa. Si può anche usare la parola Dio per dire: ‘Dio non esiste’, che di per sé è una bestemmia ontologica, visto che nomina Dio per annullarne l’esistenza!
– Beh, allora cerchiamo di parlarne col dovuto rispetto!
– Ma il problema sai qual è? Il problema principale è espresso da questa domanda: ‘Di Dio se ne può parlare oppure no?’. Vale a dire, possiamo dire qualcosa di lui che corrisponda alla verità, oppure si tratta solo di nostre costruzioni mentali più o meno dotte, più o meno lambiccate? Insomma: ‘Possiamo davvero conoscere qualcosa di Lui al punto da poterlo dire?’ Ecco il nodo cruciale.
– Ma tutti parlano di Dio come se lo conoscessero…
– Infatti! Vedi, un grande saggio cinese, Lao Tsé, nel suo libro il ‘Tao Te Ching’, che pure si prefigge di dire qualcosa del ‘Mistero del Tao’ esordisce con queste parole: “Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao, il nome che si può pronunciare non è l’eterno nome” (Tao Te Ching, N° 1).
– Un bell’esordio, non c’è che dire. Allora è meglio tacere.
– Non proprio. Lao Tsé indica una sua via, che poi approfondiremo. Potremmo chiamare questa via ‘Parlarne senza parlarne’.
– Ma come è possibile?
– E’ la via del ‘paradosso’, su cui ci soffermeremo tra un po’. Ora torniamo al ‘Principio Ontologico’.
– Mi dicevi che volevi partire dal castagno per illustrare questo Principio.
– Bene, partiamo pure. Guardalo bene. Scorri con lo sguardo tutto ciò che riesci a vedere, se vuoi giragli intorno, toccalo, esploralo con lo sguardo. Vedilo nell’insieme e nei dettagli… poi ti dirò quello che penso di questo castagno.
– Ciò che posso dire dopo la mia esplorazione e contemplazione sono questi aggettivi: Bello! Grandioso! Imponente!
– Ora torna qui accanto a me. Ho visto la tua ammirazione mentre l’osservavi. Sembravi un bambino accanto ad un gigante. E’ veramente un bell’esemplare di castagno! Sembra che, come castagno, abbia raggiunto la sua massima espressione, oltre non si può andare anche se da quel suo tronco possono uscire ancora nuovi rampolli. Che poderosa vitalità, che maestà! E’ veramente un grandioso laboratorio di energia e benefica tutti a cominciare dalla sua specie. Chissà quante castagne ha prodotto in tutti questi secoli, e ogni castagna è un potenziale albero. Ora siediti qui e ascolta, amico mio. Voglio dirti, in tutta confidenza e con sacra trepidazione il segreto di quest’albero.
– Sono in attesa…
– Ascolta e se puoi, non ti scandalizzare… quest’albero è Dio!
– Ma… ma che cosa dici? E allora quell’altro castagno laggiù? Un altro Dio?
– No, non è ‘un altro’ Dio. Anche quello è Dio.
– E quel faggio?
– E’ Dio!”
– E questo ciuffo d’erba, voglio dire questa pianticina con le sue foglie così tenere?
– E’ Dio!
– E questo sasso?
– Se non ti offendi… anche questo è Dio!
– Ho capito. ‘Tutto è Dio’. Cercavamo il ‘Senso del Tutto’ e lo abbiamo trovato. Ecco la rivelazione: ogni realtà è Dio!
– Attenzione: non ho detto però che siamo circondati dagli Dei. Ogni volta io ho detto: ‘E’ Dio’ enon ho detto ‘Un altro Dio’.
– Questo Dio allora non è l’Uno ma il Molteplice. Come fa Dio ad essere contemporaneamente il Molteplice e l’Uno?
– Vedo che ti sei dimenticato il principio della ‘Coincidentia oppositorum’. Sì, Dio è simultaneamente l’Uno e il Molteplice. Come faccia io non lo so, lo sa lui, e non mi sforzo neppure di capirlo. Anzi proclamo che Dio è incomprensibile, così come è incomprensibile che l’Unigenito Figlio di Dio “sia divenuto il Primogenito tra molti fratelli (Rm 8,30), senza cessare di essere l’Unigenito. Così come è incomprensibile che in una patena di ostie consacrate, sto parlando ad un credente cattolico, ognuna sia ‘tutto Cristo’, che tra l’altro è tutt’uno con la Trinità.
– Effettivamente hai ragione. Questi esempi mostrano che l’Uno è i Molti e i Molti sono l’Uno.
– La ‘creazione è sacra’ ma gli uomini l’hanno scordato. ‘Sacro’ vuol dire che l’Essere, che costituisce tutto ciò che vedi, è l’Essere stesso di Dio e ogni creatura è come una finestra aperta su Dio. Ogni creatura è ‘sacra’ ed è inserita nel dinamismo dell’evoluzione per diventare ‘santa’, della stessa santità di Dio.
– Se è ‘sacro’ ogni esistente a causa dell’Essere che lo costituisce, che è l’Essere di Dio, perché non è già ‘santo’?
– Ottima domanda. Vedi, la ‘santità’ è esclusiva di Dio nella pienezza di Se stesso, della sua Natura, della sua Gloria. ‘Dio si è fatto creazione per fare della creazione Dio’. Per cui la ‘Santità di Dio’ si esprimerà pienamente nella ‘Nuova Creazione’ ricapitolata in Cristo.
– Queste sono cose da capogiro!
– Allora torniamo al nostro castagno che è saldamente radicato nel terreno. Dio non è limitato a quello che vedi, devi considerare anche quello che non vedi. Ora applico il ‘Principio Ontologico’ per mettere in evidenza come fa questo castagno millenario ad ‘essere un semplice castagno’ e ad ‘essere semplicemente Dio’. Vedi, il fatto di ‘essere Dio’ non è alternativo alla sua realtà di castagno. Anzi, è proprio lì il segreto ontologico: ‘E’ castagno in quanto è Dio ed è Dio in quanto è castagno’.
– Forse è il momento che tu ti spieghi meglio, anche perché mi sto inquietando. Mi sembra che stiamo inoltrandoci in un terreno minato. Dicevi che bisogna parlare di Dio con rispetto ma mi sembra che tu lo stia insultando! Poco fa hai detto che un sasso era… anzi è, perché ce l’ho ancora qui in mano, nientemeno che Dio!
– E se prendo un pane, anch’esso fatto di materia, lo porto in chiesa e lo consegno ad un sacerdote perché lo consacri in modo del tutto regolare, durante una Messa, poi te lo indico e ti dico: ‘Ecco Dio’, tu che dici? Che ho insultato Dio?
– Ma per farlo diventare Dio… è stato necessario ‘consacrarlo’.
– Ecco la differenza tra il ‘sacro’ e il ‘santo’. Questo sasso è ‘sacro’ e quel pane consacrato è ‘santo’, sia pure in modo ancora nascosto. E che cosa li accomuna? Il fatto che sono costituiti con lo stesso ‘Unico Essere’ che è l’Essere di Dio. Nel sasso c’è il ‘sigillo ontologico’ che nel pane è stato tolto.
– ‘Sigillo ontologico’? Che cos’è?
– Mettiti tranquillo. Sto per darti la mia spiegazione del segreto del castagno, che poi altro non è che il segreto della ‘Manifestazione di Dio’, e vedrai che, lungi dal mancargli di rispetto, lo sto riscattando da tante concezioni false che gli sono state affibbiate. D’altra parte, poco fa, tu hai avuto un’intuizione azzardata che già lasciava intravedere ciò che sto per dirti.
– Ah, quando ho detto che lo ‘Spirito di Dio’ può manifestarsi secondo ‘limitazioni differenti’, quindi come ‘spirito umano’, come ‘spirito animale’ e come ‘spirito vegetale’?.
– Esattamente.
– Ti ascolto con attenzione.
– Dio è l’Unico Essere: Dio è l’Uno, Dio è l’Intero. Dobbiamo partire sempre da lì nella nostre considerazioni su Dio. Dio, ‘Unico Essere’ dona se stesso. Come si dona? L’Uno-Intero non è divisibile in parti. Quindi Dio dona sempre ‘tutto se stesso’. A volte si sente dire: ‘Noi siamo parte di Dio’, oppure ‘Ciascuno di noi è una scintilla di Dio’. Sono espressioni sbagliate. Dio si dona tutto a tutti. Ecco come rivela questo ‘Mistero’ Paolo:“Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,6).
– Lo chiama ‘Padre’. Non è limitativo? Dio è Trinità.
– Qui ‘Padre’ significa ‘Dio’. Capita spesso nella Bibbia. E’ la ‘mentalità maschilista’ che affiora continuamente.
– E così si rende ‘maschilista’ anche Dio. Ho capito.
– Vedrai che quanto prima riscatteremo la Trinità presentandola come Famiglia Divina. Si tratta di attendere.
– Come al solito. Ormai sono diventato un ‘attendista’.
– La tua attesa riceverà una grande ricompensa, non temere.
– E allora mi forzerò ancor di più ad aspettare.
– C’è da dire che Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, ci rivela anche la prospettiva finale, la meta a cui Dio vuole arrivare. Infatti scrive riguardo a Cristo: “E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28).
– Ma è già ‘tutto in tutti’ per cui che senso ha dire che sarà ‘tutto in tutti’?
– Bel rompicapo, non ti pare? Eppure è proprio quello che sto cercando di illustrare. Dio è già tutto donato nella sua creazione, ma non è tutto manifestato. Ecco la differenza tra ‘sacro’ e ‘santo’ di cui ti ho parlato poco fa.
– Se ho capito bene, ‘Tutto in tutti’ vuol dire che l’Uno, che è l’Intero, non si divide. Per cui ogni atto di donazione di Dio coinvolge la sua totalità.
– Sì, hai capito bene. Dio nella sua Unità è Tutto. In Dio c’è tutta l’infinita ricchezza di Dio. Ma è ‘non-manifesta’ per cui risulta ‘indeterminata’, una parola per dire che nessuno ne sa niente, tranne lui, ovviamente! Come può Dio mostrare tutta questa ricchezza? Come può passare da ‘Indeterminato’ a ‘Determinato’, senza peraltro perdere la sua ‘indeterminatezza’ che contiene ogni realtà? Guarda quel castagno: Dio ha nascosto tutto di sé tranne quel glorioso castagno ed eccolo qui davanti ai nostri occhi. Ecco che cosa c’è sempre stato in Dio ed è venuto alla luce. Si è formato gradualmente, nelle condizioni appropriate fino a raggiungere la magnificenza della sua gloria. Da una piccola piantina ad un monumento straordinario. Lì c’è sia tutto Dio, o meglio l’Essere Unico, quindi c’è sia ‘il Dio che non vedi’, ovvero il ‘Non-Manifesto’, quindi invisibile a noi, sia ‘il Dio che puoi vedere’, il ‘Manifesto’ cioè ‘visibile di Dio’… questo castagno, appunto! Il confine tra ‘manifesto’ e ‘immanifesto’ è il ‘sigillo ontologico’ che ho nominato poco fa.
– Allora il discorso vale anche per quel castagno là, per quel faggio, per quest’erba, per questo sasso… e vale anche per te e per me!
– Sì, vale per tutte le creature e tutta la creazione. Dio è tutta questa ricchezza e molto di più. Per manifestarsi deve anche nascondersi. Non appena nasconde tutto di sé tranne ciò che vuole manifestare…ecco che possiamo vederlo!
– Ma allora Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, quando si è fatto uomo ha nascosto tutta la sua divinità, tranne l’uomo che è diventato.
– Vedo che hai capito, perché stai facendo molto bene l’applicazione del Principio. E l’essere umano è Dio ma sotto ‘Sigillo Ontologico’. Infatti l’Essere che lo costituisce è l’Essere di Dio, tutto l’Essere di Dio, ma egli può fruirne solo nella misura che gli è propria in quanto essere umano.
– Ma perché lo hai chiamato ‘Principio Ontologico’?
– Te l’ho detto: perché riguarda l’Essere, l’Unico Essere. Bisogna capire il senso profondo della creazione che è questo: ‘L’Essere crea dando se stesso’. Ma volendo essere più arditi possiamo anche dire: ‘Dio crea… facendosi Creazione’. Quindi la ‘Creazione’ è il manifestarsi di Dio. Tutta la ‘Creazione’ è, al tempo stesso, ‘Dio che si manifesta’ e anche ‘Dio che si nasconde’. Noi vediamo ciò che fa vedere, ma egli, e questa verità può essere sconcertante per noi, è presente nella sua totalità.
– Mi sembra che questa concezione sia una nuova forma di Panteismo.
– Il Panteismo fa coincidere Dio con la Natura, ossia con tutto ciò che è visibile, fisico, sperimentabile. Io ti ho detto che l’Intero è presente in ogni realtà creata in due forme complementari ‘Non-Manifesto e Manifesto’. Ti sembra che tutto ciò corrisponda con il Panteismo?
– No, infatti, non mi pare.
– Bene. Andiamo avanti ma sgranchiamoci le gambe. Ora parliamo dei ‘tre modi sbagliati’ di affrontare il problema della conoscenza di Dio.
– Se sono sbagliati non raggiungono la conoscenza di Dio.
– Sì, ma si illudono di farlo.
– E perché secondo te sono sbagliati?
– Perché partono dall’idea sbagliata che Dio abbia creato dal nulla ‘un essere’ che non è il proprio! Questa è la chiave per capire l’errore di quelle tre modalità che ora ti esporrò. Vediamo se condividi il mio giudizio, ossia che si tratta di ‘tre errori’.
– Te lo dirò man mano. Spero di essere all’altezza.
11. La luce naturale della ragione
– Giungere alla conoscenza di Dio è uno dei grandi desideri o sogni dell’essere umano. Ma è veramente possibile arrivare a conoscere Dio? Non c’è il rischio di essere presuntuosi e di osare troppo? Per soddisfare questo desiderio, dal momento che l’uomo si è messo a ragionare, si sono percorse due strade: una ‘affermativa’ e l’altra ‘negativa’. Ma di strade ce ne sono parecchie altre, come poi vedremo.
– Penso che il primo problema che ci si para davanti riguardo a Dio è sapere se davvero esista, non credi? Prima, quando hai esposto il ‘Principio Ontologico’ mi è balenata nella mente un’obiezione di fondo al tuo discorso, ed è proprio questa: ‘Ma come accertarmi, come verificare l’esistenza di Dio?’.
– E’ vero, io ho dato per scontato che Dio esista e che sia l’Essere Unico. Ti dirò poi da dove ricavo questa mia certezza. Per ora dobbiamo analizzare i tre modi d’indagine a cui accennavo, che nella presunzione di dire o anche di negare, qualcosa di Dio, falliscano il loro scopo. E’ un modo per sbarazzare il campo dalle varie pretese o illusioni di afferrare il ‘Mistero di Dio’.
– Bene. Allora alla domanda: ‘Come acquisire la certezza che Dio esiste?che cosa hanno risposto i seguaci della ‘via affermativa’?
– Nell’antichità la ‘via affermativa’ è stata teorizzata particolarmente da Aristotele che con il metodo deduttivo del pensiero è arrivato a ‘concepire’…
– Ma ‘concepire’ non vuol dire necessariamente conoscere!
– E’ vero. Ma lui pensava di ‘concepire secondo verità’ perché si fidava molto della sua ragione.
– E secondo lui, non secondo te, c’è riuscito?
– Penso che fosse molto soddisfatto. Dopo di lui, Maestro di gran fama, altri hanno accolto le sue deduzioni. Ora te le espongo e giudicherai tu. Egli, dunque, ‘concepisce Dio’ come ‘Essere primo, Reale, Necessario, Eterno, Motore immobile, Perfetto’.
– Sono tutte affermazioni che possono essergli contestate anche se lui le ha ‘concepite e partorite’!
– Indubbiamente. Per me si tratta di una ‘presunzione di conoscenza’ non di una vera conoscenza di Dio. D’altra parte Aristotele è stato, fino ai tempi di Tommaso d’Aquino, ‘l’ipse dixit’ della filosofia e allora, proprio Tommaso, basandosi soprattutto sulla filosofia di Aristotele, ha escogitato le prove dell’esistenza di Dio che sono dette ‘le cinque vie’.
– Più o meno le conosco e non credo che qualcuno si sia mai convertito a Dio seguendo una di queste cosiddette ‘vie’.
– Vacci piano figliolo! Ci sono pronunciamenti dogmatici del Magistero che non danno scampo! C’è il ‘Concilio Vaticano I’ che ha qualcosa da dirti in proposito. Ecco qui il mio ‘Vademecum’ con le principali affermazioni dogmatiche. Lo porto sempre con me
– Porti a spasso la Dogmatica? Ma è una ‘contraddizione in termini’! Quella è fatta per rimanere ‘ferma’ e tu la porti in giro!
– Se è per questo la smonto pezzo per pezzo, anzi ormai siamo in due, io e te, a smontare tutta questa presuntuosa montatura che opprime i cattolici e il mondo intero.
– Sì, mi sto appassionando a darti una mano, è vero. Dunque che dice questo ‘Vaticano I’?
– Tommaso basava le sue deduzioni a partire dalle ‘cose create’ e risale fino a Dio. Ora ascolta che cosa asserisce la Costituzione Dogmatica ‘Dei Filius’ del 1870: “La santa madre chiesa ritiene e insegna che Dio, principio e fine di ogni cosa, può essere conosciuto con certezza mediante la luce naturale della ragione umana a partire dalle cose create” (DH N° 3004). Questo è un articolo di fede vincolante per i cattolici perché si trova in una ‘Costituzione dogmatica’!
– Che devo fare? Chinare il capo davanti alla presunzione della ‘Santa Madre Chiesa’? E se rimango della mia dicendo che ‘Dio non può essere conosciuto con certezza mediante la luce naturale della ragione’ che può accadermi?
– Rifiutare un ‘Dogma di Santa Madre Chiesa’ significa rifiutare chi lo h formulato, ossia il Magistero della Gerarchia. Se lo fai privatamente nessuno ne sa niente ma se rendi pubblica il tuo diniego… puoi essere ‘scomunicato’.
– Mantengo il mio rifiuto e lo faccio proprio usando il ‘lume naturale della mia ragione’.
– Vedi, c’è però chi ha tentato di aggirare il ‘dogma’ distinguendo tra ‘realtà’ e ‘possibilità’. Infatti il pronunciamento dice. ‘Dio può essere conosciuto con certezza’. Chiaro? ‘Può’… ma non è detto che tutti ci arrivino!
– Già, una trovata intelligente.
– Direi soltanto astuta perché è un ‘escamotage’.
– Ma io rifiuto anche la possibilità è dico: ‘Non può, perché la mente umana non può proprio a causa del suo limite’.
– Quella è un’abile mossa per non incorrere nella ‘Scomunica ‘. Se il potere della ragione umana di conoscere Dio fosse solo una ‘possibilità’ coloro che non raggiungono questa conoscenza non sarebbero colpevoli.
– L’umanità è divisa in coloro che credono e coloro che non credono in Dio. Se davvero la ragione umana fosse in grado di conoscere Dio di atei ce ne dovrebbero essere ben pochi.
– E invece ce ne sono tanti e sono pure in aumento.
– Inoltre dovremmo chiederci: ‘Ma che Dio conosci con la ragione?’ Hai visto quale Dio ha concepito Aristotele? Ti entusiasma e rasserena un Dio del genere? E questo Dio è quello che è venuto a rivelarci Gesù Cristo? E’ questo il Dio della Bibbia o non piuttosto il ‘Dio dei Filosofi’?
– Già, il ‘Dio dei Filosofi’ come lo ha chiamato Pascal dopo aver fatto un’esperienza personale di Dio non con la ragione ma nel suo spirito.
– Eppure Pascal era un grande esperto del ‘lume naturale della ragione’.
– Che gli serviva per le sue scoperte matematiche e scientifiche non per ‘conoscere Dio’.
– Tornando al testo, subito dopo aver affermato la capacità della ragione, continua così: “E’ piaciuto alla sapienza e bontà di Dio rivelare se stesso al genere umano, nonché gli eterni decreti della sua volontà per altra via, questa volta soprannaturale”.
– Questa è la Rivelazione contenuta nella Bibbia.
– Certo, e ora fai attenzione a questo passaggio: “E’ grazie a questa rivelazione che tutti gli uomini possono, nella presente condizione del genere umano, conoscere facilmente, con assoluta certezza e senza alcun errore, ciò che nelle cose divine non è di per sé inaccessibile alla ragione” (DH N° 3004).Questa riflessione fondata sulla rivelazione è anch’essa una via affermativa. Si parte dal dato rivelato e ci si ragiona sopra. Anzi, viene prospettata una conoscenza di Dio con caratteristiche straordinarie: ‘facile, certa, assoluta e senza errori’.
– Tutto ciò mi sembra molto semplicistico. Si ritiene che la ragione da sola possa conoscere Dio con certezza e subito dopo si afferma che la rivelazione offre alla ragione notizie tali che questa certezza può diventare addirittura assoluta, senza errori.
-Tutti possono conoscere Dio, amico mio, questo è veramente il tripudio della ‘Teologia affermativa’!
– Un momento. E’ vero che la ‘Rivelazione’ è contenuta nella Bibbia ma è la Chiesa Cattolica che stabilisce sia la canonicità dei Libri Sacri che la loro interpretazione.
– Infatti. Senti questa precisazione: “In materia di fede e di costumi…deve considerarsi come vero senso della Sacra Scrittura, quello creduto e che crede la Santa Madre Chiesa , alla quale appartiene giudicare del senso e dell’interpretazione autentica delle sacre Scritture; e che di conseguenza non è lecito a nessuno interpretare la sacra Scrittura contro questo senso e contro l’unanime consenso dei padri” (DH N° 3007).
– Per cui non mi è lecito ragionare sulla ‘Rivelazione’ a mio piacimento, ma devo partire non dalla Scrittura ma dall’interpretazione della Scrittura che mi offre la ‘Santa Madre Chiesa’.
– E già, e su quella puoi costruire le tue riflessioni teologiche…che possono essere immuni da errori purché rimangano nell’ambito della Dottrina Cattolica.
– Se per il singolo è solo una possibilità per il Magistero della Chiesa è una certezza. Quindi il Magistero Cattolico può stabilire la conoscenza affermativa di Dio, basata sulla Rivelazione, in modo che sia una conoscenza assoluta e senza errori?
– Questo è ciò che afferma questo documento e anche la Tradizione della Chiesa.
– E se l’interpretazione che offre la Chiesa dovesse tradire il vero senso della Scrittura?
– Metti il dito nella piaga. Proprio seguendo questa via ‘affermativa’ basata sulla Rivelazione la il Magistero della Chiesa Cattolica ha formulato concezioni di Dio inaccettabili e contrarie alla stessa ‘Rivelazione’.
– E allora? Che fare?
– La mia conclusione è questa: la conoscenza di Dio per ‘via affermativa’, basata su deduzioni logiche della ragione umana a partire dalla realtà, è una via che non solo non porta alla conoscenza di Dio, ma può condurre a formulare concezioni di Dio del tutto sbagliate! Sei d’accordo?
– Ho bisogno di un quadro più ampio per un giudizio di questo genere. E per quanto riguarda la conoscenza di Dio che si può conseguire acquisendo semplicemente i dati della Rivelazione qual è allora la tua conclusione?
– Bisogna prima di tutto individuare nelle ‘Sacre Scritture’ ciò che è ‘rivelazione autentica di Dio’. Inoltre bisogna interpretare questa Rivelazione in modo corretto.
– La Chiesa Cattolica, cioè la Gerarchia, considera se stessa l’unica interprete delle Scritture per mandato divino. E’ ribadito proprio nel documento che hai appena letto.
– Sì, è così per cui mette limiti alla ricerca personale e si riserva il giudizio su eventuali risultati. Vuoi sapere come la penso?
– E’ quello che ti ho chiesto.
– Io ritengo che la Bibbia, come altri Libri Sacri della varie tradizioni, anzi delle varie civiltà, sia patrimonio dell’umanità. Dio, se è lui che si rivela, si rivela a tutti gli uomini, anche se ovviamente lo fa in momenti, luoghi e con persone particolari. Quindi chiunque può attingere a queste fonti ed effettuare la sua ricerca personale sulle ‘Rivelazioni di Dio’ per cercare Dio e raggiungere anche delle certezze. Ci ritorneremo quando ti esporrò i ‘Criteri Interpretatici della Scrittura’.
– Che attendo da buon ‘attendista’. Soprattutto mi interessa la ‘Rivelazione’ in rapporto alla possibilità di raggiungere la certezza dell’esistenza di Dio. E tu mi stai dicendo che questa possibilità c’è.
– Secondo me le domande su Dio e le risposte offerte dalla Rivelazione possono incontrarsi in modo proficuo. E’ ovvio però che dobbiamo approfondire. Lo faremo alla fine di questa nostra chiacchierata.
– Chiamale chiacchierate! A me ognuna sembra un ‘thriller’ che lascia col fiato sospeso, ad ogni sequenza sorprese e colpi di scena e non si sa come andrà a finire.
– Ma alla fine c’è la ‘catarsi’…
– Non sempre!
– Sai che ‘catarsi’, in greco ‘katharsis’ significa ‘purificazione’. Nella religione greca era un vero e proprio rito per togliere ogni contaminazione. Nelle Tragedie greche la ‘catarsi’ è la ‘purificazione della passioni umane’ compiuta attraverso la rappresentazione artistica. In conclusione, noi stiamo cercando di purificare la nostra mente dalle idee sbagliate su Dio, sulla ricerca di Dio e sul modo di rapportarsi a Dio. Via via che sbarazzeremo il terreno di concezioni sbagliate, sono sicuro che emergerà una via di apertura a Dio libera da pregiudizi e costrizioni, e quella sarà la ‘via di Dio’.
– Per te però è già emersa.
– Ma io ripercorro sempre volentieri il cammino che ho fatto per conseguire le mie certezze e sono pronto sempre a riesaminarle… e imparo sempre qualcosa di nuovo.
– Allora, ben venga la ‘catarsi’!
12. Le vie della conoscenza affermativa
– Ora analizziamo le prove cosiddette delle ‘Cinque vie’, queste autostrade che ci conducono direttamente e speditamente a Dio senza dubbi e tentennamenti. Forse però, come in molte autostrade, bisogna pagare un pedaggio e potrebbe essere caro.
– Che intendi per ‘pedaggio’?
– Quando prendi l’autostrada intendi raggiungere una meta, non è così? Ora, ognuna di queste autostrade porta ad una concezione di Dio che devi accettare, se ritieni valida la via che ti ci ha condotto. Ma il Dio che trovi alla fine del viaggio è il Dio di cui hai bisogno? E’ il Dio che cerchi? E’ il Dio a cui puoi offrire la tua vita?
– Allora, propongo di perlustrare queste vie senza impegno, vediamo dove portano, poi ti dirò se il Dio di cui danno le prove è di mio gradimento. Insomma, un percorso non all’impazzata ma con riserva.
– D’accordo. Ah, devo anticiparti che queste vie sono state teorizzate in ambito cattolico in modo definitivo da San Tommaso, ma hanno una lunga storia e risalgono ai filosofi greci del calibro di Platone e Aristotele. Allora la ‘prima via’ che ci permette di acquisire la ‘prima prova’ è quella del ‘movimento’. L’ha esposta per primo Platone, l’ha fatta sua Aristotele e Tommaso d’Aquino l’ha definita. Il Principio su cui si fonda la prova è questo: ‘Tutto ciò che si muove è mosso da altro’.
– Ma questo Principio come è stato formulato?
– In base all’osservazione. Infatti queste prove sono ‘a posteriori’ ossia ricavate a partire dall’esperienza della realtà.
– Beh, a me non sembra un Principio valido. Io mi muovo senza essere mosso da un altro, sono ‘semovente’!
– Aspetta a criticare, non ho ancora finito di esportelo. Il discorso è questo: “Se ciò da cui qualcosa è mosso si muove bisogna che anch’egli sia mosso… e così via. Ma questo processo non può andare all’infinito per cui è necessario giungere ad un Primo Motore che non sia mosso da altro e muova tutto”.
– E questo ‘Primo Motore’, che muove tutti ma lui non si muove, sarebbe Dio?
– Sì, Dio… ‘Motore Immobile’.
– No, questa autostrada non mi va di percorrerla perché non porta alla visione di Dio che crea per amore e ha cura delle sue creature. E’ un Dio astratto, un Dio privo di consistenza, un Dio che mi spinge e mi fa muovere. E’ persino ridicolo! E che ne è della libertà dell’uomo se si muove perché spinto da Dio? Brr, preferisco essere ateo piuttosto che credere in un Dio del genere.
– La realtà è sostanziale e dinamica ma non è riducibile al solo movimento. – E se vuoi sapere la mia idea, io penso che Dio sia sempre in movimento, sempre in attività.
– Eh sì, Dio è dinamico per cui il movimento di tutto ciò che esiste è il movimento stesso di Dio. Eh, che ne dici?
– Così mi piace… anche se non stiamo usando la logica.
– Passiamo alla seconda via della ‘Causa efficiente incausata’ossia‘Dio causa prima’. Il ragionamento su cui si fonda è questo: “E’ impossibile risalire all’infinito nella serie della cause materiali o delle cause efficienti per cui deve esserci un Primo Principio incausato da cui dipenda tutta la serie”.
– Se Dio è considerato ‘causa efficiente’ del cosmo significa che se ne sta al di fuori. Tra Dio e mondo vi è quindi estraneità. No, non fa per me soprattutto dopo quello che mi hai detto. Infatti, se ‘Dio crea… facendosi Creazione’ la Creazione è il manifestarsi di Dio. Tutta la creazione è Dio che si fa vedere e si nasconde. Egli è sempre presente nella sua totalità pur mostrando qualcosa di Sé. Certo, devo rifletterci ancora ma mentre queste tue scoperte mi stimolano questi ragionamenti dimostrativi mi ricordano i teoremi di geometria. Ma questi Teologi si rendono conto che hanno trasformato Dio in un teorema?
– I ‘Teologi’, amico mio, lo dice la parola stessa, sono quelli che ‘ragionano su Dio’, sono gli esperti di Dio, per loro ‘Teos’ è un loro possesso e lo maneggiano come vogliono, lo dominano, lo imbrigliano con il loro ‘logos’…
– E lo ‘profanano’ con la loro ragione tanto acuta quanto presuntuosa!
– Andiamo avanti ed esaminiamo la ‘Terza via’, ossia ‘la prova dell’Essere Necessario’. Ti ricordo che queste prove partono dall’esperienza dell’universo in continuo divenire. Dunque, la prova parte dalla distinzione tra ‘essere possibile o contingente’ ed ‘essere necessario’. Il possibile è ciò che non esiste per sé ma ha bisogno per esistere di qualcun altro. Pertanto, se un essere possibile esiste, esiste qualcosa che lo fa esistere, ma se questo qualcosa è a sua volta un possibile rinvia ad un altro essere che sia causa della sua esistenza. Si deve perciò giungere all’Essere necessario che è ciò che esiste per sé. Ti convince?
– Quindi Dio sarebbe l’Essere Necessario, ossia l’Essere che esiste senza che niente e nessuno lo faccia esistere, esiste per sé, e ogni altro essere sarebbe ‘non necessario’, cioè può esistere come non esistere. Uhm, mi sembra tutto un gioco di parole.
– La distinzione da cui parte tra ‘essere possibile’ ed ‘essere necessario’ infatti, più che esperienza, è una congettura. Si afferma di partire dal reale ma si parte invece da una interpretazione del reale.
– E’ vero. E se nella realtà tutto fosse necessario? Se ogni cosa che esiste fosse ‘manifestazione di Dio’ perché non considerarla ‘necessaria’? Non è quello che abbiamo detto poco fa? Se la ‘Creazione’ è ‘Dio che si manifesta’… tutto ciò che esiste è necessario in quanto espressione dell’Essere Necessario, ossia dell’Essere Unico! Giusto?
– Vedo che l’esposizione delle ‘cinque vie’ è per te un’occasione preziosa per confermare ciò che abbiamo detto sulla Creazione. Stiamo prendendo due piccioni con una fava. Smontiamo queste ‘vie filosofiche’ e affermiamo la ‘via rivelata da Dio’ nella Scrittura e interpretata ‘nello Spirito’!
– Eh già, hai ragione. Due piccioni con una fava… anzi ‘cinque fave’!
– Passiamo alla ‘Quarta via’, la ‘Via della Perfezione’. Segui il ragionamento: “Tutte le cose che si trovano in natura possono essere ordinate secondo ‘gradi di perfezione’. Ma questa distinzione per gradi non può procedere all’infinito per cui deve esserci una realtà così eccellente da non averne altra superiore a sé”. Ecco come salta fuori Dio ‘Essere Perfettissimo’.
– Mah, questa sarebbe la conoscenza di Dio della ragione naturale? Quella ragione che ‘la Santa Madre Chiesa ritiene e insegna che possa conoscere con certezza Dio, principio e fine di ogni cosa, a partire dalle cose create’?
– Queste ‘vie’ sono il frutto dell’attività razionale di parecchi filosofi, come ti ho detto, e ancora oggi sono ritenute valide dai Teologi Cattolici allineati con la Dottrina della Chiesa.
– Questo ordine delle cose secondo ‘gradi di perfezione’ non mi convince. Ogni realtà è perfetta per quello che è. Abbiamo contemplato la quercia che è perfetta come quercia. E’ una ‘manifestazione perfetta di Dio’ a cui nulla è da aggiungere né da togliere. E’ come un’opera d’arte riuscita: è perfetta. Per cui possiamo dire che Dio è perfetto in tutto ciò che fa e ciò che fa è perfetto. Fine! Il discorso dei ‘gradi di perfezione’ serve solo a squalificare la Creazione per esaltare Dio, ma Dio è glorificato proprio dalla Creazione e ogni esistenza, anche la più piccola, è perfetta!
– Approvo in pieno il tuo ‘exploit’ a favore della ‘perfezione di Dio nella perfezione del Creato’!
– Possiamo allora passare alla ‘Quinta via’. Che si dice?
– Questa via dovrebbe piacerti perché presenta Dio come il ‘supremo ordinatore dell’Universo’ e quindi come Colui che ne stabilisce il fine. E’ la prova più antica e anche la più semplice. L’esperienza constata che l’universo non è caotico ma ordinato. Se c’è ordine vuol dire che c’è un ‘Ordinatore’.
– Però ‘Ordinatore’ non vuol dire ‘Creatore’.
– E’ vero. Infatti Kant sosteneva che questa prova dimostrerebbe l’esistenza di un ‘Demiurgo’, non di un ‘Dio creatore dal nulla’, come sostiene la Teologia cattolica.
– Kant ha ragione!
– In conclusione queste cinque autostrade portano a cinque visioni o, se vogliamo, caratteristiche di Dio niente affatto convincenti e anche poco attraenti.
– Se questo è il meglio che i Filosofi e i Teologi loro compari, sono riusciti a produrre con la loro ‘ragione naturale’ per arrivare a ‘conoscere Dio con certezza’ c’è da rimanerne delusi… ma anche indignati! La Gerarchia della Chiesa Cattolica è forse soddisfatta che con la nostra ragione arriviamo a delineare Dio come Motore Immobile, Causa Efficiente, Essere Necessario, Essere Perfettissimo e Ordinatore supremo? E’ questo il suo Dio? E’ questo il Dio che ci ha rivelato Gesù Cristo? Un Dio in cui non è neanche nominato l’Amore! E se non è questo… allora, come si può dire che la ragione può conoscere Dio con certezza? Che cosa la ragione conosce di Dio? Non c’è da stupirsi che nessuno mai si sia convertito a Dio seguendo il ragionamento astratto di queste cinque vie!
– A dire il vero la ragione può condurci anche nella direzione della negazione di ogni possibile conoscenza di Dio. Dio esiste ma non possiamo conoscerlo: è la ‘via negativa’.
– Passiamo pure alla ‘via negativa’.
– Ci sarebbe ancora un tentativo ad opera della ragione di dimostrare che Dio esiste e per completezza dobbiamo prenderlo in esame. Si tratta della cosiddetta ‘Prova Ontologica’ elaborata nel sec. XI da Sant’Anselmo di Aosta.
– Ha a che fare con il tuo ‘Principio Ontologico’?
– No, no! Ora te la riassumo, anche se si studia in Filosofia e dovresti già saperne qualcosa.
– Sono quelle nozioni che non rimangono impresse perché non entrano a far parte della nostra vita. Ma se me ne parli dovrebbe venirmi in mente.
– Secondo Platone ‘Conoscere è ricordare’.
– Mah, veramente lui parlava di ‘reminiscenza’ di ciò che si sapeva stando nel mondo dell’Iperuranio prima di incarnarsi nella condizione umana. La mia ‘reminiscenza’ invece sarà un semplice attingere ai miei ricordi scolastici di questa vita.
– Dunque, venendo a Anselmo ecco la sua trovata, che sembra geniale, ma…Beh, non voglio influenzarti. In sostanza Anselmo sostiene che è possibile passare dal ‘concetto di Dio’, come è elaborato dalla ragione o mente, alla ‘esistenza stessa di Dio’.
– E’ una bella pretesa. E con quale argomentazione giustifica questo passaggio che sembra un vero e proprio salto? ‘Esistere nel pensiero’ ed ‘esistere nella realtà’ non è certo la stessa cosa!
– Anselmo parte dalla Scrittura. Nel Salmo 13 è detto: “Lo stolto dice in cuor suo: Dio non c’è” (Sal 13,1). Lo stolto è l’ignorante o insipiente. Se lo stolto dice così, che cosa dice invece il saggio? Ecco qua: “Certamente ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore non può esistere nel solo intelletto… ma deve esistere necessariamente nella realtà” (Cfr. Prosl. 2).
– Mi è venuto in mente un’argomentazione simile, non so se è sempre di Anselmo: ‘Quando si pensa Dio si pensa a colui che ha tutte le perfezioni… per cui deve avere anche la perfezione dell’esistenza’.E’ di Anselmo?
– No, questo è Cartesio. Diciamo che è la ‘Prova Ontologica’ di Cartesio. Le vie dimostrative di Tommaso pongono cinque volte Dio al vertice di una piramide costituita dai gradini della realtà. Di ‘movimento in movimento’ si sale al Motore che non si muove e muove tutti. Di ‘causa in causa’ si risale alla Causa che non è effetto di nessuna causa. Di ‘perfezione in perfezione’ si raggiunge Colui che ha tutte le perfezioni. Di ‘contingente in contingente’ si giunge all’Essere necessario. Di ‘scopo in scopo’ si individua colui che stabilisce il fine di tutte le cose. Qui invece si stabilisce un collegamento immediato tra il pensiero e la realtà. Il pensiero concepisce Dio come l’essere più grande di tutti la cui esistenza non può essere limitata alla mente che lo pensa.
– Ma il passaggio è arbitrario! E poi Dio, il Dio vero non è pensabile! Dio non può essere racchiuso in un ‘concetto’! Dato che ‘concetto’ significa ‘concepito’ la mente umana non può ‘concepire Dio’. E’ evidente. Se fosse possibile Dio non sarebbe altro che un prodotto della mente umana!
– Il monaco Gaunilone nel suo ‘Liber pro insipiente’ fa opposizione ad Anselmo dicendo: ‘Non si può dal concetto di essere perfettissimo dedurre e affermare l’esistenza di tale essere’. Anselmo ha replicato dicendo che coloro che credono in Dio lo pensano come l’essere perfettissimo e quindi lo pensano esistente. La questione è ancora aperta.
– Allora è il caso di chiuderla, almeno per quanto ci riguarda.
– Sì, hai ragione. Per cui possiamo arrivare alla conclusione che non è attraverso questa ‘via’, e neppure le ‘Cinque vie’ di Tommaso, che l’essere umano può pervenire alla conoscenza certa di Dio, visto che si tratta di argomentazioni su cui si possono avere opinioni discordanti.
– Su questa conclusione possiamo dichiarare queste vie filosofiche altrettanto ‘vicoli ciechi’.
– Espressione azzeccata!
13. Il Principio di Analogia
– Quindi ora è arrivato il momento di passare alla ‘via negativa’.
– Prima ritengo necessaria una precisazione sulla concezione dell’Essere.
Ti dicevo poc’anzi che ci sono tre modi sbagliati di pensare Dio e quindi di rapportarsi a lui. L’errore di base è l’idea che Dio abbia creato dal nulla ‘un essere’ che non è il proprio! Nel periodo della Scolastica si sono formate due tendenze riguardo alla concezione dell’Essere, una rappresentata da San Tommaso e l’altra da Duns Scoto. Il fatto che Tommaso sia stato dichiarato ‘Dottore della Chiesa’ e anche ‘santo’, mentre Duns Scoto no, non deve però condizionarci, perché siamo sul terreno della filosofia metafisica.
– Noi no… ma i Teologi cattolici sì. Qual è la linea che ha prevalso?
– Beh, San Tommaso è San Tommaso! Fino al XIII secolo nella Chiesa ‘l’ipse dixit’ è stato Sant’Agostino, da allora in poi è subentrato Tommaso, anche se molte idee di Agostino ormai erano entrate nella Dottrina Cattolica e anche nella formulazione di alcuni ‘Dogmi’.
– Allora qual è l’idea di Tommaso sulla ‘concezione dell’Essere’?
– E’ presto detto: ‘La negazione dell’univocità e quindi dell’unità dell’Essere’.
– Spiegati meglio.
– La parola o il concetto di ‘essere’ cambia significato se si riferisce a Dio o alle creature. Per cui la parola ‘essere’ non è ‘univoca’, ossia non ha lo stesso significato nei due casi.
– In termini più semplici…
– Tommaso asseriva che ‘l’Essere di Dio e l’essere della creazione non sono lo stesso essere’. Si tratta di due esseri diversi e se tra essi possiamo riscontrare qualche ‘somiglianza’ non dobbiamo lasciarci ingannare perché la ‘dissomiglianza’ è maggiore.
– Non un ‘Unico Essere’ ma due Esseri che hanno qualche somiglianza ma in realtà sono diversi. Ma quanto diversi?
– E’ proprio Tommaso che ha definito il ‘Principio di Analogia’ che chiarisce quanto sto cercando di esporti.
– Chiarisce oppure oscura?
– Decidilo tu. Eccolo: ‘Non può essere affermata nessuna somiglianza tra Creatore e creatura, senza che essa includa una dissomiglianza ancora più grande tra i due’.
– La ‘dissomiglianza’ tra Dio Creatore e la Creatura è quindi maggiore di qualsiasi ‘somiglianza’. E non stiamo parlando di caratteristiche superficiali ma di ‘somiglianza e dissomiglianza di Essere’, giusto? Quindi si tratta di una ‘differenza ontologica’, vero?
– Sì, siamo nel campo della ‘ontologia’, siamo parlando dell’Essere.
– Beh, questo è quello che pensava Tommaso, una sua idea, direi una sua opinione che io non posso condividere affatto, soprattutto dopo aver condiviso con te il ‘Mistero dell’Essere unico che si fa Creazione’. Sono due visioni che fanno a pugni, no? Quindi lasciamo Tommaso alle sue cocciute convinzioni e noi proseguiamo sulla nostra strada assai più luminosa e promettente.
– Non è così facile sbarazzarsi del ‘Principio di Analogia’ perché è divenuto dottrina ufficiale della Chiesa, particolarmente nel Concilio Lateranense IV del 1215 con queste parole: ‘Tra il creatore e la creatura, per quanto grande sia la somiglianza, maggiore è la differenza’ (DH 806).
– Ma che significa allora: “Dio fece l’uomo… a sua somiglianza?” (Gn 1,26).
– Proprio questo è il punto. Duns Scoto sosteneva infatti la dottrina della ‘univocità dell’essere’ in opposizione al ‘tomismo’, così è chiamata la filosofia dei seguaci di Tommaso. Quindi per lui l’Essere è Uno, sia quello di Dio che quello delle creature. Ovviamente in Dio l’Essere è perfetto, nelle creature è ‘perfettibile’, ossia suscettibile di perfezione. Ma il punto è che ‘si tratta dello stesso essere’, quindi viene riconosciuta la ‘somiglianza ontologica’, anche se poi si precisa anche la ‘differenza ontologica’ all’interno di quella somiglianza. Ma un conto è riconoscere all’interno dell’Unico Essere modalità differenti di esistenza e molteplici manifestazioni, altra cosa è sostenere che si tratta di due esseri completamente diversi.
– Ho capito bene. E sto dalla parte di Duns Scoto, come del resto anche tu, mi pare.
– Sì, ma con una precisazione. Duns Scoto parla di ‘essere in generale’ e quindi si tratta della ‘concettualizzazione dell’Essere’. Io voglio rimanere sul piano della realtà, per cui uso semplicemente il termine ‘Essere’ per riferirmi all’Unico Essere nella sua sussistenza.
– Allora torniamo all’argomento ontologico di Anselmo. ‘Questo Essere concettualizzato esiste realmente o non esiste’?
– Se l’Essere è Unico, se c’è un solo Essere, guardati intorno e vedi tu stesso se quest’Essere c’è o non c’è!
– Come si può negare che esista l’Essere che costituisce il nostro corpo, la nostra interiorità, il nostro spirito, le persone che incontriamo, gli animali, le piante, il cosmo, le stelle, l’abisso del cielo? Tutto ciò è innegabile!
– Allora, come vedi, il problema a questo punto è sapere se… l’Essere è veramente ‘Unico’.
– Infatti se affermiamo che sono due, uno lo sperimentiamo ed è l’essere reale di cui possiamo fare esperienza, e per questo tu puoi dirmi: ‘Guardati intorno’ e anche: ‘Guarda te stesso’. Ma dell’altro che esperienza ne abbiamo?
– Molto più di quello che si possa pensare a prima vista. Il ‘Principio Ontologico’, che ti ho illustrato prima davanti al castagno millenario, fa a pugni con il ‘Principio Analogico’ di Tommaso. Non so se te ne sei accorto…
– Come no? Ed è per questo che l’ho rifiutato senza esitazione. Sono ormai incamminato nell’idea che ogni realtà sia manifestazione di Dio. Il segreto ontologico del castagno è però davvero sconvolgente: ‘E’ castagno in quanto è Dio ed è Dio in quanto è castagno’. Dovremo ancora approfondire e io devo capire… forse solo digerire, assimilare.
– Ma intanto una cosa possiamo dirla. Se l’Essere è Unico noi esistiamo e sperimentiamo l’esistenza dell’Universo intorno a noi, cioè la Creazione. Allora dobbiamo essere certi che esiste anche Colui che non vediamo ma è tutt’uno con la sua Creazione.
– Ah, ma allora ricadiamo nella trappola del Concilio Vaticano I!
– No, non è la stessa cosa. Quel ‘Dogma’ afferma che ‘Dio, principio e fine di ogni cosa, può essere conosciuto con certezza mediante la luce naturale della ragione umana a partire dalle cose create’. Si tratta di una conoscenza razionale di Dio di carattere ‘deduttivo’, partire dalle creature per risalire a Dio, considerato come Creatore.
– E invece nel nostro caso?
– Noi partiamo dall’Essere Unico che comprende sia Dio che la Creazione e quindi, poiché dell’esistenza di noi stessi e delle creature non possiamo dubitare in quanto sono la nostra esperienza diretta possiamo tranquillamente affermare che esiste anche Dio che è tutt’uno con la sua Creazione in quanto entrambi espressione dell’Essere Unico.
– Già nella visione dell’Essere Unico, Dio e Creazione, sono inscindibili.
– Per cui non dubitando dell’esistenza della Creazione non dubitiamo dell’esistenza del Creatore.
– Ma da dove abbiamo ricavato la certezza che l’Essere è Unico? Questo è il punto cruciale. Finora nei nostri ragionamenti l’abbiamo dato per scontato. Ma come è saltato fuori? Io l’ho appreso da te.
– Infatti, te l’ho presentato chiedendoti fiducia. Ma presto ti dirò come io sono pervenuto alla convinzione della verità dell’Essere Unico, e poi potrai accoglierla o respingerla. E’ la mia testimonianza, però possiamo ricavarla anche dalla Rivelazione.
– Ed ecco un altro motivo di attesa. Però questa questione è ‘fondamentalissima’ e ti devi sbrigare a presentarmela perché voglio davvero rendermi conto se è fondata o no. Ne abbiamo tratto, a dire il vero, già conseguenze e applicazioni positive che in qualche modo ne avvalorano la validità, ma questo non basta. Proprio perché si tratta dell’Essere.
– Sì, presto ti presenterò le mie credenziali, sta’ sicuro.
– Bene, ci tengo e ci conto.
– Lo faremo, ma ora lasciamo questo aspetto ancora un poco in sospeso, e occupiamoci della ‘Teologia Negativa’ detta anche ‘Apofatica’. – Ti seguo…
14. La via negativa o apofatica
– ‘Catafatico’ e ‘apofatico’ sono termini utilizzati da Aristotele nella sua Logica per distinguere due tipi opposti di enunciati. Catafatico indica l’enunciato affermativo e apofatico l’enunciato negativo. Per l’etimologia, ‘Apofatico’deriva ‘apophasis’ che è la ‘negazione’. Per Aristotele ‘apophasis’ consiste nel separare soggetto e predicato al punto di negare l’appartenenza di un predicato ad un soggetto.
– Un esempio applicato a Dio?
– Puoi combinare tu stesso gli enunciati negativi dicendo: ‘Dio non è buono, Dio non è onnipotente, Dio non è immortale, Dio non è santo…e così via’.
– Ma così si finisce con l’essere blasfemi. Si negano tutte le belle qualità di Dio, gli attributi per cui Dio è Dio!
– No, si vuol solo affermare che la bontà, l’onnipotenza, l’immortalità, la santità ‘che noi conosciamo’,capisci? non possiamo attribuirla a Dio perché egli è… tutt’altro. E’ chiaro?
– Mi sembra una strada pericolosa. Esclude una visione tranquillizzante di Dio e che cosa dà in cambio?
– I due termini ‘catafatico’ e ‘apofatico’ dalla Logica sono passati alla Teologia per indicare due modi opposti di rapportarsi alla conoscenza di Dio. I cultori della ‘Teologia Apofatica o negativa’ sono stati Dionigi Aeropagita, Giovanni Scoto Eriugena, da non confondere con Duns Scoto, e i Neoplatonici Medioevali che si ispiravano alle loro opere. Nel rinascimento è Nicola Cusano che tiene presente questa linea nella sua famosa opera ‘De docta ignoranza’.
– E ‘catafatico’, etimologicamente, che vuol dire?
– Dal greco ‘kataphemi’ che significa ‘affermo’. Il che vuol dire che a Dio si attribuiscono tutte quelle qualità o virtù che conosciamo nella nostra esperienza del mondo creato, portate però al massimo grado di perfezione. Ad esempio se apprezziamo la potenza diciamo: ‘Dio è onnipotente’. Se consideriamo la perfezione diciamo: ‘Dio è l’Essere perfettissimo’ e via dicendo.
– Quindi la ‘Teologia Catafatica’ mi fa dire: ‘Dio è buono, Dio è onnipotente, è immortale, è santo’.
– Sì. Come vedi si tratta di due Teologie opposte.
– Quindi il discorso su Dio può essere affermativo o negativo. Affermativo se si fanno delle affermazioni del tipo ‘Dio è onnipotente, Dio è onnisciente, Dio è immortale’. E il discorso negativo? Non si fanno affermazioni?
– La Teologia negativa dichiara l’impossibilità di affermare alcunché di positivo su Dio in quanto nega che vi possa essere qualsiasi analogia fra il finito e l’infinito, tra le qualità del mondo creato e il Creatore. Per la teologia negativa ‘Dio è Nulla’ perché la sua esistenza o consistenza sfugge ad ogni esperienza e definizione umana.
– Ma sotto sotto, mentre si dice che non si possono fare affermazioni…
– Se ne fa una sola che è sufficiente a impedire tutte le altre. E’ questo quello che volevi dire?
– Eh, sì, ci stavo arrivando.
– Infatti si afferma che ‘Dio è assolutamente incomprensibile’ per cui non si può dire niente, ma intanto si è già detto fin troppo. E anche se si fa una negazione… per farla bisogna fare un’affermazione!
– E quindi, a quanto pare, i Teologi cultori del ‘negativo’ non si sono accorti di questo vizio di fondo.
– Pare di no. Quest’unica affermazione può essere espressa in vari modi. ‘Dio è trascendenza assoluta’, ‘Dio è il Totalmente Altro’, ‘Dio è l’indicibile’, ‘Dio sta al di là dell’essere’…che come vedi sono tutte affermazioni.
– L’ultima espressione, ‘Dio sta al di là dell’essere’, mi fa capire una cosa. Alla base di questa idea dell’incomprensibilità assoluta c’è sempre la concezione che l’Essere di Dio e l’essere del mondo non sono lo stesso essere. Anzi, in questo caso la differenza mi sembra esasperata, portata proprio al limite.
– Bravo! E’ proprio così!
– Ma allora questa ‘Teologia Negativa’ è una trappola non meno insidiosa della ‘Teologia Positiva’ perché’ pur dicendo che di Dio non si può dire niente,… in realtà ‘dice fin troppo’ e in quello che dice sbaglia!
– Infatti, come ti ho fatto notare, dire ‘Dio è Incomprensibile e Indicibile’ e compiere un’affermazione positiva su Dio.
– Ma come se ne esce?
– C’è chi ha tentato la via del paradosso, con espressioni di questo tipo: ‘Il sapere su Dio è un non-sapere, il suo Nome è un Non-Nome’ ma sembra si tratti solo di espressioni linguistiche che non dicono nulla, se non l’impossibilità di dire qualcosa.
– Ripeto, come se ne esce? Abbiamo visto che la ‘Teologia Positiva’ presume di poter dire qualcosa di Dio, ma costruisce un Dio astratto, un Dio estraneo alla creazione. La ‘Teologia Negativa’ afferma che non si può conoscere nulla di Dio e quindi non se ne può parlare. La Teologia fondata sul Principio Analogico dice che se si trovano somiglianze tra creatura e Creatore, non bisogna illudersi perché sono molto di più le dissomiglianze.
– Ci resta da vedere se queste sono le uniche vie o ce ne sono altre.
– Mentre riprendiamo la via del ritorno, se ci sono altre vie ti prego di presentarmele
– Già l’ho fatto quando ti ho parlato del ‘Principio Ontologico’… ma ora dobbiamo riprenderlo in considerazione
– Io, da quando me lo hai esposto, sto continuando a pensare a questo tuo ‘Principio Ontologico’ con il quale affermi che ‘Dio crea dando se stesso’. Quindi la Creazione è la Manifestazione di Dio. E questo significa che ‘l’Essere di Dio’ e ‘l’Essere della Creazione’ sono lo stesso ‘Essere’.
– Sì, hai capito bene. E’ proprio questo che io chiamo ‘Principio Ontologico’.
– Basandoti su questo ‘Principio’ hai mostrato che le tre vie che tentano la conoscenza di Dio, la ‘Teologia Affermativa’, la ‘Teologia Negativa’ e la ‘Teologia Analogica’, falliscono il loro scopo proprio per una concezione pregiudiziale che consiste nel ritenere che Dio abbia creato un essere diverso dal suo e quindi ci siano due esseri e non uno.
– Stai facendo un bel riassunto del nostro percorso…
– Ma come ti ho già detto prima, il problema è come si fa ad asserire che Dio esiste ed è l’Unico Essere. Prima hai detto che lo davi per scontato, presumo perché entrambi crediamo in Dio. Ma non basta! Bisogna trovare delle ragioni valide per tutti perché, questo è il punto, credere in Dio non equivale a credere all’Essere Unico in cui ‘Dio e Creazione coincidono’.
– Certamente. Ti ho già anticipato che voglio dirti da dove ricavo questa mia certezza. E ti ho anche detto che, secondo la mia esperienza, la ‘Ricerca di Dio’ e la ‘Rivelazione’ possono incontrarsi in modo proficuo.
– Questa sarebbe una nuova via rispetto a quelle che mi hai illustrato finora.
– Sì, una via che io ho percorso. E prima di rientrare a casa spero di riuscire a dirti come sono arrivato a formulare queste mie convinzioni, davanti alle quali, ci tengo a ribadirlo, sei libero, totalmente libero di accoglierle oppure no. Non voglio convincerti… voglio solo persuaderti!
– Se il cammino nell’Essere e verso l’Essere non è libero… non è un vero cammino.
– Siamo d’accordo. Rifiutare l’opinione, perché di opinione si tratta, che tra l’Essere di Dio e l’Essere del Creato ci sia un abisso ontologico significa sbarazzarsi di un pregiudizio che ostacola la nostra ricerca della Verità.
– Mi sbarazzo volentieri di questo ingombrante pregiudizio.
– Invece affermare la ‘coincidenza ontologica’ tra Dio e la Creazione consente di aprirsi alla conoscenza del ‘Mistero dell’Essere’ e quindi del ‘Mistero di Dio’ molto di più.
– Va bene, ma per affermarlo, ripeto, occorre avere delle valide ragioni.
– Sì, ‘ragioni’, hai detto bene, non ‘ragionamenti’ e ora ti presenterò le mie ‘ragioni’ che sono la mia stessa esperienza di vita. -Ti ascolto con la massima attenzione.
15. La ricerca della Sapienza per la vita
– Ora ti parlerò di me, del mio cammino personale alla ricerca della conoscenza. Io verso i 12 anni ero completamente ateo. Non avevo fatto nessun ragionamento filosofico, nessuna sottile disquisizione. Il mio ateismo era ‘un dato di fatto’ ed era ben consolidato. Non credevo più in Dio, nel Dio che mi era stato insegnato al Catechismo quando, a nove anni, mi preparavo a ricevere la Comunione e la Cresima. Questo è stato il mio punto di partenza.
– Ateismo come ‘dato di fatto’ senza nessun ragionamento per affermarlo?
– Sì. Anche se qualche considerazione mi frullava in testa. Ad esempio quelli che intorno a me ostentavano la fede erano vecchi, brutti, insignificanti. Per cui pensavo tra me: ‘Guarda come si sono ridotti a forza di credere in un Dio che non c’è!’.
– Constatazione… più che deduzione: ‘Credere fa diventare brutti e vecchi’. Non conoscevi giovani o persone mature che testimoniassero la loro fede?
– Purtroppo no.
– Quindi non trovavi eccezioni alla regola.
– Ti sto raccontando la mia esperienza di pre-adolescente, tutto qui. Un’altra constatazione era la contro-testimonianza di qualcuno che era zelante nel correre in chiesa e non si perdeva neanche una funzione, ma nella vita si comportava peggio di chi non credeva.
– Insomma, ti davi da fare ad osservare… e non avevi esempi edificanti.
– Neanche da suore e preti. Ma non voglio narrarti episodi spiacevoli… e ne avrei. Ti dico solo che da lì conferme della bontà della fede non me ne sono venute, anzi!
– E questo tuo ateismo te lo tenevi dentro o lo dichiaravi?
– Beh, a dodici anni a nessuno importa di quello che pensi tu. Ma in certe occasioni avevo delle discussioni con i miei coetanei. Uno di questi, un giorno, voleva convincermi che tutto nasce da qualcosa, per cui alla fine risalendo di vita in vita… si arriva a Dio creatore.
– Ah, interessante. Voleva che accettassi una delle cinque vie: Dio causa prima! ‘Di causa in causa si arriva al Primo Principio incausato da cui dipende tutta la serie’. E tu?
– Il mio amico non usava codesti paroloni ma il concetto era quello. Io rispondevo: ‘Sai che ti dico? Per me il mondo è sempre esistito quindi non c’è bisogno che qualcuno lo abbia fatto’. E questa affermazione lo lasciava interdetto e non sapeva che cosa ribattere.
– Ma non avevi sotto sotto qualche dubbio, qualche incertezza?
– No, te lo assicuro. Dio per me non esisteva affatto e quindi non me ne occupavo proprio. Avere dubbi significa arrovellarsi, porsi domande… non facevo niente di tutto questo. Anzi, crescendo, quindi ora ti parlo di quando avevo sedici anni, ho letto libri come ‘L’essenza del Cristianesimo’ di Feurbach il quale, come sai, sostiene che Dio non è altro che una proiezione compiuta dall’uomo per idealizzare le perfezioni che gli mancano.
– Caspita! A sedici anni già leggevi Feurbach! Eri precoce assai.
– Erano libri che trovavo in casa mia. Libri che costavano poco della BUR, la Biblioteca Universale Rizzoli. Li comprava mio padre e io li leggevo. Allora costavano cento lire
– Insomma erano alla portata di tutte le tasche.
– Ho letto la ‘Vita di Gesù’ di Ernest Renan che sosteneva che Gesù era un semplice uomo. Leggevo libri del genere e, alla fin fine, il mio ateismo e la mia critica alla religione cattolica si consolidava, si attrezzava e trovava conferme.
– Perbacco, eri un lettore accanito.
– Mi appassionavano i romanzi di Jack London, il famoso ‘Zanna Bianca’ e anche il ‘Richiamo della foresta’, ma ho letto anche ‘Martin Eden’. In cui ci sono anche riferimenti autobiografici. Martin è un marinaio che vuole diventare scrittore e si innamora di Ruth, una ragazza dell’alta borghesia americana. Lei lo lascia perché non ha un soldo ma quando raggiunge finalmente il successo vorrebbe tornare da lui. London con questo romanzo ha inteso attaccare l’individualismo e il capitalismo cinico americano esponendo anche le sue idee socialiste. Martin alla fine si suicida annegandosi, torna al mare da cui era partito.
– Un romanzo molto pessimista.
– Eh sì, London non è solo il grande scrittore di Zanna Bianca. Ha combattuto una battaglia contro la società corrotta, sia statunitense che inglese.
– Non conoscevo Jack London sotto questo aspetto.
– Allora dovresti leggere l’impressionante ‘Popolo degli abissi’.
– Abissi del mare?
– Abissi dell’umanità! Siamo nel 1900. London si era vestito da straccione per girovagare nella città di Londra, nel quartiere ‘East End’ dove gli abitanti vivevano nella miseria più nera e nella degradazione sociale ‘abissale’. Il libro che egli scrisse è un’inchiesta in cui ha utilizzato dati raccolti di prima mano. Infatti volle vivere in prima persona la vita dei diseredati, frequentando dormitori pubblici e mense dei poveri e facendo amicizia con barboni e alcolizzati che, dopo essere stati cittadini normali, hanno iniziato una vita di stenti e sono finiti nella povertà. Gente che non aveva più nulla e sopravviveva ai margini della società subendo ogni sorta di angherie, maltrattamenti, disprezzo. E tutto questo a Londra nel cuore del Grande Regno Unito. Quel libro è stato un lucido e feroce atto d’accusa, un vero e proprio schiaffo alla prosopopea dell’Impero Britannico e alla sua Casa Reale!
– Stavi anche tu dalla parte dei poveri come un buon socialista o comunista o marxista?
– No, non ero né socialista, né comunista e neppure marxista ma soffrivo e mi indignavo per ogni forma di emarginazione e di povertà. Pensavo che per essere veramente marxista avrei dovuto leggere gli scritti di Marx. E quanto al comunismo ho letto in parte le ‘Lettere dal Carcere’ di Gramsci, scritte quando era al confino ad Ustica, in cui viene fuori il ritratto di un uomo intelligente, sensibile che amava la moglie e il figlio, a cui scriveva lettere affettuose e simpatiche.
– Altri libri inquietanti?
– Come no? Ho letto ‘L’Assommoir’ di Zolà, ovvero ‘Lo scannatoio’ che faceva la fotografia degli ambienti parigini popolari seguendo le vicissitudini di una ragazza zoppicante che è finita nell’absintismo e nella prostituzione. Una vita degradata.
– Zola uno scrittore crudemente realista.
– Sì, era un esponente della corrente del ‘Naturalismo’ e descriveva gli aspetti più crudi della realtà sociale francese.
– E lessi anche ‘La belva umana’ che mi fece molta impressione perché scavava nei meandri dell’inconscio e negli impulsi più tenebrosi che portano alla violenza e all’assassinio. E anche ‘Vita col prete’ in cui la protagonista vive un’esperienza religiosa ambigua, sentimentale, sensuale.
– Ai tuoi tempi la lettura di libri era ancora una pratica diffusa ma oggi si legge poco o niente e comunque non certo libri così impegnativi. Io non ho letto molto da giovane e comunque prediligevo i fumetti.
– In casa mia il lettore accanito era mio padre e ha trasmesso a me e ai miei fratelli il gusto della lettura. La BUR aveva pubblicato ‘I Miserabili’ di Victor Hugo. Mio padre ci stimolava a leggere quell’opera che si offriva in cinque volumetti. Insomma, io a dieci anni ho letto tutti i ‘I Miserabili’ appassionandomi alle vicissitudini di Jean Valjean, condannato ai lavori forzati per aver rubato un pezzo di pane per sfamare i suoi figli.
– Anch’io ho letto qualcosa de ‘I Miserabili’, ma non tutto. E’ un’opera immensa.
– Eppure in casa mia chi non leggeva ‘I Miserabili’ dalla prima parola all’ultima era considerato scherzosamente un ‘miserabile’ ed era preso in giro. E così mi sono sobbarcato questa fatica, ma ti confesso che quando Hugo girava intorno ad una situazione per pagine e pagine… io saltavo. Ricordo che ho saltato in parte la descrizione dei monelli di Parigi e di Gavroche e anche la disfatta di Waterloo, ma non mi sono perso la reazione del Generale Cambronne alla richiesta di arrendersi.
– Quella è proverbiale e i francesi ancora oggi quando succede qualcosa di spiacevole non riescono a trattenersi: ‘Merde!’. E’ più forte di loro.
– Lessi anche ‘I lavoratori del mare’ e mi è rimasta impressa la storia della gigantesca piovra. Addirittura mi si è stampata in mente una frase: ‘Dio eccelle nel sublime e nell’esecrabile’. La ‘piovra’, un animale spropositato che può avvinghiarsi alla carena di una nave e farla affondare. Per Hugo è ‘esecrabile’ ed è creata da Dio. Una concezione di Dio un po’ inquietante, non credi?
– Ma non leggevi anche romanzi più tranquilli, avventure, storie d’amore?
– Sì, anche quelle. Ricordo di aver letto ‘Paul et Virginie’ ma era una storia triste. E poi ‘I Viaggi di Gulliver’. Ma anche ‘I Gioielli indiscreti’ di Diderot, un romanzo ‘libertino’, assai licenzioso.
– Non lo conosco.
– Ah, ti sei perso uno spasso. Il Monarca di un grande Regno riceve un anello magico che quando è rivolto verso una dama della sua corte fa parlare il ‘suo gioiello’, che così è costretto a raccontare tutte le sue avventure amorose.
– Gioiello? Collana? Diadema?
– Ma no. E’ il sesso della donna che si confessa. Diderot con questa satira mette in berlina la corruzione della Corte del Re di Francia. Poi ho letto anche ‘La Monaca’, in cui metteva sotto accusa la vita nei conventi femminili dove regnava lusso, lussuria e le povere monache era sottoposte al dominio della Madre Badessa che a volte le insidiava anche sessualmente.
– Mi rendo conto che spaziavi in lungo e in largo nelle situazioni umane più diverse ma tutte difficili, problematiche, inquietanti.
– Ricordo che lessi anche ‘Le Lettere Provinciali’ di Biagio Pascal e in particolare mi colpì la sua critica alla ‘concezione della grazia’. Io allora non ne sapevo nulla, ma sentir parlare di ‘grazia sufficiente’, ‘grazia efficace’, ‘grazia preveniente’ e così via, mi rendevo conto della futilità della religione che mi appariva sempre più uno strumento di dominio. Pascal riusciva brillantemente a mettere in ridicolo tutti i bizantinismi dei Gesuiti a cui egli racconta di essersi rivolto per avere chiarezza. E anche l’ipocrisia della loro ‘Morale’ basata sulla ‘casistica’ e il ‘probabilismo’. Nauseante per me allora, ma anche oggi che ne so di più!
– Insomma già nella tua adolescenza e giovinezza ti nutrivi anche di testi di filosofia e teologia.
– Non ricordo di aver letto nulla di Marx ma comunque in casa mia arrivava anche una rivista, ‘Il Calendario del Popolo’ di ispirazione marxista-leninista. Una rivista interessante che trattava molti argomenti e io la leggevo con grande curiosità, mi acculturavo, ovviamente formandomi una ‘mentalità di sinistra’, atea, anticlericale.
– Questa rivista e quei libri li comprava tuo padre, vero? Quindi lui era di quelle idee, ovviamente.
– Sì, ma non parlavo con lui di queste cose. Io leggevo e basta.
– E di Marx e del comunismo che pensavi?
– Conoscevo di Marx la sua famosa espressione: ‘La Religione è l’oppio dei popoli’ e la condividevo in pieno. L’oppio è una droga potente che condiziona chi ne fa uso al punto che non ricerca più altro, non vuole più altro, completamente perso. Ecco, Dio una favola, Dio un’invenzione, Dio un inganno, Dio uno strumento di dominio. Man mano che crescevo aumentavano i ragionamenti e il mio ateismo si consolidava ulteriormente e si corroborava.
– L’ateismo è stato quindi il tuo punto di partenza per cercare Dio?
– Il mio punto di partenza, sì… ma non per cercare Dio. Non cerchi ciò che non c’è, vale a dire, ciò che ritieni non ci sia.
– Quindi un vero ateismo.
– Sì, e non mi preoccupavo neanche di negare l’esistenza di Dio. Ero un ateo non polemico. Il mio ateismo era la mia condizione esistenziale, capisci?
– Tento. Per chi non è mai stato ateo è difficile capire che cosa significhi esserlo.
– Se Dio per me non esisteva io però esistevo e avevo l’esigenza di sapere chi ero, che ci stavo a fare al mondo, che senso aveva la vita. E allora mi sono messo a ricercare… Avevo fame di conoscenza, ma non solo di cultura, tanto per sfoggiarla come erudizione. No, io ero alla ricerca della ‘Sapienza per la vita’.
– Cioè una conoscenza con cui rispondere a quelle domande così fondamentali che ti ponevi?
– Esattamente. E le conoscenze che mi erano state offerte dall’educazione cristiana, ad esempio dal Catechismo, che ogni tanto mi frullavano in testa come reminiscenze, le trovavo ridicole: ‘Chi ci ha creato?’… ‘Ci ha creato Dio’. ‘Perché ci ha creato?’…’Per conoscerlo, amarlo, servirlo e poi goderlo in Paradiso’. Per chi vuole comprendere il ‘senso della vita’ queste nozioni sono quanto di più superficiale gli si possa offrire. Inoltre mi dava fastidio quel ‘Ci ha creati per servirlo,’ che poneva l’uomo nella situazione di ‘servo di Dio’. Dio ci avrebbe messo al mondo per avere dei servitori? Quindi gli esseri umani esistono in funzione di Dio? No, se questo è Dio… è meglio negarlo. Un Dio così non vale la pena di prenderlo in considerazione!
– Certo che eri molto precoce! Dall’ateismo come ‘dato di fatto’ sei passato presto all’ateismo ‘argomentato’!
– Argomentavo quel poco che mi occorreva per toglierlo di mezzo come pensiero ingombrante e quindi potermi impegnare liberamente nella mia ricerca sul ‘senso della vita’.
– E come svolgevi questa ricerca?
– In tutti i modi che avevo a disposizione. In realtà procedevo a caso. Ormai avevo diciassette anni e leggevo qualsiasi cosa mi capitasse in mano… poeti, filosofi, storici, scrittori di romanzi, commediografi. Ogni tanto scrivevo delle poesie, tenevo un diario dove riflettevo su quello che mi capitava.
– Non dipendevi più soltanto dalla biblioteca di tuo padre.
– No, il mio orizzonte si era dilatato ed esploravo ovunque mi era possibile con una curiosità insaziabile. Cercavo… capisci? Cercavo il senso dell’esistenza e speravo di trovare qualcuno che me lo svelasse.
– Un percorso il tuo veramente ‘sui generis’. Molto interessante e per me molto istruttivo. Anzi, fermiamoci un po’ qui perché non vorrei arrivare a casa prima che tu abbia finito il tuo racconto, che è una preziosa testimonianza.
– Accolgo la proposta. Ecco, sediamoci qui.
– Ti ascolto.
– Ero alla ricerca del senso della vita, alla ricerca di me stesso e quindi mi studiavo, mi mettevo alla prova, cercavo, sperimentavo. Mi ero messo in testa che dovevo fare esperienze sensoriali visive, olfattive, auditive, tattili e gustative per acquisire un rapporto consapevole con la realtà. Annusavo le erbe aromatiche dell’orto, guardavo il mare a lungo per sensibilizzarmi ad esso, esploravo la natura, ascoltavo musica classica… ma anche le canzonette. Ricercavo, sperimentavo e disciplinavo me stesso imponendomi delle mete per padroneggiare le mie emozioni, i miei impulsi, le mie incapacità. E maturavo sempre più la convinzione che con la forza della volontà possiamo cambiare noi stessi, migliorarci, sviluppare le nostre migliori risorse.
– Tante esperienze, tante scoperte ma…hai trovato il ‘senso della vita’?
– E’ stata una conquista graduale. Ma ora voglio raccontarti un episodio che forse potrà apparirti del tutto inventato basandoti su come mi conosci ora a tanti anni di distanza, ma ti assicuro che è la pura verità. Nella libreria di casa ho trovato un volumetto logoro, sgualcito, privo anche di copertina. Che cos’era? I Vangeli.
– Ah, che bella sorpresa.
– Io in quel periodo leggevo di tutto. Ti basti che a volte andavo davanti alla libreria, un armadio pieno di libri, ed ero preso dal capogiro, una specie di vertigine. Era come se contemplassi la mia sterminata e abissale ignoranza e dicevo tra me: ‘Devo leggere tutti questi libri. Io non so niente. Come farò?’.
– Per te saperti ignorante era un vero e proprio dramma.
– Sì. E allora poiché dovevo leggere tutto anche se con diffidenza mi sono messo a leggere i Vangeli, particolarmente quello di Giovanni. Sono andato avanti un po’, ma ad un certo punto non ce l’ho fatta più, perché mi stava crescendo dentro una esasperazione, una rabbia furiosa. Quello che mi irritava era l’appello continuo alla fede e in particolare l’espressione: ‘Se credi vedrai… la gloria di Dio’. Ad un certo punto, al colmo della tensione ho detto a voce alta: ‘No, io prima voglio vedere e poi crederò!’. E ho preso il libro e l’ho scagliato, letteralmente scagliato, contro la parete di fronte a me.
– Accidenti! Questo è stato il tuo primo approccio con il Vangelo! Roba da non credere.
– Eppure è la verità. E devi sapere che poi, anni dopo, quando ho scoperto Cristo sono andato a cercare quel volumetto e l’ho trovato. Era ancora lì e ne sono divenuto il custode.
– Una storia incredibile ma visto che tu l’hai vissuta e la testimoni… ti credo.
– Bene. Ricordati di quello che hai appena detto. Ti sarà utile tra poco.
– Quindi quel giorno hai chiuso col Vangelo e con Gesù Cristo.
16. Le Religioni orientali
– Proprio così. Casualmente, un giorno, mi è venuto in mano un libro sullo Zen, il Buddismo che si è sviluppato in Giappone. Lì l’autore, un certo Suzuki, parlava del ‘sàtori’ cioè l’illuminazione ottenuta nella pratica della meditazione. E qua e là affiorava il tema del ‘paradosso’ come mezzo per spiazzare la ragione logica e aprirsi alla realtà accostandosi ad essa in modo più esperienziale, cercando una sintonia più profonda. Mi venivano in mente le mie esperienze sensoriali per entrare in contatto con le cose. Spontaneamente, senza saperlo, avevo svolto attività codificate dallo Zen.
– Quel libro ti ha quindi aperto la strada per una ricerca più sistematica?
– Da quel momento mi sono messo a ricercare libri che illustravano il Buddismo e quindi ho conosciuto la figura del Budda che offre una via di elevazione, perfezionamento, distacco. Per chi ci crede anche una via di liberazione dalla catena delle rinascite, la ‘Ruota del Samsara’. Ma in quel momento non accettavo la ‘Reincarnazione’. Io ero molto diffidente, questo te lo devo dire molto chiaro. Se ‘La Religione è oppio dei Popoli’ tutte, non solo il Cristianesimo, possono compiere la funzione di ingannare e addormentare le coscienze e predisporle al dominio dispotico dei potenti. Quindi io non intendevo accettare nozioni, rivelazioni, conoscenze che non fossero più che sicure. Per cui passavo tutto al vaglio della mia intelligenza, anche se cominciavo a intravedere che poteva esserci anche una realtà invisibile e irraggiungibile con i soli mezzi razionali.
– Un atteggiamento molto circospetto e prudente…
– Quando si entra nel mondo dell’Oriente l’orizzonte si allarga e puoi spaziare alla grande in una sapienza millenaria. E così ho cominciato a leggere libri di quelle tradizioni: Induismo, Taoismo, Buddismo, Confucianesimo… L’induismo poi ha molti sentieri che sono tra loro complementari. Io mi sono dedicato particolarmente alla Bhagavad Ghita, alle Upanishad, allo Yogasutra e al Samkya. Buddha non parla mai di Dio. C’è chi sostiene che fosse ateo, e lo credevo anch’io, ma successivamente leggendo Raimond Pannikar, un gesuita di madre spagnola e padre indiano, ho scoperto un risvolto segreto. Buddha non parlava mai di Dio… perché di Dio non si può dire nulla! Capisci?
– Caspita! Atteggiamento ‘apofatico perfetto’! Non si può dire neanche che non si può dire nulla!
– Eh sì! Se è vero quello che sostiene Pannikar, Buddha si è messo al sicuro evitando disquisizioni e teologie e ha potuto concentrarsi sul lavoro ascetico. Per me era tranquillizzante, visto che non lo nominava neanche.
– Ormai la tua ricerca era approdata al vasto mondo delle Religioni Orientali.
– In epoca non sospetta. Allora non c’era la New Age, questo fenomeno composito dove tutto viene mischiato senza nessun vaglio o discernimento. Però in questo gran calderone c’è sia il buono che il cattivo. Le tradizioni religiose e culturali delle varie Civiltà sono state messe a disposizione di tutti, anche se a volte manipolate, strumentalizzate e saccheggiate. Siamo stati inondati da Medicine Alternative, dalla Magia, dallo Spiritismo, dalla Teosofia e via dicendo. Sì, bisogna discernere ma senza buttare via con atteggiamenti pregiudiziali, come fanno i cattolici. La mentalità cattolica è rimasta quella dei ‘Conquistadores’: distruggere ogni civiltà, ogni religione, impiantare il cristianesimo con la violenza, schiavizzare e appropriarsi di tutto.
– Ci sono anche missionari seri, rispettosi e volenterosi che si rimboccano le maniche per soccorrere la povera gente e offrire loro l’elevazione sociale, la cultura, il lavoro. Insomma quella che si chiama ‘Promozione sociale’.
– Sì, è vero. Persone coraggiose e ammirevoli! Ma fanno parte pur sempre di una organizzazione, la Chiesa Cattolica, appunto, che li manda ad evangelizzare con il fine catturare dei neofiti per inserirli nell’unica e vera religione che è il Cattolicesimo. Quindi anche la carità finisce con essere un mezzo per raggiungere uno scopo, mentre la vera carità dovrebbe essere solo amore che diventa servizio disinteressato!
– Sì, sono d’accordo con te. Ma non ti scaldare troppo, non ti fa bene.
– Sì, è vero. Alla mia età bisogna stare sempre molto calmi ma davanti a certe enormità, certe ipocrisie… l’indignazione diventa rabbia o con parola più elegante ‘ira’.
– Ho letto che Ignazio di Lojola, mentre esortava a dominare tutte le passioni, diceva: “E’ necessario tenere a freno tutte le passioni ma dell’irascibile bisogna conservarne alcuna parte”. Interessante no? Secondo me voleva dire che occorre essere agguerriti, grintosi per affrontare prove, tentazioni e ostacoli.
– Ragionava da buon soldato e in questo aveva ragione. Ma è meglio lasciar stare i Gesuiti, che sono nati da lui, e presentano luci e ombre.
– Beh, sei tu che poco fa mi hai parlato di Raimond Pannikar!
– Sì. è vero. Bisogna non fare di ogni erba un fascio. Hai ragione. Ci sono lodevoli eccezioni anche tra i Gesuiti, e mi viene in mente Matteo Ricci che ha saputo farsi amare dai Cinesi, così diffidenti!
– Che cosa hai appreso dalle Religioni Orientali?
– Ciò che ho imparato, anche se ho resistito parecchio, è l’esistenza dell’invisibile che poi è la realtà dello spirito, a cominciare proprio dallo ‘spirito personale’, cioè ‘il mio spirito’. Vedi, in tutte quelle Tradizioni c’è l’invito a meditare, ma non nel senso di ragionare come riteniamo noi, bensì nel senso di calarsi dentro di sé, sperimentare la propria interiorità e quindi ‘sentire lo spirito’. E lo senti proprio. Non lo vedi… ma lo senti. Senti di esistere oltre la dimensione del corpo e della psiche in una profondità reale, indubitabile. Diciamo che questa è la ‘consapevolezza di sé’ che tutti hanno ma in modo direi ‘inconsapevole’. Capisco, è una contraddizione, ma è così. Bisogna arrivare alla ‘consapevolezza di sé’ veramente cosciente, stabile, sicura.
– Ecco un approdo prezioso della tua ricerca! Sei arrivato alla consapevolezza di essere spirito, di avere un’interiorità oltre la mente e il corpo. E’ una grande conquista!
– Sì, ma il ‘senso della vita’? Sono qui sulla terra per essere ‘consapevole di me stesso’, va bene. Ma io chi sono? E questo universo… perché esiste? E io che cosa devo fare, visto che non starò qui a lungo? Tutti muoiono e morirò anch’io prima o poi. Quanto tempo avrò per capire, per sapere la verità su di me, sul mondo?
– Non hai nominato Dio.
– Ti ho detto che ‘cercavo la verità’ non Dio. Ora so che le due realtà coincidono, ma allora no. E ti dirò che in questo modo la ricerca è più libera.
– Se hai scoperto di avere in te una profondità… magari proprio lì possono sorgere delle intuizioni anche nei confronti di Dio, senza che tu lo ricerchi esplicitamente. Mi viene in mente che il ‘Figliol Prodigo’, quel giovane che si è allontanato dalla Casa di suo Padre, ad un certo punto ‘rientrò in se stesso’ (Lc 15,17) e nella profondità del suo spirito, cioè nel cuore, decise di tornare a casa dal Padre, che rappresenta Dio. Quindi sarà stato così anche per te, no?
– No. Se Dio non esiste non c’è una casa dove abita e alla quale si possa fare ritorno. Tu mi fai diventare credente troppo in fretta, amico mio. Mentre la mia ricerca è stata lunga, accidentata, faticosa e anche dolorosa, drammatica e in certi momenti tragica!
– Non volevo offenderti, ma mi sembrava che fossi ad un buon punto.
– Torniamo alla lettura dei Testi Sacri dell’Induismo. Nella Bhagavad Gita vengono esposti due Principi che danno origine a tutte le cose e sono ‘Purusha’ e ‘Prakriti’ che corrispondono ad analoghi Principi nel Taoismo che sono ‘Yang’ e ‘Yin’, detti anche ‘Cielo’ e ‘Terra’. L’attività di questi due principi complementari, che in definitiva sono ‘Uno’, risultava molto interessante. Conosci il ‘simbolo del Tao’, che per loro è l’Uno? Un cerchio con dentro il Bianco e il Nero. Man mano che il Bianco diminuisce il Nero aumenta e, in ognuno di essi, c’è un piccolo cerchio, nero nel bianco e bianco nel nero. Acquisivo queste conoscenze con beneficio di inventario, come si dice, perché… dove sono le prove che la realtà universale è retta da queste due forze? Come si sono formate queste conoscenze?
– Eh già, le prove! Non basta che siano esposte visioni affascinanti… bisogna provarne la verità con delle dimostrazioni inoppugnabili!
– No, non è così! Se qualcuno avesse cercato di dimostrarmi che questa è veramente la realtà delle cose non sarebbe stato diverso dai nostri filosofi o teologi. Io non mi sarei arreso a nessun ragionamento dimostrativo. Io per ‘prove’ intendendo acquisire delle certezze non su dei ragionamenti ma su convinzioni più profonde. Dovevano esserci vie più sicure dei ragionamenti logici!
– Adesso ho capito. Insomma, già allora sia la ‘via affermativa’ che la ‘via negativa’ riguardo all’esistenza di Dio per te non avevano alcun valore.
– E’ così. Ma ad un certo punto, studiando il Samhkya, che era diventata la mia lettura preferita, ho ricevuto un insegnamento che per me è stato risolutivo. L’autore espone i ‘mezzi di conoscenza sicuri’. C’è la ‘percezione diretta’ sia dei cinque sensi che dei sensi interni e anche delle facoltà spirituali. Poi c’è la cosiddetta ‘inferenza’, che consiste nel partire da un ‘dato reale’, noto e indubitabile, per affermare un ‘dato’ altrettanto indubitabile e reale di cui però non si può avere esperienza. Ad esempio se c’è una sedia io ‘inferisco’ che qualcuno l’ha costruita. Questa è un’inferenza sicura.
– Cioè possiamo risalire dall’effetto alla causa?
– Sì, ma stando attenti a non sbagliare. Potrei inferire che l’ha costruita il falegname del villaggio e invece viene da un altro villaggio. Quindi è necessario limitarsi a ‘inferenze sicure’, come se le vedessimo con i nostri occhi.
– Non ci sono altri mezzi di conoscenza?
– Sì, secondo il Samhkya c’è un mezzo altrettanto sicuro quanto la percezione diretta e l’inferenza, anzi in certi casi anche di più. Questo mezzo ci fa conoscere ciò che non possiamo sperimentare direttamente, né ricavare da un fatto reale ed è… attento bene, perché si tratta di una via estremamente importante che per me, come ti ho detto, è stata risolutiva. Questa preziosa via è la ‘conoscenza basata sulla parola degna di fede’.
– Ma chi può pronunciare questa ‘parola degna di fede’?
– Soltanto una persona che sia ‘degna della nostra massima fiducia’. Inoltre questa persona non deve esprimere suoi pensieri o convinzioni sue ma semplicemente ‘testimoniare’ ciò ha visto, udito, percepito in modo inequivocabile.
– Quindi ‘essere testimone’ e ‘testimoniare’.
– Esatto. Ci sono eventi a cui noi non abbiamo assistito che però ci riguardano, è importante conoscerli in ogni dettaglio. Se ci sono testimoni onesti, che non hanno alcun interesse a mentire e a ingannarci con una falsa testimonianza… ebbene possiamo conoscere con certezza ciò a cui non abbiamo assistito direttamente.
– E’ molto importante però che questi ‘testimoni’ siano veramente ‘persone degne di fede’.
– Sì, importantissimo! Per questo i ‘testimoni’ devono essere accreditati in vari modi: la loro condotta di vita, la probità, la veracità pregressa, ossia non sono mai stati smentiti in passato sulle loro testimonianze. E quanto più delicati sono i fatti che testimoniano tanto più devono essere sottoposti ad un severo discernimento sul loro equilibrio, serietà e attendibilità.
– Certo, è un mezzo di conoscenza importante ma non capisco perché sia stato per te ‘risolutivo’.
– Vedi, questo ‘mezzo di conoscenza’, noi lo usiamo in continuazione ogni giorno. Non potremmo vivere in società se non lo usassimo. Ci dobbiamo fidare di un sacco di gente, dal medico che ti fa una diagnosi e ti prescrive una cura, ai giornali che ci informano dei fatti accaduti nel mondo, alle testimonianze dei nostri genitori che ci raccontano le prodezze di quando eravamo piccoli e che noi non ricordiamo, agli amici che ci aprono il loro cuore e ci raccontano la loro vita.
– Va bene, lo capisco, sono fatti importanti nella nostra vita di relazione, ma che cos’hanno di ‘risolutivo’? Niente!
– Se un asceta fa un’esperienza spirituale molto elevata e vuole fartene partecipe, può testimoniarla e se tu lo accogli come ‘degno di fede’ acquisisci una conoscenza che non puoi avere in nessun altro modo.
– Bisogna che sia un ‘asceta’ vero, serio, posato… perché, se così non fosse, potrebbe avventurarsi in esperienze mistiche confuse e anche false.
– Te l’ho detto: deve essere ‘persona degna di fede’. E allora ecco che Budda, Lao Tsé, Samkara, solo per citarne alcuni, potrebbero essere considerati ‘persone degne di fede’ e quello che hanno detto diverrebbe una ‘testimonianza veritiera’ di ciò che hanno visto e udito. Capisci ora perché questa ‘via di conoscenza’ è risolutiva? Mi permette di acquisire conoscenze che io direttamente non posso, per il momento, sperimentare e riguardano proprio la ‘Sapienza per la vita’ che stavo cercando. Tra poco ti dirò come ho sfruttato questo ‘mezzo di conoscenza’, ma ora devo parlarti della mia scoperta di Gesù Cristo.
17. Incontro con i Testimoni
– Scoperta? Finalmente! Eravamo rimasti al Vangelo scagliato contro il muro.
– Eh sì. Anche se quando ero bambino mi avevano parlato di lui ma io lo avevo cancellato dal mio orizzonte. Se Dio non esiste neppure Gesù Cristo, che si presenta come Figlio di Dio, merita attenzione. Se si tratta di un uomo, che dice di essere Figlio di Dio, allora è un millantatore, un mitomane, un simulatore, un impostore… e via dicendo.
– Forse Renan ti stava ancora condizionando, non pensi?
– Sì forse, ma non solo lui. Ebbene un giorno m’è capitato tra le mani il libro di un tale per me sconosciuto, un certo Sant’Antonio Maria Zaccaria fondatore dei Barnabiti. Costui aveva raccolto in ordine alfabetico delle ‘massime sapienziali’ di origine cristiana. Mi ha colpito la prima che ho letto e così ho continuato a sfogliare quel libro e ho trovato altre espressioni interessanti e stimolanti.
– E quella frase che ti ha colpito che diceva?
– Diceva questo: ‘L’amore è fondato sulla conoscenza’. Forse a te non dice nulla ma io l’ho recepita come una illuminazione. Io cercavo la ‘conoscenza’ vale a dire una conoscenza pratica, capace di cambiare la mia vita, ebbene lì veniva associata la conoscenza con l’amore, anzi l’amore con la conoscenza. La ‘Sapienza per la vita’ deve contemplare sia l’amore che la conoscenza, due esigenze così essenziali per ogni essere umano. E l’amore, per essere vero, deve fondarsi sulla conoscenza.
– Conoscenza vuol dire ‘verità’. Quindi ‘Verità e Amore’ di queste due realtà abbiamo sete e fame.
– E allora sai che cosa ho pensato? Vedi, quel libro raccoglieva la ‘sapienza cristiana’, vale a dire quanto avevano elaborato mistici e asceti a partire dalla loro fede in Cristo. A quel punto ho fatto una semplice riflessione: ‘Vuoi vedere che anche Gesù Cristo ha qualcosa da dirmi così come i saggi indiani, taoisti, buddisti?’.
– Quindi hai cercato di saperne di più su Gesù Cristo. Non lo consideravi più un ‘tabù’?
– Non mettermi fretta. Voglio esporti tutti i passaggi che per me sono importanti perché dal deserto assoluto al primo filo d’erba la trasformazione è graduale. Fidati di chi l’ha vissuta.
– Che hai fatto, allora.
– Ho letto tutto quel libriccino confezionato in ordine alfabetico che partiva dall’Amore e poi parlava della Carità e via via dell’Umiltà, della Libertà, della Meditazione, dell’Orazione, dello Spirito, delle varie Tentazioni fino alla Visione di Dio. Come vedi un panorama completo. Beh, dato che io cerco sempre le fonti più autentiche e originarie ho pensato che avrei dovuto cercare Cristo nei Vangeli e ho cominciato a leggerli per continuare la mia ricerca della ‘Sapienza per la vita’.
– Non ti sei ricordato in quel momento che avevi scaraventato Gesù contro la parete?
– Sai che non mi è venuto in mente? Anche perché stavo accostandomi a Gesù in modo nuovo, ossia lo paragonavo agli asceti orientali, con cui sembrava avere delle somiglianze.
– Quindi per te si trattava di documentarti, di leggere non di ‘credere’.
– Cominciavo a vederlo come un possibile ‘testimone’ di realtà a me sconosciute. E in questo mi sembrava simile agli asceti e mistici orientali. Egli doveva avere esperienza del mondo interiore, per cui poteva essere un ‘testimone’ attendibile quanto gli altri, fino a prova contraria.
– Guardingo eh?
– Sì, Gesù faceva parte di quel mondo da cui mi ero staccato perché infido. Ma ecco che ora potevo avere un ‘nuovo’ approccio con lui e… prendere sul serio la sua testimonianza, comunque da soppesare e discernere.
– Gesù, ‘uno come gli altri’, capisco. Quindi un essere umano, un asceta, un saggio.
– Sì, niente di più. A dire il vero il primo contatto con i Vangeli, soprattutto quello di Matteo è stato deludente. La nascita di Gesù in una capanna, la Stella Cometa, i Re Magi… mi sembravano davvero una favola. Io da ragazzo amavo fare il Presepio ma ora stavo cercando la luce, la verità e non le favolette!
– Beh, avrai letto anche oltre, quando Gesù viene presentato adulto e insegna, fa miracoli, parla con i Discepoli.
– Sì, sono andato avanti e man mano che leggevo trovavo cose interessanti, consigli, indicazioni preziose, anche conoscenze, istruzioni per regolare la mia vita.
– Puoi offrirmi almeno un esempio?
– Certo, anzi ne avrei molti. “Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 6,34). Questa è saggezza e assomiglia molto alle raccomandazioni dei Monaci Zen.
– Un’altra?
– Ah, ci stai prendendo gusto. Allora ancora questa: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?” (Lc 14,28).
– Ti piacevano soprattutto i consigli pratici.
– La ‘saggezza’ o è pratica o non è. Quanto alla ‘sapienza’, beh anch’essa deve essere pratica, precisa, chiara.
– ‘Saggezza’ e ‘Sapienza’ sono entrambe ‘per la vita’, vero?
– Sì, ma la ‘sapienza’ va oltre la vita di tutti i giorni e introduce in altre dimensioni altrettanto vitali ma più profonde, come lo ‘spirito’. Questo era infatti il mio desiderio della ‘Sapienza’. Per questo ho deciso di interessarmi ai ‘mistici cristiani’. Gesù è vissuto duemila anni fa. La domanda che mi si affacciava imperiosa alla mente era: “Quello che lui faceva, la morale che ha esposto e messa in pratica…potrebbero essere vissuti in altre epoche, magari più vicine a noi?”. E allora ecco che mi sono avvicinato a san Francesco e ho letto gli scritti che narrano di lui. Incantevoli, ma un po’ troppo fiabeschi, soprattutto ‘I Fioretti’. E poi Caterina da Siena e il suo ‘Dialogo della Divina Provvidenza’. Beh, una donna eccezionale che andava spesso in estasi, diceva di comunicare con Dio Padre. E santa Teresa d’Avila con i suoi scritti appassionati e san Giovanni della Croce, mistico delle altezze, che rifiutava tutti i ‘doni di Dio’ con quel ‘nada’ così radicale per arrivare più rapidamente a Dio.
– Ma allora, in qualche modo, tutti questi santi e mistici, sia cristiani sia induisti o buddisti, ti aprivano alla conoscenza di Dio, no?
– Eh no! Per me Dio continuava a non esistere. Loro descrivevano le loro esperienze elevate, interiori, spirituali …ma come potevo sapere se veramente erano in contatto con Dio? Come avere la certezza che ciò che sperimentavano aveva a che fare con Dio? Ecco il punto.
– Una situazione angosciosa.
– Sì, molto drammatica e difficile. Vedi, Paolo era un credente. Egli credeva fermamente in Yahvè ma non credeva che Gesù fosse il Figlio di Dio, e quando gli si è manifestato si è arreso. La sua conversione è stata molto diversa dalla mia. Io non credevo affatto nell’esistenza di Dio. Questo era lo scoglio da superare. Come potevo arrendermi se non avevo fatto alcuna esperienza di Dio? Non mi convinceva nessun ragionamento tendente a dimostrare l’esistenza di Dio, non mi fidavo di coloro che dicevano di credere in Dio e di aver comunicato spiritualmente con lui. Io fino a quel momento non avevo incontrato Dio, né mi si era manifestato e non lo avevo neppure intravisto.
– Mi sto chiedendo: ‘Ma io quale esperienza ho fatto di Dio per essere convinto della sua esistenza?’ e francamente non ricordo nulla. Come tu da ragazzo eri ateo spontaneamente, senza ragionamenti io ero credente spontaneamente, senza ragionamenti. Due condizioni opposte eppure simili in questo.
– Chi non ha vissuto questo tipo di deserto, non può comprenderlo e neppure credere che potesse trattarsi veramente di un deserto totale.
– Hai ragione. Sappiamo immedesimarci in situazioni vissute da noi stessi ma è assai difficile renderci conto di esperienze così divere dalle nostre.
– Il fatto che accadeva era che mi stavo destabilizzando dentro di me perché tutto quello che stavo leggendo apriva sempre più l’orizzonte di Dio. Avevo capito una cosa: se Dio esisteva doveva essere un solo Dio, al di là di tutte le distinzioni, tutti i nomi, tutte le fedi. E mi piaceva la frase di un indù: ‘Tanti sentieri per un’univa vetta’. E quando alla sera andavo a dormire… pensavo che esistesse questo Dio Unico e Impersonale, ma al risveglio del mattino quella convinzione era svanita. No, ragionare su Dio non mi faceva pervenire alla certezza che Dio potesse esistere. Ci voleva qualcosa in più. Avrei dovuto fare un salto nel buio… fare un atto di fiducia. Tutto quello che possiamo acquisire razionalmente non è sufficiente.
– Un atto di fiducia in Dio che ancora non sai se esista o no?
– E’ paradossale, eppure ad un certo punto mi sono reso conto che nessun ragionamento, bada che non dico ‘Nessuna dimostrazione’, ma ‘nessun ragionamento’ avrebbe potuto condurmi alla indubitabile certezza che Dio esista.
– Fidarsi di Dio nell’ipotesi che esista davvero? Mi sembra davvero una situazione assurda.
– E lo era. Io l’ho vissuta. E in quell’altalena esasperante sono rimasto a lungo e non è augurabile a nessuno, per quanto ‘col senno di poi’, riconosco che ha dato molto frutto.
– Ma come sei riuscito a venir fuori da questo stato oppressivo e francamente invivibile?
– Quello che mi ha salvato è stato davvero un atto di fiducia. Sono arrivato a persuadermi della verità della ‘conoscenza basata sulla parola di fede’ e quindi sulla ‘testimonianza dei testimoni’.
– Non riuscendo tu stesso personalmente a ‘fare esperienza di Dio’ sei arrivato a ‘fidarti’ di coloro che questa l’hanno fatta e testimoniata.
– Ma non solo con le parole. Essi hanno manifestato nella loro vita il frutto di quella loro esperienza soprattutto con gesti concreti di amore, benevolenza, servizio agli altri e un equilibrio, una saggezza, una capacità di affrontare difficoltà e problemi a tutta prova.
– E il fatto che esprimessero questi valori te li ha resi ‘testimoni credibili’?
– Sì, per me avevano conseguito una perfezione umana alla quale io aspiravo ed era l’effetto della loro sintonia con Dio. Un giorno, mi trovavo a Roma in quel periodo, mi sono seduto sul basamento di una colonna del famoso colonnato del Bernini sulla piazza antistante a san Pietro…
– Un luogo adatto, un luogo sacro, l’ambiente migliore…
– Alla luce di quello che so… oggi, non andrebbe più così bene, e mi troverei a disagio, ma allora, hai ragione, era il posto più adatto. Dunque, avevo un po’ di tempo e ho passato in rassegna tutti i ‘Testimoni’ di tutte le Tradizioni Religiose’ che avevo conosciuto. Testimoni di grande levatura, persone sicuramente ‘degne di fede’ che non solo avevano testimoniato le loro esperienze mistiche ma, e questo è il punto cruciale, avevano realizzato in se stesse una qualità umana, maschile o femminile, di grande eccellenza vivendo in conformità a ciò che annunciavano.
– E questa rassegna a che ti è servita?
– Con tutti questi personaggi davanti a me ho fatto una constatazione. Se avessi potuto chiedere da dove attingevano luce, forza, conoscenza e sapienza per essere quello che erano diventati, ossia persone generose, capaci di amare e di servire, dedite agli altri e pronte a qualsiasi azione a favore del prossimo… mi avrebbero risposto: ‘Dio’.
– Forse non gli asceti buddisti…
– Ma anche loro avrebbero fatto capire che attingevano forza e luce dall’alto o da qualche profondità, anche se non la chiamavano ‘Dio’! Ebbene, dopo questa prima constatazione ho fatto un altro ragionamento. I ragionamenti non servono per impadronirsi di Dio ma sono indispensabili a fare chiarezza in noi. Ebbene, ecco la mia considerazione: “Io devo essere più intelligente di tutti loro perché non credo in Dio, questa favola, questo mito, questa invenzione. Ma allora dovrei dimostrare la mia superiorità nella mia vita realizzando un essere umano eccellente, pieno di luce, pronto a offrirmi a chi ha bisogno invece di essere egoista, insicuro, chiuso in me stesso, titubante, esitante… No, l’umanità che riesco a malapena a vivere non è all’altezza della loro umanità. E il loro segreto è ‘Dio’, cioè ‘credere in Dio’ e porsi in relazione e arrivare alla comunione con lui”.
– Certo che ti sei confrontato con il ‘top’ dei santi, dei mistici, degli asceti…e nella competizione sei risultato perdente. Sfido io! Da una parte tu, in ricerca, dall’altra tutti loro al massimo del loro ‘exploit’.
– Ma non si trattava di una competizione. Loro erano le ‘persone degne di fede’ i ‘Testimoni’ che con le loro parole, ma soprattutto con la loro vita, rendevano evidente la ‘presenza di Dio’. Ecco il punto.
– Quindi ti sei appoggiato alla ‘testimonianza’ di ‘Testimoni credibili’ in quanto, prima di tutto, ‘testimoniavano’ con la verità della loro vita?
– Tu mi hai detto poco fa: ‘La tua storia è incredibile ma poiché l’hai vissuta in prima persona e me la racconti, anzi me la testimoni, io ti credo’’.
– Sì lo ricordo benissimo.
– Ti ho detto: ‘Ricordati di quello che dici perché presto ti sarà utile’.
– Sì, è vero.
– Bene questo è il momento. Io ho creduto a questi testimoni perché testimoniavano la loro ‘esperienza di Dio’ ed erano per me attendibili perché la loro stessa vita era coerente con le verità che testimoniavano.
– Ho capito perfettamente. Ecco in che consiste la ‘fede data ad un testimone credibile’.
– Allora posso continuare? Ho sempre la tua fiducia? Ti fidi di me che non ti racconti frottole?
– Ma certamente. So chi sei e come vivi. La tua vita è una testimonianza anche se tu stessi zitto. Però ti prego parla e ti assicuro che ti ascolto con la massima attenzione e… ti credo. E allora? Che hai fatto?
– Ho fatto un gesto di umiltà! Ho detto a me stesso: ‘Io ho torto e loro hanno ragione. Io nego Dio con la mia mente e loro lo affermano con la loro vita. Dio esiste! Ciò che essi sono diventati seguendo Dio, l’unico Dio, è la prova che Dio esiste. Ebbene, da oggi io affermo che Dio esiste davvero e non accetterò mai più nella mia mente il più piccolo dubbio su di lui, sulla sua esistenza!’. Ecco quello che mi sono detto, ovviamente dentro di me.
– Un momento solenne, una decisione capitale!
– Sì, per me sì, e sono contento che tu te ne sia reso conto.
– Nella piazza non era cambiato niente. C’era un bel sole, i colombi svolazzavano all’intorno, i turisti passeggiavano e fotografavano, le due fontane zampillavano e la facciata di san Pietro era tutta illuminata dal sole. Mi sono alzato lentamente, mi sembrava di essere diventato più alto e di dominare tutta la piazza e poi ho cominciato a camminare sempre ripetendo tra me e me: ‘Dio esiste!’, per fissare bene in mente la mia decisione ma anche perché non si insinuasse alcun dubbio. Ma stranamente nessun dubbio si affacciava. Quando una decisione è presa con convinzione, con fermezza, con determinazione è ‘nostra’ e nessuno può più portarcela via.
– Quindi ‘hai deciso’ che Dio esiste! Nessuna dimostrazione, nessuna esperienza diretta, solo la ‘parola degna di fede’ di ‘Testimoni’ tra i più sicuri di tutte le religioni. Dio raggiunto per convinzione! Beh, se tu l’hai percorsa è sicuramente una via valida.
– Una via sicura perché da quel giorno non ho più dubitato. Successivamente ho scoperto che sono stato dichiarato ‘beato’ da Gesù Cristo.
– Ah, davvero?
– Ricordi quello che Gesù Risorto ha detto a Tommaso dopo che ha messo il dito nelle piaghe del suo corpo?
– Certamente: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno! (Gv 20,29).
– Bene. Io faccio parte della schiera di questi beati. Non ho visto niente… e ho creduto.
– Ma Gesù si riferiva a coloro che avrebbero creduto alla sua Resurrezione.
– Sì, è vero. Ma io l’ho interpreto in senso ampio. Chi crede in Dio senza averlo visto è ‘Beato’… e comunque poi sono arrivato anche a credere alla sua Resurrezione. E quanto alla ‘Beatitudine’ devo dire che ‘aver deciso per convinzione l’esistenza di Dio’ ha placato la mia interiorità, credo proprio il mio spirito. Stavo bene, anche se la mia ricerca non era finita, anzi!
– Infatti mi chiedevo come ti rapportavi a Gesù Cristo. Dopo aver accolto le ‘testimonianze’ di tutti, quindi anche la sua, hai approfondito la conoscenza di lui?
– Quando ho deciso l’esistenza di Dio… per me Dio era il ‘Dio Unico’. Tutte le religioni al vertice delle loro credenze hanno il ‘Mistero’ del ‘Dio unico’. Per gli induisti è il ‘Brahaman’, per i Taoisti è il ‘Tao’, per gli Islamici è ‘Allah’, per gli Israeliti è ‘Yahvè’, per i Cristiani è ‘Dio’… e così via. Se c’è un solo Dio tutte le religioni hanno a che fare con lui anche se lo chiamano con nomi diversi. Per me Dio si è rivelato a tutti i Popoli, in tutte le Civiltà e Tradizioni Religiose. A quel tempo pensavo che una religione valesse l’altra e io potevo sceglierne una, quella che mi piaceva di più, oppure anche nessuna, bastava che mi rapportassi a Dio con sincerità, schiettezza e semplicità.
– Per te allora Cristo era fondatore di una religione come qualsiasi altro?
– Sì e no. Avevo studiato i Vangeli e mi era diventato più familiare degli altri, questo sì, ma non avevo motivi particolari per preferirlo a Buddha o Lao Tsé.
– Hai compiuto un cammino veramente metodico, non davi nulla per scontato. Sono ammirato della cautela con cui ti muovevi.
– Eh sì. E sai perché? Avevo paura di ingannarmi, di cadere in qualche trappola, di lasciarmi avvincere dal sentimento e quindi perdere la lucidità. Sul cammino della verità bisogna procedere di consapevolezza in consapevolezza.
– Passi sicuri, ponderati, a ragion veduta.
– Sì, senza nessuna fretta, anche se avevo bisogno di raggiungere la verità indubitabile, stabile, sicura. Un giorno mentre stavo leggendo un libro in francese sulla ‘Doctrine du salut chez les Pères dell’Eglise’ ho avuto una ‘illuminazione’ su Gesù. Stava nascendo in me la convinzione che Lui era veramente l’inviato di Dio a tutta l’Umanità. Mi si palesava chiaramente che il suo messaggio era ed è per tutti, senza limiti né confini, e ciò che offre è strabiliante perché riguarda la salvezza integrale di tutto l’essere umano ‘corpo, anima e spirito’ nella Resurrezione.
– E’ la ‘Divinizzazione Integrale’ che mi hai illustrato a più riprese.
– Sì, propria quella. Tutte le altre Religioni indicano la salvezza solo nella liberazione dello spirito dalla materia, oppure dalla ruota delle rinascite, dalla sofferenza, ma Gesù offre molto di più, offre la ‘Trasfigurazione totale’ offre la ‘Divinità’.
– La offre ma bisogna accoglierla.
– Certamente. La offre alla nostra libertà. Ma non la offre bella confezionata, no. Questo è l’aspetto più stimolante e rassicurante. Gesù Cristo, ‘a chi lo accoglie offre il potere di diventare Figlio di Dio’ (Gv 1, ). Ma non ‘Figlio di Dio’ di serie B. No! ‘Figlio di Dio come lui’. E non solo ‘Figlio di Dio’ nello spirito, ma ‘Figlio di Dio’ in tutto l’essere, vale a dire in modo integrale, coinvolgendo spirito, anima e corpo. Non è entusiasmante? Mi si apriva, anzi si dilatava davanti a me un orizzonte immenso, infinito, travolgente! Insomma, mi ha abbagliato e conquistato!
– Ecco un’altra ‘convinzione’… ma questa volta basata su un’intuizione o addirittura ‘illuminazione’.
– Che posso farci? E’ andata così! E da quel momento ho guardato Gesù con un occhio diverso e mi sono dedicato alla lettura dei Vangeli, anzi di tutto il Nuovo Testamento, e in modo particolare Paolo e Giovanni. Così, in modo graduale, andavo scoprendo la ‘Meravigliosa Rivelazione’ che Gesù era venuto a portare all’Umanità e quindi a me personalmente.
18. Rientro nella Chiesa Cattolica
– Il Cristianesimo partito da Gesù si è poi diramato in tanti rivoli, tante correnti, tante Chiese… e tu a quel punto ti sei trovato nuovamente nella necessità di scegliere a quale Confessione affiliarti, o mi sbaglio?
– Sì, andavo passo passo e, come hai notato tu prima, non davo nulla per scontato, anche perché non volevo cadere in qualche inganno. La mia diffidenza verso Dio, la Religione, i credenti, soprattutto i cattolici… mi rendeva circospetto, è vero. Comunque ad un certo punto mi sono lasciato convincere un’altra volta dai ‘Testimoni’.
– Altri Testimoni?
– No, altri no, Ma mi sono concentrato sui ‘mistici’ della tradizione cattolica, vale a dire San Francesco, Santa Caterina, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce e leggevo i libri scritti da loro e anche libri scritti su di loro.
– Raccoglievi documenti, prove, testimonianze.
– Sì. In quel periodo ho letto anche Sant’Agostino, soprattutto le sue ‘Confessioni’.
– Quell’Agostino che ora non fai che criticare…
– Eh già, ma allora mi è stato utile. In relazione a questi autorevoli personaggi ho pensato: ‘Se questi mistici, che intrattengono un rapporto così stretto, così intimo con Gesù, stanno nella Chiesa Cattolica e ubbidiscono a chi ne detiene l’autorità… chi sono io per tenermene al di fuori?’.
– Ma le tue prevenzioni verso la Chiesa Cattolica, che erano assai robuste e consolidate, sono svanite di colpo?
– No, è stato uno sviluppo graduale ma in fondo ho compiuto un altro atto di fiducia e di umiltà. Così sono rientrato nella Chiesa Cattolica a motivo della ‘testimonianza dei mistici’.
– E ora che hai assunto una posizione così radicalmente critica nei confronti della Chiesa Cattolica, del Magistero, dei Teologi, dei Dogmi sei pentito della scelta fatta? Voglio dire… riconosci di aver sbagliato? Ti sei fidato troppo?
– Vedi, io riconosco di essere stato in questo caso vittima della reputazione dei mistici. Anche i ‘Mistici’ sbagliano, anche loro possono ingannarsi. Ma ovviamente non sul fatto che Dio esista o no. E quando espongono le loro esperienze interiori rimangono ‘testimoni attendibili’. Si sforzano di esprimere l’inesprimibile e ci offrono conoscenze sul ‘Mistero di Dio’ e ci stimolano a percorrere la via per giungere al contatto con Dio, alla comunione con lui. Vie difficili, impervie, piene di rischi e pericoli. E quindi essermi fidato di loro per la testimonianza in favore di Dio non è stato un errore da parte mia.
– Ma ti hanno indotto al rientro nella Chiesa Cattolica e a sottoporti all’autorità della Gerarchia!
– Sì, fidandomi di loro, che ritenevo illuminati in tutto, ho deciso di aderire alla Chiesa Cattolica e di accettare l’Autorità Ecclesiastica. Sì, devo riconoscere che il rientro nella Chiesa Cattolica, l’accettazione della Dottrina Cattolica e soprattutto l’ubbidienza all’Autorità Ecclesiastica è stato un errore, un grave errore.
– Quindi fidarsi dei ‘Testimoni’ a volte può essere rischioso, ingannevole, insidioso e può indurre a commettere errori come questo. Errori anche macroscopici.
– Eh sì, lo ammetto. Non che quei ‘Testimoni’, cioè i ‘Mistici cattolici’ mi abbiano tesa una trappola intenzionalmente. No, di certo. Loro stessi erano convinti che aderire alla Chiesa Cattolica, pur con tutte le magagne, i problemi, le oscurità che presentava, era un dovere. E pensavano di rinnovarla stando al suo interno. Vedi il caso di Caterina da Siena che addirittura è intervenuta per riportare il Papa da Avignone a Roma, in un periodo di grave confusione in cui c’erano addirittura tre Papi in circolazione.
– Quindi erano e sono ‘Testimoni credibili’ riguardo alle loro esperienze spirituali e mistiche ma non avresti dovuto imitarli nella loro sottomissione all’Autorità della Gerarchia. In questo loro si ingannavano e diventavano, loro malgrado, ingannatori.
– Per questo bisogna essere molto cauti nel fidarsi dei ‘Testimoni’. I ‘mistici’ non sanno tutto, non vedono tutto, non capiscono tutto. E a volte si ingannano anche in ciò che sperimentano oppure quando cercano di descrivere le loro esperienze. Ti faccio un piccolo esempio. Santa Teresa d’Avila scriveva nel periodo in cui vigeva l’Inquisizione che, particolarmente in Spagna, era molto severa. Per cui Teresa doveva essere molto guardinga nel testimoniare le proprie esperienze, scritte tra l’altro per ordine dei suoi Padri Confessori. Orbene, la Teologia Tomistica imperante asseriva che l’essere umano è formato da ‘anima e corpo’. Teresa sperimentava la realtà dello ‘spirito’ e per poterne parlare ha escogitato una strategia, lo ha chiamato ‘apice dell’anima’. Se avesse detto che lo ‘spirito umano’, pur essendo unito all’anima, ha una sua vita specifica sarebbe incorsa nella ‘scomunica’. Capisci? Il fatto che questa verità la esponga chiaramente l’autore della Lettera agli Ebrei per gli Inquisitori Domenicani non aveva nessun valore. Contava quello che affermava autorevolmente Tommaso d’Aquino e il Magistero, da parte sua, approvava, chiaro?
– Chiaro ma terribile!
– Tornando a me, mi inserivo sempre più nella Chiesa Cattolica, frequentavo le chiese, partecipavo alle funzioni. Una volta mi sono sorbito pure uno zelante predicatore che faceva un ciclo di ‘Quaresimali’. Ascoltavo sperando di ricevere una qualche luce, ma francamente non imparavo granché. La mia istruzione l’attingevo soprattutto dalla Scrittura, ma non avevo esperienza per cui ho cominciato a leggere a partire dall’inizio, ossia dal Libro della Genesi e, approfittando di un’infermità che mi teneva a letto, mi sono letto buona parte di Libri del Vecchio Testamento.
– Ti sei sobbarcato un compito oneroso.
– Io ho sempre voluto ampliare la mia cultura e quella biblioteca di libri che chiamiamo Bibbia era lì a disposizione per me. Mi sono anche confrontato con San Paolo, e francamente all’inizio mi risultava assai ostico, difficile da capire e, pur essendo io alle prime armi, notavo in quello che scriveva anche delle contraddizioni. Comunque leggevo e rileggevo soprattutto quei passi che capivo di meno o niente affatto. In lui trovavo però, devo riconoscerlo, anche passaggi molto entusiasmanti.
– Un intenso lavoro che però ha dato frutto.
– Sì, la visione di Chiesa come risultava dagli Atti degli Apostoli e dalle Lettere di Paolo era convincente e anche appassionante. La Chiesa Cattolica, da cui mi ero allontanato da adolescente, non corrispondeva affatto a quello che andavo leggendo nella Bibbia. Proprio no. Ma in quel periodo si svolgeva il Concilio Vaticano II e i Vescovi stavano sfornando documenti che prospettavano cambiamenti, rinnovamenti, svolte. Così sembrava, per cui mi sono persuaso a rientrare a far parte della Chiesa Cattolica.
– Un rientro alla chetichella così come ne sei uscito.
– Ma sì, nessuno se n’è accorto, solo qualche familiare e tuo padre con cui avevo un’amicizia di lunga data. Lui imperterrito cattolico, praticante, devoto, anche se capace di critiche a certi atteggiamenti del Magistero. Beh, lo incontravo spesso. Gli dicevo anche qualcosa del cammino che stavo facendo ma lui non ha mai interferito. Parlavamo di tante cose anche di religione, ma a lui interessava parlare soprattutto di Gesù Cristo e anche a me. Condividevamo la passione per la poesia. Io scrivevo poesie e lui anche… Che vuoi, da giovani tutti scrivono poesie!
– Quelle di mio padre le conosco. Mi piacerebbe conoscere le tue.
– Forse, un giorno… Fanno parte dei miei errori di gioventù. Ah, dimenticavo. Un giorno in una libreria ho trovato ‘L’Imitazione di Cristo’, un libriccino tascabile e da quel momento lo portavo sempre con me. Ogni tanto lo leggevo ma francamente mi sembrava che presentasse una via troppo impegnativa: imitare addirittura Cristo! Per cui leggevo poche righe, a volte un capitolo, e lo chiudevo. Mi incitava, secondo me, a compiere passi troppo ardui per i quali non ero ancora pronto. – L’ho letto un po’ anch’io. Presenta una via ascetica da monaci. Si capisce che chi l’ha scritto doveva essere un religioso che viveva in un convento. Tommaso da Kempis, forse.
19. Le strade sbagliate
– Beh, alla fine mi sono deciso anche a ‘Confessarmi’. Mi sembrava che dovesse essere quello il rito adatto al mio rientro nella Chiesa Cattolica. e l’ho fatto andando proprio da un bravo cappuccino, un sant’uomo che viveva veramente in povertà e distacco.
– Testimoniava con la sua vita la sua fede in Cristo.
– Sì, e io cercavo qualcuno che oggi, duemila anni dopo Cristo, mettesse in pratica gli insegnamenti di Cristo in modo esemplare, come ha fatto ad esempio Francesco d’Assisi. Quindi doveva presentare i contrassegni degli apostoli dopo avere ricevuto lo Spirito Santo e anche manifestare carismi potenti e al tempo stesso vivere la carità come servizio. Beh, questo cappuccino era proprio così. Anche se c’era chi lo contestava per me era una santo.
– So di chi parli perché me lo ha fatto conoscere mio padre.
– Infatti anni dopo lo hanno canonizzato santo. Ma per me lo era già. Mi sono riconciliato con la Chiesa Cattolica attraverso questo sant’uomo. Ricordo il momento preciso in cui ho preso la decisione. Ero andato a riposare nel pomeriggio nell’albergo in cui alloggiavo. Mi sono addormentato dubbioso, incerto. Non ero ancora del tutto convinto. Però, quando mi sono svegliato e mi sono messo in piedi improvvisamente ho sentito in me una forza e un impulso nuovo, una vera e propria determinazione che quando mi ero addormentato non avevo per niente. Sì, in quel momento ero veramente deciso e mi sono detto con fermezza: ‘Ora o mai più! Basta esitazioni!’.
– Mi sembra tu abbia ricevuto un imprevisto aiuto dall’Alto, non credi?
– Sì, quando ci ho ripensato anch’io l’ho interpretato così. Fatto sta che mi sono incamminato all’appuntamento con passo spedito e sicuro, niente in quel momento avrebbe potuto fermarmi. E se pensi che invece prima avevo molte perplessità e incertezze è chiaro che mentre dormivo era successo qualcosa.
– Chissà quanti aiuti dall’Alto avrai avuto senza neanche accorgertene!
– Sì, lo penso anch’io. Aiuti discreti, rispettosi della mia libertà, ma interventi importanti. Se ripenso al mio itinerario spirituale mi sembra di aver camminato sul crinale di una montagna con un dirupo a destra e uno a sinistra con il rischio di cadere di qui o di là ad ogni passo. Sì, oggi posso davvero dire che l’Essere Unico ci lascia veramente liberi perché ci tiene alla nostra libertà ancor più di noi.
– E perché mai?
– Perché possiamo compiere in modo responsabile e autonomo le nostre scelte, ma vigila su ciascuno di noi e predispone certi eventi in modo che imbocchiamo la strada giusta ed evitiamo le innumerevoli strada sbagliate che si aprono in continuazione davanti a noi.
– Eppure strade sbagliate ne infiliamo tutti. E’ capitato anche a te, no?.
– Se posso usare un ‘paradosso’ alla fin fine imbocchiamo le ‘strada sbagliate ‘che sono proprio ‘giuste’ per noi, in cui possiamo essere coinvolti in esperienze negative ma non irrimediabili e che ci aprono gli occhi. Anche sbagliare è importante per arrivare a fare la cosa giusta.
– Allora possiamo dire che ‘impariamo per prove ed errori’ come il topo in gabbia che le tenta tutte fino a imboccare l’uscita.
– Sì, impariamo proprio così, ‘per prove ed errori’ e infatti il proverbio dice ‘Sbagliando s’impara’. Chi non fa nulla non sbaglia mai, però commette lo sbaglio più grosso che è quello di non mettersi in gioco e quindi di non imparare niente. E’ la morte!
– Però è importante imparare dai propri errori!
– Sì certo. C’è chi impara subito e chi deve commettere lo stesso errore più volte. Quello che conta è acquisire quello che c’è da apprendere e andare avanti.
– E dopo quella straordinaria Confessione che hai fatto?
– Ho iniziato un cammino nuovo col proposito di sottomettermi all’autorità della Chiesa e alla morale cattolica in pieno.
– Eri proprio convinto!
– Ecco, a proposito di quello che ho detto poco fa, era per me ‘la strada sbagliata giusta per me’. Se non fossi rientrato nella Chiesa Cattolica non avrei potuto vederla così com’è, nel bene e nel male, e non avrei compiuto questo mio ‘iter spirituale’ che mi ha fatto scoprire Gesù Cristo e successivamente l’Essere Unico. Non avrei acquisito quell’esperienza di prima mano della realtà della Chiesa Cattolica.
– Te l’ha fatta capire così bene che hai trovato le ragioni per mettere sotto la lente d’ingrandimento tutte le sue pecche e le sue falle, ma soprattutto il tradimento che la Gerarchia ha compiuto nei confronti di Cristo.
– Questo ho potuto comprenderlo proprio diventando membro di quella Gerarchia e facendo tutto il cammino, prima quello di Seminarista…
– Aspetta aspetta perché qui si inserisce anche la vicenda di mio padre.
– Eh sì, lui era credente, non ha fatto un percorso travagliato come il mio ma siamo amici di lunga data e l’ho incontravo spesso come ti ho detto. Lui vedeva le mie trasformazioni e le rispettava. Era un osservatore attento e sentivo che mi incoraggiava anche senza dire niente.
– Ma quando tu sei arrivato al punto di entrare in Seminario, qualcosa è cambiato in lui.
– Sì. Io gli ho raccontato la mia confessione, la mia volontà di aderire alla Chiesa e di impegnarmi con tutte le mie forze, ero pieno di entusiasmo, di fervore. E pensavo che la cosa migliore fosse Consacrarmi o come Religioso o come Sacerdote. Alla fine ho optato di entrare in Seminario e il mio entusiasmo era tale che ha contagiato anche lui. Siamo entrati insieme. Poi lui dopo un anno ha lasciato e io sono andato avanti.
– E se non avesse lasciato e non si fosse sposato io oggi non sarei qui con te.
– Già. Ognuno ha la sua strada. Io sono diventato Sacerdote, Teologo, Insegnante, Parroco. In questo modo ho acquisito la Cultura Cattolica, la Dottrina Cattolica, la Teologia Cattolica, la Dogmatica Cattolica, la Pastorale Cattolica, la Disciplina Cattolica…
– Insomma, tutta l’Enciclopedia Cattolica!
– Già, hai detto bene. Si tratta infatti di una ‘sapere enciclopedico’, certo. Sapere in cui ci sono frammischiate verità e falsità, bene e male, cose giuste e cose sbagliate, virtù e vizi, angeli e demoni, Dio e il Mondo, servizio e autorità, povertà e lusso, ubbidienza e dominio, santità e grettezza… Un groviglio inestricabile!
– Quando un gomitolo è troppo aggrovigliato si riesce a ritrovare il bandolo per dipanarlo o è meglio buttarlo via?
– Se il gomitolo a cui ti riferisci è la Chiesa Cattolica il bandolo è presto trovato ed è Gesù Cristo, il Gesù vero che viene fuori dai Vangeli. Bene, ciò che è in sintonia con lui può rimanere e ciò che stride deve essere eliminato.
– Sei sicuro che alla fin fine non sia tutto uno stridore?
– Già. La Gerarchia Cattolica è riuscita a fare della Chiesa un ‘inferno’ dove ‘c’è pianto e stridore di denti’, per tutte le malefatte che vi si compiono, per tutti gli abusi, gli abomini, le truffe, gli scandali, le corruzioni… E in questo ‘inferno’ i più piccoli, i più deboli, i meno scaltri soccombono.
– Allora?
– La Chiesa Cattolica che si vanta di essere ‘semper reformanda’, e ogni tanto fa anche qualche timido tentativo di riforma, in realtà è irriformabile, almeno finché esiste il Sacramento dell’Ordine che sforna Sacerdoti e Vescovi che perpetuano questa insana Gerarchia completamente abusiva e arbitraria che certamente Cristo non ha voluto, mentre pomposamente si proclama istituita da lui. Il più grande ‘falso storico’ che sia mai stato architettato! E da cui sono derivati molti altri falsi storici, tra cui la ‘Falsa Donazione di Costantino’ per legittimare il ‘Potere Temporale’ della Chiesa.
– Allora… di questo gomitolo… che ne facciamo?
– Credo sia necessario buttarlo via e ricominciare fondando la Chiesa su Cristo e non su Pietro!
– Ecco, mi aspetto da te che nelle nostre prossime conversazioni mi presenti tutte le tue critiche a questo sistema perverso che la Gerarchia è tutta intenta a preservare in modo che anch’io possa convincermi che è necessaria una vera e propria ‘Rifondazione’.
– Purché si possa fare in tempo…
– Che vuoi dire?
– Che non finisca il mondo prima!
– Secondo te finirà così presto?
– No, scherzavo, era solo una battuta. Io penso che Dio, anzi l’Essere Unico, darà all’Umanità tutto il tempo necessario per scoprire gli inestimabili doni che ha elargito attraverso Cristo, e le varie Chiese hanno occultato, prima fra tutte la Chiesa Cattolica con la sua bimillenaria ‘Gerarchia Cattolica’.
20. Il perdurare della Chiesa nel tempo
– Proprio questo suo ‘durare nel tempo’, nonostante tutte le traversie, per la Chiesa Cattolica e quindi per la sua inossidabile Gerarchia, è la ‘prova provata’ che è stata sicuramente fondata da Cristo che la preserva e la protegge.
– La verità, amico mio, è che la Chiesa Cattolica rimane in piedi solo perché in essa vi sono stati, nonostante la Gerarchia, e vi sono attualmente, ‘veri credenti in Cristo’ che vivono la loro fede e soprattutto sanno servire con amore e umiltà. Purtroppo la Gerarchia si approfitta di loro, del loro impegno, della loro coerenza di vita sulla base dei valori cristiani, e si fa bella dei loro eroismi e della loro testimonianza che arriva a volte fino al martirio. Quindi specula sulla buona fede di queste anime semplici che ritengono che servire la Chiesa significhi servire Cristo. E a questa loro ‘buonafede’ si contrappone la ‘malafede’ di Gerarchi spregiudicati e corrotti.
– Ti ringrazio di avermi dato la chiave per capire perché, nonostante tutto, la Chiesa di Roma resiste e persiste!
– Basta dare un’occhiata alla vita della maggior parte dei Santi Canonizzati per avere la conferma di quello che ti ho appena detto.
– Ne conosco solo alcuni ma per quanto ne so è proprio così.
– Vale la pena di fare anche fare delle ricerche. In vita molti di essi erano martirizzati, calunniati, vilipesi, disprezzati ma… non dalla gente del mondo, che anzi li ricercava e li stimava, no. Erano maltrattati proprio dagli stessi cattolici e soprattutto da membri della Gerarchia come Vescovi, Cardinali e Papi. Guardati con sospetto e diffidenza, se sacerdoti ‘sospesi a divinis’, se Docenti allontanati dall’insegnamento, in molti casi emarginati e messi in difficoltà di ogni genere. Ebbene, dopo la morte ecco che per parecchi di loro si istruisce la Causa di Beatificazione. Dapprima vengono riconosciuti Venerabili, poi Beati e infine sono Canonizzati e proclamati Santi. A quel punto beneficiano del cosiddetto ‘onore degli altari’.
– Già, così è stato pressappoco per quel tuo frate francescano!
– E che dire della povera Giovanna d’Arco arsa sul rogo per ordine del vescovo Cochon, di nome e di fatto? Vogliamo anche ricordare Teresa d’Avila, questa mistica di prima grandezza, reputata in vita niente più di ‘una donna isterica e vagabonda’? E Don Bosco, l’apostolo dei trovatelli, che hanno tentato di internarlo più volte in Manicomio? Potrei continuare perché nella Chiesa Cattolica molti ‘futuri canonizzati’ sono stati oggetto di persecuzioni più o meno spietate! E una volta Canonizzati diventano il vanto della Santa Chiesa e i Vescovi li portano in palmo di mano perché sono la prova della ‘Santità della Chiesa’ e della ‘Benedizione di Dio’ che la vuole, la difende e la fa perseverare.
– Che la Gerarchia ‘crucifigga’ e poi ‘osanni’ mi riempie d’indignazione.
– Eppure è la norma. C’è però anche un altro aspetto da considerare. Nella Chiesa Cattolica ci sono stati spesso personaggi che hanno lottato per affermare verità e valori che la Gerarchia stava calpestando. Quando erano in vita furono combattuti, squalificati, emarginati e, a differenza di coloro che sono stati canonizzati, non sono mai stati in seguito riabilitati.
– Ed erano propugnatori di idee e valori importanti?
– Sì, certamente. E la prova è che ciò che essi hanno difeso e sostenuto è stato successivamente ripreso e acquisito dalla Gerarchia, valorizzato e anche utilizzato, divenendo ‘Patrimonio della Chiesa’.
– Questo è veramente assurdo!
– Ma è andata proprio così e, per giungere al colmo dell’offesa, non è stato riconosciuto alcun merito a chi se ne era fatto inizialmente promotore a costo di gravi sofferenze e ricevendo ogni sorta di umiliazioni.
– Un esempio?
– Un esempio veramente clamoroso è stato Ernesto Buonaiuti, Presbitero e Professore di ‘Storia del Cristianesimo’, che all’inizio del secolo è stato il maggior rappresentante in Italia del cosiddetto ‘Modernismo’. Non possiamo ora esaminare tutte le sue idee, alcune veramente innovative e rivoluzionarie che denotano una mente acuta, aperta, alla ricerca della ‘Verità’ dentro e fuori della Chiesa, con lo sguardo aperto sull’umanità, sulla storia, sull’universo intero. Ammirevole! Veramente un profeta! Molte sue idee le condivido in pieno ma ve ne sono alcune che mi lasciano perplesso e altre, devo essere sincero con te, non le condivido affatto.
– Sarebbe interessante esaminarle tutte.
– In queste nostre conversazioni esamineremo tutti i temi cruciali e poi tu stesso, studiando Buonaiuti, potrai renderti conto se quello che condivideremo coincida o contrasti col pensiero di Bonaiuti.
– Mi prospetti un bel lavoro!
– Ma ne vale la pena. Prima di esporti brevemente le vicissitudini di questo Sacerdote Cattolico che è stato definito ‘eretico e profeta’ ti accennerò ad alcune sue idee che, come ti dicevo, mi lasciano perplesso o non condivido affatto.
– Te ne sono grato.
– Per Buonaiuti Gesù è stato l’annunciatore del ‘Regno di Dio’ inteso come un regno di fraternità tra gli esseri umani, un regno di bontà e di giustizia. Una visione ottimistica del futuro dell’umanità in cui avverrà il trionfo del bene.
– Eppure Gesù ha usato spesso sia la denominazione ‘Regno di Dio’ che quella corrispondente ‘Regno dei Cieli’. Ci sarà un motivo no? L’aspettativa di un ‘Paradiso in terra’ mi sembra un po’ semplicistica.
– A Buonaiuti interessava la ‘Religiosità’ ossia l’attuazione del divino nella collettività umana per cui egli propugnava un ‘misticismo associato’. La Chiesa Cattolica avrebbe dovuto rinunciare a dogmi e gerarchie e tornare al cristianesimo primitivo quello, in sostanza, descritto da Luca negli ‘Atti degli Apostoli’.
– Rivoluzionario assai il nostro Buonaiuti.
– Per lui la Chiesa doveva essere semplicemente una ‘comunione di spiriti’ uniti nella fede in Gesù Cristo e nella realizzazione del suo messaggio, che come ti ho detto, secondo lui annunciava il ‘Regno di Dio’ sulla terra.
– Prospettiva molto interessante ma utopica, soprattutto nel periodo che ha vissuto lui tra due Guerre Mondiali: altro che fraternità, pace, concordia e amore!
– Per questo egli sperava nella Democrazia come l’attuazione della sua idea della ‘religiosità collettiva’ come ricerca del ‘Bene Comune’.
– Un idealista visionario! Noi abbiamo sotto gli occhi la Democrazia che spesso diventa Demagogia, cioè illusione e strumentalizzazione del Popolo e in Parlamento addirittura ‘Dittatura della Maggioranza’ che procede per ‘Decreti Legge’ o mettendo la ‘Fiducia’.
– Sì, in questo Buonaiuti era un sognatore. Egli rifiutava la Gerarchia nella Chiesa e l’imposizione dei Dogmi e vedeva nella elevazione del popolo addirittura un disegno provvidenziale.
– Capisco perché la Gerarchia si sentisse minacciata dalle idee di questo Sacerdote ribelle. La Comunità dei fedeli per lui erano prioritaria rispetto alla Gerarchia che imponeva se stessa ritenendosi investita di autorità direttamente da Cristo.
– Un altro argomento che Buonaiuti ha affrontato in modo originale è stato quello dell’Eucaristia. Per lui l’Eucaristia, come viene celebrata nella Chiesa Cattolica, ha preso il posto del banchetto con cui i primi cristiani vivevano in concreto la fratellanza che si sarebbe attuata pienamente nella realizzazione del ‘Regno di Dio’.
– Certo che le Celebrazioni Eucaristiche che si svolgono nelle chiese hanno ben poco della fratellanza. Sono assembramenti di sconosciuti e il rito e amministrato da un Sacerdote e non dall’assemblea.
– Per Buonaiuti il pane e il vino dovrebbero essere consacrati da tutta la Comunità dei fedeli ed è proprio il fatto che tutti siano ‘uniti nel Nome di Gesù’ che lo rende presente. Infatti egli ha detto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
– E invece basta un prete e magari un Sacrestano o un chierichetto a fare l’Eucarestia. La partecipazione dei fedeli non è essenziale. In questo Buonaiuti aveva ragione, e io sono d’accordo con lui.
– Sì, ma egli forse non credeva nella presenza reale di Gesù nel pane e nel vino. La sua presenza per lui era nell’assemblea, purché fosse unita nella vera fraternità e nel Nome di Gesù.
– Lo diceva in modo esplicito?
– No. Anzi lui celebrava la Messa con molta intensità e partecipazione.
– E allora mi viene da farti la domanda centrale: chi era per lui Gesù?
– Buonaiuti riconosceva a Gesù il titolo di ‘Figlio dell’Uomo’ che egli stesso si è attribuito più volte, ma non in modo altrettanto esplicito il titolo di ‘Figlio di Dio’. Per lui Gesù ha portato a perfezione divina il Profetismo tradizionale dell’Ebraismo.
– Soltanto un Profeta, il più grande Profeta? E’ un po’ poco, tu che ne pensi?
– Eh sì! Non condivido affatto questa sua riduzione di Gesù Cristo al ruolo di Profeta, per quanto sia riconosciuto il più eccellente.
– Mi sto rendendo conto che lo scontro con la Teologia Cattolica e soprattutto il Magistero Cattolico e la sua Dogmatica… lo ha svolto a tutto campo.
– Sì, certo. Non sempre con posizioni del tutto chiare ed evidenti e comunque il valore delle sue battaglie era soprattutto l’affermazione della libertà di ricerca del Teologo che consegue risultati provvisori da non dogmatizzare mai. E se si è a volte arroccato sulle sue posizioni è stato per l’intransigenza della Gerarchia con cui ha dovuto scontrarsi continuamente. Egli cercava il dialogo, il confronto e non lo scontro ma con la Gerarchia questo non è stato possibile.
– Mai stato possibile per gli spiriti liberi alla ricerca della ‘Verità’. E non lo è neanche oggi, visto che sussiste imperterrita la mentalità dogmatica e i ‘dogmi’ sono tuttora intangibili nella sostanza e nella forma.
– Ebbene, questo povero prete è stato martirizzato in tutti i modi con cinismo e crudeltà da membri insigni della Gerarchia Cattolica, addirittura quattro Papi, Vescovi, Cardinali, Monsignori, Sacerdoti e delatori di varia estrazione.
– Davvero? E quali? Mi sembra che esageri.
– Io no, sono loro che hanno esagerato: Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII.
– Incredibile!
– Il Modernismo fu condannato da una famosa Enciclica di Pio X, ‘Pascendi dominicis gregis’, che ha istituito un organismo di vero e proprio spionaggio chiamato il ‘Sodalitium Piano’ affidato ad un sacerdote senza scrupoli, capace di ogni sorta di disumanità, tale Umberto Benigni.
– Un sacerdote ‘disumano’… sembra una contraddizione in termini!
– La Gerarchia che si vanta di essere ‘esperta in umanità’ assai più spesso ha mostrato di essere ‘esperta in disumanità’ arrivando a mettere in atto forme di crudeltà psicologica e fisica veramente efferate, basti pensare a come sono stato trattati Galileo Galilei e Giordano Bruno e anche tutte quelle povere donne accusate di ‘Stregoneria’, mentre spesso erano soltanto esperte in ‘erboristeria’ e alleviavano i mali con infusi e impacchi.
– Io so qualcosa degli eccidi degli Albigesi.
– Ecco, allora ne sai abbastanza. Per disposizione di Pio X fu intrapresa una vera e propria ‘Caccia alle streghe’ contro i ‘modernisti’. Allora c’era ancora il Sant’Uffizio e in quegli anni era molto attivo. Infatti il compito di Benigni, e dei suoi fidi collaboratori, era quello di scovare preti e teologi modernisti e denunciarli al Sant’Uffizio che poi li censurava con grande rigore. Si è arrivati ad imporre a tutti i Docenti il ‘Giuramento Antimodernista’, e chi non vi si sottoponeva non era ammesso all’esercizio dell’insegnamento o perdeva la cattedra.
– Davanti ad una simile imposizione che ha fatto il Buonaiuti?
– Egli, per aver pubblicato una rivista, in cui stava cominciando ad esporre le sue idee, fu immediatamente ‘sospeso a divinis’. Il suo desiderio era quello di tornare ad esercitare la sua vocazione di Sacerdote. Il Cardinal Gasparri, allora Segretario di Stato, gli aveva garantito che quel ‘giuramento serviva soltanto a dimostrare la volontà esplicita di subordinare la ricerca scientifica ai valori della fede, ma non avrebbe ostacolato l’attività di studio’. A queste condizioni Buonaiuti giurò il 13 luglio 1916.
– E’ stato comunque un cedimento, o no?
– Sì in parte. In seguito egli disse che il giuramento gli era stato imposto con violenza dall’Autorità Ecclesiastica e lui ha dovuto sottostare per il bene superiore di rimanere nel ‘Sacerdozio Cattolico’. E aggiungeva che aveva anche pensato che comunque un giuramento siffatto sarebbe stato sicuramente riformato da un Papa ‘meno rozzo’ di Pio X. Quindi per lui aveva solo una valenza provvisoria.
– Ed è accaduto?
– Sì, cadde in disuso sotto il Pontificato di Giovanni XXIII, compagno di studi di Buonaiuti e poi venne abolito, credo da Paolo VI.
– Qual è stato l’iter da eretico di Buonaiuti?
– E’ stato ‘Sospeso a divinis’ più volte, in seguito è stato ‘spretato’ ovvero ‘ridotto allo stato laicale’, ed è stato scomunicato con la scomunica peggiore, detta ‘Scomunica vitando’.
– Che razza di ‘scomunica’ è? Non l’ho mai sentita.
– E’ una scomunica estremamente crudele che ha lo scopo di fare terra bruciata intorno a colui che è giudicato un ‘pericoloso eretico’ e potrebbe contaminare gli altri. Questo provvedimento infatti minacciava la ‘scomunica’ a tutti coloro che avessero intrattenuto rapporti con lui.
– Il Santo Uffizio ha potuto arrivare a tanto?
– Purtroppo sì, grazie allo zelo di Mons. Benigni, nient’affatto ‘benigno’ e all’imperturbabilità di un Papa che poi sarà canonizzato Santo.
– Né ‘begnino’ il Monsignore, né ‘santo’ il Papa… se hanno potuto essere così disumani nei confronti di Buonaiuti!
– E pensare che Buonaiuti, nonostante la scomunica, continuò a proclamarsi ‘figlio fedele’ della Chiesa. Penso lo facesse per rispetto a Cristo, non certo alla Gerarchia che lo aveva così ingiustamente punito. Infatti gli fu offerta una cattedra di ‘Storia del Cristianesimo’ presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Losanna ma egli la rifiutò perché, per accettarla, avrebbe dovuto aderire in modo ufficiale alla ‘Confessione cristiana riformata’.
– Fedele alla Chiesa Cattolica perché nonostante tutto era convinto del suo valore.
– Eh sì. Ma la ‘Chiesa di Cristo’! La sua critica si era spinta fino al punto di mettere in dubbio la volontà di Cristo di istituire la Chiesa così come si era andata organizzando in una ‘struttura Gerarchica’. E non aveva lesinato giudizi estremamente severi sulla Gerarchia però, conoscendo bene la storia della Chiesa, basava i suoi giudizi sulla verità storica.
– Già. Era professore proprio in questa materia.
– Colmo dei colmi, per dirti fino a che punto è arrivata la persecuzione nei sui confronti, è stata posta una clausola nei Patti Lateranensi del 1929, concordati tra Vaticano e Mussolini, per impedirgli di mantenere la sua cattedra di Professore ordinario dell’Università di Roma. Per questo motivo fu dapprima impiegato in attività collaterali e poi perse definitivamente la cattedra nel 1931 per essersi anche rifiutato di prestare ‘Giuramento di fedeltà al fascismo’.
– Questo rivela la statura morale di quest’uomo.
– Sì, una roccia pur nella sua fragilità umana. Io francamente non sarei riuscito a sopportare tutto quello che ha sopportato lui.
– Eppure anche tu hai avuto le tue persecuzioni.
– Ma vedi io ho fatto un passo che lui non ha mai voluto fare.
– Cioè?
– Io ho chiesto personalmente la riduzione allo stato laicale e me ne sono uscito dalla Chiesa Cattolica. Ho rinunciato a fare il Prete Cattolico, il Teologo Cattolico e infine il bravo cattolico. Lui invece è rimasto ancorato alla Chiesa Cattolica e voleva a tutti i costi essere riconosciuto Prete Cattolico, Teologo Cattolico, Professore Cattolico e buon cattolico.
– Quindi voleva cambiare la Chiesa dall’interno, o mi sbaglio?
– Non ti sbagli. Senti quello che ha scritto nella sua biografia da titolo ‘Pellegrino di Roma’: “Il mondo aveva bisogno come non mai di una parola evangelica. Bisognava dirgliela e per dirgliela non c’era che una via: entrare, comunque e a qualunque costo, nel sacerdozio cattolico e di là irraggiare la propria azione sulla Chiesa e sul mondo”.
– Per questo ha voluto diventare Sacerdote e fino all’ultimo è rimasto fedele alla sua vocazione e decisione. Impressionante quel ‘comunque e a qualunque costo’. Sì, ha pagato un costo altissimo.
– Ma ha dato alla Chiesa e al mondo una testimonianza luminosa che condanna da sé il buio della Gerarchia e i suoi loschi raggiri e intrighi, la sua cecità e disumanità. Però, secondo me, ha commesso un errore …
– Davvero?
– Un errore di calcolo. Egli ha creduto che per dire al mondo una ‘parola evangelica’, cioè trasmettere il Vangelo di Cristo nella sua genuinità, occorresse necessariamente farlo da ‘Sacerdote Cattolico’. Alla luce dei fatti è stato bloccato in tutti i modi dalla Gerarchia Cattolica, che ancora oggi insiste nel farlo sparire.
– E che avrebbe dovuto fare?
– Forse allora i tempi non erano maturi, ma si può testimoniare Cristo anche fuori della Chiesa Cattolica, come stanno facendo attualmente parecchi Sacerdoti, Teologi e Laici. Anche perché oggi i mezzi di comunicazione permettono di far sentire la propria voce ovunque anche senza appartenere alla Chiesa, anzi proprio restandone fuori. E il regime democratico consente la libertà di coscienza, la libertà pensiero e la libertà di parola che la Chiesa non consente, e neppure i Regimi Totalitari.
– La Chiesa Cattolica in fondo non è altro che un ‘Regime Totalitario Religioso’ che non ha nulla da invidiare ai ‘Regimi Totalitari Politici’, come il Fascismo, il Nazismo, il Comunismo e via dicendo.
– Eh sì. Una Monarchia Assoluta che ha usurpato la ‘Regalità di Cristo’! Ma tornando ai ‘Patti Lateranensi’, in questo accordo compiuto tra due ‘Regimi Totalitari’, una clausola tra le altre prevedeva il divieto per un ‘sacerdote scomunicato’ di occupare una cattedra in una università statale.
– Clausola fatta apposta per Buonaiuti e quelli come lui.
– Sì, ma senti fin dove s’è spinta la persecuzione. Dopo la fine della guerra, cioè nel 1945, quella clausola venne conservata e fu utilizzata ‘retroattivamente’ nei confronti del Buonaiuti ovverocome ‘clausola ad personam’. Capisci che nefandezza?
– E chi si è macchiato di una simile infamia?
– Sono stati soprattutto i cattolici della Democrazia Cristiana zelanti nei confronti della Gerarchia della Chiesa Cattolica.
– Da ‘buoni cristiani’, appunto, ossequiosi della Gerarchia.
– A volte i ‘gregari’ sono ancora più spietati dei ‘capi’.
– Appunto. Ora voglio concentrarmi su una delle sue proposte più innovative del ‘Modernismo’ propugnata dal Buonaiuti, ossia l’elaborazione del ‘Metodo Storico-Critico’ per interpretare la Sacra Scrittura, in modo da coglierne gli aspetti di autentica ‘Rivelazione’, valida per tutti gli esseri umani, separandoli da tutto ciò che è soltanto frutto di tradizione umana, condizionamenti sociali e situazioni storiche.
– Questo suo ‘Metodo’ è stato recepito?
– Eh no! E’ stato contrastato, condannato, esorcizzato dalla Gerarchia Cattolica insieme a tutte le idee innovative che il ‘Modernismo’ offriva per un reale rinnovamento della vita cristiana.
– La Chiesa Cattolica, o meglio la Gerarchia, in tutta questa vicenda ci fa una gran figuraccia.
– Sì, davanti alla storia e al mondo perde la faccia. Ma la Gerarchia è camaleontica, non lo scordare, e quello che rifiuta e combatte poi astutamente se lo va a ripescare e lo utilizza come se fosse una sua scoperta. Infatti ora c’è un straordinario colpo di scena.
– Sembra un ‘thriller’… qui c’è ‘un colpo di scena’ dopo l’altro.
– Sì, un ‘thriller’ ma per certi versi anche un ‘film dell’orrore’.
– Brrr… e stiamo parlando della Chiesa Cattolica.
– Sta di fatto che il ‘Metodo storico-critico’, del Buonaiuti buon’anima, è stato assunto dal Concilio Vaticano II come strumento valido e anche raccomandato nel documento ‘Dei Verbum’ dedicato alla Sacra Scrittura’.
– Ma ovviamente nessun riconoscimento per Buonaiuti che lo aveva promosso pagando di persona.
– Ufficialmente no. Ma senti quello che ha testimoniato il Cardinale Pellegrino Arcivescovo di Torino durante un suo intervento al Concilio: ‘Pochi anni fa ho conosciuto un religioso – si riferiva evidentemente a Buonaiuti – che viveva in un esilio non certo volontario, perché aveva espresso opinioni che oggi ritroviamo con gioia in documenti pontifici conciliari. E non è un caso unico. Tutti lo sanno’.
– Stupefacente testimonianza e anche coraggio da parte di questo Cardinale.
– Sì, un ‘certo’ coraggio ma avrebbe dovuto fare espressamente il nome di Buonaiuti. Allora sarebbe stato pienamente coraggioso.
– Sì, la sua reticenza ha fatto sì che quel nome non risuonasse nella navata di San Pietro dove si svolgeva il Concilio Vaticano II.
– Devi sapere che Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII era entrato nel Seminario Romano dove si trovava Ernesto Buonaiuti che divenne sacerdote il 19 dicembre 1903 e lo stesso giorno Roncalli ricevette il Diaconato. Il 10 agosto 1904 Roncalli fu ordinato Sacerdote ed Ernesto lo aiutò a vestirsi e ad usare il Messale. Ernesto e Angelo erano compagni di camerate e amici. E spesso passeggiavano insieme nei giardini durante le ricreazioni. Ma il Buonaiuti ad un certo punto venne allontanato ‘per le sue idee avanzate e pericolose’ e costretto a fare il chierico esterno.
– Già da allora era pericoloso… e non era ancora prete!
– Una curiosità. Quando Angelo Roncalli, ormai divenuto Papa Giovanni XXIII si recò al Santo Uffizio volle, per curiosità, sapere se esisteva un ‘fascicolo nero’ che lo riguardasse.
– Ah, anche lui era stato nel mirino del Santo Uffizio?
– Sì, aveva fatto proprie certe innovazioni dei ‘Modernisti’ ma in modo del tutto riservato e anche con molta moderazione. Però al Sant’Uffizio nulla sfuggiva! Il dossier esisteva ed era anche sostanzioso. E, caso curioso, il Papa vi trovò una cartolina che gli aveva inviato il Buonaiuti e lui ricordava perfettamente di aver strappato e gettato nel cestino. Beh, era lì ricomposta e incollata con cura da qualche ‘delatore’ zelante che l’aveva trovata ed era corso a consegnarla al Sant’Uffizio.
– Insomma, Buonaiuti emarginato, ‘sospeso a divinis’, spretato, scomunicato… Ma almeno la ‘scomunica’ alla fine gli è stata tolta?
– E no, lui è rimasto scomunicato anche da morto. Il Papa in carica allora era Pio XII. Sono stati fatti dei tentativi. Il Cardinale Marmaggi gli fu inviato con l’autorizzazione ad amministrargli i sacramenti e rimettergli le scomuniche purché avesse sottoscritto una formula suggerita dallo stesso Pio XII.
– E che diceva la formuletta rappacificatrice?
– “Credo tutto quello che crede e insegna la Santa Chiesa Cattolica e riprovo tutto ciò che essa riprova”.
– Nella sua semplicità… era un’abiura in piena regola.
– Buonaiuti disse poi all’amico Ambrogio Donini che avrebbe forse potuto accettare la prima parte ma non la seconda, perché la Chiesa aveva ‘riprovato’ troppe cose che lui non si sentiva, in coscienza, di condannare.
– Alcune erano proprio le sue idee. E così rimase scomunicato!
– E già, e come saprai chi è scomunicato va dritto all’Inferno e ci rimane per sempre.
– Meno male che un simile Inferno non esiste.
– Ma per la Gerarchia Cattolica esiste e vi colloca tutti coloro che osano attentare alla sua autorità!
– Sai che ti dico? Meno male che Cristo non è cattolico!
– Bella battuta! Ti fa onore. Buonaiuti scrisse una lettera pubblicata poi sul giornale ‘Avanti’ in cui parlava di questi tentativi di riportarlo sulla retta via: ‘Ho trascorso ore angosciose, rese tanto più gravose dai tentativi inumani compiuti intorno a me da altissimi dignitari ecclesiastici per indurmi a sconfessioni e ritrattazioni che avrebbero dovuto servire nelle loro mani a fare da millantato credito. Ho resistito impavido. Ne sono fiero”. E’ mancato il 20 aprile 1946, era Sabato Santo.
– Ha resistito! Spesso si mette in evidenza la cocciutaggine dell’eretico che non vuole piegarsi alle imposizioni della Gerarchia, ma bisognerebbe anche, e direi soprattutto, mettere ancor più in evidenza la testardaggine della Gerarchia stessa che ha formulato dei Dogmi con cui ha impacchettato Cristo e la sua Rivelazione, si è posta a difesa di questi Dogmi e perseguita tutti i credenti che non li accettavano, come se costoro rifiutassero Dio e Cristo e non l’abuso che viene perpetrato contro di loro.
– Eh, sì! La protervia della Gerarchia è stata ed è la causa determinante dell’irrigidimento di tanti teologi, profeti, pensatori che vogliono solo affermare la libertà della ricerca della verità di cui nessuno è detentore assoluto e ogni passo che si compie nella direzione della verità è provvisorio. Guai ad assolutizzarlo!
– Basti pensare a Giordano Bruno che rivendicava proprio la libertà di pensiero.
– E sulla sua scia Buonaiuti rivendicava la libertà di pensiero, libertà di parola e libertà di coscienza. Decisamente troppe pretese per la Gerarchia Cattolica che fonda il suo dominio sui fedeli nel vincolare le coscienze alla sua rigida morale, nel bloccare le menti imponendo le sue verità dogmatiche e censurando all’interno della Chiesa ogni forma di espressione che non sia perfettamente allineata con quanto il Magistero ‘propone a credere’.
– Già… ‘propone’! Che farsa! Quanta ipocrisia! Quanta lontananza da Cristo e dal suo Vangelo!
– La Gerarchia dovrebbe, se volesse riabilitare se stessa, decidersi a ‘riabilitare’ Buonaiuti, riscattare la sua dignità di uomo e di cristiano e anche di cattolico. E in particolare dare il giusto riconoscimento a tutto quello che egli ha fatto per il ‘Rinnovamento’ della Chiesa con i suoi studi, le sue ricerche, le sue idee.
– Ma stai sognando? Quando mai la Gerarchia potrà arrivare a tanto? Tutti i suoi tentativi, da quanto mi hai spiegato, sono stati finalizzati unicamente a farlo abiurare per chiudere il contenzioso con lui, far rientrare, come si dice, nel seno di Santa Madre Chiesa, la ‘pecorella smarrita’, forse restituirlo al Sacerdozio e comunque neutralizzarlo, imbozzolarlo, magari dargli una pensioncina da permettergli una vita tranquilla purché non dicesse più niente, non incontrasse nessuno, non rinvangasse il passato.
– Sì, hai ragione. Anche perché se davvero la Gerarchia volesse riabilitarlo dovrebbe per prima cosa rinnegare se stessa, sia la sua stessa esistenza che è arbitrio e abuso, sia tutto quello che ha fatto, non solo contro Buonaiuti, ma contro tutti i fedeli ignari e in buona fede, contro tutti i ‘profeti’ che di tanto in tanto sono stati suscitati dallo Spirito per richiamare i suoi membri al ritorno a Cristo.
– La Gerarchia fa man bassa di quanto di nuovo emerge ma elimina coloro che lo hanno promosso. Così è stato col Modernismo e le sue novità, tra cui il ‘Metodo storico-critico’ per interpretare la Scrittura in modo sensato, rispettoso della storia, e fondato su criteri filologici attendibili.
– A questo proposito preparati ora ad un nuovo ‘colpo di scena’ e ce l’offre nientemeno che il Cardinal Ratzinger, che come sai ha ricoperto la Carica di Prefetto della ‘Congregazione per la Dottrina della Fede’, ossia quell’Ex Sant’Uffizio, che ha perseguitato spietatamente Buonaiuti.
– E in che consiste quest’ultimo ‘colpo di scena’. Forse è stato reintegrato Buonaiuti? Hanno istruito per lui la causa di Beatificazione?
– No, per carità. Niente di tutto questo. Ascolta. Il Cardinal Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI, ha scritto e dato alle stampe un’opera in tre volumi dedicata a Gesù di Nazareth. Ebbene questo suo lavoro esegetico egli lo ha elaborato utilizzando in pieno il ‘Metodo storico-critico’ promosso dal Buonaiuti e condannato da Pio X. E utilizzando questo metodo egli si prefiggeva il compito esplicito di dimostrare la ‘Storicità di Cristo’. Vedi? Così procede la Chiesa, ovvero la sua Gerarchia.
– Bisognerebbe a questo punto canonizzare Buonaiuti, questo sarebbe per lui un giusto riconoscimento.
– Ma ‘canonizzando il suo metodo’ è di fatto ‘canonizzato’ a perpetua memoria e scandalo della Gerarchia e anche del Papa che ha usato in modo spregiudicato il suo metodo senza attribuire al suo autore e difensore l’onore che gli spettava.
– La Gerarchia non si rimangia mai certe sue condanne e non fa ammenda neanche quando chiede perdono. Ricordo che quando il Papa Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha voluto compiere un gesto epocale di riconciliazione con l’Umanità per tutti i crimini commessi dalla Chiesa… ebbene, non ha chiesto perdono alle persone che sono state offese dai Membri della Gerarchia ma ha chiesto perdono a Dio, per tutte queste gravi mancanze.
– Già, persecuzioni, roghi, condanne, maltrattamenti, soggezione delle donne, uccisioni, sopraffazioni, rapine… e via dicendo. Tutte queste azioni inique hanno colpito direttamente persone reali, concrete, a volte popoli, etnie, gruppi religiosi.
– Appunto, a tutte quelle persone avrebbe dovuto chiedere perdono e non soltanto a Dio. Come se non sapesse, lui Papa, che proprio Gesù ha detto: “Quello che hai fatto a loro l’hai fatto a me” (Mt 25). Quindi non basta chiedere perdono a Dio! Se davvero si vuole chiedere un ‘vero perdono’ invece di una sceneggiata ad effetto, bisogna rivolgersi a coloro che sono stati direttamente colpiti.
– Ma sono morti!
– No, sono più vivi che mai e aspettano che la Gerarchia di oggi riconosca i crimini che hanno commesso certi suoi ‘augusti membri’ in questi duemila anni e ne faccia ammenda, pentendosi e riparando per quanto possibile. I morti sono vivi e non dimenticano, così come non dimenticano coloro che li hanno amati.
– Sì è vero, non dimentica l’umanità e non dimentica la storia!
– La verità è che i Vescovi, che si vantano di essere i ‘Successori degli Apostoli’, non sono altro che tracotanti burocrati.
– Infatti, se fossero davvero ‘Successori degli Apostoli’ darebbero come loro testimonianza della verità del Vangelo con una vita esemplare, una carità fatta di servizio e, perché no?, anche qualche potente segno carismatico!
– Niente di tutto questo. Costoro, purché si mantengano in ubbidienza alle direttive Papali, possono fare nella loro Diocesi quello che vogliono, poiché hanno un’autorità piena e diretta sui Sacerdoti a loro sottoposti, sui Laici, sui Movimenti Ecclesiali presenti nella zona. Possono anche spadroneggiare, maneggiare denari, immanicarsi con politici e faccendieri e spassarsela allegramente.
– Tanto, come ti dicevo, la ‘santità della Chiesa’ è garantita da coloro che ci credono veramente e che con impegno, lavoro, servizio la mantengono in vita.
– Questo mi riempie d’indignazione!
– Anch’io come te sono indignato e non da ora, per questo non risparmio critiche a questo ‘sistema perverso e pervertitore’. Ma voglio evitare di ‘fare di ogni erba un fascio’. Tra i Vescovi ci sono attualmente, e anche in passato ci sono state brave persone e buoni cristiani, questo è innegabile, ma è il sistema che è perverso. E’ la ‘Struttura gerarchica della Chiesa’ che è perversa. Non è stata istituita da Cristo ed è pertanto un gravissimo abuso. E’ il ‘Sacramento dell’Ordine’ che è perverso ed è quello che sforna i membri della Gerarchia, che cominciano come semplici Sacerdoti e, se fanno carriera, diventano Vescovi e alcuni anche Cardinali e infine anche Papi.
– E il far carriera nella Chiesa Cattolica dipende molto dalla ‘buona condotta’ ossia dall’osservanza della disciplina, dall’ubbidienza ai superiori, dal seguire scrupolosamente le indicazioni che vengono dall’alto soprattutto sulle impostazioni dottrinali e sulle scelte papali.
– Sì, è così. Io penso che coloro che scelgono la Vocazione Sacerdotale entrino a far parte della Gerarchia nella convinzione che sia stata istituita veramente da Cristo, e quindi siano animati da tutte le buone intenzioni di vivere il Vangelo, vivere la carità nella forma del servizio.
– La Gerarchia sostiene che non fa altro che esercitare un ‘servizio di autorità’, legittimo e benedetto da Dio.
-Sì, una bella favoletta per giustificare l’autorità che impongono e Cristo non si è mai sognato di istituire.
– Comunque, anche coloro che sono diventati Presbiteri pienamente convinti, motivati genuinamente, sono inudibilmente condizionati dalla ‘struttura gerarchica’ di cui fanno parte e finiscono col diventare, loro malgrado, traditori del Vangelo. E questo semplicemente perché sono partecipi della Gerarchia e non possono fare a meno di adeguarsi al suo meccanismo, che impone obblighi dal vertice alla base, dal Papa fino all’ultimo prete.
– A questo proposito mi viene in mente il caso di un Cardinale prestigioso e autorevole il quale, su temi definiti ‘non negoziabili’ dal Papa allora in carica, si era uniformato docilmente evitando di assumere ufficialmente posizioni alternative. Ma dopo essere andato in pensione, non rivestendo più la sua carica di Ordinario della Diocesi, pur rimanendo ovviamente Cardinale, ha cominciato a parlare molto più liberamente, e si è permesso la libertà di suggerire soluzioni differenti in merito, ad esempio, all’uso dei contraccettivi. Interessante no?
– Forse queste ‘soluzioni alternative’ gli stavano sul gozzo e non vedeva l’ora di poterle tirare fuori! Questo conferma quanto stavo dicendo. Finché fanno parte dell’ingranaggio non possono permettersi nessuna libertà e devono necessariamente uniformarsi altrimenti rischiano di perdere il posto o comunque di essere sanzionati.
– Hai detto bene: ingranaggio!
– E voglio spendere anche una parola per i ‘Movimenti Ecclesiali’ che sono sorti nella Chiesa Cattolica rima e dopo il Concilio Vaticano II. Sicuramente è lo Spirito che li ha suscitati e rappresentano uno degli aspetti più vitali e innovativi della Chiesa.
– Sì, lo penso anch’io, ma devono conservare la genuinità della loro origine.
– Che è un compito quanto mai difficile. Vedi questi ‘Movimenti’, come ‘Comunione e Liberazione’, ‘Coursillos de Cristianidad’, ‘Focolarini’, ‘Neocatecumenali’ e ‘Rinnovamento Carismatico’, posto che rimangano genuini e autentici, danno alla Chiesa Cattolico lustro e la Gerarchia, una volta superata una certa diffidenza e soprattutto dopo averli inquadrati nell’ubbidienza, può menarne vanto e strumentalizzarli come fiori all’occhiello della sua inesauribile vitalità.
– Certo se eliminassimo tutti questi ‘Movimenti’ che rimarrebbe della Chiesa Cattolica?
– Tutta l’arsenale della Gerarchia, qualche tradizionale Confraternita, l’Azione Cattolica dei nostalgici con qualche giovane illuso… e altri avanzi d’antiquariato e basta.
– I Movimenti, ossequienti alla Gerarchia, e se non lo fossero sarebbero scomunicai, non si rendono conto che la rafforzano e tutta la loro carica di rinnovamento alla fin fine muove solo aspetti marginali ma non tocca, né mette in discussione, ciò che è strutturale come la Gerarchia e ‘sostanziale’ come la Dottrina.
– Quindi la loro attività, il loro dinamismo e vitalità, che potrebbero davvero incrementare il ‘Rinnovamento della Chiesa’ alla fine sortiscono l’effetto di consolidare la Gerarchia che può vantarsi della continua ‘giovinezza della Chiesa’ come se fosse merito suo… ma tutto rimane come è sempre stato, ovvero una Chiesa impostata sulla struttura gerarchica in cui i membri consacrati con l’Ordine Sacro diventano Sacerdoti, Vescovi, Cardinali e Papi e dominano il cosiddetto ‘Popolo di Dio’, lo dirigono, lo intruppano, lo sorvegliano, lo tartassano, lo incatenano, lo spaventano con la minaccia di emarginazione e scomunica e con il terrore dell’Inferno eterno.
– Si parla di ‘Risveglio’ ma i loro responsabili dovrebbero compiere un vero ‘Risveglio’ rendendosi conto della strumentalizzazione che subiscono e rivendicare un vero rinnovamento a partire proprio dalla messa in crisi del ruolo che la Gerarchia si è assegnato che sfigura completamente la comunità dei discepoli di Cristo!
– Dovrebbero fare… quello che Ernesto Buonaiuti ha tentato di fare, pagando di persona.
– Ma se lo facessero tutti insieme… allora forse qualcosa davvero cambierebbe!
– Sarà compito mio e di quelli come me, forze giovani e determinare. Ma ho ancora molto da imparare!
21. Diventare un buon cattolico
– Ma ora torniamo a quel momento in cui io ero veramente determinato a far parte della Chiesa, che reputavo fondata da Cristo e necessaria al bene dell’Umanità e alla diffusione del Vangelo.
– Avevi maturato l’impegno a diventare un ‘bravo cattolico’ quindi un ‘praticante’.
– Eh sì, e per quella via, integrandomi sempre di più, sono diventato addirittura ‘integralista’ in nome della ‘santa obbedienza’. Anzi, io avevo imparato da qualche santo l’espressione ‘il soave giogo della santa ubbidienza’. Era un riferimento a quanto detto da Gesù: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è soave e il mio carico leggero” (Mt 11,29-30).
– Integralista tu? Non ci posso credere!
– Eh, sì! Proprio integralista. Credevo alla ‘Costituzione Gerarchica della Chiesa Cattolica’, credevo alla ‘Dottrina del Peccato Originale’, credevo alla ‘Grazia Santificante’. Credevo che la Bibbia fosse tutta ‘Parola di Dio’, Credevo fossero esistiti ‘Adamo ed Eva’, pensa! Credevo nel ‘Matrimonio Indissolubile’, credevo che il Papa fosse davvero il ‘Vicario di Cristo’ e credevo che i ‘Vescovi fossero i successori degli Apostoli’ e credevo che la scelta migliore per un cattolico fosse quella di ‘Consacrarsi a Dio’ o come ‘Religioso’ o come ‘Sacerdote’. Insomma credevo tutto quello che ‘la Santa Madre Chiesa propone a credere’. Per cui davanti a qualsiasi Dogma esprimevo il mio ossequio… Sì, un vero e buon ‘integralista’! Quando ero ancora laico ero ‘impegnato e praticante’. E quando poi sono diventato Prete ero ‘ubbidiente’. E come Teologo ero ‘osservante’. Credo che basti per illustrare il mio ‘integralismo’, vero?
– Da allora… ne hai fatta di strada per spezzare quel ‘giogo’!
– Sì e ho avuto bisogno di capire molte cose, ho avuto bisogno di molta consapevolezza e determinazione anche perché non era il ‘giogo di Cristo’ che, come dice lui, ‘è soave e leggero’ ma era il ‘giogo della Chiesa’ che è pesante e schiavizzante. Un conto è seguire lui e lasciarsi ‘aggiogare da lui’ e un conto lasciarsi mettere il ‘giogo dell’autorità cattolica’ e farlo volontariamente, credendo di fare la cosa migliore, cioè di ‘ubbidire a Cristo’.
– Quindi sto raccogliendo la confessione del tuo pentimento?
– Sì, certo, sono pentito, ho sbagliato… eppure questo errore mi è servito. Dobbiamo imparare dai nostri errori. Proprio inserendomi nella Chiesa Cattolica, diventandone parte attiva, dapprima Laico Impegnato, poi Seminarista e Prete, quindi Teologo e Professore… io ho potuto addentrarmi nei meandri dell’organizzazione e scoprire tutto ciò che non va, acquisire informazioni di prima mano, vedere il comportamento dei Prelati, la commistione con la politica e gli interessi mondani e soprattutto la distanza della Gerarchia da Cristo sia nell’interpretazione della sua Parola, sia nei comportamenti. Sì. Mi è servito molto essere Laico, Presbitero, Teologo per diventare critico e dissidente a ragion veduta. Quindi sono pentito di questo errore… ma mi rallegro di averlo fatto. Capisci ciò che intendo dire?
– Eh sì, ne convengo. Hai accumulato una vasta esperienza sia riguardo alla Dottrina Cattolica e i suoi innumerevoli errori, sia sulla prassi ecclesiastica e sulle dinamiche interne alla Gerarchia dominatrice. E me ne sto avvantaggiando anch’io e forse, quando farò conoscere le tue scoperte agli altri, molti ne riceveranno beneficio e apriranno la mente, gli occhi e il cuore.
– Vorrei tornare ora alla domanda che mi hai fatto su Gesù Cristo. Mi hai chiesto come mi rapportavo a Gesù Cristo e ti ho parlato della scoperta del suo ruolo mondiale, direi ‘cosmico’, ma non ti ho detto niente della mia relazione personale con lui.
– Già, è vero. Dimmi, mi interessa molto. Io non so mai bene come pregare.
– Neanch’io sapevo come pregare. Io ho imparato in quel periodo la ‘Preghiera del Cuore’ della tradizione ortodossa, e particolarmente dal Beato Serafino di Sarov, quindi la mia meditazione consisteva nel ripetere il ‘Nome di Gesù’ e gradualmente entrare in profondità nel mio spirito e lì abbandonarmi rimanendo in silenzio in comunione con lui. Ecco, Gesù stava diventando sempre più importante nella mia vita. E leggevo soprattutto il Vangelo di Giovanni per ricevere le sue parole, la luce che proviene da lui.
– Questa tua esperienza spirituale in fondo era una ‘esperienza mistica’, o no?
– Certamente! E questa è una via per convincersi ancor più non solo che Dio esiste, ma che vuole entrare in contatto con noi, anzi in comunione, e possiamo davvero sentire la sua presenza in noi. Il mio spirito può diventare una cosa sola con lui. La certezza iniziale aumenta ogni giorno. La convinzione di fede si consolida sempre di più.
– Ma qui c’è un problema. E’ più importante sentirlo o credere in lui? Camminare in fede o sulla base del sentimento?
– Personalmente io mi sono reso conto che se avessi regolato il mio rapporto con Cristo in base al ‘ sentirlo in me o non sentirlo’ sarei stato fluttuante, indeciso, precario e allora ho optato in modo deciso sulla scelta di ‘credere in lui’ e basta. Se lui voleva farsi sentire bene… ma io sarei andato avanti lo stesso nella certezza che ero sempre in comunione con lui purché lo volessi. Anzi, quando non lo sentivo ero ancora più determinato e spedito! Sembra strano ma è così. E devo dire che in questo mi è stato d’aiuto san Giovanni della Croce col suo ‘inesorabile nada’!
– Sono d’accordo con te. Non posso sentirlo sempre e quindi se mi baso sul sentimento, o meglio, sul sentire la sua presenza in me, vivo nella continua ansia di sentirlo o non sentirlo, come se lui andasse e venisse, a suo piacimento. No, è molto più sicuro e stabile ‘credere in lui’.
– Infatti ‘Credere in lui’ possiamo farlo in qualsiasi momento e situazione, ‘sentirlo’ invece dipende da motivi imponderabili e forse anche da lui che vuole che camminiamo spediti anche se non si fa sentire.
– Però, per mia esperienza ti dico che chi crede… sente anche. Più rinunci a ‘sentirlo’ e più si fa ‘sentire’.
– E questo perché?
– Io ritengo che Dio si rifiuti ai ‘golosi spirituali’ che vanno cercando i ‘doni di Dio’ e non Dio… per se stesso.
– C’è una ‘gola sensoriale’ e una ‘gola spirituale’ vero?
– Sì, e quella ‘spirituale’ può diventare ancora più ingorda dell’altra! E quindi può essere facilmente ingannata dagli ‘spiriti del male’ esperti in ‘surrogati’ … spacciati per veri.
– Però m’è sembrato di capire che tu non condanni il ‘sentire con lo Spirito’, vero?
– No, non solo non lo condanno ma lo indico come una strada da percorrere. Infatti, Dio non si può ‘afferrare con il pensiero’ ma si può ‘sentire con lo spirito’. Nel corso di tutti questi anni ho fatto molte esperienze di ‘comunione con Dio’ ma la più forte è stata quella che è avvenuta in una Comunità del ‘Rinnovamento Carismatico’. Ero Sacerdote già da parecchi anni e cominciavo ad aprire gli occhi sulla realtà della Chiesa Cattolica ed ero anche deluso, mi sentivo impotente davanti a tanto sfacelo. Ebbene sono venuto a conoscenza di questa ventata di ‘Rinnovamento’ che, partendo dalle Chiese Protestanti, era giunta fino alla Chiesa Cattolica.
– Dopo il Concilio Vaticano II sono sorti vari ‘Movimenti’ che hanno vitalizzato la Chiesa Cattolica.
– Sì, certo. Ma il ‘Rinnovamento Carismatico’ mi pareva avesse più di ogni altro imboccato la strada giusta, ossia l’apertura allo Spirito Santo, il ritorno alla Pentecoste quindi al clima descritto negli Atti degli Apostoli.
– La situazione delle origini.
– Esatto. Conobbi alcuni laici impegnati nel Movimento, andai ai loro incontri di Preghiera e alla fine mi decisi a chiedere che pregassero per me perché volevo riceve quello che loro chiamavano ‘Battesimo nello Spirito’.
– Un’esperienza di Pentecoste.
– Sì una Pentecoste personale. Fu per me un’esperienza veramente eccezionale. Ho sperimentato quello che Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Sarete rivestiti di potenza dall’alto” (Lc 24,48). Ecco quello che ho avvertito: la ‘potenza dall’alto’. Ero immerso in un cono di luce dorata e sentivo crescere in me una forza mai avuta, incredibile. Ero tutto vibrante e cantavo per la prima volta con il ‘Dono delle lingue’. Sì, ho vissuto quello che Gesù aveva annunciato ai discepoli. Quindi prima bisogna ‘credere’ il che vuol dire ‘fidarsi’ e poi ‘sperimentare’. Chi crede… vedrà la Gloria di Dio!
– Ah, sei finito nella posizione opposta a quella che avevi da giovane quando hai scaraventato il Vangelo contro il muro dicendo: ‘Prima voglio vedere e poi crederò’.
– Hai buona memoria.
– Il fatto è quell’episodio mi ha fatto molto effetto.
– Sì, hai ragione. Ma in realtà io in modo graduale mi sono avvicinato a Cristo, non l’ho visto ma mi sono convinto della sua esistenza e ho creduto alle testimonianze su di lui. Chi mi ha aperto la strada verso di lui è stato accogliere la ‘testimonianza’ come mezzo di conoscenza. E me l’ha spiegato un saggio indù di nome Kapila, l’autore del Samhkya Karika. Basandomi sulla testimonianza di chi ha conosciuto Dio sono arrivato a credere all’esistenza di Dio. I testimoni mi hanno aperto la strada verso Cristo e poi accogliendo Cristo sono arrivato sperimentarlo. Non l’ho visto ma fidandomi della testimonianza, come mezzo di conoscenza veritiero, è come se lo avessi visto. A quel punto relazionandomi direttamente con lui, senza vederlo ma semplicemente credendo in lui, l’ho sperimentato e ti assicuro in modo potente e indubitabile. Hai seguito tutto l’iter?
– Non ho perso una parola. Meraviglioso!
– Vedi, in fondo la mia esigenza di ‘vederlo’ per credere in lui è stata soddisfatta anche perché era legittima.
– Eh sì, sembrava una pretesa ed è invece un’esigenza insopprimibile. Io ho
sentito parlare di questo ‘Rinnovamento Carismatico’ ma me ne sono sempre tenuto alla larga. Con quelle mani alzate mi sembrano tutti fanatici!
– Sì, sono atteggiamenti spettacolari ma la sostanza è buona, anche se purtroppo nel Movimento si sono in seguito infiltrati arrivisti, manipolatori, opportunisti, sia Preti che Laici, e insomma gente che con lo ‘Spirito’ non ha niente a che fare. Ma che vuoi… ovunque e così!
– Mi hai esposto la via che tu hai percorso per arrivare a Dio e mi sembra sia davvero una via da privilegiare rispetto a quelle che abbiamo considerato fondate sulla ragione.
22. L’Essere Unico
– Voglio raccontarti ancora quella che io considero la mia fondamentale esperienza. Sarai forse stanco ma quello che sto per testimoniarti merita la massima attenzione.
– Quello che tu mi dici è sempre così stimolante che sono sempre molto sveglio. Ma ora che hai fatto questa premessa mi elettrizzi ancora di più.
– Bene. Parecchi anni fa, una mattina, stavo pregando e ripetevo con convinzione: “Tu sei l’unico Dio, Tu sei l’Unico Dio, Tu sei l’Unico Dio” quando all’improvviso, ho avvertito una forte presenza in me, la ‘sua presenza’, e ho capito che dovevo fermarmi, tacere e mettermi in ascolto. Stava arrivando sicuramente una comunicazione importante dall’Alto. Subito dopo ho sentito in modo distinto nella mia mente queste parole: “No! Io sono l’Unico Essere”. Non ho dubbi, anzi ho una certezza ben stabile che era proprio Dio che mi illuminava con quelle parole. ‘Io sono l’Unico Essere’. Mi sentivo in uno stato particolare e simultaneamente, oltre le parole pronunciate, avvertivo in profondità l’enorme valore di quella ‘rivelazione’. La verità che esprimeva si è impressa in me in modo indelebile e nel corso degli anni ha continuato ad essere generatrice di scoperte sempre più sorprendenti e ricche di profonda sapienza. Tutto quello che sto condividendo con te posso dire che è scaturito progressivamente da questa ‘grandiosa verità’.
– Ma questo, se posso chiedere, quando ti è accaduto?
– Avevo già preso le distanze da tanti aspetti della Dottrina Cattolica, molti Dogmi, per così dire, mi stavano stretti addosso, vedevo che i membri della Gerarchia vivevano distaccati dal Vangelo di Cristo. La morale cattolica aveva tratti sempre più disumani… E francamente la mia scelta di Sacerdote stava vacillando perché mi sentivo sempre più a disagio condividendo sempre meno le disposizioni imposte dal Magistero. Ma di questo vorrei parlarti in seguito. Ora mi premeva raccontarti quella mia esperienza straordinaria perché da lì, dalla scoperta dell’Essere Unico, è iniziato un cammino nuovo, un’apertura imprevedibile e mi sono addentrato sempre più nel ‘Mistero di Dio’ che è poi il ‘Mistero dell’Essere Unico’ che racchiude ogni ‘Mistero’, compreso il ‘Mistero della Creazione’ e il ‘Mistero dell’Uomo’.
– E’ stata una introduzione al ‘Mistero del tutto’, mi sembra.
– Eh sì. La ‘verità’ dell’esistenza di un ‘Unico Essere’ è illuminante. Francamente io continuavo a pensare che la verità riguardo all’esistenza di tutto quello che esiste, sia ciò che conosciamo sia ciò che non conosciamo, fosse terribilmente semplice. Sapevo che in filosofia esisteva un procedimento logico chiamato ‘reductio ad unum’. Ma si tratta di un procedimento razionale, lo sforzo di unificare il ‘tutto’ utilizzando i concetti. Si parte dal molteplice per cercare razionalmente il principio unificatore.
– Questa è però filosofia, questa è razionalità. Veramente per quanto ne so la ‘reductio ad unum’ è anche una formula dell’ambito forense e indica che più cause sono affidate ad un unico Magistrato.
– Sì, è vero. Ma la mia esperienza non era né filosofica, né razionale, né legale. La mia esperienza era squisitamente ‘spirituale’. Non è nata da un ragionamento, non è frutto di un processo logico. E’ stata improvvisa, mi ha sorpreso e quella parola, una vera ‘voce interiore’, mi stavo anche rimproverando del mio errore. Io credevo di dire a Dio ciò che Dio più grande e di più bello si potesse dire, lo ammiravo come il ‘l’Unico Dio’, l’Unico che potesse essere chiamato Dio e quindi lo innalzavo al di sopra di tutto e di tutti coloro che potevano gareggiare con lui. E lui… lui mi ha sgridato con quel ‘No’ che era detto con dolcezza, a dire il vero, ma con una fermezza indubitabile che non ammetteva repliche.
– ‘Tu sei l’Unico Dio’… anche a me sembra il massimo che si possa dire a Dio.
– E invece senza accorgercene impacchettiamo Dio, lo confiniamo, lo distinguiamo dalla sua Creazione e dalle sue Creature, lo mortifichiamo… insomma, invece di essere ‘adoratori di Dio in spirito e verità’ siamo dei ‘profanatori di Dio’, soprattutto perché siamo convinti di avergli tributato i massimi onori. Capisci a che punti arriva la presunzione umana?
– Terribile! Mentre ci sembra di compiere il più nobile gesto nei confronti di Dio lo imprigioniamo nei nostri schemi, ce ne appropriamo e andiamo anche fieri di noi stessi.
– Ecco, ti ho esposto la ‘via di Dio’ che ho sperimentato. Cercavo la Verità e la Verità è venuta a cercarmi. Vedi Dio ci cerca col nostro cercare lui e ad un certo punto, Egli ti illumina e basta una sua parola per rivoluzionare tutta la tua vita. Infatti, se hai notato proprio sulla certezza che ‘Dio è l’Unico Essere’ si è sviluppata tutta questa nostra conversazione, che spero ti sia stata di aiuto.
– E’ stata una illuminazione continua e ti ringrazio di cuore.
– Io ti sono grato del tuo ascolto costante, attento, curioso e aperto.
– Si è fatto tardi… Rientriamo?
– Eccoci arrivati!
– Ma questa non è casa tua. Abbiamo ancora qualche minuto di strada.
– Sì, hai ragione. Ma dato che siamo un po’ fuori orario volevo offrirti un bel pranzetto in questo Ristorante che è stato intitolato ‘Mangiar sano’ e sai qual è la sua caratteristica?
– Non saprei. Prodotti biologici?
– Certamente ma… si tratta di un ‘Ristorante Vegano’. Sai che cosa significa?
– Esclusione di qualsiasi prodotto animale, anche le uova e il latte.
– Bravo. Bene, entriamo, se ti fidi…
– Tu sei già stato lì? Allora se mi inviti e garantisci che si mangia bene… sei un ‘testimone degno di fede’!
– Per l’appunto. Per cui fidati e andiamo a onorare la Madre Terra, che ci dà ‘frutti ed erbe’, e brindiamo alla ‘Sintesi Clorofilliana’ dalla quale tutti dipendiamo e a ‘frate Sole’, il ‘Grande Catalizzatore’ senza il quale non avverrebbe nessun prodigio nelle foglie. Su, coraggio… tre gradini e ci siamo!